LOVE IS, ABOVE ALL, THE GIFT...

By Eilanor_Bookeater

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Ormai da 2 settimane, a Beacon Hills vengono ritrovati dei cadaveri con evidenti segni di morsi. Tuttavia non... More

As the Tale began
NEGAZIONE
RABBIA
DEPRESSIONE PT.1
DEPRESSIONE PT.2
TRISTEZZA pt.1
TRISTEZZA pt.2
TRISTEZZA pt.3
TRISTEZZA pt.4
NUOVE PROSPETTIVE pt.1
NUOVE PROSPETTIVE pt.2
NUOVE PROSPETTIVE pt.3
RIPRENDERSI LA PROPRIA VITA pt.1
RIPRENDERSI LA PROPRIA VITA pt.2
LASCIAR ANDARE pt.1
LASCIAR ANDARE pt.2
LACIAR ANDARE pt.3
INTRAPRENDERE UN NUOVO PERCORSO
As the Tale End

RIPRENDERSI LA PROPRIA VITA pt.3

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By Eilanor_Bookeater


  Quando entrarono in casa trovarono la ragazza che stava finendo di apparecchiare per tre; come li vide sorrise amichevolmente.

- che è successo? Ti sei fatto male? – chiese senza fermarsi.

- no, evitavamo che si sporcassero le vesciche. – rispose il moro per lui.

- oh, giusto! – esclamò alzandosi e correndo all'armadio.

Ci frugò dentro qualche secondo e tornò da loro stringendo un piccolo barattolo, che porse a Stiles.

- è la crema di cui ti accennavo prima, mettila mentre finisco di cucinare – subito dopo aver parlato si accovacciò accanto al fuoco, mescolando il contenuto di una pentola.

Sembrava una strega.

Stiles scosse la testa dandosi dello stupido per un pensiero del genere e aprì il boccetto: conteneva una crema di un verde così pallido che sembrava bianco. La annusò dubbioso; sapeva di cetriolo o qualcosa di simile.
Fece spallucce e si accovacciò a terra, cominciando a spalmare il contenuto sulle ferite con estrema concentrazione; anche se non era un dolore insopportabile, cercava di non toccare la pelle viva con le dita perché gli arrivava una stilettata di dolore che gli risaliva fino alle caviglie. Con sua sorpresa, dopo un lieve bruciore momentaneo quella crema lo faceva davvero stare meglio. Chissà con cosa era fatta o dove l'aveva trovata; ne avrebbe voluto una scorta in previsione delle future ferite che si sarebbe fatto a lacrosse. Magari funzionava pure sui lividi.

Fece per prenderne ancora un po' ma le sue dita ne incontrarono altre; alzò gli occhi e incontro quelli di Derek. Si era fatto male e non guariva?

- te la metto sulle spalle? – chiese incerto della sua stessa proposta; Stiles però annuì subito.

Voleva che si prendesse cura di lui ora che sapeva che ci teneva e aveva intenzione di accettare ogni sua proposta in merito. Ne aveva passate tante, qualche gentilezza poteva accettarla se gli veniva offerta, no?

Con estrema delicatezza il moro spostò la stoffa dalle sue spalle e gli spalmò la crema sulla pelle viva. Era sorprendente quanto potesse essere delicato quel giovane mannaro, non riusciva ad evitare di stupirsi ogni volta. Come quando vedeva da piccolo una gatta che portava via i cuccioli per la collottola: magari prima l'aveva graffiato, ma appena si avvicinava ai suoi cuccioli diventava subito tenerissima e attenta.

- Derek? Potresti andarmi a riempire la tanica accanto alla porta con l'acqua delle pozze? Quando hai finito ovviamente – disse lei senza voltarsi.

Il moro non disse nulla, ma appena finito con le sue spalle si alzò e fece come gli era stato chiesto. Appena la porta della casa si chiuse, la ragazza si fiondò da lui.

- allora? Come è andata? – chiese a una spanna dalla sua faccia.

- meglio di quanto credessi. Avevi ragione su tutto... è stato una liberazione riuscire a parlare con lui... mi ha sempre ascoltato, anche quando credevo che dormisse... grazie per avermi spinto a parlare con lui – disse con gli occhi pieni di gratitudine.

- io non ho fatto proprio nulla; se non fossi stato tu a voler parlare dall'inizio avrei potuto anche darti il siero della verità, ma non ti saresti aperto. Devi essere orgoglioso di te – rispose con un sorriso.

Fecero entrambi un sospiro soddisfatto interrompendo il contatto visivo.

- quindi non è stato così terribile come ti aspettavi? – continuò in tono scherzoso.

- no, ma ho passato tre quarti del tempo nel terrore di fare qualcosa che lo mettesse a disagio o di essere invadente... - rispose lui con una smorfia.

- come ti ho già detto: se a Derek qualcosa non piace, te lo fa sapere. – disse ricambiando la smorfia.

Stiles fece uno sbuffo divertito e spostò gli occhi sulla tavola: le stoviglie sembravano essere state pescate dai posti più disparati, quasi fossero rimanenze di magazzino che i commessi ti tirano dietro pur di disfarsene. Non ce n'erano due uguali, ma gli piaceva: rallegrava un po' l'ambiente spoglio in cui stavano.

- tu giri con piatti e posate nello zaino? – disse prendendone uno ed osservandolo; era pesante e di coccio, con un disegno tribale sul bordo.

- certo che no, sono troppo pesanti da portarsi dietro. Li ho recuperati dalle altre case, un po' come tutto quello che vedi – disse orgogliosa di sé.

- quindi vivi qui? – chiese alzando un sopracciglio.

Lo assalì il senso di colpa: se non poteva permettersi una casa, mangiare il suo cibo l'avrebbe sicuramente messa in difficoltà.

- no, affatto... è... mmh... è difficile da spiegare... - disse grattandosi la fronte.

- io sono... io sono una sorta di vagabonda, potremmo dire... mi sposto di città in città in base al lavoro che devo fare e che trovo, ma non sempre riesco a trovare un posto dove stare: alcuni non si fidano, altri chiedono troppo o pretendono che resti un minimo di tempo, ma col genere di lavori che faccio non posso dare o avere certezze, perciò mi sono abituata a questo genere di soluzioni. – disse facendo spallucce.

- e stare in un motel? – chiese lui, inclinando il capo.

- è un terno al lotto: a volte sono troppo costosi, a volte ti trovi gli ubriachi e gli amanti nella camera accanto, a volte ti prendono per una puttana e ti spediscono dei "clienti" pensando di prendersi una percentuale... non sono dei gran bei posti. Meglio i villaggi abbandonati, dove la cosa più brutta che può capitarti è dover aiutare un lupo a tornare umano e il suo amico ad aprirsi con lui – scherzò lei allegra.

- e ora lavori? – chiese curioso; lui gli aveva raccontato di sé ed era ora che lei ricambiasse.

- no, sto cercando... puoi prendermi la brocca nell'armadio? Ah, ci sono anche delle garze, così puoi fasciarti i piedi. – chiese tornando accanto al focolare.

Stiles la accontentò, ma per poco non fece cadere la caraffa che teneva in mano.

- perché non usate voi il letto stanotte? –

Cosa? Lui e Derek nello stesso letto? Cosa stava pensando di loro quella ragazza?!

Quella proposta lo colse totalmente alla sprovvista.
Subito nella sua testa si formò l'immgine di lui e Derek che dormivano insieme, facendolo arrossire furiosamente. per fortuna la ragazza era di spalle e non l'aveva notato.

- insomma... non mi sembra una buona idea viaggiare di notte e non credo abbiate visto molti letti in questi giorni perciò ve lo lascio volentieri. Mi dispiace solo che sia uno, starete un po' stretti, ma i vostri muscoli ringrazieranno –

Stiles ringraziò il cielo che non si fosse voltata, perdendosi tutte le acrobazie che aveva fatto cercando di tenere la brocca in mano.

- non... non possiamo accettare, già ci hai aiutato e ora stai anche cucinando per noi, non possiamo pure rubarti il letto. – balbettò rosso fino alle orecchie.

- ma ve lo sto offrendo! – esclamò lei sorridente.

- e lui accetta volentieri. Io dormo per terra, non sono così provato –

Sulla soglia stava Derek, con una mano che reggeva la tanica e l'altra il lenzuolo. Stiles abbassò gli occhi per non fare smorfie, mentre la giovane si morse le labbra per non ridergli in faccia.

- sapevo che sarebbe finita così. Posso? – chiese avvicinandosi a lui.

Il moro posò la tanica ed annuì; lei prese a sciogliere il nodo e in meno di un minuto Derek assomigliò ad una divinità greca. Non che fosse difficile col fisico che aveva.

- finchè ci siamo, do una sistemata anche a te? – propose lei, girandosi verso Stiles, che fece spallucce e le si offrì spalancando le braccia come se fosse stato crocifisso.

Quando ebbe finito anche con lui, li invitò a sedersi a tavola. Il ragazzo si chiese se avesse anche lui l'aspetto di un dio, ma non aveva certo la stessa prestanza fisica del mannaro; probabilmente somigliava di più ad un attaccapanni su cui qualcuno si era divertito a drappeggiare un lenzuolo. Non che importasse molto in realtà, nessuno l'avrebbe guardato o giudicato per la sua bellezza in quel momento, per di più tutte e due le persone che erano nella stanza con lui l'avevano visto in panni ben peggiori di quelli. Poteva addirittura essere considerato un miglioramento, ora che era pulito.
La ragazza sistemò sulla tavola un'assicella di legno ed un mestolo, a cui aggiunse la brocca riempita d'acqua e, infine, la pentola che aveva tenuto sul fuoco. Come sollevò il coperchio, si alzò una nuvola di vapore e un profumo che subito fecero venire l'acquolina in bocca a Stiles.
Un brontolio risuonò nella stanza, facendo girare tutti verso la sua pancia; subito lui arrossì, ma sia Derek che la ragazza sorridevano.

- passami il suo piatto – disse immergendo il mestolo nella pentola e dando un ultima mescolata.

Quando il piatto tornò tra le sue mani era pieno di una zuppa densa e scura in cui navigavano carote, patate e pezzi di carne, più altre cose più piccole che non capiva cosa fossero. Senza aspettare gli altri se ne portò un cucchiaio alle labbra, fermandosi giusto un secondo prima di metterlo in bocca; ci soffiò sopra e finalmente sentì il sapore della zuppa sulla lingua.
Gli venne quasi da piangere per quanto era buona: sentiva il sale risvegliarli le papille gustative e la cremosità avvolgente del sugo; schiacciò una patata tra i denti e si sfece come se fosse burro.
Subito si portò un'altra cucchiaiata alle labbra. Stavolta sentì della carne, tenera come non mai e di un sapore che non riconosceva; sentì anche degli ossicini che svelto sputò e mise nel piatto che la ragazza gli aveva messo davanti.
Continuò a infilarsi una cucchiaiata in bocca dopo l'altra finchè la ragazza non gli impose di rallentare.

- vai piano o finirai per vomitare – disse coprendogli la bocca con un a mano, per bloccarlo.

Il ragazzo fece un profondo sospiro, ma annuì: d'altra parte gli era passata la necessità assoluta di sentire qualcosa di caldo nello stomaco, perciò poteva prendersela con calma.

- bevi un bicchiere d'acqua – disse Derek riempiendogli il suo.

Stiles obbedì, mandando giù il liquido a piccoli sorsi e guadagnandosi un sorriso dal moro. Riprese a mangiare sorridendo di sé stesso: perché era così stupidamente soddisfatto di quel sorriso?
Sputò un altro ossicino nel piatto, in cui se ne era ormai creato un mucchietto. Chissà che animale era. Non aveva mai mangiato della carne come quella.

- che carne hai detto che è questa? – chiese rivolto alla ragazza.

- non l'ho detto... - rispose evitando i suoi occhi.

- oh. Che carne è? – chiese di nuovo.

- coniglio – rispose Derek per lei, depositando un ossicino nel piatto.

Coniglio. Un adorabile coniglio pelosetto con la coda a batuffolo.
Guardò la zuppa che ancora aveva nel piatto.
Era buonissimo.
Riprese a mangiare senza dire nulla, ma vide la ragazza che faceva un sospiro di sollievo.

- scusa, non mi aspettavo ospiti, così ho fatto con quello che avevo; di solito compro solo la verdura e per la carne piazzo qualche trappola – spiegò, probabilmente sentendone la necessità.

- non devi giustificarti – la fermò il mannaro.

- sono due giorni che non riusciamo a mangiare nulla, per quanto mi riguarda avrei mangiato qualsiasi cosa mi avessi messo nel piatto –

- non sapete che sollievo è sentirvelo dire – disse con un sorriso disarmante.

Evidentemente teneva molto all'ospitalità e non riteneva che vivere in un villaggio abbandonato fosse una scusa per sottrarsi ai suoi doveri di ospite.


Stiles mandò giù ancora un paio di cucchiaiate prima di doversi fermare: era pieno come un uovo. Subito Derek se ne accorse.

- qualcosa non va? - Chiese riempiendosi il piatto.

- no, nulla. Sono solo sazio – diede un'occhiata alla sua fondina: ne aveva mangiato poco più di metà.

Sicuramente il moro si sarebbe innervosito.

- ok, mangerai quando ti tornerà fame – disse calmo.

Stiles sgranò gli occhi. Tutto qui, davvero? Nessun rimprovero, nessuna frecciatina? Nemmeno un'occhiataccia?

- mi aspettavo mangiassi di meno visto i giorni che ti sei costretto a digiunare... - disse tra un boccone e l'altro.

"oh, certo. Come ho fatto a non pensarci? Come ho fatto a non pensarci dopo quello che mi ha detto!"

Si mise comodo e attese che anche gli altri due finissero di mangiare per vedere cosa sarebbe successo dopo. In pochi minuti fu pervaso da un piacevole torpore; sentiva di avere lo sguardo perso e i suoni ovattati. La luce cambiò velocemente e la ragazza accese qualche candela per illuminare il tavolo. Dal suo stomaco cominciò ad irradiarsi un piacevole tepore che raggiunse anche le dita di mani e piedi, facendolo sprofondare in una sorta di pace spirituale, in cui i suoni del mondo arrivavano come fossero distanti anni luce.

- Dove andrete? -
- torneremo a casa, siamo stati via troppo a lungo; Ha bisogno di cure mediche e i suoi amici staranno impazzendo di preoccupazione -
- saggia idea, resterai con lui? -
- certo, me ne andrò solo quando non avrà più bisogno di me -
"Si Derek, contaci. Il giorno che smetterò di avere bisogno di te sarà il giorno della mia morte" si ritrovò a pensare senza rendersene conto.

Tutto ad un tratto si trovò la mano del mannaro sulla fronte e gli occhi di entrambi piantati addosso.

- cosa c'è? Ho la febbre? – chiese con la bocca impastata.

- vado a preparare il letto – disse la giovane alzandosi.

- no, incredibilmente no. Ma stavi finire con la faccia nel piatto. Ti sei addormentato –

Stiles mimò un "oh" con la bocca senza smettere di appoggiarsi alla sua mano.

- forza, ti aiuto ad arrivare al letto –

Il moro gli passò un braccio dietro le spalle per aiutarlo ad alzarsi, ma il ragazzo scivolò lentamente a terra sdraiandosi.

- davvero Stiles? Fingi o sei davvero così stanco? – chiese lui inarcando un sopracciglio.

- pensala come vuoi. Sono capace di dormire anche qui nel caso – biascicò in risposta.

- devo portarti di là in braccio? – chiese calcando la voce sulle ultime parole.

Era un tono decisamente ironico o già sognava?

- fa come vuoi – disse chiudendo gli occhi.

Sentì il moro sospirare, poi un braccio che si infilava sotto la sua schiena e uno sotto le ginocchia. Per qualche secondo ebbe l'impressione di levitare, ma incontrò quasi subito il solido petto di Derek.

- oh, Derek – disse con la voce più acuta del solito. - mi porti a letto come se fossi una principessa? –

- mmh-mm... e che principessa sei? –

- mmmmmh... spero la principessa sul pisello... -

Stiles ebbe la viva impressione che Derek fosse inciampato nei suoi piedi a quell'affermazione.

- ... quella dormiva su tipo 20 materassi, è il minimo di sofficità che voglio per la mia schiena in questo momento – biascicò in aggiunta.

- mi dispiace ma dovrai accontentarti di uno e molto sottile – sentì in lontananza la voce della ragazza, poi il suo corpo incontrò qualcosa di fresco e decisamente più morbido del terreno. Pochi istanti dopo un telo leggero andò a coprirlo e tutto tornò ovattato e nebuloso.

Non avrebbe saputo dire per quanto tempo rimase in quello stato di dormiveglia. Sentiva tutto, ma non aveva la forza e la volontà di muoversi. Che la ragazza gli avesse dato lo stesso narcotico che aveva rifilato a Derek? No, non aveva senso; tutti sarebbero stati nelle sue condizioni in quel caso.
Dall'altra stanza arrivava l'acciottolio dei piatti e ogni tanto coglieva qualche brandello di conversazione.

"credi avrà freddo?"
"in queste notti non ha fatto altro che tremare"
"posso finire io, tu va da lui e scaldalo"
" vieni anche tu o potrebbe spaventarsi domattina"
" non credo nemmeno che ci staremmo in tre in quel letto; dormirò per terra"
"insisto. Dormi con noi. Ci scalderemo tutti di più"

Per un po' di tempo non sentì che brusii. Gli scatenava una sensazione strana essere a letto e sentire due persone parlare nella stanza accanto in quel clima di famigliarità. L'ultima volta che l'aveva sentito era stato per un suo compleanno, quando lui e Scott si erano appisolati sul divano e suo padre e Melissa mettevano un po' in ordine.
Sicurezza ecco cosa sentiva. Si sentiva protetto e poteva lasciare che altri si prendessero cura di lui.

Si rese conto a malapena che qualcuno si era sdraiato sul letto. Lui era girato di fianco e non si diede la pena di voltarsi per vedere di chi si trattava. Ebbe la vaga sensazione di avere un po' più freddo alle spalle, ma quasi subito il calore aumentò piacevolmente mentre qualcosa di soffice premeva sulla sua schiena. Poco dopo altri passi entrarono nella stanza ma nessuno salì sul letto. Dopo di che tutto si fece silenzio.

Si riscosse da quell'oblio quando era notte fonda, forse a causa del freddo o di quella voce che parlava.

- vieni a letto anche tu, sta tremando; in tre ci faremo più caldo –

Non giunse risposta, ma dopo pochi istanti Stiles sentì il letto piegarsi sotto il peso di quel nuovo corpo che ci si sdraiava, stavolta davanti la lui. Percepì di scivolare appena contro quel corpo caldo, mentre qualcosa lo copriva e sentiva un odore famigliare invadergli il naso. Non riusciva a capire di cosa si trattasse, ma gli piaceva. Lo faceva sentire sicuro e protetto.
Era stretto tra un corpo morbido e uno muscoloso, che lo scaldavano meglio di qualsiasi coperta. Poteva riposare tranquillo accompagnato dal suono dei loro respiri.

---

La mattina si risvegliò riposato come non si sentiva da settimane.
Era a letto da solo e l'unica fonte di luce arrivava da dietro la tenda che si muoveva pigramente sospinta da un leggero venticello. Era a torso nudo, mentre il lenzuolo che l'aveva coperto era aggrovigliato attorno ai fianchi. Sentiva dei rumori ritmici provenire dall'altra stanza e si costrinse ad alzarsi per scoprirne l'origine.
Scendendo dal letto inciampò nelle coperte, ma arrivò sano e salvo fino all'arco. Scostato il telo, vide la giovane che rimestava qualcosa in una ciotola; non si accorse di lui finchè non gli si sedette accanto.

- buongiorno – disse sorridente.

Dove trovava la forza di essere sempre così allegra? Chi era il suo spacciatore?

- buongiorno... - biascicò ancora assonnato, mentre lei gli metteva davanti un piatto di pancake.

Il ragazzo se ne mise qualcuno nel piatto, versandoci sopra quello che sembrava miele. Stava per mangiare, ma si rese conto che mancava Derek, così decise di aspettarlo.

- sai dov'è finito Derek? – disse sbadigliando.

Sia maledetta la pressione bassa il mattino.

- è uscito da un po'. Magari è andato a darsi una lavata – disse allungandogli una tazza.

Conteneva un liquido scuro e molto caldo a giudicare dal vapore. Stiles l'annusò anche se poteva immaginare di cosa si trattasse; thè, aveva indovinato.
Quasi nello stesso istante sentì un crampo allo stomaco e un gorgoglio. Guardò con desiderio i pancake nel suo piatto che quasi scintillavano coperti di miele. Derek non si sarebbe certo offeso se avesse mangiato qualcosa prima che lui tornasse. Svelto se ne tagliò un pezzo e se lo infilò in bocca; era soffice e quasi stucchevole, esattamente come doveva essere un pancake ricoperto di miele.
Si portò la tazza alle labbra dopo altre due forchettate con il bisogno di lavare via un po' di zucchero dalla lingua. Mentre sorseggiava il thè facendo attenzione a non scottarsi la lingua la giovane cominciò a toccargli le guance e la fronte con una mano.

- cosa fai? – chiese senza allontanare troppo la tazza.

- controllo che tu non abbia la febbre – disse lei senza smettere.

La porta si aprì e Stiles riconobbe subito il passo di Derek. Senza dire una parola si avvicinò al tavolo e gli diede una rapida arruffata di capelli al posto del buon giorno; al ragazzo non dispiacque, anzi: gli piaceva che il moro continuasse ad offrirgli quel genere di contatto anche se stava meglio. Si sedette alla sua destra e lo imitò riempiendosi il piatto. La ragazza intanto decretò che il colpo di sonno di ieri era solo stanchezza e che non aveva la febbre, cominciando a sorseggiare la sua tazza di thè.
Nessuno parlava ma era perfetto così: il vento gli scompigliava i capelli e il sole gli scaldava piacevolmente la schiena; si stava riempiendo la pancia di pancake ed era con persone che gli volevano bene.
C'era aria di casa.

Il boccone che stava masticando improvvisamente non volle saperne di andare giù; gli era venuto un nodo in gola e senza che gli altri se ne accorgessero cercò di recuperare il controllo di sé.
Fallì miseramente: dopo pochi secondi tutti e due lo stavano fissando.

- qualcosa non va? – chiese Derek avvicinandosi al suo viso.

Il ragazzo scosse la testa tentando di deglutire, ma non ci riuscì. Come chiuse gli occhi sentì due lacrime che scendevano lungo il suo naso.

- hey, che succede? – chiese la ragazza circondandogli le spalle con un braccio.

Stiles scosse la testa di nuovo e prese la tazza da cui bevve un paio di sorsate, riuscendo finalmente a mandare giù il boccone.

- non sto male... - disse quando finalmente riuscì a parlare.

- sto bene, sto davvero bene... - continuò con voce rotta.

Derek gli si avvicinò e cominciò ad accarezzargli i capelli.

- non mi sentivo così bene da settimane... -

Il moro gli si strinse contro, facendolo voltare verso di lui; rimasero a guardarsi per qualche istante, poi successe.
Il mannaro fece scivolare le mani dietro la sua schiena e se lo strinse al petto.
Lo stava abbracciando.

Derek Hale lo stava abbracciando.

Era sorpreso al punto che non riusciva nemmeno a rispondere a quel gesto d'affetto.

- Sono felice che tu sia meglio – mormorò quasi inudibile al suo orecchio.

- ti sembrerà strano le prime volte, probabilmente ti assaliranno i sensi di colpa, ma tu hai il diritto di essere felice e di vivere, ricordalo sempre... - fece una pausa e proseguì abbassando ancora di più il tono, come se volesse che le sue parole fossero un segreto solo per loro due.

- ... ricordati anche che... che io ti voglio bene. Ti aiuterò ogni volta che avrai bisogno... -

La bolla che sentiva nel petto da ieri crebbe ancora mentre lui scoppiava in singhiozzi contro il collo di Derek. Era felice. Incredibilmente felice.
La persona che più l'aveva spaventato e che più si era speso per lui gli voleva bene e lo stava abbracciando. Poteva esserci qualcosa di migliore?

Il mannaro sciolse l'abbraccio solo quando Stiles si fu calmato, sotto lo sguardo benevolo della ragazza.

- mi dispiace, io... io non volevo spaventarvi o farvi preoccupare... - disse abbassando gli occhi e tirando su col naso.

Sentì le guance farsi calde mentre gli occhi della giovane non si staccavano da lui. Dopo pochi istanti si trovò a sentire la vergogna che gli pungeva la pelle tra le scapole: si era comportato come un moccioso, avrebbe voluto sotterrarsi per la vergogna.

- che hai? – chiese la giovane inclinando la testa.

- nulla... solo... mi dispiace di essermi messo a piangere senza motivo. –

- non scusarti; da quando nasciamo, piangere vuol dire essere vivi e saperti tale è una gioia immensa per me. – disse lei con un sorriso.

- ascolta... - riprese facendosi seria.

- ... io non ti conosco né ho il diritto di dirti cosa fare, ma se mi trovassi al tuo posto io... io tornerei a casa. Non so cosa hai affrontato, posso solo immaginarlo, ma sono sicura che là ti stanno aspettando persone che ti vogliono bene e che sono preoccupate a morte per te. Torna a casa e riprenditi la tua vita. – concluse torturandosi le dita.

- probabilmente ho tirato troppo la corda con loro – rispose lui con un sospiro.

- potresti averli strangolati che ti vorrebbero ancora bene; sei in una situazione terribile, se non capiscono che puoi reagire in modi che non si aspettano sono i più grandi idioti del sistema solare! – sbottò lei esasperata al solo pensiero che esistessero persone del genere.

- sono tuoi amici. Vi dovete almeno una spiegazione di quello che è successo –

- lo so... ma dovermi confrontare con loro... non è esattamente la mia priorità ora che sto un po' meglio. –

- non devi farlo da solo. Io sono dalla tua parte. – intervenne Derek; aveva gli angoli della bocca lievemente arricciati in un piccolo sorriso che gli illuminava gli occhi.

Stiles si ritrovò a rispondergli con un tremito delle labbra.

- non dovete decidere subito in ogni caso. Mangiate e riprendetevi; fatevi un giro al mare se vi va. Avete tempo per pensarci. Più tardi vi faccio vedere dove si trova la stazione dei pullman, se volete ancora partire. - concluse la giovane versandosi un'altra tazza di thè.  



Angolo Autrice

Ok, sembra che anche su wattpad si mettano delle note in fondo al capitolo, perciò eccomi qui. Vorrei innanzi tutto ringraziare chi ha votato e letto questa storia e in modo particolare: Frey the alien, Larksunset7, NekoRika, alicegrg, shadow e leben97 che mi hanno seguita (appena imparo a mettere i link li aggiungo, perchè ci sono delle autrici fantastiche tra di loro) e elicavy, Lacrimediargento e, di nuovo, Frey the alien per averla messa  nelle loro "to read list". Sono incredibilmente felice che vi piaccia fino a questo punto.

Giuro che non sono una persona orribile e che non ho messo note prima solo perchè sono imbranata e poco pratica del sito, se avete voglia di fare domande,lasciare commenti o farmi notare qualche fesseria fate pure, sono più che felice di sentire la vostra opinione e rispondo sempre. Magari ditemi se le note sono fastidiose o se dovrebbero stare all'inizio del capitolo, ditemelo pure anche in privato.

Grazie per aver letto anche le note, aspetto i vostri commenti; I'm friendly!

Al prossimo capitolo, bye!


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