Zweisamkeit; njh

By yihooniall

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Un ragazzo-padre non ben accetto dai suoi genitori è costretto ad abbandonare la sua terra d'origine e lascia... More

Zweisamkeit
Prologo
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12.
NEW WORK

10.

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By yihooniall


Due mesi dopo

Metà novembre era arrivato, il sole continuava a splendere sull'isola ma un leggero freddo ti spingeva ad indossare qualcosa di pesante e inscatolare gli abiti estivi.

«Papà guarda!»

Ethan indicò le varie decorazioni natalizie, le prime per essere precisi. Fuori da un negozio c'era un Babbo Natale che consegnava caramelle a tutti i bambini che passavano di lì.

«Vuoi fare una foto con lui?» chiese Niall iniziando ad avvicinarsi. Il piccolo annuì.
L'uomo, il ragazzo o chiunque esso sia sotto quel vestito salutò il bambino.

«Qual è il tuo nome?»

«Ethan» rispose timidamente.

«E cosa vorresti per Natale Ethan?» lo prese in braccio per prepararsi alla foto. Niall era di fronte a loro con il cellulare di Lynn in mano pronto a scattare.

Ethan si prese del tempo prima di rispondere, poi sorrise al padre.

«Una mamma»

Babbo Natale rimase scioccato da quella richiesta, tanto quanto Niall. Però il padre ricambiò il sorriso e voleva in qualche modo esaudire quel desiderio tanto atteso dal suo bambino.

Scattarono la foto, Ethan ricevette un lecca-lecca e dopo aver salutato ripresero la loro passeggiata.

«Dammi la mano»

Ethan però rifiutò, afferrando invece la mano di Lynn. Con l'altra mano teneva il lecca-lecca.
Niall sorrise alla ragazza, approfittò per posarle un braccio attorno alle spalle.

«Ti da fastidio?»

«Per niente» sorrise lei.

I passanti si perdevano nel guardare quel quadretto anziché le decorazioni. Sembravano una vera famiglia.
Purtroppo Niall non aveva ancora un lavoro, aveva inviato domande su domande ma nessuno sembrava volerlo assumere.
Ci stava ormai perdendo le speranze.
Per quanto riguarda Ethan, lui aveva iniziato il primo anno di scuola ed era stata un'emozione troppo grande per Niall.

Finirono la passeggiata pomeridiana e rientrarono in casa, Ethan corse a prendere il quaderno di inglese nel suo zaino e si sedette in cucina a fare i compiti.
Amava la scuola.

«Vuoi qualcosa da mangiare?» chiese Lynn a Niall, scosse la testa ringraziando.

«Dovrei parlarti» disse invece facendo preoccupare la ragazza. Quando Niall aveva qualcosa da dirti non era mai nulla di buono.

«Ho ricevuto un messaggio questa mattina» parlò con tono basso e calmo, il viso però era celato dietro un velo di tristezza e delusione. «Da parte della mia famiglia»

Lynn subito si mostrò interessata all'argomento. Si avvicinò di poco a Niall.

«Hanno scritto varie stronzate e mi hanno invitato a passare il Natale da loro» rise amareggiato.

«Ma è una bella notizia! Un'ottima occasione per riallacciare i vostri rapporti» commentò Lynn. Niall però la vedeva diversamente.

«Non ci andrò. Dopo cinque anni si fanno vivi, non accetto le loro scuse»

«Magari si sono pentiti o magari hanno capito da un bel pezzo quanto stupidi siano stati ma l'orgoglio ha impedito loro di contattarti»

«Si porteranno questo pentimento fino alla morte allora»

«Niall, pensa a tuo figlio. Non credi sia giusto che almeno una volta nella vita lui abbia la possibilità di incontrare il resto della sua famiglia?»

«Tu non li conosci. Mi vogliono lì per provare a riallacciare il rapporto ormai andato in frantumi ma non perderanno l'occasione di farmi sentire la delusione della famiglia. Non voglio andarci, quella città ha troppi ricordi che non riuscirei a digerire»

«Allora mostra loro quello che sei diventato»

«Cosa sarei diventato? Più abbronzato?» ironizzò. Lynn alzò gli occhi al cielo.

«Un uomo forte, un uomo in grado di crescere suo figlio anche senza l'aiuto di nessuno. Non tutti sarebbero stati capaci di farlo, Niall. Puoi anche dire loro che hai trovato una nuova donna, fai vedere che sei riuscito ad andare avanti»

Il labbro di Niall tremò, Lynn se ne rese conto.

«Non voglio costringerti, sono scelte tue, però almeno pensaci bene. Per favore» passò una mano tra il ciuffo di Niall, lui chiuse gli occhi.
Erano talmente vicini che i loro respiri si confondevano tra di loro. Annuì contro la sua mano.

«Ci penserò» sussurrò con un tono quasi non udibile.
Era stanco, stanco di mentire a se stesso e di rimandare quello che avrebbe dovuto fare da tempo.
Ha ragione Lynn, è ora di andare avanti e deve armarsi di coraggio.
Prese un gran respiro e prima di riaprire gli occhi sussurrò: «Perdonami»

Non era rivolto a Lynn ma a Riley. Subito dopo le sue labbra furono su quelle della ragazza. Lynn rimase spiazzata ma ricambiò quasi subito. Era un bacio che stavano aspettando entrambi.
Lei prese il suo viso tra le mani e Niall, per non starsene con le mani in mano, posò le sue dietro la schiena di Lynn.
Era un bacio lento e passionale, uno di quelli che Lynn non riceveva da tempo.
I respiri di entrambi si fecero pesanti ma a loro sembrava non importare, approfondirono il bacio e avrebbero voluto continuare a scambiarsi saliva per il resto della giornata.

Fu Niall a interrompere il bacio, così come lo aveva iniziato. Le labbra ancora aperte lasciavano la libertà al suo caldo respiro di scontrarsi con quelle dolci e rosee di Lynn.
Posò la fronte contro la sua, gli occhi azzurri però erano rivolti verso il basso. Non si stava pentendo, era solo spaventato dalla reazione di Lynn. Quest'ultima coprì le guance leggermente arrossate di Niall, dandogli il coraggio di mantenere il contatto visivo con i propri occhi.
Gli sorrise e subito lui si rilassò.

«Mi stai dando la forza per andare avanti» sussurrò.

«E non smetterò mai di farlo» rispose lei accarezzandogli la gote con il pollice.

«Vorrei portarti a cena. Mi dispiace non poter essere uno di quei ragazzi protagonisti dei romanzi che tanto adori»

Niall era serio ma lei rise.

«No non lo sei, tu sei molto meglio e vorrei che tu iniziassi a credere un po' di più in te stesso» le mani scivolarono dietro la schiena muscolosa. Le sorrise.

«E l'unica cosa che voglio da te è vedere questo sorriso ogni giorno, per il resto della tua vita» gli puntò il dito contro scherzosamente.
Lui rise. Erano rare le volte in cui potevi ascoltare la risata di Niall.

«Quindi...» iniziò lui. Proprio lui che l'aveva baciata ora non sapeva cosa dire. «... insomma hai ricambiato il bacio perciò, beh... aiutami, dí qualcosa» rise alla fine per togliersi dall'imbarazzo. Lynn lo seguì.

«Non so neanche dove vuoi andare a parare» si giustificò lei.

«Ma neanche io ad essere sincero»

Lynn non lo aveva mai visto così sorridente. Era più bello del solito.

«In realtà sì» disse subito dopo. «Arrivo dritto al dunque, ti va di frequentarci? Per vedere come va tra noi due»

E Lynn non poté fare altro che dire un grande sì.
Riuscirono ad interrompere il contatto visivo solo a causa di uno starnuto. Entrambi si voltarono di scatto, Ethan era sulla soglia della porta con un orsacchiotto sotto il braccio. Gli occhietti assonnati e le guance rosse. 

«Papà ho male alla gola» strascicò le parole.
Niall lo prese in braccio, era molto accaldato.

«Credo che abbia la febbre» disse a Lynn. «Hai del latte e del miele?»

«Certo, vado a prenderti anche il termometro»

Salì a passo svelto le scale, nel frattempo Niall entrò in salotto. Fece stendere suo figlio, gli scansò i capelli dalla fronte e gli sorrise.

«Ti va il latte caldo con il miele? Così la gola non darà più tanto fastidio» parlò dolcemente. Ethan annuì.

«Eccomi, devi scaldare il latte? Ci penso io»

«Sì grazie»

E mentre Lynn accendeva i fornelli Niall teneva il termometro sotto il braccio di Ethan.
Passarono svariati minuti, controllò la temperatura.

«È alta?» chiese Lynn tornando con una tazza fumante tra le mani.
Niall annuì solamente.

«Guarda cosa ti ha preparato la tua ragazza preferita» e Niall gli porse la tazza di latte con miele.

«Grazie» sorrise stanco il bambino.

«Volete restare qui per questa notte?» sussurrò Lynn toccando il braccio di Niall.

«Papà possiamo restare? Per favore, non mi piace casa nostra»

Niall si ritrovò ad accettare, dopotutto suo figlio non stava bene e non voleva fargli prendere altro freddo.
Finito di bere si allungò posando la testa sulle mani, suo padre lo coprì con una coperta e lo lasciò guardare i cartoni animati. Si sarebbe addormentato di lì a poco.

«È il bambino più tranquillo che io abbia mai conosciuto» commentò Lynn guardandolo dall'ingresso.

«Tutto il contrario di suo padre» rise Niall.

«Eri vivace?»

«Vivace e anche dispettoso. Ne ho fatte passare tante a mio fratello ma soprattutto ai miei genitori. Una volta sono scappato di casa e li ho fatti spaventare a morte»

«Sei scappato di casa?» chiese con un tono tra il divertito e il sorpreso. Lui annuì.

«C'era un ragazzo a scuola che si divertita a fare battutine sui miei denti, li avevo storti. Quando tornai a casa dissi a mia madre di prendere appuntamento dal dentista ma lei non lo fece, avevamo vari debiti da pagare e in quel momento non potevano permettersi di pagarmi l'apparecchio così scappai di casa. Ero frustrato e... arrabbiato»

Lynn lo guardò dolcemente. Gli circondò il collo con le braccia con un gesto lento, le dita della mano destra accarezzavano delicatamente la nuca facendolo rilassare.

«Alla fine sei riuscito a metterlo, a quanto vedo» mantenne il sorriso sul viso.

«La settimana dopo sono andato in cerca di lavoro, tutti i soldi messi da parte li ho spesi per il dentista. Desideravo davvero tanto avere un sorriso decente»

«Scommetto che eri bellissimo, tanto quanto lo sei adesso»

Le guance di Niall si arrossarono, le sue mani entrarono in contatto con la schiena di Lynn.

«L'unica cosa certa è che non sono bello quanto te»

Di nuovo quel tono di voce basso e leggermente roco che faceva andare Lynn fuori di testa.
Strofinò il naso sul collo candido facendola sospirare.

«Andrai dalla tua famiglia, vero?» mormorò lei guardandolo negli occhi. Quei due cristalli erano più preziosi di qualsiasi diamante esistente sulla Terra.

«Non lo so Lynn, probabilmente no» rispose in un sospiro. Lei posò la testa contro il suo petto e annuì.
Niall era curioso di sapere cos'avevano da dire. Dopo cinque anni, quel messaggio, è stato l'unico contatto avuto con la sua famiglia.

«Non riuscirò a sopportarli più di due minuti»

«Va bene, fai ciò che più ti senti» lo tranquillizzò con una carezza sulla guancia.

E con quella frase lui la baciò. Era stato davvero un dono arrivato dal cielo, una botta improvvisa di freschezza e serenità in quella sua vita che stava andando a rotoli.

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