Insane || SIN 1 {H.S.}

By AlessiaTono_Official

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« Le malattie mentali sono solo l'inizio di grandi ossessioni. Io ho appena trovato la mia. » ⛥ ⛥ ⛥ ⛥ ⛥ Harol... More

NOTA AUTRICE
Prefazione
Prologo
001. Ghostbride
002. Un angelo caduto dal cielo
003. Volete scommettere?
004. Psicopatico: Harry Styles
005. Mia
006. Te lo sei meritato
007. Io la VOGLIO
008. Pazzia
NOTA AUTRICE
009. Bum Bum
010. Droghe
011. Io non ti ho mai lasciata andare
012. Dimenticami
013. Primo bacio
NOTA AUTRICE
014. Riflessioni
015. Lo prometto
016. Harry, chi sei tu?
017. I sentimenti di Harry
018. Il dottore
019. Sole estivo e mare calmo
020. Schizofrenico
👑 NOTA AUTRICE 👑
021. Pezzi di pazzia
022. Ricordi
024. Una fragranza di cocco, gelsomino, raggi di sole e rose nelle fogne
025. Vampiro assetato di sangue
026. La fottuta lumaca
027. Sogno di una notte di mezza estate
028. Stelle, neve e fuoco
029. Afrodisiaco
❄️ NOTA AUTRICE ❄️
030. Sakura
NOTA AUTRICE
031. Uno strano azzurrino schermo a colori
032. Mi dispiace. Scusami. Perdonami. Ma ti prego: non perdonarmi mai.

023. Cattivo e crudele, ma non solo

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By AlessiaTono_Official

Scusate per il ritardo :)

Come promesso a una delle mie lettrici, però, oggi sono riuscita a pubblicare un capitolo molto, molto, molto lungo. 💞

Buona lettura,

Baci,

Alessia. 🥀

Alla prossima 😘😣😊!!!

P.S. Come al solito, grazie mille per il vostro continuo sostegno e per non avermi ancora abbandonata. ♥️

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"If you ask me,
psychopaths are more talented
than the rest of us...

but they're still fucking psychopaths.

(Jonathan Kellerman, Self-Defense

_ Alex Delaware, #9)"

Helena's Pov

Mentre la mano calda di Harry stringe fortemente la mia, quasi come se tenesse di perdermi da qualche parte o dietro qualche cicolo, dopo una corsa che mi pare quasi infinita, raggiungiamo una sorta di grande, enorme, stanza piena di roba inutile e ci nascondiamo al suo interno prima che le guardie riescano a raggiungerci.

Scrutandomi attorno non posso fare a meno di pensare a quanto, in che misura, questo posto assomigli quasi alla camera dei segreti di Harry Potter.

Se mi dicessero che quel film è stato filmato qui dentro, bè, non ci dubiterei neppure un istante.

Sposto poi il mio sguardo sulla moltitudine di libri che adornano le pareti.

Per essere una biblioteca, è più biblioteca dello stanzino che ci fanno usare di solito. Perché, prendendolo in paragone a questo posto, stanzino è dir poco.

Giro su me stessa.

Non riesco neppure a vedere la fine dei corridoi ricolmi di quelle stupide cianfrusaglie.

Sposto allora i miei occhi sul ragazzo, fin troppo preoccupata e incerta di dove andare, di cosa fare e di cosa dire.

Purtroppo, mi accorgo che lui mi lascia andare il polso con espressione eccessivamente noncurante, incominciando a studiarsi attorno apparentemente calmo.

È normale? mi chiedo nel frattempo, sinceramente dubbiosa e confusa.

A casa mia, per quanto spiacevole possa essere il gesto e a casa mia non lo è, il ragazzo di mia sorella stringe sempre la sua mano e non solo quella.

Non che Harry sia il mio ragazzo, ma non prova davvero nulla quando la stringe?

Niente guance rosse, niente tremolio nei suoi occhi o nel suo corpo, niente farfalle?

Merda, probabilmente non deve considerarmi neppure una donna.

Perché diavolo mi ha baciata, allora?

Mi mordo le labbra contrita.

Spostandomi quindi i capelli dal volto, cammino a tentoni nella lieve penombra, vagamente alleggerita dal chiarore lunare, un chiarore che proviene da una sorta d'enorme grata sopra di noi, e tento di darmi una specie d'orientazione nel bel mezzo di quest'infinito casino.

Tuttavia, le stelle, accompagnate dalla luna, che filtrano dalle sbarre di ferro o d'acciaio che di si voglia, mi attirano.

Mi sono mancate.

"Cosa facciamo adesso?" domando incerta e concitata, rivolgendomi solamente al ragazzo dagli occhi verdi, fintanto che lui si avvicina a me.

Con decisione, già poco tempo prima ho deciso che non rivolgerò più alcuna parola a nessuno dei suoi altri compagni.

Ovviamente, basta guardare il biondo irlandese, anche gli altri sono tutti pazzi o peggio.

Harry mi basta, non ne voglio un secondo.

La sua ossessiva attenzione nei miei confronti mi ha già colmata troppo. Non che, tutte le volte, ne sia infelice. In un certo senso, il suo genere di premura può essere dipendente.

Sussulto, all'improvviso tocco di Harry sulle mie spalle.

Certe cose non cambiano mai.

Ogni volta che mi tocca, a causa delle dannate farfalle nel mio stomaco, è come se mi toccasse per la prima volta.

Guardo poi con agitazione e con una punta d'eccitazione e gioia la sua mano, quando lui mi avvolge le sue braccia attorno alla vita, stringendomi da dietro, avvicinando con cautela le sue labbra al mio orecchio.

"Adesso," mi sussurra facendomi rabbrividire, spostandosi contro il muro al nostro lato "ti porto via con me."

Senza neppure registrare le sue parole, non posso fare a meno di arrossire di colpo, come solo farebbe una scolaretta delle elementari.

Quando tuttavia riesco finalmente a registrarle, a registrarle per bene, mi sposto di scatto da lui, sentendomi prevadere da un altro genere tremore che, confondendomi tra le farfalle, m'indebolisce.

Le mie gambe iniziano a cedere e il ragazzo, piuttosto proveniente oserei dire, mi blocca dove sono infilando una delle sue gambe tra le mie, avvicinando i suoi fianchi al mio ventre.

Sentendo qualcosa di duro premere contro di me, e riesco perfettamente a intendere che cosa sia a causa della sensazione familiare che sento, le mie guance si tingono non d'un rosso normale, ma d'un imbarazzante rosso porpora.

Mi guardo disperatamente attorno, sperando che gli altri non riescano a capire che cosa stia succedendo tra noi due.

Con una valanga di insulti alla mente, faccio di tutto per calmarmi.

Harry è imbarazzante. Tutto di lui lo è.

Per me almeno. Tutti gli altri, visto che sono sani di testa, lo definirebbero maledettamente eccitante.

Purtroppo io, anche se una piccola parte di me sente lo stesso, non sono in quella lista.

Lo costringo quindi a coprirmi con suo corpo, nascondendomi dietro le sue spalle larghe.

Per fortuna sono bassa è piccolina. Altrimenti, non so che cosa avrei fatto.

Nel frattempo Harry si china lentamente su di me e mi bacia il collo, mordicchiandolo in un modo deliberatamente seducente, fintanto che io continuo a guardare preoccupata gli altri individui chiusi nella stessa stanza con noi che, diversamente dai sottoscritti, sono tutti indaffarati nel tentativo di sbarrare frettolosamente la porta della cantina, grazie all'aiuto d'un alto mobile rovinato e logoro, non curandosi minimamente di noi, per mia gioia.

Sempre più imbarazzata, approfitto del loro disinteresse, e circondo con un braccio le spalle del ragazzo, da parte sua ancora intendo a farmi perdere la testa tintillando con sapienti colpi di lingua la mia pelle bianca, oramai violacea a causa dei suoi baci e dei vari lividi che la ricoprono, e indietreggio sempre di più, costringendolo a seguirmi, fino a quando una matassa di oggetti ci nasconde, finalmente, dalla loro vista.

"Basta." riesco quindi ad ansimare piano, tentando di spostarlo da me.

Sono in vena di litigi, mi pare ovvio.

Lo guardo con un espressione truce negli occhi.

Di sicuro, non l'ho portato sino a qui per continuare a baciarlo.

Anche se, ripensandoci, l'idea non mi pare così male.

In ragazzo sa baciare, lo concedo, e sa baciare bene e a fondo.

Harry, per risposta, non si sposta d'un millimetro da me e alza i suoi profondi e lascivi occhi verdi nei miei, scrutandomi con un nonsoché d'affamato e d'un qualcos'altro che non so ben definire nello sguardo.

"Mi sei mancata." sono le uniche parole che escono dalle sue labbra pochi secondi prima di poggiarle sulle mie, silenziandomi.

La sua lingua s'insinua così nella mie bocca, facendomi perdere la ragione e riempendomi d'una strana e vagamente spaventosa voglia di lui.

"Harry!" urla improvvisamente una potente voce maschile dal forte accento straniero, una voce che dubito d'aver mai sentito prima, sicuramente quindi non la voce di Niall. "Posso sapere che cosa diavolo stai facendo?"

È troppo impegnato a ficcare la sua lingua della mia bocca, per questo non può risponderti. vorrei ribattere al posto di Harry, non potendo tuttavia farlo a causa della sua bocca diabolica, tutta impegnata a farmi perdere il controllo.

Ho detto che mi baciava bene?

Rettifico tutto.

Il suo bacio è come quello d'un Dio.

Anche se, a dire il vero, non ho mai baciato un Dio.

Bè, anche se ne avessi mai baciato uno, penso confusa ed evidentemente fuori di me sono cera che Harry lo supererebbe.


"Ci servono le chiavi per aprire la botola!" urla un'altra voce, stavolta più melodica della prima e sicuramente assai più femminile.

Deve essere la donna bionda. penso ancora, ricordando l'Afrodite tutta curve di poco prima.

"Se vuoi fottere la tua bambolina, puoi benissimo farlo una volta che siamo riusciti a uscire da questa topaia!" grida la prima, stessa, roca voce straniera appartenente all'uomo.

Il mio cervello va in tilt, facendomi ritornare al pianeta della ragione.

Fottere?

Chi ha parlato di fottere?

"B-Basta." trovo perciò il coraggio di ripetere, cercando inutilmente di sottrarmi dalla sua ferrea presa.

Afferro il suo volto tra le mie mani e guardo il ragazzo negli occhi.

"Harry," lo chiamo poi sottovoce "basta."

Ne sono sicura.

I sogni sono tali solo se non durano troppo e, se durano troppo, diventano incubi.

Confusa, avverto tuttavia le sue mani spostarsi lungo la mia vita, frattanto che lui raggiunge con sicurezza tutte le taste dei miei vestiti, testando fugacemente la mia pelle.

Incredula, lo guardo sollevare tra le sue mani una chiave che non sapevo di avere addosso.

Dopodiché, con mio estremo stupore, la lancia forte e sicuro nella direzione degli altri ragazzi.

"Merda." impreca uno di questi, seguito da un vasto flusso d'altre imprecazioni.

"Che diavolo...!" grido invece io a bassa voce, mentre lui avvicina un suo dito alle mie labbra.

"Ssssh..." mormora quindi iniziando a trascinarmi lungo il corridoio, se possibile ancor più in fondo di poco fa.

"Lascia andare prima loro." continua mentre un forte rumore risuona alle nostre spalle "Fidati di me."

Detto questo, il ragazzo si lascia cadere a terra, obbligandomi a inginocchiarmi su di lui.

Un lieve formicolio si leva poi dai miei fianchi quando il ragazzo comincia a solleticarli sapientemente con la punta delle sue dita.

"Cosa ti è successo?" mi domanda dopo un po', fissandomi dritta in faccia, costringendomi a non evitare il suo sguardo.

"Cosa mi è successo, cosa?" gli rispondo io maleducatamente, sicuramente offesa ed eccitata, tentando di mantenere quel poco briciolo di sanità che ancora ho per la testa.

Lui alza le sue mani sul mio ventre.

"Qui." sibila dolcemente.

"Qui." continua percorrendo la pelle esposta dei miei seni.

"Qui."

Mi tocca il collo.

"E qui." termina sfiorando le mie labbra e il mio volto solcato dai lividi.

Per un breve istante, l'immagine del dottor Perkins solca la mia mente e il vomito si fa prepotentemente strada dentro di me. Ancora una volta.

"Nulla." esalo avendo veramente tanto da dirgli e combattendo l'istinto di spifferargli tutto, cercando però di non ricordare la paura e il disgusto.

Dopotutto, Harry non è nulla per me. tento di convincermi.

Non è il mio mio amante.

Non è mio fratello.

Non è un mio amico.

Nessuno di questi.

Delle sfumature verdi bosco, così diverse dallo stupendo verde smeraldo che mi ha stregata per tutto questo tempo, compaiono nelle sue iridi e io capisco quando deve essere incazzato per questa mia risposta, per questa mia bugia.

Ma cos'altro può pretendere da me?

"Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio." ha sempre detto mia sorella maggiore. Aveva ragione.

Le sue dita da pianista si conficcano allora nella pelle della mia vita, facendomi gemere sommessamente dal dolore.

Spostando le mie mani più in basso, le appoggio sopra le sue e tento di districare la forte presa dalla mia povera carne.

Questo è nulla? sembra che mi dicano i suoi occhi.

Ringhiando, lui ricomincia quindi a baciarmi, stavolta con più rabbia e passione di prima, ripercorrendo tutti i lividi del mio volto, raggiungendo il mio stomaco, non più con le sue mani, bensì con le sue labbra e la sua lingua, quasi come se fosse in preda all'istituto di marchiarmi.

Come una bestia.

E forse lo è davvero.

Lo sento strattonarmi con rabbia i pantaloni verso il fondo, verso i miei fianchi, e tiro calci alla cieca, urlando a bassa voce come un'indemoniata, cercando di fermarlo, frattanto che le sue labbra continuano il loro sapiente lavoro.

Stranamente la cosa mi riesce, infatti lui si blocca e alza il suo volto su di me, alla velocità della luce, ricominciando a fissarmi, il suo palmo ancora fermo vicino al mio interno coscia.

"Helena, perché stai piangendo?" m'interroga allora confuso, spostando la mano, abbracciandomi strettamente.

I miei occhi si allargano dallo stupore e le mie labbra screpolate tremano a causa della paura che sento.

Sto piangendo? penso intanto passando una mano sulle mie palpebre.

Ancora? mi dico scrutando il liquido trasparente che la bagna.

Degluitisco lentamente, decisa a dirgli la verità "Perché mi stai facendo provare dolore e perché mi stai facendo soffrire."

"Altrimenti perché dovrei piangere?"

Lui alza il suo sguardo sul mio, improvvisamente mi accorgo che non è più lo stesso Harry.

C'è qualcosa che non va. Lo intuisco e mi viene la pelle d'oca al solo pensiero.

Anche il suo tocco è differente, cauto e amichevole quasi. Non più incauto e pieno di passione nei miei confronti.

I suoi occhi sono pallidi, non più vivi, e la sua espressione è lontana e distante.

Mi lascia scendere dalle sue ginocchia senza proteste e mi lascia sedere al suo fianco e sistemarmi i vestiti.

Stranamente, ho paura di lui in questo momento. Perché questo ragazzo non è l'Harry che io conosco. 

"È colpa mia?" mi chiede perciò, acarezzandomi piano la gota, come se fossi una qualche sorta di cristallo prezioso, facendomi tremare ancora "Cosa ti ho fatto?"

Mi bacia il palmo della mano, in un gesto per nulla sensuale "Non ho dato tutto per te?"

Dato cosa?

Allineandosi su di me, mi bacia la fronte, non le labbra "Non ho fatto tutto per te?"

Fatto cosa?

Appoggia il suo naso al mio, dolcemente, quasi in un fugace tentativo di cercare conforto "Non ho ucciso tutti, solo perché i tuoi occhi me l'hanno chiesto?"

Ucciso chi? penso sempre più sbalordita, mentre dei grossi lacrimoni da coccodrillo solcano e rigano tutto il mio viso, senza alcun motivo particolare.

Non so se essere più sorpresa per il grande dolore che sento al petto, udendo queste sue parole che a me, francamente, non dicono nulla, o se esserlo per le lacrime che continuano a colare come un fiume in piena dai miei occhi.

Adesso, ora come ora, non sono più sicura del perché sto piangendo come una bambina di tre anni a cui è stato tolto, rubato e distrutto il pupazzo preferito.

"Non avevi detto che mi avresti sempre voluto bene?" continua intanto il ragazzo.

"V-V-Volerti b-bene?" balbetto guardandolo più spaventata di prima, non più per il terrore, ma perché non ricordo di avergli mai detto quelle parole "D-Di cosa s-stai p-p-parlando?"

Improvvisamente, anche i suoi occhi non riescono a tradire un tremolio e una lacrima sfugge da ciascuno di essi.

In mente che non si dica, le sue palpebre diventano gonfie e i suoi occhi verdi diventano ancor più verdi e rossi dal pianto.

"V-Voler bene a t-te?" singhiozzo "T-Tu che m-m-mi stai facendo questo?"

È completamente impazzito? mi chiedo mordendomi il labbro inferiore a sangue.

Ha davvero uccido qualcuno a causa mia? continuo sentendomi prevadere da un brutto e spiacevole senso di colpa.

"P-Proprio t-t-tu, c-c-che mi fai s-solo provare d-dolore?" continuo però, scuotendo il mio capo terrorizzata, non volendo sentire oltre.

"Come puoi dire questo!" esclama intanto il ragazzo, abbracciandomi di nuovo, tenendomi più stretta a sé di quando lo ero in precedenza.

Questa cosa mi dice che sono nei guai. In guai grossi. In guai seri.

"Io li ho uccisi per te!" si lascia allora sfuggire contro il mio collo, con la sua solitamente armonica voce ora incredibilmente rauca e rovinata dal pianto "Io ho ucciso tutta la nostra famiglia per te e poi ti ho lasciata andare per darti la libertà e l'amore che ti meriti."

"Quindi, come puoi dire di non amarmi?" Sento le sue labbra tremare contro la pelle della mia gola.

"Tu. Hai ucciso. La nostra famiglia. Per... per me?" scandisco bene, ansimando, dubitando nuovamente, anche se solo per un attimo, della sua sanità mentale, appoggiando le mie braccia sulle sue spalle, per sostenermi a lui. Tutto a causa della sua forte stretta.

Harry mi passa allora una mano tra i capelli neri come l'ebano, guardandomi ancora una volta come se fossi la cosa più preziosa al mondo esistente su questa terra.

Il mio cuore davvero non sembra più reggere l'impatto che questo ragazzo ha su di me.

Un tonfo però mi riporta improvvisamente alla realtà quando vedo, sempre nascosta dietro la stessa catasta d'oggetti, un gruppo di guardie armate entrare nella stanza e correre verso un punto distinto della stanza.

Sento gocce di sudore colare lungo le tempie del mio volto, mescolandosi, così facendo, alle mie lacrime.

Con agitazione tappo la bocca al ragazzo, fino a quando le stesse guardie non cessato di fare alcun rumore e sono sparite dalla mia vista.

Solo allora, lo lascio andare.

Qualcosa dal sapore salato raggiunge la mia bocca e le mie papille gustative.

"Ogni giorno," continua nel frattempo Harry "ogni fottuttissimo giorno," mi sussurra raccogliendo a sua volta il mio volto tra le sue mani "mi sono sempre pentito di non aver ucciso prima il nostro fottuttissimo padre e quel maniaco di nostro zio."

"Quando di toccavano, quando ti picchiavano, quando abusavano di te, mi sentivo morire." continua a piangere "Mi sento ancora morire, Rosaleen."

Rosaleen?

Quella Rosaleen?

Lo squadro disorientata.

Io non sono Rosaleen. Questa è l'unica cosa che so è che riesco a capire.

Lo guardo circospetta e sempre più assalita dalla preoccupazione.

Hai bevuto? Ti hanno drogato? Stai bene? vorrei chiedergli, ma la mia maledetta curiosità prende il sopravvento e decido di stare zitta per ottenere più informazioni su di lui.

Poggiandogli una mano sulla fronte, controllo comunque se ha o meno qualche traccia di febbre.

La sposto dopo pochissimo, sentendola fredda e gelida come la neve d'inverno.

Non sembra malato.

Ciononostante, quasi immediatamente, il suo corpo viene sconquassato da vari brividi indistinti e lui cade a terra, completamente steso sul pavimento, mentre io, ancora al suo fianco, provo un misto tra la preoccupazione e il desiderio di darmela a gambe.

Faccio quindi per rialzarmi in piedi, quando lui mi blocca debolemente sul posto.

Lo guardo confusa.

Andarmene, per quanto crudele e cattiva possa essere, non era la mia intenzione. Studiare l'ambiente esterno, questa, lo era.

"Mi dispiace." mi sussurra allora "Mi dispiace per averti abbandonata."

Mi dispiace per averti abbandonata.

Mi dispiace per averti abbandonata.

Mi dispiace per averti abbandonata.

Quella frase, quella minuscola piccola frase, è abbastanza per far battere ancor di più il mio cuore.

Ancora una volta, soffro per chissà quale dannato motivo.

Ripenso alla frase.

Quante volte ho voluto sentirla.

Quante volte.

Poi ripenso al ragazzo.

È davvero impazzito.

Mi pare ovvio che, in una simile situazione, non posso lasciarlo qui da solo.

Ho due alternative: rimango qui con lui o vado via con cui.

Mi chino nuovamente al suo fianco.

"Mi dispiace per averti lasciata da sola." ripete intanto questi.

"Mi dispiace, Rosaleen."

"Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace..." continua a ripetere il ragazzo mentre io lo abbraccio senza pensare e senza riflettere, sentendomi mentalmente distrutta.

Il momento in cui sono stata trascinata al mio primo manicomio, oh, quel momento non lo dimenticherò mai.

Le spalle di mio padre, sicure e allo stesso tempo incurvate, come se tutto il peso del mondo gravasse sulle stesse, la sua schiena sempre più lontana e piccola mentre lasciava che degli uomini vestiti di bianco mi portassero via, sono per me indimenticabili. Come lo è stata l'espressione acida e impettita di mia madre.

A quel tempo, avrei voluto che al mio fianco ci fosse una persona che sapesse come consolarmi o che potesse farlo.

Probabilmente, anche Harry ne ha bisogno.

Solo per poco, solo per ora, potrei essere io quella persona.

Dopotutto, anche le persone più cattive e crudeli al mondo non meritano di essere lasciate sole. E Harry, anche se potrebbe far parte di quella categoria, sicuramente non se lo merita. E io, anche se potrei far parte di quella categoria, sicuramente non me lo ero meritata.

Mi dispiace.

Mi dispiace per averti abbandonata.

Mi dispiace per averti lasciata sola.

Mi dispiace per averti fatta soffrire.

Mi dispiace, Helena.

Mi dispiace.

Sorrido tra me e me.

Se qualcuno mi avesse detto quelle parole all'epoca, probabilmente non sarei diventata come sono diventata.

Chiudo perciò i miei occhi, appoggiando il mio mento sulla spalla sinistra Harry, avvertendo il suo solito odore di foresta e frutti selvatici, lasciandomi trascinare via dalle lacrime e dalla corrente del tempo e dei miei pensieri, maledicendomi per non essere abbastanza forte dal rifiutarlo, ridendo sommessamente nella mia mente, provando pena non per lui, ma per me stessa.

Per la debole me che già si è affezionata a questo cattivo e crudele, ma non solo, ragazzo dagli occhi color verde smeraldo.

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