Insicura (COMPLETA)

By WinterSBlack

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(Vincitrice Wattys2018 Categoria I Contemporanei) "Questa è la storia di una ragazza dal passato difficile c... More

1. La mia vita
2. Il nuovo compagno di scuola
3. Uscire con Jason Forster
4. La ragazza di Arn
5. Tempo
6. Hebe Daniels
7. Party
8. Sfuriata
9. Uscita tra amici
10. In casa
11. Casa sua
12. La Band
13. La scuola è un campo di battaglia
14. Amica?
15. Scivoloso
16. Nuove compagnie
17. Stomaco
18. Vacanza
19. Giochi
Angolo Autrice
20. Racconti notturni
21. La Casa Stregata
22. Anno nuovo
23. Recita
25. Hakuna Matata
26. Realizzazione
27. Confessioni
28. Avere un ragazzo
28. Dichiarazione
29. Operazione salvataggio cuori infranti
30. Iris Reagan
31. Alla ricerca di un bel regalo
32. San Valentino
33. Errore
34. Segreti svelati e situazioni risolte
35. Lasciare
36. Sul palco per gioco
37. Ansia da palcoscenico
38. Concerto di beneficenza
39. Problemi di comunicazione
40. Boccino d'oro
Special p. 1
Special p. 2
41. Troppo passato per vivere il presente
42. È andata peggio
43. La forza di parlare
44. Stop
Sorpresa

24. Sfuggire di mano

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By WinterSBlack

Pensavo che Xavier mi avrebbe semplicemente scaricata a casa e sarebbe tornato a farsi gli affari suoi, dopo aver speso tempo prezioso per me, invece scaricò il suo amico all'accademia.
«Davvero, Xavier, prego, sono felice di averti aiutato, non c'è bisogno che mi ringrazi. Siamo amici, è questo che fanno gli amici.» gli disse Tyler, con una mano al cuore mentre Xavier prendeva posto di guida e io mi spostavo in avanti.
«Ma io non ti ho ringraziato.» fece notare Xavier con un sopracciglio alzato. Ty sbuffò e scosse le mani mimando con le labbra "perché a me?"
«È questo il punto, si aspettava dei ringraziamenti probabilmente.» intervenni. Poi mi portai le mani alle labbra, temendo di essere stata inopportuna.
«Almeno qualcuno capisce.» disse Ty facendo una smorfia a Xavier. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
«A volte mi chiedo chi sia la donna nella tua relazione con Cammie, lei non è così permalosa nemmeno quando è mestruata.» affermò Xavier alzando i finestrini che sapevo da fuori sembrassero specchi neri.

Xavier mi portò a fare un giro sul Tamigi a bordo del suo personale battello.
«Perché lo stai facendo?» gli chiesi scioccata. Le acque del Tamigi non erano pulite, ma erano di una bellezza incredibile quando ti trovavi su un battello da migliaia di sterline.
All'interno di esso, il ragazzo mi versò galantemente del vino rosso e accese pure la musica. Una canzone dolce e romantica in lingua francese. Sul serio?
Ero assolutamente confusa, emozionata e forse anche imbarazzata. Non capivo.
«Così avrai qualcosa da raccontare quando ti chiederanno cos'hai fatto con me dopo che ti ho portata via.» replicò sedendosi comodamente sul divanetto in pelle cammello a gambe incrociate, un braccio allungato sullo schienale, il calice in mano e uno sguardo seducente.
«Porti ogni tua ragazza a bordo di una barca costosa sul Tamigi?» chiesi ridacchiando, osservando il famoso Tower Bridge in avvicinamento.
«Oh, no.» Affermò lui indicandomi. «Solo quelle più carine.» replicò.
Un sorrisetto compiaciuto sul volto non me lo tolse nessuno. Dovevo ammettere che era bello essere adulata e corteggiata in quel modo. D'altra parte sapevo che lui era a tutt'altro livello, rispetto al mio, oltre che ad essere innamorato di un'altra ragazza. Mi stava solo aiutando, niente di più.
«Avrei saputo inventarmi buone scuse.» dissi con un'alzata di spalle e sorseggiando il vino. Accidenti! Che buono!
«E cosa avresti raccontato? Sentiamo.» mi provocò il ragazzo.
«Che ne so? Che mi hai portata nella tua grande dimora a... Uhm, fuori Londra, e che abbiamo fatto sesso?» azzardai.
Xavier mi guardò per qualche secondo indecifrabile e poi scoppiò a ridere.
«Tutto qui? Per chi mi hai preso? Uno di quei bruti di periferia?» chiese retoricamente. «Per questo ti faccio passare un'esperienza vera, racconterai le cose in modo più vivido e credibile.»
«Chi vuoi che mi creda che sono stata su una barca a sorseggiare vino del...» controllai l'etichetta nel secchio di ghiaccio. «Del 1998?» conclusi.
«Gli anni migliori li ha mio padre.» sì giustificò il ragazzo semplicemente, facendo un'alzata di spalle, come se lo avessi criticato per l'annata del vino. E io non mi intendo di vino, nonostante mio padre sia un capo chef.
«E ascolto pure musica francese!» continuai ad esclamare.
«Eppure sei qui, in carne ed ossa.» mi fece notare lui facendomi sospirare.
«Ma tu non vai a scuola? Dove lo trovi il tempo da perdere con me?» chiesi.
«Io non perdo mai tempo, lo investo.» affermò.
«Ma poi muore.»
«Era una battuta quella che hai appena fatto, Azura Clayton?» chiese Xavier. Mi volevo sotterrare. Da dove mi era uscita quella frase?
«Forse...» tentennai.
Xavier rise e si alzò porgendomi la mano.
«Che ne dici di creare delle prove?» mi chiese.
«Prove?» chiesi accettandola.
«Foto.» disse lui sorridendomi.

Per il resto del giorno Xavier mi portò in diversi luoghi come al Royal Opera House, ma non per farmi subire noiose opere, ma provare invece vari vestiti meravigliosi e farci fotografare nei panni di antichi conti e contesse o duchi e duchesse.
Mi portò sopra il London Eye non facemmo nemmeno la fila! Avevamo avuto un giro tutto per noi, le altre cabine erano completamente vuote! Come diavolo aveva fatto?
In giro con lui, Londra mi sembrò così bella, la vidi da una luce diversa, come se fossi una turista. Ignoravo la gente odiosa, l'odore sgradevole e l'aria umida e inquinata, ma vidi le luci e le potenzialità di una città antica e potente. La mia città.
Inoltre, Xavier era veramente un'ottima compagnia, era spiritoso, un po' esaltato ed egocentrico, ma era allo stesso modo elegante e seducente. Era veramente una persona fuori dal comune, ad un altro livello.
Ad un certo punto, dimenticai che stavamo consumando quel tempo assieme solo per riscattare il mio nome. Ad un certo punto, immaginai che stessimo veramente insieme.
Xavier mi portò a casa a tarda sera, dopo aver cenato in un ristorante italiano di un livello diverso da quello in cui lavorava mio padre. Quello era vero lusso.
Abbassò il volume dello stereo e spense l'auto.
«Ti sei divertita?» mi chiese fissando il portone di casa mia.
«Sì, direi di sì.» affermai con un sorriso stampato in faccia, ancora ubriaca delle emozioni provate nel corso della giornata.
«Ottimo! Anche io.» disse il ragazzo ridendosela.
«Xavier?» lo chiamai, facendolo voltare verso di me.
Mi allungai e posai le labbra sulle sue, impulsivamente. Sentivo il suo respiro stupito sul mio, così mi staccai lentamente e aprii gli occhi, per vedere la sua reazione al mio stupido atto.
Il ragazzo sembrava sorpreso mentre facevo scivolare via la mano dal suo volto.
«Umh, era un grazie. Davvero, Xavier, grazie per quello che hai fatto.» sussurrai come scusa. Lui si sporse per baciarmi a sua volta, ma la sua azione fu più dura e passionale. Era un gioco di labbra, ognuno cercava l'altro quando si staccava per prendere fiato. Ma quando eravamo entrambi a corto ci fermammo.
«Solo io posso baciare a sorpresa.» disse con voce roca fissandomi con le sue pozze di argento fuso. Mi limitai ad annuire.
Scesi dall'auto mente e lo salutai con una mano mentre lui se ne andava con la sua favolosa macchina, poi saltellai allegramente verso il portone di casa mia, canticchiando l'ultima canzone in sottofondo dell'auto. Tirai fuori le chiavi di casa ed entrai, sorprendendomi che fossero già tutti a letto.
«Ma che ore sono?» chiesi tirando fuori il telefono, notando che si era spento senza che me ne fossi accorta. Richiusi la porta e tornai in camera mia, mettendo sotto carica il telefono come prima cosa.
Quando fui in pigiama e al sicuro tra le coperte, ripresi il telefono, notando una valanga di messaggi. Molti erano sconosciuti, ma dalle foto riconoscevo alcuni membri della Meldrum High.
«Ipocriti.» sibilai al buio mentre scorrevo le notifiche di stupidi ignoranti imbecilli e cercavo qualcuno di più interessante.
Ne trovai uno di Hebe:

Azura, Xavier è un bravo ragazzo, ma sta attenta a lui.

Che voleva dire? Ripensai al modo in cui Xavier si era comportato con me tutto il giorno, era stato galante, dolce, sì, talvolta malizioso, ma era un modo come un altro per scherzare. Non aveva nulla che non andasse.
Forse era gelosa? Infondo, Hebe aveva detto di aver avuto una cotta per lui, e se non fosse mai passato? Nonostante fosse quasi l'una risposi al messaggio.

È stato perfetto, non ti preoccupare. 😁👍🏻

La risposta mi arrivò stranamente subito.

Hebe:

Appunto.

Dopodiché, non fu più online.
Feci un'alzata di spalle e controllai le altre poste, notai anche i numeri di Jack e Beth. Alzai gli occhi al cielo. Erano come gli altri.
Poi lessi il nome di Lance, era un messaggio di quel pomeriggio, il più vecchio.

Lance:

Dove sei? Ti sto aspettando accanto al mio bolide! 🏎

Lance:

C'è un casino assurdo all'entrata, sei rimasta bloccata lì? 😱

Lance:

Oh, ho capito. Beh, ci vediamo domani.

Venni sommersa dai senso di colpa.
Oddio, l'appuntamento con Lance! Me ne sono completamente dimenticata!
Ero tentata di chiamarlo, ma probabilmente dormiva già a quell'ora.
L'avrò offeso? Si sarà dispiaciuto? Ma quanto sono idiota?
Iniziai a scrivere un lungo messaggio di scuse, ma poi ci ripensai, lo avrei affrontato di persona.

La mattina seguente, mi scattai in piedi immediatamente come una molla, non appena la sveglia suonò.
Feci tutto di corsa, con la mente incredibilmente attiva che si ripeteva le scuse come poesie da imparare a memoria.
Arn mi fermò prima che mi fiondassi giù per le scale a far colazione.
«Zhur, ti posso parlare?» mi chiese nervosamente. Sospettosa, mi fermai ad ascoltarlo.
«Senti, non sapevo delle voci.» disse. Spalancai gli occhi sorpresa.
«È il mio ultimo anno e sto studiando molto, mi rinchiudo in biblioteca e me ne sto per conto mio durante i cambi d'ora... Non faccio proprio caso a ciò che dicono a scuola... E... Mi dispiace, avrei voluto...»
«Ehi! Tranquillo Arn, non avresti potuto far niente. È a posto!» esclamai.
«È dovuto intervenire un megalomane dell'Accademia dell'arte che conosci appena, però. Mentre tuo fratello...» fece notare.
«Xavier è una brava persona.»
«Non sapevo che uscissi con un tipo come lui... Non vi siete incontrati solo a fine anno?»
Feci un'alzata di spalle e sorrisi appena.
«Non ti preoccupare per me. È tutto sotto controllo.» lo rassicurai mentre scendevo le scale.
Ace non era in cucina, ma non riuscivo a pensare all'assenza di mio fratello, poiché nella mia mente vorticavano solamente le scuse da dire a Lance. Uscii di casa e quasi sperai di vedere l'auto di Lance, ma non era lì ad aspettarmi per darmi il passaggio che la mattina precedente mi aveva gentilmente offerto. Ogni volta che ci pensavo mi sentivo sempre più in colpa.
Che penserà di me?
Come ho potuto essere così stupida?
Sembrerò un'altezzosa?!
Questa volta dovetti aspettare io i miei fratelli. Stranamente, Ace non c'era.
«Dov'è Ace?» chiesi al suo gemello.
«Non lo so, non era più in casa quando mi sono svegliato.» replicò l'altro facendo partire l'auto.
Mi venne in mente che poteva non essere tornato la sera precedente, ma io non me n'ero accorta dato che ero rientrata tardi. Forse era dalla sua misteriosa ragazza.
Non ci pensai molto, non ho mai avuto bisogno di preoccuparmi per i miei fratelli, così portai il mio pensiero fisso su Lance.

Appena giunti al parcheggio, mi fiondai a cercarlo, senza nemmeno salutare mio fratello e lo trovai tra le chiacchiere del gruppo di giocatori di calcio.
Mi fermai, improvvisamente bloccata. Non volevo affrontare altre persone, volevo stare sola con lui.
Pensai di posticipare la conversazione, ma sarei sembrata poco seria se avessi rimandato e la scusa "eri occupato" sarebbe stata solo campata per aria.
Presi un profondo respiro e mi lisciai inconsapevolmente i capelli rossi, dirigendomi a passo deciso verso di loro.

Uno dei ragazzi diede una gomitata a Lance per richiamare la sua attenzione e fece un cenno nella mia direzione. Credo si chiamasse Gerry.
«Azura!» mi salutò Lance. Poteva essere solo la mia immaginazione, ma forse il sorriso non gli aveva coinvolto gli occhi come al solito.
«Lance, senti, ti posso parlare?» chiesi. I suoi amici fecero un coro di "oh" che mi fece abbassare lo sguardo e irritare dentro. Ma non lo diedi a vedere.
Lance li ignorò e rispose:«Certo, dimmi pure.» disse senza accennare a muoversi.
Lanciai un'occhiata ai suoi amici che sembravano trattenersi a stento dal ridere.
«Da soli.» precisai. Un altro coro di "oh" prolungati. Che fastidio.
«Dai, idioti, smettetela.» fece Lance scherzoso.
«Certo, andiamo.» disse poi rivolto a me, sempre sorridendo gentilmente.
Ci allontanammo, vicino al parcheggio della scuola, all'ombra della scuola. Passava qualcuno, ma non avrebbe fatto caso a noi. Lance si fermò e infilò le mani nella tasca della giacchetta azzurrina e restò in attesa.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Per qualche motivo, mi sentivo peggio dell'aver dato buca agli altri miei amici. Mi sentivo come una sporca traditrice, il che era ridicolo, data la situazione.
«Senti, mi voglio scusate con te per essermi scordata del giro in auto e per non aver risposto ai messaggi, mi spiace veramente tanto e...»
«Ehi ehi ehi, fermati, Azura.» mi interruppe avvicinandosi a me. «Perché ti stai scusando? Non è successo nulla di grave.» mi disse sorridendo appena. «Faceva parte del piano di Xavier, non me la sono presa.» mi rassicurò dandomi qualche colpetto sulla spalla.
Per qualche motivo la sua reazioni mi dispiacque. Quasi volevo che si arrabbiasse con me. Che ne fosse deluso in qualche modo.
«Potremmo rimediare oggi?» chiesi sorridendogli di rimando.
«Andare a casa con me?» chiese lui stupito.
«Cioè, fare il giro in macchina. Devo ancora provare il tuo bolide, no?» chiesi mentre l'insicurezza mi stava divorando piano piano. Tremavo quasi.
L'espressione che fece Lance mi fece vacillare. Non ero abituata, solitamente era sempre così ottimista, gentile, generoso e accogliente.
«Azura, non so se sia un bene. Ora sei... Umh» ci pensò.
«Non sono cambiata da ieri.» gli feci notare.
«Lo so, ma temo per quello che potrebbero dire di te, se andassi via di qui con me, oggi.» mi disse appoggiando la spalla al muro.
«Ma non mi importa.» dissi con noncuranza facendo un'alzata di spalle.
«Invece so che ti importa.» lo disse seriamente,  con sicurezza e gli occhi fissi sui miei.
«Probabilmente Xavier passerà anche oggi. Ieri vi siete divertiti molto.» la sua era un'affermazione. Non riuscii a decifrare cosa provasse dal tono della voce e tanto meno dall'espressione assente del volto.
«Ma...»
«Perché insisti a voler fare questo giro con me?» mi chiese spiazzandomi, prima che potessi rispondere all'affermazione di prima. Sul suo volto non c'era alcuna traccia di umorismo o qualche altro tipo di emozione. Era totalmente inespressivo.
«Perché?» tentennai. «Perché mi sento in colpa.» affermai.
«Tutto qui?»
Come sarebbe "tutto qui?" Che si aspettava?
Non vedendomi rispondere Lance si mise a ridere, alleggerendo un peso opprimente sul petto di cui non mi ero accorta.
«Non hai bisogno di fare il giro con me dopo che hai viaggiato con Xavier.» mi disse raddrizzandosi e sistemandosi lo zaino sulla spalla, sorridendo.
«Non ti devi scusare con me. Non mi devi niente.» detto ciò se ne andò.
Rimasi all'ombra della scuola, appoggiata al muro con lo sguardo fisso sul vuoto e la mente priva di pensieri. Mi veniva voglia di piangere, ma non aveva senso. Non aveva senso. Non aveva senso. Non aveva senso. Non aveva senso, vero?

A scuola mi fissavano tutti. Mi parlavano, chiacchieravano amabilmente con me come se fossimo grandi  amici da sempre e mi chiedevano cosa avevo fatto dopo che Xavier mi aveva portato via, con aria cospiratrice. Normalmente mi sarei goduta tutte quelle attenzioni, me ne cibavo e avrei sbattuto in faccia loro ciò che Xavier Bellson aveva fatto per me e per me soltanto. Ma quella mattina, non ne avevo voglia. Rispondevo di fretta, senza aggiungere dettagli e li liquidavo in velocemente, infastidita.
Non trovavo Hebe. Ovvio, mi stava lontana ora che ero al centro dell'attenzione e lei evita l'attenzione.
Non vedevo nemmeno Lance e durante le lezioni che frequentavamo insieme, non riuscivo ad attirare la sua attenzione. Aveva la testa tra le nuvole tutte le volte. Teneva il mento appoggiato sulla mano, piegato sul banco e lo sguardo fuori dalla finestra, vago. Senza astuccio, senza fogli, senza libro, senza penne o matite. Il banco completamente sgombro. Ma ero sicura che la sua mente fosse piena, ma di cosa?

«Lance!» esclamai quando suonò la campanella e lui si fiondò nella calca di studenti fuori aula. Non sapevo nemmeno che cosa gli avrei detto, ma gli volevo parlare. Appena fuori dall'aula di storia vidi la sua schiena allontanarsi.
«Lance!» tentai di raggiungerlo, ma qualcuno mi fermò. Mi voltai e vidi Jason.
«Jason?» chiesi scioccata. Non ci parlavamo da quando mi aveva insultata senza motivo al campo di football.
«Ciao, Azura.» mi salutò come se niente fosse.
«Che c'è? Ho da fare.» dissi bruscamente, senza venire ingannata dal suo bel sorriso da maledetto.
«Volevo solo dirti che non ho sparso io la voce di te in giro.» mi disse con un tono di scuse.
«Ma hai contribuito a tenerle vive, non è così? C'è tanta differenza?» chiesi sprezzante. Non mi piaceva più stare con lui. Un tempo lo bramavo, ora solo la sua presenza mi dava fastidio. Sentivo il bisogno di scappare il più lontano possibile.
«Non le ho tenute vive. Non ho fatto niente.» insistette.
«Lo dici come se fosse una cosa buona.» sussurrai assottigliando lo sguardo e fissando i suoi occhi grigio azzurri con i miei completamente color cielo sbiadito.
«Azura, sto cercando di scusarmi, non rendere le cose più complicate.» mi pregò.
Sospirai:«L'approccio è già sbagliato di suo. Impara a lottare per qualcuno che non sia te stesso.» dissi prima di voltarmi e proseguire per la mia strada.

Quel giorno non finiva più. Mi abbordavano ovunque, anche in bagno. E la cosa strana è che non avevo nemmeno visto Daia quel giorno. Grazie alla mia nuova popolarità, avevo scoperto che dopo la figuraccia epica con Xavier, lei fosse tornata dai suoi leccapiedi, ma Tom l'aveva scaricata davanti a tutti, stufo di essere lo zimbello della scuola. L'aveva mollata e se n'era andato. Lui avrebbe dovuto accompagnarla a casa. Questo era un avvenimento epico con un'unica versione. Poi c'erano altri pettegolezzi minori che dicevano che era stata doppiamente scaricata anche da Jason ed era stata costretta a chiamare il patrigno del momento. L'umiliante uscita di scena le era costato il giorno di scuola e non sarebbe tornata senza aver ritrovato la sua dignità.
Quasi gongolai alla notizia, ma poi mi sentii male per lei. Poi mi diedi della stupida, perché non aveva senso provare pena per qualcuno che ti aveva reso la vita un inferno.

La scuola finì. Quel giorno ero stata riempita di attenzioni, ma non mi ero mai sentita così sola. Mi mancavano i miei amici. Mi mancavano le vere chiacchierate e non solo gli scambi dei pettegolezzi. Non capivo come avessi vissuto per anni di una vita tanto vuota e non capivo come facesse Daia a continuare a farlo.
La sorpresa fuori dalla scuola fu l'auto di Xavier che mi attendeva e lui, appoggiato alla portiera con gli occhiali da sole neri come le finestre della sua macchina. Mi salutò allegramente, attirandomi a lui e baciandomi come se fosse la cosa più normale al mondo e mi invitò a salire sull'auto, aprendomi addirittura la portiera. Poi partì.
«Che hai? Sembri triste.» mi chiese per strada, dato che non accennavo a parlare. «A scuola non è andata bene?»
«No, no. È andato alla grande.» affermai.
«Qual è il problema?» chiese.
Sospirai:«Sembra che la mia nuova popolarità allontani Hebe e Lance.»
Xavier sorrise:«A Hebe non piacciono più i riflettori, eh?»
«Direi di no.» sospirai.
«Azura, non ti preoccupare, se hai bisogno di loro saranno da te. Probabilmente pensano che tu stia avendo ciò che ti meriti e non ti vogliono disturbare. Sarebbe da Hebe questa cosa. Non conosco abbastanza Lance da capirlo, ma probabilmente la pensa uguale.» affermò continuando a guidare.
«Non ti facevo un ragazzo saggio.» risi.
«Non sai tante cose di me, Azura Clayton» ghignò Xavier.

Xavier mi portò al cinema. Un cinema con una sala tutta prenotata dove con sorpresa trovai Hebe e Lance intenti a lanciarsi contro i pop corn.
«Che ci fanno loro qui?» chiesi a Xavier che mi camminava a fianco.
«Sono un ragazzo efficiente, organizzo le cose in poco tempo e con grandi risultati.» disse con un sorriso a trentadue denti, davvero svenevole.
Hebe si accorse di noi e incrociò le braccia con fare aggressivo.
«Direi che ci devi una spiegazione Bellson, cos'avevi di tanto urgente da mostrami in un cinema tutto esaurito ma senza nessuno?» chiese la Dark inarcando un sopracciglio verso il suo amico.
«Farti vedere il film che aspettavi da tanto in anteprima, cara Hebe.» disse Xavier allargando le braccia.
«Tu che ne sai...»
«Quest'oggi, guarderemo "Elements".» la interruppe Xavier con un sorriso. Hebe cacciò uno strillo sorpreso e si coprì la bocca, con gli occhi blu sgranati. Lance era altrettanto sorpreso.
«Sul serio? Ma hanno finito da poco le riprese!» esclamò Lance.
«Ehi, spiegate a questa povera mortale di che film state parlando? Che è? Un nuovo film con Brad Pitt?» chiesi.
«Popolana, ma dove vivi?» chiese Lance con un ghigno mentre ci sedevamo tutti.
«"Elements" è un film tratto da un libro scritto da W. S. Black, diciamo pure il suo primo libro. È abbastanza conosciuto, mi meraviglio Clayton.» affermò Hebe, ma la sua voce tradiva l'emozione.
«Mi spiace, non vado pazza per la lettura di fantasy.» ammisi.
«È un urban fantasy, in realtà.» precisò Xavier incrociando le gambe lunghe.
«Lo conosci pure tu?» chiesi inarcando un sopracciglio.
«In realtà no. Conosco gli attori.» mi disse con un ghigno. «E intendo proprio di persona, li ho incontrati.»
«Dio! Che invidia!» sibilò Hebe. Lance rise.
«Perché? Chi sono gli attori?» chiesi.
«È ora di parlare di un po' di gossip hollywoodiano!» intervenne Lance emozionato.
«Femminuccia.» mimò Hebe con le labbra, ma sembrava contenta anche lei. La loro felicità mi contagiava e mi ritrovai a sorridere anche io.
«La protagonista, Sophie Hunter, è interpretata da Leigh Hawthorne, sai, la figlia di Lydia e Derek Hawthorne.»
«Chi?» chiesi.
«Ma dove vivi?» Rise Xavier prendendomi in giro.
«Sai, i protagonisti del film "Giorno e Notte"» gesticolò Lance. Poi mi venne l'illuminazione, era un film che avevo adorato anni prima, era vecchio, ma mi era piaciuto un sacco. Soprattutto per la storia d'amore che per la ora fantasy.
«Comunque la figlia, Leigh, ha sempre recitato in ruoli minori, ma ora si è presa la parte della protagonista. È giovane, ha solo diciannove anni, ma promette bene, dato che i genitori sono talentuosi.» mi spiegò Lance avvicinandosi a me, obbligando Hebe a scalare di posto. Mi mostrò il telefono, facendomi vedere la foto di una ragazza dai capelli castano molto scuro e grandi occhi azzurri.
«La protagonista dovrebbe avere i capelli neri e gli occhi verdi, ma lei non mi dispiace per niente.» disse Lance sorridendo alla foto.
«E a chi potrebbe dispiacere?» ridacchiò Xavier.
«Esempio di maschi idioti.» annunciò una voce alle nostre spalle. Un gruppetto di ragazzi ci stava raggiungendo, erano Wren e gli altri.
«Siete arrivati finalmente!» esclamò Xavier.
«Non potevo mancare alla prima della prima del film tratto da uno dei miei libri preferiti.» affermò Wren sollevando il mento.
«Sono l'unica a non averne mai sentito parlare?» affermò Frannie raggiungendoci e catapultandosi sul sedile dietro il mio.
«No, sei in buona compagnia.» risposi voltandomi verso di lei. Frannie si fiondò su di me e mi abbracciò soffocandomi.
«Grazie a Dio esisti!» esclamò facendo ridere gli altri.
«Comunque sia, il protagonista maschile...» continuò Lance.
«Zitto! È spoiler! Non puoi dire chi è il protagonista maschile al primo film!» lo interruppe Cammie.
«Che esagerata.» commentò Hebe alzando gli occhi al cielo.
«Giusta osservazione.» commentò invece Lance. Mi mostrò le foto del cast di Elements.
«Questo tizio moro è Roy Sewell, nel film sarà biondo. Sinceramente non l'ho ancora visto recitare, quindi non so come renderà Aiden.» mi spiega indicandomi la foto di un bel ragazzo con gli occhi di un blu assurdamente bello.
«Sono veri questi occhi?» chiesi sorridendo.
«Probabilmente lo hanno scelto per quelli.» commentò Hebe.
«Già, si avvicina molto a come mi sono immaginata Aiden.» aggiunge Wren, appoggiandosi alle mie spalle per sbirciare anche lei il telefono di Lance.
«C'è da dire che è molto figo.» sussurra Frannie ridacchiando.
«Hanno detto che un tempo usciva con Leigh, quando frequentavano la scuola di recitazione a Las Vegas. Ventun' anni compiuti, Roy Sewell fa il suo ingresso ad Hollywood nel ruolo di un Imperium dell'acqua divino. Speriamo che ne sia all'altezza.»  commenta Cammie come una reporter.
«Questo è Evan Cassell.» mi dice Lance facendomi vedere la foto di un ragazzo con capelli e occhi scuri.
«Mi sembra di averlo visto in qualche serie TV.» affermai soprappensiero, fissando il volto dell'attore e le sue fossette.
«Ha fatto ruoli secondari per molte serie TV. Ma ora è presentato come James Sharp!» trillò Wren tutta emozionata.
«Se me lo interpreta male lo faccio fuori.» commenta Hebe indicando lo schermo ancora nero.
«Povero!» esclamò Fran.
«Io spero solo che nel film gli abbiano messo le lenti verde mare, perché non accetto un James senza i suoi occhi.» fece Cammie facendo no con le dita, mentre il suo ragazzo alzava gli occhi al cielo.
«È un attore inglese.» mi disse Lance. «Tiferei per lui solo perché è un uomo di patria.» commentò Xavier.
«Triangolo amoroso?» chiesi divertita.
«Più o meno. Vedrai.» replicò Wren.
«Bellson, manda il film! Siamo tutti su di giri!» continuò esclamando emozionata.
«Signorsì signora!» disse il ragazzo. Alzò il braccio destro e fece un gesto con l'indice e il medio. Le luci si oscurarono e il grande schermo si accese.
«Che emozione!» sussurrò Lance accanto a me.
«Non abbiamo preso il cibo!» sussurrò la voce di Frannie.
«Ssssh, arriveranno dei camerieri.» commentò Xavier.
«Vuoi?» Lance mi offrì la sua scatola che aveva acquistato prima e la mise fra noi, così che potessimo condividere i pop corn.
Passarono i vari loghi e finalmente iniziò il film.
«Tutte le persone hanno un desiderio. Forse anche più di uno.» iniziò una voce femminile mentre lo schermo riportava una veduta dall'altro di San Francisco. Riconoscevo la città, poiché sognavo di andarci da tanto tempo.
«Il mio, è quello di vivere un'avventura. Un'avventura degna dei libri ho letto.»
Lo schermo fece zoom su delle case, poi si concentra su una ragazza, Leigh Hawthorne, che si strinse nella sua giacca e tirò fuori la bici dal garage.
«Ma forse non è poi così bello.»
Conclude la voce zoommando sul volto della ragazza, prima di far comparire il titolo con una fiammata.
«Oddio! Che emozione!» sussurrò Wren.

Il film iniziò già ad impatto, l'attore inglese, che interpretava James sbatté contro la protagonista, Sophie Hunter e le rubò la bici. In poco tempo, venni rapita dal film, ma soprattutto dagli attori e dalla storia d'amore, più che dalla trama. Non ero fan del fantasy.
«Per chi tifi?» mi chiese Lance all'orecchio.
«James, anche se quell' Aiden è molto bello.» replicai divertita, proprio quando la protagonista vide quest'ultimo uscire dall'acqua di quella palestra super attrezzata, a torso nudo e gocciolante.
«Perché?»
«Perché è intrigante ed è un bad boy.» replicai.
«Sssssh» ci sibilò contro Hebe.
«Comunque James non è un bad boy.» mi disse Lance prima di zittirsi.

Durante la visione, ci capitava spesso di sfiorarci le mani mentre prendevamo i pop corn. Non sapevo se lui se ne accorgesse, o se fossi io a preoccuparmene troppo. Ero così paranoica che quasi non riuscii a godermi il film. Mi voltai verso di lui. Il suo sguardo era puntato sullo schermo, che illuminava il suo volto. Lo schermo mandava colori meravigliosi dipinti dai quattro elementi della natura, mentre. I colori di Lance, invece, erano sbiaditi dalla luce dello schermo e dal buio della sala. I ciuffi chiari dei suoi capelli coprivano la sua fronte, ma non le orecchie appariscenti. Teneva la testa alzata, mettendo in bella vista il pomo d'adamo e le clavicole sotto la felpa.
«Aw! Che carini!» sentii esclamare Frannie, così portai lo sguardo sullo schermo. La voce di una cantante famosa e la melodia di una canzone romantica, lo schermo mostrava Aiden e Sophie che si stavano baciando in mezzo ad un paesaggio incantato, dalle goccia d'acqua sospese a mezz'aria. Accidenti, mi ero persa la parte migliore.
Riuscii a seguire il film fino alla fine. Mi aveva presa così tanto che quando Aiden disse quel "no" mi venne voglia di gridare e quando comparve James, alla fine, con quel sorrisetto tutto fossette, strillai veramente assieme a Frannie. Seguirono i titoli di coda.
«Quando esce il sequel?» chiese immediatamente la ragazza aggiustando i suoi capelli corti biondo platino. Iniziò a saltellare senza stare ferma e a dire quanto fosse carino James, anche se aveva preferito Aiden fino a cinque secondi prima. Condividevo le sue stesse emozioni.
«Grazie, Xavier. È stato fantastico!» esclamò Wren sorridendogli radiosa. Il ragazzo rimase spiazzato per qualche secondo e poi tossì per riprendersi. Nascose un sorriso coprendosi il naso e la bocca con la mano sinistra.
«Sicura che non sia io ad essere fantastico?» chiese riprendendosi. Stranamente Wren rise. Si avvicinò per dargli un bacio sulla guancia e si diresse verso l'uscita.
«Per questa volta.» affermò sorridendogli, seguita da Frannie.
«Quindi basta portare una ragazza al cinema e farle vedere un film in anteprima per conquistarla? Potevate dirmelo prima.» commentò Xavier scherzoso, ma sembrava imbarazzato.
Le luci si accesero e lasciammo tutti la grande sala.
Hebe rimase indietro e io mi fermai ad attenderla.
«Ti è piaciuto?» le chiesi.
La ragazza sorrise:« Hanno eliminato alcuni personaggi, tagliato alcune scene, cambiate altre, ma tutto sommato mi è piaciuto.»
«Scommetto che è quello che intendevi ieri col messaggio, vero?» chiesi. Per mezzo secondo mi sembrò confusa.
Sospirai: «Di stare attenta a lui, di non farmi toccare dallo charme di Xavier, non innamorarmi, poiché lui è irrimediabilmente perso per Wren.» dissi con tranquillità. Hebe mi sorrise senza dire niente.
«Non è troppo tardi, vero?» mi chiese.
Scossi la testa:« Xavier è adorabile, ma...»
«Ma?»
Rimasi zitta con un tumulto nel petto. Incomprensibile. Era come il disastro naturale con uragani, fuoco, pietre, ghiaccio e fulmini  di "Elements" negli ultimi dieci minuti del film.
«Niente ma, andiamo.» dissi a voce così bassa che mi udii io stessa a malapena.

Angolo Autrice

Non so perché ritardo sempre di un giorno, sono un caso perso 😁. C'è pubblicità occulta di un'altra mia storia in questo capitolo 😂. Pardon per tutti i fan della Xazura? Avier? Ma probabilmente non c'è speranza, o sì? Chi lo sa. Alla prossima!

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