We Are Animals - L.S

Autorstwa violacristalli

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Inspirato al cortometraggio "We Are Animals". O.S AU ambientato in un futuro dove i gay vengono tenuti in qua... Więcej

Prologo

We Are Animals

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Autorstwa violacristalli

"Men! The only animal in the world to fear."
-D.H. Lawrence

1985

"Scientists at the National Center of Disease Control released the results of a study which shows that the lifestyle of some homosexuals has triggered an epidemic...
The "Gay Plague" is the center of a political storm - the Moral Majority claiming AIDS is God's punishment for the gay life style...
AIDS is breaking out into the general population...
This isn't just a disease we're talking about here! These people are capable of murdering people when they..
50% of Americans favor quarantine... we're putting them in a nice, comfortable place. Just isolate them!"
Secretary Larouche "We have received proof that the free world, once again, is in danger" interferenza "The radical group of homosexuals, known as the Pink Panthers, has rallied together, more determined than ever, to destroy the means put in place by our scientific and medical communities that keep us all safe and healthy. Although we have created a protective quarantine, no one is truly safe."

"Gli scienziati del centro nazionale del controllo delle malattie hanno rilasciato i risultati di uno studio che mostra che lo stile di vita di alcuni omosessuali ha contribuito alla diffusione di un'epidemia..."
"La "peste gay" è al centro di un temporale politico, la Maggioranza Moralista afferma che l'AIDS è la punizione di Dio contro lo stile di vita omosessuale..."
"L'AIDS si sta diffondendo anche nella popolazione generale..."
"Qui non si parla solo di una malattia ci sono persone capaci di uccidere altre persone quando loro..."
'Il 50% degli americani a votato a favore della quarantena noi li metteremo in posti belli e confortevoli semplicemente li isoleremo..."
Se ne parlava ormai dappertutto. L'AIDS si diffondeva velocemente tra i giovani e tra i titoli di testa dei numerosi canali di news della tv di Louis Tomlinson. Alla fine non era proprio così, non erano stati semplicemente messi in isolamento... La castrazione era ormai nella routine della clinica medica in cui lavorava. Gli sembravano tanto animali in gabbia, come scimmie e topi di laboratorio. Lo era anche lui, sedato da quelle velenose pillole rosa che gli rivoltavano lo stomaco e lo tenevano stretto in una morsa dolorosa. Gli venivano rubate tutte le energie, strappata la vita dal corpo. La stanchezza lo deturpava. Le guance erano sempre più scavate a pari passo con il tempo sprecato a vomitare. Sempre di più. Ormai gli era difficile persino aprire il flacone arancione delle Celibron. Faceva fatica a distinguere quale fosse la realtà da ciò che era sintomo dell'ansia e del dolore. Si alzò dalla poltrona posizionata davanti al televisore nella stanza buia per prepararsi. Si dovette aggrappare con le unghie ai muri per non cadere a causa del forte mal di testa che lo aveva lasciato al buio per qualche secondo. Labirintite. Ogni suono veniva percepito cento volte più forte e un fastidioso eco lo confondeva. Anche un sussurro era un grido. Pensare a tutti quei giorni passati con le orecchie tappate dagli auricolari e dalla sua musica mai troppo alta.
"Abbiamo ricevuto prove che il mondo libero e ancora una volta in pericolo a causa del gruppo radicale degli omosessuali conosciuto come le Pink Panthers, si sono riuniti insieme più determinati che mai a distruggere le soluzioni messe in atto dalle nostre comunità scientifiche e mediche per mantenerci salvi e in salute. Finché non creeremo una quarantena protettiva, nessuno è davvero salvo" Aveva annunciato un giorno il Segretario di Stato Cowell. Avevano interrotto tutte le trasmissioni e lo stemma degli USA era comparso ad allietare tutta la popolazione spaventata, poi? Era stata solo una caduta in picchiata verso il baratro. Aveva smesso di ascoltare la musica. Aveva visto tutti i suoi amici ridursi in mostri magri e putrefacenti come lo stava diventando lui del resto. Lui che veniva invitato a tutte le serate, era forse l'ultimo di quella compagnia, ma ormai aveva perso anche la forza di cantare. Silenzio.
Gli anfibi di Louis pestavano il tracciato di immondizia e detriti mentre si faceva strada attraverso le diverse recinzioni che delimitavano la zona di quarantena. Le mani affondate nelle tasche del suo grande giaccone marrone, stringevano i pollici spasmodicamente. Si sentiva estremamente vulnerabile e si guardava intorno con circospezione, il fiato ansante anche per quei pochi passi e sempre più affaticato. Il sudore scendeva sulle sue tempie e la frangia gli si appiccicava alla fronte, mentre gli occhi nascosti da spessi occhiali da sole si muovevano da un lato all'altro agitati nel tentativo di captare il pericolo nel campo visivo. Si strinse nelle spalle e passò attraverso un varco un po' più stretto, si ritrovò presto stretto alla maglia metallica nel tentativo di non cadere a causa di un mancamento. Si levò gli occhiali da sole e inspirò l'acre odore dei rifiuti. Il sole incominciava ad alzarsi all'orizzonte. Era in ritardo.
"Ferma l'impulso, ferma l'AIDS"
"L'autocontrollo è autoconservazione"
"Celebra il tuo Celibato" citavano i diversi cartelloni appesi alla rete di ferro. In fondo ad ognuno la scritta elegante che citava "Celibron" come ad addolcirne il reale significato. Castrazione chimica.
Sopra ognuno però era stata spruzzata una riga di vernice spray rosa fluo che tentava gli occhi attenti del nostro ragazzo.
"Reagan for president" attirò lo sguardo di Louis più di ogni altra stampa, sopra alla faccia del presidente erano stati disegnati baffi e orecchie da gatto, appena sotto spiccava la scritta"Think Pink" le dita delle sue mani si spinsero verso la vernice e in un movimento proibito raccolsero un po' della vernice fresca sporcandosi i polpastrelli. Saltò indietro alla vista di un tale abominio, lui sapeva che quelle scritte potevano metterlo in seri guai, nascose subito la mano e si affrettò verso l'edificio.
Passò l'alto muro grigio con il ticchettio ritmico del cavo ad alta tensione in cima a questo a scandire il suo tempo. L'immondizia aumentava sempre di più.
"PERICOLO" minacciavano nero su giallo i cartelli di metallo arrugginito affissi ogni cento metri "Zona in Quarantena, non entrare o confisca dei beni, solo persone autorizzate, pene pesanti applicate, atto quarantena aids"
Louis notò immediatamente una figura accasciata tra il legno marcito gettato ai lati dello stretto corridoio, un uomo tossiva e si lamentava costringendolo ad abbassare lo sguardo per timore, per pena, per disgusto.
"Hey, tu mi aiuterai..." iniziò quindi ad urlargli questo e Louis in risposta aumentò sempre più il passo mentre l'uomo, sputando parte del sangue che gli colorava la bocca in modo repellente, in un movimento lesto, gli afferrò le gambe per trattenerlo, ma scalciando e strattonando il debole ragazzo si liberò.
"Aiutami! Porco egoista, sei come noi altri" si guardò appena indietro, ormai era arrivato e il bisogno di vomitare era sempre più impellente. Teneva una mano stretta sullo stomaco per distrarsi e non avere i conati. Non voleva che tutti sapessero che era gay. Lui non era sbagliato. Salì le scale dell'edificio una volta bianco e si fermò davanti alle guardie che aiutarono solo ad aumentare la sensazione di soggezione che provava, il cane al guinzaglio ringhiava sommessamente attraverso i denti serrati deviando la traiettoria del ragazzo a qualche metro di distanza dalla belva.
"Documenti... braccia in fuori" impartivano ordini i due uomini molto più alti e forti del castano "È pulito" sentenziarono una volta passato il metal detector, una volta aperta la porta con su stampato "Dipartimento della pubblica decenza" Louis ci si sfiondò dentro.

"Numerosi membri dei Pink Panther sono stati arrestati perché vandalizzavano delle proprietà all'interno della zona di quarantena, diffondendo i loro messaggi di odio dettati da paura e bugie. Le autorità hanno trasferito i detenuti alla più vicina clinica per una neutralizzazione immediata" le orecchie di Louis ronzavano, i conati lo avevano sfiancato e fu ancora più difficile reggersi sulle gambe magre dopo esser stato inginocchiato a terra così a lungo, si appoggiò al muro, la vista sfuocata dalle lacrime e il viso sudato.
Aprì la porta del bagno e si sentiva cadere ad ogni passo a causa delle forti vertigini, si lavò il viso ascoltando distrattamente le notizie comunicate dalla radio appoggiata in fondo al bagno del personale. Il flacone tremava tra le sue dita una volta essere stato afferrato all'interno della tasca, svitò il tappo bianco spalancando e chiudendo gli occhi per mettere a fuoco l'oggetto e si versò le pillole rosa su una mano. Gliene serviva solo una, ma la difficoltà di fare entrare nel barattolo le altre lo stava distraendo da una figura che gli si accostò a fianco. Quando uno dei suoi colleghi lo salutò, il ragazzo concentrato sulle sue faccende sobbalzò rovesciando tutto a terra e di conseguenza tornò sulle ginocchia per raccogliere le pasticche.
"Non è come sembra" si affrettò a spiegare a Zayn, sollevando appena lo sguardo quando egli si piegò sulle gambe in modo da essere alla sua stessa altezza.
"Avrei dovuto immaginarmi che eri sotto Celibron. So esattamente cosa stai attraversando. Stai facendo una cosa davvero buona." lo guardava fisso il moro mentre lo sguardo del minore si mosse velocemente colto dallo stupore e dal malessere puntandosi nel suo.
"Non riesco a mangiare, non riesco a dormire, mi stanno fottutamente avvelenando" sputò Louis riabbassando lo sguardo stanco. La voce gli usciva come se si stesse strozzando, non parlava mai.
"Ma queste cose mi hanno salvato la vita. Tu vuoi stare meglio?" si avvicinò ulteriormente Zayn per cercare una risposta sincera, Louis annuì sommessamente chiudendo il barattolo "Allora continua a farlo."

Spinse il carellino attraverso la porta automatica dell'ambulatorio freddo e impersonale, il suo sguardo si posò subito sul corpo giovane seduto sul lettino in acciaio, aveva le gambe legate da strette fasce, ma si manteneva seduto puntellandosi sul metallo con le braccia tese dietro il busto. Parcheggiò il carrello nella posizione abituale e prese in mano la cartella studiando velocemente le informazioni.

Id: 6238920 Ultimo aggiornamento: 22/10/1985
Nome: Harry Edward Styles
Conosciuto come: Sospettato Leader dei Pink Panthers
Descrizioni aggiuntive: Tatuaggi, piercing e capelli colorati.
Data di nascita: 13/03/1960
Età: 25
Rappresentante legale: Nessuno
Descrizione fisica
Razza: Caucasica
Genere: M
Colore occhi: Verde
Colore dei capelli: Rosso
Altezza: 6'3'' (1,90m)

Fu immediato per Louis puntare lo sguardo sul ragazzo ora più vicino. Aveva un grosso tatuaggio alla base del collo con un felino rosa, per non parlare di quelli sul resto del corpo, e lunghi capelli castani tranne per un ciuffo centrale di un rosso spento. Il malcapitato si voltò e per un secondo furono occhi negli occhi, ma Louis abbassò lo sguardo colto in fragrante ed incapace di sostenerne il peso. Tornò a studiare la cartella clinica cercando di calmare i propri ormoni, quei due occhi verdi.... La sua vista si annebbiò mentre fissava le scritte, l'intensità del suo sguardo la percepiva come una mano stretta intorno alla sua gola.
"Quindi com'è? Te lo tagliano?" sorrise Harry tornando a guardarlo e distraendolo dai suoi pensieri. Si prese il piercing al lato del labbro inferiore tra i denti mentre studiava senza troppo pudore il fisico dell'infermiere.
"Sarai anestetizzato" balbettò Louis osservandolo con la coda dell'occhio, era decisamente a disagio, poteva sentire lo sguardo insistente del ragazzo bruciargli addosso. Si sentiva improvvisamente nudo sotto di questo.
"Voglio sentire tutto. Anche il dolore" il riccio distolse lo sguardo e studiò le punte delle proprie nike bianche mentre dondolava appena i piedi gustandosi ogni parola con un mugolio che arrivava dritto al basso ventre di Louis che lo guardava il respiro fermo in gola dall'incredulità, e poi tornò a guardarlo e subito gli occhi azzurri si concentrarono su altro.
"Non possiamo farlo, è...inumano" spiegò il castano stringendo la cartella alternando lo sguardo da questa al corpo seminudo di Harry.
"E da quando questo ha fermato qualcuno?" sibilò velenoso l'altro avvicinandosi, leggendogli dentro con facilità. Louis incassò il colpo e un amaro senso di colpa prese possesso della sua mente portandolo a sollevare lo sguardo dispiaciuto negli occhi del paziente. Gli occhi verdi gli stavano scavando nell'anima. Lui era dalla parte giusta del muro e per qualche istante si sentì fortunato.
"Mi dispiace, il governo ha richiesto che ogni paziente sia insensibile dalla vita in giù per questa procedura" si nascose dietro a delle parole non sue, mentre sistemava gli utensili nella ciotola di ferro.
"Cosa provi laggiù, ragazzino infermiere? Posso sentire il tuo odore da un miglio di distanza. Il corpo è forte... sta resistendo a quelle pillole" continuò Harry pietrificando sul posto la persona al suo fianco, sporgendosi appena dal lettino per annusarlo da più vicino gustandosi l'odore inebriante di uomo e sfarfallando le palpebre.
"Come fai a saperlo?" balbettò Louis guardandolo disperato, colpito nel suo punto debole, spoglio di ogni armatura.
"Hai mai rotto la regola sadomasochista?" la bocca rossa del riccio si spalanca in un sorriso malizioso che attirò su di sé gli occhi azzurri dell'infermiere.
"La che?" chiede confuso Louis allontandosi appena, poteva sentire il suo sesso fremere.
"Sodomia, zuccherino" la voce è calda e roca sull'ultima parola gustandosela sulla lingua "Sodomia" ripete come se fosse il cibo più afrodisiaco "Avanti... tutti sanno che lo staff clinico è solo un insieme di froci." lo schernì quindi " Il mio naso non fallisce mai" sussurrò attendendo una qualsiasi reazione dal castano.
"Non so cosa hai sentito, ma stai sbagliando! Io sono etero" aveva alzato la voce Louis sulla difensiva, se uno sguardo poteva uccidere Harry sarebbe già morto. Il ragazzo si precipitò dal lato opposto della stanza afferrando sfigmomanometro.
"Anche gli spaghetti, finché non li bagni e scaldi" lo prese in giro Harry, gli occhi dilatati imitando il suono di risucchio. Sulla faccia smunta dell'altro si dipinse una smorfia disgustata e si arrese, ormai consapevole che niente avrebbe potuto cambiare le idee del ragazzo lì di fronte.
"Ho bisogno di rilevare la tua pressione sanguigna." cambiò discorso freddamente e si avvicinò avvolgendo il manicotto di gomma intorno a bicipite gonfio dell'altro.
"Stai maneggiando l'arto sbagliato" ammiccò l'altro notando il disagio nei movimenti dell'infermiere.
"Stai per essere castrato, non ti infastidisce questo?" Sputò quindi Louis strizzando la pompetta per gonfiare il bracciale. Lo stava provocando, Louis era consapevole, ma il fatto che riuscisse comunque a destabilizzare la sua malata calma, lo irritava al punto di odiarlo. Era bello, era provocante ed era uno stronzo.
"Diavolo no, mi eccita. Ho sempre voluto cantare come soprano" canticchiò Harry infastidendo ulteriormente l'altro.
"Questo non è un gioco, le persone là fuori stanno morendo per questo!" lo sgridò Louis, ma si pentì subito delle proprie parole appena l'espressione del riccio si fece più seria e determinata.
"Io vivo là fuori. Vedo cosa sta accadendo." sostenne le proprie idee.
"Sei un mostro" sentenziò quindi Louis togliendo lo strumento e andando a scrivere il risultato.
"È dura...voglio dire difficoltoso...eseguire la procedura se sono...lo sai." si guardò il cavallo dei pantaloni attirando anche lo sguardo di Louis su quel punto in cui svettava attraverso i larghi pantaloncini bianchi il cazzo semi eretto, nell'attimo in cui Louis si distrasse il riccio afferrò la sua mano e se la portò con prepotenza al sesso muovendola su e giù "Oh si, cosa ti fa provare? Basta che tu stringa proprio qui." Louis cadde in ginocchio, serrò gli occhi forte quanto la mano di Harry stringeva la propria, le immagini di tutte le operazioni a cui aveva assistito gli lampeggiavano nella mente insieme alle urla di animali in gabbia, il ragazzo gemeva soddisfatto ad ogni stoccata infastidendo ancora di più Louis che, strappando la mano dalla sua presa ferrea, si risollevò sconvolto quasi ribaltando il carrello che si spostò con un rumore sordo e il dottore entrò osservando i due attentamente mentre Louis si affrettò a sistemare le diverse cose, la siringa di anestetico, le forbici, l'ago da sutura....
"Dov'è il bisturi?" chiese a quel punto il dottore sollevando lo sguardo dai diversi utensili e gli occhi di Louis corsero immediatamente in quelli di Harry che gli sorrise ampiamente e gli regalò un inquietante occhiolino.

Il sangue spruzzava fin sotto la porta, mentre Harry preso dalla furia e dalla adrenalina prendeva a calci il corpo del dottore dopo avergli inciso un sorriso con il bisturi sul basso ventre.
"Fanculo" continuava ad urlare ad ogni calcio mentre le interiora si riversavano sul pavimento, ribaltò il carrello con violenza e afferrò Louis da sotto il braccio trascinandolo con se fuori dall'ambulatorio, arrivati nel corridoio lo lasciò solo per pestare un inserviente e Louis cadde sul pavimento liscio incapace di sostenersi preso ancora dal terrore.
"Alzati, alzati!" Gli urlò il riccio tirandolo su di peso, lo spintonò contro il muro di fianco alla cella dove altri membri dei Pink Panthers erano stati rinchiusi "Aprila o sei il prossimo" gli puntò il bisturi contro la pancia magra e Louis si limitò a prendere il pass e alzarlo, con un rumore metallico la cella si aprì e l'allarme scatto. Harry ululava contento quando i suoi amici uscirono, si girò per vedere Louis correre via e lo inseguì, lo bloccò e con un destro bene assestato lo stese e caricò su una spalla.

"Pantere mie seguaci" Louis spalancò gli occhi e mise a fuoco l'ambiente in cui si trovava, era steso e la testa gli pulsava.
"Una volta ottenuto..." uscì da quella che scoprì essere una tenda guardandosi intorno, era meraviglioso, una riserva naturale si estendeva fino all'orizzonte, il sole stava per tramontare e Louis continuava a guardarsi intorno ignorando il mal di testa con gli occhi pieni di meraviglia.
"Vi prometto che pugnaleremo quel cuore cruento e ignorante dell'opposizione, e saremo vincitori" quella non era la voce di Harry? Seguì il suono del ragazzo e gli urli di un gruppo di uomini, quando iniziò a intravederli si mitigò con la boscaglia e si appiattì contro il suolo non voleva farsi vedere. Harry era ben diverso da come l'aveva visto, una fascia era legata intorno alla sua fronte e gli occhi erano contornati con del nero cosmetico, il suo corpo era decorato da vestiti eccentrici, da pellicce e collane. Si trovava in alto sopra una roccia usata come podio e parlava ad altre persone anch'esse vestite in modo assurdo.
"Voi lotterete, vi denuderete per la loro dignità, sotto la scusa di una malattia, un'epidemia, ci hanno quasi spazzato via. Sto parlando di estinzione. Vita e morte! Noi anche, siamo capaci di creare l'ultima rivoluzione. Un ammasso di porci sembriamo senza le nostre medicine" Louis si spostò e con mano toccò qualcosa di consistenza differente dalla sabbia sotto di lui, guardò l'oggetto e si tirò indietro quando notò che era un piede mozzato da un qualche corpo e che non era l'unico arto. Alcuni rami si spezzarono sotto il suo peso e Harry puntò lo sguardo su di lui, rimasero occhi negli occhi tutti e due bloccati nel tempo e nello spazio. Harry si lecco il labbro inferiore e involontariamente Louis fece lo stesso alzandosi con il cuore in gola. Prese a correre e Harry dietro lui. Andava più veloce possibile con quelle scarpe di gomma.
"Non puoi tornare indietro, non hai un posto dove andare!" gli urlava dietro il riccio, il sole si stava abbassando e Louis non aveva intenzione di fermarsi, voleva tornare a casa "Ti conviene correre, dolcezza, meglio se corri!" ormai era sempre più difficile non inciamparsi sulle rocce non ben visibili a causa del sempre maggiore buio, il respiro era sempre più affannato e i polmoni gli bruciavano, si arrampicò su per una collinetta facendo presa anche con le dita delle mani per non cadere, conficcandole tra le rocce e tirandosi su, Harry si fermò e ululò per spaventarlo "Ti prenderò, ragazzo" iniziò a sentire la milza dolere e le gambe non rispondere più e semplicemente cadde, non fece nemmeno tempo a rialzarsi che Harry gli fu sopra e lo tenne a terra.
"No alle pillole, no alle pillole" urlavano in lontananza gli altri uomini, Louis sferrava pugni contro il petto di Harry urlando cercando di liberarsi, ma questo gli si mise a cavalcioni e gli fermo le braccia sopra la testa.
"Non puoi tornare indietro. Il governo ti ha etichettato come rinnegato" Harry lo guardò e per una volta gli sembrò più umano mentre cercava di regolarizzare il respiro. Non avrebbe distolto lo sguardo non stavolta, ormai era in trappola e non sapeva dove volesse arrivare il ragazzo.
"Non posso fare parte di tutto ciò" sputò Louis con gli occhi ben spalancati che osservavano i lineamenti rilassati di Harry.
"Si? Sei qui, sei gay. Fallo e basta." gli suggerì l'altro, ma Louis negò con la testa per niente convinto, il riccio sopra di lui lo guardò ancora e poi si spostò tra le sue gambe spingendo il bacino contro il suo creando una piacevole frizione tra entrambi i sessi "Hai sentito qualcosa, non è vero?" gli sorrise con affetto e voce maliziosa continuando a sfregare insieme i loro bacini, il viso di Louis si rilassò e gli occhi si socchiusero appena mentre il piacere saliva fino al cervello "L'effetto delle pillole sta svanendo e stai riguadagnando la tua libido" gli spiegò Harry mentre anche lui poteva sentire il cazzo diventare sempre più duro sotto i pantaloni aderenti.
"Era questo il tuo piano? Tenermi in ostaggio fino a quando non sarei più stato sotto effetto delle pillole?" Si mosse la lingua biforcuta del castano.
"Un uomo non è uno uomo finché l'effetto non svanisce. Ti sto facendo un favore." gli rispose allontanandosi appena per afferrare due lembi della maglietta di Louis e stracciandogliela, scoprendo il petto bianco.
"Cosa stai facendo?!" urlò Louis stringendo i denti, poteva percepire il calore che emanava il corpo del più grande contro la sua pelle.
"Liberando la bestia" sibilò Harry a un passo dalle sue labbra, gli occhi azzurri di Louis si spalancarono e con una spinta adrenalinica puntò i piedi per terra ribaltando le situazioni e finendo a cavalcioni sul ragazzo che ora aveva la schiena premuta a terra e i polsi bloccati. Si guardarono qualche istante, i volti vicini, i sessi duri e Louis cedette si chinò e incollò le labbra a quelle del moro. Fu un bacio violento entrambi separarono le labbra e con i respiri affannati lasciarono che le lingue si incontrassero mentre i denti a volte si scontravano. Louis credette di trovare il paradiso in quelle labbra, in quel ragazzo che gli levò ciò che rimaneva della sua divisa. Le sue mani calde gli scioglievano i muscoli contratti ad ogni carezza, voleva vederlo di nuovo quel corpo che lo aveva attratto fin dal primo momento e con coraggio iniziò a spogliarlo. Harry si sollevò appena per semplificargli i lavoro mentre le loro bocche non volevano saperne di separarsi. Slacciò i pantaloni di Louis e così via. Il cervello di tutti e due era come sotto anestetico, dominato dalla voglia di appartenersi e dalla sete di piacere. Louis si trovò presto a ondeggiare i fianchi sfregando il sedere nudo contro l'erezione svettante del ragazzo sotto di lui. Le dita lo stringevano lo graffiavano, perché Harry in quel momento era suo. Si sollevò quanto bastò al riccio per allinearsi contro la sua apertura e si riabbassò accogliendola al suo interno con uno schiocco di pelli, gemette, ribaltando il capo all'indietro e conficcando le unghie nella schiena del compagno che intanto gli baciava la gola e il petto aspettandolo amandolo a suo modo. Si spinsero uno verso l'altro quando Louis prese a sollevarsi sulle ginocchia. La bocca spalancata mentre Harry lo riempiva e separava con prepotenza le sue carni senza alcun lubrificante se non il liquido preseminale che già lo bagnava, senza alcuna protezione pelle contro pelle. Sentiva ogni muscolo contrarsi a causa di uno spasmo di piacere quando Harry toccava il suo punto con una spinta più profonda delle altre, facendo urlare il ragazzo sopra e rituffandosi ancora e ancora contro quel punto. Louis vedeva le stelle e stringendosi intorno al ragazzo venne con un gemito acuto abbandonandosi all'orgasmo, mentre Harry si riversava tra le sue carni umide. Guaì al sentire il seme scorrere al suo interno violandolo e le braccia forti del ragazzo stringerlo. Teneva gli occhi chiusi crogiolandosi nel calore dei loro corpi, inspirando il forte profumo di ormoni e di sesso direttamente dall'incavo del collo dell'altro che lo coccolava dolce. Si sentiva sano, normale e estremamente euforico.

"Quindi in risposta a questo atto di agressione, stiamo prendendo un nuovo provvedimento, una politica che eliminerà il problema degli omosessuali una volta per tutte." annunciò il Segretario Cowell davanti alla fotocamera, lo sguardo serio e il discorso stampato su fogli di carta bianchi stretto tra le mani "La soluzione finale, se voi ..." distolse lo sguardo, quando delle urla di terrore gli giunsero alle orecchie dalle retrovie della trasmissione. Un gruppo armato fece irruzione nello studio, prendendo sotto ostaggio l'uomo dietro la scrivania, la telecamera venne girata e Louis Tomlinson puntò la pistola verso di questa interrompendo la visione del pubblico da casa.

FINE

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