「serendipity」

By vrbbh02

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-"serendipità (parola) trovare qualcosa di buono senza cercarlo." - a park jimin one shot [ all rights reserv... More

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By vrbbh02

'jaehyun... possiamo parlarne, per favore?' la voce delicata di sunhee si ritrovava di nuovo a supplicare il ragazzo dall'altro capo del telefono, con estrema tristezza e disperazione.

i due avevano di nuovo litigato.

'no, te l'ho già detto mille volte: lasciami in pace.' ribatté brusco jaehyun, frustrato dai continui litigi che intercorrevano tra di loro.

non voleva ammetterlo ma pensava di non amare più la ragazza dai capelli color pesca.

'jaehyun, finiamola qua a questo punto. se non t'importa più di me, che senso ha andare avanti?' disse duramente sunhee con voce spezzata, mentre si arrendeva al fatto che il suo cuore già distrutto si sarebbe danneggiato ulteriormente in questo modo. ma poco le importava, voleva trovare una via d'uscita da quella relazione tossica che l'aveva pian piano annullata.

dall'altra parte, jaehyun, sentendo le parole della ragazza, era d'un tratto diventato silenzioso. gli occhi castani erano puntati su un punto indefinito dello spazio, mentre la mente si era spenta del tutto.
sapeva bene che sarebbe stato meglio mettere una fine alla loro storia, ma ci stava rimanendo comunque male perché stava, di nuovo, fallendo.
aveva di nuovo rovinato tutto, come faceva sempre.
lo stesso, solito, circolo vizioso: conosceva una ragazza, ci stava assieme per un mesetto, poi si infatuava di una più carina, tradiva così la prima ragazza e dopo una relazione più o meno lunga la prima ragazza rompeva con lui.
ogni volta era così.
anche in questo caso era riuscito a far perdere la testa alla giovane sunhee che, pensò lui, non meritava per niente di star male per un ragazzo come lui.

'jaehyun...' lo richiamò lei, risvegliandolo dalla sua trance temporanea e riportandolo alla realtà.

il ragazzo scosse la testa e tornò collegato al mondo reale.

'va bene, sunhee. possiamo... parlarne, oggi pomeriggio, alle tre, al parco? è okay per te?' domando con un tono di voce che faceva trasparire vulnerabilità, tristezza e amarezza.

'sì, va bene allora. ci vediamo più tardi.' sospirò sunhee, attendendo la risposta dall'interlocutore, che, però, non disse nulla.

la ragazza attaccò e lanciò il dispositivo sul letto, facendolo atterrare sul morbido materasso.

si appoggiò alla parete color crema, prendendosi la testa tra le mani e lasciando che il nervoso e la tristezza si trasformassero in calde e salate lacrime.

'quanto ti odio, kim jaehyun, quanto ti... odio.' urlò lei, chiudendo le mani in due pugni fino a far diventare le nocche completamente bianche.

'mi dispiace, sunhee.' mormorò tra sé e sé il moro, portandosi una mano fra i capelli e osservando il suo stesso riflesso sullo specchio a figura interna che era appeso alla parete verde pistacchio della sua stanza.

'penso di essere stato innamorato di te, ma, come sempre, ho perso la testa e ti sono stato infedele. ti ho fatta soffrire così tanto, mi dispiace. vorrei poter fare qualcosa per darti conforto, ma non penso ci sia davvero qualcosa in grado di tirarti su il morale. posso solo provare a rassicurarti, ti dirò che un giorno, molto vicino, troverai qualcuno in grado di amarti con tutto il suo cuore, in grado di darti tutto ciò che non ti ho dato io, in grado di esserti fedele per tutta la vita. quel qualcuno non sono io, io sono troppo... incapace. ma non preoccuparti, c'è una persona pronta a darti il suo cuore pur di vederti star bene, potrebbe essere proprio dietro l'angolo. quindi tu sta bene e continua a sognare, dimenticati di me, innamorati e vivi la tua vita al meglio. non ti meriti di soffrire per nessuno, figuriamoci per uno come me. lee sunhee, abbi pazienza, troverai quella persona molto presto.'

il ragazzo moro lanciò un'occhiata veloce al suo orologio da polso, guardando le lancette dei secondi che si muovevano, pronte a far scoccare le 15:00.

sunhee sarebbe arrivata di lì a poco, conoscendola l'avrebbe vista non prima delle 15:10. lei arrivava spesso in ritardo, ma non perché fosse una ritardataria, ma perché spesso, sfortunatamente, veniva ostacolata da dei contrattempi.
in sei mesi di relazione jaehyun si era abituato ai suoi orari e non ci faceva nemmeno caso, anzi, in questo modo guadagnava tempo per parlare con...

il giovane scosse il capo, cercando di scacciare per almeno un secondo il pensiero della ragazza.

ora doveva pensare al suo discorso e a sunhee.

jaehyun non si riteneva per niente bravo con le parole, però si era comunque impegnato al massimo per infondere speranza per sunhee e il suo dispiacere nei confronti della ragazza nelle parole che aveva pensato e che stava per pronunciare.

il ragazzo prese a camminare in tondo, scacciando i sassolini di ghiaia che decoravano il ciottolato del parco, ripetendosi mentalmente il suo discorso.

era talmente preso che non sentì nemmeno i passi pesanti e veloci di qualcuno che, alla fine, andò a scontrarsi con la spalla di jaehyun.

quest'ultimo fu costretto a fermarsi per l'urto, alzò lo sguardo e vide una figura maschile che correva frettolosamente nella direzione opposta.

'scusami!!' urlò voltandosi il ragazzo, continuando a correre.

jaehyun non disse nulla ma riprese a pensare, aspettando sunhee.

nel frattempo sunhee era davanti all'entrata del parco; era ferma, si stringeva nella giacca di velluto rosa, in un tentativo di ripararsi dalla fredda brezza autunnale. i suoi capelli pastello veniva mossi leggermente dal venticello, finendole sul volto, e, per quante volte lei li rimettesse in ordine, questi tornavano imperterriti a farle il solletico sul viso.
la ragazza sbuffò e si arrese.
alzò gli occhi sull'arco di ciliegi, ormai quasi privi di foglie, che faceva da entrata al parco.

avanzò di un passo, poi di un altro, di un altro ancora, quando si ritrovò ad aver varcato la soglia dell'entrata.
jaehyun doveva trovarsi lì vicino, ma sunhee voleva rimanere un attimo tranquilla prima di subire ciò a cui si era sottoposta, la sua condanna.

si sedette sotto un albero di ciliegio, sopra le foglie secche, producendo un leggero scricchiolio.

appoggiò la testa al tronco, sentendo il contatto con la corteccia dura e ruvida. chiuse gli occhi per qualche secondo e schiuse la labbra, provando a liberare la mente. eppure stava ottenendo l'effetto opposto: tutti i ricordi con jaehyun riaffioravano nella sua mente, insidiosi, tempestivi nel farla sentire anche peggio.

ma la sua catena di pensieri fu spezzata nel momento in cui qualcosa di umido e ruvido venne a contatto con la pelle del dorso della sua mano.

la ragazza dai capelli rosa spalancò gli occhi e guardò in basso, dove vide un gattino dal manto caramello, con chiazze nere sparse sulla schiena e sulla testa e un musetto bianco e dolce.
le zampette candide del felino non produssero alcun rumore sulle foglie, ecco perché sunhee non si era accorta dell'arrivo del gattino.

era un gatto di... un anno, forse? doveva essere un gatto calico, secondo le sue conoscenze.

il gatto, o meglio, la gatta, continuò a leccare la mano di sunhee, la quale, intenerita, prese in braccio la bestiolina.

fu in quel momento che notò che la zampa posteriore destra della gattina era ferita, perdeva sangue.

'cosa ti è successo, piccolina?' chiese preoccupata la ragazza, osservando meglio la ferita per decretare una possibile causa.

'aish, non dirmi che hai preso qualche chiodo o qualcosa del genere...' sunhee, che aveva passato molto tempo nella clinica veterinaria del nonno durante la sua infanzia e adolescenza, poteva dire con una quasi totale certezza che la gattina aveva avuto un incidente di quel genere.

avrebbe dovuto portarla dal veterinario, anche se sapeva che avrebbe sofferto a rivedere un posto simile a dove lavorava prima suo nonno che, da un po', se n'era andato.

la giovane scosse il capo, scacciando via il pensiero malinconico del nonno e tornando a concentrarsi sulla gattina.

la piccola non aveva niente che potesse ricondurla al proprietario, forse aveva il chip per identificarla ma questo l'avrebbe scoperto solo in clinica.

allora, senza alcuna esitazione, sunhee si tirò su in piedi e continuò ad accarezzare la gattina, che, confortata, produsse delle dolci fusa di apprezzamento.

ma la ragazza non fece in tempo a muoversi che una figura maschile le si parò davanti.

'oh mio dio, nari, eccoti qui!' esclamò il biondo, guardando sollevato la sua gatta.

'ecco a lei la sua gattina, sembra ferita.' disse sunhee, abbassando lo sguardo mentre porgeva la gatta al suo legittimo proprietario.

questo non riuscì a dire nulla che la gatta si stava rivoltando tra le sue braccia, sfoderando gli artigli e soffiando al suo stesso padrone.

il ragazzo biondo, spaventato e sconvolto, portò la gatta nelle braccia di sunhee.

'non penso di essere la persona più adatta a prenderla in braccio, in questo momento.' ammise quasi tristemente il ragazzo, osservando come la sua nari si era già tranquillizzata nella stretta delicata di sunhee.

'oh, non si rattristi, è normale; è ferita ed è molto irritabile, se non viene presa nel modo corretto si può ribellare violentemente, come ha visto.' spiegò la ragazza dai capelli zucchero filato, tenendo gli occhi scuri sulla piccola gatta.

'ah, capisco.' disse semplicemente il biondo, abbassando anche lui gli occhi sulla sua gatta.

'potrebbe... farmi un favore e portarla fino in clinica? possiamo raggiungerla con la mia auto, è parcheggiata appena fuori dal parco.' propose timidamente il giovane, battendo nervosamente un piede a terra.

'certo, nessun problema.' rispose sunhee con cortesia, ma comunque incapace di alzare lo sguardo.

era un suo problema, questo: non era in grado di reggere il contatto visivo con nessuno, che fosse un parente, un amico stretto o uno sconosciuto.
spesso la sua timidezza veniva scambiata per maleducazione e lei odiava quando accadeva.

'grazie mille, signorina...?'

'lee sunhee.'

'grazie mille, signorina sunhee.'

'di niente...'

'park jimin, è questo il mio nome.' le disse lui.

'di niente, signorino park. ora sarà meglio andare, ho paura che la zampa di nari possa infettarsi, se non lo è già.' disse con preoccupazione la ragazza, lanciando un'occhiata alla zampetta sporca di sangue della gattina.

'oh, signore. va bene, andiamo, mi segua.' jimin condusse la ragazza fuori dal parco, fino al parcheggio, dove lui la fece salire su una range rover nera.
sunhee si sedette nei sedili posteriori, reggendo in braccio la gattina e dandole affettuose carezze.

park jimin mise in moto l'auto, partendo, diretto verso la clinica.

'sunhee, lei sembra un'esperta in fatto di animali.' osservò il biondo, fermando il veicolo ad un semaforo rosso.

la ragazza alzò lo sguardo e si ritrovò gli occhi scuri di lui a scrutarla dallo specchietto frontale.

la rosa abbassò gli occhi di scatto e prese ad osservare il pelo colorato di nari.

'be', in realtà ho solo passato del tempo in una clinica, ma non ho mai studiato seriamente per quanto riguarda la disciplina di veterinaria.' asserì lei, accarezzando distrattamente la schiena di nari, mentre il viso del nonno le si ripresentava in testa.

'oh, che bello! da piccolo non sognavo altro che stare con gli animali.' esclamò nostalgico il biondo, premendo sull'acceleratore non appena il semaforo fu verde.

sunhee non aggiunse nulla, ma appoggiò il capo sul finestrino, facendosi trasportare dai ricordi mentre il paesaggio urbano scorreva veloce sotto i suoi occhi, diventando un confuso insieme di linee distorte.

jimin posò gli occhi sullo specchietto, guardando per un secondo l'espressione assente della ragazza.
probabilmente il silenzio, ora, era ciò che voleva sentire.
gli unici rumori nell'abitacolo erano le fusa intermittenti di nari.
dopo dieci minuti, jimin posteggiò l'auto nel parcheggio dellla clinica, spegnendo l'auto e saltando giù con rapidità.
aprì la portiera a sunhee, la quale si affrettò a scendere.
finalmente i due si diressero verso l'entrata e in poco tempo furono assistiti.
jimin spalancò la porta della sala visite e lasciò che sunhee entrasse, per poi chiudere la porta dietro di sé e ragggiungere il lettino dove ora nari era acciambellata.

'saprebbe spiegarmi cos'è accaduto?' chiese la veterinaria, osservando attentamente la zampa ferita.

'è scappata di casa, poi l'ho trovata al parco, o meglio, sunhee l'ha trovata ed era ferita. ma prima di scappare non aveva nulla, quindi non ho idea di come sia accaduto.' spiegò un po' confuso jimin, grattandosi la nuca con fare agitato.

'penso si tratti di un chiodo, ho visto molte volte casi di gatti che si ferivano con i chiodi e le ferite somigliano molto a quella di nari.' aggiunse sunhee, passandosi una mano tra i lunghi capelli rosa.

'sì, potrebbe trattarsi di un chiodo.' concordò la donna in camice bianco, senza distogliere lo sguardo dalla ferita.

'okay, adesso mi assicurerò che non vi sia alcuna infezione e poi, se tutto va bene, potrò medicarle la ferita e starà meglio.' annunciò la donna, tirando un cassetto di un mobile e afferrando vari oggetti per poi posarli in un ripiano sotto il lettino.

'va bene, grazie mille, dottoressa.' jimin s'inchinò in segno di gratitudine.

'oh, di nulla, signorino park. ora, mi dispiace, ma vi chiedo di aspettare fuori. ci metterò poco.'

i due annuirono e uscirono, lasciando nari nelle mani dell'abile veterinaria.

'aish, la mia nari...' sospirò con evidente preoccupazione il biondo, incrociando le mani dietro la nuca e arricciando le labbra.

'non si preoccupi, starà bene. non c'è alcuna infezione, da quel che ho visto, si riprenderà in poco tempo.' sunhee provò a rassicurarlo, vestendo un sorriso compassionevole.

'lo spero tanto, grazie. ma non darmi del lei, in fondo abbiamo la stessa età... almeno credo.' disse incerto lui, sorridendo sghembo.

'se hai vent'un anni allora abbiamo la stessa età.' gli disse lei, sedendosi nella sala d'attesa.

'aish, li devo ancora fare.' sbuffò jimin, sedendosi nel posto di fianco a quello di sunhee.

'be', sei giusto un po' più piccolo di me, ma dovrai comunque parlarmi in modo formale.' disse scherzosamente la ragazza dalla chioma rosa, provocando una risata anche a jimin.

'certo, come vuole lei, noona.' il biondo ridacchiò, notando l'espressione di puro disgusto che sunhee aveva appena assunto.

'non... non chiamarmi mai più così.' gli disse, arricciando il naso.
se c'era una cosa che sunhee non sopportava, era la parola noona, la stessa cosa valeva per 'oppa'.

'va bene, noona!' jimin sorrise sbilenco, ricevendo un'occhiata fulminante dalla ragazza.
il ragazzo ignorò completamente il fatto che lo stesso uccidendo con lo sguardo, ciò che gli importava era che lo stava guardando negli occhi.
così jimin notò che i suoi occhi erano più di due pozzi scuri, nascondevano qualcosa, qualcosa che non riuscì a scovare in tempo perché sunhee, imbarazzata, aveva abbassato lo sguardo, di nuovo.

il silenzio durato appena qualche secondo fu interrotto dalla suoneria di un cellulare, quello di sunhee.
la ragazza tirò fuori il dispositivo e lesse il nome jaehyun sullo schermo; aveva ancora un cuore rosso affiancato, avrebbe dovuto toglierlo.
allora si ricordò del loro appuntamento che aveva ormai saltato.
comunque avrebbero parlato prima o poi, ma quello non era il momento.
sunhee voleva dimenticarsi di lui per un po', e nari e il suo padrone sembravano starci riuscendo.

la ragazza non staccò lo sguardo dallo schermo, ma attese finché il suo nome non scomparve.

'perché non hai risposto? è qualcuno con cui hai litigato?' domandò jimin, incuriosito dalla strana reazione di sunhee.

'diciamo di sì.' rispose con voce flebile lei, mordendosi il labbro superiore.

'oh, capito. be', ora non pensare a lui, pensa piuttosto al bellissimo ragazzo che hai di fianco.' le disse il biondo scherzando, facendo inarcare un sopracciglio alla ragazza.

'un bel ragazzo? dove?' sunhee si voltò e jimin di conseguenza indossò un'espressione fintamente offesa.

'ma pensa te!' esclamò lui, con la bocca spalancata.

sunhee sogghignò divertita, riuscendo a guardare jimin negli occhi per più di tre secondi.

'aish, noona, che cattiva!' la richiamò lui, sorridendo di sbieco.

'lo so, grazie!' la rosa abbozzò un sorriso, incastonando i suoi occhi in quelli del ragazzo e jimin fece lo stesso con lei.

'signorino park, signorina lee, potete entrare.' la voce della dottoressa interruppe il contatto visivo e entrambi scattarono in piedi, entrando nella stanza.

'nari sta bene ora, è stata medicata e in meno di una settimana sarà in grado di utilizzare la zampa senza zoppicare.' la donna informò i due, che, riconoscenti, la ringraziarono.

'non c'è ci che, faccio solo il mio lavoro. ora vi restituisco la vostra piccola.' disse la veterinaria, prendendo in braccio nari e porgendola a jimin che, un po' titubante, l'afferrò.

nari non si rivoltò come aveva fatto poco prima, e jimin sorrise dolcemente stringendola a sè.
sunhee non poté non rimanere intenerita vedendo la scena davanti ai suoi occhi.

'bene, allora buon proseguimento, ragazzi.' la donna congedò cordialmente i due che uscirono dalla clinica e salirono in auto.
prima di partire, jimin porse la gatta a sunhee e le loro dita si sfiorarono per qualche secondo, facendo rabbrividire il biondo all'effimero contatto.

sunhee lo notò e sollevò un sopracciglio ma lasciò perdere e afferrò la gatta, prendendo a darle delle dolci carezze.

'allora, ti riporto al parco?' le chiese lui, accendendo l'auto.

'sì, grazie.' replicò la ragazza, pensando a jaehyun, probabilmente arrabbiato per aver preso un bidone da parte sua.

neanche a farlo apposta, proprio in quel momento il cellulare di sunhee squillò e sullo schermo vide di nuovo il nome del suo ragazzo.

'penso che tu debba rispondere se è ancora lui, quando un ragazzo chiama due volte è importante.' affermò jimin, girando il volante fra le mani e tenendo lo sguardo fisso sulla strada.

sunhee pensò che, ormai, non poteva più evitarlo e allora premette il dito su accetta, per poi portarsi il telefono all'orecchio.

'sunhee, ti ho aspettata per più di un'ora, dove sei finita?' la voce del ragazzo era più alta del normale e dal suo tono si sentiva chiaramente un pizzico di rabbia e fastidio.

sunhee non riuscì a parlare, le sue corde vocali sembravano essere paralizzate.

'mi sono davvero stufato. tanto vale se non hai niente da dire, no?' aveva sbuffato lui.

'mi dispiace, jaehyun.' disse lei con voce bassa.

'sì, anche a me dispiace che tu non sia neanche in grado di mantenere un impegno. hai paura, non è vero? ecco perché non sei venuta, hai avuto paura come al solito. dovevo aspettarmelo...' la sua voce esprimeva delusione e sunhee non poteva sentirsi peggio a leggere quelle emozioni nella voce del ragazzo.

'non è così, è solo che...' sunhee fece per ribattere ma fu bruscamente interrotta da jaehyun.

'no, sunhee, smettila di cercare scuse, smettila di mentire e, per una volta, ammetti le tue colpe. sei sempre così, cerchi di giustificare ogni tuo comportamento sbagliato, cerchi di mascherare i tuoi errori. ecco perché non posso stare con te, sei una tale... codarda, dio. chaeyoung mi ha fatto capire che stavo sprecando il mio tempo a cercare di capirti, non posso esserle più grato. non voglio più sentirti, vederti o parlarti, va bene? esci dalla mia vita, per favore. sarà più facile per entrambi. buon proseguimento.' jaehyun aveva urlato e anche jimin era riuscito a sentire l'intero discorso del ragazzo.
sunhee era completamente senza parole.
lasciò scivolare via dalle sue mani il dispositivo per poi accasciarsi al sedile, puntando gli occhi sul tettuccio color crema dell'auto.
si sentiva così male, un turbinio di emozioni la stavano prosciugando: tristezza, incredulità, malinconia, nostalgia, umiliazione e vergogna.
non poteva dire nulla, jaehyun non aveva detto niente di sbagliato, anzi, aveva solo esposto la verità più vera e cruda che ci fosse. aveva fatto benissimo, no?
dire la verità fa male ma è sempre meglio di mentire.
non pensava che jaehyun le avrebbe mai detto qualcosa del genere, ma gli era grato per averlo fatto. spesso le persone si fanno intrappolare dai loro sentimenti e non sono in grado di dire come la pensano a determinate persone solo perché l'affetto per queste li lega.
jaehyun è stato forte, ha spezzato quelle catene e ha detto ciò che pensava.
aveva fatto bene, sì, aveva fatto bene.
nessuno le aveva mai detto nulla di simile... ma andava bene. andava bene.
la verità va sempre accettata e presa per farne qualcosa di buono.

'sunhee-ya, siamo arrivati. sei sicura di voler scendere qui o c'è qualche altro posto dove vorresti andare? se vuoi po—' jimin non finì la frase che sunhee aveva già rifiutato.

'no, va bene così. ciao.' rispose la ragazza, la voce atona e gli occhi fissi sulle sue mani.

'va bene, ci vediamo, allora. se vuoi possiamo tenerci in contatto.' propose timidamente il biondo, passandosi una mano fra le ciocche vaniglia.

'no, non serve. park jimin, oggi, tutto ciò che è successo è stato un caso, un incidente. se il destino vorrà, ci rivedremo di nuovo. ma noi, fino ad allora, siamo solo due sconosciuti che si sono casualmente incontrati. passa una buona vita, park jimin, e stai attento a nari. addio.' senza lasciargli tempo di dire nulla, la giovane dalla chioma rosa poggiò la gattina sul sedile e scese dall'auto, per poi chiudersi la portiera alle spalle e dirigersi verso lo stesso albero di ciliegio dove, qualche ora prima, nari le aveva leccato la mano.
non aveva mai odiato così tanto un albero, era assurdo.
se solo non si fosse seduta sotto quest'albero, se solo nari non fosse arrivata, se solo jimin non li avesse raggiunti, se solo tutto ciò non fosse accaduto, forse jaehyun non l'avrebbe lasciata così.
la ragazza tirò un forte calcio al tronco dell'albero, facendo cadere a terra qualcuna delle poche foglie ancora attaccate all'albero.
le osservò librarsi per aria, dondolando, trasportare dal venticello, finché non toccarono terra, ammassandosi e confondendosi con le altre.
voleva piangere dalla frustrazione, dalla rabbia, dalla tristezza, ma non lo fece, non ci riusciva, neanche volendo.
era uno dei suoi difetti, non riuscire a versare una lacrima, in nessuna occasione, nemmeno nella peggiore, e così apparendo come un'insensibile.
forse lo era, pensò.

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