Nassiriya on Line

By FrancescaRovereto

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Tratto da una storia vera, racconta la storia di come l'11 settembre 2001 abbia impattato nella vita di una g... More

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By FrancescaRovereto

11 settembre 2001

L'11 settembre 2001 quattro attacchi suicidi da parte di terroristi di al-Qāida si abbatterono contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America.

Diciannove affiliati all'organizzazione terroristica di matrice islamica al-Qāida dirottarono quattro voli civili commerciali.

I dirottatori fecero intenzionalmente schiantare due degli aerei sulle torri 1 e 2 del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini.

Il terzo aereo di linea fu fatto schiantare dai dirottatori contro il Pentagono.

Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio (o la Casa Bianca a Washington), si schiantò in un campo vicino Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio tentarono, senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo.

Gli attacchi terroristici causarono circa 3.000 vittime.

Nell'attacco alle torri gemelle morirono 2.752 persone, tra queste 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti.

La maggior parte delle vittime erano civili di 70 diverse nazionalità.

Seduta sul treno, di ritorno da una mattinata trascorsa a studiare nella biblioteca universitaria, guardavo distrattamente fuori dal finestrino.

Dietro i cancelli aggrovigliati da piante da giardino, si susseguivano casette gialle e rosa tutte appiccicate le une alle altre, con le persiane semichiuse, così come è d'abitudine in Italia, per proteggersi dagli sguardi indiscreti, ancor prima che dalla calura estiva.

Una breve galleria, ed ecco spuntare il parco giochi per i bimbi, deserto a quell'ora di pranzo, la piccola chiesetta dal campanile giallo e la lunga fila di stabilimenti balneari, con gli ombrelloni a spicchi bianchi e blu.

In spiaggia, alcuni fortunati bagnanti, si crogiolavano sdraiati nel tiepido sole settembrino.

Così, avvolta nel torpore del primo pomeriggio, la mia vecchia e sonnolenta Liguria scorreva a fianco a me, con la solita fiacca, regolare, quotidianità.

Con lo sguardo perso all'orizzonte, laggiù dove il mare si incontra con il cielo, anch'io sonnecchiavo ad occhi aperti, con le dispense di Chimica 1 aperte sulle ginocchia: da lì a pochi giorni sarebbero iniziate le lezioni del secondo anno di Ingegneria ed io, aitante biondina diciannovenne, ero determinata a sostenere l'ultimo esame che mi mancava per chiudere in bellezza il mio primo anno da studentessa universitaria.

L'Intercity Genova – Ventimiglia su cui viaggiavo aveva, come d'abitudine, una buona ventina di minuti di ritardo, e questo non giovava al mio stomaco borbottante dalla fame: altro non sognavo che un fumante piatto di pasta al pomodoro.

In quel momento squillò il mio cellulare.

Dall'altro capo della cornetta un intervallarsi di voci confuse:

"Fra, Fra, stanno attaccando l'America!" "Chi stai chiamando? È la mamma?" "Nono... è la Fra.... la mamma ha la linea occupata.." Le voci di miei fratelli si sovrapponevano concitate.

Un po' scocciata risposi con un tono di voce basso e arrochito di chi si è appena destato: "Se parlate assieme non capisco niente, cosa avete?".

"Te l'ho detto, stanno attaccando l'America!" La voce di Matteo era sovraeccitata.

"Sì Matteo, certo, capisco. E chi ti avrebbe dato quest'informazione, di grazia? Un tuo compagno di classe? "

"Ma no Fra, siamo a casa, lo stanno dicendo ora alla TV!" "Passamela, passamela, voglio parlarle io....Fra, è vero, è al TG!"

"Davide per favore, non dire cavolate pure tu, sarà un film, un documentario..." Ero stanca, avevo fame e le sciocchezze di due quindicenni impressionati da qualche stupido programma TV, stavano cominciando ad innervosirmi.

Poi il tono di mio fratello si fece più serio e perentorio.

"Fra, ti dico che è vero! Hanno fatto schiantare due aerei dentro le Torri Gemelle a New York!".

Feci un sospiro: "Va bene Da, ok, ora voglio che tu cambi canale e mi dici cosa c'è nelle altre reti".

"Fra, non hai capito, tutti i canali hanno interrotto le trasmissioni! Tutte le reti stanno trasmettendo la stessa notizia!".

Mi rizzai sul sedile. "Mio Dio, tutti i canali? Non è possibile... sarà un incidente, ma sei sicuro che sono due aerei?"

"Fra, ti dico che sono due, come fanno due aerei ad avere un incidente, non parlano d'altro ed io.."

Ormai ero completamente sveglia le parole di mio fratello si persero nei miei pensieri. Guardai l'orologio, erano da poco passate le 15.00.

"Ma scusa, quando è successo? Come mai io non ne so niente? Che ore sono in America ora? Non è ancora notte?"

"No Fra, sta succedendo ora, in diretta, in America ora è mattina!"

Aveva ragione, a New York dovevano essere le 9:10...

"Ok, senti, provo a fare un paio di telefonate e capirci qualcosa, tra un quarto d'ora sono a casa, a tra poco".

Feci una serie di telefonate: mia madre, che non ne sapeva nulla, mio padre, ma era appena sceso nel bar con dei colleghi per seguire le notizie al tg, il mio ragazzo, che non mi rispose. Ero affamata di notizie.

Appena il treno entrò in stazione, mi precipitai a casa correndo. Mi rifiutai di credere che una nazione come gli Stati Uniti d'America potesse essere attaccata, fino al momento in cui vidi il telegiornale con i miei stessi occhi.

Pochi minuti dopo che arrivai a casa, ancora affannata dalla corsa e con lo zaino ciondolante sulla spalla, vidi, in diretta tv, il collasso della prima torre.

Io accanto ai miei fratelli, tutti e tre in fila, pietrificati davanti allo schermo, con gli occhi spalancati e le mani chiuse davanti alla bocca, così assistemmo impotenti alla morte di centinaia di persone.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Lo schermo della TV era invaso da un'enorme nuvola di fumo nero e fiamme, ceneri ovunque. Morte ovunque.

Mi rigirai verso la finestra di casa: dietro i vetri della cucina il mare era una grande distesa blu, calma e sonnolente, il sole vi si rifletteva in miriadi di scaglie dorate.

La contrapposizione tra un Italia che risplendeva flaccida nel sole del primo pomeriggio, ed un'agonizzante New York, avvolta dal fumo e dalla cenere, mi turbò profondamente.

Mai avrei immaginato, fino a quel momento nella mia vita, di assistere ad un tale avvenimento.

Le guerre, le bombe, la distruzione, la morte, erano per me solo pagine di storia lette al liceo. Mi interrogai su quanto tempo, mediamente, trascorresse tra una guerra e l'altra. Un flusso di pensieri si impadronì della mia mente.

Quando era finita la seconda guerra mondiale? Se papà è nato nel primo dopoguerra, significa che sono già più di 50 anni – quindi molti di più di quelli che trascorsero tra la prima e la seconda guerra – quindi è possibile che questo sia l'inizio della terza guerra mondiale? I corsi e ricorsi Vichiani.... Ma per quale motivo hanno fatto questo? Chi ha fatto questo? Quindi ora l'America entra in guerra? Contro chi? E noi, ci andremo dietro? Entreremo in guerra anche noi?

Mio fratello Matteo mi risvegliò dal turbinio dei miei pensieri.
"Fra, ma tu non hai fame, la pasta ormai sarà fredda, sono le 4 passate... Daaaa, ooooh nooo!!!! Non abbiamo visto Dragon Ball!!! Secondo te ormai non lo danno più?!!"- "Mi sa di no" – "Uffa! Che palle!!!""

Presi un profondo respiro, probabilmente stavo esagerando. Avrei dovuto aspettare, qualcuno ci avrebbe spiegato quello che stava succedendo e ciò che ne sarebbe derivato.

In qualche modo però, in quel pomeriggio dell'11 Settembre del 2001, capii che la storia sarebbe cambiata, in che modo, quel giorno, nessuno poteva saperlo.

Mentre ingurgitavo delle fredde ed appiccicate penne al pomodoro, mi resi conto che altri due aerei erano stati fatti schiantare: uno sul pentagono, ed un altro in un campo della Pennsylvania. Fu allora che mi chiesi: "Ma tutto questo, impatterà sulla mia vita e sulla vita di chi amo?".

Il bivio che quel giorno imboccò il mio futuro mi sarebbe stato chiaro solo parecchi mesi dopo. In quel momento, in quel giorno di fine estate, ancora diciannovenne, vivevo in Liguria, in una tranquilla cittadina sul mare, ed ero studentessa e ballerina. Filippo, il ragazzo con cui uscivo da qualche mese, frequentava la Scuola Applicazione Allievi Ufficiali di Torino. La mia vita si divideva tra corsi universitari durante il giorno, serate trascorse con le mie compagne di danza ad esercitarci tra una gara e ed un saggio, e weekend a Torino con Filo. Potevo ancora godere di una buona dose di spensieratezza.

I giorni e le settimane passarono e, per qualche tempo, le conseguenze di quel terribile 11 Settembre, le appresi solamente dai telegiornali.

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