🦋Annuncio che troverete anche alla fine del capitolo cinque: la storia qui su wattpad non è completa, per leggerla intera dovete scaricarvi Dreame che è una piattaforma che consente agli scrittori di guadagnare con le loro storie. Cercate "Perché proprio lei?" nella barra di ricerca, e la trovate. Qualsiasi dubbio, o problema, scrivetemi in privato! 💛
Ryan's Pov
Una flebile luce si riflesse sul mio cuscino, facendomi svegliare.
Mi rigirai tra le lenzuola, avvertendo la presenza di un corpo caldo e completamente nudo disteso accanto al mio. Ciocche di capelli biondo cenere erano sparpagliate sul cuscino bianco, ed il lenzuolo le copriva sia il viso che il resto del corpo.
Stiracchiandomi leggermente, cercai di capire perché fosse ancora qui quando la sera prima le avevo chiaramente fatto capire che non volevo che restasse. Non avevo mai dormito con nessuna, e non volevo iniziare adesso.
Non appena mi tirai su ed appoggiai sui gomiti, la testa iniziò a girarmi. Cercando di attenuare le fitte causate dal mal di testa premetti i polpastrelli sulle tempie, senza però ottenere successo.
Mi alzai allora dal letto e, indossando un paio di boxer ed ignorando le pareti che si muovevano attorno a me, mi trascinai in bagno dove mi infilai in doccia. Una volta uscito, mi preparai un'aspirina che migliorò di poco il mio mal di testa.
Tornai in stanza e finii di prepararmi. Indossai un paio di jeans neri ed una maglietta bianca stretta che riprendeva il colore delle Converse che mi infilai.
Guardandomi allo specchio, sorrisi.
Nonostante le occhiaie, avevo un aspetto quasi impeccabile.
I capelli biondi mi cadevano scompigliati sugli occhi blu mare che si baciavano perfettamente con il colore della mia pelle leggermente olivastra.
La mascella leggermente pronunciata e le fossette, che apparivano quando ridevo, completavano il tutto. Erano poche le ragazze che erano uscite a resistermi: esclusa la mia migliore amica, erano tutte quante lesbiche.
«Ry?» mi voltai lentamente verso il letto, incontrando lo sguardo della ragazza bionda che mi sorrise.
Le era bastata una notte per imparare il mio nome quando a me non era stata sufficiente una vita per ricordare quello di mio padre.
Ammiccando verso di lei mi accesi una sigaretta e, noncurante della puzza che si sarebbe diffusa dopo e di cui si sarebbe certamente lamentata mia madre una volta tornata dal lavoro, iniziai a fumare.
«Da quanto sei sveglio?» chiese, indossando il reggiseno e non curandosi delle mie occhiate sul suo corpo seminudo.
«Abbastanza da capire che sei rimasta a dormire.» replicai, buttando fuori il fumo.
«Ieri sera non sembravi lamentarti.» ribatté, indossando i vestiti della sera prima. La guardai per qualche secondo, poi distolsi lo sguardo.
«Faresti meglio ad andartene.» chiusi il discorso, finendo la sigaretta. Lei mi scoccò un'occhiata storta e si alzò dal mio letto.
«Potresti almeno accompagnarmi? Non ho le chiavi della macchina con me.»
«Hai due belle gambe, usale.» le risposi, aprendole la porta e aspettando che si togliesse dalle scatole.
«Se fossi gentile quanto sei stronzo, saresti il ragazzo ideale.»
«Buona giornata anche a te.» risposi, scostandomi per farla passare.
Sentii alcune delle sue imprecazioni per le scale prima di richiudere la porta.
Mi sedetti a bordo del letto e composi il numero di Tyler che più che essere un migliore amico, era come un fratello per me.
«Bionda o mora questa volta?» mi chiese, rispondendo dopo qualche squillo.
«Bionda ma dalla bocca larga.» infilai le chiavi di casa nelle tasche posteriori e mi spruzzai un po' di profumo.
«Non ti piacevano una volta?» mi chiese, prendendomi in giro.
«Non quando pensano di avercela solo loro.» replicai e lui rise.
«Passo da te tra dieci minuti.» lo avvisai, notando l'ora sul telefono che segnava le sette e cinquanta minuti.
«Perfetto.» rispose, attaccando.
Mandai un messaggio a mia madre in cui l'avvertivo che stavo uscendo e che, se avesse voluto fare colazione una volta rientrata, avrebbe trovato la caffettiera pronta e qualche fetta biscottata farcita con della marmellata.
Uscii da casa alle otto precise. Sbloccai la portiera della macchina ed in meno di dieci minuti arrivai sotto casa di Tyler.
Suonai il clacson e lui uscì qualche minuto dopo con i suoi fratelli più piccoli alle calcagna che mi salutarono dalla soglia. Sorrisi verso di loro ed abbassai il finestrino quando Tyler prese posto in macchina.
Misi in moto e in meno di venti minuti arrivammo davanti la nostra scuola, la Cleveland High School di Seattle.
L'istituto presentava una scalinata in marmo che permetteva l'accesso ad un edificio ampio e luminoso data la presenza di innumerevoli finestre.
La scuola costeggiava un piccolo giardino ben curato, ricco di piccole rose rosse e bianche.
L'interno si divideva in tre piani e presentava innumerevoli corridoi, suddivisi in base ai corsi che frequentavi.
Al primo piano c'erano la segreteria, la presidenza, che avevo avuto più volte l'occasione di visitare e la palestra.
Al secondo ed al terzo invece c'erano le varie classi.
Gli armadietti, di un blu scuro, erano posti su entrambi i lati dei corridoi, tappezzati di poster sulle gare a cui partecipava la scuola.
Parcheggiai nel parcheggio della scuola, fregandomene che fosse consentito solo ai docenti dell'istituto.
Scesi dall'auto e piegai le labbra in un sorriso quando mi accorsi che Jessica mi stava aspettando. Si ravvivò i capelli scuri con una mano, poi scese i gradini come se stesse partecipando ad una delle sfilate organizzate dalla madre di Tyler.
«Ciao, piccolo.» Jessica mi allacciò le braccia al collo ed io le strinsi i fianchi.
«Dolcezza.» Il mio naso sfiorò il suo, le sue labbra premettero sulle mie.
Jessica era l'unica ragazza di mia conoscenza che non mi aveva mai pressato per essere la mia ragazza, l'unica che aveva capito che non ero tipo da relazione fissa e che difficilmente lo sarei stato per qualcuna.
Io e Jessica insieme ci divertivamo, avevamo instaurato un'amicizia particolare che trovava i suoi risvolti sotto le lenzuola.
Le appoggiai un braccio sulle spalle ed insieme entrammo a scuola, attirando le occhiate degli altri studenti. Con la coda dell'occhio notai che Tyler era stato raggiunta da una rossa niente male con cui prima o poi mi sarei divertito anche io.
Perché i migliori amici erano così, no?
Condividevano tutto.
Ricevetti diverse occhiate, alcune ricche di sottintesi ed altre provocatorie, a cui risposi con un sorriso. Inutile dire che era proprio il mio sorriso l'arma di seduzione più potente.
Jessica mi morse il lobo dell'orecchio, attirandomi di più verso il suo corpo tonico.
«Ti voglio, ora.»
Che persona egoista sarei stata se non le avessi dato corda e se non avessi soddisfatto questo suo desiderio?
Una persona che non sarei io, ovviamente, ed infatti cercai uno sgabuzzino per dare via libera alla nostra scopatina mattutina.
Spero che la storia vi piaccia. Nel caso in cui fosse così, potreste lasciare una stellina o un commento al riguardo, tengo al vostro parere.💘
Trailer su youtube 👉💘
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CAST🖤
Destiny
Ryan
Tyler
Brooke
Hope
Jessica