Infinity (Incompleta)

By selfdisclosure

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"Per un attimo è come se fossimo soltanto noi due, senza nessuno intorno, senza il peso di dover nascondere i... More

PROLOGO
CAPITOLO I
CAPITOLO II
CAPITOLO III
CAPITOLO IV
CAPITOLO V
CAPITOLO VI
CAPITOLO VII
CAPITOLO VIII
CAPITOLO IX
CAPITOLO X
CAPITOLO XI
CAPITOLO XIII
CAPITOLO XIV
CAPITOLO XV
CAPITOLO XVI
CAPITOLO XVII
CAPITOLO XVIII
CAPITOLO XIX
Personaggi :)
CAPITOLO XX
CAPITOLO XXI
CAPITOLO XXII
CAPITOLO XXIII
CAPITOLO XXIV

CAPITOLO XII

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By selfdisclosure

Quando scendiamo di sotto, mia madre ci ferma, con un libro tra le mani, osservandoci confusa.

«Uscite?» domanda, e io non capisco il perché del suo interessamento.

«Lo porto a fare un giro.» dice lui e mia madre sorride.

La osservo per qualche secondo ma poi, la presa di Damian sul mio polso, attira la mia attenzione e, di conseguenza, lo seguo.

Quando arriviamo davanti al suo mezzo, uno splendido esemplare nero e cromato, di moto da cross, deglutisco, leggermente impaurito.

E' la prima volta che salgo sopra a una moto.

Damian apre la sella e ne tira fuori un casco, nero, come il suo, per poi metterlo direttamente sulla mia testa e osservarmi negli occhi, con un leggero sorriso, mentre lo allaccia.

«Non correre» gli dico, e mi sento una cazzo di femminuccia.

«Tu, tieniti stretto» risponde, lui, salendo con maestria e avviando il motore con il piede.

Dopo un attimo di indecisione, salgo anch'io. La moto è alta e, per fortuna, anche io lo sono, per cui non mi viene così difficile.

Potrei dire che la sella è comoda, ma non lo è affatto, e sento le palle schiacciate, ma dopo un attimo di sistemazione, trovo la giusta posizione. Guardo ai lati della moto, alla ricerca di una maniglia, ma non ne trovo alcuna e capisco cosa intendeva con il "tieniti stretto", quando le sue mani prendono le mie, attorcigliandole ai suoi fianchi.

Dannazione, sono abbracciato a Damian West. E non sto dormendo.

«Stretto.» dice lui, nonostante la voce sia leggermente attutita dal casco e io, un po' per la paura, un po' per la voglia di farlo, mi stringo a lui, davvero.

Quando la moto parte, l'adrenalina sale a mille. Dopo qualche metro in cui la velocità rimane stabile, però, Damian accelera, approfittando del fatto che siamo usciti dalla zona residenziale, entrando nella superstrada, avviando poi il motore a tutta forza.

Non pensavo che potesse essere così bello girare con la moto.

Posso sentire il vento su tutto il corpo, come se fossimo una barriera che vi passa attraverso. Tengo le mani unite e le mie braccia circondano la vita di Damian mentre, il mio mento, è poggiato sulla sua spalla destra.

Damian gira ancora un po' la manopola di accelerazione e noto che si sta dirigendo sulla Promenade.

Non posso credere che mi stia portando nel luogo in cui, da giorni, penso di portare Matt.

La nostra città fa schifo, non ci sono attrazioni e i pochi pub di cui dispone, sono sempre frequentatissimi, proprio per via della scarsa scelta che questa città offre ma, se c è una cosa che, sono sicuro, non troverei mai da nessun'altra parte, è proprio la Promenade.

Dal nome, potete pensare che si tratti di una qualche via panoramica con negozi e gelaterie, invece, è una vera e propria collina, con il prato verde e tanti alberi. Il nostro Central Park posto in alto, da cui si vede tutta la città e un perfetto scorcio di quella vicina.

Mi godo il viaggio sulla moto, stretto a Damian West, finché non percorriamo la salita che ci porterà a destinazione. Ci sono parecchie macchine, ferme al lato della strada, in cui sono sicuro ci siano coppiette pronte a darci dentro e, questa consapevolezza, un poco, mi mette in agitazione.

Damian è un amico, o comunque non saprei come altro identificarlo, eppure, è come se stessi facendo un torto a Matt.

Percorriamo, piano, il sentiero che porta al margine, dove la vista è migliore, tanto che allento la presa dai suoi fianchi per raddrizzare la schiena e guardarmi intorno, ma Damian, con la mano libera, tocca la mia e mi fa tornare in posizione.

«Non allontanarti da me finché non saremo arrivati.» mi dice e, anche se il mio viso è nascosto dalla visiera del casco, lo fisso stranito, perché stiamo andando tipo a dieci chilometri all'ora, non penso che potrei morire, a una tale velocità.

Quando, finalmente, spegne il motore, rimango stretto, solo per fargli un dispetto.

«Puoi staccarti, adesso.» dice, e posso sentire una vena ironica nel suo tono.

Sgranchisco i muscoli della schiena e poi, con poca maestria, scendo dalla moto, togliendomi contemporaneamente il casco e scompigliandomi i capelli, sicuramente appiattiti.

Damian fa lo stesso, fissandomi con quegli occhi argentati ben visibili anche sotto la luce artificiale del lampione vicino.

«E' stato bello.» gli sorrido, per poi avvicinarmi al bordo della collina e osservare la splendida vista.

Era da tempo che non venivo qua.

Damian mi affianca e poi, lo vedo abbassarsi. Si sta sedendo a terra.

Lo imito ma, al contrario di lui, che si tiene sui gomiti, mi sdraio completamente, usando il braccio, piegato, come cuscino.

Damian si accende una sigaretta e fissa il panorama di fronte a sé. Anch'io sono catturato da una splendida vista, solo che il mio panorama è lui, circondato da una nuvoletta di fumo grigia che, pian piano, si disperde nell'aria.

Posso provare ad andare avanti, con Matt, o con chiunque altro, ma credo che non smetterò mai di amare Damian West, e questa consapevolezza, mi uccide.

I miei pensieri vengono interrotti dal suo sguardo, che si punta, serio, sulle miei iridi. Ormai sono abituato ai suoi occhi, perché mi regala spesso queste occhiate penetranti e, anche se ogni volta sento il battito del cuore aumentare so che, l'unica cosa che potrò ottenere da lui, sarà proprio questo: una semplice occhiata.

«Noi...cosa siamo?» gli domando, di getto, rendendomi conto che, le parole, come al solito, sono uscite da sole.

Dannazione a me e alla mia maledetta impulsività.

Lui, mi osserva, facendo spallucce.

«Cosa vorresti che fossimo?» mi domanda e, anche se so benissimo quale dovrebbe essere la risposta, mi limito ad osservare il cielo.

«Non so...amici?»

Per un tempo che sembra infinito, rimaniamo in silenzio e io, sinceramente, non ho il coraggio di guardarlo in faccia.

Poi, sento che il suo sguardo è di nuovo puntato sul mio viso ma, nonostante questo, continuo a fissare il cielo, scuro, illuminato dalle stelle e dalla luna piena, puntata proprio sopra di noi.

«Posso farti una domanda?» mi chiede.

E' strano il solo fatto che mi chieda se può chiedere.

«Spara.» gli rispondo, e lo vedo riflettere, come fosse indeciso.

«Come hai capito di essere gay?»

Ecco, questa, proprio, non me l'aspettavo.

«Come tu hai capito di essere etero.» rispondo, stizzito.

Lui ride, scuotendo la testa, per poi dare un altro tiro alla sigaretta.

«Non si capisce, semplicemente, ti piacciono i ragazzi.» continuo.

«Sì ma, quando ti sei accorto che ti piacevano?» calca sull'ultima parola.

Imito la sua posizione, perché capisco che il discorso si fa più complicato, inarco la schiena e tenendomi coi palmi, aperti, delle mani, che affondano sull'erba fresca e morbida, porto lo sguardo sul suo.

«Perché, un giorno, mi sono accorto che, il ragazzo che stavo osservando, era il più bello che avessi mai visto e ti assicuro che, i pensieri che ho avuto su di lui, non erano quelli di un etero.» rispondo, ridendo per smorzare l'atmosfera.

Solo che,  è tutto vero, dannazione.

Lui mi osserva, per poi spegnere la sigaretta nel terreno umido e accennare un sorriso.

«E chi era questo ragazzo?» domanda, mettendosi di lato con tutto il corpo e penetrandomi con lo sguardo, come al solito.

«Non lo conosci...» rispondo, vago, sdraiandomi di nuovo ma incrociando le braccia al petto. Fissando di nuovo il cielo.

«Ah no?»

«No.»

Per fortuna, il mio cellulare prende a squillare, segnalandomi un sms in arrivo.

Lo prendo, dalla tasca, ringraziando chiunque ci sia lassù per aver interrotto quella dannata conversazione e fisso lo schermo.

Matt- Ehi...che fai?

Cazzo, mi ero completamente dimenticato di lui.

«E' il fidanzatino?» s'intromette, Damian, sorridendo ironico.

«Smettila di chiamarlo così.» borbotto, cercando di trovare una risposta per il mio ragazzo.

Cosa dovrei fare? Dirgli la verità sperando che non si incazzi a morte, lasciandomi, o mentire?

Odio queste situazioni. Sto insieme a lui, da quanto? Tre ore? E già sto dicendo la prima bugia.

E' sempre colpa di Damian West!

Oliver- Ehi, ciao! Guardo un film, tu?

Mi mordo il labbro inferiore. Perché ho mentito?

Matt- Studio un po'. Che film?

Merda. Che film?

«Dimmi il titolo di un film.» chiedo a Damian. Ho la mente vuota.

Lui mi osserva, inarcando un sopracciglio.

«Star Wars.» dice e io, cazzo, sento che il cuore mi sta uscendo dal petto.

Lo guardo, lo fisso con le mie iridi verdi per almeno un minuto.

Lui, invece, fa spallucce, ed esce il cellulare dalla tasca per mettersi a giocare.

Non posso crederci. Non posso e non voglio crederci.

Il mio cellulare vibra ancora.

Matt- Ci sei?

Oliver- Sì, scusa, mi ero allontanato un attimo. Sto guardando Star Wars.

Matt- Ok...beh, allora non ti disturbo più. Buonanotte.

Oliver- No! Non mi stai disturbando! Ci sentiamo domani?

Matt- Ci sentiamo domani :)

Oliver- Buonanotte :)

Quando riporto lo sguardo su Damian, questi, ha di nuovo la sigaretta tra le labbra e non ha smesso di giocare con quello stupido coso.

«Damian...» lo chiamo e so che, se glielo chiedessi, mi mentirebbe.

Ho bisogno di capire se è lui Ian Solo ma, soprattutto, ho bisogno di sapere perché dovrebbe esserlo.

Cosa diavolo sta succedendo?

«Andiamo?» mi chiede, alzandosi senza neanche attendere una risposta.

«Sì, andiamo.» rispondo, perché non ho abbastanza coraggio per prendere questo discorso.


**


Quando arriviamo di fronte al vialetto di casa mia, mi rendo conto che ho passato tutto il viaggio, rimuginando su quello che è appena successo. Potrebbe essere soltanto una coincidenza ma, permettetemi di avere qualche dubbio se, l'unico film che gli è venuto in mente, è proprio quello che non mi aspettavo.

Chi sei, Damian West?

Mi tolgo il casco, porgendoglielo, e lui rimane ancora sulla moto, spegnendo solo il motore e osservandomi con la visiera alzata.

Eppure, quando lo guardo negli occhi so, che non si sta prendendo gioco di me.

Non è possibile.

«Vieni domani, abbiamo solo due giorni prima del test.» gli dico, e so che mi sto facendo del male.

Lui annuisce, abbassa la visiera e poi, sfreccia via.

**

Quando rientro in casa, trovo mia madre, sul divano, con il pc davanti.

«Che ci fai sveglia a quest'ora?» le chiedo. So che la faccenda di mio padre, non la fa dormire.

«Lavoravo un po'» risponde, sbadigliando, per poi chiudere il laptop e alzarsi per venire verso di me.

«Com'è andata?» domanda, sorridente.

«Come doveva andare?» le chiedo, di rimando.

«Non è successo niente?»

Ma cosa si aspettava?

«Mamma, smettila! Toglitelo dalla testa!» mi lamento, salendo le scale e sentendola mormorare qualcosa sulla "cocciutaggine di quel ragazzo".

Non riesco a capire cosa le sia preso, così improvvisamente.




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