We The Fireworks || Italian T...

By always_strong28

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È mattina e Louis non ha idea di come sia riuscito a tornare a casa tutto intero, ma sicuramente avrà qualcos... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 6
Capitolo 7
AGGIORNAMENTI
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Epilogo

Capitolo 5

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By always_strong28

Capitolo editato

Harry si sveglia con la vista di un paio di occhi blu e col rumore attutito del traffico. Batte le palpebre, confuso, cercando di ricordare gli avvenimenti della sera precedente.

Louis. Giusto. È nel letto di Louis. Questa è la casa di Louis. Quelli sono gli occhi di Louis.

Quando Louis si accorge che Harry è sveglio, gli sorride timidamente nascondendo il volto nel cuscino e sussurra "buongiorno."

"'Giorno." La voce di Harry è bassa e roca, mentre sorride. Quindi è questo ciò che si prova a svegliarsi accanto a Louis. Harry sorride ancora di più quando si accorge che il ragazzo è assonnato e rilassato, un lieve accenno di sorriso e' presente sulle sue labbra. Grazie a dio, questa volta non sta correndo a nascondersi in bagno.

"Come hai dormito?" Chiede Harry.

"Bene," mormora Louis, mostrando delle rughette intorno agli occhi, con il mento appena fuori dalle coperte. I suoi capelli sono scompigliati dopo la notte, e la sua frangia cade scomposta sugli occhi, facendolo sembrare ancora più morbido e bello di quanto Harry pensasse fosse possibile. "E tu?"

"Mmh, bene, grazie." Harry si stiracchia sotto le coperte come ad enfatizzare le sue parole. Mentre lo fa, la sua caviglia sfiora il piede di Louis. Louis ridacchia. Una vera e propria risatina. Harry conosce a malapena questo ragazzo, e improvvisamente, si rende conto di che tragedia sia. Tutti questi anni Louis è esistito e Harry non lo ha conosciuto. Beh, questa cosa finisce oggi.

"Alloooooora..." inizia Harry, chiedendosi come spiegare il suo improvviso e disperato impulso di sapere tutto quello che c'è da sapere su una persona che ha visto tre volte.

"Allora?" Louis alza le sopracciglia, con gli occhi fissi su Harry.

"Allora," ride Harry, "ecco, ehm... qual è il tuo colore preferito?"

"Eh?" Louis lo guarda confuso. Ovviamente, qualsiasi cosa si aspettasse da Harry, non era quella. Quest'ultimo si rende conto che è normale. E continua sulla sua strada. Deve pur iniziare da qualche parte la sua missione di conoscere tutto di Louis, e chiedergli il suo colore preferito è sicuramente un inizio.

"Qual è il tuo colore preferito? Il mio è verde, penso. O forse blu." Harry si sente come un bambino di cinque anni.

Louis è ancora confuso e lo guarda perplesso. Sta per dire qualcosa di sciocco, ma poi ci ripensa, e il suo volto si ammorbidisce. Continua a fissare il riccio senza proferire parola, invece inizia a mordersi il labbro inferiore, quindi Harry continua.

"Mi piace anche il viola, l'arancione anche se non lo indosso mai. E il giallo, perché è il colore delle banane." Louis sbuffa ma non dice ancora niente, "e mi piacciono il bianco e il nero per la fotografia."

"Quindi ti piacciono tutti i colori, inclusi i non-colori?" Esordisce Louis, con tono giocoso e divertito.

"No, non ho detto tutti i colori," pondera Harry, "non ho detto rosso..."

"Il mio colore preferito è il rosso," lo interrompe Louis, imperturbabile.

"...non che non mi piaccia," continua Harry come se non avesse sentito, "è un colore forte e sicuramente c'è da dire molto su di lui. Ho un grande rispetto per il rosso ma non sono sicuro di essere abbastanza uomo da gestirlo come mio preferito..." Harry, che fino a quel momento stava guardando il soffitto, si volta verso Louis ed entrambi scoppiano a ridere, Louis nascondendo la faccia nel cuscino per attutire il suono.

"Che diavolo di discorso è?" Dice dopo essersi ricomposto. Harry fa l'indifferente, sorridendo.

"Non lo so, pensavo di conoscerci un po' meglio, no? Visto che... ormai è la seconda volta che resto a dormire a casa tua!" Quello che intende dire è 'visto che ci siamo baciati, visto che sono completamente e assolutamente attratto da te in un modo che non avevo mai provato prima, visto che sei la persona più affascinante che io abbia mai conosciuto', ma si rende conto che potrebbe essere troppo presto per dire quelle cose ad alta voce.

Louis deve averle intuite almeno un po', perché mormora qualcosa, poi dice, "Ok inizio io. Di dove sei?

"Del Cheshire. Tu?"

"Doncaster. Dove nel Cheshire?" Louis sembra giocare al gioco delle venti domande.

"Un minuscolo paese chiamato Holmes Chapel."

"Non l'ho mai sentito."

"Sarei rimasto sconvolto del contrario. Ha una popolazione di dodici persone!"

"Incluso te?"

"No, prima eravamo tredici."

"Ti piace?"

"Lo adoro!" Harry sorride affettuosamente e sente una fitta di tristezza che lo colpisce ogni volta che parla della sua città. Anche Louis sorride, ora. I toni di quella strana intervista lo hanno divertito.

"Ti piace Doncaster?" Chiede Harry, girandosi su un fianco così da fissare Louis. Louis fa spallucce.

"È ok, credo. Mia madre e le mie sorelle sono lì, quindi è un punto a suo favore. Ma è un po' un buco di merda, se devo essere onesto. Ecco perché sto pagando una fortuna per un affitto a Londra." Harry ride e annuisce. I prezzi di Londra sono assurdi, è vero.

"Quante sorelle hai?"

"Quattro." Poi Louis si incupisce. "Scusa, in realtà ne ho cinque e un fratello." Harry lo guarda confuso, ed un guizzo di colpevolezza compare sul volto di Louis. Non sa se fare altre domande. Alla fine non ne ha il diritto.

"Sembrerà strano che io non sappia quanti fratelli ho, ma mia mamma ha avuto i gemelli recentemente, un maschio e una femmina, e non li ho visti molto dal momento che vivo qui... e sono abituato a rispondere quattro." Louis sembra in difficoltà, incespicando sulle sue parole.

"Ha senso, non c'è bisogno di darmi spiegazioni," dice Harry tranquillo. Louis sembra ancora stranamente agitato, ed Harry si chiede se non ci sia qualcos'altro che Louis non stia dicendo. "Quindi sei il maggiore?"

"Eh sì, praticamente il modello da seguire." Il tono di Louis è sarcastico, e a Harry non piace che sia teso. Decide che l'argomento famiglia sia meglio evitarlo, specialmente considerando che non avrebbe idea di dove cominciare se Louis chiedesse a lui della propria. Fortunatamente non lo fa.

Harry torna a sdraiarsi sulla schiena, fissando il soffitto. Sentendo il peso di Louis al suo fianco, è improvvisamente colpito dall'urgenza di avvicinarlo a sé, ma non sa se gli è permesso. Non ha idea di cosa lo sia, le parole di Louis della sera precedente continuano a vorticargli in testa. Non ha nulla a che vedere col sesso. Ci sono anche altri ricordi della scorsa notte, il modo in cui Louis ha stretto la sua maglietta, in cui la sua lingua ha cercato la propria, il sapore di Louis. Si chiede se il ragazzo ricordi le stesse cose. Spera di sì.

"Chi è il tuo migliore amico in assoluto?" Chiede Harry dopo un momento di pausa.

"Oh, scusa. Non sapevo avessi otto anni," dice scherzoso Louis, rilassando le spalle, con le rughette sotto gli occhi ed il naso arricciato per quella che considera ovviamente una domanda sciocca.

"In realtà ne ho dieci, e voglio saperlo. È Zayn? O Eleanor?" Prova ad indovinare Harry.

"Ok, Harry di dieci anni, non so chi sia il mio migliore amico in assoluto." Louis sembra rimuginarci sopra un secondo, mordendosi il labbro inferiore, in un modo che e' già diventato una delle cose che Harry adora di lui.

"Zayn è un ottimo amico, ma non lo conosco da tanto, El è meravigliosa e sicuramente la mia migliore amica, Niall anche è un amico incredibile ma, se dovessi scegliere il miglior amico in assoluto, direi Liam." Louis annuisce soddisfatto per la sua decisione.

"Liam? È il ragazzo che non ho ancora conosciuto, vero?" Louis annuisce. "Perché proprio lui?"

"Non lo so, credo perché siamo amici da secoli. Veniva alla mia scuola quando i suoi si sono trasferiti a Doncaster; avevamo dodici anni e mi avevano chiesto di badare a lui, perché era nuovo, ed era una brava persona mentre io proprio no, quindi sarebbe dovuto essere un disastro, invece qualcosa è scattato. Penso di averlo corrotto," aggiunge con un ghigno, prima di tornare serio, "ma gli guardavo le spalle perché era preso di mira per essere quello nuovo, e poi siamo andati all'università insieme, e sì..." si interrompe facendo spallucce, ma Harry già solo dal calore nella voce del ragazzo, può dire che Liam è importante per Louis.

"Ti prendi cura di lui," dice Harry, non come una domanda. Qualcosa di scuro passa per un momento negli occhi di Louis, prima che tornino limpidi.

"Ci prendiamo cura uno dell'altro." Non dice altro, ma torna a mordersi il labbro, sembrando quasi nervoso, come se avesse condiviso troppe informazioni. Harry torna a guardare il soffitto. Decide che Liam è un bravo ragazzo e lo vuole davvero conoscere.

"Sembra fantastico. Mi piacerebbe conoscerlo." E non appena quelle parole escono dalla sua bocca, gli prende il panico. E se Louis pensasse che si stia insinuando nella sua vita non invitato? Harry non ha idea di come stiano le cose tra loro, non ha idea di cosa Louis stia pensando, ma sicuramente non ha il diritto di andare in giro a chiedere di incontrare le persone che fanno parte della vita di Louis.
Dopo un secondo, Louis dice, "sono sicuro che puoi... se lo vuoi?" La sua voce è debole e incerta. Harry sente una fitta al petto. La stessa sensazione della sera precedente al bar, l'elettricità tra di loro che rende l'aria pesante e piena di aspettativa. Harry si volta lentamente su un fianco per essere faccia a faccia con Louis, i cui occhi sono spalancati e lo stanno scrutando. Harry sorride.

"Lo vorrei tanto."

Louis non sorride. Piuttosto, i suoi occhi si spalancano ancora di più e il suo respiro si fa affannato, come se si stesse preparando a qualcosa. Forse a ripetere le frasi della scorsa notte, che non è una cosa di sesso, forse a rimangiarsi quello che ha appena detto e che non se la sente di presentarlo al suo amico, considerando che non conosce Harry poi così bene, o forse...

O forse... questo. Un bacio. Mentre Harry è occupato a rimuginare, quasi si perde il momento in cui Louis muove il capo sul cuscino per baciare Harry sulle labbra. Dura solo pochi secondi, bocca chiusa e delicata, poi si ritira, con gli occhi aperti, e le guance arrossate, aspettando una risposta da Harry.

Harry non trova le parole. Non se lo aspettava e sentire le labbra di Louis sulle proprie è anche più eccitante di quanto ricordasse. Da capogiro. Apre la bocca per parlare ma non esce nessun suono, quindi risponde allo stesso modo, con un leggero bacio all'angolo della bocca di Louis, prima di lasciare piccoli baci sul suo labbro inferiore, continuando finché Louis non lo ricambia, con un lieve sorriso sulle labbra.

Deve essere questo il paradiso, pensa Harry. Morbide lenzuola bianche, una soffusa luce invernale che attraversa le tende e Louis. I loro baci giocosi a bocca chiusa, nonostante siano solo piccoli tocchi, rilasciano brividi in tutto il corpo di Harry, facendolo ridere leggermente sulle labbra di Louis.

"Cosa c'è di divertente?" Chiede Louis piano, tirandosi appena indietro per guardare Harry negli occhi.

"Sono solo felice," Harry risponde, sorridendo contro il cuscino. Louis sembra pensarci per un momento prima di annuire appena, e poi baciare di nuovo Harry. Un piccolo gemito di gioia gli scappa dalla labbra, prima di scostarsi.

"Invece tu? Chi è il tuo migliore amico?" Chiede, appoggiando la guancia al cuscino. I loro visi sono molto vicini questa volta.

"Ehm... non lo so." Harry ci pensa per un secondo. "Credo Ed. Non ho molti amici, ad essere onesto." È sorpreso di non essere imbarazzato nel confessarlo a Louis, che lo sta guardando con curiosità.

"Davvero? Mi sorprende."

"Perché?"

"Sei così... non so, sembri una persona che ha un sacco di amici." La voce di Louis è gentile, e Harry si chiede se forse Louis non stia provando pietà per lui.


"Beh, grazie," spera davvero che Louis non provi pietà per lui. Non è infelice, assolutamente, e immagina che, se volesse, potrebbe avere più amici. Ha dovuto imparare ad essere autonomo molto presto, ed è qualcosa che ha fatto fatica a cambiare. Dipende completamente dalle sue capacità. È stancante alle volte, ma si sente più tranquillo.

"Come vi siete conosciuti tu e Ed?"

"In un bar circa un anno fa. Lui stava suonando e ho pensato che fosse cosi' bravo che dovessi dirglielo, cosi' ci siamo messi a chiacchierare e mi ha invitato ad un secondo spettacolo. Ha davvero talento."

"Vero." Annuisce Louis d'accordo.

"Tu invece, come hai incontrato Ed?" Chiede Harry, spostandosi di un centimetro più vicino a Louis. Sta bene in quel momento, tanto da potersi quasi riaddormentare, tranne per le farfalle nello stomaco che svolazzano ogni volta che Louis lo guarda.

"Tramite Zayn, un paio di mesi fa," dice semplicemente Louis, e poi si cruccia, "sembra strano che le nostre strade non si siano incrociate prima." Harry annuisce lentamente.

"Infatti. Sapevo che uno dei suoi coinquilini si chiamasse Zayn ma io e Ed di solito stiamo da me, soprattutto quando ha qualche spettacolo nella zona est di Londra. Siamo stati da lui solo un paio di volte e Zayn era sempre al lavoro."

"Con me." Dice Louis sottovoce, quasi sussurrando. Harry ci pensa per un momento, a quanto sia strano l'universo.

"Credo di sì. Tutto questo tempo e Ed non ha mai pensato a presentarci!" Sorride a Louis ,scherzoso, e Louis sorride a sua volta. Beh, ora ci siamo incontrati, pensa, mentre il calore nel suo stomaco si fa risentire.

"Dai, in qualche modo l'ha fatto," continua Louis dopo alcuni secondi di silenzio.

"Davvero?" Harry sembra perplesso, "Ti ho incontrato in un bagno!"

"Oh Dio, davvero? Che imbarazzo..." dice Louis. Harry ride.

"Beh in realtà, ad essere precisi, ci siamo incontrati al bar. Più o meno. Beh, non proprio incontrati ma tu mi hai accidentalmente versato un drink addosso e io ti ho detto che non c'erano problemi, quindi anche quello è stata una sorta di incontro. È così che ti ho notato la prima volta."

Louis si lamenta.

"Ok, quindi ti devo un drink."

"Me ne devi due." Ghigna Harry.

"Come mai, scusa?"

"Per quella volta al cinema, quando mi hai scaricato." Vuole sembrare divertito ma, vedendo lo sguardo sul volto di Louis, il suo stomaco si annoda. "Ehi, stavo scherzando! Scusami, non mi devi nulla." Louis si è incupito e le sue guance sono arrossate.

"No," inizia lentamente, come se stesse scegliendo le parole con attenzione, "hai ragione. Sono in debito con te." Harry sta per interromperlo per protestare, ma Louis lo blocca. "Te lo devo, per avermi salvato quella notte. Non so cosa sarebbe successo se tu non ti fossi preso cura di me. Io..." sembra faticare nel trovare le parole giuste, "...ero imbarazzante quella sera," conclude miseramente.

"Ehi," sussurra Harry, "non essere sciocco. Non eri imbarazzante." Louis sbuffa e Harry lo ignora. "Ci siamo passati tutti. Davvero, io lo so." Non elabora il pensiero, ma cavolo, pensa che se Louis sapesse delle situazioni in cui Harry si e' trovato da ragazzino, di quei giorni in cui non gli importava particolarmente di vivere o morire, se solo Louis sapesse lo schifo che era stato, avrebbe pensato che la sua ubriacatura fosse un'inezia. Harry scuote la testa, provando a scacciare i ricordi.

"Stai bene?" Chiede Louis. "Eri assorto nei tuoi pensieri..."

"Ehm," Harry ci ride su, ritornando a concentrarsi su quegli occhi adorabili che lo stanno fissando spalancati, con un po' di preoccupazione a screziare il blu. "Sì, sto bene. Scusa, me lo dicono in molti. Brutta abitudine."

"Ok." Louis sorride con gli occhi circondati dalle rughette. "Lo faccio anche io."

"Sì?"

"Sì. Da quando..." Louis si riscuote e si morde il labbro inferiore, serio. Harry pensa che forse ha capito cosa Louis stesse cercando di dirgli, ma non è sicuro. È tutta un'ipotesi, basata sulle strane parole che Louis gli aveva biascicato quella sera sul taxi. La sua personalità conflittuale, alcune volte allegra ed altre insicura, come se proprio Louis stesse cercando di allontanarsi da quel mondo che gli aveva dato motivo per odiarlo. E poi la scorsa notte, il puro terrore sul volto di Louis quando quei bastardi omofobi avevano urlato. C'era qualcosa che suonava familiare per Harry, nonostante sperasse disperatamente di sbagliarsi.

"Louis?" Tenta di dire, insicuro su come approcciarsi. Aveva incontrato Louis solo tre volte, in fondo.

"Mmh?" Risponde Louis, ancora serio.

"Hai...? Voglio dire, ehm, c'è qualcosa..." Non ha idea di come iniziare, dovrebbe starsene zitto. Quando non continua, Louis alza un sopracciglio con fare interrogativo.

"Io cosa?"

"Ehm... non so cosa sto provando a chiedere, è solo... qualcosa che hai detto sul taxi, la prima notte che ci siamo incontrati." Cosa sta facendo? Si rende conto improvvisamente del modo scorretto in cui si sta comportando. Non è compito suo fare domande a Louis, specialmente se i suoi dubbi sono leciti. Non sa nemmeno quale strano impulso gli abbia fatto iniziare quel discorso, tranne il bisogno di avvicinarsi a lui. Forse anche aiutarlo.

Si rende conto che Louis è pietrificato, e non lo sta più guardando negli occhi. Si è allontanato abbondantemente, ed Harry vuole solo riavvicinarsi e chiedergli scusa, baciarlo finché la sua domanda incompiuta svanisca nel nulla. Invece incombe pesantemente tra loro.

Dopo alcuni dolorosi momenti, in cui Harry non osa proferire parola, Louis parla.

"Non ricordo cosa ho detto sul taxi." La sua voce è così fioca e vulnerabile, improvvisamente Harry si rende conto di quanto sia difficile per Louis. Louis non ha idea di cosa sappia Harry.

"Non hai detto nulla di specifico, giuro." Aggiunge Harry velocemente, disperato nel cercare di rassicurarlo. Quando Louis continua a sembrare dubbioso e quasi terrorizzato, inizia ad elaborare i suoi pensieri. "Davvero, non l'hai fatto. Hai detto qualcosa sull'essere spaventato e... ehm, che non volevi succedesse di nuovo. Ma non hai detto cosa," aggiunge subito, "e, non so, ecco. Ho pensato che quello che ti voglio chiedere è: stai bene?" Ecco, l'ha detto. E non è un'orrenda domanda invasiva. O forse sì. Immagina che dipenderà dalla risposta.

Si aspetta che Louis annuisca ed eviti di rispondere, quindi è sorpreso quando il ragazzo si prende un momento per pensare. Quando parla, la sua voce è strana. Non sembra arrabbiato per la domanda di Harry, ma la sua risposta non sembra nemmeno una di quelle facili.

"Beh, come ho detto, non ricordo cosa io abbia detto nel taxi. Ma sto bene. La maggior parte del tempo, ma credo, se devo essere onesto con te... non so... io..." prende un profondo respiro e guarda Harry fisso negli occhi prima di perdersi leggermente. Scuote la testa. "Non lo so."

È una risposta. Entrambi lo sanno, ed Harry guarda Louis meravigliato. Potrebbe non aver detto molto, ma è stato onesto e non ha liquidato Harry. E questo è un inizio. Annuisce rassicurante e poi sorride. Anche Louis gli sorride, un sorriso caldo che arriva fino agli occhi e ride appena.

"So che può sembrare assurdo," sussurra quasi, "vedere che, nonostante non ci conosciamo da molto tempo, mi faccia piacere che tu sia qui." Un leggero rossore gli tinge le guance, e guarda nervoso l'altro, come se stesse confessando un segreto. Harry sorride ancora di più e si accoccola più vicino a lui sotto la coperta. Le sue gambe strofinano contro quelle di Louis mentre si sposta.

"Anche io," annuisce. Sta per baciare Louis ancora una volta, quando qualcuno bussa rumorosamente alla porta e interrompe il loro confortevole silenzio e, prima che Louis abbia la possibilità di rispondere, la porta si apre ed entra un ragazzo mai visto con i capelli castani corti ed un leggero accenno di barba, con addosso solo un paio di pantaloni della tuta. Che Harry abbia fissato un po' troppo a lungo gli addominali del tizio, nessuno dovrà per forza saperlo.

"Lou?" Inizia il ragazzo, prima di fermarsi e realizzare la scena che gli si para davanti, fissando Harry sorpreso. "Oh, scusa." Mormora. Harry si rende conto di cosa potrebbe sembrare.

"È tutto okay, Liam," dice Louis, non sembrando toccato dagli eventi. Si siede sul letto. "Puoi entrare. Forse ti conviene imparare a bussare più a lungo, che dici?"

"Ehm, sì, certo. Scusa." Liam è ancora in piedi sulla porta, a disagio, che fissa Harry sconvolto, il che suggerisce al ragazzo che Louis non sia solito portare a casa gente a caso molto spesso. O quello, o Harry aveva qualcosa sulla faccia.

"Cosa vuoi?" Chiede Louis pazientemente.

"Oh, ehm... mi chiedevo se avessi visto il mio caricatore. Non riesco a trovarlo."

"No, mi dispiace. Puoi controllare se l'hai lasciato qui." Liam annuisce, sentendo gli sguardi dei ragazzi su di sé ed inizia a rovistare maldestramente tra le cose sulla scrivania di Louis. "Comunque Liam, questo è Harry. Harry, Liam."

Quando Harry ha suggerito che gli sarebbe piaciuto incontrare Liam, non pensava proprio di farlo in quel modo. Per una volta, avrebbe preferito indossare dei pantaloni. Comunque, finché Louis è tranquillo, Harry può ancora vedere la parte divertente della situazione. Dall'espressione mortificata sulla faccia di Liam, sicuramente non la pensano allo stesso modo.

"Ciao Liam," dice Harry pigro dal letto, mentre si mette seduto di fianco a Louis. "Piacere di conoscerti."

"Piacere tutto mio," mormora Liam, con occhi circospetti, e cercando il suo caricatore sopra una pila di riviste, tra le cui pagine non era sicuramente nascosto. Dopo alcuni momenti di ricerca infruttuosa, si raddrizza e dichiara che probabilmente l'avrà lasciato nella stanza di Niall, e corre verso la porta. La chiude dietro di sé, mentre Louis sbuffa appena.

"Scusa. Di solito è più cordiale."

"Tranquillo," dice Harry, "povero ragazzo, non sapeva dove guardare." Louis ride.

"Davvero, povero. Che ore sono?" Dice, indicando il suo telefono sul comodino vicino a Harry. Quest'ultimo glielo passa, realizzando che le sue cose devono essere ancora in salotto, inclusi i suoi pantaloni. Povero Liam.

"Dio. È quasi mezzogiorno." Louis scorre le notifiche sul suo telefono per qualche secondo mentre Harry lo guarda affascinato, ammirando la mandibola affilata. Louis continua a fissare il suo cellulare, poi riprende a parlare. "Non so se ti va di fare colazione. A meno che tu non debba andare a casa. Non che stia cercando di liberarmi di te, ma insomma... non voglio trattenerti se hai cose da fare. Io... " sembrava agitato.

"Colazione! Sembra fantastico!" Harry annuisce entusiasta. Le spalle di Louis si rilassano.

"Grande! E colazione sia!"

_______________________________________________

Hanno chiacchierato a colazione per più di due ore, senza mai smettere di avere cose da dirsi. Louis pensa che questo possa essere un nuovo record per lui! Non il vecchio lui in realtà; perché quello avrebbe potuto parlare per l'intera Inghilterra, ma il nuovo lui... beh, forse ora era un nuovo-nuovo lui.

Harry è sicuramente affascinato. Il modo in cui misura le parole, come se stesse assemblando i pensieri come mattoni. Il modo in cui fa a Louis milioni di domande, e non sembra frustrato o deluso anche quando le sue risposte non sono proprio convincenti. Gli chiede molte cose sul lavoro, sugli amici e cose sciocche come il suo cartone o il suo animale preferiti da bambino. Sembra che nessun dettaglio della vita di Louis, per quanto piccolo o insignificante, debba essere lasciato da parte. Louis non sa perché, ma si trova a parlare più apertamente di sé di quando abbia fatto in tutti gli ultimi mesi.

"Sei più un tipo da museo o da galleria d'arte?" Harry fa la sua milionesima domanda, piegandosi visibilmente sul tavolo per essere sentito sopra l'orrenda musica che invece sembrava accettabile per i proprietari del locale.

"Ehm... probabilmente sono più un tipo da negozio di souvenir del museo. Non ho mai trovato interessante guardare una marea di roba messa a caso dentro una teca di vetro."

"Ma sono antichi. Fatti da persone antiche!" Harry è scandalizzato.

"...e a scuola venivo sempre messo a tacere perché troppo rumoroso durante le gite. Voglio dire, che importanza ha, non è una biblioteca. Non penso che il mio parlare interferisca con la cio' che stai guardando."

Harry grugnisce.

"Che mi dici di altre cose? Quadri? Fotografie?" Louis ci pensa per un secondo.

"Beh, credo che se sono bei quadri o belle foto vada bene. Non vado ad una galleria d'arte da quando ero bambino. Ma che mi dici di te?"

"Non so se potrei scegliere. Quindi davvero non sei mai stato in una galleria da adulto?" Dallo sguardo sul volto di Harry, sembra come se Louis gli avesse detto che non tocca cibo da anni.

"No."

"Beh, questa cosa va risolta."

"Ok." Louis sorride per la scelta di parole.

"Ok." Annuisce Harry, accettandola come sfida. Louis si chiede se non abbia appena accettato un secondo appuntamento. Ci spera, ma allo stesso tempo l'idea lo terrorizza.

"Ora è il mio turno di fare domande," dice, ignorando completamente la cameriera che li sta guardando da circa mezz'ora perché stanno occupando un tavolo, nonostante gli avesse gia' portato il conto.

"Ok," annuisce Harry, sfregando le mani, "sono pronto. Spara." Louis potrebbe aver iniziato a pensare che Harry sia adorabile.

"Qual è la cosa che ti manca di più di casa tua?"

"La mia coperta."

"Tutto qui? La coperta?"

"E il mio cuscino. Gli altri cuscini non hanno la stessa consistenza e morbidezza."

"Voglio dire più nello specifico, della tua città in Cheshire?"

"Oh." Harry sembra quasi stupito, come se non ci avesse proprio pensato. Sicuramente. "Non so," fa spallucce, "le persone, credo. C'erano sempre molte signore simpatiche che mi fermavano per strada per salutarmi."

"Sembra proprio che tu fossi un playboy!"

"Lo ero davvero- con le over sessanta."

"Ah, ti piacciono le donne mature? Capisco." Louis fa l'occhiolino. Harry gli risponde con una linguaccia.

"È quello che dicono, poi sai, le voci si diffondono in fretta." Alza la mano con aria disperata.

"Non c'è fumo senza arrosto, dico io," lo riprende Louis.

"A meno che non ci sia una sigaretta!"

Harry ride come un bambino, evidentemente compiaciuto per la sua battuta. Louis sorride, scuotendo la testa da quanto incredibilmente ridicolo e bellissimo sia il ragazzo seduto di fronte a lui. In un improvviso flash, ha un ricordo di sé stesso, un anno prima, in un cafè simile con Niall e Liam, che rideva istericamente per qualcosa, Dio solo sa cosa. La sua risata si fa più leggera ricordandolo e ora anche Harry sta ridendo.

Dopo alcuni momenti, quando si calmano, Harry allunga una mano, con l'aria di un ragazzino troppo cresciuto.

"Ho una domanda. Come fai di cognome?" Mmh. Strana domanda. Louis non ha nemmeno pensato che Harry potesse avere un cognome. Sembra troppo speciale per avere una cosa così stupida come un cognome.

"Indovina."

"Cosa... ehi, non è giusto!" Si lamenta Harry. "Ci sono tipo due milioni di cognomi!"

"Sei serio?"

"Ho fatto le mie ricerche. Circa due milioni, seicento mila e trentaquattro cognomi, ma chi li conta piu'?"

"È Tomlinson."

"Oh," gli occhi di Harry si illuminano, "ecco che si spiega il 'Tommo'! È cosi' che ti aveva chiamato Niall quella volta."

"Punto extra per lo spirito di osservazione, davvero. C'è proprio un ragionamento serio dietro il mio soprannome. Qual è il tuo invece?"

"Indovina!" Harry ghigna senza pudore.

"Potter?"

"Ok, lo avevo chiesto, ma non è Potter."

"Hill?"

"No. È Styles?"

"Lo stai chiedendo a me?"

"No, scusa," Harry scuote la testa e ride. Dio, è anche più bello quando ride, con quelle fossette che diventano più marcate, incorniciato dai ricci selvaggi, con l'aria di essersi appena svegliato e non aver ancora fatto la doccia. "Il mio cognome è Styles."

"Stiles come quello di Teen Wolf con la jeep, o Styles come ad indicare molti tipi di marche di vestiti?"

"La seconda."

Mmh. A Louis piace. Ci sta. Suona come un cognome da attore o da cantante famoso, non che lo avrebbe mai detto ad alta voce, comunque. Va bene essere sinceri, ma se Harry fosse stato davvero una popstar, Louis avrebbe avuto una delle cotte più grandi della sua vita e avrebbe baciato volentieri il suo poster di notte. Louis non si fida di sé.

"Non è un cognome che si sente spesso."

"Vero," concorda Harry. "Quindi ora sappiamo i nostri cognomi, che ne dici se andiamo a mangiare? Lo so che abbiamo appena mangiato, ma per qualche motivo ho di nuovo fame."

"Beh, probabilmente perché sono già passate quasi tre ore, e anche perché le porzioni qui fanno schifo!" Louis ignora lo sbuffare della cameriera. Beh tesoro, se non vuoi che le persone parlino male delle tue porzioni, francamente, servile più abbondanti.

"Sì, sono piuttosto piccole. Ooo," Harry salta quasi dalla sedia, "conosco un posto dove possiamo andare! Fanno cose buonissime, tipo noodles e wraps, è davvero economico e con enormi porzioni," esita un attimo, "è vicino a dove vivo, quindi dobbiamo prendere la metro. Brick Lane?"

Louis considera le sue opzioni. Da una parte, sembra un po' assurdo andare dall'altra parte di Londra, specialmente a Brick Lane che è la patria hipster - e la morte di Louis - per mangiare e spendere altri soldi. E inoltre, si rende conto Louis, questo vorrebbe dire aver passato l'intera giornata insieme, piuttosto intensa come cosa; e Louis non vuole pensare alle sue implicazioni. Dall'altra parte, anche lui ha fame, e se dicesse no ad Harry, non uscirebbero più insieme, e Louis ritornerebbe di nuovo alla sua solitudine e...

"Andiamo!" Dichiara di botto. Harry sembra sorpreso ma in modo piacevole.

"Sì? Sicuro?"

"Sì, perché?" Louis annuisce. "È da un po' che non vado in quella zona."

"Benissimo, fammi pagare il conto." Harry cerca nelle tasche del cappotto appeso dietro la sua sedia. Louis coglie l'opportunità per alzarsi e indicare alla cameriera dietro il bancone che avrebbe pagato per entrambi. Quando Harry si rende conto di cosa sta facendo, sbuffa e scuote la testa. Louis lo ignora; quando torna al suo posto Harry è crucciato.

"Non dovevi davvero pagare tu. Lasciami almeno ridarti indietro il resto?"

"No." Louis scuote la testa con veemenza, "davvero no, è il minimo che io possa fare dopo che tu mi hai pagato il taxi quella volta!" Harry sembra incerto. Louis, all'improvviso, pensa ad un compromesso. "Se mi lasci pagare qui, giuro che non tirerò più fuori la storia del taxi. Saremo pari." Harry ci pensa per un po', prima di sorridere e annuire.

"Mi va bene," dice, "beh, allora, grazie per la colazione!"

"Chi stiamo prendendo in giro? Questa non era una colazione. Questo era un brunch." Dice Louis, afferrando le loro giacche e uscendo dalla porta. Harry saluta cordiale la cameriera scontrosa, che borbotta qualcosa. "In realtà," escono nell'aria di novembre, il sole già basso, "questo non era un brunch, era proprio un pranzo."

"Non dirlo!"

"Perché?"

"Perché vorrebbe dire che ora stiamo andando a cena. Ma so che avrò fame di nuovo piu' tardi."

"Ma deve essere pranzo perché era dopo mezzogiorno. Non si può fare brunch nel pomeriggio." Si dirigono alla stazione, camminando uno di fianco all'altro; sotto il sole invernale, Louis si meraviglia di quanto sia pallida la pelle di Harry, in contrasto con le sue labbra così rosa.

"Ok," Harry sembra pensarci su, "diciamo che sia pranzo, e la cena sarà più tardi; quindi il prossimo pasto sarà un brunch del pomeriggio. Linner*?"

"Perché non dunch*?"

"Perché sembra qualcosa che diresti se sei arrabbiato per insultare qualcuno. Linner sembra sofisticato." Harry suona sicuro di sé, quasi meraviglioso.

Louis ride e si avvolge meglio nel cappotto mentre si avvicinano alla metro. Il vento battente, che gli va incontro, preannuncia un orrendo dicembre, in completo contrasto però con il calore che sente dentro.

Controlla il cellulare, e si affretta ad entrare in stazione, vedendo che sono già le tre del pomeriggio e che ha ricevuto un messaggio da Zayn più di un'ora fa.

"Fifa? Casa tua?"

"Scusa, ho letto solo ora," digita, "sono impegnato al momento. Ti scrivo dopo :)"

Preme il tasto 'invio' e rimette il telefono in tasca, rendendosi conto che non ricorda l'ultima volta in cui sia stato davvero impegnato quando ha scaricato Zayn. O l'ultima volta che ha mandato un emoji in un messaggio. Guarda Harry, che cattura il suo sguardo e sorride.

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Quella sera, dopo essersi goduti una linner a Brick Lane con una pasta al pesto improvvisata, si sono spostati da Harry, nel suo piccolo monolocale, a guardare diversi episodi di Googlebox dal suo computer.

Louis si toglie i jeans, e si accoccola sotto le coperte con Harry; avevano deciso che avesse più senso per lui rimanere perché la metro aveva già chiuso.

È stanco, per la prima volta dopo mesi è uno stanco felice, stanco soddisfatto, quel senso di stanchezza che si prova dopo una lunga passeggiata all'aria aperta; non quella che ti prosciuga le forze e ti rende inetto.

Harry sta guardando il cellulare; la luce bianca gli colpisce il viso, illuminando anche un po' la stanza buia. Louis poggia la testa sul cuscino, beandosi di Harry, la curva delle sue labbra, la linea del naso, le sopracciglia folte. Dopo alcuni secondi, Harry sente lo sguardo di Louis addosso, e si gira a fissarlo. Gli sorride ampiamente, blocca il cellulare e lo mette da parte.

Non si sono baciati per tutto il giorno, non dalla mattina nel letto di Louis; ma Harry gli aveva preso la mano un po' di volte durante la loro passeggiata in strada, girovagando per Brick Lane. E anche sulla metro, Louis si era trovato ad appoggiarsi ad Harry, che gli aveva avvolto il braccio intorno alle spalle per far sentire il ragazzo al sicuro, più di come si fosse mai sentito da tempo.

Quindi, ora, Louis si trova sopraffatto ancora una volta dal desiderio di baciare Harry. Così lo fa. Non ha idea da dove esca tutta questa spavalderia.

Mentre Louis si stacca dal bacio, vede le palpebre di Harry fremere appena prima che riapra gli occhi. Com' è possibile che un ragazzo così bello sia lì, disteso di fianco a Louis? Non se ne capacita. Non capisce come uno come Harry possa essere interessato ad uno come Louis; ma, realizza, è meglio goderselo finché può. Questa è la prima volta nell'intero anno in cui le guance gli fanno male dal troppo sorridere.

Harry deve svegliarsi presto l'indomani per andare al lavoro, e anche Louis ha un turno al cinema, e ha bisogno di andare a casa a cambiarsi e farsi una doccia; ma si sarebbero rivisti. Si sono scambiati i numeri. Harry gli ha promesso di portarlo a una mostra la prossima settimana, alla Galleria Fotografica.

Louis si addormenta con il sorriso sulle labbra, e con un braccio di Harry avvolto intorno al petto a tenerlo caldo.

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*Linner e Dunch: gioco di parole tra Lunch e Dinner

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