In Media(s) Res [Completa]

By blackcarson

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Prima che rapissero sua sorella, Valeria aveva investito tutto nel suo sogno: diventare un'attrice. Adesso, p... More

Ancora una volta, la premessa
Prologo
1. Sipario
2. Physique du rôle
3.
4.
5. Atto primo
6.
7. (s)Comparsa
8.
9. Backstage
10.
12.
13. Sticomitia
14.
15. Assolo
16.
17. Intreccio
18.
19. Buio
20.
21. Variazione sul tema
22. Luce
23. La quarta parete
Epilogo
Ringraziamenti
La lista Wattys - Grazie per il vostro supporto

11. Chiamata di scena

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By blackcarson

Valeria si svegliò con un singulto e si ritrovò su un divano di pelle nera.

Enzo la guardò preoccupato «Incubo?»

«Abbastanza.» disse lei, massaggiandosi le tempie «Quanto ho dormito?»

«A mala pena un paio d'ore, ti avrei svegliato tra poco, comunque.»

«Cosa devo fare adesso?» domandò lei, tirandosi su mentre copriva uno sbadiglio con la mano.

«Sei così testarda che hai voluto fare tutto questo pomeriggio: rimane solo il trucco.»

Valeria ricordò confusamente che le avevano già dato le istruzioni su come comportarsi prima che si addormentasse.

«Devo essere disperata, non bella. Il make-up cosa me lo fanno a fare?» disse Valeria, lanciando ad Enzo un'occhiata assonnata e interrogativa.

«Un po' ne serve sempre, per le telecamere. Nulla di pesante, te lo prometto.»

Quando entrò nella sala trucco Valeria si trovò davanti una specie di folletto con i capelli mezzi neri e mezzi fucsia.

«È lei?» domandò l'apparizione ad Enzo, sbrigativa.

Prima che qualcuno potesse dire o fare qualsiasi cosa, Valeria era stata presa per un polso e praticamente buttata su un sedile reclinabile.

«Ricordi quando ti ho detto che avevo una truccatrice?» disse Enzo, in risposta all'occhiata truce e perplessa di Valeria «Vale, questa è Madeline.»

«Sì, ho lavorato con Vince.» confermò lei «Ma visto che questo sfaticato non è più in tournée per il momento lavoro qui.»

«Oh, vuoi dire che ti manco, allora?»

«Neanche per idea, ma almeno viaggiavo.» disse lei, spingendogli affettuosamente una spalla. Poi sembrò rendersi conto di avere davanti la persona di cui parlavano tutti quanti con grande commiserazione, quella povera anima a cui era scomparsa la sorellina, e si bloccò. Borbottò qualcosa tra sé e sé e poi ricominciò a muoversi per il salone come se niente fosse.

«Che c'è, Mad?» chiese Enzo.

Il folletto - o la ragazza, che dir si voglia - scrollò le spalle «Non so come comportarmi con lei.» disse, puntando il dito contro Valeria «Perciò mi comporterò come al solito.»

«Ah, Maddy dice sempre tutto quello che le passa per la testa.» spiegò Enzo a beneficio di Valeria «Dal punto di vista sociale è un pericolo pubblico.»

Valeria non disse niente e fece spallucce. Almeno lei lo ammetteva, di non sapere come trattarla. Gran parte delle persone con cui aveva parlato negli ultimi giorni si limitava a fingere di saperlo.

«Poco trucco, Maddy. Non farmela diventare un clown.»

La porta si spalancò e fece il suo ingresso un ragazzo coi capelli color sabbia e un vistoso cerotto sulla guancia.

«Mad, ti ho portato la cena.» esordì «Il riso alla cantonese l'ho preso di mia iniziativa, se non lo vuoi lo mangio io...»

Quello che successe dopo, Valeria si convinse, non doveva essere umanamente possibile.

Il ragazzo avanzò nella loro direzione e a sorpresa riuscì ad inciampare in una sedia che sembrava del tutto fuori dalla sua traiettoria, fece un passo più lungo della gamba per recuperare l'equilibrio e, non riuscendoci, pensò bene di girarsi su sé stesso agitando le braccia per non cadere.

Un secondo dopo era seduto per terra circondato da cibo cinese.

Madeline si passò una mano tra i capelli corti e dritti «La prossima volta che voglio mangiare qualcosa ricordami di non chiedere a te.»

Valeria era abituata a pensare che gli imbranati fossero anche persone facili al panico con una spiccata tendenza a perdere la bussola e una certa chiassosità nel modo di fare. Tutti gli imbranati che conosceva erano così.

Invece il giovane si alzò con incredibile flemma e si dedicò a pulire il pavimento che aveva assunto una tonalità senza dubbio variegata.

Quando ebbe finito disse con compostezza, indirizzato a lei: «Piacere, Walter.» tese la mano «Mi dispiace per lo spettacolo a cui hai dovuto assistere. Tu sei?» fece, con un sopracciglio leggermente inarcato in un'espressione di curiosità.

«Valeria.» si presentò con voce un po' roca.

Uno sguardo corse da Walter a Enzo «Capisco.» disse, e tacque per un attimo, poi aggiunse rivolto a tutti «Vi infastidisce se mi unisco a voi?»

Madeline non disse niente e gli indicò una sedia dove sedersi senza neppure guardarlo, mentre confrontava una serie di colori con la pelle del viso di Valeria.

Quest'ultima si trovò improvvisamente davanti gli occhi della truccatrice che la guardava con aria critica. Madeline aveva abbassato il viso all'altezza della sua faccia ad una velocità tale che lei non se n'era neppure resa conto.

Solo dopo averla scrutata a sufficienza lo scricciolo iniziò a radunare una serie di cosmetici e pomate e attrezzi.

«Cara, hai una faccia completamente distrutta.» commentò, mentre le spalmava chili di correttore sulla faccia.

«Madeline» nella voce di Enzo c'era quasi veleno, cosa che non capitava molto spesso «Sua sorella è appena scomparsa e le parli di occhiaie?» disse con lentezza.

«Le occhiaie sono qualcosa che conosco, la scomparsa di una sorella no.» disse lei, agitando le mani come per scacciare un insetto fastidioso e iniziando a passare energicamente uno strato di fondotinta sulla pelle di Valeria «Mi scocciano quelli che fanno finta di capire il dolore degli altri.»

Poco ci mancò che Valeria contraesse le labbra in una specie di sorriso.

Madeline cominciava a starle simpatica.

Dopo un po' lei domandò a Valeria «È tanto che conosci Enzo?»

«Che mi ricordi io l'ho sempre conosciuto.»

Qualcosa nel tono di Valeria parve suggerire a Madeline che poteva anche continuare la conversazione e disse, più decisa: «Non ci vuole dire da cosa deriva il suo nome d'arte, ma ha promesso che se lo indoviniamo ci paga una cena.»

«Pensate sempre a mangiare voi due, eh? Comunque chiedere a lei non vale.» fece Enzo, ruotando sulla sedia girevole su cui si era seduto.

«Io credo di aver indovinato da tempo, anche se tu sostieni il contrario. Per cos'altro può stare Vincent V. se non per Vincent Van Gogh?» affermò Walter, squadrando l'amico, a braccia incrociate.

Madeline roteò gli occhi, che rispetto al viso erano davvero enormi «Sta per Vincent Vega, quello di "Pulp Fiction", no?»

«A dire la verità» iniziò Valeria col filo di voce incerto che faceva parte del suo personaggio «questo è quello che pensano tutti, ma... Vincent V. sta per Vincent Valentine.»

Madeline e Walter la guardarono senza capire.

«È un personaggio di Final Fantasy VII! E così il mio imbarazzante segreto è stato svelato.» disse Enzo con fare melodrammatico.

«Lo sapevo che eri un nerd.» commentò Madeline.

Enzo finse di disperarsi, poi tornò serio.

«Walter, tu eri già qui quando è scomparsa Anita Meis.»

Il ragazzo annuì, lanciando una breve occhiata a Valeria «Non è escluso che possano essere le stesse persone. Non vorrei che lo deste per certo, però.»

«Potrebbe essere così come no» fece Madeline «ma di speranza, visto com'è andata quella storia, se ne può sempre avere.»

«A quanto pare i miracoli accadono.» disse laconico Walter. Se l'era immaginata Valeria oppure c'era una nota di sarcasmo nella sua voce?

«Mi hanno raccontato che il giorno in cui è stata ritrovata tutta la famiglia doveva essere in collegamento con non so quale programma, ma il nonno della ragazza aveva avuto un infarto... ovvio, credevano che fosse morta. Peccato che il collegamento non si è fatto, ci siamo persi il sollievo di una famiglia in diretta.»

«Piuttosto eccezionale.» convenne Enzo.

Walter borbottò qualcosa in cui c'era la parola "montatura". Madeline alzò le spalle con fare indifferente.

Un'ora dopo, una volta passata sotto i ferri di una parrucchiera, Valeria era in viaggio lungo il corridoio che l'avrebbe portata nello studio di registrazione.

Era chiaro che il suo successo o il suo fallimento dovessero rimanere impressi per sempre da qualche parte, era così dall'inizio.

«Allora» disse Enzo, teso, con un sorriso forzato che doveva essere di rassicurazione ma che non faceva che ricordarle quanto si stesse giocando «Si va in scena?»

«In un certo senso.»











N.d.A.: Ciao a tutti, volevo solo ringraziarvi per il vostro supporto!

Così, perché posso farlo.
Siete preziosissimi.

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