Eyes on Fire โ˜… |ITA|

By translatorITA

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| storia originale di @juxtaposing | cover credits: @translatorITA | ๐Ÿ“š "Non si tratta di vivere per sempre... More

01. CATTURATA
02. INCUBO
03. FIDUCIA
04. INIZIAZIONE
05. LETALE
06. INFILTRATO
07. BUCKY
08. INNESCO
09. PRIMA MISSIONE
10. CATCH-22
11. NUOVA OSCURITA'
12. TORTURA
13. READY TO COMPLY
14. VELENO
15. NEONATI
16. NATALIA
17. DECISIONE IMPROVVISA
18. GLI ANGELI
19. SALVATORE
20. STORIA
21. RESPONSABILITA'
22. TENSIONE
24. SOLDATO D'INVERNO
25. SIBERIA
26. INFESTATO
27. SOPRAFFATTI
28. MOSTRO
29. LA MISSIONE FINALE
30. FINALE INFELICE
31. PERSA
32. DENALI
33. MI AMI?
34. LA CASA E' DOVE SI TROVA IL CUORE
35. UN ALTRO GIORNO, UN'ALTRA MISSIONE
36. SETE DI SANGUE
37. LA LETTERA
38. IL PRIMO APPUNTAMENTO
39. UN CAMBIO DI SCENARIO
40. BALLA CON ME
41. PACE NEL NOSTRO TEMPO
42. INSIEME

23. RESTA CON ME

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By translatorITA

ALCUNE ORE DOPO mi trovavo ancora nella stessa stanza in cui ero andata dopo la sessione di allenamento.

Non ero riuscita ad uscire dalla camera che mi era stata attribuita alla Stark Tower. C'era qualcosa di emotivamente forzato nel tornare in possesso di tutti questi pensieri e sentimenti, ero quasi esausta.

O provavo troppo o non provavo niente, facevo ancora fatica a trovare la via di mezzo.

Vidi il sole tramontare dalla mia finestra ed il cielo azzurro venne rimpiazzato da una quantità infinita di stelle. La luna si librava esile proiettando una luce bianca tenue sul mio letto.

Era la prima volta in tanto tempo che ero da sola. Fisicamente e mentalmente. Non avevo più nessuno che giocava con la mia mente e mi dava degli ordini, controllando e sorvegliando ogni mia mossa. Essere sola era qualcosa che non avevo mai pensato che mi sarebbe mancato.

Mi diede l'opportunità di confrontare i pensieri che mi frullavano nella mente.

A parte il fatto che l'indomani saremo tornati in Siberia per affrontare i vampiri, c'era qualcosa che mi distraeva di più a livello inconscio.

Non riuscivo a smettere di pensare a Bucky Barnes.

Il momento che avevamo condiviso nella training room quella mattina era qualcosa che la mia mente continuava a ripropormi. Realizzai che il solo pensiero di ogni incontro che avevamo avuto stimolava questa intensità crescente nella bocca del mio stomaco. Mi consumava ed era completamente incontrollabile.

Sapevo di essere sempre stata attratta da lui in qualche modo. In un primo momento l'avevo scambiata per curiosità, ma capii che era qualcosa di più forte. Qualcosa che la maggior parte delle persone potrebbe associare all'amore, un argomento di cui sapevo pochissimo.

Ma sapevo che ciò che provavo per lui era qualcosa che non potevo più ignorare, e mi chiedevo se per lui era lo stesso.

Sentii il rumore lontano di passi fuori dalla mia porta. Scesi dal letto riconoscendo improvvisamente il respiro di chi era dall'altro lato del muro.

Bucky si trovava in piedi di fronte a me, quasi scioccato dalla mia reazione frettolosa. La sua postura era rigida e le sue spalle colme di tensione mentre respirava a mala pena.

"Hey" dissi a bassa voce.

Ci fu una lunga pausa prima che decise di fare un passo verso di me. Sembrava esausto nonostante il suo sforzo per nasconderlo.

"Non ti fai sentire da un po'" il suo tono era deciso ed i suoi occhi mi guardavano con attenzione. "Sono solo venuto a controllare che fosse tutto okay"

"Sto bene" lo rassicurai delicatamente senza togliergli gli occhi di dosso. "E tu?"

Lui non rispose. Mi afferrò il braccio e lo tirò a sé alzando la manica per rivelare la pelle coperta di cicatrici. Non provai a liberarmi dalla sua presa. Non volevo nasconderle, non a lui.

Lui si irrigidì e strinse appena di più la presa sul mio polso per esaminare i morsi. Percepivo la frustrazione nell suo sguardo e le tensione che veniva emanata da entrambi.

"Chi te li ha fatti?" la sua voce sembrava soffocata come se stesse tentando di mascherare le proprie emozioni. Non vedevo la sua espressione sotto le ciocche di capelli che gli coprivano gli occhi mentre fissava in basso sul mio braccio.

"Quando ho allenato i neonati li ho allenati per uccidere" spiegai. "Sono schiavi dei propri istinti, è per questo che devi fare attenzione domani"

Lui portò la sua mano metallica al mio polso ed iniziò a percorrere le cicatrici con i polpastrelli. Il suo tocco delicato mi prese alla sprovvista ed il mio corpo fu percorso da scariche elettriche.

"La senti?" chiesi intrigata dalla funzione del suo braccio cibernetico.

"Quasi" rispose a bassa voce, "Sento la consistenza, la temperatura della tua pelle"

Lui sospirò e chiuse gli occhi.

"È difficile da spiegare. Sento solamente le diverse pressioni esercitate con questo braccio, ma non mi sembra comunque reale. Non mi sento come se fossi io che ti sto toccando" aprii lentamente gli occhi ed alzò lo sguardo su di me.

Presi la sua mano con la mia in modo da sentire la sua mano bionica. Inclinai la testa affascinata dalla consistenza e del movimento del suo arto di metallo.

"E pensare che avrei potuto avere una di queste" dissi con l'ombra di un sorriso in volto. "Ma non penso che mi sarebbe stata bene quanto sta a te"

Lui, con esitazione, fece passare le dita tra le mie in modo che fossero quasi intrecciate.

"È un peso che non ti vorrei vedere reggere" mormorò. "È un costante ricordarmi che sono una macchina. Un mostro"

Le sue parole erano colme di dolore. Io portai delicatamente la sua mano metallica sulla mia guancia e lui si irrigidì alla mia azione inaspettata nonostante non provò a resistergli.

"Sei molto di più di un siero o di un arto metallico, Bucky. La tua umanità è impressionante"

Lui deglutì e mi accarezzò delicatamente la mascella, la sua espressione era ancora illeggibile. Ancora una volta bramavo sapere che cosa stesse pensando.

"Forse un giorno ci crederò" mormorò prendendo un respiro profondo e portando il pollice al contorno delle mie labbra. Mi feci violenza per tenere gli occhi aperti, perché la sensazione del suo tocco era qualcosa in cui mi sarei volentieri persa.

Sorrisi e gli circondai il polso con le dita. "Ci crederai. Un giorno vedrai te stesso nel modo in cui ti vedo io"

Lui tese la mascella, e solo in quel momento realizzai che i nostri corpi si trovavano a centimetri di distanza.

"Come mi vedi?" chiese con una punta di amarezza nel tono.

"Una vittima. Un sopravvissuto" aggiunsi delicatamente "Un eroe".

Bucky si accigliò. Assimilò le mie parole come se avessi parlato in un linguaggio che lui non capiva. La sua mano cadde dal mio viso e lui fece automaticamente un passo indietro, facendo attenzione a non guardarmi negli occhi. Sembrava come se l'idea di essere una di quelle cose fosse completamente impossibile. Era doloro vedere quanto fosse distrutto.

"Ho fatto cose brutte, Alaska" la sua voce era appena udibile e teneva gli occhi incollati al pavimento.

"Anche io. Tutti l'abbiamo fatto" dissi facendo un piccolo passo verso di lui. Bucky alzò lo sguardo ed io vidi i suoi devastanti occhi azzurri. "Solo che tu non avevi scelta. Non eri tu"

"Lo so" disse monotono. "Ma le ho fatte"

Ci furono un paio di secondi prima che lui parlò ancora.

"La mia stanza è in fondo al corridoio se hai bisogno di qualcosa. Ci vediamo domani mattina" aggiunse sempre monotono girandosi verso la porta.

"Bucky" dissi senza pensarci.

Mi allungai e gli afferrai un braccio che lui ritrasse velocemente. Si voltò lentamente per affrontarmi, tese la mascella.

Io esitai per un momento, temendo un suo rifiuto.

"Resteresti con me?" la mia voce era bassa e colma di agitazione. "Io non- io non voglio stare sola adesso"

Lui non rispose, ma la tensione era palese dalla sua postura; si addentrò ulteriormente nella stanza e per un breve secondo mi chiesi se il mio comportamento fosse troppo avventato – forse lo era, ma sembrava che io e Bucky potevamo trarre beneficio dalla compagnia reciproca, solamente per avere qualcuno che occupa i tuoi pensieri per un po'.

Chiusi la porta dietro di lui e lo guardai camminare cautamente verso la finestra. Si immobilizzò ed osservò la bella vista della città.

Mi misi sotto le coperte e mi rannicchiai. Lui ci mise qualche istante per sedersi di fianco a me con la schiena rigida appoggiata alla testiera e le gambe allungate sul materasso, una sopra l'altra.

"A volte sei molto difficile da leggere" dissi guardandolo con l'ombra di un sorriso in volto.

Rimase completamente immobile, come se il suo corpo fosse sempre in allerta per potenziali minacce.

"Potresti sempre chiedermi ciò che vuoi sapere"

"Vero" ridacchiai appena. "Solo non voglio chiederti niente che non vuoi condividere con me"

"Non c'è niente che non ti direi" rispose impassibile. "Ma non sarò in grado di controllare l'opinione che hai di me"

Mi appoggiai suoi gomiti e strizzai gli occhi guardandolo.

"Se ti dicessi tutto ciò che ho fatto, se ti dicessi il nome di tutte le persone che ho ucciso per divertimento, il modo orribile in cui la gente è dovuta morire solo perché io potessi placare l'ardere della mia gola; avresti un'opinione diversa di me?"

Lui rimase in silenzio per un momento. Sentii solamente il suono del suo braccio metallico quando strinse il pugno.

"No" la sua risposta fu immediata ed univoca.

"Allora non credere che io avrei un'altra opinione di te causa ciò che hai dovuto passare" professai. Appoggiai la testa sul cuscino e fissai il soffitto in silenzio.

Lo sentii muoversi di fianco a me e percepii che si stava rilassando un po'. Lo presi come un segno che stava iniziando ad essere a suo agio con me.

"Allora, dimmi" iniziai rompendo il silenzio. "Com'era Bucky Barnes negli anni 40? A parte un donnaiolo" lo stuzzicai.

Riuscii a vedere un accenno di sorriso sul suo viso, che però scomparve velocemente come si era formato. Lui emise un sospiro profondo e si rilassò ulteriormente sul letto.

"Giusto, determinato, un po' un coglione" sorrise a se stesso e fu uno spettacolo che avrebbe fatto perdere un battito al mio cuore se stesse ancora battendo. "Che avrebbe fatto di tutto per proteggere il suo paese ed il suo migliore amico"

"Steve?"

Bucky annuì. "Nonostante non abbia più bisogno di protezione come prima" la sua voce era dolce adesso.

Io sorrisi. "Forse no, ma ha ancora bisogno di te. E non c'è dubbio che anche tu abbia bisogno di lui"

"Si rifiutò di arrendersi con me. Mi supportava sempre, anche da ragazzini. Gli devo tutto" rispose dopo un momento di pausa. La sua voce era bassa e studiava il muro di fronte a lui con una certa intensità.

Da quando l'avevo incontrato aveva fatto così tanti passi avanti, era come se fosse momentaneamente riaffiorata una parte di ciò che era prima. I suoi ricordi che era riuscito a conservare erano forse le uniche cose che lo mantenevano sano, e senza ombra di dubbio, Steve aveva contribuito molto.

"Riconosciti del merito. Nemmeno tu ti sei arreso con te stesso" dissi. "Solo questo indica che sei molto più forte di molte altre persone"

"Ho più ragioni per vivere di quanto pensassi" mormorò. Improvvisamente sentii che le sue dita metalliche erano in cerca delle mie tra le coperte. Quando le trovarono le intrecciarono e tenemmo le mani sopra il piumone.

Rimanemmo immobili, completamente consumati dalla compagnia reciproca. La sensazione delle sue dita ed il suo corpo emanavano il tipo di calore nel quale avrei voluto avvolgermi. Non riuscii a sopprimere l'adorazione che provavo per lui.

Volevo vivere in questo momento più a lungo possibile.

"Sei stanca?" chiese accarezzandomi delicatamente il dorso della mano con il pollice.

"Non proprio" risposi sorridendo a me stessa. Sentii i suoi occhi su di me.

"Non dormo, ma mi piace farlo" iniziai a spiegare. "È un po' come respirare; non devo farlo ma mi sembra giusto farlo. È un'abitudine"

Lui si immobilizzò. "Quindi non ti stanchi mai?"

"Se ho sete si, ma è più tipo uno stato letargico piuttosto che una carenza di riposo"

"Interessante" ribatté. Capii che lui era stanco.

"Ad ogni modo, ho un'altra domanda per te" la mia voce era leggere.

Lui si irrigidì. "Ovvero?"

"Mi trovi ancora attraente?" stavo solo scherzando, ma lui mi guardò e le sue labbra si incurvarono nel ghigno più mozzafiato che avessi mai visto. La mia domanda l'aveva chiaramente divertito.

"No" la sua risposta fu veloce. "Però penso che tu sia la donna più bella che abbia mai visto"

Io distolsi lo sguardo, non ero in grado di smettere di sorridere. Il mio cuore silenzioso si gonfiò di un sentimento molto più intenso di ciò che mi ricordavo di aver provato.

Nessuno dei due disse niente per un po' ed io dedussi che si stava addormentando lentamente. Ma poi sentii le sue labbra sfiorarmi la fronte, fu un tocco leggero ma dal quale diventai dipendente e che mi fece andare a fuoco. Un cuore morto e congelato poteva tornare a battere? A me sembra che il mio stesse per farlo.

"Buonanotte, dorogaya" [cara/tesoro] mormorò prima di mettersi comodo e chiudere gli occhi.

"Buonanotte" sussurrai stringendo la presa sulle sue dita ancora intrecciate con le mie. Mi accoccolai a lui facendomi avvolgere dal suo calore.

Il suo respiro regolare ed il suo battito cardiaco mi cullarono in poco tempo in un sonno senza sogni.

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