Royal love {#WATTYS2019}

lovedreaming8 tarafından

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In un tempo assai remoto viveva la principessa Leila. Lei amava definirsi libera. Voleva esserlo, a tutti i... Daha Fazla

Prologo.
Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 10.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Capitolo 24.
Epilogo

Capitolo 16.

226 19 17
lovedreaming8 tarafından

Leila era ancora più confusa di prima.
Perché l'aveva portata lì?
Come se le leggesse nella mente Matthew disse:«Dobbiamo parlare. E qui è un posto abbastanza tranquillo per farlo.» il suo sguardo divenne serio.

Sembrava strano che cambiasse da un momento all'altro.
Però era giusto parlare di quello che era successo.
Leila annuì.

Si andarono a sedere sulla sabbia bianca.
Le stelle erano alte nel cielo e la luna era piena.
Era una notte serena e tranquilla.
Non si stavano abbracciando, tra loro c'era poca distanza sì, ma non c'era quel clima che c'era di solito.
Era così terribilmente strano non vederli abbracciati, non vederli stuzzicarsi, non vederli guardarsi e fremere dalla voglia di baciarsi come facevano sempre.
C'era quell'atmosfera strana,diversa.
Faceva un po' freddo però era piacevole stare lì.
Per qualche minuto tra i due ci fu un profondo silenzio, finché Leila, con gli occhi fissi sulle onde del mare prese l'iniziativa e iniziò a parlare.

«Dovevamo parlare, ma non lo stiamo facendo.» affermò Leila.

Matthew la guardò un'istante.
Aveva ragione.

«Hai ragione.» disse Matthew per poi proseguire «Perdonami per oggi, forse sono stato un po' troppo aggressivo nei tuoi confronti. Ero accecato dall'ira. Non avrei dovuto presentarmi all'improvviso nella tua stanza e non avrei dovuto assalirti come ho fatto. Perdonami.»

Leila lo guardò.
Gli sorrise.
«Ti devo delle scuse anche io per il modo brusco in cui ti ho cacciato. Per tutto il resto del tempo non ho fatto altro che pensare al nostro litigio, e mi fa male pensare che tu creda che io possa solo provare qualcosa per Andrew.»

Matthew si mise le mani sulla fronte.
«Non so cosa mi sia successo in quell'istante.
Ero furibondo. Quando me ne ero andato nel momento in cui Andrew mi stava evidentemente provocando vi ho visti poco dopo andare via...
Ero distrutto...
Mi sono lasciato prendere dall'ira.»
Quell'uomo li stava allontanando più di quanto pensasse.

Leila le accarezzò il viso con il dorso della mano.
«Mi ha portato in una radura. Avevi ragione.
Ha tentato di baciarmi ma l'ho respinto.»

Matthew strinse un pugno nella sabbia.
Quel farabutto aveva tentato di sfiorare le sue labbra?
Guardò l'amata negli occhi.
Era confuso.
«Stai scherzando vero? Se solo ti ha torto un capello...»

Lei gli prese il viso tra le mani.
«Non ti preoccupare. Non l'ho baciato. E non mi ha fatto nulla. Dovevo dirtelo. Avevi tutto il diritto di saperlo.»

Lui le sorrise.

Lei gli tolse le mani dal viso,e ritornò nella posizione nella quale era prima di parlare con Matthew e in un attimo il suo sguardo diventò cupo.
Sospirò.

«Che succede?»chiese lui preoccupato.

«Nulla.» aveva lo sguardo basso.

Matthew sapeva riconoscere benissimo quando la sua principessa non stava bene, e uno era quello di quei momenti.
C'era qualcosa che non andava.

«Sul serio, cosa c'è? So che hai qualcosa che non va.» le alzò il mento con le dita per farsi guardare negli occhi.

«È solo che... è così tutto terribilmente difficile.
Cosa faremo adesso? Io tra una settimana dovrò sposarmi... cosa ne sarà di noi? »

«Scapperemo da qui il giorno del tuo matrimonio o la sera del tuo compleanno, e ce ne andremo lontani.»

«Matt. Ma come farò con i miei impegni da futura regina? Voglio dire...Io sono l'unica erede al trono e come faranno se io non ci sarò più?»

«Troveremo una soluzione. E potremmo vivere per sempre felici, e avere dei figli, tanti pargoletti che gironzolano per casa.» rise lui dandole un buffetto sulla guancia.
Anche lei riprese a ridere.

«Quindi vorresti avere dei figli?» domandò la ragazza con il sorriso stampato sulle labbra per poi fare un risolino.
«Certo. Due maschi e due femmine. Sarebbe bello no?» aveva un sorriso a trentadue denti al solo pensiero di avere dei figli, soprattutto se quei figli erano frutto del loro amore.

«Un piccolo esercito.»

«Esattamente.» rise lui.

«Tu sei pazzo.»

«Si. Hai completamente ragione. Sono pazzo di te.»

Gli occhi della fanciulla si illuminarono.
Si morse la parte inferiore del labbro.
Era terribilmente bello quando dalla sua bocca uscivano quelle parole.
La faceva impazzire.

***

Il sole illuminava la stanza.
Gli occhi di Leila si aprirono per il fastidio del sole.
Quella notte era tornata tardi ed era piuttosto stanca.

Bussarono alla porta.
Chi veniva a disturbare?
Senza nemmeno chiedere entrarono.
Per un attimo credette fossero o Andrew o Matthew, ma non fu così, per una volta era sua madre.

«Leila alzati! Svelta!» iniziò a urlare.

La principessa fece un mugolio portandosi il cuscino alle orecchie.
«Mhhh madre lasciatemi un altro po' dormire»

«Insomma Leila quante volte ti ho detto di non fare quei versacci! Svegliati presto! Oggi arriva il re Ferdinando! Deve far visita a tuo padre per delle faccende e dobbiamo fare bella figura...sai quanta influenza ha su di noi!»

Quanto lo odiava quel re! Certe volte veniva a far visita a suo padre ed era da due annetti che le rivolgeva diversi sguardi strani benché fosse sposato e avesse venticinque anni in più di lei.

Alzò gli occhi al cielo dopo essersi alzata dal letto.
«Veloce Leila sbrigati!» esclamava la madre mentre Leila si stava vestendo.
Le allacciò il corpetto.
Quanto lo odiava.
Si sentiva come intrappolata ogni volta che indossava quell'affare.
Se fosse stato per lei lo avrebbe bruciato. Le impediva sempre di respirare con facilità.

Si mise un vestito verde con le maniche in pizzo e le scarpe dello stesso colore.

Scese le scale insieme alla madre e al suo arrivo vide il padre insieme a un uomo girato di spalle.
Doveva essere lui, Ferdinando.

Era di statura media e aveva venticinque anni in più di lei, i capelli erano marroni con delle ciocche bianche.
Sapeva ben poco di lui, solo che era un grande amico di suo padre e che era sposato con una donna più giovane e aveva due figli.
Ogni volta che andava lì passava delle ore nello studio con il padre.

Una volta arrivata di fronte al padre e all'uomo, si chinò come segno di saluto.
Lui le fece il baciamano, e anche alla madre.
Non poté non accorgersi dello sguardo posato su di lei che aveva Ferdinando mentre il padre parlava.

Subito dopo arrivò Andrew e anch'esso fece lo stesso che fece Leila, ovvero chinarsi.

***

Quel pomeriggio era sotto il grande albero a guardare il cielo.
Erano tutti a palazzo e lei dopo pranzo aveva voluto stare un po' con se stessa.
Stava pensando al nulla.
È capitato a tutti di pensare al nulla, di fissare qualcosa e di non pensare a niente, emarginandosi dal mondo.

Una voce la riscosse dalla sua "ipnosi".

«Ehi.»

Alzò lo sguardo. Matthew.

«Posso sedermi?» chiese lui.

Lei annuì soltanto.

«A cosa stavi pensando?» domandò una volta seduto sperando in una risposta.

«A niente. Tu perché sei qui?»

«Avevo del tempo libero, ti ho vista e sono venuto qui.»

Sentirono cinguettare.
Subito Leila si alzò di scatto.
Andò dove il cinguettio era più forte.
Eccolo.
Era nel prato non poco distante dalla base dell'albero.
Lo prese in mano. Non sembrava ferito.
Aveva letto da qualche parte che alcuni uccellini andavano subito rimessi nel nido o comunque in un nido fatto a posta sul ramo di un albero cosicché i genitori lo recuperassero.

Lei non se ne intendeva molto di razze di pennuti, forse Matthew ne sapeva qualcosa.
Lo chiamò.

«Dev'essere una cincia.» affermò lui.

Proprio come sospettava: doveva rimetterlo subito sull'albero.

«Dobbiamo riportarlo lì su!» esclamò la fanciulla indicando il grande albero.

«Come facciamo? Io non so arrampicarmi sugli alberi... e tu....» rispose lui.

«Hai ragione.» sussurrò con lo sguardo a terra la principessa.

Matthew non poteva vederla così.
Quella era l'ora che ella ritornasse ad arrampicarsi su quegli alberi.

«Leila. Devi arrampicarti su quell'albero.» disse Matthew con fare deciso.

«Ma... io... e se cado?»dentro voleva ritornare a provare l'ebrezza di quando saliva sugli alberi, ma aveva molta paura.

Lui le prese le spalle.
«Fallo. La paura di cadere non è nulla in confronto a quello che arde in te. Leila, in questi anni mi sono accorto che non sei più la stessa di quando salivi sugli alberi. So che lo vuoi ancora, lo intravedo nei tuoi occhi. Lasciati trasportare come facevi un tempo, ricordi? Solo ora ho capito che è quello che sei, tu sei questo.» disse mentre indicava l'albero «Tu sei la ragazza libera che adora arrampicarsi sugli alberi, quella che si distingue dalle altre. La ragazza speciale. Sii te stessa. Fallo per me.» le prese il viso tra le mani mentre lo diceva.

Si stavano guardando negli occhi.
Matthew diceva sul serio, doveva risalire.

«Hai ragione.» affermò.
Aveva il pulcino tra le mani. Lo guardò. Doveva riportarlo sopra l'albero.

Matthew le diede un sacchetto dove conteneva le monete.
Ella se lo legò alla vita e ci mise il volatile.

Si avvicinò all'albero.
Lo guardò.
«Devo salire» si ripeté.

Prese coraggio e afferrò il primo ramo con la mano.
Tutto il resto le venne automatico.
Era come se non avesse mai smesso di farlo.
Era tutto così naturale.
Primo ramo, secondo ramo, terzo ramo...
La brezza le sfiorava la pelle e le spostava i capelli.
Non si era dimenticata per nulla di tutte quelle sensazioni, e riviverle dopo anni la faceva sentire di nuovo se stessa, poteva assaporare quello che le era tanto mancato... la libertà.

Oramai era già alta nel cielo.
Guardò per un secondo giù.
Matthew le stava sorridendo.
Era fiero di lei.

Girò il capo e vide il nido.
Il un attimo prese il piccolo di cinciallegra e lo adagiò sul nido.

Guardò il panorama e fece un sospiro di sollievo inspirando l'aria pulita che si respirava lassù.
Annuì con la testa.
Doveva scendere. Non voleva ma doveva.
Così fece.

Saltò l'ultimo ramo.
Era scesa.
Matthew era lì ad aspettarla con un sorriso enorme stampato in volto. Era fiero di lei.

«Sei stata...» sussultò «...fantastica.»

Lei arrossì.
La prese e la cinse in vita avvicinandola al suo viso.

«Dovremmo riprendere quello che abbiamo lasciato in sospeso ieri pomeriggio...» disse lui con un sorriso stampato sul volto.

«Sei sempre il solito.» rise lei.
Lui annuì.

I loro volti si avvicinarono ancora una volta e le loro labbra si toccarono facendo una danza sfrenata come ogni volta.


Non si erano accorti però che in lontananza c'era Andrew, nascosto dietro una siepe colmo di ira.
Esatto, proprio lui.
Era andato per chiamare la futura sposa e quando l'aveva vista insieme a Matthew si nascose dietro a una siepe ad origliare.

Poteva avere l'occasione per sapere se i suoi sospetti fossero infondati o meno.
Quando li vide baciarsi, qualcosa di anomalo s'impossessò di lui. La gelosia.
La consapevolezza che lei era innamorata del suo rivale lo faceva imbestialire.
Era innamorata di un misero servitore!
Voleva essere lui al posto di quel misero uomo, anzi doveva.
Strinse i pugni. Era furibondo.
Faceva male. Faceva malissimo non essere ricambiati da qualcuno. Come mille coltelli che trafiggevano il cuore.
Non poteva più vedere quell'oscenità di quei due che si baciavano. Erano troppo belli, troppo perfetti. La sua principessa... sua futura moglie infatuata di un'altro.
No. Non lo poteva permettere. Leila era sua e basta.
Doveva togliere di mezzo quella sottospecie di uomo dalla sua vita.

Aveva bisogno di un bicchiere d'acqua.
Così in un secondo si allontanò dalla visione alla quale stava assistendo poco prima e si diresse verso le cucine del palazzo.

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