STORM (Completa)

By koreleven

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**VINCITRICE DI CONCORSIAMO2K17 NELLE TOP STORIES** -STORIA IN REVISIONE- Quando le nuvole si ammassano sopra... More

|Booktrailer Ufficiale|
|Prefazione| [R]
Capitolo 1 - Spettacolo [R]
Capitolo 2 - "Grey-day"
Capitolo 3 - Succo al mirtillo
Capitolo 4 - Problema
Capitolo 5 - Tutti ma nessuno
Capitolo 6 - Sam
Capitolo 7 - Doreen
Capitolo 8 - "Soci"
Capitolo 9 - Loren
Capitolo 10 - Popolare
Capitolo 11 - Solo
Capitolo 12 - Dana
Capitolo 13 - "Balliamo?"
Capitolo 14 - Anonimo
Capitolo 15 - Profumo
Capitolo 16 - Strano autunno
Capitolo 17 - Fuochi
Capitolo 18 - Stelle
Capitolo 19 - "Heartbeat"
Capitolo 20 - Acqua
Capitolo 21 - Amico
Capitolo 22 - "Stand by me"
Capitolo 23 - Dean
Capitolo 24 - Provare
Capitolo 25 - Grazie
Capitolo 26 - Quattro giorni
Capitolo 27 - Speranza
Capitolo 28 - Mare
Capitolo 29 - "Deja-vu"
Capitolo 30 - "Paura"
Capitolo 31 - Inaspettato
Capitolo 32 - "Bianco"
Capitolo 33 - Volere
Capitolo 34 - "Ho cercato..."
Capitolo 35 - "... Il tuo nome"
Capitolo 36 - "Coney Island"
Capitolo 37 - Libertà
Capitolo 38 - Florida
Capitolo 39 - "Tempesta"
|Epilogo|
|Ringraziamenti|
STORM's Playlist
EXTRA 1 - Colors
EXTRA 3 - One Second
EXTRA 4 - Rainbow
|Man|
|Memes|

EXTRA 2 - To Fall in Love

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By koreleven



Leggo per l'ennesima volta la stramaledetta riga: "Si può definire come moto della proiezione P' di un punto P che si muove con velocità angolare ω..." ma prima anche solo di finirla, mi ritrovo a tracciare linee distratta, formando piccoli disegnini floreali sul bordo del dannato libro di fisica. A quel punto, abbandono la matita tra le pagine e chiudo il manuale, spostandolo con stizza e chinandomi, la fronte premuta contro la scrivania fredda.

Sospiro.

Studiare per i test di ammissione è uno strazio. Eppure, se voglio diventare qualcuno, dovrò farlo. Tiro su il busto e mi accascio di peso sullo schienale della sedia girevole, stiracchiando le braccia verso l'alto. Guardo fuori: è una bellissima giornata di tardo Agosto, eppure eccomi qua. Chiusa dentro casa come un topo.

Improvvisamente, il cellulare abbandonato sul letto – l'unico metodo per concentrarmi è averlo molto lontano – squilla: è arrivato un messaggio. Mi alzo e mi fiondo a pancia in giù: la lunga coda di cavallo mi ricade sulla spalla. Cerco di spostare i capelli incastrati fra le labbra mentre sblocco il telefono e leggo.

"Pequeña! Allora? Esci con me domani? Ho un disperato bisogno di trucchi nuovi!"

Mugugno disperata, ribaltandomi di schiena sul materasso comodo, i piedi penzoloni. Mi affretto a scriverle una risposta. "Dana, quante volte devo dirtelo che devo studiare? Sei il diavolo!"

Abbandono nuovamente il telefono sul letto, e mi alzo. Vado allo specchio, senza nessun motivo apparente se non quello di trovare una scusa per non sedermi di nuovo a leggere di moti e seno e coseno...

La maglietta di Hurricane è probabilmente larga tre o quattro volte me. Ci sprofondo dentro: nella mia immagine riflessa, sembro Cucciolo dei Sette Nani, con quelle maniche perennemente troppo lunghe per le braccia. Però, su questa maglia c'è il suo profumo. Prendo il colletto tra le dita e la annuso: il cuore sembra gemere in protesta.

Non lo vedo da ben una settimana: gli ho tassativamente vietato di presentare anche solo un suo ciuffo di capelli nella mia camera. Quell'individuo mi distrae.

Rido al pensiero di qualche settimana fa, quando era sdraiato sul mio letto – con i piedi in fuori, essendo fin troppo alto – e sbuffava peggio di una ciminiera, aspettando che finissi di studiare. Si era messo a leggere, girandosi e rigirandosi in tutte le posizioni: a un certo punto mi ero voltata a guardarlo e l'avevo trovato con le gambe poggiate alla parete, la testa in giù penzoloni dal letto e il libro al contrario davanti al viso.

Il bello è che riusciva anche a leggere così, col sangue probabilmente arrivato alle orecchie.

Il telefono tintinna nuovamente, facendomi sobbalzare e riemergere dai pensieri. Mi allungo per prenderlo.

"Studiare? No, tu non stai studiando, tu stai progettando un'arma di distruzione di massa. Non ti vedo da una VITA. E siamo anche vicine! Pensa quell'anima in pena del tuo ragazzo. Sarà distrutto! Lo trascuri! E peggio, trascuri ME! La ragione della tua esistenza, la tua migliore amica!"

Ridacchio e scuoto la testa. Appare subito dopo un altro messaggio, sempre suo.

"Neanche oggi vi vedete?! Un anno e sette mesi insieme sono tanti! Invitalo da te, no? D'altronde, abbiamo fatto insieme quel giro al negozio di intimo e comprato quella meraviglia per qualcosa, o sbaglio?" con tanto di faccine ammiccanti.

Arrossisco, continuando a ridere. "Vedrò di rimediare, va bene, ragione-della-mia-esistenza? E pensa alla tua vita sessuale, non alla mia! Comunque... domani da me, e muovi il tuo culone da nera in fretta. Papà fa il barbecue. Ti voglio qui a mezzogiorno, intesi?"

La risposta arriva quasi istantanea. "Assolutamente sì. E comunque la tua vita sessuale è anche roba mia, guapa. Non dimenticarlo mai. Ottimo, allora, a domani!... Ah, giusto, prima che mi dimentichi. Ti auguro una buona serata... così, ho uno strano presentimento. Divertiti, ma non troppo, eh!" e a conclusione, una faccina con l'occhiolino.

Non è proprio da Dana troncare una conversazione così. Prima che possa chiederle altro però, improvvisamente, suona il campanello.

Aggrotto la fronte. Uno strano presentimento si insinua dentro me. Che Dana stia architettando qualcosa di losco come sempre?

Apro la porta e scendo velocemente le scale. Non appena arrivata di sotto, guardo lo spioncino.

E quello sguardo lo riconoscerei tra miliardi di milioni, così come il brivido che mi attraversa dalla testa ai piedi. Mi do una veloce manata ai capelli e apro.

In una frazione di secondo, le sue mani mi arraffano per la vita e mi tirano su, avvicinandomi al suo corpo. Sento distintamente il mio cuore esplodere di gioia e desiderio; lo desidero con tutta me stessa, anche più di quanto sia probabilmente lecito. Incrocio le caviglie sulla sua schiena, mentre allaccio le mani tra loro, sul suo collo.

Mi saluta con un bacio pieno di passione, che riesce a colmare tutti i giorni in cui non ci siamo visti e finalmente è come tornare a respirare. Assaporo le sue labbra morbide, infilo le dita fra i suoi capelli neri e lo stringo forte, la bocca dello stomaco che si contorce non appena mi morde il labbro inferiore.

Non ho intenzione di lasciarlo andare per nulla al mondo. Approfondisco il bacio, schiudendo le labbra e lasciando unire le nostre lingue in una cosa sola. Forse quello che sto provando rasenta lo status di totale pace: mi sento veramente viva, percepisco ogni rumore, ogni sfumatura del suo sapore, ogni emozione amplificata. Sento le sue dita correre sotto la maglietta e sfiorare la mia pelle, creando cose che lui non può neanche immaginare, cose che a stento avrei creduto vere se me le avessero raccontate prima di conoscerlo. Sento la mia voglia di lui crescere a dismisura, faccio scorrere le mie mani sul suo collo, sul suo petto.

Non ho bisogno di lui per vivere.

Ma con lui, la vita ha tutto un altro sapore.

Improvvisamente l'attimo viene interrotto da lui che si ritrae un poco. Sento il suo respiro corto e il mio mescolarsi tra i nostri volti, mentre mi guarda con quegli occhi profondi che amo, e che allo stesso tempo a volte mi spaventano per quanto vorrei osservarli sempre.

«Håbe.»

«Dimmi.»

«Mi sei mancata.»

Sorrido, aumentando la stretta delle mie mani sul suo collo, e anche lui rafforza la sua sulle mie cosce.

«L'avevo capito.» Sfioro il suo naso col mio e sospiro. «Mi sei mancato anche tu, cowboy.»

E le nostre bocche si uniscono ancora, bramandosi a vicenda: lo fermo giusto un istante per chiudere a chiave la porta di casa e poi ci tuffiamo insieme totalmente nel nostro amore.

***

Accarezzo la sua schiena nuda e la sento rabbrividire un poco. La sua pelle chiara, nonostante l'estate appena finita, sembra porcellana. Più la osservo, più dentro me si scatena quella miriade di sensazioni che ha portato lei. E solo lei.

Nei giorni in cui non ci siamo visti, ho riflettuto parecchio, su noi. Su me. Su molte cose.

«Secondo te perché si dice "to fall in love", Håbe? Perché proprio "cadere"?» Continuo a carezzare con le dita la sua pelle. Lei stringe la mia altra mano fra le sue. Il profilo del suo corpo sinuoso, coperto dal lenzuolo, è illuminato dalla luce all'esterno e dalla piccola abat-jour poggiata sul comò, praticamente sommersa dai libri. Le luci di Natale appese al soffitto e alle pareti mi fanno quasi tornare a tanto tempo fa, quando eravamo insieme sotto le stelle. Sorrido un poco, ripensandoci: Håbe mi aveva praticamente confessato il suo amore già quel giorno. Ma io non ero ancora del tutto me, per capirlo.

Lei mi guarda, alzando un pochino il viso verso di me. Percepisco i suoi piedi accarezzarmi le gambe e rabbrividisco in rimando, perché sono gelidi. Per essere fine agosto, fa fresco; sotto quel lenzuolo in due si sta davvero bene.

«Sai, è una bella domanda.» Riflette un poco, poi prosegue: «In effetti, se ci pensi bene, per alcune persone, l'amore è un po' una trappola. E anche per quando finisci in trappola, si usa il verbo "cadere".»

«Ma tu mi hai tirato su. Non mi hai fatto cadere.» Affermo, sicuro.

Sorride. Poi sospira, abbassa lo sguardo, carezzando ancora le mie mani. «Non so. Forse siamo stati fortunati.»

«Quello è sicuro.» Annuisco.

«Pensa a chi ama e non è ricambiato. Per loro, in amore ci sono caduti. Noi invece... ci siamo scelti.»

Rido sommessamente. «Facciamo che tu hai scelto me. Io mi sono svegliato un po' in ritardo.»

Si sposta su di me, scivolando e facendo entrare un po' di aria fresca sotto il lenzuolo. Le sue cosce toccano le mie e la sua pancia aderisce alla mia pelle. Mi bacia con dolcezza, poggiando piano le sue labbra sulle mie, mentre si scosta i capelli dal viso con una mano.

«Il mio ritardatario.»

«Håbe. Stavo pensando... tu mi dicesti che mi amavi già quella volta in gita sotto le stelle. Vero?»

Arrossisce lievemente. La carezzo proprio sopra il rossore con il pollice. Distoglie lo sguardo da me. «Io... sì. Più o meno.»

«Io non te l'ho mai detto.»

Sorride, accoccolandosi sul mio petto. «Lo so. Si vede che non sei pronto e per me...»

«Ti amo.»

Si tira su di scatto, la bocca spalancata, gli occhi grandi come mai. Sta trattenendo il respiro, e così anche io mentre in fretta aggiungo: «L'ho capito proprio l'altro giorno che avrei dovuto dirtelo il più presto possibile. Mi sono detto che appena ti avrei rivista, io te lo avrei detto. Ti amo, Håbe. Io non sapevo neanche cosa volesse dire amare. Avevo un'idea del tutto distorta, ma tu... tu mi hai fatto capire che non sapevo niente. Mi hai preso con te e mi hai portato via da una vita che mi stava distruggendo. Non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi amato come hai fatto, come con le cose importanti. Non ti ringrazierò mai per come mi hai spronato a diventare migliore. Per come hai creduto in me. Non dovrebbe essere "cadere in amore" proprio perché grazie a te, io sono riuscito a rialzarmi, e a vedere il sole.»

I suoi occhi si riempiono in fretta di lacrime silenziose, un grosso sorriso le spunta sulle labbra. In poco meno di un istante, le sue braccia sono attorno al mio collo, a stringermi forte.

«Ti amo anche io. Proprio come con le cose importanti.»


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