Infinity (Incompleta)

By selfdisclosure

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"Per un attimo è come se fossimo soltanto noi due, senza nessuno intorno, senza il peso di dover nascondere i... More

PROLOGO
CAPITOLO I
CAPITOLO II
CAPITOLO III
CAPITOLO IV
CAPITOLO V
CAPITOLO VI
CAPITOLO VII
CAPITOLO IX
CAPITOLO X
CAPITOLO XI
CAPITOLO XII
CAPITOLO XIII
CAPITOLO XIV
CAPITOLO XV
CAPITOLO XVI
CAPITOLO XVII
CAPITOLO XVIII
CAPITOLO XIX
Personaggi :)
CAPITOLO XX
CAPITOLO XXI
CAPITOLO XXII
CAPITOLO XXIII
CAPITOLO XXIV

CAPITOLO VIII

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By selfdisclosure

Dopo un viaggio silenziosamente interminabile, intervallato solo dal rumore della sigaretta di Damian, seduto accanto a me, aspirata di tanto in tanto, arriviamo a casa di Matt.

Prendo il cellulare per mandargli un sms e dirgli di uscire ma, poco prima di premere invio, Matt esce camminando svelto verso la mia Jeep, con una faccia un po' strana.

«Ehi, tutto bene?» gli chiedo, portando il viso verso i sedili posteriori, visto che Damian non si schioda da quello anteriore.

«Oh, sì, certo.» risponde lui e non posso fare a meno di osservare i suoi occhi nocciola, che si posano sulla testa nera di Damian.

Che situazione.

«Com'è andata la lezione di piano?» domando, osservando Matt dallo specchietto retrovisore.

Lui viene colto alla sprovvista, ma non ce la faccio più a sentire questo silenzio.

«Il solito.» mormora.

Damian scuote la testa con un sorriso ironico e io lo fulmino con lo sguardo, anche se non può vedermi perché i suoi occhi sono puntati sulla strada che abbiamo di fronte.

Ho capito che non c è verso, per cui accendo la radio e clicco play per far partire la playlist che ama Damian.

Lo vedo sorridere, con la coda dell'occhio e, quando parte Kashmir dei Led Zeppelin, alza anche il volume.

Porto gli occhi sullo specchietto per osservare Matt e non posso fare a meno di notare come la sua bocca sia piegata di lato, come se provasse disgusto.

«Non ti piace, Matt?» gli chiedo.

«Non proprio.» risponde e, nel frattempo, posso sentire distintamente la voce di Damian che mormora un «idiota».

Mi passo una mano tra i capelli, frustrato.

Per fortuna sto girando l'angolo per entrare nel vicinato di Bet.

**

Quando mettiamo piede alla festa, veniamo accolti da tanta, troppa gente, e posso sentire chiaramente il vociare delle tante ragazze che indicano me e Damian, arrivati insieme.

Mi volto verso Matt ma il mio sguardo non è ricambiato. Ha qualcosa che non va, non è il solito Matt, sorridente e solare. Sembra quasi incazzato, o forse sono io che non ci sto capendo niente.

«Olly!» mi chiama Andy. Finalmente una faccia amica.

Faccio qualche passo avanti e ricambio il saluto del mio migliore amico, salutando anche Steve e Jo, già quasi del tutto ubriachi.

«Non sapevo fossi amante dei triangoli.» mormora Andy al mio orecchio, ironico, riferendosi al fatto che, ormai, mi muovo solo con Matt e Damian. Dannazione, vorrei avere un appuntamento normale, come le persone normali io, da solo con Matt.

Gli do una spallata e lo guardo male.

«Ciao» sento dire alle mie spalle.

Una ragazza poco più piccola di me, bionda e con due grandi occhi azzurri, mi sta osservando, con le guance leggermente arrossate.

Ci risiamo.

«Ciao...» mormoro, incerto, accennando un sorriso.

Se quando siamo a scuola mi osservano con occhiate indiscrete, alle feste, con un po' di alcol in corpo, perdono del tutto il senno.

«Sono, sono Francine.» si presenta, avvicinando la mano tremolante.

Io, educatamente, le porgo la mia: «Oliver».

«Sì, lo so» ridacchia.

Mi passo la mano tra i capelli, come dovrei comportarmi?

In tutto questo Andy osserva la scena accanto a me, ridendo sotto i baffi.

«Senti, mi chiedevo...vorresti, vorresti ballare?» mi domanda, probabilmente usando tutto il coraggio che ha in corpo.

Mi guardo intorno. Sono questi i momenti in cui rimpiango il mio aspetto e, soprattutto, in cui mi odio per non avere abbastanza coraggio da fare coming out e sentirmi, finalmente, libero.

«Ehm...» faccio per dire, ma una mano si posa sulla mia spalla, e so che non è quel cretino di Andy. Mi basta sentire il profumo che c è nell'aria.

«Voglio andare a casa.» mormora Damian, nel mio orecchio.

Francine sgrana gli occhi e le sue guance, se possibile, diventano ancora più rosse.

Mi volto verso di lui e lo fulmino con lo sguardo.

«Siamo appena arrivati. E poi sono qua con Matt, lo sai benissimo.»

Lui sbuffa e lascia cadere la mano dalla mia spalla.

«Non mi pare che il tuo fidanzatino sia con te in questo momento.» risponde, sarcastico.

«Sei uno stronzo.» rispondo, e mi allontano nella folla.

E' vero, ha ragione. Matt non c è e non ho idea di dove sia. Quando, a pranzo, gli ho chiesto di venire alla festa con me, sorrideva, sembrava felice. Sa benissimo che Damian è un osso duro e sa anche che ho preso questo impegno di spiegargli matematica prima dell'esame. Sembrava avesse compreso il mio punto di vista e invece, adesso, mi sembra di essere tornato al punto di partenza.

Poi, come se già non fossi abbastanza incasinato, si ci mette pure Damian. Non riesco a capire perché deve fare così. Lo odio e odio me stesso perché non riesco a sfuggire ai sentimenti che provo per lui. Più lo frequento, più rischio di esplodere.

Se prima, non avendo alcun rapporto con lui, la mia, poteva considerarsi solo una platonica cotta adolescenziale, adesso, che sto con lui anche troppo, sento che il mio cuore e la mia mente non possano contenere tante emozioni.

In più, si ci mette pure il fatto che sa tutto di me e che possa utilizzare questa cosa per prendermi in giro, proprio come adesso.

Mi sento una stupida ragazzina.

«Non mi pare che il tuo fidanzatino sia con te in questo momento» gli faccio il verso, camuffando la sua voce.

Maledetto stronzo.

Mi fiondo fuori, nel giardino e mi guardo intorno alla ricerca di Matt. Per un attimo mi sembra di riconoscerlo ma poi, quando il tizio in questione mostra il suo profilo, mi accorgo che non si tratta di lui.

Nel frattempo, un gruppo di ragazzi ubriachi, chiama il mio nome, invitandomi a giocare con loro a birra pong.

Faccio un gesto con la mano, per dirgli di lasciarmi in pace ma poi, dimenticando completamente ogni tipo di razionalità, decido di godermi la festa, già che ci sono.

Tanto, Matt, mi ha letteralmente abbandonato, andando chissà dove, chissà con chi.

Damian invece, sarebbe meglio se iniziasse a starmi alla larga.

«Datemi la pallina!» grido, e la folla esulta.

**

Quattro bicchieri dopo, sento che la testa si sta staccando dal collo. Vedo tutto girare, letteralmente, ma la partita sta per finire, e non sono uno che si tira indietro.

«Amico, se riesci a centrare anche questo, ti facciamo una statua!» mormora un tizio che, a quanto pare, mi conosce.

«State a guardare il colpo da maestro» dico, trascinando le parole.

«Ok, adesso basta.» la voce calda, roca e sensuale di Damian, entra dritta nelle mie orecchie. So benissimo che avrei dovuto fermarmi almeno due bicchieri fa ma, in questo momento, gli ordini del bel tenebroso, sono gli ultimi che voglio eseguire.

Gli do una spallata facendolo allontanare di un passo e tiro la pallina.

«Oliver! Oliver! Oliver!» urlano tutti, specialmente le ragazze che, tra una cosa e un'altra, mi gridano anche quanto sia bello.

Che bella sensazione, ragazzi.

Mi volto, dopo aver centrato l'ennesimo bicchiere, verso Damian, scrutandone gli occhi argentati, stretti in due fessure per la rabbia e, con un sorriso da canaglia, prendo il mio quinto bicchiere di non so che cosa, finendolo in pochi sorsi.

**

Quell'idiota di Oliver è ubriaco perso.

L'ho perso di vista solo un secondo, perché la ragazzina da cui l'ho salvato, poco prima, ha iniziato a farmi il filo senza lasciarmi un attimo in pace, almeno finché non le ho detto chiaramente che non ero interessato ai suoi servigi e, quando sono andato in giardino, l'unico posto in cui ancora non avevo controllato, l'ho trovato accerchiato dalla folla entusiasta, che continuava a gridare il suo nome.

«Sei un idiota, non posso lasciarti solo cinque minuti. Cos'hai, dieci anni?» borbotto, prendendolo da sotto la spalla per portarlo in bagno quando, finalmente, riesco ad attirare la sua attenzione.

«Lasciami in pace» mormora lui, tra una risata e un'altra.

«Quanto cazzo hai bevuto?» gli chiedo, dopo aver sentito il suo alito che sa di birra e whisky scadente.

Lui alza la mano e la apre, mostrandomi un cinque, come farebbe un bambino.

Riesco a portarlo di sopra, tra uno sguardo languido e un altro. Il fatto che ci vedano spesso insieme ha aumentato la nostra fama e, adesso, c è un vero e proprio fan club che ci vuole insieme, come coppia.

Maledette ragazzine.

Chiudo la porta alle mie spalle e gli tiro indietro i capelli. Ha gli occhi chiusi e sembra stia per vomitare ma, quando apro il rubinetto e porto l'acqua fresca sul suo viso, apre lo sguardo mostrando gli occhi verdi.

«Cazzo! E' ghiacciata!» esclama. Avrei potuto usare l'acqua calda, ma che piacere ci sarebbe stato?

«Stronzo.» borbotta, lasciandosi cadere sulle piastrelle, sedendosi a terra.

Lo osservo dall'alto, con le braccia incrociate sul petto ma, a quanto pare, neanche l'acqua fredda ha avuto effetto sulla sua ubriachezza, tanto che penso stia per addormentarsi sul posto.

Mi chino per prenderlo e, dopo qualche tentativo, riesco a tirarlo su, lasciando che le sue braccia mi circondino il collo e il suo naso si posi sotto il mio orecchio.

«Amo il tuo profumo...» mormora.

Mi avvio con passo lento in mezzo alla folla, quando vedo il suo amico quattrocchi osservarmi serio.

Non lo degno di attenzione e proseguo il mio cammino verso la porta. Anche lui è leggermente ubriaco e, di sicuro, non ha niente di interessante da dirmi.

Finalmente, raggiungo il giardino, percorro il breve vialetto e raggiungo la Jeep di Oliver. Cerco le chiavi nelle sue tasche ma sento la presenza di qualcuno alle mie spalle.

«Hai bisogno di qualcosa?» domando, infastidito, a quell'idiota di Matthew.

Lui mi osserva, poi porta gli occhi su Oliver, e poi li riporta sui miei. Continuo ad osservarlo e poi gli do le spalle.

Non ho la forza per occuparmi di questo bamboccio.

Con la mano libera premo il pulsante di apertura dell'auto ma la sua voce, alle spalle, mi blocca.

«Pensi che non abbia capito che ti piace?»

Rimango immobile e prendo un respiro profondo, dopodiché apro la portiera e abbandono Oliver sul sedile.

Mi giro e osservo Matthew, con un sorriso ironico.

«Almeno abbi il coraggio di essere sincero.» continua.

Mi ha proprio stancato.

«Levati dalle palle.» gli dico, chiudendo la portiera e dirigendomi verso il lato guida.

«Tanto sarà mio e tu, senza palle come sei, rimarrai a guardare.» conclude, girando i tacchi e allontanandosi verso la festa e io, a stento, mi trattengo dal tirargli un pugno dritto sulla sua faccia di cazzo.

**

Quando apro gli occhi, sono nel mio letto, senza maglietta né jeans.

La testa mi fa un male cane e non riesco a fare alcun movimento, o rischio seriamente di vomitare.

La porta del bagno si apre e posso vedere perfettamente la sagoma di Damian, a petto nudo, che sta per togliersi anche i pantaloni.

«Cosa ci fai qua?» domando, con la voce impastata.

«Ti ho portato a casa, sono a piedi, dormo qua.» fa un riassunto.

Passo una mano sul viso, sono ancora ubriaco ma, almeno, non ho la vista appannata, quindi non posso che rimanere estasiato quando, la mia cotta colossale, il ragazzo più bello che abbia mai visto nella mia vita, il mio sogno erotico per eccellenza, rimane in boxer, neri, e si avvicina con passo felpato al mio maledettissimo letto, sdraiandosi accanto a me come se nulla fosse.

«Non puoi.» mormoro, le parole escono da sole.

«Non posso, cosa?» chiede.

«Non puoi dormire qua.»

«E dove dovrei dormire?»

«Non lo so, ma non qua. Non così.» faccio un movimento con la mano, segnando tutto il suo corpo e poi, mi copro gli occhi con entrambe le mani, buttandomi a pancia sotto, così da nascondere la faccia nella morbidezza del cuscino.

«Ti intimidisco, Oliv?» domanda, avvicinandosi. Posso sentire il frusciare delle lenzuola, grazie al suo corpo, mezzo nudo, che si avvicina al mio.

«Smettila.» mormoro, con la voce attutita dal cuscino.

Lo sento ridere. Con una risata calda, dolce e leggermente roca, come la sua voce.

Alzo la testa e lo osservo.

Lui ricambia il mio sguardo e si fa serio.

«Non è che per caso ti piaccio, Oliver Stone?» e nel chiedermelo, piega il braccio sotto la testa.

Dannazione quant'è bello.

«Mai al mondo. Neanche se fossi l'ultimo ragazzo rimasto sulla terra.» dico secco, poi gli do le spalle e fingo di dormire mentre lui, continua a ridere.



N/A

Piccola sorpresa! Doppio aggiornamento e piccolo POV di Damian!

Che ne pensate?

:*


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