Coso - capitoli eliminati "Og...

By MonicaBrizzi

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Quelli che leggerete sono sei capitoli di "Ogni singola cosa" che sono stati aggiunti in un secondo momento e... More

Il Signore degli Inferi combina un casino
Rebecca incontra Carlo, detto Coso
Di quando Rebecca diventa Ginevra
La Principessa dei Ghiacci esce con Coso
Rebecca saluta Carlo (detto Coso)

L'anima di Rebecca si stropiccia

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By MonicaBrizzi

«Non potevi farti gli affari tuoi?» sbotta Mattia.

Lei apre la bocca ma non esce niente. Filippo scuote la testa e Andrea la guarda stupito.

Io? Io mi sento come se mi avessero stropicciato l'anima. Ed è strano, perché non sapevo nemmeno di averla, un'anima. Forse era solo congelata, come il resto.

«È tutto il giorno che ne parlate», risponde alla fine Jessica, dopo cinque secondi di riflessione. Su cosa, non saprei dire, e non mi interessa nemmeno visto che riesco solo a pensare che potrei infilarle la coda dentro la birra di Mattia solo per il gusto di farlo. Ma non è colpa sua. Niente di tutto ciò è colpa sua. Lo è la sua voce, lo è la sua espressione vuota, ma non ciò che vedo. Che poi, più tento di non guardarlo, più lo faccio. Samuel che bacia una ragazza. La bocca di Samuel sulla bocca di una ragazza.

«Lo sapevate?» chiedo distogliendo lo sguardo dall'immagine raccapricciante.

Andrea fa una strana smorfia, Filippo aspira dalle narici l'ossigeno che c'è nel bar e Mattia è l'unico che tira fuori le palle e risponde. «Tu?» chiede.

«No», rispondo con la voce che si perde.

Lui mi guarda come se non sapesse come andare avanti, però lo fa. «Io l'ho vista cinque minuti fa.»

«Io questa mattina», dice Filippo.

«Io poco dopo», continua Andrea.

«Come hai fatto a vederla?» domando rivolta a Filippo.

«L'ha postata questa tipa, una certa Ilaria, ma appena se ne sono accorti l'hanno tolta», risponde. Non c'è bisogno che specifichi i soggetti, sappiamo tutti che si tratta dei Baroni o di uno dei tanti che lavora per loro.

«Solo che ormai era finita ovunque, come tutte le sue foto», continua Andrea.

L'anima. Questa strana cosa. Questa entità incorporea che ci compone. L'anima. È come se me la stessero strizzando, come se la stessero spremendo. Tento di trattenere il respiro per vedere se posso farla rilassare ma rimane contratta. Stropicciata.

Tento di ignorare la strana e orrenda sensazione e vado avanti. «Pensavi di dirmelo?» chiedo rivolta all'interior designer.

Si prende un secondo prima di rispondere. «Sì, solo che non sapevo come. Volevo chiamare Federico più tardi per parlargliene e magari...»

«Lui avrebbe trovato il modo di farlo», completa Andrea.

Dall'esterno, credo di essere una maschera di niente. Niente puro. Dentro, sono l'esatto contrario. Dentro c'è l'anima stropicciata. Lo stomaco che sussulta. Il cuore spezzato. Uno strano schifo. Ma fuori me la sto cavando alla grande. Non voglio che i miei amici vedano quanto sto male. Non voglio che pensino che sto così male per un uomo. Per Samuel Baroni.

«Ok», dico. Chissà perché. In realtà vorrei urlare. E piangere. E strappare tutto quello che vedo. Vorrei gridare all'universo che non si fa così, che non si porta una persona a provare quello che provo io per poi scaraventarla nel dolore. Non si fa.

Ma sto ferma. Ho l'impressione che la maschera di niente mi stia piuttosto bene.

«Mi dispiace, Rebi», dichiara Mattia.

«No, va bene. Non stiamo insieme, non ci siamo giurati amore eterno.» Perché lo stia dicendo non lo so, soprattutto considerato che accanto a me c'è Jessica. Mi giro verso di lei e la guardo, pensando che preferirei non condividere con il suo culo e le sue tette questo momento.

«Gli hai fatto uno screenshot?» chiedo senza guardare il suo telefono.

Schiocca le labbra, poi mugugna. «Scarico tutte le sue foto.»

Non so se sia più desolante quello che ha scaricato o ciò che ha detto. «Le scarichi o fai lo screenshot?» domando. Come se fosse importante. Come se cambiasse qualcosa.

Scrolla le spalle. «Dipende», risponde lentamente.

«Perché le sue?» chiedo turbata. «Perché ti scarichi le foto di Samuel?» proseguo mentre una curiosa e immotivata gelosia soppianta lo stropicciamento dell'anima.

«Perché è Samuel Baroni», replica.

Chiudo gli occhi e cerco di non dare di matto. Mi rendo conto che non servirebbe a niente ma mi darebbe molta, molta soddisfazione. Ciononostante faccio la brava e prendo un respiro profondo. «Potresti mandarmela?»

Acciuffa il telefono con le unghie laccate di fucsia e mi guarda. «Non ho il tuo numero.»

«Mandala a me», dice Andrea.

Filippo si muove sullo sgabello a disagio. «Rebi, sicura?»

«È un buon monito. Ogni volta che penserò a lui non dovrò fare altro che ricordare quella foto e come sono stata quando l'ho vista», rispondo.

Come mi sono sentita. La cosa strana che è successa alla mia anima.

Mattia guarda alle mie spalle. «Mandata?» chiede a Jessica.

«Sì», ammicca lei.

«Ok, grazie», continua Mattia.

Lei lo fissa e continua ad ammiccare. Santa madre, che nervoso. Vorrei rovesciarle l'intero barile di birra in testa.

«Jessica, grazie», riprova lui. I suoi occhi illuminano la stanza, tanto sono chiari. E sono puri. Non come i miei. I miei sono pieni di disarmoniche sensazioni, compreso l'odio. E l'odio è una gran brutta cosa.

La Sculettante non si muove. «Hai deciso di continuare a fissarlo?» chiedo voltandomi verso di lei. La mia pazienza ha un limite.

Filippo scoppia a ridere e Mattia ghigna, Andrea, dopo avermi lanciato un sorriso, si assenta per servire un cliente. Lei rimane a guardarci per un po', riservando un'attenzione speciale a Mattia, poi decide di levare le tende. «Ci vediamo.»

I miei amici analizzano il suo sedere come se fosse un dipinto di Leonardo e devo dire che è fatto così bene che sembra davvero disegnato.

«Non è niente male», dice Mattia. «Il culo, intendo.»

«Anche davanti», suggerisce Filippo.

«Secondo me pure di viso è carina», osserva Andrea mentre prepara due Spritz.

«Va beh, dai, bella è bella. È il resto che è un casino», riprende Mattia. Filippo si mette a ridere mentre il barista si volta da un'altra parte per completare i cocktail. Versa il contenuto aranciato in due bei calici e li decora con una fetta di arancia, dopodiché li presenta ai clienti. Quando torna, prende il mio bicchiere e mette una fetta di mela a forma di stella sul bordo.

«Grazie», dico.

Lui mi manda un bacio con la mano e i suoi occhi finiscono sulle mie tette, e ci finiscono anche se ho la maglietta talmente accollata che viene da chiedersi se mi sono accorta che è estate. Mando gli occhi al cielo e mi giro verso Filippo. Lui prende il suo bicchiere e mi scruta. «Allora?»

«Cosa?»

«Come stai?»

«Bene», rispondo.

«Sicura?» riprende Andrea.

«Perché non dovrei? Non stiamo insieme.»

«Ma c'è qualcosa», dice Mattia. «Lo sanno tutti. È sotto gli occhi di tutti.»

«Evidentemente tutti si sbagliavano.»

«Dai Rebi, non dire così», reagisce Mattia con tono aspro.

«Cosa non dovrei dire?»

«Che c'è qualcosa tra di voi è palese, si vede da un chilometro.»

«Ma la lingua di questa tizia è comunque finita nella sua bocca.» E fa un male assurdo.

Rimangono in silenzio per qualche istante, poi Filippo riparte. «Lui non sembra molto felice.»

Io sollevo un sopracciglio e prendo il mio bicchiere. Il succo è verde, sembra finto, ma il sapore è buono, fresco.

«Sì, non lo sembra affatto», dice Andrea prima di perdersi dietro a qualcuno che vuole una spuma bionda. Ha del portentoso la sua abilità nel partecipare alle nostre conversazioni mentre crea deliziosi drink e profumati caffè. Ogni volta mi stupisce la sua capacità di essere presente rimanendo efficiente.

«State dicendo che non voleva?» chiedo.

Mattia sbuffa. «Non ne ho idea. Di sicuro non sembra un bel bacio e la foto non la voleva. Magari è per questo che non sembra bello. Non voleva la foto e ha reagito.»

«Tu pensi davvero che possa averlo fatto?» chiede Filippo.

Mi pizzicano gli occhi e mi do un morso sul labbro nella speranza di fermare tutto. Non voglio piangere. Non voglio farlo davanti a loro.

«Non lo so, ma direi che qualunque cosa ci fosse prima, sempre che ci fosse qualcosa, è finita», affermo scendendo dallo sgabello.

«Chiamalo», dice Filippo.

Devo aver capito male. «Cosa?»

«Chiedigli cosa ha combinato», risponde con la mano tesa verso il piattino delle noccioline. «Chiaritevi», prosegue versandosene quattro o cinque sul palmo della mano con l'aiuto di un cucchiaino.

«Scherzi, vero?»

«No», risponde contrariato prima di infilarsi un'arachide in bocca.

Passo una mano sui capelli e allontano il ciuffo dalla fronte. «Era il suo compleanno, il suo trentaquattresimo compleanno, ed era in mezzo a un sacco di ragazze. Una ci ha provato e lui c'è stato. Ecco cosa ha combinato.»

«E quindi?»

«Quindi è finita. Ma visto che non è nemmeno iniziata, è tutto ok.» Mando giù il contenuto del bicchiere e lo appoggio sul bancone. «Potete dire ad Andrea di mandarmi la foto?»

«Dove vai?» chiede Mattia.

«Faccio due passi», rispondo.

«Vuoi compagnia?»

«No», replico rapida. «Dite ad Andrea di mandarmi la foto. Ci vediamo dopo», li saluto senza dargli il tempo di replicare. Sistemo lo sgabello sotto il bancone e faccio per voltarmi ma la voce di Mattia mi rincorre e mi colpisce. 

«Rebi, è tutto ok, sul serio?»

Alzo il dito medio e sorrido, poi, senza aspettare una loro reazione, esco dal bar. Esco dal bar e penso che sarebbe potuta essere davvero una bella estate. Davvero bella.

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