My brother's keeper

By KymyitEfp

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Capitolo 1: The Hell Bottom Rising Star Awards

La reception dell’hotel Pumpkin’ Head era sovraffollata e chiassosa. Artisti di ogni genere e razza, persino di altre città, si accalcavano davanti al bancone, come se registrarsi prima o dopo facesse differenza. Strano a dirsi, ma anche se ormai era autunno inoltrato, il condizionatore andava al massimo e, nonostante tutto, non era sufficiente a refrigerare l’ambiente. Cherry continuava a sventolare imperterrita il suo modulo d’iscrizione, senza riuscire comunque a rinfrescarsi.

-Dannazione, spostati un po’!- ruggì tentando di conquistare spazio nello stretto divano, ma il suo compagno era pressoché nella stessa identica situazione e restituì il colpo di bacino con fare irritato.

-Spostati tu!- l’aggredì.

-Perché dovrei?- ribatté -E’ colpa tua se siamo in ritardo!-

I due ragazzi seduti di fianco a loro si lanciarono occhiate sconsolate e uno di loro, quello con i capelli biondi e la pelle ambrata, si prese la testa fra le mani. L’altro, dai capelli indaco che gli ricadevano sul viso in una spettinata frangia, digrignò i denti appuntiti, mostrandosi decisamente poco propenso a sentire altri battibecchi. Guardò storto prima il diavolo scarlatto, poi la ragazza dalla cresta verde acido, per poi alternare l’occhiata omicida fra l’uno e l’altro.

-State zitti.- sibilò, mettendoli a tacere. I due deglutirono spaventati e smisero di sfogare l’uno sull’altra le proprie frustrazioni, preferendo una tacita sofferenza all’essere squartati da un licantropo “con le sue cose”.

Il ragazzo con i capelli biondi si alzò in piedi, sempre con le mani sul capo. Aveva una forte emicrania e non vedeva l’ora di rifugiarsi nella stanza d’albergo che avrebbero ricevuto una volta presentate le domande d’iscrizione. Le tempie gli pulsavano dolorosamente, senza tregua, a ogni battito cardiaco. Il diavolo lo osservò con fare compassionevole e in parte si sentì in colpa. Se non avesse perso il suo modulo, lui non avrebbe sofferto per quell’emicrania e a quell’ora sarebbero stati già in sala prove a strimpellare e a far baldoria. Perché un’occasione del genere capitava davvero poche volte nella vita. Se poi l’età media della vita a Hell Bottom si aggirava fra i duemila - duemila e dieci anni, inutile dire che le possibilità che un evento di tale portata si verificassero nuovamente a breve erano davvero basse.

Si alzò, dunque, e raccolse i documenti degli altri membri della band.

-Torno là per vedere se trovo un buco.- disse.

Gli altri lo seguirono apprensivamente con lo sguardo, finché non scomparve fra la folla e restarono in silenzio, sperando di rivederlo comparire pochi secondi dopo agitando trionfante le chiavi delle stanze.

Attesero per interminabili minuti. Ogni tanto scorgevano il suo cilindro spuntare qua e là e Cherry e il ragazzo biondo s’intrattennero a contare quante volte lo adocchiavano.

-Sette.- disse lei.

-Otto.- ribatté lui, indicando la parte opposta.

Il povero diavolo, evidentemente, stava sgattaiolando qua e là per trovare un qualche addetto libero, ma infruttuosamente. Il licantropo era palesemente sull’orlo di una crisi di nervi.

-Non ne posso più…- sibilò.

-Hiver.- disse Cherry corrugando le sottili sopraciglia -Sei sicuro che sia dopodomani?-

Lui annuì. -Non è solo quello che mi rende così nervoso.-

La ragazza increspò le labbra -Beh, sì, anch’io sono un po’ agitata, in effetti. Ma stai tranquillo, andremo benone.-

-Oh, no…- disse il biondo -Guardate un po’ chi c’è.-

 Dalla folla emersero due sagome odiosamente familiari che si diressero verso di loro a passo calcolato. Il primo era un tale incredibilmente alto e piazzato, dai capelli castani lunghi e mossi, la barbetta incolta e il viso scarno. Il suo abbigliamento era un tripudio di nero, catene e borchie. Non v’era dubbio sul genere musicale di sua competenza. L’altro individuo era un tale dall’incarnato niveo e l'appariscente trucco rosso e nero su guance e occhi. I suoi capelli rossi erano scompigliati e tirati sulla nuca, il che, unito all’abito in gessato, gli conferiva un’aria contrastante fra il serio e il poco credibile.

-Ma guarda che buffa coincidenza!- esclamò il moro incrociando le braccia al petto -Stavamo giustappunto parlando di voi, ragazzi.-

I tre interpellati si mostrarono fin da subito scontenti di vedere i due, i quali, dal canto loro, erano ben lieti di ciò. Il ragazzo biondo era quello meno propenso a sopportare la loro presenza.

-Che cosa volete?- domandò aspro, sul piede di guerra.

Il moro gli sorrise teneramente, come si conviene con un bambino piccolo -Ma quello che volete voi, cos’altro, scusa?-

Il rosso ridacchiò fra sé e sé, con le labbra contorte in un innaturale sorriso. -Allora, siete riusciti a iscrivervi?- domandò con la voce acuta e nasale.

-Non sono affari vostri.- ribatté Cherry, tagliando corto.

-Mi sa che era un no.- disse il Clown rivolgendosi al compare.

Quello si guardò intorno diverse volte, poi avanzò ancora verso il ragazzo biondo, invadendo una sorta di confine naturale, di soglia del pericolo. Assaporò con gaudio quel momento e, quando vide il suo viso corrugarsi in una smorfia di fastidio per la sua vicinanza, si chinò su di lui, avvolgendogli le spalle col braccio robusto.

-Allora, Miky, dove hai lasciato il nostro amico Panda?-

-Non prenderti tante confidenze, Brian. Per te sono Mikha’il Ba’alentine.-

-Sì, va bene, Miky.- rispose quello, provocatorio -Il mio invito è sempre valido, lo sai. -

-Anche il mio di sparire dalla circolazione lo è.- tuonò una voce alle loro spalle. Il diavolo rosso s’intromise fra l’importunante e il ragazzo biondo. I suoi occhi ambrati e apparentemente vitrei fulminarono quelli castani dell’altro. Brian lasciò la presa, senza scomporsi, anzi, non perse occasione per porgergli i suoi più sentiti saluti.

-Sempre geloso del fratellino, eh, Panda?-

-Pandemonium.- ribatté secco quello -Smettila di storpiare il mio nome e togli quelle manacce da mio fratello, se non vuoi che riduca la tua faccia da culo a una merda schiacciata.-

Il Clown fischiò per la sfilza creativa d’insulti.

-Affabile come sempre…- commentò per poi squadrare i presenti uno a uno -Ho già i brividi di freddo, non è pazzesco?-

-L’unica cosa pazzesca qui, è la vostra faccia tosta.- disse Cherry.

Brian la squadrò con disgusto e le disse sprezzante -Taci, mezzosangue.-

L’aspro commento razziale fece infuriare la ragazza che scattò verso il metallaro con la precisa intenzione di strangolarlo.

-Cherry!- la riprese Hiver, stringendo i pugni -Ignoralo.-

Lei represse i suoi istinti omicidi e diede le spalle a Brian, con profondo disgusto. La risposta che aveva dato a quella provocazione, però, dimostrò quanto ancora fosse profonda la ferita della sua condizione. Pandemonium decise che era giunta l’ora di chiudere quella discussione, prima che sfociasse in un autentico massacro.

-Sono stufo di questo tuo modo di fare.- disse a Brian -Sparisci, hai capito?-

L’interpellato mise le mani in tasca.

-Da quando frequenti certa gente, sei diventato così noioso, Panda.- insistette quello sospirando.

-Pan.de.mo.ni.um.- scandì bene le sillabe l’interpellato, ma prima che riprendesse a sfornare sfilze d’insulti, l’altro alzò i tacchi e se ne andò salutando col dorso della mano.

Il Clown fece per seguirlo, ma prima rivolse un ultimo sorriso sghembo ai quattro -Ci vediamo alla finale, Dualistic Paradox.-

Capitolo 2: Genesi d’accompagnamento al complotto.

Le corde vibravano liberando nell’aria potenti note elettriche che travolsero la platea, coinvolgendola in un urlo potente e continuo, agitando il pubblico e trascinandolo nel delirio più totale. La voce roca di Pandemonium si alternava a quella di Mikha’il in un armonico duetto intriso di poesia epica e malinconia. Il romanticismo triste di quei versi sortiva però l’effetto contrario di riscaldare il cuore di chi ascoltava quella drammatica canzone, racconto dell’amore antico e perduto del primo uomo Adamo per la superba Lilith. Dietro le quinte, gli artisti concorrenti assistevano allo spettacolo con reazioni differenti gli uni dagli altri. C’era chi si scoraggiava, chi si esaltava ancora di più e chi criticava i Dualistic Paradox. Un poco in disparte, Brian Phelesia e Heath Beuphoria discutevano fra loro, ben attenti che nessuno eccetto i membri dei rispettivi gruppi potessero sentirli. Ironicamente, proprio grazie a Pandemonium e ai suoi, potevano comunicare quasi in tutta tranquillità. Brian si sfilò dalla bocca la sigaretta ed espirò il fumo con fare plateale, mentre Heath si mordeva le labbra nere di rossetto e si teneva il mento fra indice e medio.

-Niente male davvero…- ammise -Sapevo che stavano lavorando a qualcosa di nuovo, ma questa canzone non è niente male.-

Brian spense la cicca sul suo portacenere tascabile e assentì -E’ dire che se non fosse stato per me quello stava ancora a lamentarsi che non gli piaceva la sua voce.-

Heath sghignazzò. -Immagino tu l’abbia apprezzata davvero bene, invece.-

Anche Brian sogghignò -Era davvero eccitante sentirlo supplicare a quel modo. Ora però il piccolo Pandemonium è cresciuto e si è fatto dei nuovi amici. Non ha un minimo di riconoscenza, quella troietta.-

In sottofondo, la voce roca del diavolo mutava in una soave voce femminile e nell’arena le dolci e suadenti strofe di Lilith si alternarono a quelle rudi e virili di Adamo. Mikha’il sembrava, a prima vista, non risentire minimamente del canto alternato al suono, ma in realtà, ogni parola, ogni nota, era eseguita nella massima concentrazione. I suoi muscoli erano tesi, il sudore gli colava lungo il corpo copiosamente. Cherry doveva essere ridotta a uno straccio fradicio, ma non ci badava. Il ritmo incandescente che impartiva alla narrazione la escludeva dal mondo esterno. Non c’era più la competizione, il pubblico, la giuria... c’era solo lei, con una sinfonia scarna in testa. Una melodia da scuotere ed esaltare da imprimere nella testa delle persone con la potenza di pugno allo stomaco. La potenza dell’attrezzatura tecnica era strabiliante, poiché si potevano distinguere perfettamente anche le note del basso elettrico di Hiver, il quale era, in quel momento, impegnato in un triste assolo che terminò nel silenzio. Nel pubblico nacque l’inquietudine che fosse tutto lì.

Che n’era del finale della storia?

Pandemonium riprese la narrazione con la sua naturale voce roca, agendo da terza persona narrante.

“Più orgogliosa della sua costa fu la matrice di fango

Non un muscolo mosse al seguito di colei che

Col cuor infranto seguitò per la via peccaminosa.”

Un cambio di voce ancora, nuovamente Pandemonium s’intercalò nel ruolo della prima donna, mentre Mikha’il l’accompagnava con la chitarra. La batteria si fece quasi silenziosa, lasciando al basso il compito d’accentuare l’enorme tristezza del brano.

“Rifiuto d’ascoltare, i miei occhi rendo ciechi, nuda e sola rimango

Immobile, in attesa che ti consumi d’amore per

Colei che in mia vece fu plasmata, Eva virtuosa.”

“D’amore fremo, la mia bocca spalanco, grido estasiato un nome nel buio della notte.

Son come dolorosa brezza i tuoi caldi sospiri sulla mia pelle sudata.

Sottomessa mi sei, o dolce Eva, parte di me, ma non del mio cuore.”

E per diversi minuti ancora Mikha’il e Pandemonium si alternarono. Da Adamo a Lilith, da Lilith ad Adamo. Giunsero a cantare insieme l’apice del brano, in maniera quasi inconscia. Perché avevano, sì, provato tanto, ma mai gli venne naturale come in quel momento. Dietro le quinte, Brian e Heath si congedarono. Tanto ormai, erano ben sicuri di chi avrebbe ricevuto l’approvazione della giuria. Quando, infatti, il pubblico si placò, salì sul palcoscenico il miglior critico musicale della città stato di Hell Bottom: Orfeus Dispater. La sua fama lo precedeva e il solo pensiero di essere giudicati da lui, aveva spinto molti giovani talenti a rinunciare. Infatti, tale individuo d’aspetto innocuo e grassoccio, oltre che d’altezza e fascino, mancava anche di tatto, cosa assai fondamentale. Se si possedeva una delle caratteristiche che egli apprezzava, allora si poteva essere sicuri di essere davvero portati per la musica. Essere da lui criticati, buono o cattivo che fosse il responso, era una tappa fondamentale della carriera di qualunque artista. Egli, fortunatamente, reggeva la cartella con registrati i voti dell’intera giuria, altrimenti probabilmente nessuno si sarebbe conteso il premio finale. Si schiarì la voce e iniziò il breve discorso che si era preparato.

-Quest’oggi, ho avuto modo di ascoltare tante di quelle canzoncine banali e così…. Come dite voi? Commerciali? Sì, commerciali. Mancavate di sentimento, artisti di Hell Bottom! E vorreste che il firmamento musicale ricordasse anche solo l’iniziale del vostro nome?-

-Quello ci fa a pezzi…- disse sommessamente Cherry torturando uno degli anelli metallici della sua gonna di pelle.

-Fa sempre così.- la rassicurò Mikha’il -Ora è tutta scena, per spronare tutti a migliorare.-

Hiver si sistemò tremante il cappello da cow-boy sulla testa -A me sprona soltanto a prendere una lametta d’argento.-

-Ti sono già passate le tue cose, caro?-

Il licantropo fece per ribattere, ma il biondo lo interruppe -Ecco, ecco!-

-Non posso, in definitiva, lamentarmi di tutti quanti voi, perché questa notte qualche brivido l’ho sentito, perciò, in accordo con i miei colleghi giurati, i gruppi che accederanno ai quarti di finale sono i seguenti: i Brainwash Machine.-

Grida assordanti e ferine si levarono esultanti dalla platea in agitazione. Nonostante ciò, fu un risultato considerato da molti scontato, anche se in senso buono. Per quanto non potessero sopportare Brian Phelesia, i Dualistic Paradox riconoscevano il suo talento maledetto. Orfeus pronunciò diversi altri nomi, per giungere infine agli ultimi della lista. Col cuore in gola, tutti tacquero.

-Gli ultimi due gruppi ammessi sono: i Pennywise Doom e i Dualistic Paradox!-

I cuori degli interpellati sobbalzarono all’unisono col grido gioioso e potente del loro pubblico. Cherry piangeva di commozione a discapito della sua aria da dura e si gettò al collo d’Hiver, imbambolato e non ben conscio di ciò che era accaduto. Pandemonium e Mikha’il si scambiarono un poderoso abraccio e quest’ultimo si aggrappò al corpo del diavolo con quanta forza aveva in corpo. Non avevano mai riso tanto quanto quella notte, né pianto tanto di gioia, nonostante non fosse che un gradino solo nella scalata verso la finale. L’alcool scorse a fiumi nelle loro vene e le risate riecheggiarono instancabili nei corridoi dell’albergo. Giorno o notte, non fece differenza, finché la baldoria non consumò le energie collettive e tutti caddero profondamente addormentati.

°

Pandemonium si alzò a sedere con molta lentezza. La testa gli scoppiava per la sbornia ed ogni movimento del capo gli infliggeva lancinanti fitte al cervello. La sua amata tuba giaceva sul pavimento a diversi metri di distanza sul letto. Mikha’il dormiva pacificamente a petto nudo, con le sue ali spiegate ad occupare tutto il letto, come se nulla fosse. Il diavolo gli coprì il petto tatuato con delicatezza e s’avvicinò alla porta della stanza adiacente, dove riposavano, in letti divisi, Cherry e Hiver. Il licantropo respirava pesantemente, come al solito prima di un plenilunio. La ragazza, invece, mentre dormiva aveva un che di angelico, ma mai a farsi ingannare da quelle labbra morbide e da quel mento minuscolo. Il suo abbigliamento e la cresta verde erano un evidente segnale di quanto poco fosse principessina e di quante ossa tendeva a spaccare se infastidita. Pandemonium lasciò i compagni dormire e si diede una rapida rinfrescata.

Il getto d’acqua calda gli massaggiò le spalle rattrappite e rilassò i suoi muscoli rinfrancandoli delle fatiche di quella notte. Non sapendo bene che ora fosse, il diavolo uscì poco dopo dalla doccia con l’asciugamano bianco legato poco saldamente ai fianchi e i capelli neri corti in disordine. L’orologio segnava le quattro del pomeriggio.

-Ma quanto abbiamo dormito?- si domandò grattandosi la tempia, quando due mani gelide gli s’avvolsero poco sopra l’asciugamano, faccendolo rabbrividire.

-Amami ancora, grida il mio nome Lilith, finché vive la notte ed ardono le stelle.-

Pandemonium sospirò scuotendo la testa e si voltò verso l’improvvisato poeta con aria di sfida.

-C’hai provato, oh che peccato, scusa cucciolotto, oggi stai sotto!- esclamò sollevando Mikha’il di peso e arrancando con lui sulle spalle fino al letto.

-Potevi fare una rima migliore.- disse l’angelo carezzandogli bramoso il viso e Pandemonium socchiuse appena gli occhi perlacei. Le sue labbra si protesero verso quelle carnose dell’angelo e premettero su di esse, trasportandole in una dolce e morbida danza. La lingua di Mikha’il intraprese imperterrita la via della sua bocca cercando la sua compagna fremente. Le due carni danzarono come serpenti in fiamme, smaniosi del refrigerio e contemporaneamente del calore che ognuno poteva dare all’altro. Le mani del diavolo s’immersero nelle candide piume dell’angelo aggrappandosi a esse come ad un’ancora di salvezza, mentre le mani tozze di Mikha’il s’insinuavano oltre il debole asciugamano e percorrevano la stretta valle delle sue natiche. Pandemonium lo lasciò entrare con le dita nel suo corpo e scese con la bocca lungo il suo torace, gustando il suo petto scolpito e tatuato e i suoi addominali contratti. Sentiva il suo sesso divenire duro e quando si sentì sufficientemente pronto, afferrò i fianchi dell’angelo, entrando in lui con appena una punta di fatica. Mikha’il gemette sommessamente e si premette contro il corpo dell’amante bramoso di sentirlo sempre di più.

-Ti amo…- gli disse piano il diavolo, sospirando quella frase nel suo orecchio.

Mikha’il emise un sommesso gemito d’assenso aggrappandosi a lui e graffiandogli la schiena inavvertitamente. Ma non gli importava a Pandemonium. Neppure lo sentì il dolore della pelle lacera. Il suo sesso rinchiuso nell’antro stretto e bollente del suo angelo lo mandava in estasi già al solo pensiero. I loro gemiti sospirati si levarono ripetutamente nell’aria per diversi minuti, troppo brevi o comunque intensamente vissuti per bastare davvero. Mikha’il inarcò la schiena in un ultimo spasmo di piacere e si riversò sugli addominali cremisi di Pandemonium. Si sentì leggero, svuotato di ogni fatica o pensiero. Gli parve di non possedere più nemmeno quel corpo ambrato di carne. Nulla se non la coscienza annebbiata dall’orgasmo. Nient’altro se non un intenso piacere che gli confuse i sensi per poi precipitarlo nuovamente e inesorabilmente nel suo involucro mortale.

Spossato, si accasciò poggiando il volto sorridente sul petto del compagno che gli carezzò la testa bionda.

-Ti ho già detto che ti amo, pulcino?-

-Mi piace sentirmelo ripetere.- gli rispose stuzzicandogli il capezzolo con fare malizioso.

-Oh, per favore, voglio dormire!- sbottò Cherry dall’altra stanza, probabilmente rigirandosi fra le coperte.

Pandemonium e Mikha’il a stento trattennero una risatina complice.

-Te lo ripeterò stanotte, allora.-

-Posso sempre dirtelo io.- propose innocentemente l’angelo.

Pandemonium continuò a giocherellare con le ciocche dei suoi capelli, compiaciuto -Vorrei sentirtelo dire adesso.-

-E gemere in silenzio? Voglio sentirti gridare il mio nome, come un forsennato.-

-A volte mi chiedo chi di noi due sia il vero diavolo…-

Brian Phelesia e Heath Beuphoria erano immobili e silenziosi, concentrati sui suoni che trapelavano dalla porta della stanza in cui si consumava l’amore bollente dei fratelli Ba’alentine. Si scambiarono occhiate piuttosto eloquenti e divertite, finché, quando i gemiti d’orgasmo s’alzarono nell’aria, Brian stappò una piccola ampolla scura a bulbo dal collo sottile. Heath lo sentì sussurrare parole a lui incomprensibili e attese nervosamente che qualcosa accadesse. Pochi secondi dopo, mentre ancora Brian recitava chissà quale assurda formula rituale, dalla porta emerse una piccola luce bianca e calda. Heath la scrutò curioso con gli occhi castani e fece per toccarla, quando il moro rimise il tappo all’ampolla, sigillandovi la luce all’interno.

-Ecco fatto.- disse compiaciuto.

Il Clown non parve convinto -Tutto qui?- domandò.

-Tutto qui.- rispose rassicurante l’altro -Per ora.-

Capitolo 3: Richiamo per l’Angelo Guardiano

Gli artisti selezionati si ritrovarono a cena con i giurati e i membri dello staff che avevano contribuito alla realizzazione del grandioso progetto. I presenti potevano quasi respirare l’euforia che vi era nell’aria ed essendo molti di loro nient’altro che ragazzini alle porte di un sogno, la baldoria fu inevitabile. I Dualistic Paradox sedevano al tavolo con le Northern Witches e le Fairy Tinker Bells. Le prime andavano molto d’accordo con Cherry, perché, essendo mezzosangue come lei, vi era una sorta di tacita solidarietà fra loro. Le seconde erano piccole e graziose fate, dolci ammaliatrici di uomini. E il loro attuale trastullo era Hiver.

-Sei stato magnifico…- gli disse una sussurrandoglielo nell’orecchio e faccendolo arrossire visibilmente, rischiando così di farlo strozzare col cibo.

-Un giorno potremmo suonare qualcosa insieme.- continuò un’altra, scorrendo la mano sulla sua gamba e faccendolo tremare sotto gli occhi divertiti di Pandemonium e Mikha’il.

Il diavolo rise e alzò il calice -Propongo un brindisi alla tua verginità!- esclamò.

Il licantropo arrossì visibilmente e non si riusciva quasi a distinguere il suo volto dalla pelliccia del cappotto. Le ragazze, di entrambi i gruppi, lo circondarono mielose e maliziose al tempo stesso, torturandolo con frasi come “Che carinooo!” o “Fatti coccolare!” o simili. Pandemonium si protese verso di lui con gli occhi socchiusi e una finta aria mesta dipinta in volto.

-Non hai idea di quanto t’invidio, traditore.-

Mikha’il roteò gli occhi e acchiappò il fratello per l’orecchio, tirandolo verso di sé.

-Su, su, ci sono io con te stasera.- disse dandogli delle pacche sulla testa con una mano, mentre con l’altra lo teneva stretto a sé.

-Senza nulla toglierti, caro, ma questo non mi consola affatto.-

Qualunque "cattiveria" sparasse, era semplicemente una sorta di copertura, perciò, Mikha’il non ci prestò più attenzione del dovuto e continuò a tormentare il fratello maggiore con i classici giochi maschi quali pugni, schiaffi al collo, scommesse idiote. Il clou della serata giunse quando gli organizzatori degli Awards fecero un annuncio.

-Da quello che vediamo, siete tutti così carichi!- esclamò una famosa rockstar e tutti risposero al coro, esaltati. Lei sorrise e riprese il discorso -Per aiutarvi a scaricare costruttivamente le vostre energie, io e gli altri membri dello staff organizzativo abbiamo pensato di mettervi a disposizione il teatro dell’albergo. Gli strumenti sono già stati piazzati sul palcoscenico, insomma, andate pure e divertitevi!-

I giovani artisti applaudirono e molti, quelli che avevano già terminato la cena, si alzarono in tutta fretta per accaparrarsi per primi il suddetto palco.

-Noi quasi quasi andiamo!- esclamò una delle streghe.

-Anche noi!- esclamarono le fate -E voi, ragazzi?-

I Dualistic Paradox si consultarono velocemente fra loro.

-Io passo.- disse Hiver -Luna piena.-

-No, che peccato!- mormorarono deluse le ragazze circostanti, il che lo fece sentire sollevato. Un po’ di pace era tutto quello che chiedeva. Mikha’il e Pandemonium alzarono le spalle e il primo disse -Mi dispiace, ci stacchiamo anche noi. Per stasera avremmo altri progetti.-

-E che progetti…- insinuò a bassa voce Cherry.

-Già.- le disse Pandemonium -Cose tra fratelli, sai, una partita a Twister, per esempio.-

-Pan, andiamo…- cercò di farlo stare zitto l’angelo, prima che il fratello maggiore e la ragazza si dilettassero in pubblico nel loro gioco preferito: quello dei doppi sensi molto equivoci. 

-Baci baci, gente!- salutò il diavolo, senza scordarsi di fare una smorfia alla batterista che ricambiò indicandolo e facendo poi un eloquente gesto della mano. Pandemonium le regalò oltre alla smorfia un dito medio e così continuarono finché non si persero di vista. Hiver camminava davanti al gruppo, sempre più nervoso e smanioso di raggiungere la reception. Una volta lì, domandò ciò che gli serviva alla ragazza che vi lavorava, la quale gli domandò per routine -Lei ha già acquisito il controllo totale della trasformazione?-

-Si, non si preoccupi. Va benissimo una stanza con i normali requisiti.-

-Molto bene, signor Fenrir.-

-Sei sicuro di non voler venire con noi?- domandò Cherry -Si farà baldoria fino all’alba!- era completamente su di giri, ma ancora non sembrava completamente satura d’alcool. Il licantropo mise le chiavi della stanza in tasca e scosse la testa.

-No, mi dispiace, preferisco non rischiare. Ora se non vi dispiace, vado.- disse con la mano sulla bocca dolorante per via dei denti che tendeva a digrignare inconsciamente.

-Buonanotte.- lo salutarono i compagni, guardandolo scomparire silenziosamente fra la folla.

Mikha’il si gettò sul letto e si stiracchiò in maniera assai provocante. Pandemonium scosse la testa e posò la tuba sul tavolo.

-Stai attento, potrei anche cambiare idea.- gli disse mentre gettava a terra i vestiti e s’infilava nella cabina della doccia. Mentre s’insaponava canticchiando, Mikha’il si portò alle sue spalle e richiuse la porta di vetro opacizzato senza neppure preoccuparsi di far piano.

-Proprio non riesci a resistere…- commentò il diavolo -Almeno lascia che mi lavi.-

L’angelo lo sbatté al muro senza grazia, divertito.

-Ehi, fa piano! Ho detto che te lo do e te lo do, c’è bisogno di fare il…-

Mikha’il lo baciò sulla bocca interrompendolo. Le sue mani scorsero sulla pelle del diavolo, avide di avere presto molto di più che il contatto con la sua pelle. Voleva la carne. Quella umida, bollente ed eccitante dentro di lui. Aprì il getto d’acqua e si premurò di lavare con cura il corpo di Pandemonium che sogghignava di tanto in tanto, troppo preso da quelle mani e da quella bocca vorace per reagire. Se ne rimase fermo con le mani al muro e il capo chino, mentre l’angelo faceva scorrere in lui le sue dita affusolate pregne di sapone. Il suo corpo emetteva tanti di quei rumori viscidi ed eccitanti quanto imbarazzanti e il suo sesso iniziava a indurirsi. Pandemonium gemette sonoramente, con grande piacere di Mikha’il che gli baciò il collo, succhiandolo avidamente e lasciandogli un marchio scuro sulla pelle. Le sue dita premettero più a fondo dentro il corpo accaldato del diavolo, faccendolo sussultare e gemere ancora. La sua mano libera scivolò sotto il suo mento e le labbra gli sussurrarono maliziosamente.

-Ho quasi finito, adesso sciacquiamo e poi ti do il resto, fratellino.-

Pandemonium sospirò frustrato mentre usciva da lui, ma indietreggiò preoccupato quando vide il fratello armeggiare col tubo della doccia -Attento a quello che fai, Mik, perché…-

-Lo dirai a papà?- gli chiese quello sorridendo seraficamente, mentre la sua mano s’insidiava fra le cosce del fratello maggiore.

-Si!- Cioè… no, ma per carità, metti giù quel tubo…-

-Rilassati, andrà tutto bene.-

-Tu sei un diavolo! Un diavolo, altroché!-

Cherry si esibì prima con le Northern Witches e poi con le Fairy Tinker Bells. Quando scese dal palcoscenico, scambiò quattro chiacchiere con un po’ di ragazzi e, mentre discuteva con un uomo anfibio su un nuovo gruppo heavy metal, ma in particolare sugli strumenti musicali utilizzati dai membri, scorse fra la gente la figura rozza e imponente di Brian. Anche lui la vide ma la ignorò bellamente, superandola e salendo sul palco con il resto dei suoi.

Impugnò il microfono e urlò a squarciagola, per poi dare un colpo di mano alle corde della sua chitarra facendola stridere istericamente. Le infierì un secondo colpo, poi un altro a breve distanza di tempo e quando anche il terzo gridò morì nel silenzio, le sue dita composero agilmente i rapidi e assordanti accordi e la sua voce tuonò nel microfono con potenza.

Hiver si accasciò a terra. La sua pelle si tendeva come quella di un tamburo, i suoi muscoli parevano sul punto di spezzarsi e i dolori che le ossa gli causarono mentre l’apparato scheletrico mutava erano indicibili. Si tenne la testa fra le mani, col viso formicolante di pelliccia rivolto verso la luna e gli occhi rivoltati per l’agonizzante tormento. Non poteva farci nulla se non continuare a trattenere le urla di dolore e resistere. Quando finalmente quell’inferno cessò, il licantropo crollò definitivamente al suolo, dove ansimò esausto per interminabili minuti.

Un fastidioso rumore di sottofondo turbò la ritrovata quiete e Hiver rizzò la testa. Le sue orecchie si agitarono cercando di definirne la tipologia e la fonte.

-Cos’è quest’odore?- si chiese annusando qualcosa di estraneo nell’aria. Si mise ritto sulle zampe, la stanchezza se n’era andata, la luna alta nel cielo era sempre un rapido toccasana. Hiver continuò l’ispezione della stanza, continuamente infastidito sia dallo strano odore, che dal rumore di sottofondo. Più lo ascoltava, più gli sembrava di riconoscere dei suoni.

Poi, d’un tratto, si rese conto di cosa fosse.

-Merda!- esclamò precipitandosi verso la porta e tentò di aprirla, ma inutilmente -Dannazione!- imprecò ancora. -Che diavolo sta succedendo qui?-

Per quanto tentasse, quella dannata porta non voleva saperne di aprirsi. Hiver allora si precipitò a cercare il suo cellulare, ma non lo trovò. Si guardò intorno spaesato, nella stanza buia, finché non scorse una sagoma scura in piedi davanti alla finestra.

-Cercavi questo, Fenrir?- gli domandò con un sorriso sghembo.

-Tu… che cosa vuoi?!- ruggì il mannaro procedendo a passi pesanti verso di lui.

L’individuo si fece avanti, brandendo in una mano una pistola antica che luccicava sinistramente alla luce lunare e nell’altra il suo cellulare che sventolava allegramente per aria.

-Nel caso te lo stessi chiedendo: sì, è caricata d’argento e no, non ti sono arrivati messaggi.-

Hiver indietreggiò.

La figura avanzò nella stanza rivelando il suo volto, come se ce ne fosse bisogno. Chiunque avrebbe riconosciuto quella voce così singolare.

-Che cosa ci fai qui, Beuphoria?-

Il Clown parve stupito -Oh, beh, ma per farti compagnia un po'… - si guardò intorno -Non ti senti solo qui, al buio, in questa gabbia su misura?-

-L’unica cosa che non va qui sei tu. Sparisci!-

Heath lo ignorò e gettò un’occhiata curiosa alle riviste sparse sul tavolo del piccolo soggiorno.

-Ti interessi di giardinaggio?- chiese. Si chinò poi sul tavolo, mentre qualcosa sferzò l’aria dove prima stava la sua testa. -Mossa stupida.- disse sorridendo.

Hiver rimase come paralizzato. Non l’aveva visto muoversi, ma c’era la mano aperta del clown che premeva sul suo stomaco. E, se fosse stato solo quello, non sarebbe stato neppure tanto doloroso. Il suo corpo fu attraversato da forti scariche elettriche e s’inarcò all’indietro tremando convulsamente.

Heath lo osservò per tutto il tempo, senza battere ciglio e, solo quando il mannaro fu disteso a terra, parve rilassarsi. Si guardò il palmo della mano e premette velocemente il bottoncino del dispositivo elettrico su di essa, sospirando.

-Era una cosa così ovvia…-

-Ugh…-

-Oh, vedo che sei sveglio… meglio così. Se ti addormenti dopo una scossa del genere rischi di non svegliarti più e, sinceramente, preferisco suonartele sul palco che ucciderti.- rise e gesticolò divertito.-Suonartele, hai capito?-

Il licantropo tentò di rimettersi in piedi, ma il corpo non rispose ai suoi comandi.

-Dove volete arrivare?- chiese digrignando i denti per la rabbia e i tremori dovuti alla scossa elettrica.

Il Clown alzò le spalle.

-Chissà, forse in cima a questa stupida società di pagliacci.- rise ancora -Hai capito? Pagliacci!- e sogghignò.

Hiver iniziava davvero a non sopportarlo più. Purtroppo, il suo cellulare era in mano a Heath e non poteva avvertire gli altri se non in un modo, ma l’avrebbero sentito a quella distanza?

“Non mi resta che provare.” si disse ed emise un sonoro ululato che riecheggiò fra le pareti.

Heath lo indicò -Cavolo, è la prima volta che ne sento uno dal vivo. Mi hai impressionato…- alzò poi la pistola e la puntò verso di lui -Purtoppo per te, però, ho un appuntamento e, credimi, non mi dispiacerebbe restare a giocare, ma sono già in ritardo.-

Il secondo ululato di Hiver fu brutalmente interrotto da un lancinante dolore. Guaì e strinse i denti con forza, quasi fino a spezzarseli. La figura del Clown si fece confusa e lontana. La pallida luce lunare sembrava volesse sfuggire ai suoi occhi e il buio lo inghiottì inesorabilmente poco a poco.

Heath saltellò verso di lui, come se nulla fosse, e si chinò sul suo corpo per estrarre la freccia di tranquillante dal suo collo. Gli carezzò la testa e si alzò, dandogli le spalle per lasciare la stanza.

-Sigillatela.- ordinò ai suoi compagni Clown e s’incamminò verso il luogo del presunto appuntamento. -Oggi c’è proprio una bella luna piena!- esclamò salticchiando spensieratamente sul selciato.

°

Apri le ali, insulsa creatura

Vola lontano, prendo la mira

Non si fugge

Non si fugge

Vieni a me stupida creatura, vieni a me e ti lascerò vivere

Mettiti in ginocchio!

Cherry increspò il labbro, disgustata. Di per sé odiava Brian, i suoi testi poi erano un tripudio allo schiavismo e a quanto lei poteva detestare di più al mondo.

“Evidentemente, il signorino non ha mai aperto un libro di storia.” si disse concedendosi l’ultimo bicchiere di birra della serata “Come se quelli della sua specie non siano andati a piangere sotto le sottane umane per paura di estinguersi. Ma pensa tu che cretino.”

Quando fu sul punto di uscire dal teatro, Cherry si fermò. I suoi sensi l’avvertivano di un pesante cambiamento nell’aria e quando si voltò per vedere di cosa si trattasse, vide molti ragazzi e ragazze del pubblico accasciarsi a terra, altri contorcersi in preda a dolori atroci, altri ancora creare disordini, rovesciando a terra poltrone, tavoli, apparecchiature e quant’altro.

-Ehi!- esclamò quando qualcuno all’esterno le chiuse la porta alle spalle, imprigionandola in quel delirio -Maledizione! Aprite!- esclamò battendo le mani invano per farsi sentire. Si voltò ancora e vide le ragazze con cui aveva riso e scherzato fino a poco prima avvicinarsi minacciosamente verso di lei.

-Maledetto Brian…- disse fra i denti -Ci sei tu dietro questo?!- gli gridò gettandosi verso il palcoscenico con la foga di un’ossessa. Brian sorrise benevolmente, quasi con compassione. Uno strimpellio della sua chitarra e una strega e una fata si gettarono su di lei. Cherry cadde rovinosamente a terra battendo la testa al bracciolo di una delle poltrone. Il sangue sgorgò dalla sua tempia copiosamente sporcandole i capelli. I Brainwash Machine proseguirono nella loro esibizione assordante e maledetta e la batterista dei Dualistic Paradox non poté far altro che tentare di non ascoltarli, ma le forze scemarono e perse i sensi rapidamente.

-Gli esseri umani sono così deboli… una razza notevolmente inferiore.- commentò disgustato Brian, prima di riprendere con la sua canzone, anche se ormai di pubblico ne aveva ben poco e nessuno sembrava stesse più ascoltando. La follia pura aleggiava nell’aria.

Ai’m kollin’ ya, kame hia.

In za neim of Kaizhala’ran,

Gros Ange

Join’mi sun.

°

-Mik, dove stai andando?- domandò Pandemonium, con gli occhi socchiusi e la mente inebriata dal piacere.

Il fratello angelico non rispose, ma uscì dalla doccia senza neppure guardarlo in faccia.

-Mikha’il!- esclamò il diavolo -Non puoi lasciarmi così! Mikha’il!-

La porta del bagno si richiuse alle spalle dell’angelo nel più completo silenzio.

-E’ per quello che ti ho detto?- azzardò il diavolo aprendo la porta della doccia e seguendo il fratello nella stanza da letto -Sai che scherzo, non scopi come una donnetta, Mikha…- Le parole gli morirono in bocca. Suo fratello aveva lasciato la stanza, senza neppure degnarsi di mettere qualcosa addosso e, inoltre, la sua tuba era sparita.

Quando nell’aria avvertì l’odiosa musica dei Brainwash Machine, Pandemonium ci mise davvero poco a fare due più due e si precipitò fuori dalla stanza a tutta velocità.

-Oh, merda!- esclamò nel panico.

Ricordò di essere nudo e tornò indietro a vestirsi, ma indossò solo i pantaloni, le scarpe e il gilet di pelle, senza sprecarsi a recuperare gli accessori. Una volta nel corridoio, decise di raggiungere la musica alla sua fonte, ma con sua immensa sorpresa e fastidio, la strada verso il teatro era sbarrata dagli altri concorrenti agli Awards, compresi i Pennywise Doom, eccetto Heath.

E benché non sembrassero propriamente svegli e intelligenti, almeno la stragrande maggioranza di loro, non avevano espressioni rassicuranti in volto.

Capitolo 4: Di risvegli e perdite

Pandemonium indietreggiò preoccupato. Se aveva dei dubbi, erano appena stati fugati: Brian Phelesia aveva colpito ancora, ma il motivo non era ben chiaro.

“Solo un imbecille può mandare tutto a puttane per la gelosia.” pensò continuando a indietreggiare senza smettere di guardarsi intorno. Senza la tuba era pressoché indifeso, perché non poteva permettersi di usare il proprio potere demoniaco. Non era nella sua etica farlo. Non contro degli innocenti, almeno.

“Quando ti metto le mani addosso, Brian, potrai appellarti a tutti i dannati dell’inferno, ma giuro sulla mia testa che questa me la paghi!” pensò girando i tacchi e tentando di darsela a gambe. Alle sue spalle, però, vi era una seconda folla di personaggi, nello stesso stato catatonico degli altri. Insomma, era circondato e tanti cari saluti all’idea di aggirare l’ostacolo. Mentre vagliava ipotesi su ipotesi sul da farsi, i suoi occhi scorsero i volti familiari dei giovani artisti e si fermarono inorriditi sul viso scuro e minuto della batterista della sua band.

-Cherry?!- esclamò basito -Anche tu…-

Cherry si fece largo fra le ragazze e si diresse verso il diavolo a passo lento, quasi trascinato, gli occhi scuri persi nel vuoto e del sangue sui capelli. Pandemonium trattenne l’impulso di controllare come stava effettivamente l’amica, perché conosceva il potere di Brian e, purtroppo, ebbe conferma immediatamente del fatto che Cherry era finita completamente sotto il suo controllo. I Clown ridevano compiaciuti e il diavolo s’appunto mentalmente di farli a pezzi.

La ragazza si scagliò contro di lui, tentando di colpirlo con un forte destro. Pandemonium parò il colpo, ma la forza con cui era stato inferto era differente dalla solita con la quale Cherry era solita menarlo. Non c’era paragone. Un altro pugno che schivò a malapena, poi un calcio. Un altro pugno che affondò nel suo stomaco con la forza di uno stantuffo. Digrignò i denti e sputò sangue. Si accorse appena in tempo delle unghie nere della ragazza che miravano al suo viso. Usò le braccia a mo’ di scudo e le unghie di lei gli lacerarono abiti e pelle. Anche gli altri ragazzi lo attaccarono e il diavolo si trovò inerme, imprigionato in quella marea dirompente di carne senza possibilità alcuna di fuga. Urlò per il dolore provocato dalle unghie affilate di Cherry che gli straziavano la carne. La ragazza lo strattonò verso di sé, con quella forza che andava oltre il suo limite. Poteva sentire le sue ossa scricchiolare e il suo respiro affannato. Le sue vene e le sue arterie emergevano pulsanti dalla sua pelle ambrata.

Il diavolo si trovò così innanzi ad una scelta piuttosto drastica: ferirla per il suo bene. Non potendo muovere le braccia o le mani, aprì la bocca. I suoi occhi divennero neri come la pece e dalla sua gola si fece largo uno stormo immane di crepitanti piccole creature. Cherry urlò quando gli insetti l’aggredirono e si contorse per scacciarli via. Dalle sue mani sottili si generarono tante sfere verdi che s’abbatterono a casaccio ovunque, distruggendo ogni cosa toccassero e gettando scompiglio fra le fila di disgraziati.

Pandemonium sogghignò, perché sapeva benissimo come indebolire il controllo mentale quanto bastava e la paura che la ragazza provava per quegli innocui insetti servì allo scopo. Approfittando della confusione, afferrò la ragazza sottobraccio bloccandole i movimenti delle mani e corse via con lei a tutta velocità.

Riuscì a trascinarla fino all’hotel deserto e una volta lì, la gettò su uno dei divani di pelle senza smettere di tenerla ferma la fissò dritta negli occhi, concentrandosi su di lei.

-Svegliati!- le ordinò. I suoi occhi erano nuovamente neri e spaventosi e Cherry si sentì trafiggere da una lama gelida chiamata terrore. I suoi occhi si dilatarono ed emise un gemito straziato. Pandemonium la tenne ancora stretta -Svegliati, Cherry Asmodan!-

-Aah…- emise debolmente quella, socchiudendo gli occhi e corrugando le sopracciglia, confusa -Cosa… cosa sta succedendo?-

Sulle labbra del diavolo si dipinse un sorriso sollevato.

Sbuffò profondamente e si accasciò sul divano accanto alla ragazza stranita.

-Pan, cos’è successo?- gli chiese ancora lei, tremante.

-Non ricordi proprio nulla?-

Lei corrugò nuovamente le sopraciglia, riflettendo. I frammenti di memoria si ricomposero nella sua mente, pezzo per pezzo.

-Brian!- esclamò -Quel bastardo in teatro ha ipnotizzato tutti!-

-Hai visto Mik?- le chiese e Cherry negò.

-Non era con te?-

-Si, fino a quando non è diventato strano e mi ha piantato in asso.-

Sul viso della ragazza si dipinse un sorriso malizioso. -Qualcuno qui è andato in bianco.-

Pandemonium increspò le labbra e incrociò le braccia al petto. -Vogliamo parlare dei tuoi amici insetti, zombie-girl?-

-Zom… - ripetè piano lei -Dimmi che non è successo.-

-Tranquilla, non hai perso la testa per Brian. Neppure per me, se per quello.-

-Che simpaticone!- esclamò saltando in piedi, nervosa -Dannazione… come ho potuto cedere a…-

-Nessuno resiste al suo controllo mentale.- la rassicurò il diavolo, girandosi i pollici -Esperienza personale. Ma una volta che ci passi, è difficile che ti freghi di nuovo.-

Lei non parve rassicurata -Riderà di me a vita. Gli ho appena dato conferma che noi mezzosangue siamo deboli come pensa.-

-Perché non gli hai mai schiacciato la prostata con le bacchette.- commentò Pandemonium dandole una pacca sulla spalla -Non pensarci troppo, scema, o ti verranno le rughe e diventerai più cessa.-

La ragazza allora sorrise, poi però analizzò meglio la frase del diavolo e… dove cavolo erano finite le sue bacchette?!

-Pandemoniuuuum!- gli urlò dietro.

Bussarono alla porta e Brian andò ad aprire, togliendo la catena che la bloccava.

-Ti aspettavo.- disse sogghignando e si scostò dall’uscio per far accomodare l’ospite -Entra pure, Miky.-

L’angelo obbedì senza battere ciglio. I suoi occhi erano vitrei e fra le mani reggeva la tuba di Pandemonium. Inoltre… Brian si leccò le labbra pregustando quella vittoria a pieno. Perché un conto era ottenere l’Emblema della famiglia Ba’alentine, ma se a questa grande conquista si aggiungevano come trofeo un tenero angioletto nudo a sua completa disposizione e l’umiliazione totale del suo caro Pandemonium, il trionfo assumeva un sapore davvero troppo dolce e gratificante. Non poté trattenersi dal passargli un braccio dietro la schiena per stringerlo a sé. Mikha’il non si oppose, non fece assolutamente nulla se non continuare a camminare.

-Siediti.- gli ordinò Brian e lui nuovamente obbedì, adagiandosi placidamente sul letto dell’altro. Ironicamente, la tuba che reggeva fra le mani era l’unica cosa che lo separava dal potere e anche dalla totale visuale del corpo dell’angelo. Le sue ali bianche erano fradice e la sua pelle profumava di sesso e bagnoschiuma. Brian scorse la mano sul suo viso, muovendo le dita nodose lungo le basette ispide dell’altro e sulla sua pelle morbida e scura. Il trucco nero era completamente sfatto e colava lungo le sue gote come lacrime nere.

Brian saggiò le sue labbra, succhiandole avidamente e mordendole. Mikha’il non reagì in alcun modo.

-Non per distruggere il tuo dolce momento.- pronunciò Heath sdraiato dall’altra parte del letto -Ma l’amico Panda sta per arrivare… non abbiamo qualcosa da finire prima che venga?-

Brian gli lanciò un’occhiataccia per il semplice fatto di dover ammettere che aveva ragione e, in più, doveva separarsi dal suo divertimento. Oh, beh, una volta arrivato il suo amato diavoletto si sarebbe divertito ancora di più. Allungò le mani verso il cilindro e lo strappò dalle mani di Mikha’il, riscontrando però una strana resistenza. Lo fissò in volto senza scorgere differenze nella sua espressione vacua e infilò la mano nella tuba. Lentamente la estrasse, mostrando il palmo vuoto, con grande delusione del Clown che si era sporto a vedere.

-Cos’è?- domandò -Un’arma invisibile?-

-Niente.- rispose secco -Non c’è niente dentro questo cappello.-

Il Clown lo fissò con aria di sufficienza -Perché è un cappello del secolo scorso. Al massimo ci trovi la polvere secolare.-

Brian lo spinse furioso. -Questo cappello!- sbottò -Questo cappello è stato regalato a Pandemonium da suo padre e non contiene solo la sua stupida collezione di armi, ma anche l’Emblema dei Ba’alentine! Hai la minima idea di che cosa si tratti?-

Il Clown scosse la testa. Brian allora indicò Mikha’il -Pensi che lui sia davvero figlio di Satanael Ba’alentine?-

-Non lo è?-

-No.- disse il moro -Lo sarebbe stato se sua madre avesse deciso di Cadere con lui, ma non l’ha fatto. In compenso, prima di morire gli affidò suo figlio. Chi mai vorrebbe crescere il figlio di un altro senza una giusta ricompensa?-

Il rosso pendeva letteralmente dalle sue labbra, avido di conoscere ogni cosa per filo e per segno, perché, da quando avevano deciso di mettere in atto quel piano, lui sapeva soltanto due o tre cose essenziali, ma nulla di più approfondito. Improvvisamente, ogni cosa assumeva contorni più definiti e voluminosi di quanto si sarebbe aspettato.

Brian sorrise malvagiamente scorgendo un principio di terrore nei suoi occhi.

 -Si dice che l’angelo di cui si è invaghito Satanael Ba’alentine fosse un Arcangelo e che, quando lui cadde, in segreto gli donò qualcosa.-

-Il loro Emblema sarebbe, quindi, un oggetto sacro?!-

-Ora capisci perché sono la famiglia più potente di questo cesso di posto?! Tsk…- lui non riusciva davvero a comprendere cosa spingesse le persone a sporcare il loro sangue. Poteva comprendere il divertimento, la sottomissione, ma la contaminazione dei geni o del casato, quella proprio no. Si chinò nuovamente su Mikha’il e gli premette la mano sulla testa.

La sua bocca pronunciò una formula di difficile comprensione, probabilmente di arcaiche origini. Le sue mani premettero con più forza sul capo dell’angelo e questi tremò visibilmente, battendo i denti. I suoi occhi si dilatarono, per un attimo si ritrovò ad avere coscienza di ciò che gli stava accadendo e afferrò il polso del suo aguzzino tentando di liberarsi, ma senza successo. Brian lo schiacciò sul letto, coprendogli occhi e bocca con entrambe le mani, senza smettere di recitare quella sua formula. Heath, inorridì nello scorgere la medesima luce che avevano già sottratto precendetemente all’angelo fuoriuscire dal suo corpo. Le ali bianche di Mikha’il si aprirono violentemente, in un ultimo, disperato, tentativo di scacciare Brian. Le sue parole gli penetrarono il cervello annichilendo gli ultimi residui della sua coscienza e costringendola ad abbandonarlo.

Il gelo lo attanagliò senza scampo e si sentì inesorabilmente cedere. Poco a poco, scivolò nel nulla.

-Non riesco a chiamare Hiver…- disse Cherry, preoccupata -Non dovrebbe avere grossi problemi con la luna piena.-

Pandemonium allora si guardò intorno, non c’era anima viva, il che era una cosa davvero pessima.

-Sai dove sono le stanze per i mannari?- le chiese.

-Si, sono nella zona più interna del complesso.-

-Riesci ad andarci?-

-Vuoi che ti lasci solo con Brian?-

-Ti ricordo che ho un conto in sospeso con quello stronzo e poi sono preoccupato anch’io per Hiver.-

La ragazza cedette.

-Ok, ok, vado da lui. Stai attento, mi raccomando!-

Pandemonium la osservò finché non scomparve inghiottita dalla tromba delle scale.

Era ancora lì quando sentì una risata acuta e nasale e fece appena in tempo ad alzare il capo che una sagoma variopinta gli passò davanti, precipitando direttamente nel vuoto delle scale.

-Cherry, attenta!- urlò all’amica per avvertirla, anche se più della sua voce sentì quella del Clown riecheggiare in lontananza.

In preda ad un pessimo presentimento, accelerò il passo, accorciando la strada che lo separava da suo fratello, conscio che potesse trovarsi in grave pericolo. Salì di corsa gli ultimi gradini e imboccò l’ultimo corridoio. “La stanza di Brian dev’essere quella là in fondo…” pensò.

La porta era chiusa, ma vedeva una strana luce filtrare da sotto di essa. Nel buio della notte, quella luminescenza rossastra era tutt’altro che rassicurante.

Capitolo 5: L’Emblema e il Vaso della Testa

Cherry percorse il cortile dell’albergo ad ampie falcate. Sperare di non incontrare nessuno fu un desiderio vano e ingenuo.

Perché Heath Beuphoria non era sufficiente a crearle problemi, ci mancavano solo i membri dello staff, che, tanto per complicare le cose, erano anch’essi sotto il controllo mentale di Brian e camminavano a passo pesante e barcollante verso di lei.

-Posso darti un consiglio?- chiese il Clown, col tono da amico di vecchia data.

-No.- lo zittì la ragazza.

-E va bene…- fece lui alzando le spalle -Ma poi non dire che non ti avevo avvertito.-

-Avvertito di cosa?- domandò seccata lei -Ma vi rendete conto, tu e quel tuo amichetto, del casino in cui vi state cacciando?-

Sul volto del Clown si dipinse un’espressione divertita -In cui si STA cacciando, vorrai dire.-

La ragazza raccolse la magia nelle mani, ricoprendole di uno strato luminescente verde, conscia che non aveva altra possibilità per levarsi il pagliaccio dalle palle, se non quella di fargli male sul serio.

-Non vorrai tirarti fuori proprio adesso?- gli chiese derisoria.

Lui alzò le spalle -Chissà, forse dovrei aspettare e vedere come va a finire. Dopotutto posso sempre dire di essere stato controllato anch’io da Brian.-

-Sei un verme!- gridò Cherry correndo verso di lui. Il suo pugno s’infranse contro il suolo sollevando un forte getto di polvere e sassi. Heath saltò su un muro lì vicino e s’inginocchiò come a gustarsi lo spettacolo. Perché la ragazza era circondata dagli zombie e dai compagni suoi e di Phelesia. Francamente, non era convinto circa le effettive abilità dei mezzosangue.

Era curioso. In fondo, era solo per quello che aveva accettato di giocare con Brian. Era un tipo spassoso lui, con tutte quelle cazzate sulla purezza di sangue, come se non fosse stato ben noto che la sua famiglia avesse arcaiche origini umane. Si facevano chiamare Bokor, un tempo ma Brian aveva ripudiato quella denominazione, preferendo definirsi "demone". Certo quello poteva pure concederglielo, perché nessuno che conoscesse era più bastardo e infido di Brian Phelesia.

Eccetto lui, ovviamente.

-Io sarò un verme, ma tu diventerai il mio cibo.- la provocò mentre quella usava i suoi pugni magici sui malcapitati di turno.

Probabilmente avrebbero continuato a muoversi, anche se li avesse fatti a pezzi, cosa che escluse a priori. Evitò di essere abbrancata da un ragazzo enorme e scivolò di lato, usando la sua energia sugli alberi intorno a lei. Le piante presero vita e le loro fronde si agitarono funeste nell’aria. I loro nodosi tronchi si estesero verso il cielo, richiudendosi come una gabbia intorno ai disgraziati, rendendoli praticamente innocui. Uno dei rami serpeggiò veloce contro Heath, ghermendogli il braccio e strattonandolo giù dal muro.

Lui rise, come divertito dall’essere sballottato qua e là dagli alberi. Cherry compì un gesto con le mani e il ramo la emulò, abbattendosi a terra e sbattendovi in malo modo il Clown.

-Ugh!- Heath quel colpo lo senti, ma non smise di sorridere. Anzi, rise più forte -E’ divertente, rifacciamolo, dai!-

Cherry inarcò il sopracciglio.

-Se proprio ci tieni…- disse -Ora ti faccio sentire un po’ di buona musica.-

Il ramo s’alzò nuovamente da terra, la ragazza abbassò la mano e il vegetale imitò nuovamente il gesto, colpendo Heath sulla schiena.

Una volta, due, tre, quattro.

Heath gemeva sballottato in una giostra di legno che lo percuoteva come un tamburo indiavolato. Gli schioppi delle percussioni accompagnavano il suo canto di dolore e Cherry fu come rapita da quella soddisfacente sinfonia, tanto che perpetrò l’esecuzione per alcuni minuti, dimenandosi come un’indemoniata dinanzi al suo pubblico esultante.

Pandemonium sfondò la porta con un calcio gridando il nome del fratello. Ciò che si trovò davanti non gli piacque per niente. Seduto sul letto, c’era Brian e, in piedi accanto a lui, Mikha’il.

Il Bokor teneva la mano ben stretta sulla natica dell’angelo, come a reclamarne il possesso e gli occhi del minore dei Ba’alentine erano vitrei. Non assenti come poco prima. Erano spenti. Pandemonium scosse la testa, tentando di negare il malaugurato pensiero che fosse tutto perduto.

-Sei arrivato in ritardo.- disse Brian -E abbiamo iniziato senza di te. Ma tranquillo, ci siamo divertiti…- si morse lascivamente le labbra -Se vuoi, puoi unirti a noi.- disse ancora, scorrendo la mano dalle natiche dell’angelo alla sua schiena. Si alzò in piedi e strinse prepotentemente l’angelo a sé. Profanò la sua bocca con la lingua, senza smettere di guardare Pandemonium che ribolliva di rabbia.

Il diavolo si sentì divorare dall’ira e giurò a se stesso che avrebbe trascinato per i gironi dell’inferno, con un gancio infilato nei coglioni, quel fottuto bastardo.

Le unghie nere gli penetrarono a fondo i palmi e la sua bocca si spalancò in un forte ruggito, i suoi occhi erano divenuti nuovamente neri e l’oscurità avvolgeva il suo corpo, ronzante come uno stormo di locuste.

-Dovrai fare molto di più per impressionarmi.- asserì Brian inarcando il sopraciglio e infilando il dito medio nell’insenatura fra le natiche dell’angelo -Vedo che hai fatto un bel lavoro con lui. E poi sarei io quello perverso, fratellone…-

-TACI!- ruggì il diavolo con la voce composita dai suoi vari timbri -Togligli le manacce di dosso!-

Brian non si curò della minacciosità di quelle parole, né dell’oscurità che accompagnava il diavolo mentre avanzava furioso verso di lui. Come aveva detto a Heath, aveva molte frecce nel suo arco. Prese il polso dell’angelo e lo infilò nella tuba di Pandemonium, che inorridì.

-Adesso…- sussurrò all’orecchio di Mikha’il -… prendi l’Emblema.-

L’angelo strinse il pugno intorno a qualcosa di solido ed estrasse meccanicamente il braccio. La stanza fu rischiarata a giorno da un abbacinante bagliore e sia il diavolo sia il Bokor strizzarono gli occhi infastiditi da essa.

-Ma che diavolo è?!- esclamò il primo quando la luce si dileguò quanto bastava per permettergli di intravvedere qualcosa.

In mano a Mikha’il, vi era una spada lucente.

Quindi, era quello l’oggetto sacro che aveva ricevuto in eredità?

-Certo che sei uno strano diavolo, tu.- commentò un piccolo demonietto scarlatto camminando intorno ad un altro bambino, più minuto e fragile in apparenza.

Il piccolo angelo lo guardò incuriosito, succhiandosi il pollice. I suoi occhi si socchiusero lentamente, colmandosi di lacrime. Scoppiò a piangere.

-Ehi, che cos’hai?- esclamò il diavoletto -Non ti ho fatto niente, ehi!-

Inutile, l’angelo non voleva saperne di stare zitto e continuava a piangere indicandolo.

-Vai via, sei brutto! Brutto, brutto, brutto!-

-Io sarei brutto?!- era solo un bambino, ovviamente si offese -Tu sei brutto! Con quelle ali da pollo allo spiedo!-

-Io non sono un pollo allo spiedo!- gridò il piccolo angelo saltando in piedi.

-Invece si!- gli fece la linguaccia lui.

Pandemonium scosse la testa ridestandosi da quel ricordo. Quel nostalgico momento era ormai solo una memoria da conservare nel cuore. Mikha’il era…

-Pandemonium, ricordati che Mikha’il è tuo fratello.- gli disse suo padre tenendo fermi sia lui, sia il nuovo fratellino, impedendo a entrambi di continuare a picchiarsi -E devi prenderti cura di lui.-

Non se n’era preso cura affatto. Non quando necessitava.

E Brian aveva fra le mani non solo il suo corpo inerme, ma persino l’Emblema. Aveva distrutto il loro sogno con poche mosse che avrebbe potuto benissimo prevedere.

Che stolto ch’era stato…

-Come mi aspettavo, questa è la spada sacra di Mīkīl.- Brian era estasiato, non riusciva a distogliere lo sguardo dall’arma. Dalla sua elsa doro zecchino e dalla sua lama platinata e cristallina.

-Quanto ho desiderato entrane in possesso…-

-E’ per questo che dicevi di amarmi e tutte quelle cazzate lì?- Pandemonium si riscosse e, benché conoscesse benissimo la verità, volle sentirselo dire in faccia. -Mi hai solo usato perché sapevi che avevo ereditato la spada?-

-Esattamente.- rispose l’altro -Ma non è stato tutto tempo sprecato con te.-

Il diavolo annuì, incassando il commento.

Era stato davvero cieco, ma era comprensibile. Lui Brian l’aveva amato e in fondo al cuore rimpiangeva quei giorni in cui “erano felici”. Molto in fondo al cuore, in un luogo che poteva definirsi “l’angolo dimenticato del subconscio”. Perché poi Mikha’il l’aveva istigato a “prendersi cura di lui” ed erano finiti così, all’insaputa di tutti.

O quasi.

Non poteva più nasconderlo, ma che importava ormai, se il suo fratellino frignone e permaloso era ormai solo un guscio vuoto in mano ad un depravato bastardo?

-Per ringraziarti…- Brian sogghignò maleficamente -Ti concederò la grazia di una rapida morte, per mano del nostro Miky.-

A un suo schiocco di dita, l’angelo spiegò le ali e s’abbatté con foga contro di lui. Ancora una volta il diavolo si trovò a schivare il colpo di un amico, ma nel caso di Mikha’il, era sicuramente peggio. Vedere i suoi occhi rimanere freddi e inespressivi mentre lo feriva e tentava di ucciderlo era davvero doloroso. Perché sapeva quanto invece ciò l’avrebbe fatto soffrire.

Un fendente sferzò la sua pelle scarlatta e il sangue nero zampillò nell’aria.

Brian non smetteva di goderne. Non cessò un attimo di sorridere, compiaciuto del proprio operato.

Pandemonium aveva sempre pensato che il suo atteggiamento provocatorio fosse dettato dalla gelosia, dannata prima impressione. Brian era possessivo, non geloso e non lo aveva mai amato.

Un altro rapido fendente, che mancò di fortuna il cuore.

Se non s’inventava subito qualcosa, sarebbe finita davvero molto male.

Quando la polvere si diradò, Cherry si accorse che Heath non era più dove doveva essere.

Sparito nel nulla.

La ragazza si guardò intorno e, non vedendolo, decise di lasciar perdere tutto e tutti e di precipitarsi alla stanza di Hiver. La porta era chiusa a chiave e sprangata, ma bastò un piccolo incantesimo per far scattare la serratura e far saltare la barra d’argento che la bloccava dall’interno. Una volta dentro, vide nella penombra il corpo dell’amico steso a terra, ancora mutato in lupo.

-Hiver!- esclamò correndo verso di lui. S’inginocchiò di fianco al suo corpo e costatò che era ancora vivo. -Hiver!- lo scosse cercando di svegliarlo.

A seguito di svariati tentativi, lui aprì piano gli occhi. Il suo corpo era ancora intorpidito e la sua mente confusa. Non capì dove si trovava e il suo essere lupo non lo aiutò a ragionare razionalmente. Ringhiò sommessamente, ma Cherry gli carezzò la testa.

-Sono io, sono io.- gli ripetè tranquillizzandolo.

Il licantropo l’annusò, riconoscendola, ma c’era anche un altro odore conosciuto nell’aria.

Quell’odore!

Gli occhi di Hiver si spalancarono e fece appello alle sue forze sopite per rimettersi sulle zampe a fatica.

-Lui è qui…- disse piano, scuotendo la testa per rischiarare la mente.

-Intendi Heath?- chiese Cherry guardandosi intorno nervosamente. Era tutto così dannatamente inquietante al buio…. Hiver respirò piano e profondamente per inviare più ossigeno possibile al cervello. Con l’olfatto ferino che possedeva, poteva avvertire chiaramente la sua presenza, ma dov’era?

Un rumore sinistro e lieve li fece voltare di scatto verso la porta del bagno che si apriva da sola o forse a causa di qualcosa d’invisibile. E fu spaventoso il non vedere cosa, ma al tempo stesso sapere che ci fosse. Una risata fastidiosa veniva dal buio oltre all’uscio, ma nessuno dei due osava mettere piede nella stanza.

-Yuuuuhuuuu, ragaaaaazziiiiii…- li chiamava la voce -Sonooo quiiiii…-

I due si guardarono, ma nessuno fece la sua mossa per primo. Due occhi scuri parvero ridere di loro nell’oscurità completa oltre la porta.

-Avete pauraaaaa, hihihih!-

Cherry digrignò i denti. Paura, lei? L’unica cosa che temeva erano gli schifosi insetti. Il resto era una bazzecola.

Ancora una volta raccolse l’energia nelle sue mani e scagliò una sfera luminosa verso il bagno. Videro chiaramente Heath fuoriuscire burlescamente dal buco dello scarico, con tutta la calma e la goffaggine del mondo. Schivò facilmente l’attacco e rise mostrando i canini appuntiti.

-Ma che pessima mira… prova queste invece.- disse e lanciò qualcosa.

Cherry e Hiver si scansarono, ma nulla li sfiorò. Rimasero sconcertati ma pochi secondi dopo, a seguito di un leggero schiocco sul pavimento, ecco un’esplosione travolgerli e scaraventarli ai due poli opposti della stanza.

-Ugh…- gemettero entrambi, doloranti e confusi. Il clown uscì alla luce lunare camminando rozzamente nonostante l’abbigliamento elegante e si grattò la testa, perplesso.

-Siete proprio pessimi, per nulla divertenti… quello stronzo di Brian si è preso tutto il divertimento, tsk…- disse imbronciato ficcandosi le mani in tasca.

-Per te tutto questo è divertimento?- chiese Cherry rimettendosi in piedi. I suoi occhi neri lampeggiavano d’ira. Anche Hiver prese male il commento e ringhiò minacciosamente.

-Ho già detto che siete noiosi.- commentò aspramente e lanciò loro qualcos’altro. Come una pallina da ping pong, solo invisibile. Le esplosioni che deflagrarono per la stanza successivamente, furono invece ben visibili e dolorose.

Heath rise, soddisfatto del suo operato. Cherry e Hiver giacevano stremati sul pavimento e non erano più un problema per lui, né per Brian. Poteva benissimo andare da lui a reclamare ciò che gli spettava.

Abbassò la maniglia, ma la porta non si aprì e solo dopo aver insistito invano, si accorse di un movimento alle sue spalle. Heath si volse appena in tempo per intravvedere un destro peloso abbattersi senza pietà sul suo viso. La pelle si squarciò e il suo corpo fremette disordinatamente rigettando aria. Si sgonfiò come un palloncino bucato, svolazzando per la stanza davanti agli occhi dei suoi avversari. Questi rimasero immobili a fissare quei lembi di pelle e stoffa giacenti sul pavimento, come se d’improvviso potessero rianimarsi e attaccarli.

Ma non accadde nulla.

La lama affondò nella sua coscia e Pandemonium urlò di dolore sotto lo sguardo divertito di Brian. Mikha’il estrasse la lama e diede con essa un altro affondo. Il diavolo schivò appena in tempo e afferrò il braccio dell’angelo. Lo strattonò verso di sé e gli afferrò la testa fra le mani. Tentò di ripetere quanto fatto con Cherry, ma l’angelo lo trafisse all’addome con un gesto secco e pulito.

Il maggiore sputò sangue e indietreggiò tremando per il forte dolore che quella lama gli causava. Non era una spada normale.

Nessuna lama ordinaria poteva causare tanta sofferenza.

-Mikha’il…- sussurrò piano cadendo in ginocchio -Ti prego, torna in te.-

L’altro non diede nessun cenno di vita. Il suo sguardo era sempre vacuo e inespressivo. Brian si alzò e si diresse verso di lui.

-Era da tanto che non ti rivedevo ai miei piedi… che nostalgia.- commentò irrisorio.

Pandemonium tossì altro sangue scuro e si premette le mani sulla ferita dolorante.

Lanciò al Bokor un’occhiata omicida e scoprì le zanne furiose, senza però incutere timore nel suo nemico. Brian lo colpì sulla ferita con un possente calcio e il diavolo strinse i denti per non lasciar sfuggire alcun grido e si accasciò a terra. Brian lo colpì nuovamente, stavolta pestandogli ripetutamente la parte lesa e premendola con la punta della scarpa.

-Uaaaagh…- si vergognò il diavolo di quell’atroce lamento che gli sfuggì e che compiacque maggiormente il Bokor. Brian si esaltò della piega che stavano prendendo le cose e rise nell’infierire sul nemico ormai vinto.

-Non sai quanto aspettavo questo momento.- esclamò mentre gli rifilava l’ennesimo calcio. Pandemonium si era appena rialzato e la potenza del colpo lo sollevò da terra faccendolo cadere a diversi metri di distanza. Era sfinito. Le sue dita tremanti tastarono febbrili la falda del cilindro davanti a lui. Il piede di Brian calò sul suo polso e il diavolo poté sentire lo schioppo secco e atroce della rottura delle ossa.

-Mi spiace, caro.- disse ancora il moro, raccogliendo la tuba con tutta calma -Niente armi. Non vorrai far del male al tuo fratellino?-

-Fottiti.- mugugnò il diavolo, ma qualcosa nel suo sguardo era cambiato.

Improvvisamente, il cappello prese fuoco e Brian urlò per lo sconcerto e il terrore.

-No!- immediatamente strappò l’oggetto al legittimo proprietario e tentò di spegnerlo, prima colpendolo con forza con le mani e poi gettandolo a terra per tentare di soffocare le fiamme con i piedi. Inutile, il fuoco divampò avvolgendo completamente il cappello e bruciandolo inesorabilmente. Pandemonium si mise a sedere scuotendo la testa.

-Che peccato…- commentò -La mia preziosa collezione d’armi è andata…-

Brian tremava di rabbia e sudore gelido.

-Così impari a scorazzarla ovunque.- disse una voce ironica alle spalle del Bokor che, atterrito, si voltò di scatto.

-Mi…Mikha’il?- chiese sorpreso.

L’angelo sospirò e alzò le spalle.

-Chi dovrei essere, scusa?-

-Sembra che tu abbia visto un morto, Brian.- lo schernì sogghignando Pandemonium.

-Questa è roba tua?- chiese l’angelo rimirando la spada dall’elsa alla lama.

-No, è roba tua.- commentò il fratello maggiore.

-Mi sfugge qualcosa…- ribatté il minore confuso.

-Anche a me.- disse Pandemonium accorgendosi del fatto che, furtivamente, Brian Phelesia, il Bokor, tentava di darsela a gambe.

Istantaneamente, il diavolo si frappose fra lui e la porta, con dipinta sul volto l’espressione più compiaciuta che avesse mai esibito.

-Vai da qualche parte, Brianna?-

-Io… Sai, in verità ti ho sempre amato, Pandino...- disse con un filo di voce, tentando di salvarsi la pelle.

-Dovrei essere geloso?- domandò allora l’angelo, tagliandogli la strada alle spalle.

-Non più del necessario.- commentò il diavolo -Sai, Brianna… in fondo anch’io ti voglio un gran bene… -

Quello s’illuminò speranzoso, ma quando gli occhi del diavolo si tinsero nuovamente di pece e le tenebre ronzarono minacciose fuori dal suo corpo, quando la luce di Mikha’il arse alle sue spalle bruciando come il sole e quando le due forze si scontrarono sopra la sua testa scoppiettando come tante piccole saette, capì che non poteva sottrarsi al giusto castigo e tuttavia non lo accettò dignitosamente.

Capitolo 6: Epilogo di un complotto fallato.

-Anch’io ti voglio un gran bene, altrimenti ti avrei già ucciso?- sbottò Mikha’il agitato.

Pandemonium gli rifilò un pacchetto di caramelle, tanto per tentare di raddolcirlo.

-Andiamo, era solo per dirgli che gli stavo per riservare una lenta e meritata agonia.-

Il fratello minore si ficcò un pugno di caramelle gommose in bocca e le masticò rumorosamente.

Pandemonium si stiracchiò sulla sedia, gemendo poi sonoramente per il dolore al polso.

-Ahi, ahi!-

-Che bambinone.- lo istigò l’angelo mostrandosi deluso da lui.

-Oh, ma zitto, non hai idea di quanto io abbia sofferto!-

-Allora perché non ci stai tu qui, ricoverato?-

-Qualcuno ha paura delle punturine al culetto?-

-Salve ragazzi!- esclamò allegro un Hiver umano entrando nella camera d’ospedale.

I due litiganti lo ignorarono.

-Vuoi che ti rompa anche l’altro braccio?!-

-Tu ancora mi devi scontare quello della doccia!-

Mikha’il sorrise sornione -Non mi pareva ti dispiacesse.-

Pandemonium sentì l’istinto irrefrenabile di proteggersi le chiappe dal ricordo fresco e doloroso di quella notte.

-Te lo faccio assaggiare, così poi vediamo se piace anche a te!-

-Ehm… ciao ragazzi…- Hiver tentò di farsi notare di nuovo.

-Lascia perdere.- gli consigliò Cherry, seduta accanto alla finestra, intenta a leggere una rivista -Tubano così da due ore.-

Il licantropo le si sedette di fronte, rassegnato, e le domandò -Ci sono novità?-

La ragazza scosse la testa.

-No. Ma è ovvio che una notizia del genere non venga pubblicata.-

-Non è una cosa corretta.- asserì Hiver.

-Quando si hanno soldi e potere, la scorrettezza sarebbe quella d’infangare l’onore della famiglia.- disse lei girando pagina -Ma non credo che Brian la passerà liscia questa volta.-

-I panni sporchi si lavano in famiglia.- recitò lui.

-Spero che dopo averlo lavato, lo sbattano ben bene!- sogghignò maligna la strega.

-Seriamente, Pan, io sto bene, non voglio stare qui…- emise supplice Mikha’il, abbandonandosi sconsolato sul cuscino rialzato -Mi ammazzo di noia e le infermiere non sono così affascinanti da farmi cambiare idea.-

Il diavolo s’addolcì -Su, non fare il bambino viziato. Sei morto e risorto, hai idea di cosa comporti questo?-

-Un sacco d’iniezioni e ricostituenti. E cibo insipido.-

Il fratello maggiore si chinò su di lui e gli rimboccò le coperte -Non è una cosa da prendere alla leggera. Un paio di giorni e sei fuori, resisti.-

-Anche lei è stata zombizzata, non capisco davvero perché solo io debba essere ricoverato!- continuò a protestare l’angelo -Anzi, di questa storia non ci ho capito una mazza!-

-Figurati noi.- risposero in coro la batterista e il bassista.

Pandemonium si grattò la testa, cercando le parole per spiegare nuovamente e in breve i fatti. Ripetè la vicenda dell’antico amore di suo padre per la madre di Mikha’il, dell’Emblema che era diventato la fonte del potere della famiglia (potere inteso come influenza) e di come il padre gli avesse affidato in eredità l’oggetto perché lo custodisse e usasse per proteggere l’angelo. Gli disse anche di quanto diabolico ma male strutturato il piano di Brian fosse.

-Non me l’aspettavo proprio da uno intelligente come lui.- commentò Hiver.

-Credo sia un’idea balzana che gli è venuta in mente vedendo il volantino degli Awards…- rispose Pandemonium -Sarà anche intelligente, ma ha fretta di fare le cose. E’ questo che lo frega sempre.-

Mikha’il annuì.

-A proposito di questa faccenda… mi dispiace.- disse arrossendo -Per colpa mia hai sacrificato il tuo cappello.-

Pandemonium gli sorrise dolcemente -Era solo un cappello.-

-E le tue armi.-

-Ora non me lo ricordare…- commentò dispiaciuto. Sospirò guardando di lato. -Per quanto ora trovi seccante il dover ricomprare tutto… beh, lo rifarei… lo sai?-

-Lo so…- ripetè arrossendo l’angelo. La sua mano s’infilò fra quelle sudaticce del fratello che gliela strinse calorosamente -Grazie ancora.-

Pandemonium avvicinò il viso scarlatto al suo e gli baciò la fronte ambrata con dolcezza.

-Per così poco?- disse scherzosamente.

Cherry e Hiver si lanciarono un’occhiata complice e uscirono dalla stanza, in modo da lasciare ai due fratelli la privacy che quel momento da latte alle ginocchia richiedeva. Dopotutto se lo meritavano dopo quella fatidica notte all’hotel. Se l’unico modo che Brian avesse avuto di arrivare all’Emblema non fosse stato usare Mikha’il come un burattino e rinchiudere la sua anima nel cappello per confondere lo stesso, probabilmente quella storia assurda sarebbe finita molto male.

Una volta nel corridoio, incrociarono Heath Beuphoria armato di un voluminoso mazzo di rose nere che li salutò sogghignando come se nulla fosse. Come se l’essere stati squalificati dagli Awards non significasse nulla. Il bastardo era fuggito quando aveva visto che la situazione era completamente sfuggita al suo compare, ma era anche andato a trovarlo all’ospedale. Che fosse solo un modo per schernirlo? Era tutto possibile. Il licantropo dovette trattenere la batterista dall’inseguire e massacrare l’odioso pagliaccio. Ma ad impedirle il giusto e sensato gesto, fu qualcos’altro.

-Ragazzi…- disse Hiver, tentando di avvertire i due amanti nella stanza.

Invano.

Quando quei due stavano così, uniti, labbra nelle labbra, occhi negli occhi, mani nelle mani, non sentivano più nulla e nessuno. Solo i rispettivi respiri affannati e i cuori palpitanti. Le farfalle allo stomaco e il calore pulsante che cresceva scorrendo nei loro corpi come un fiume in piena.

-Ti amo.- sussurrò il diavolo mentre la mano gli scivolava sul collo del fratello minore.

-Ti amo anch’io…- ribatté l’angelo mentre col ginocchio premeva fra le gambe del maggiore.

-E’ bello sapere di avere due figli che si amano così tanto.- tuonò autoritaria una voce profonda.

I due fratelli s’impietrirono e separarono pian piano, con gli occhi sbarrati rivolti verso la porta della camera.

-Pa-papà?!- esclamarono in sincrono, con voci squillanti e volti fumanti d’imbarazzo.

Forse dovevano al genitore più di una spiegazione.

Fine

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