Insicura (COMPLETA)

By WinterSBlack

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(Vincitrice Wattys2018 Categoria I Contemporanei) "Questa è la storia di una ragazza dal passato difficile c... More

1. La mia vita
2. Il nuovo compagno di scuola
3. Uscire con Jason Forster
4. La ragazza di Arn
5. Tempo
6. Hebe Daniels
7. Party
8. Sfuriata
9. Uscita tra amici
10. In casa
11. Casa sua
12. La Band
13. La scuola è un campo di battaglia
14. Amica?
15. Scivoloso
16. Nuove compagnie
17. Stomaco
18. Vacanza
19. Giochi
Angolo Autrice
20. Racconti notturni
21. La Casa Stregata
22. Anno nuovo
23. Recita
24. Sfuggire di mano
25. Hakuna Matata
26. Realizzazione
27. Confessioni
28. Avere un ragazzo
28. Dichiarazione
29. Operazione salvataggio cuori infranti
30. Iris Reagan
31. Alla ricerca di un bel regalo
32. San Valentino
33. Errore
34. Segreti svelati e situazioni risolte
35. Lasciare
36. Sul palco per gioco
37. Ansia da palcoscenico
39. Problemi di comunicazione
40. Boccino d'oro
Special p. 1
Special p. 2
41. Troppo passato per vivere il presente
42. È andata peggio
43. La forza di parlare
44. Stop
Sorpresa

38. Concerto di beneficenza

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By WinterSBlack

La festa tira avanti e sembrano tutti di buon umore. Tranne il ragazzo che entrò di mal umore sbattendo la porta. Si diresse direttamente verso i barili di birra e se ne spinò un bicchiere per poi berla tutto ad un fiato.
Anche Hebe notò Xavier.
«A quanto pare non è andata bene.» sospirò la ragazza. Lasciò in sospeso la conversazione che stavamo avendo con Tony, Theo e la band e raggiunse il suo amico.
Lance continuò a parlare con gli altri come se niente fosse, ma il mio sguardo ormai seguiva curioso quello della mia amica. Così come quelli di Theo.
Vidi Hebe toccare una spalla a Xavier che si voltò verso di lei con un sorriso arrogante e meschino. Le disse qualcosa all'orecchio, ma la ragazza rimase impassibile.
Prima che Xavier potesse reagire Hebe gli aveva già buttato la bevanda in faccia.
I vicini risero all'espressione sconvolta di Xavier, ma l'autrice del danno no. La vidi parlargli con calma e controllo e mi sembrò di vedere le labbra del ragazzo formare la parola "scusa".
Dopodiché la ragazza uscì dal teatro e lasciò il suo amico a tamponarsi la faccia con un tovagliolo pescato dal banchetto.
Xavier non si guardò attorno, ma si allontanò verso il bagno, senza dar retta ai commenti scherzosi dei presenti.
«Quei due... Avevano una storia.» mormorò Theo sistemandosi gli occhiali.
«Non ti preoccupare. Non era una cosa seria.» dissi in fretta.
«Non sono preoccupato.» replicò il violinista sorridendomi.
«Solo che... Trovo bello che due persone rimangano in ottimi rapporti dopo una rottura. Non tutti ne sarebbero capaci.» affermò.
«Concordo.» affermai, anche se l'idea che Lance e Iris fossero rimasti amici non mi piaceva un granché. Anzi, non mi piaceva affatto.
«Quindi avete organizzato un concerto di beneficenza? Che cosa nobile!» esclamò Lance al mio fianco richiamando la mia attenzione.
«L'idea era quella.» affermò Tony inespressivo, senza l'entusiasmo che dovrebbe avere.
Mi resi conto che era da un po' che non lo vedevo sorridere. Non sembrava di cattivo umore. Piuttosto era... Svuotato. Ma ogni volta era sempre stato in compagnia del resto della sua Band e Gryf e Dor parlavano così tanto che non mi ero accorta della mancanza dei pareri del cantante.
«A quale ente andranno i benefici?» chiese una voce alle mie spalle. Mi voltai per vedere Wren che ci affiancava assieme a Hebe.
«Ai senzatetto.» rispose immediatamente Gryf nel disperato tentativo di attirare l'attenzione di Wren su di sé.
Era così comico che fece ridere tutti.
«Mi piacerebbe partecipare.» commentò Wren con un sorriso.
«Ci farebbe piacere. Puoi anche fare passaparola. Ci troveremo all'auditorium della nostra scuola. Lì c'è un sonoro che è una meraviglia.» intervenne Dor stringendo Wren per un braccio.
«A proposto, auguri.» aggiunse.
«È vero. Abbiamo partecipato alla recita per te ma non ti abbiamo ancora fatto gli auguri!» esclamai portandomi le mani alle labbra.
«Non è necessario.» affermò la ragazza imbarazzata.
«Dopo questo concerto partiamo per il festival rock band a Madrid.» intervenne Fin.
«Di che si tratta?» chiesi incuriosita.
«Tutte le Rock Band under 18 possono iscriversi a questo festival che si tiene ogni anno in una città diversa. È una competizione che sfida giovani da tutto il mondo. Abbiamo passato le qualificazioni quando abbiamo inviato alcuni nostri pezzi agli organizzatori. È la nostra prima volta dato che gli altri anni non le abbiamo superate.» ci spiegò Gryf entusiasta.
«Spaccheremo alla grande!» commentò facendo batti pugno con il tastierista.
Prima che potessi complimentarmi con loro, venni interrotta. Era curioso che la mia vita fosse fatta di tante interruzioni.
«È arrivata la torta!» esclamò una ragazzo.
Ci voltammo tutti per veder entrare Matthew con uno strano cappellino da festa a pois, dietro un carrello che trasportava una torta a tre piani decorata similmente a libri impilati uno sopra l'altro.
«Xavier ha fatto tutto questo per te.» sussurrai a Wren in modo che sentisse solo lei.
Wren strinse le labbra.
«Non gliel'ha chiesto nessuno.» affermò, già pronta ad andarsene, ma Hebe le bloccò la fuga fermandola per un braccio.
«Resta.» disse.
Wren obbedì riluttante.
Il fatto che la ragazza non apprezzasse gli sforzi di Xavier me la resero particolarmente ingrata e antipatica ai miei occhi.
Era indubbiamente bellissima e probabilmente era anche una studentessa modello brava in tutto quello che faceva, ma non aveva il diritto di far soffrire così Xavier.
Ad un tratto, il ragazzo in questione si fece spazio tra la folla, i capelli spettinati, i primi bottoni della camicia slacciati e la giacca abbandonata.
«Ehilà! Un po' di attenzione prego!» esclamò.
«Che ha in mente di fare ora?» sibilò Hebe.
«Sono felice che mi aiutiate a rendere speciale il giorno del compleanno di uno sconosciuto. La vostra disponibilità e affetto mi commuove. Almeno c'è gente che come voi mi apprezza.» esclamò con la voce incrinata dall'alcool.
Wren al mio fianco strinse le mani a pugno e serrò la mascella.
«La persona festeggiata, mi ha detto che ho fatto tutto questo per me. Che non mi bastava la mia attenzione ma che sfruttavo anche i momenti felici degli altri per far felice me. Devo dire che non l'ho pensato in questi termini nemmeno una volta. Ma a quanto pare non riesco proprio a far cambiare idea a questa persona.» disse.
«Stai parlando di Sutton! Lo sappiamo!» lo prese in giro un ragazzo.
Altri individui, che avevano preso la recita come scherzo, spararono altre battute idiote, finché tutti non si erano uniti in un'unica grossa risata.
Xavier rise con loro. Probabilmente era un po' alticcio.
Matthew si fece spazio tra la folla e lo agguantò, sempre con quel cappellino di carta in testa.
«Non è il momento di rendersi ridicoli.» affermò trascinandolo via. Ma Xavier si ribellò.
«Fottiti Hellman!» esclamò dandogli uno spintone.
«Non sono ubriaco. E se anche lo fossi, ho il pieno controllo delle mie azioni.» disse sistemandosi la camicia che aveva addosso.
Wren scosse la testa e diede le spalle alla scena.
«No che non ne hai.» sibilò il suo amico e con l'aiuto di Tyler lo portò via di peso.
«Lo sai che è colpa tua, vero?» Sentimmo dire. Mi accorsi in un secondo momento che ero io a parlare. Wren mi guardò con gli occhi screziati d'oro sgranati.
«Perché dovrebbe essere colpa mia?» esclamò infastidita. «Perché pensate che ogni idiozia che faccia Xavier Bellson sia colpa mia? Non sono sua madre e tantomeno la sua badante. Piuttosto, perché diavolo avete accettato di partecipare a questa messa in scena?» borbottò senza guardarmi negli occhi.
«Non è ovvio?» chiesi incapace di credere che lei non capisse.
«No! Okay? Non è ovvio!» sbottò Wren scuotendo la testa.
Ero già sul punto di dirle che era un'idiota e che Xavier era innamorato perso di lei, ma Lance mi tirò verso di lui e mi tappò la bocca per fermarmi.
Lo guardai male.
«Era il tuo regalo di compleanno. Xavier ha fatto tutto questo per farti passare un compleanno particolare. Noi abbiamo partecipato perché volevamo contribuire a rendere questo giorno speciale. Mi dispiace che tu non sia riuscita ad apprezzarlo perché ci abbiamo messo veramente tutti tanto impegno. Xavier più di tutti.» le disse Lance, sempre con la mano a coprirmi la bocca e l'altra ad avvolgermi.
Il petto caldo di Lance mi riscaldava la schiena e il suo fiato prodotto dalle sue gentili parole mi solleticava la cute.
Mi calmai.
«Penso che dovresti dargli credito. Non è da tutti ricevere un'opera teatrale come regalo.» sorrise. Poi mi liberò dalla presa e intrecciò le dita alla mie.
«Se non vi dispiace, io e Azura che ne andremmo. Ancora auguri Wren.»
Alzai anche io la mano per salutarli prima che Lance mi portasse via.
Una volta dentro l'auto, Lance mi baciò. Mi baciò con passione e una certa voracità che lo rendeva particolarmente eccitante.
Si sporse verso il mio sedile tenendomi ferma la testa con le mani e muovendo la bocca e le labbra sulle mie. Cercava il mio contatto più volte e non potei far altro che assecondarlo.
«Ehi, ehi, ehi... Potrebbero vederci.» sussurrai tra un bacio all'altro.
Lance si bloccò, come se si fosse appena reso conto di quel che stava facendo. Si ritirò tanto in fretta quanto velocemente si era avventato su di me.
«Scusami.» mormorò a corto di fiato. Risi.
«E di che?» chiesi con la voce più maliziosa di cui fossi capace.
Lance non mi rispose, ma mise in moto e partì.
Il mio sorriso si perse per strada quando compresi che c'era qualcosa che non andava.
«Sei arrabbiato per qualcosa?» chiesi preoccupata.
«No. Non sono arrabbiato.» replicò con una cerca freddezza.
«Lance. Non sono stupida. Anche se ho passato tre quarti della mia vita a sembrarlo.» sbottai infastidita.
Lance si voltò verso di me e prese un grosso respiro.
«Tu e Xavier avevate una storia?» chiese di punto in bianco.
«Cosa?»
«Io pensavo che quando aveva fatto quella scenata davanti alla scuola, fosse tutto una recita. Che... Insomma... Che fosse tutto finto.» mormorò.
«Infatti lo era.» gli assicurai.
«Quindi dopo scuola non vi siete baciati o... altro.» Si soffermò così tanto su quel "altro" che immediatamente mi tornò in mente quella volta sulla Ferrari.
«Lance, tra me e Xavier non c'è niente di più che un'amicizia. Cosa ti ha fatto pensare che ci fosse qualcosa di più?» chiesi evitando la sua domanda diretta.
Lance rimase diversi secondi a riflettere sulla risposta.
«Il modo in cui l'hai difeso.» iniziò. «Mi ha dato fastidio.» sentenziò.
Quasi mi venne da ridere.
«Lance. È mio amico. È ovvio che mi venga da difenderlo. Sono più amica con lui che con Wren, è normale che in una quasi relazione come la loro stia dalla parte di Xavier.» affermai.
«Ma lo so!» esclamò Lance dando un colpo frustrato al volante. «Lo so, solo che... Non so. Mi ha dato fastidio. Mi ha dato fastidio sapere che tu tenga a lui. Insomma, non hai lo stesso rapporto con Tom.» borbottò.
«Lance, ma Tom è differente! Cioè è un amico ma... Xavier è una persona con cui non ho paura di confidarmi e... Santo Dio Lance perché diavolo mi stai facendo il terzo grado perché ho degli amici?» sbuffai infastidita di non riuscire a finire una frase di senso compiuto.
Potevo trovare la sua gelosia carina inizialmente. Ma essere accusata mi aveva fatto scattare l'autodifesa.
Non volevo ammettere con Lance che con Xavier c'era stato ben più di qualche confessione tra amici. Ma non volevo nemmeno mentirgli spudoratamente.
«Ma non è questo il punto! Senti, lascia stare, dimenticati quello che ho detto.»
Mi partì l'embolo. Quanto poteva essere irritante una persona che diceva quella frase solo per concludere un discorso aperto?
«Lascia stare un corno!» esclamai. Poi rendendomi conto di star dando di matto cercai di controllare il tono della mia voce.
Non volevo litigare.
Presi a ispirare ed espirare profondamente con Lance che serrava le mascelle e stringeva le mani sul volente.
«Lance. Ammetto che io e Xavier ci abbiamo provato durante il periodo in cui mi continuava a venire a prendere. Ma grazie a ciò abbiamo capito che stiamo meglio come amici. Lui è sempre stato perdutamente innamorato di Wren e beh, io all'epoca ero già cotta di te.» affermai con improvvisa calma.
Lance si rilassò visibilmente alle mie parole e più percorrevamo le strade, più il sorriso sulle sue labbra si allargava come quello di un ebete.
Tornò a posare una mano sulla mia coscia mentre guidava verso casa.
«Sali?» gli chiesi mentre mi preparavo a scendere dall'auto una volta giunti davanti al mio portico.
Lance scosse la testa.
«Nah. Oggi me ne torno a casa. Il mio letto sentirà la mia mancanza.» scherzò.
«Mmm, anche il mio lo sentirà.» gli dissi con un sorrisetto.
«Digli che tornerò.» replicò facendomi ridere.
«Ehi, che ne dici di andare al concerto di beneficenza dell'Istituto musicale di Londra?» mi propose prima che me ne andassi.
«Certo! Theo ha promesso nuovi pezzi. Mi piacerebbe.» affermai.
«Perfetto. Allora sfrutteremo Hebe per farci dare due biglietti.» affermò scoccandomi un veloce bacio a fior di labbra. Poi ammiccò.
Non potei far altro che sorridere come un'idiota e indietreggiare verso casa, con lo sguardo puntato su di lui e una mano scodinzolante.
Inciampai e caddi a terra, ma mi rialzai subito per continuare a salutarlo. Ero veramente persa.

«Quindi non avete fatto ancora sesso.» esclamò Bethany a voce troppo alta in mezzo al corridoio, in direzione dell'aula di economia domestica.
«Puoi abbassare la voce?» sibilai.
«Perché?» chiese confusa. Alzai gli occhi al cielo.
«Ma che aspetti?» chiese abbassando la voce in un sussurro decisamente troppo basso.
«Non puoi non urlare e non sussurrare?» le chiesi lentamente.
Beth si accigliò.
«Sei inaccontentabile.» borbottò.
«Comunque non sto aspettando nulla. E lui non mi sembra timido.» commentai.
«È strano che dopo un mese non siate ancora passati all'ultima Base.» fece Beth con fare vissuto.
«Bruciare le tappe è per qualcuno che non prova sentimenti.» dissi gelida sbattendo i libri sul banco, una volta entrata in aula.
Beth mi guardò sconvolta ma non mi disse niente. Si limitò a mettersi al mio fianco e a tirare fuori i suoi oggetti.
Mi sentii in colpa per averle risposto in quel modo brusco. A modo suo, Beth ci teneva ad aiutarmi. Era sbagliato da parte mia comportarmi come se fossi superiore a lei. Io non ero Daia. E nemmeno lei era Daia. Non eravamo più le sue mignons.
«Scusa. Non volevo essere così brusca.» le sussurrai prima che la professoressa iniziasse la lezione.
Beth mi sorrise.
«Tranquilla. Siamo amiche. Ti capisco.»
Ne dubitavo, ma non glielo dissi.
«Hai ragione.» affermai.

Il giorno del concerto arrivò in fretta e io ero indecisa su cosa indossare.
Alla fine optai per un tubino nero con una scollatura ricoperta di pizzo e gli stivali fin sotto il ginocchio sopra le calze.
Volevo sembrare tosta e sexy allo stesso modo. Qualcosa che mi avrebbe distinto tra la massa di fan della Band di Tony.
Ma quando giunsi lì, capii che i miei abiti si confondevano fin troppo facilmente dalla massa di gente messa in ghingheri per quell'occasione.
Era Lance quello che si notava di più con la sua felpa con il cappuccio verde e i jeans chiari che non coprivano per nulla quelle all star rosse. Troppo colorato.
«Suppongo che questi tizi non siano fan di Captain America.» commentò Lance, appena giunto sul piazzale sotto il palco, indicando la sua maglietta con lo scudo di quell'eroe della Marvel.
«Suppongo di no.» ridacchiai prendendolo a braccetto.
«Mi sembra di essere entrato in una setta oscura.» borbottò cercando di non incrociare gli occhi di una tizia con i capelli rasta rossi, gli occhi cerchiati di nero come un panda e il piercing tra le narici.
«Tranquillo, appena spegneranno le luci il tuo essere normale e allegro passerà di vista.» affermai dandogli un bacio sulla guancia.
«Ehi, eccovi qui!» esclamò Hebe saltando giù dal palco.
«Ho appena salutato Theo e gli altri. Dovranno prima lasciar cantare la Band di apertura e poi entreranno in scena.» ci disse la ragazza.
«Non vedo l'ora!» esclamai sinceramente entusiasta.
Avevo scoperto di recente che non mi dispiaceva per nulla quella musica tutta rumori.
Appena pronunciai quella frase, le luci si spensero e la Band d'apertura entrò in scena tra i clamori degli spettatori.
Anche se non ero un'esperta del campo, notai che non erano lontanamente bravi quanto Tony e gli altri.
Muovevo la testa a ritmo solo per pietà.
Piuttosto crudele da parte mia.
Il tempo che la Band iniziale terminasse il turno che l'auditorium della scuola di musica si riempì totalmente, pronti ad ascoltare i pezzi forti.
Grandi urla partirono non appena Tony si portò davanti al microfono e ringraziò la gente.
Senza ulteriori indugi, partirono con il primo pezzo.
Notai che le nuovi canzoni erano più morbide di quelle che avevo ascoltato la primissima volta e diedi il merito a Theo per il cambiamento. Mi facevano apprezzare di più le parole delle canzoni.
Hebe, accanto a me era super entusiasta e cantava assieme a loro a squarciagola. Era strano vederla così euforica e a quanto pare, anche per Lance era una novità.
Mi guardò e girò un indice attorno alla tempia, incrociando poi gli occhi verde castani. Risi.
L'ultima canzone terminò e Tony ringraziò il pubblico. Gli altri musicisti si stavano già alzando per andarsene quando Tony richiamò l'attenzione di tutti.
«Scusate. C'è un ultima canzone che mi piacerebbe farvi ascoltare.» disse serio. Il sudore gli imperlava la fronte.
Dalla faccia che fecero gli altri, dedussi che non ne erano a conoscenza.
Gryf fece per tornare verso il suo posto dietro la batteria, ma Tony lo fermò. Il ragazzo recuperò una chitarra classica da dietro le quinte e si fece portare uno sgabello e un'asta per il microfono.
Gli altri ragazzi scesero dal palco confusi. Theo lanciò un'occhiata nella nostra direzione, alla ricerca di Hebe, come a chiedere se lei sapesse qualcosa di quella storia.
«Questa canzone, l'ho scritta ieri. Quindi ora è la prima volta che la canto.» disse ancora a corto di fiato per tutta la serata a cantare.
Tutto il pubblico lo guardava incuriosito.
Tony prese un sorso d'acqua mentre un riflettore solitario lo illuminava, ombreggiando tutto il resto.
I capelli scuri rilucevano sotto quel raggio luminoso e fece passare la ricrescita bionda per un riflesso.
«È per una persona speciale.» disse.
Poi finalmente iniziò a cantare.
La canzone, a differenza delle altre, era incredibilmente dolce, lenta e tranquilla. Raccontava una storia. Parlava di un'amore soffocato. Di verità non dette. Di bugie continue. Ma di sentimenti sinceri.
Durante il ritornello, ripeteva le frase "Ora basta. È ora di amarti." e ogni volta che lo diceva, sentivo sempre più intensità nella sua voce. Una voce che stava toccando le corde del cuore di tutti.
Quando terminò, il pubblico esplose in un boato di urla, fischi e applausi. Un meraviglioso entusiasmo che avrebbe fatto piangere di gioia chiunque stesse sopra quel palco.
Ma Tony non sembrava contento.
Attese che la gente smettesse di agitarsi e quando finì tutto disse tre paroline che scioccarono tutti:«Ti amo, Hebe.»

Angolo Autrice

Ehilà gente! Avete notato che ora questa storia partecipa ai Wattys?
Be', ora lo sapete.
Io credo che sia utile avere una comunicazione con il lettore, quindi ditemi, quali emozioni state provando ora? A che state pensando? Come vorreste che finisse questa storia? Bene? Male? In modo dolceamaro?
Se rispondete alle mie domande vi regalo un biscottino.🍪

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