Isolation

By cartabruciata

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Draco non può andarsene dalla stanza. Dalla sua stanza. Ed è tutta colpa dell'Ordine. Confinato in uno spazio... More

Capitolo uno: Rifugio
Capitolo due: Pugno
Capitolo tre: Porte
Capitolo quattro: Punteggio
Capitolo cinque: Profumo
Capitolo sei: Piastrelle
Capitolo sette: Umano
Capitolo otto: Tatto
Capitolo nove: Veleno
Capitolo dieci: Gusto
Capitolo undici: Dubbio
Capitolo dodici: Sonno
Capitolo tredici: Solitudine
Capitolo quattordici: Desiderio
Capitolo quindici: Vetro
Capitolo sedici: Innevato
Capitolo diciassette: Stelle
Capitolo diciotto: Regali
Capitolo diciannove: Grigi
Capitolo venti: Lacrime
Capitolo ventuno: Cicatrici
Capitolo ventidue: Tempesta
Capitolo ventitrè: Limbo

Capitolo ventiquattro: Ore

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By cartabruciata


La brezza pungente si agitava intorno a lei, come se stesse cercando di intrufolarsi nei suoi pori e congelare il suo sangue.

Solo Merlino sapeva perché, ma i suoi piedi l'avevano portata alla Torre di Astronomia e lei avrebbe potuto giurare che l'energia residua dell'Anatema Che Uccide di Piton stesse ancora offuscando l'aria. L'atmosfera sembrava più pesante e soffocante, e un prurito irritante le aveva graffiato la spina dorsale non appena era arrivata.

Appoggiata alla ringhiera, il suo sguardo tormentato era rivolto al cielo e cercava di guardare oltre le ombre delle nubi temporalesche per trovare le stelle, ma solo Vega e Arcturus erano abbastanza brillanti da ammicarle.

Voci dimenticate le rimbombarono nella testa.

Devo farlo...

Rabbrividì. Harry le aveva riferito esattamente quello che Draco aveva detto quella sera, e lei avrebbe giurato sulla tomba di Godric che poteva sentire i suoi sussurri che strisciavano lungo le pareti.

Devo ucciderti, o lui ucciderà me...

Afferrò la ringhiera più forte e chiuse gli occhi, e i fantasmi del passato si formarono nella sua mente. Poteva vedere tutto in modo così chiaro; la scena si ripeteva nella sua testa. Draco, Silente, Piton, Bellatrix. Il ricordo così vivo e fresco, come se lei potesse sfiorarlo con la punta delle dita e sentire i battiti dei loro cuori.

Hermione si concentrò sull'immagine che il suo cervello aveva evocato di Draco mentre abbassava la bacchetta, proprio come Harry gliel'aveva descritta, e il suo cuore sembrò pulsarle in gola. Sembrava così vulnerabile, e la fece innamorare un po' di più di lui, ma la voce logica nella sua testa le ricordò che quella era una sua libera interpretazione degli eventi.

Poco prima di arrivare al momento in cui Piton aveva ucciso l'uomo che lei tanto aveva ammirato, sentì un mormorio ansimante solleticarle l'orecchio, e aprì gli occhi di scatto. Guardandosi attorno con un respiro profondo per riempirsi i polmoni, ne cercò freneticamente la fonte, ma era sola.

Completamente sola.

E questo la pietrificò.

Intorno a lei sembravano vibrare ombre sinistre e inquietanti sussurri erano nascosti negli spazi bui. Lo spazio divenne soffocante e il respiro si fece improvvisamente corto, mentre il freddo gelido si avvolgeva intorno alle sue membra.

Scattando in uno sprint, corse verso il suo dormitorio, lasciando gli spiriti del passato nella Torre. I tonfi dei suoi passi in corsa riecheggiavano per i corridoi vuoti e si lanciò nella sua stanza, scivolando fino a fermarsi e chiudendosi la porta alle spalle. Girando su se stessa, i suoi occhi scivolarono su Draco; sonnecchiava sul divano con Grattastinchi appoggiato in grembo. Un triste sorriso tirò le sue labbra mentre i suoi rochi respiri arrivavano fino a lei, e quel doloroso impulso di affetto le tamburellò nel petto.

"Grattastinchi," sussurrò, raggiungendo il divano in punta di piedi. "Vieni giù, bello."

Con un movimento pigro, il suo fedele animale domestico obbedì e raggiunse la stanza di Draco per dare loro la privacy che voleva. Con dita disinibite, Hermione gli accarezzò il viso. Gli aveva già dato queste attenzioni prima, ma non si era mai presa il tempo per sentire com'era lui tra gli spazi delle sue dita, e sembrava autunno liquido; piacevolmente freddo e sodo come la polpa di prugne. Chiudendo gli occhi, incise quella sensazione nel cervello, notando che le sue labbra erano della consistenza della cera fusa e il sottile alone di barba sulla mascella le formicolavano sulla mano come elettricità statica.

"Che cosa stai facendo, Granger?"

I suoi occhi si aprirono di scatto proprio mentre le palpebre di Draco si alzavano per inchiodarla con uno sguardo sospettoso. Il corpo di lei si immobilizzò per un momento, ma tirandosi le labbra tra i denti, lei semplicemente sospirò e sollevò il mento.

"Ho incontrato una donna che ha perso qualcuno che..." Amava. Era quello che voleva dire, ma la sua lingua esitò. "Qualcuno che le stava a cuore."

Draco aggrottò la fronte, ma rimase in silenzio.

"So che la nostra... relazione è complicata," continuò Hermione, un po' sollevata quando lui non si accigliò alla parola con la r. "E non ho mai voluto che tutto questo accades-

Lui sbuffò. "Pensi che io abbia pianificato-

"Per favore, Draco," lo interruppe lei. "Lasciami finire. Non credo che nessuno di noi abbia previsto tutto questo." Deglutì e incontrò i suoi occhi. "Ma non mi pento di nulla. Ci tengo a te. E non voglio che ci separiamo, ma non c'è niente che possa fare a riguardo."

La mascella di Draco si tese, ma un po' della sua determinazione ribollì mentre guardava le sue spalle piegate dalla stanchezza e dalla sconfitta. Aveva le guance scintillanti di lacrime vecchie di ore e i capelli erano selvaggi a causa del vento che ci aveva giocato, ma era così naturale e reale che il pensiero lo colpì allo stomaco.

"Ma posso fare qualcosa per l'addio," disse Hermione in tono propositivo. "Non voglio più litigare con te."

Lui inarcò un sopracciglio. "Cosa stai-

"Non so quando ce ne dovremo andare," mormorò. "Ma non lascerò che i nostri ultimi giorni siano pieni di strilli-

"Noi litighiamo, Granger," affermò stoico con un'alzata di spalle. "E' quello che facciamo-

"Non voglio dire i bisticci" disse con frustrazione. "Sai cosa voglio dire, Draco; tutte le litigate che abbiamo avuto di recente non le voglio più fare. Mi rifiuto."

Fece una pausa, in attesa che lui parlasse, ma lui semplicemente la guardò con quello sguardo di familiare distacco che le fecero stringere i pugni.

"Voglio solo..." si interruppe, le dita che trovavano il volto di lui. "Voglio ricordarti così. Calmo e... e che non mi guardi come se mi odiassi"

Draco aggrottò le sopracciglia, ma distrattamente si appoggiò al suo tocco.

"E va bene," disse lei, lasciando ricadere la mano al proprio fianco. "Non so cosa sta per succederci. La McGranitt ha detto che potrebbe aver trovato un posto per te, ma non so nient'altro. Ti ho dato tutte le risposte che ho, quindi non voglio più discutere della nostra situazione. Sono stanca di questo-

"Granger-

"Quindi se non puoi farlo-

"Granger-

"Allora non voglio più parlare con te-

"Granger," ringhiò con impazienza, afferrandole la mano e tirandosela in grembo. "Prendi un fottuto respiro-

"Sono seria," gli disse, rigida e facendo resistenza fra le sue braccia. "Non ti parlerò."

Lentamente l'espressione di Draco si trasformò in un sorriso divertito, e Hermione lo studiò con diffidenza, trattenendo inconsciamente il respiro mentre lui faceva schioccare la lingua. "Sei sempre così testarda," sottolineò con un basso e tranquillo ringhio delle corde vocali. Si leccò le labbra. "Va bene, Granger. Basta domande"

Non poté fermare il sospiro che lasciò le sue labbra e s'infranse nei suoi capelli biondi. "Grazie," disse, rilassandosi sul suo grembo e depositando un lieve bacio all'angolo delle sue labbra.

Draco infilò le mani nella parte posteriore delle ginocchia e la tirò più vicina, sistemandole le gambe per metterla a cavalcioni su di lui e baciarla più intensamente. Qualcosa nei morsi e leccate gentili ma determinati della Granger gli avevano sempre suscitato un impulso vorace e inequivocabile nelle vene. Attorcigliando le dita ai suoi capelli ribelli, le tenne la testa e succhiò le labbra con qualcosa di simile alla disperazione.

Trascinando i suoi morsi umidi sulla gola, trattenne un brivido quando un gemito ansimante gli stuzzicò la pelle ricettiva della spalla e scivolò lungo la sua colonna vertebrale. Le dita artigliarono il tessuto di denim appena sotto le sue natiche quando lei diede uno strappo rude all'orlo della sua maglia e rompendo il bacio per sfilargliela dalla testa.

I baci rotti hanno un gusto migliore quando si aggiustano.

Lei stava facendo quello che lui segretamente adorava; graffiava dolcemente il suo petto con le unghie e disseminava di baci la conchiglia del suo orecchio. In fretta le strappò il maglione di dosso, le sfiorò con i denti la curva della clavicola mentre giocherellava con la chiusura del suo reggiseno.

Entrambi a petto nudo e iniziando a luccicare per il sudore, un accordo muto venne condiviso tra loro mentre rubavano alcuni minuti sacri, giusto per godersi tutti i dettagli che prendevano in giro i sensi.

Da baciare... toccare... mordere... desiderare... assaporare...

Da ricordare.

Ma il calore intrappolato nello stomaco di Hermione la fece contorcere, così si staccò da lui e si alzò per uscire dai jeans e dalla biancheria intima, mentre Draco trovò sollievo liberandosi dai pantaloni e boxer. Poteva vedere la sua insicurezza negli occhi nocciola mentre la fissava apertamente, desiderando che il cervello memorizzasse ogni angolo del suo corpo prima che la sua ansia frantumasse l'immagine.

Perché non poteva capire che lei era fottutamente bellissima?

Forse perché non gliel'aveva mai detto.

Lei fece per sedersi accanto a lui sul divano, ma la sua mano scattò e le bloccò il polso, lentamente ma con fermezza riportandola dov'era prima: cosce contro cosce. Le scostò le ciocche color brandy che le stavano nascondendo il viso, e vide l'incertezza incisa nei suoi lineamenti affascinanti. Non l'avevano mai fatto così prima, lei sopra e con il bisogno di stabilire il ritmo, e lui sollevò il mento cosicché lei avrebbe potuto incontrare il suo sguardo incoraggiante.

"Ti piacerà così," la rassicurò, afferrandole il labbro inferiore tra i denti. "Fidati di me."

Gli occhi di Hermione si spalancarono e le spalle si rilassarono mentre un sorriso lento le abbellì le labbra gonfie di morsi. "Mi fido di te," confessò tranquillamente, afferrandogli le spalle non appena una delle mani di Draco si adagiò alla base della sua schiena, le dita che provocavano travolgenti e deliziosi brividi lungo la spina dorsale.

L'altra mano tracciò un percorso immaginario dalla curva del fianco fino alla fessura umida che desiderava così tanto e immerse due dita dentro, catturando il suo gemito con la bocca. La stuzzicò e basta per alcuni minuti rubati, spargendole baci pesanti sul petto e più intensi man mano che le fusa dolci gli carezzavano le orecchie. Lei cercò di raggiungere la sua erezione, ma le spinse via le mani impazienti; voleva che durasse un po'. Voleva essere consumato dall'esperienza del legame intimo, invece di affannarsi per raggiungere il culmine.

Non sapeva perché. Lo voleva e basta.

Solo un paio di colpetti contro la sua carne sensibile per assicurarsi che fosse pronta, e lentamente la fece scivolare sulle gambe finchè il suo appuntito seno di ciliegio non fu contro il proprio petto. Con un lieve guizzo del corpo, lei avviluppò il suo desiderio, inarcando la schiena e abituandosi alla posizione sconosciuta ma deliziosa.

Draco aspirò l'aria attraverso i denti non appena si fuse con il calore di lei, e la presa sui suoi fianchi si fece più stretta mentre lei ruotava i suoi fianchi e gli fece pulsare le viscere di lussuria. Mosse il suo corpo per aiutarla a definire un ritmo, la cullava lentamente contro di lui, le labbra ancorate saldamente a qualsiasi frammento di pelle che poteva assaggiare.

Secondi e ore passarono con un graduale accumulo; dolci ondeggiamenti dei corpi e languidi strofinii delle labbra. Lei stava facendo quei piccoli rochi gemiti che sembravano troppo puri per essere veri, ma li respirò comunque. La testa le ciondolò in avanti finchè le fronti non si toccarono, rovesciandogli i riccioli caffè intorno come un velo per zittire il resto del mondo.

I baci corrispondevano al ritmo del sesso; lento e profondo, dando fuoco alle terminazioni nervose. Mentre la beatitudine imminente cominciò a gonfiarsi nel basso ventre, Draco strinse le braccia intorno a lei cosicchè fosse più vicina e lo sostituisse nel decidere il ritmo, spingendo contro di lei un po' più velocemente e duramente. Sapeva dalle sue contrazioni e dai respiri sempre più veloci che lei stava per raggiungere il picco del piacere, e lui interruppe il bacio, afferrandole il viso in modo da poter assistere al momento che danzava sui suoi lineamenti.

Il solco delle labbra. Il battito delle palpebre dovuto alla liberazione. La dilatazione delle pupille. Il gemito soffocato.

"Voglio ricordarti così," mormorò, quasi per caso, mentre le vibrazioni si rispecchiavano in lui, portandolo nella sua stessa situazione.

Una fronte baciava l'altra e i respiri pesanti si scontravano tra loro, Draco disegnò distrattamente dei ghirigori lungo l'attaccatura dei suoi capelli, mentre gli orgasmi scivolavano via per lasciare posto a un formicolio giocoso nelle loro ossa. Il mormorio di soddisfazione di Hermione gli sfiorò la spalla e gli occhi le si chiusero, ma non le lasciò la testa mentre delle dannate parole si riversarono dalle labbra.

"Un'ultima domanda," gracchiò, e i suoi occhi si aprirono riluttanti per incontrare quelli di lui. "Quanto tempo ci rimane?"

L'espressione sazia di Hermione si tramutò in una smorfia che aveva il sapore di cuore infranto, e deglutì il groppo di dolore. "Non molto."

***

Il tempo non è una costante per la felicità del cuore.

Il tempo è amaro e egoista; non rallenta, non importa quanto la supplichi.

Il tempo si intrufola quando ti imbatti in qualcosa di simile all felicità.

Passarono i giorni seguenti intrecciati l'uno tra le membra dell'altro, fra le lenzuola o tra le gocce nebulose della doccia e provarono a bloccare il mondo fuori alla porta, come i giovani amanti fanno. Nelle fragili ore intermedie, si appollaiavano sul sedile sotto alla finestra, guardando la selvaggia rimostranza dei temporali di gennaio e leggendo distrattamente Shakespeare, Byron e Donne tra baci pigri.

Draco risentiva dei momenti in cui Hermione doveva andarsene per un paio di incontri con la McGranitt e per aiutare le vittime del San Mungo nella Divisione Medica, ma si mordeva la lingua per mantenere la pace, come aveva detto di fare. Anche se l'ombra della guerra imminente non aveva mai lasciato la stanza, lei si era stampata un sorriso sottile sul viso dopo la loro chiacchierata, e lui si ripromise che non l'avrebbe fatto scivolare via.

"Draco."

"Hmm?"

"Vuoi andare a letto?" gli chiese. "Sembri un po' stanco."

Dormire era una perdita di tempo.

"Sto bene" borbottò, facendole segno di voltare pagina. "Tanto vale arrivare alla fine."

Hermione allungò il collo per baciargli l'angolo della bocca.

Aveva lottato duramente per non essere sedotta da un falso senso di sicurezza, ma l'atteggiamento rilassato di Draco era stato una medicina per alleviare il suo terrore. Anche Hogwarts sembrava più pacifica; molti dei sopravvissuti all'attacco del San Mungo avevano ricevuto cure ed erano stati mandati a casa, e suppergiù quaranta studenti avevano fatto ritorno dopo le vacanze di Natale prolungate. Il resto dei suoi compagni di classe avrebbe fatto ritorno l'indomani a bordo dell'Espresso di Hogwarts, e non vedeva l'ora di riabbracciare Ginny e Neville, se non altro per dire loro addio prima che il Ministero fosse stato rovesciato e lei dovesse andarsene.

Tra i quaranta che avevano fatto ritorno c'erano i fratelli Canon e una ragazza del terzo anno chiamato Joanne Preston; erano i compagni Nati Babbani di Hermione, la sua maggiore priorità quando sarebbe accaduto l'inevitabile.

La McGranitt aveva delineato meticolosamente i piani di evacuazione per i Nati Babbani, ma era rimasta molto vaga per quanto riguardava Draco; annuiva semplicemente e assicurava che 'qualcosa era stato organizzato'. Le rughe di preoccupazione della Preside si erano fatte un po' più profonde recentemente, e Hermione aveva evitato di insistere sulla questione, confidando implicitamente nel suo mentore e mettendo da parte la sua preoccupazione.

Era veramente preoccupata per Draco; tanto che la terrorizzava.

Si era preparata mentalmente alla caduta del Ministero e di Hogwarts, ma l'idea della partenza incombente di Draco le spezzava il respiro. Quegli ultimi giorni avvolta nel suo profumo, nella sua voce e nel suo calore avevano avuto un effetto calmante sulla sua anima ed probabilmente erano stati i più belli nella sua breve vita.

Ma tutto ha una data di scadenza.

"Granger."

"Mh?"

"E' da dieci minuti che non giri la pagina."

"Oh" aggrottò la fronte. "Scusa. Stavo pensando."

"Scioccante" disse con la voce strascicata ricca di sarcasmo, sfiorandole con un bacio l'orecchio. "Andiamo, Granger. Volta pagina."

Facendo come richiesto, Hermione cercò di affondare ulteriormente nel calore di Draco e si rimproverò per aver lasciato che dei minuti preziosi le scivolassero dalle dita.

Gli orologi si prendevano gioco di lei.

***

Hermione si svegliò per colpa di un nodo di nervosismo allo stomaco.

Era ancora buio, e il braccio di Draco le cingeva la vita mentre i suoi respiri assonnati le scompigliavano i capelli. Guardando l'orologio e vedendo che erano quasi le cinque del mattino, con cautela scivolò fuori dal letto e cercò di stabilire cosa l'avesse disturbata, cercando qualcosa di anomalo.

Il lampo di un fulmine illuminò la stanza seguito dal rombo del tuono, lei si avvicinò con cautela alla finestra, guardando il cielo scuro che ospitava la vistosa tempesta.

Aveva appena sentito qualcosa... fuori.

Il suo istinto le suggerì di uscire dal dormitorio, tranquillamente si mise i jeans, una maglietta di Draco e un pullover per sopperire al freddo. Afferrando la bacchetta, esitò sull'uscita per accarezzare i capelli del suo amato addormentato prima di aprire la porta, trovando Grattastinchi che gironzolava nervosamente per il salotto emettendo mugolii di sofferenza e grattando le assi del pavimento.

"Calmati, Grattastinchi" sussurrò, dandogli un buffetto delicato. "Torno tra poco."

Permise all'istinto di guidarla, camminando in punta di piedi con solo i tonfi del suo cuore a rompere quel silenzio irreale. Distrattamente svoltò in un corridoio che non aveva veramente intenzione di imboccare, accarezzò i muri di pietra, come se volesse dare conforto alla scuola stessa per quello che sarebbe dovuto accadere in futuro. Salendo le scale e rendendosi conto di dove si stesse dirigendo, i suoi occhi si spalancarono quando scoprì che qualcuno si era già recato alla Torre di Astronomia in cerca di risposte nelle prime ore della mattina.

"Lo sente anche lei?" chiese, raggiungendo il fianco della sua professoressa.

"Sì" la McGranitt annuì, le mani strette alla ringhiera e gli occhi carichi di pensieri che studiavano le nuvole in lotta. "C'è qualcosa che non va"

"Cosa?"

"Non ne sono sicura" disse la direttrice con tono fermo. "La tempesta è diversa. Sembra... squilibrata"

"Pensa che..." Hermione ammutolì non appena vide una sfera bianca brillante saettare verso di loro come una cometa. "Cos'è quello?"

La McGranitt chinò la testa e serrò gli occhi con sgomento. "Il nostro avvertimento"

Entrambe indietreggiarono quando la luce balzò nella Torre e esplose in un Patronus con la forma di una splendida cerva, e il pensiero di Hermione andò alla madre di Harry.

"Professoressa, di chi-

"Tranquilla Hermione" la strega più vecchia la zittì. "E' importante-

"Un'ora" una voce familiare echeggiò intorno a loro. "Stanno arrivando, Minerva."

La cerva iridescente scomparve velocemente com'era arrivata, e Hermione rilasciò il fiato trattenuto dolorosamente nei polmoni mentre guardava la Preside in attesa. "Stanno arrivando?" chiese. "I Mangiamorte?"

"Un'ora" ripetè la McGranitt distrattamente. "Non so se il tempo sarà sufficiente-

"Era il Patronus di Piton?"

"Sì" annuì, voltandosi verso la sua studentessa con sguardo grave. "Senti Hermione, ho bisogno di avvisare gli altri professori. Devi svegliare i Canon e Miss Preston e portarli nel mio ufficio. Sarò con te non appena potrò-

"Pensavo che li avremmo fatti evacuare coi Thestral-

"Non c'è abbastanza tempo," scosse la testa. "Portali solo al mio ufficio e sarò con te. Mi hai capito?"

Il suo istinto Grifondoro prevalse e raddrizzò la schiena prima di fare un cenno d'assenso alla professoressa. "Va bene. Andrò-

"Fai più veloce che puoi!" le urlò dietro la McGranitt prima di correre via.

Quando Hermione raggiunse i dormitori di Grifondoro, i muscoli le dolevano e la testa le pulsava per l'adrenalina. Svegliò Colin, Dennis e Joanne, ma mentre loro radunavano le loro cose lei si agitava, lanciando occhiate preoccupate all'orologio e intimando loro di fare in fretta.

Oh Merlino, che sta succedendo...

Diciannove minuti dopo erano tutti riuniti nell'ufficio della Preside; Colin cercava di confortare il fratello spaventato e Hermione consolava la tredicenne Joanne assicurandole che sarebbe arrivata a casa sana e salva. Ma mentre i minuti passavano, Hermione diventava sempre più agitata, tremando nervosamente e impazientemente mentre il tempo si dissolveva e la minaccia dei Mangiamorte si faceva più prorompente nella sua testa. Ogni rintocco dell'orologio da polso significava un minuto in meno per portare Draco fuori dal castello, e lei dovette lottare duramente per mantenersi concentrata sul suo dovere verso la McGranitt e i Nati Babbani.

"Dov'è la McGranitt?" chiese Colin con il panico che gli scuoteva la voce. "Hai detto che non ci sarebbe voluto molto tempo"

"Sta arrivando" rispose Hermione, incerta che stesse mentendo o no. "Andrà tutto bene"

E se non andasse tutto bene?

L'attesa può condurre una mente alla rovina.

Perdendo solo ventidue minuti, la direttrice irruppe nel suo ufficio, e Hermione non aveva mai visto il suo mentore così agitato; la fronte era coperta da un velo di sudore e accartocciata da linee causate dallo stress. Correndo verso il camino, la strega più anziana recitò un veloce incantesimo prima di voltarsi verso loro quattro e fare segno di avvicinarsi.

"Prenderete la Metropolvere fino alla casa di Kingsley Shacklebolt" spiegò con voce tagliente. "Lui farà in modo che arriviate a casa in modo sicuro, d'accordo?" le tre teste più giovani annuirono comprensive. "Il suo indirizzo è al 23 di Wordsworth Way" disse loro, raggiungendo il contenitore di Polvere Volante. "Miss Preston, sei la prima. Ricordati di dire l'indirizzo chiaramente. Dobbiamo essere veloci"

Hermione osservò Joanne scomparire tra il getto sgargiante delle fiamme verde smeraldo , seguita da Dennis e infine Colin. Una piccola dose di sollievo attenuò il battito pesante del suo cuore, ma aggrottò la fronte confusa quando si rese conto che la McGranitt le stava porgendo una manciata di Polvere Volante.

"Dai Hermione" la sollecitò la Preside. "Devi andartene-

"Non me ne vado" ribattè allontanandosi dall'altra strega. "Devo tirare fuori Draco da qui-

"Non c'è abbastanza tempo-

"Ma ho bisogno di-

"Hermione, i Mangiamorte stanno arrivando!" la aggredì severamente la McGranitt. "Devi andare-

"NO!" urlò stringendo i pugni. "Non me ne vado! Devo tirarlo fuori! Lei mi ha giurato che-

"Hermione ti prego di essere ragionevole-

"Sta solo sprecando tempo discutendo con me!" insistette con rabbia, mentre lacrime di frustrazione le rigavano le guance. "Se lo devo fare senza il suo aiuto, allora lo farò! Ma io non me ne andrò fin quando non saprò che è lontano da qui!"

La McGranitt sospirò sconfitta, guardando la sua studentessa con occhi stanchi mentre sconfitta raggiungeva la scrivania. Agitando la bacchetta aprì un cassetto e ne tirò fuori un piccolo oggetto dalla forma circolare avvolto in un panno e una bacchetta che Hermione riconobbe come quella di Draco.

"Così sia" mormorò la McGranitt con un sospiro. "Ascoltami attentamente, perché c'è tempo per dirlo una volta sola. Usa l'ingresso sul retro e corri fino al confine della Foresta Proibita vicino alla capanna di Hagrid. Non andare troppo lontano; quel tanto che basta per rimanere invisibile."

"Ma se qualcuno della scuola lo vede?"

"Tutti i docenti si stanno radunando in Sala Grande e la maggior parte degli studenti sta ancora dormendo" riferì. "Arriverete sani e-

"E cosa dovrò fare quando raggiungerò-

"Questa moneta è una Passaporta per un alloggio sicuro" la interruppe, alzando l'oggetto avvolto nel tessuto. "Quando te ne andrai, farò sapere agli altri che è in viaggio"

Hermione deglutì quando la Preside le mise tra le mani la bacchetta e la Passaporta. "Non mi dirà dove lo manderà, vero?"

La McGranitt scosse la testa. "Sai che meno persone lo sanno meglio-

"Ma sarà al sicuro?" la implorò la strega più giovane, mettendo in tasca i due oggetti e garantendone la sicurezza. "Mi promette che sarà al sicuro?"

"Lo prometto" annuì. "Ora ascolta Hermione. Dopo che Draco se ne sarà andato, è necessario che torni da dove sei arrivata. Ai margini della Foresta vicino alla capanna di Hagrid c'è una roccia rossa sotto a una quercia. Sarai in grado di Smaterializzarti da lì. Vai alla casa di Tonks e le manderò un messaggio di fuoco per farle sapere che stai arrivando in modo da avvisare la sua Divisione"

"Roccia rossa sotto alla quercia" ripetè intontita, prima di avventarsi sulla strega più anziana e stringerla in un abbraccio rompicostole. "Grazie mille. Per ogni cosa. Mi spiace essere così egoista"

La McGranitt accettò il gesto con cipiglio triste e accarezzò la schiena della giovane. "Devi andare" le consigliò, staccandosi e guidandola verso la porta. "Vai ora. Non hai tempo per queste cose" la Preside fece una pausa e emise un sospiro sofferto. "Vi auguro buona fortuna."

Offrendo a Minerva uno sguardo grato di addio, il corpo di Hermione entrò in azione. Inciampando a causa della goffaggine data dalla fretta, fuggì dall'ufficio; il suo cuore devastato le si fermò in gola e il mondo cominciò a crollare intorno a lei.

***

Draco si sedette sul letto e guardò l'impronta fredda del corpo di Hermione sul materasso con le sopracciglia abbassate.

Dove cazzo...?

Erano le sei meno un quarto e il cielo aveva appena cominciato a schiarirsi, quindi perché era solo a letto? E inoltre, perché non riusciva a sentire i suoni della doccia o il trambusto in cucina?

Irritato, gettò da parte le coperte e si vestì con i capi del giorno prima, tentando di sopperire all'aria invernale che si era intrufolata nella camera della Granger. Camminò silenziosamente coi piedi nudi sulle fredde assi del pavimento e si diresse verso il salotto, quasi inciampando quando l'animale della sua compagna gli sbarrò la strada.

"Gatto intelligente dei miei coglioni" borbottò, rivolgendo al mezzo Kneazle uno sguardo di rimprovero. "Se sei così intelligente dov'è-

Fu interrotto non appena Hermione entrò nella stanza, ansimando selvaggiamente, le guance luccicanti di lacrime e inciampando nei suoi piedi. "Oh, grazie a Merlino sei sveglio!" ansimò, afferrandolo e aggrappandosi al suo maglione con pugni tremanti. "Noi-noi dobbiamo andare-

"Che diavolo sta succedendo?" sbottò, afferrandole i polsi e fermandola. Non l'aveva mai vista in quel modo, e le viscere gli si contorsero dal terrore mentre contemplava il suo comportamento frenetico. "Dove sei stata-

"Dobbiamo andare!" urlò lei. "I Mangiamorte. Loro-loro stanno arrivando! Dobbiamo andare! Ora!"

"Granger prendi un maledetto respiro-

"Non mi stai ascoltando! Si tratta di minuti!" gridò, si allontanò dalla sua presa e agitò la bacchetta Appellando scarpe e cappotto. "Mettiti questi, Draco! Presto! Devo portarti via da qui! Muoviti e basta!"

La gravità delle sue parole e la disperazione nella sua voce lo colpirono al petto come un Impedimenta, e fece come lei gli aveva ordinato mentre la strega correva nella sua stanza e tornava con la sua borsa incantata e la giacca. Aveva appena allacciato il primo bottone del cappotto quando lei gli prese la mano e lo trascinò fuori dalla stanza, stringendogli così tanto le dita da fermargli la circolazione.

"Grattastinchi!" lo chiamò da sopra la spalla mentre spalancava la porta. "Vieni Grattastinchi! Andiamo!"

L'animale trotterellò davanti a loro e lei sollecitò Draco a muoversi, entrambi scattarono in una goffa corsa per i corridoi deserti del Castello, alimentati dalla paura e rifiutandosi di staccare le mani. Raggiungendo la porta posteriore, il vento e la pioggia si abbatterono su di loro con forza inarrestabile mentre slittavano e scivolavano sul sentiero infangato che portava alla Foresta Proibita. Sorpassando la capanna di Hagrid, si inoltrarono in mezzo agli alberi, spingendo da parte gli artigli aguzzi di rami e ramoscelli che cercavano di impedire la loro fuga. Con la coda dell'occhio, Hermione vide un oggetto rosso, e quando si fermò le gambe le bruciarono per l'arresto troppo improvviso.

Teneva la mano di Draco intrecciata alla sua.

"Cazzo" imprecò lui, evitando per un pelo di andare a sbattere contro la sua schiena. "Granger, cosa-

"La roccia rossa" mormorò tra sé, guardando l'imponente albero di quercia che la McGranitt aveva menzionato. "Vieni qui, Grattastinchi" fece un cenno all'animale che era andato un po' troppo avanti, ma tornò subito accanto alla padrona. "Resta qui un secondo, bello. Torno subito"

Soddisfatta dalla perspicacia del proprio famiglio magico, tirò Draco e si mise a correre di nuovo, il sangue che filtrava tra i palmi a causa delle unghie conficcate nella carne dell'altro. Un altro spasmodico schianto di lampi e tuoni esplose sopra alle loro teste, e Hermione sbattè le palpebre per scacciare le ciocche di capelli fradici che si erano incastrate tra le ciglia. Le sue ossa sembravano fatte di schegge di vetro e i polmoni premevano contro le costole, ma non riusciva a smettere di correre.

Continua a correre...

Devo portarlo via...

Bisogna portarlo al sicuro...

"Granger smettila!" Draco gridò dietro di lei, piantò i talloni nel terreno e strappò la mano dalla sua morsa ferrea. "Fermati cazzo!"

Hermione si voltò e cercò di riallacciare le sue dita. "Draco dobbiamo-

"Siamo abbastanza lontani!" sbottò, "Che diavolo ci facciamo qui?"

Si sentiva il viso martoriato dal tempo accartocciarsi per l'angoscia mentre cercava le parole. Oh Godric... il suo cuore era dolorante. Lo guardò; i capelli arruffati dal vento e i lineamenti di cenere scorticati dal pugno del freddo, sembrava così umano e perfetto che l'emozione la soffocò.

"Siamo... siamo qui per dirci addio" mormorò con le labbra tremanti e battendo i denti, guardando il suo solco sulla fronte dato dall'incertezza. "Il nostro tempo è scaduto"

Draco scosse la testa ostinatamente e arricciò le labbra con sfida. "Cosa stai-

Uno schianto acuto e prolungato interruppe le sue parole, espandendosi in tutta la Foresta e facendo vibrare il terreno per il rumore. Lui istintivamente si avvicinò a Hermione, le afferrò i gomiti e la strinse a sé finchè la scossa finì. Da qualche parte, in lontananza, riusciva a sentire i sibili delle scope in avvicinamento e quelle che sembravano grida di panico provenire da Hogwarts. Anche gli alberi sembravano gemere e farsi da parte, e Draco esaminò ciò che lo circondava tenendo Hermione premuta contro il suo petto.

"Che cazzo è stato?" ringhiò non appena quegli echi inquietanti sfumavano.

"Si è rotta la barriera" rispose stordita, guardando sopra alla sua spalla in direzione del Castello. "Sono qui" inghiottì ancora il suo dolore. "Draco, bisogna andare-

"No" sputò con durezza, allentando la presa in modo da poter aver il viso di lei davanti al suo. "No! Abbiamo bisogno di più tempo-

"Non c'è più tempo" piagnucolò, rilasciando il fiato in sospiri spettrali. "Devi andare via di qui, o ti troveranno-

"Non sono pronto!" la interruppe, alzando una mano per scostarle i riccioli bagnati dal viso. Il loro sangue si mescolò lasciandole una scia sulla pelle della guancia, e ricordò distrattamente quel giorno in bagno, quando lei si era tagliata il palmo della mano e aveva dato inizio a quel legame sfortunato. Il sangue era stato così diverso allora. Adesso era irrilevante. "Vieni con me" sbottò sbadatamente. "Vieni con me e possiamo nasconderci-

"Non posso!" gridò, liberandosi dalle sue braccia. "Ne abbiamo parlato, Draco! Eravamo d'accordo-

"Beh ho cambiato la mia cazzo di idea!" ribattè fieramente. "Cosa vuoi che faccia, Granger? Mi vuoi sulle cazzo di ginocchia a pregarti?"

"No!" soffocò un singhiozzo. "Voglio che tu sia al sicuro! Questo è tutto quello che voglio!"

"E io voglio che tu sia al sicuro!" urlò lui di rimando. "Non combattere in questa guerra, Hermione! Non-

"Sai che devo-

"CAZZATE!"

"Draco, ti prego" sussurrò, raggiungendo la tasca e toccando la propria bacchetta. "Devi andare-

"Ho bisogno di te, Hermione!" confessò urlando. Vaffanculo, Salazar. "E' questo che vuoi sentire? E' questo che ti serve?"

"Non volevo salutarti in questo modo" mormorò più a se stessa che a lui, mentre afferrava con dita tremanti la bacchetta. "Non volevo che fosse così difficile-

"Che diavolo stai facendo?" chiese, guardandola con sguardo diffidente e prudente. "Abbassa la bacchetta, Granger!"

"Mi dispiace" gemette, raddrizzando il polso. "Mi dispiace tanto, Draco, ma ho bisogno che tu sia salvo-

"Non ne hai il coraggio, Hermione-

"Petrificus Totalus!" gridò, e il corpo di Draco si tese e si irrigidì mentre l'incantesimo entrava in azione. Le ricordava uno di quei soldatini di piombo: fermo e fiero, ma privo di vita negli occhi, e sapeva che la avrebbero perseguitata.

La sua mano cadde inerte al suo fianco e lei strinse gli occhi mentre calde lacrime le offuscavano la vista e si impiastricciava col sangue con cui lui l'aveva sporcata. Abbandonando il proposito di fingere compostezza, lentamente si avvicinò, strofinò il viso nell'incavo del suo collo e singhiozzò contro la sua gola.

Non era come lei aveva avuto intenzione di separarsi da lui.

Il vento li inghiottì, la pioggia tagliò la loro pelle e il freddo risvegliava brividi violenti che le scuotevano ogni centimetro di pelle. Draco era inevitabilmente in silenzio e immobile sotto l'incantesimo, e lei avrebbe dato qualsiasi cosa per sentire il suo braccio avvolgerle la vita. Era poco romantico e amaro, ma lei bloccò ogni instante prezioso nella memoria, facendo una smorfia quando i suoni sinistri provenienti da Hogwarts interruppero i suoi tocchi delicati, e fu costretta a rendersi conto che il suo orologio si era fermato.

"Mi dispiace" mormorò ancora una volta, alzando il viso e accarezzando con dita tremanti la linea della sua mascella e il labbro inferiore. "Ma questo è l'unico modo"

Poteva sentire chiaramente il proprio cuore frantumarsi mentre studiava la sua espressione congelata un'ultima volta e in silenzio costrinse il suo cervello a ricordare ogni aspetto del volto di fronte al quale si era svegliata innumerevoli mattine e ora era finito tutto...

"Se-se entrambi usciamo da questa guerra vivi" sussurrò, disprezzando il se. "Io... ti voglio nella mia vita"

Raggiungendo la borsa, estrasse la bacchetta di lui, gliela fece scivolare nella tasca dei pantaloni e tornò a rovistare per trovare la Passaporta. Rimuovendo con attenzione il panno e fissando l'innocente Galeone con risentimento, lo fece volteggiare sopra le sue nocche.

Prendendo un respiro tremante per calmare la sua anima abbattuta, aprì il palmo della mano libera contro la sua guancia e sfiorò col pollice il suo zigomo. Si chinò sulla punta dei piedi, premette le labbra contro le sue, che non risposero per godere a pieno dell'ultimo bacio; ci fu appena un collegamento, ma la riscaldò per un frammento di momento.

Tirandosi indietro, si prese in giro dicendosi che forse quelle gocce di pioggia sulla pelle lattea di lui potessero essere lacrime, e le ultime corde flebili del suo cuore si spezzarono.

Le si era rotto il cuore, e il dolore era paralizzante.

Tempo scaduto...

"Ti amo" sospirò con tristezza, prima di far scontrare la sua pelle con la moneta, chiudendo gli occhi non appena l'aria si spostò per accogliere il varco della Passaporta.

E non c'era più.

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Bene ragazzi, vi avviso che siamo esattamente a metà storia! E visto che ho comprato un PC nuovo, conto di aggiornare più spesso (o almeno, di non far passare un anno e mezzo tra un capitolo e l'altro hahah)

Un bacio xx

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