Cinquanta sfumature di Christ...

Galing kay jessy24love

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Vi siete mai chieste cosa pensa Christian quando Ana gli rivela di essere vergine? O cosa succede a lui dopo... Higit pa

Cinquanta sfumature di Christian
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Christian e Ana intimi... di nuovo

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Christian e Ana intimi... di nuovo

Siamo seduti sul sedile posteriore dell’audi.

«Quindi… supplicami. Preferisci farlo nel mio appartamento o nel tuo?» chiedo, piegando la testa di lato, e facendo un sorriso. “Cazzo sta bene. Ha dormito. Ha mangiato. Il suo sano colorito è tornato. Potrei scoparmela qui in macchina... vorrei. Taylor potrebbe avere delle obiezioni. Fanculo, lo pago abbastanza...”

«Penso che tu sia molto presuntuoso, Mr Grey. Ma tanto per cambiare, potremmo andare nel mio appartamento.» dice con voce roca e tutta provocante, poi si morde il labbro, deliberatamente. Cristo, è eccitante. Mi muovo sul mio posto.

«Taylor, da Miss Steele, per favore.» cerco di sembrare più calmo e indifferente che posso. Vorrei urlargli di fare presto.

«Sì, signore.» Taylor annuisce e si immerge nel traffico.

Mi sta fissando con il suo sorriso mezzo divertito, e non so se sta ridendo di me o di qualche pensiero che trova divertente. Non posso evitare di sorriderle in risposta. Cristo è così bello vederla. Ho aspettato questo momento fin dalla scorsa notte. Non posso aspettare di metterle le mani addosso.

«Allora dimmi, com’è andata oggi?» chiedo.

«Bene. E a te?» sorride, riflettendo la mia espressione.

«Bene, grazie.» rispondo cortesemente... ma ancora con uno stupido sorriso sulla faccia. Dobbiamo sembrare proprio una coppia di stregatti. Prendendo la sua mano posso un bacio gentile sulle sue nocche.

Il suo respiro si ferma e il suo sorriso si allarga. Il suono va dritto al mio cazzo.

«Sei incantevole» mormoro.

«Anche tu.»

«Il tuo capo, Jack Hyde, è bravo nel suo lavoro?»

Lei sbatte gli occhi e si acciglia.

«Perché? Non c’entra con la gara della pipì, no?»

Le faccio un sorrisetto. “No, quello stronzo è pericoloso.”

«Quell’uomo vuole entrare nelle tue mutandine, Anastasia» cerco di suonare più neutrale possibile.

Arrossisce e resta a bocca aperta per lo shock. Anastasia scioccata – mi è mancata. L’espressione che sta facendo adesso è una delle mie preferite.

«Be’, può volere quel che gli pare… Perché stiamo parlando di questo? Sai che non nutro alcun interesse per lui. È solo il mio capo.» cerca di suonare sprezzante, ma il suo rossore suggerisce che è imbarazzata. “piccola, piccola, piccola. Lui ti vuole. È un predatore sessuale e tu non puoi capirlo.”

«È questo il punto. Lui vuole ciò che è mio. Ho bisogno di sapere se è bravo nel suo lavoro.»

Perché altrimenti licenzierò quel suo culo. Lei si stringe nelle spalle e guarda giù alle sue dita incerta. “Merda... ci ha già provato? La sua storia con le assistenti e davvero sospetta. Non sono mai durate a lungo alla SIP.”

«Penso di sì.» dice Ana, ma non suona convinta. Maledizione. È lì solo da una settimana – forse è troppo presto per lei per farsi un’ opinione.

«Be’, sarà meglio che ti lasci in pace, oppure si troverà con il culo sul marciapiede.» borbotto, spassionatamente.

«Oh, Christian,» rimprovera «di cosa stai parlando? Non ha fatto niente di male.»

Si acciglia di nuovo e la piccola v assolutamente baciabile si forma sopra il suo naso. “perché si sta accigliando? Anche lei sospetta che lui le sta

dietro?” il pensiero mi contraria. So che devo ricostruire la fiducia tra di noi, ma lei dovrebbe dirmelo se lo trova minaccioso.

«Se fa una sola mossa, tu dimmelo. Si chiama condotta gravemente immorale. O molestie sessuali.» “ Parlami, Anastasia. Ascolterò, prometto. Non voglio perderti di nuovo”

«Era solo un drink dopo il lavoro.» mormora

«Te lo ripeto. Una mossa ed è spacciato.»

«Non hai questo tipo di potere.» schernisce. Poi i suoi occhi si spalancano improvvisamente per lo shock. “Cazzo! che c’è?”

«Oppure ce l’hai, Christian?» chiede cautamente, cercando rassicurazioni.

Le sorrido, pensando disperatamente ad un modo per cambiare argomento, ma non mi viene niente. Merda.

«Stai comprando la casa editrice» la sua voce sussurrata è piena di orrore.

“Cazzo! Non era la reazione che mi aspettavo.”

«Non esattamente» mormoro.

«L’hai comprata. La SIP. Di già.» respira a fatica, e ha il viso pallido.

“Cristo. Devo mentire? No. Non posso mentirle.”

«È possibile.» borbotto cautamente. Non devo dirle per forza tutta la verità.

«L’hai fatto o non l’hai fatto?» domanda.

Non posso evitare questa domanda. “Sii uomo, Grey. Andrà bene per lei... alla fine. Se tutto va bene.”

«L’ho fatto.»

«Perché?» sussurra, sconcertata.

“Voglio proteggerti.”

«Perché posso farlo, Anastasia. Ho bisogno di saperti al sicuro.»

«Avevi detto che non avresti interferito nella mia carriera!»

«E non lo farò.»

Tira via la mano dalla mia e mi fissa. Merda.

«Christian…» si ferma, cercando la giusto... imprecazione, epiteto – cosa?

«Sei arrabbiata con me?» chiedo. Anche se conosco già la risposta.

«Sì, certo che sono arrabbiata con te» sibila. «Che razza di manager di alto livello prende decisioni basate su chi si sta scopando al momento?» sbianca e lancia un’occhiata a Taylor. Apro la bocca per rimproverarla. Come osa usare questo tipo di linguaggio per riferirsi a se stessa? Davanti al mio staff, per la miseria! Istintivamente vorrei mettermela sulle ginocchia, proprio adesso, qui sul sedile posteriore della macchina... ma so che quell’opzione non è più aperta.

.................................

Non riesco a trovare le parole giuste, e faccio un profondo respiro, cercando di trattenermi, mentre la guardo lei si morde il labbro e per un momento sembra indecisa, facendo impennare il mio battito cardiaco... poi sorride, un ampio sorriso e mi lascia entrare. Faccio cenno a Taylor. Lui si allontana dal ciglio e io seguo Ana su per le scale, godendomi la splendida vista del suo culo. il gentile ondeggiare dei suoi fianchi mentre sale ogni scalino è oltremodo seducente – ancora di più, penso, perché lei non ha idea di quello che sta facendo. Realizzo che la sua innata attrattiva sessuale scaturisce dalla sua innocenza, la sua disponibilità a sperimentare, la sua capacità di fidarsi. Cazzo... un pensiero oscuro mi attraversa la mente: spero si fidi ancora di me. Potrei aver completamente dissipato la sua fiducia. Devo ricostruirla – e la ricostruirò. Mi sono consumato per questa donna da sabato... lei è mia adesso. Non rovinerò tutto di nuovo.

Il suo appartamento è pulito e ordinato, ma non sembra molto vissuto. Mi ricorda la galleria dove siamo andati ieri, il magazzino riconvertito, tutto mattoni e pavimenti scuri. Il bancone in calcestruzzo della cucina ha un design semplice e nuovo. Mi piace.

«Bell’appartamento» borbotto.

«Lo hanno comprato i genitori di Kate per lei.»

Alec Kavanagh deve essere orgoglioso di sua figlia. È un piccolo condominio pulito – ha scelto bene. Mi chiedo come si senta Ana a essere in debito con Kate? So che non ha molto denaro... deve essere dura.

Lei sta in piedi davanti al bancone della cucina, rossa in viso, che mi guarda attentamente, con i suoi occhi blu. Si lecca il labbro inferiore... e il mio cazzo freme.

«Ehm… vuoi qualcosa da bere?» chiede.

«No, grazie, Anastasia.» “Voglio te”

Stringe le sue mani insieme, apparentemente persa, sembrando nervosa. La rendo ancora nervosa? Questa ragazza può mettermi in ginocchio, ed è lei quella nervosa.

«Che cosa vuoi fare, Anastasia? Io so cosa vorrei fare.» “ e possiamo farlo qui, o nella tua camera, o in bagno, non m’importa – soltanto ti voglio. Adesso.” Cammino verso di lei, i miei occhi non la lasciano un attimo. Le sue labbra di socchiudono e il suo respiro aumenta. “Mi vuoi anche tu, piccola. Lo so. Lo sento.” Lei indietreggia verso il bancone della cucina... nessun posto dove scappare.

«Sono ancora arrabbiata con te.» sussurra. Non sembrando per niente arrabbiata... lasciva, forse. Ma non arrabbiata.

«Lo so.» le faccio il mio sorrisetto sghembo tu-mi-vuoi-fottutamente e i suoi occhi si dilatano per un attimo. “sei mia, piccola.”

«Vuoi mangiare qualcosa?» balbetta.

Annuisco lentamente.

«Sì, te»

Sto davanti a lei, fissando i suoi bellissimi, insondabili occhi blu sentendo il calore irradiato da lei. Voglio essere avvolto nel suo calore. Immerso dentro questo. Voglio farla urlare e gemere e gridare il mio nome. Voglio reclamarla, cancellare i ricordi della nostra amara separazione. Voglio farla mia... di nuovo.

Ma per prima cosa.

«Hai mangiato oggi?» devo saperlo.

«Un sandwich a pranzo»

Cazzo. Come possiamo passare l’intera notte a fare l’amore se non ne ha la forza?

«Hai bisogno di mangiare.»

«In questo momento non ho fame… di cibo.»

Sorrido. Un’altra allusione dalla piccola Anastasia Steele...

«E di cosa sei affamata, Miss Steele?»

«Penso che tu lo sappia, Mr Grey.»

Voglio ringhiare. Non ha torto... ci sta volendo tutto il mio autocontrollo per non afferrarla e gettarla sul bancone di calcestruzzo. Ma facevo sul serio quando ho detto che avrebbe dovuto supplicare. Deve dirmi quello che vuole, dare finalmente voce ai suoi sentimenti, i suoi bisogni, i suoi desideri. Devo capire cosa la rende felice. Mi abbasso come per baciarla, ingannandola... e sussurro nel suo orecchio invece.

«Vuoi che ti baci, Anastasia?»

«Sì» il suo respiro si ferma. Cazzo. Questo suono è fottutamente intossicante.

«Dove?»

«Dappertutto.»

«Dovrai essere un po’ più specifica di così. Ti ho detto che non ti toccherò finché non mi supplicherai e non mi dirai che cosa fare.»

«Per favore» sussurra.

“Oh no, piccola. Non te la renderò facile.”

«Per favore cosa?»

«Toccami.»

«Dove, piccola?»

Lei si protende. CAZZO. Faccio un passo indietro istintivamente, sbattendo le palpebre, perso. “Non toccarmi!” il cuore mi balza in gola e devo concentrarmi per nascondere la paura. Cazzo... per questo ho le mie regole.

«No, no» la rimprovero dolcemente, in un tentativo di mascherare la mia reazione. Ma ormai il danno è fatto.

«Cosa?» dice, il panico negli occhi.

«No.» Scuoto la testa verso di lei. Lo sa questo. Gliel’ho detto ieri.

«No del tutto?» la sua voce è bassa e supplichevole.

No, piccola. No.

Lei fa un passo verso di me, e adesso non so cosa sta per fare. Faccio un passo indietro e alzo le mani. Tenendo il sorriso incollato sulla faccia. Spero che tenga fuori il tono infastidito dalle cose che ho bisogno di dire.

«Stai attenta, Ana.» “Per favore. Non toccarmi. Non mi piace... non lo sopporto.”

«Qualche volta non t’importa. Magari potremmo prendere un evidenziatore, e tracciare la mappa delle zone off-limits.» sussurra tristemente.

Beh... è un approccio. Uno che non avevo considerato prima.

«Non è una cattiva idea. Dov’è la tua camera da letto?» Ho bisogno di distrarla da questo argomento.

Lei fa un cenno a sinistra.

«Stai prendendo la pillola?»

La sua faccia si abbatte. “Oh cazzo...”

«No» squittisce.

Cristo – dopo tutti i guai che abbiamo passato, doveva prendere solo una fottuta pillola! Non posso credere che abbia semplicemente smesso di prenderla. Piccola stupida... d’altra parte, forse vuol dire che non era interessata al sesso con qualcun altro. Sono sproporzionatamente compiaciuto dal pensiero.

«Capisco. Vieni, mangiamo qualcosa.»

Abbiamo entrambi bisogno di raccogliere i nostri pensieri. Il letto può aspettare.

«Pensavo che stessimo andando a letto! Io voglio venire a letto con te.»

«Lo so, piccola.» “Hai lo stesso effetto su di me che io ho su di te, Anastasia. E credimi non vedo l’ora di portarti a letto... ma proprio adesso, forse dovremmo mangiare e parlare.”

Sembra avvilita, e io sono assurdamente compiaciuto che lo sia. Ah! Vuole venire a letto con me. Balzo in avanti e le afferro i polsi, portandole le mani dietro la schiena e spingendola tra le mie braccia. Posso sentirla lungo tutto il mio corpo. Oh lei sta bene, esile ma bene.

«Hai bisogno di mangiare e anch’io» mormoro. “e mi hai completamente sopraffatto cercando di toccarmi. Ho bisogno di recuperare il mio equilibrio, piccola.” «D’altra parte… l’attesa è la chiave della seduzione, e in questo momento sto ritardando l’appagamento.»

Lei mi guarda con scetticismo. “Si lo so... l’ho appena inventata.”

«Sono già sedotta e voglio l’appagamento ora. Ti supplico, per favore.»

Cazzo. È come Eva. Così seducente. La stringo più forte... ce n’è sicuramente meno di lei. È così fastidioso... non si è presa cura di lei. Le sorrido.

«Mangia. Sei troppo magra.» le bacio la fronte.

Lei si acciglia contro di me e io sento un momentaneo sollievo. Mi piace quando è cocciuta e ribelle.

«Sono ancora arrabbiata perché hai comprato la SIP, e ora sono arrabbiata perché mi stai facendo aspettare» dice imbronciata.

«Sei una signorina arrabbiata, vero? Ti sentirai molto meglio dopo un buon pasto.»

«So dopo cosa mi sentirei molto meglio...»

«Anastasia Steele, sono scioccato.» Dentro sto ballando. Lei mi vuole.

«Smettila di prendermi in giro. Non stai giocando lealmente.»

Cerco di reprimere un sorriso. Poi improvvisamente sbianca. “Cazzo – che c’è adesso?”

«Potrei cucinare qualcosa… solo che dobbiamo andare a fare la spesa.»

«La spesa?»

«Per comprare qualcosa da mangiare.»

«Non hai cibo qui?» Per la miseria – nessuna meraviglia che non abbia mangiato! La lascio immediatamente.

«Andiamo a fare la spesa, allora» mi fiondo verso la porta del suo appartamento e la spalanco.

Camminiamo per due isolati fino all’ Ernie’s Supermarket. È piccolo, e pieno zeppo di troppe persone anche – la maggior parte single, a giudicare, dal contenuto dei loro cesti.

Seguo la scia di Ana, godendomi la vista del suo oscillante sedere, stretto e tirato nei suoi jeans. Mi piace particolarmente quando si china sul banco delle verdure e tira su delle cipolle... il tessuto elasticizzato sul suo didietro... oh cosa mi piacerebbe fargli...

Mi fa una domanda. Cazzo. Sbatto le palpebre verso di lei.

«Quand’è stata l’ultima volta che sei entrato in un supermercato?» Anastasia mi fa un sorrisetto.

«Non me lo ricordo.»

«È Mrs Jones a fare la spesa?»

«Credo che Taylor l’aiuti. Non ne sono sicuro.»

«Ti andrebbe bene qualcosa da saltare in padella? È veloce da preparare.»

«Una cosa saltata in padella suona bene.» non riesco a trattenere un sorrisetto. Ne ha davvero voglia. Sarà meglio che abbia le sue implorazioni pronte.

«È tanto che lavorano per te?»

Perché cazzo vuole sapere dei miei dipendenti?

«Taylor, quattro anni, penso. Mrs Jones più o meno lo stesso. Perché non hai cibo in casa?»

«Lo sai perché» mormora.

«Sei stata tu a lasciarmi» borbotto. “se fossi rimasta non avrei avuto la peggior settimana di merda della mia vita.”

«Lo so» dice contrita.

La seguo alla cassa e ci mettiamo in fila. Cazzo... spero non si aspetti che lo faccia spesso. Forse posso dire a Mrs Jones di fare la spesa anche per Ana. Saremmo potuti andare a mangiare fuori – ci sono parecchi ristoranti qui intorno.

«Hai qualcosa da bere?» chiedo

«Birra… credo.»

«Prendo del vino.»

Mi avvio in cerca del reparto dei vini. Mi ci vogliono tre minuti per dedurre che l’Ernie’s Supermarket non vende vino. Ritorno da Anastasia a mani vuote.

«C’è un buon negozio di alcolici qui accanto» dice.

«Vado a vedere quel che hanno.»

Esco dal negozio, sollevato. Cristo – certe persone lo fanno ogni giorno. Per un momento sono grato che Gail mi salvi da tutta questa merda. Anche se fare la spesa con Anastasia... questo mi fa sorridere. Sa quello che fa, sceglie attentamente la carne e le verdure, le sue piccole mani pizzicano e stringono... è un piacere guardarla.

Il negozio di liquori ha una misera selezione di vini. Prendo un pinot grigio dal banco frigo, pago velocemente ed esco. Anastasia sta appena uscendo dal negozio di alimentari.

«Dai qui, lascia che li porti io.» prendo entrambi i sacchetti dell’alimentari e camminiamo per ritornare al suo appartamento. Mi racconta un po’ di cosa ha fatto durante la settimana. Ovviamente le piace il suo nuovo lavoro... bene. Non nomina di nuovo la mia acquisizione della SIP, e io ne sono grato.

Di ritorno nel suo appartamento mi fissa con malcelato divertimento – un’altra delle sue espressioni che mi è mancata negli ultimi giorni.

«Sembri molto… casalingo.»

Il suo commento mi coglie di sorpresa. Mi piace abbastanza essere casalingo... con lei.

«Nessuno mi ha mai accusato di ciò prima d’ora» poso le borse sul bancone della cucina e lei comincia a lavorare per svuotarle. Prendo il vino. Il negozio

di alimentari è stato abbastanza mondo reale per oggi. Adesso – dove terrà il cavatappi?

«Questo posto non mi è ancora familiare. Credo che il cavatappi sia nel cassetto.» me lo indica con il mento. Le sorrido, apro il cassetto e trovo il cavatappi. È gratificante sapere che non ha affogato i dispiaceri nel vino durante la mia assenza. Arrossisce... perché?

«A cosa stai pensando?» chiedo mentre mi tolgo la giacca. Sistemandola sul divano ritorno alla bottiglia di vino in attesa.

«A quanto poco ti conosco veramente» dice nostalgicamente.

«Tu mi conosci meglio di chiunque altro» mormoro. Sa certamente leggermi come nessun altro. È... inquietante. Apro la bottiglia usando lo stesso scadente gesto plateale del cameriere nel ristorante a Portland.

«Non credo.» dice mentre continua a disfare le borse.

«È così, Anastasia. Sono una persona molto riservata.» “devo esserlo... facendo quello che faccio. Uhm... quello che facevo.”

Riempio due bicchieri e gliene porgo uno.

«Alla salute» alzo il mio bicchiere.

«Alla salute» risponde, e prende un sorso. Comincia ad affaccendarsi in cucina, ovviamente il suo elemento. Sembra che lo faccia da anni... mi ricordo mentre mi raccontava come di solito cucinava per il padre. È davvero molto indipendente. “Lo sapevi questo, Grey, in fondo. È una ragazza tenace”

«Posso aiutarti?» Chiedo.

«No, va bene così… Siediti.»

«Mi piacerebbe aiutarti.»

Sbatte le palpebre verso di me, sgomenta.

«Puoi tagliare le verdure.» dice alla fine.

Farei meglio ad avvertirla. Quello che so sulla cucina non è molto rilevante. Mrs Jones e le mie sottomesse – alcune con più successo di altre – sono state le uniche cuoche della mia vita. Mia madre ha provato ad insegnarmi quando ero un adolescente. Ma non faceva per me.

«Io non cucino» dico, fissando il coltello super-affilato che mi sta porgendo.

«Immagino che tu non ne abbia bisogno.»

Sistema un tagliere e qualche peperone rosso davanti a me. “Che cazzo dovrei farci con questi? Hanno una forma strana da tagliare”

«Non hai mai tagliato le verdure?» chiede Anastasia, non riuscendo a nascondere l’incredulità nella voce.

«No.»

Mi fa un sorrisetto come se fossi un coglione.

«È un sorriso condiscendente quello?»

«A quanto pare, questa è una cosa che io so fare e tu no. Vediamo di affrontarla, Christian. Credo che questa sia una prima volta. Ecco, ti faccio vedere.»

Struscia contro di me e il mio corpo si sveglia. Cazzo.

«Così.» dice mentre taglia un peperone rosso e rimuove con cura tutti i semi e la merda da dentro.

«Sembra abbastanza semplice.» brontolo.

«Non dovresti avere problemi» il suo tono è ironico.

Pensa che non sia capace di tagliare una fottuta verdura? Gli farò vedere.

Molto attentamente comincio a tagliare. Cazzo, questi semi sono ovunque... è più difficile di quello che pensavo. Lei l’ha fatto sembrare semplice. Spinge contro di me, la sua coscia struscia contro la mia gamba. Distrae, ma io continuo a tagliare attentamente – questa lama è pericolosa. Si muove vicino a me di nuovo, questa volta strusciando il fianco contro di me... poi di nuovo, un altro tocco, e tutto sotto il mio girovita... è molto deviante.

«So cosa stai facendo, Anastasia» mormoro cupo.

«Credo che lo chiamino cucinare» dice candidamente, innocentemente... in mala fede. Alla fine si è resa conto del potere che ha su di me?

Afferrando un altro coltello si unisce a me sul tagliere, pelando e tagliando l’aglio, lo scalogno, i fagiolini. Usa ogni scusa per sbattere contro di me.

«Sei piuttosto brava in questo» borbotto mentre comincio il secondo peperone.

«A tagliare?» Sbatte teatralmente le ciglia verso di me. «Anni di pratica.» si struscia contro di me ancora una volta, con il sedere. Il mio cazzo approva, obiettivo raggiunto. Prende le verdure e le mette dentro il wok fumante.

«Se lo fai un’altra volta, Anastasia, ti prendo sul pavimento della cucina.»

«Prima dovrai supplicarmi.» dice, girandosi a guardarmi. I suoi occhi sono pieni di desiderio... Cazzo.

«È una sfida?»

«Forse.»

“Oh, Miss Steele. Coraggio.” Poso il coltello e mi avvicino lentamente verso di lei, senza toglierle gli occhi di dosso. I suoi occhi diventano più grandi e le labbra di socchiudono mentre prende un brusco respiro. Mi chino su di lei, a pochi centimetri di distanza, ma non la tocco, e spengo il gas del wok.

«Credo che mangeremo più tardi» mormoro... “perché adesso, sto per scoparti più che posso.” «Metti il pollo nel frigo.»

Lei deglutisce, prende la ciotola con il pollo a dadini, piuttosto goffamente la copre con un piatto e mette tutto in frigo. Faccio un passo dietro di lei silenziosamente così che quando si girà sono proprio davanti a lei.

«E così, stai supplicando?» sussurra.

«No, Anastasia.» Scuoto la testa. «Niente suppliche.» guardo giù verso di lei, lussuria e bisogno m’ispessiscono il sangue. Cazzo, voglio perdermi in lei. Osservo mentre le sue pupille si dilatano e le sue guance arrossiscono per il desiderio. Lei mi vuole. Io voglio lei. Si morde il labbro... e non posso più sopportarlo. Afferrando i suoi fianchi, la spingo contro la mia crescente erezione. Le sue mani sono nei miei capelli e mi tira giù verso le sue labbra. La spingo contro il frigo e la bacio forte. Ha un sapore così buono. Così dolce. Geme nella mia bocca ed è come una sveglia per il mio corpo che me lo fa diventare ancora più duro. Muovo la mia mano nei suoi capelli, tirando la sua testa indietro così posso spingere più in profondità la lingua nella sua bocca. La sua lingua lotta con la mia... Cazzo – è erotico, rude, intenso. Mi ritraggo.

«Che cosa vuoi, Anastasia?»

«Te.»

«Dove?»

«A letto.»

E non mi servono altri suggerimenti. La lascio, la sollevo tra le braccia, e la porto velocemente in camera sua. Ho bisogno di lei nuda e vogliosa sotto di me. Posandola gentilmente a terra, velocemente accendo la sua abat-jour e chiudo le tende. Mentre lancio un’ occhiata giù alla strada sotto, realizzo che questa è senza dubbio la stanza che ho fissato, durante la mia silenziosa sorveglianza, dal mio nascondiglio da stalker.

Quando mi giro, lei è in piedi che mi guarda. Con gli occhi spalancati. In attesa. Vogliosa.

«E adesso?» chiedo.

Lei arrossisce.

«Fa’ l’amore con me.» dice dopo un po’.

«Come? Devi dirmelo, piccola.»

Si lecca il labbro nervosamente e la lussuria cresce bruscamente dentro di me. “Merda – concentrati, Grey”

«Svestimi.» dice.

“Finalmente!” aggancio l’indice all’apertura della sua camicetta, facendo attenzione a non toccare la sua morbida pelle, e strattonando gentilmente, le faccio fare un passo verso di me.

«Brava ragazza» mormoro.

Posso vedere l’alzarsi e l’abbassarsi del suo seno mentre il suo respiro diventa più veloce. Guardo fisso i suoi occhi blu, i miei sono pieni di carnali promesse sono sicuro, i suoi spalancati per il desiderio e il bisogno. Proprio come io ho bisogno di lei. Abilmente comincio a sbottonarle la camicetta. Lei afferra le mie braccia, per reggersi penso, e guarda su verso di me. “Si, va bene, piccola. Non toccarmi il petto.” Slaccio l’ultimo bottone, spingo la camicetta sulle sue spalle e la faccio cadere sul pavimento. Facendo il

notevole sforzo di non toccare il suo bellissimo seno raggiungo la cintura dei suoi jeans.

Slaccio il bottone e abbasso la zip.

«Dimmi che cosa vuoi, Anastasia.»

Resisto al desiderio di sbatterla sul letto ed entrare dentro di lei. Questo sarà un gioco di attese. Ha bisogno di parlare con me.

«Baciami da qui a qui» sussurra, passando il dito dalla base dell’orecchio fino alla gola. “Il piacere è mio, Miss Steele.” Scostando i suoi capelli dal percorso raccolgo le sue morbide ciocche nella mano e tiro gentilmente la sua testa di lato, esponendo il suo sottile, lungo collo. Mi chino e strofino il naso contro il suo orecchio e lei si dimena deliziosamente, mentre traccio baci leggeri lungo il sentiero tracciato dal suo dito, e indietro. Lei emette un suono in fondo alla gola... è eccitante.

Voglio perdermi dentro di lei. Riscoprirla.

«I miei jeans e le mutandine» mormora, e io non posso evitare il mio sorrisetto contro la sua gola.

Ha afferrato l’idea. “Finalmente... parla con me, Ana.” Bacio la sua gola un’ultima volta, poi cado in ginocchio davanti a lei, cogliendola di sorpresa. Aggancio i pollici alla cintura dei suoi jeans e dei suoi slip e gentilmente li spingo giù. Appoggiandomi sulle ginocchia guardo su verso di lei mentre lei si libera delle ballerine e dei vestiti. I suoi occhi incontrano i miei, e aspetto i miei ordini.

«E adesso, Anastasia?»

«Baciami» sussurra, la sua voce è appena udibile.

«Dove?»

«Lo sai dove.»

Reprimo un sorriso.. davvero non riesce a dire la parola.

«Dove?» la punzecchio.

Arrossisce di nuovo e con una determinata, anche se imbarazzata espressione, indica velocemente l’apice delle cosce.

«Con piacere» ridacchio, godendomi il suo imbarazzo, sorridendo. Lentamente lascio che le mie dita vaghino sulle sue gambe finchè le mie mani non sono sui suoi fianchi, poi la spingo velocemente in avanti, sulla mia bocca. Cazzo... posso sentire la sua eccitazione. Sto già scomodo nei miei jeans... merda, sono diventati più piccoli di una taglia o di tre. Spingo la lingua attraverso i suoi peli pubici, chiedendomi velocemente se dovrei persuaderla a liberarsene... e trovo il mio obbiettivo, assaggiandola. Cristo è dolce. Così fottutamente dolce. Lei geme e affonda le sua dita nei miei capelli e io non mi fermo.

Ruoto la mia lingua, in circolo, stuzzicandola e provandola.

«Christian, per favore» supplica.

Mi fermo velocemente.

«“Per favore” cosa, Anastasia?»

«Fa’ l’amore con me.»

«Lo sto facendo» respiro, e soffio gentilmente sul suo clitoride.

«No. Ti voglio dentro di me.»

«Sei sicura?»

«Per favore.»

No... mi sto divertendo troppo. Continuo la lenta e lasciva tortura sulla mia dolce e preziosa ragazza.

«Christian… per favore.» geme ad alta voce.

La lascio e mi alzo, la mia bocca bagnata di me e di lei, e guardo giù attraverso i suoi occhi appannati.

«Allora?» chiedo.

«Allora cosa?» sospira.

«Sono ancora vestito.»

Lei mi fissa, non comprendendo, e io alzo le braccia in segno di resa. “Prendimi – sono tuo.” Lei si allunga verso la camicia. “Merda. No.” Faccio un passo indietro.

«Oh, no» mormoro piano. “Intendevo i jeans, piccola.” Lei sbatte le palpebre mentre finalmente capisce e improvvisamente si mette in ginocchio.

“Wow! Ana... che cosa stai facendo?” piuttosto goffamente – con pollice e indice – slaccia la cintura e la patta, e strattona velocemente giù. Cazzo. Finalmente il mio cazzo ha un po’ di spazio per respirare. Guardo giù verso di lei, nella sua posizione da sottomessa sul pavimento. Che cosa sta cercando di farmi? Mentre lei lancia uno sguardo in alto, io esco velocemente fuori dagli abiti e mi tolgo i calzini.

Lei si allunga e afferra il mio pene. Cazzo. Stringendo fermamente... come le ho mostrato. Poi toglie la mano... oh... quasi troppo lontano. Quasi dolorosamente. Ma solo la vista di lei e il sentire la sua piccola mano intorno al mio organo preferito è quasi troppo. Ringhio e mi irrigidisco, e chiudo gli occhi, poi sento la sua calda, bagnata bocca intorno a me. Succhia forte.

«Aah. Ana… ferma. Piano.»

Mentre afferro la sua testa, lei mi spinge più in profondità dentro la sua bocca, le sue labbra coprono i denti, premendo su di me.

«Oh, sì» “Cazzo.” sibilo in venerazione, e involontariamente piego i miei fianchi verso di lei. È così bello. Lo fa ancora e ancora, ed è oltremodo eccitante. Fa ruotare la lingua intorno alla punta... ancora e ancora... stuzzicandomi. Oggi è tutta un rendere pan per focaccia. Ringhio forte, esultando alla sensazione della sua bocca e lingua esperte. Cristo... è troppo brava in questo. Mi prende in fondo alla sua bocca. Cazzo...

«Ana, basta. Fermati.» respiro attraverso i denti digrignati. Sta sgretolando il mio controllo. Non voglio venire adesso – voglio essere dentro di lei quando esploderò.

Lei lo fa ancora e ancora. Fottutamente stuzzicante.

«Okay, hai vinto. Non voglio venirti in bocca.» grugnisco.

E lei continua ad ignorarmi. “Cazzo. Basta, donna!” afferrando le sue spalle la rimetto in piedi, lasciandola velocemente e la spingo sul letto. Raggiungo la tasca dei jeans, prendendo un profilattico, mi sfilo la camicia dalla testa e la lancio sul pavimento.

Lei giace distesa e lasciva sul letto.

«Togliti il reggiseno» ordino. Lei si mette a sedere e velocemente fa come le è stato detto, per una volta.

«Sdraiati. Voglio guardarti.»

Si stende indietro sulle sue lenzuola, fissandomi. Cazzo, è così adorabile. Apro la bustina e srotolo il lattice. Lei guarda ogni mia mossa, ansimando ancora. I suoi capelli sono disposti in una lucente aura castana intorno al suo viso. Il suo corpo è arrossato di un delicato rosa dall’eccitazione... i suoi capezzoli sono duri, e mi stanno chiamando... le sue lunghe gambe sono socchiuse. In mia attesa.

«Sei una visione meravigliosa, Anastasia Steele.» “E sei mia. Di nuovo.” Arrampicandomi sul letto, bacio i suoi fianchi, l’interno delle due ginocchia, la sua vita, il suo morbido addome, la mia lingua gira intorno al suo ombelico... lei geme. Lecco la parte inferiore di un seno, e poi dell’altro. Poi prendo il suo capezzolo nella bocca, stuzzicandolo, allungandolo mentre diventa più duro tra le mie labbra. Tiro forte, e lei si contorce sfacciatamente sotto di me. “Pazienza, piccola.” Lasciando il capezzolo, sposto l’attenzione sul suo gemello.

«Christian, per favore.» supplica.

«Per favore cosa?» mormoro tra i suoi seni, assaporando il suo bisogno.

«Ti voglio dentro di me.»

«Mi vuoi adesso?»

«Per favore.» È tutta sospiri e disperazione. Proprio come piace a me. Le sposto la gamba con il ginocchio. “Oh, ti voglio anch’io, piccola.” Mi porto sopra di lei, composto e pronto. Voglio assaporare questo momento, questo momento in cui reclamo il suo corpo, reclamo la mia bellissima ragazza.

I suoi occhi blu bruciano verso di me e molto lentamente entro dentro di lei. Cazzo... fa sentire così bene, così giusta, così stretta. Alza i suoi fianchi per incontrarmi, butta la testa indietro, il suo mento in aria, la sua bocca aperta in silenziosa adorazione. Afferra le mie braccia, gemendo forte. Che suono dolce che è. Metto le mie mani intorno alla sua testa per tenerla a posto, uscendo da lei e rientrando di nuovo. Le sue dita si spostano ai miei capelli, tirandomi, e io mi muovo lentamente, sentendo il suo calore bruciante intorno a me, apprezzando ogni fottuto centimetro di lei.

«Più veloce, Christian, più veloce… per favore.» supplica.

I suoi occhi sono spalancati, la bocca socchiusa.. sembra fottutamente magnifica. La mia bocca trova la sua, reclamando anche questa, e comincio a muovermi, a muovermi sul serio. “Ogni tuo desiderio è un ordine piccola”. Spingo e spingo... è così dolce. Mi è mancato questo. Mi è mancato tutto di lei. Mi perdo dentro di lei, affondando dentro di lei ripetutamente. Lei ti fa sentire a casa. Lei è tutto. Posso sentirla montare intorno a me, raggiungendo il suo apice. “Oh piccola, si...” le sue gambe cominciano a irrigidirsi.

È vicina, così come me.

«Avanti, piccola. Vieni.» sussurro attraverso i denti digrignati.

Grida mentre esplode intorno a me, stringendosi e tirandomi ancora più in profondità, ed esplodo... riversando la mia vita e la mia anima dentro di lei ancora e ancora.

«Ana! Oh, cazzo, Ana!»

Collasso su di lei, pressandola nel materasso, e affondando il viso nel suo collo... inalando il suo delizioso, intossicante profumo. Lei è mia ancora una volta. Nessuno me la porterà via. Realizzo in questo momento di beatitudine che farei qualsiasi cosa in mio potere per tenermela. Per farla restare mia.

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Quando un amore finisce, uno dei due soffre. Se non soffre nessuno, non è mai iniziato. Se soffrono entrambi, non è mai finito. #2 in Alex 02/10/2021