Eyes on Fire ★ |ITA|

By translatorITA

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| storia originale di @juxtaposing | cover credits: @translatorITA | 📚 "Non si tratta di vivere per sempre... More

01. CATTURATA
03. FIDUCIA
04. INIZIAZIONE
05. LETALE
06. INFILTRATO
07. BUCKY
08. INNESCO
09. PRIMA MISSIONE
10. CATCH-22
11. NUOVA OSCURITA'
12. TORTURA
13. READY TO COMPLY
14. VELENO
15. NEONATI
16. NATALIA
17. DECISIONE IMPROVVISA
18. GLI ANGELI
19. SALVATORE
20. STORIA
21. RESPONSABILITA'
22. TENSIONE
23. RESTA CON ME
24. SOLDATO D'INVERNO
25. SIBERIA
26. INFESTATO
27. SOPRAFFATTI
28. MOSTRO
29. LA MISSIONE FINALE
30. FINALE INFELICE
31. PERSA
32. DENALI
33. MI AMI?
34. LA CASA E' DOVE SI TROVA IL CUORE
35. UN ALTRO GIORNO, UN'ALTRA MISSIONE
36. SETE DI SANGUE
37. LA LETTERA
38. IL PRIMO APPUNTAMENTO
39. UN CAMBIO DI SCENARIO
40. BALLA CON ME
41. PACE NEL NOSTRO TEMPO
42. INSIEME

02. INCUBO

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By translatorITA

"Alaska", mi chiamò dolcemente mia madre. Era in piedi in mezzo al salotto ed indossava una vestaglia da notte di seta, aveva in mano una candela e con l'altra mi gesticolava di avvicinarmi. Ero sicura di aver visto un bagliore di paura nei suoi occhi giallo oro.

"Ascoltami" sussurrò, "Sono così orgogliosa di te – sei diventata una bellissima giovane donna"

Con un sorriso forzato mi accarezzò una guancia con la punta delle sue dita fredde come il ghiaccio. Sentii un fruscio provenire dalla porta d'ingresso ed io guardai dietro le sue spalle e notai una figura alta dietro le tende. Qualsiasi cosa fosse di cui lei era spaventata era al nostro ingresso.

"Madre" dissi incerta, la mia voce tremava "Cosa sta succedendo?"

Lei rise, ma la risata mi giunse amara. "Oh dolcezza...qualsiasi cosa accada, sappi che io ho fatto tutto ciò che ho potuto per proteggerti. So che farai la cosa giusta. Ora vai nella tua stanza e non uscire finché non te lo dico io".

Iniziai a preoccuparmi seriamente e le afferrai un braccio. "Madre, di cosa stai parlando? Perché ti stai comportando così?"domandai.

"Non avrei mai dovuto lasciare che questo succedesse. Mi dispiace cara, ma ora la gestirò" sussurro, la sua voce era calma in modo inquietante.

"Non vado da nessuna parte senza di te" insistetti non lasciando la presa sul suo braccio, "Qualsiasi cosa sia, possia-"

La porta d'ingresso venne aperta in sbanco e sbatté contro il muro con una tale violenza che mi fece saltare dallo spavento. Un uomo entrò, era alto circa un metro e ottanta, i suoi occhi erano a mandorla e di un rosso profondo. Il suo viso pulito e rasato ospitava un naso lungo e sottile e labbra di un color rosa non naturale. I suoi capelli marroni erano pettinati all'indietro senza un capello fuori posto, la sua pelle era di un bianco pallido come quello di mia madre. Seppi istantaneamente che lui era uno di loro.

Si tolse il cappotto e lo depositò sull'appendiabiti come se fosse il benvenuto, indossava una t-shirt bianca ed un paio di pantaloni marroni. Entrò con un'espressione compiaciuta in viso e le mani in tasca.

"Marylin" disse rivolgendosi a mia madre. La sua voce era profonda e minacciosa e sembrava riempire tutta la stanza.

Mia madre si irrigidì. "Jack" mormorò amaramente.

"Sai perché sono qui" disse con un ghigno, "Conosci l'accordo che hai fatto e sai quali sarebbero state le conseguenze se tu avessi fallito.

"Per favore Jack, non di fronte a mia figlia" implorò facendomi scudo con il suo corpo.

I miei occhi erano fissati su di lui, ero così terrorizzata che avrei voluto urlare, ma non riuscivo ad emettere nessun suono.

"Sai cosa deve succedere" un sorriso sinistro si fece spazio sulle sue labbra, non avevo mai visto nulla di più malvagio come l'espressione nei suoi occhi. "Non l'hai cambiata prima dei suoi vent'anni, sei scappata da noi, ci hai quasi esposti. Temo che non possiamo permetterci che altre regole vengano infrante, da un cattivo esempio, non trovi?" si avvicinò a mia madre e lei mi spinge indietro delicatamente.

"Non è la vita che volevo per lei, Jack" mormorò.

"Beh, non è un peccato?" disse posizionandosi di fronte a me. Inclinò la testa di lato, "Sarebbe un'immortale eccezionale"

Toccò il mio viso ed io portai indietro il capo, ero disgustata. Spostò lo sguardo su di me e ringhiò, "Sai che ti dico, farò in fretta, d'accordo?"

Gettò la candela a terra, l'odore di fumo riempiva la stanza mentre il tappeto prendeva fuoco.

"Mamma!" urlai. Lei si girò verso di me, mi afferrò ed affondò i denti nella carne del mio avambraccio.

"Mi dispiace così tanto Alaska!" gridò, "Io-"

Prima che potesse finire la frase Jack la afferrò per i capelli e la alzò da terra. Il dolore provocato dal veleno fu quasi istantaneo, lo sentivo diffondersi nelle mie vene come se fosse fuoco. Caddi a terra ed emisi un grido assordante. La stanza iniziò a riempirsi di fumo, le fiamme della candela si stavano espandendo sempre di più. Mia madre era impegnata in un rissa con Jack ma era chiaro che lui la stesse battendo; la mia mentre stava processando tutto a rallentatore.

Poi subentrò un altro tipo di dolore, era una sensazione come se qualcuno mi stesse pugnalando al petto ed il coltello fosse avesse colpito direttamente il mio cuore facendolo esplodere in milioni di piccoli frammenti che tagliuzzavano i miei organi interni. Ma non era soltanto il veleno: Jack stava sottomettendo mia madre, e con grande forza staccò la testa dal suo corpo, subito non capii se si stesse trattando di un'allucinazione dovuta al dolore, ma poi il suo corpo colpì il pavimento con un tonfo e mi resi conto che fosse reale.

"NO!" urlai più forte che potei, ma non uscì quasi niente. Sentivo lacrime calde rigarmi il viso, il dolore del veleno non era niente rispetto al dolore che provai trovandomi indifesa mentre gli arti di mia madre venivano staccati dal resto del corpo e gettati nelle fiamme sotto ai miei occhi.

Ora l'attenzione di Jack era su di me. Si diresse verso di me, sembrava il diavolo in persona e le grandi fiamme che si propagavano attorno aggiungevano effetto. Sapevo che mi avrebbe uccisa, e mi ritrovai a sperare che lo facesse nel modo più veloce possibile. Non provavo più a tenere gli occhi aperti, ero pronta ad essere liberata dal dolore.

Improvvisamente udii un forte grugnito mentre il corpo di Jack veniva scagliato al suolo da una forza non umana. Mi sforzai ma non vedevo abbastanza chiaro da identificare l'uomo, il quale era solamente una sagoma nera sfocata ai miei occhi in questo momento. La sua figura imponente si trovava ora a cavalcioni sopra di Jack e lo stava prendendo a pugni. Ad un certo punto fece per strozzarlo e gli staccò la testa gettandola nel fuoco.

Non riuscivo a smettere di urlare, non riuscivo a focalizzarmi su nient'altro che il dolore. Pregavo che la morte mi prendesse. L'uomo mi sollevò da terra e mi trasportò fuori dall'unico posta che fino ad ora avevo chiamato casa, un posto che non avrei mai più rivisto.

"BRUCIA! FALLO SMETTERE! TI PREGO! BRUCIA, PER FAVORE, HO BISOGNO CHE TU MI UCCIDA!" piangevo ed imploravo di continuo.

L'uomo non disse una parola. Mi aveva portata nella foresta e mi aveva depositata in una caverna, nella quale passai i tre giorni dolorosi della trasformazione che avrebbe cambiato tutto per sempre. Se ne andò subito, non lasciando traccia di sé e non lo vidi mai più.

I flashback iniziarono ad essere riproposti nella mia mente come un film, immagini del corpo di mio madre, gli occhi di Jack, la mia casa dell'infanzia che bruciava, quello sconosciuto. Sentivo ancora gli eco delle mie urla, ma questa volta stavo urlando veramente.

"Hey, hey! Calmati, va tutto bene, tu stai bene" un uomo in una t-shirt rossa cercava di tenermi ferma mentre mi dimenavo uscendo dalla mia visione e tornando alla realtà. I miei occhi si concentrarono sulla figura – era Tony. "Sono io, tranquilla" disse in tono rilassante.

Era un approccio allarmatamente diverso da ciò che mi aspettavo da parte sua. Provai a raccogliere i pensieri ma non potei fare a meno che andare in panico.

"Per favore lasciami andare, non posso stare qui!" implorai freneticamente.

"Ti ho portato qualcosa" disse posando di fronte a me una tazza bianca di polistirolo ed usò un piccolo dispositivo per sbloccare le manette.

"Un'offerta di pace. Se bevi questo non dovrai uccidermi, vero?" chiese porgendomi la tazza. Il forte odore proveniente dalla tazza bruciò nelle mie narici e riconobbi istantaneamente il contenuto – era sangue.

"Sei pazzo? Non posso-"

"No, tranquilla, non è umano. Forza, bevi un sorso"

Guardai Tony e poi la tazza. Le mie mani tremavano mentre le tendevo per afferrare la tazza, mi sentii stupida a mettere la cannuccia in gola, ma bevvi tutto nel giro di pochi secondi. Sentii il dolore diminuire mentre il liquido caldo percorreva la mia gola e finiva nel mio stomaco mandando brividi su per la schiena.

"Meglio? Pensavo ti sarebbe piaciuta la tazza. È stata una mia idea"

Sentii il mio corpo riacquistare forza e fui travolta da un'immediata calma.

"Grazie, Mr. Stark"

"Per favore, chiamami Tony. E puoi ringraziarmi...non staccandomi la testa"

"Non ti devi preoccupare di questo. Sono sorpresa ti abbiano lasciato entrare qui"

Lui si sedette e mi guardò.

"Si...non sanno che sono qui. Potrei aver manomesso il sistema di sicurezza, è ciò che faccio"

"Generoso da parte tua" dissi con un sorriso.

"Un'altra cosa per la quale sono noto" scherzò ma tornò presto serio. "Le tue urla erano assordanti...continuavi a dire che stavi bruciando, e poi qualcosa riguardo a tua mamma?"

"Più sono debole più mi è difficile controllare non solo la sete ma anche i miei sogni, nonostante non siano sogni...sono ricordi. Quelli che non riesco a dimenticare"

"Che tipo di ricordi?" chiese.

"Ho vissuto una vita lunga Tony, ho visto tante cose che tornano a tormentarmi quando sono più vulnerabile. Hai ricordi simili?"

"Non ci crederesti" si accigliò e guardò a terra.

"Mostrami"

"Ti mostrerò i miei se tu mi mostrerai i tuoi-"

"Tony, sei pazzo?" Steve comparve all'improvviso sulla porta.

"Beccato" mormorò Tony mentre affondai sulla mia seduta cercando di nascondermi dallo sguardo arrabbiato di Steve. "Cap, sta bene ora, è stabile"

"Per te è tutto uno scherzo?" Steve guardò male Tony.

"Certe cose sono divertenti" lo rimbeccò.

"Minacciare la vita di tutti gli occupanti di questa struttura non è divertente. Dopo tutto ciò che ci ha detto Fury? Avresti potuto farti uccidere Tony, o peggio, qualcun altro sarebbe potuto rimanere ucciso"

"Cosa vi detto Fury?" chiesi alzandomi in piedi.

"Abbastanza" rispose Steve.

"No, sul serio. Se lavoreremo insieme dovrete essere in grado di fidarvi di me"

I due uomini mi guardarono.

"Fury ci ha fatto vedere il tuo file" ammise Steve.

"Esiste un file su di me?" chiesi perplessa.

"Uno bello pieno" sibilò.

"Cap, rilassati, è sazia, non è una minaccia" mi difese Tony.

"Ci sono stati dati degli ordini, non linee guida, se Alaska fosse scappata-"

"L'avrei gestita. Andiamo Cap, dopo tutto quello che abbiamo affrontato, questo-" mi indicò, "-è quello di cui ti preoccupi? Senza offesa" aggiunse verso di me ed io alzai le spalle in risposta. "Stava soffrendo, non potevo lasciarla soffrire"

"Nemmeno io lo vorrei Tony, ma quando una situazione scappa di mano c'è sempre qualcuno che ne paga le conseguenze"

Mi sentii un po' a disagio per quanto fossi vista come una minaccia; sapevo di poter essere pericolosa, ma ho passato la maggior parte dei miei giorni da immortale ad allenarmi a gestire la sete. Volevo dimostrar loro che potevano fidarsi, che ero diversa da ciò che diceva il mio file. Sapevo ci sarebbe voluto un po' prima che lo avessero realizzato, ma ero disponibile ad aspettare.

"Con tutto il dovuto rispetto Capitan Rogers, non sto cercando di essere il cattivo. C'è una grande differenza tra ciò che Fury sa del tipo di persona che ero e di quella che sono oggi" dissi e la sua espressione si addolcì, "Potete fidarvi di me".

"Buono a sapersi" disse un po' meno teso, "Sono contento che ti senti meglio".

Sorrisi e Tony batté una volta le mani. "D'accordo, qui va tutto bene. Rimetto a posto il sistema di sicurezza. Alaska, vieni con noi?"

"Dove?" chiesi seguendoli fuori dalla porta.

"A trovare un vecchio amico" mormorò Steve.

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