Insicura (COMPLETA)

By WinterSBlack

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(Vincitrice Wattys2018 Categoria I Contemporanei) "Questa è la storia di una ragazza dal passato difficile c... More

1. La mia vita
2. Il nuovo compagno di scuola
3. Uscire con Jason Forster
4. La ragazza di Arn
5. Tempo
6. Hebe Daniels
7. Party
8. Sfuriata
9. Uscita tra amici
10. In casa
11. Casa sua
12. La Band
13. La scuola è un campo di battaglia
14. Amica?
15. Scivoloso
17. Stomaco
18. Vacanza
19. Giochi
Angolo Autrice
20. Racconti notturni
21. La Casa Stregata
22. Anno nuovo
23. Recita
24. Sfuggire di mano
25. Hakuna Matata
26. Realizzazione
27. Confessioni
28. Avere un ragazzo
28. Dichiarazione
29. Operazione salvataggio cuori infranti
30. Iris Reagan
31. Alla ricerca di un bel regalo
32. San Valentino
33. Errore
34. Segreti svelati e situazioni risolte
35. Lasciare
36. Sul palco per gioco
37. Ansia da palcoscenico
38. Concerto di beneficenza
39. Problemi di comunicazione
40. Boccino d'oro
Special p. 1
Special p. 2
41. Troppo passato per vivere il presente
42. È andata peggio
43. La forza di parlare
44. Stop
Sorpresa

16. Nuove compagnie

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By WinterSBlack

Hebe:
Scendi.

Io:
Ma cazzo! Sei in anticipo! 😫

Hebe:
Se hai tempo di mettere quelle stupide faccine vuol dire che sei pronta.

Io:
Sbagliato 😁 Sto cercando la borsa 😗.

Hebe:
E cercala invece di mettere quelle stupide faccine!

Io:
Permalosa 😤

Dieci minuti dopo individuai la mia borsa sotto una pila di libri scolastici e tutta felice mi diressi al piano di sotto. «Ma sei mattiniera stamattina» si stupì mia madre. «È passata a prendermi una mia amica siccome oggi Ace ed Arn devono andare allo stage» replicai «E questa mia amica è mattiniera» affermai. «Ti avrei accompagnato ugualmente a scuola» intervenne Arn «Tranquillo, tu pensa a fare il tuo figurone» gli sorrisi dandogli una pacca sulla spalla. «Non fai colazione?» mi urlò dietro mia madre «Passiamo per un bar!» esclamai in risposta prima di uscire. Hebe, per fare scena, fece rombare il motore della sua auto, impaziente di partire . «Arrivo! Arrivo!» brontolai anche se non mi poteva sentire. Girai l'auto per entrare sul sedile del passeggero, ma era occupato da un ragazzo di mia conoscenza. «Lance! Anche tu a colazione con noi?» esclamai salendo sui sedili posteriori «Sempre meglio che starsene a casa per poi arrivare a piedi a scuola» disse lui con un sorriso.
Chiusi la portiera e partimmo. Ascoltai per tutto il tragitto i due ragazzi litigare per cose stupide come abbassare o meno il finestrino. «Tiralo su!» sbottava Hebe «Che c'è! Fa caldo!» replicava Lance «Fa corrente!» e con questo alzava il finestrino del passeggero. Ma Lance lo abbassava immediatamente. Partì una gara che mi fece temere per quel povero finestrino, quando Hebe inchiodò. Il clacson della macchina dietro suonò una nota acuta e lunga prima di superare. «Lance. Scendi» disse categorica la ragazza. «Okay. Scusa, mi arrendo!» si affrettò a sorriderle Lance. Hebe assottigliò lo sguardo e lo fissò trucemente con quella striscia azzurra che trapassata dalle fessure delle sue palpebre «La prossima volta ti butto giù» dichiarò Hebe prima di ripartire con una sgommata.

«Sai Azura, a volte divorarsi un bel bombolone calorico aiuta ad alzare l'umore» mi disse Lance mentre mi sentiva ordinare solo un caffè. «Ma io sono già di buon umore» replicai per non sembrare la solita ragazza attenta alla linea. Lance si accigliò «Vorrei questi due bomboloni» disse indicando i due più grandi. «Non si è mai troppo di buon umore» mi sorrise passandomi un piattino.
Dopo aver pagato raggiungemmo Hebe al tavolo che stava trafficando col telefono mescolando il suo latte macchiato distrattamente. Ci sedemmo accanto a lei. «Con chi parli?» le chiesi fissando in realtà il bombolone. «Anche se ho il telefono in mano non vuol dire che stia conversando con qualcuno» mi disse lei sorseggiando il latte. «Simpatica come al solito» borbottò Lance «Lo so» replicò sarcastica la sorella. «Sai, la tua amica Bethany è venuta a parlarmi» affermò improvvisamente Lance. Mi irrigidii «Che ti ha detto?» gli chiesi «Voleva sapere se avessi smesso di star male» rise «Cosa? E che significa?» «Penso che voglia dire che dovresti tornare da lei, a quanto pare è disperata perché non riesce a sopportare Tromp da sola» ridacchiò Lance. Mi scappò una risatina amara «Non sono affarmi miei» affermai abbassando lo sguardo. In un certo senso mi sentivo in colpa, ma mi sentivo anche sfruttata e presa in giro. Se ci teneva a me mi avrebbe parlato di persona... «Sei... Diversa» mormorò Lance fissandomi tanto da farmi imbarazzare. Sono sempre stata molto... Aperta. Non mi era mai capitato che un ragazzo mi mettesse in imbarazzo semplicemente guardandomi. Forse perché di solito lasciavo che le persone mi guardassero la maschera. «E questo è un bene o un male, Lance?» chiese Hebe «Un bene, credo» sorrise prima di bere in un sorso tutto il suo caffè. Non so per quale motivo, ma mi imbarazzai ancora di più.

Appena a scuola Lance ci salutò per raggiungere un gruppo di amici. «Ti stanno fissando» mi disse la ragazza guardando annoiata un punto alle mie spalle. Infatti mi sentivo gli occhi loro addosso. Una parte di me non poteva far altro che pensare a cosa pensassero della mia compagnia con Hebe. Forse pensavano che ero talmente disperata da fare amicizia con la ragazza Dark e asociale della scuola.
Cercai di ignorare gli occhi da rettile di Daia «Mi guardano perché sono carina» tentai di scherzare. Hebe sostenne il mio sguardo «Non lasciarti intimidire da loro» mi disse seria «Non ascoltarli. Le parole fanno male, ma non ascoltarli. Non pensare nemmeno alle voci che senti in giro» mi disse avviandosi verso la scuola «Perché? Che genere di voci girano?» chiesi già sull'orlo delle lacrime. Dovevo aspettarmelo che Daia si sarebbe vendicata. «Non è importante. Ricordatelo» mi disse.
«Guarda un po' chi è arrivata» canticchiò la voce di Daia. Mi irrigidii ma Hebe mi prese per un braccio, incitandomi a continuare a camminare. «Quanto ti pagano per i tuoi servizi?» mi chiese velenosa. «Non ascoltarla» continuò Hebe «È vero che sei lesbica allora? E che la tua famiglia è al collasso così ti guadagni denaro vendendo pompini?» ridacchiò ad alta voce. «Sta scherzando? Chi è che crede a queste sciocchezze?» sibilai inorridita a Hebe. Lei mi guardò come per dire "lo sai che ci credono tutti perché li ha inventati lei". «Daniels è la tua nuova amante? Solo perché io ti ho rifiutata?» ridacchiò ancora. Hebe non parve nemmeno turbata dalle sue parole. Si limitò ad ignorarla. Continuò ad allontanarsi e mi costrinsi a seguirla. Per non venire bersagliata ancora da Daia.

Quelle voci. Sentivo gli occhi di tutti puntati addosso. Voci che ripetevano le parole di Daia, senza disturbarsi nemmeno di abbassare il tono. Mi sentivo umiliata. Avrei voluto dire a tutti che non era vero, che niente era vero, ma nessuno mi avrebbe ascoltata.
Trovai Hebe accanto al suo armadietto e la raggiunsi. «Mi dispiace.» le dissi. «Per cosa?» mi chiese lei come se nulla fosse. «Ha preso di mira anche te perché ti parlo» le dissi cercando di ignorare le voci. Ma ogni parola era un colpo alla mia precaria autostima. Quelle voci erano come uno sciame di api che continuavano a pungermi. «Non mi interessa» disse freddamente Hebe sbattendo l'anta dell'armadietto. La osservai. Non era per nulla turbata, continuava a comportarsi normalmente come se nulla fosse, come se non la nominassero, come se quelle parole non la sfiorassero. «Sei veramente incredibile a riuscire a farti scivolare tutte le loro parole addosso... Io non ce la faccio... Mi sto lasciando spezzare, anche se so che è da stupidi ascoltarli» ammisi. Sul volto di Hebe comparve un'espressione malinconica che non mi sarei mai aspettata «Hai ragione, riesco a far scivolare le loro parole addosso. Ma io sono come un letto di un fiume di insulti e parole, non riusciranno a farmi spezzare... Ma come ogni letto col tempo vengo scavato e scavato e scavato...» mormorò con lo sguardo azzurro puntato verso l'alto. Allora anche a lei facevano effetto... Solamente che era abbastanza forte da non lasciarsi sopraffare immediatamente come invece stava accadendo a me... Non era vero che non gliene fregava proprio niente di quello che pensavano gli altri e che dicevano di lei...
Un braccio mi circondò le spalle. «Siete sulla bocca di tutti» disse Lance salutandoci. «Quanto sei scemo da uno a dieci?» gli ringhiò contro Hebe. «Ho come la sensazione che ti usi come valvola di sfogo» mi lasciai sfuggire «Vero?!» esclamò Lance «Non sono l'unico a pensarla così! Mi tratti malissimo» finse di essere dispiaciuto. «E anche se fosse?» chiese lei «Beh, non è carino. Come puoi trattare così male un musino così?» chiese indicandosi il volto. «Vero, Zhur?» chiese rivolto a me fissandomi con quegli occhi castano/verde. Un brivido mi percosse la schiena. Era la prima volta che qualcuno mi chiamava per nomignolo oltre ai miei fratelli. Era una sensazione così... Gradevole. «Ehi! Scendi dalle nuvole» Hebe mi schioccò le dita davanti «Lance non è così bello da incantarti» mi disse. Arrossii. «Oh, non è per quello!» esclamai «Così mi offendi, Zhur» ridacchiò il ragazzo portandosi le mani dietro la nuca. «Cioè, non dico che tu sia brutto!» cercai di spiegarmi facendo ridacchiare Hebe. «Solo che non sei bello» terminò la mia non frase Hebe. «Sono così brutto?» chiese lui afferrandosi le guance. «No! Non sei brutto! Ma io... Cioè, tu» cercai di spiegarmi «Ho afferrato il concetto» rise il ragazzo. «Ma...» provai a dire «Ormai sono offeso» disse teatrale bloccandomi con una mano alzata e il volto spostato di lato. «Ora mi devi offrire una cena» disse riprendendo il sorriso. «Tutta sta scenata per farti offrire da mangiare?» chiese sarcastica Hebe. «Okay, quando vuoi» sorrisi arrendevole «Vedi? Per questo lei è più simpatica di te» la prese in giro Lance. Poi mi dedicò un occhiolino. «Questo sabato mi rimpinzerò ai tuoi danni» mi disse «Eh, no. Questo sabato lei viene con me» lo fermò Hebe. «Viene anche lui, no?» proposi. «Portare il mio fratellastro a incontrare i miei amici?» mi chiese Hebe scettica. «Qual è il problema? Io ci sto. Vado d'accordo con tutti» fece Lance. Il suono della campanella decretò la fine della conversazione.

Lo studio intensivo mi fece quasi scordare del sabato. Chiusi il libro di matematica, infilandoci in mezzo gli appunti e controllai il telefono. Realizzai con orrore che avevo solamente mezz'ora prima per prepararmi. Mi fiondai in bagno.
Avevo i capelli sporchissimi e non mi sarei mai presentata con questi obbrobri in testa. Mi spogliai ed entrai nella doccia, stando attenta a non scivolare. L'acqua venne troppo fredda e lanciai uno strillo e qualche imprecazione poco femminile.
Fu la doccia più veloce che avessi mai fatto. Mi sfregai i capelli bagnati in un telo, mi misi l'accappatoio e corsi verso l'armadio. «Non ho niente da mettermi» dissi disperata davanti al mio grande armadio. «Aaaaaaceeee!» esclamai. Andai a trovare mio fratello in camera sua. «Fratellone?» lo chiamai con tono da bambina. «Che vuoi?» chiese lui alzando gli occhi dal telefono e abbassando la musica dello stereo. Era disteso sul divano con gli appunti e i libri aperti sparsi sul pavimento. «Siccome non hai nulla da fare mi aiuti a scegliere qualcosa da mettermi?» gli chiesi. Lui alzò lo sguardo. «Non sono tua sorella» mi disse «Sì, ma sei un fratello molto sexy che guarda solo ragazze sexy. Hai buon gusto e potresti aiutare la tua sorellina a sembrare altrettanto sexy» lo adulai. «E dimmi, perché dovrei aiutare mia sorella a sembrare sexy?» chiese lui senza accennare ad alzarsi dal letto. Menomale che era iperattivo. «Perché mi vuoi bene?» azzardai «Scusa, ma perché non lo chiedi ad Arn? Conoscendolo avrà già finito di studiare» sbadigliò. «Perché lui mi manderebbe fuori vestita come una suora. Dai muoviti che ho solo un quarto d'ora!» sbuffai. Ace si alzò e calpestò i libri senza tante cerimonie «Sono troppo buono con te» mi disse colpendomi la fronte. «Ahia!» mi lamentai.

«Questo è il motivo per cui non capirò mai le donne» affermò Ace grattandosi la nuca davanti al mio armadio. «Sono piene di vestiti e non hanno mai nulla da mettersi» borbottò «Ma è così!» brontolai. «E poi non è solo questo il motivo per cui non le capisci» gli dissi «Ah, sì?» mi chiese lui inarcando un sopracciglio. Annuii vigorosamente. «Allora...» iniziò mio fratello inoltrandosi nel mio armadio. «Uscita con amici di amici...» rifletté. Se ne uscì con un paio di jeans aderenti e un semplice maglioncino chiaro. «Tutto qui?» chiesi confusa. «Sì, penso che sia la cosa migliore. Non credo tu debba essere così appariscente in un uscita di gruppo» mi disse «Ma...» iniziai a protestare perché farmi notare era qualcosa che volevo accadesse. «Hai chiesto il mio aiuto? Questo è il risultato» disse uscendo dalla mia camera «Ma...» provai a dire. Suonarono al campanello «Zhur! Ci sono i tuoi amici!» mi chiamò Arn dal piano inferiore «Intrattienili!» esclamai disperata. Dovevo ancora truccarmi e passare i capelli con la piastra. Non venivano mai bene quando andavo di fretta.

Tra l'eyeliner in un occhio, le palpebre macchiate di mascara e il rossetto messo male, persi una quindicina di minuti. Mi diedi un ultima occhiata allo specchio e sospirai toccandomi un ciuffo di capelli ribelli dalla coda di cavallo. Afferrai in fretta e furia la borsa e raggiunsi il piano inferiore. Sentii una risata provenire dal salotto. Diedi una sbirciatina e notai che entrambi i miei fratelli stavano ridendo di qualcosa detto da Lance, accomodato comodamente sulla poltrona di papà. Hebe era seduta su uno sgabello poco più lontano e con uno sguardo omicida stampato sul volto. «Scusate il ritardo» mi annunciai «Ehi! Splendore!» esclamò Lance divertito. «Che avevate tanto da ridere?» chiesi «Cose da uomini» replicò Ace. Lanciai uno sguardo verso Hebe, alla ricerca di spiegazione, che alzò una cuffia in segno di risposta. Quindi non aveva sentito nulla.

Salutammo i miei fratelli dove Ace suggerì Lance di tornare a trovarli presto. Per chi l'avevano preso? Il mio ragazzo? Possibile che stesse simpatico a tutti?
Hebe fu stranamente silenziosa alla guida mentre io e Lance chiacchieravamo della sua auto e della sua indipendenza da Hebe. L'avrebbe riavuta presto.
Ci fermammo al bowling. Ricordo che ci andavo spesso con Daia e Beth, assieme a gruppi di ragazzi di cui non ricordo il volto. C'era un' alta probabilità che li avrei incrociati lì. «Che fai? Non entri?» mi chiese Lance «Ecco...» cercai di dire. Ma lui mi mise un braccio attorno alle spalle e mi condusse dentro.

Adoravo quel posto. La luce offuscata, i bagliori delle macchinette e le piste da bowling. Adoravo la musica che mettevano e adoravo quei tavoli da biliardo circondati da fighi da paura. Ci sapevo giocare, ma mi è sempre piaciuto fare la finta di essere una scarsa e farmi avvolgere da due braccia muscolose. Al contrario, col bowling dovevo essere imbattibile. Ricordo ancora le soddisfazioni per aver battuto Daia fingendo di essere solo una fortunata principiante.
«Guarda un po' chi è arrivata in ritardo!» esclamò un ragazzo che si alzò da una poltrona e raggiungendo Hebe. La abbracciò e lei incredibilmente ricambiò. «Non è colpa mia» disse divertita. Poi lui puntò lo sguardo su di noi. «E hai portato dei nuovi amici! Io sono Xavier» si presentò allungando un braccio a Lance «Lance» replicò lui stringendola. «Piacere, Azura» dissi io. «Piacere tutto mio, Azura» mi sorrise malizioso. Se non mi sbagliavo era il ragazzo che aveva una cotta epica per Wren. Era incredibilmente bello dal vivo e lo riuscivo a notare nonostante le luci soffuse. «Dai, che aspettate? Gli altri aspettano» esclamò. Fissai la nuca del ragazzo con i capelli quasi neri e spettinati e lo seguii. Ricevemmo un coro di ciao e riuscimmo a infilarci tra le poltrone. Mano a mano si presentarono tutti. Me li ricordavo ancora dalle foto che mi aveva inviato Hebe. «Dunque... Voi due state insieme?» ci chiese Frannie, la ragazza con i capelli biondo platino a folletto che avevo beccato ubriaca alla festa di Jason, indicando me e Lance. «Cosa? No, no!» esclamammo contemporaneamente. Presi immediatamente la bevanda e mi ficcai la cannuccia in bocca per l'imbarazzo. «Ah, no? Che peccato, mi sembravate carini assieme» disse la ragazza mettendo il broncio. Aveva un viso molto dolce e grazioso. Sembrava di parlare con una bambolina. «Tu vedi bene insieme tutti» disse il ragazzo seduto accanto a lei senza guardarla. Il suo volto era inespressivo e sembrava uno che non sorrideva da anni. Era Matthew, il ragazzo di cui Frannie era innamorata, infatti, questa assunse immediatamente un'espressione triste e ferita alle parole del ragazzo. Hebe lo guardò male, ma pare che non se ne fosse accorto. «Io ho già una ragazza» spiegò Lance «Ma abita lontano» «Oooh! Una relazione a distanza! Che cosa carina!» esclamò Frannie riprendendosi «Non trovi, Cam?» disse allegra rivolta all'amica seduta di fianco. Aveva un viso piuttosto anonimo. Con il naso un po' lungo e le lentiggini. I suoi lunghi capelli biondi scuro però, erano degni di nota. Così perfettamente lisci. Le avrei voluto chiedere il trattamento che faceva ai suoi capelli che al contrario dei miei, non erano per nulla bruciati dalla piastra. «Non credo nelle relazioni a distanza» disse prendendo un sorso della sua bevanda. Poi realizzò quello che aveva detto, notando gli occhi di tutti puntanti addosso. «Nel senso che io non ce la farei. Ma non vuol dire che debba per forza finire male perché si tradiscono a vicenda» affermò sorridendo a Lance. «Non che stia insinuando che tu la stia tradendo!» aggiunse. «O che lei ti faccia le corna» fissò il suo ragazzo in cerca di aiuto. «Okay, Cam, abbiamo afferrato il concetto» replicò questo circondandole le spalle e sorridendo. Sembravano veramente affiatati. Non potei fare a meno di notare che anche Lance stava fissando Wren di sottecchi. Come biasimarlo, quella ragazza era semplicemente bellissima. Non sembrava Londinese, aveva lineamenti molto particolari ed esotici per essere una semplice cittadina del Regno Unito. Forse aveva qualche parente straniero. «Che dite? Si fa una partita?» ci chiese. «Abbiamo aspettato il vostro arrivo» continuò sorridendo amabilmente. Ancora nessuna traccia di Daia nel suo atteggiamento. Annuimmo. «Okay! Vado a prenotare la pista!» si offrì la ragazza «Vengo con te» saltò sù Xavier «Non sono impedita» replicò lei inarcando un sopracciglio infastidita. Poi se ne andò. Lasciando ricadere il povero ragazzo dalle nuvole. Xavier era palesemente cotto. O lei non ricambiava e faceva finta di niente o aveva problemi alla vista... Oppure amava ancora il suo ex.

Le squadre vengono decise e la prima palla spettò a me. Impaziente mi fiondò sulla mia palla preferita. Rosa ad 8 kg. Mi preparai e tirai. La palla andò dritta per un po' ma all'ultimo deviò a destra e tirò giù solo il brillo di lato. Era tutta colpa dell'emozione. Hebe rise «Andrà meglio un'altra volta» lo disse senza tono di consolazione. Era più quello di sfida. Recuperai la stessa palla poi la fissai e sorrisi. Tirai di nuovo e buttando giù il resto dei birilli. «Woooo! Spare!» gridai battendo il dieci a Lance che era nella mia stessa squadra. Gli altri applaudirono e mi acclamarono.
Per il resto della serata continuammo a tirare palle. Le altre ragazza esclusa Wren e Hebe erano abbastanza scarse mentre i ragazzi susseguivano Strike e Spare. Alla fine Lance aveva in mano le sorti della vincita della nostra squadra. Il punteggio era pari. Tutti quanti gridavamo, tra incitamenti e maledizioni di palle cadute su un piede (Hebe, e chi se no?). Lance si appoggiò la palla da 13 kg sulla fronte. Fece un grosso respiro, prese la rincorsa e tirò. La palla scivolò velocemente sulla pista, cozzò rumorosamente contro i birilli e il meraviglioso suono di quelli che cadevano riempì le nostre orecchie. Un grosso Strike comparve sullo schermo ed esultai. Le mie gambe mi portarono verso li lui e gli saltai addosso abbracciandolo. Qualcun altro ci raggiunse e ci abbracciò e poi un altro ancora. Esultammo tutti come babbei mentre Hebe roteava gli occhi. «Che esagerazione» sbuffò «Sei solo gelosa perché noi abbiamo vinto e voi no» rise Xavier circondandole le spalle con un braccio. «Non sono così competitiva» sbuffò ancora «Sì, come no. E io sono la Regina d'Inghilterra» la prese in giro Wren.
Mi resi conto un secondo troppo tardi di star abbracciando ancora Lance. Mi staccai immediatamente e mi fiondai ad abbracciare anche Hebe per far sembrare tutto normale. «Non ti montare la testa, ho fatto più Spare di te» mi disse la ragazza «Ma io ho fatto due Strike e tu uno solo» la presi in giro. «Gente! Che ne dite di andare a mangiare pizza?» propose Xavier. Ovviamente seguì un coro di assensi.

Hebe si fermò davanti a casa mia. «È stata una bella serata» le dissi «Lo so, si vede dal stupido sorriso che hai stampato sul volto» mi disse lei ghignando «Sei invidiosa perché ha un sorriso più bello del tuo» la prese in giro Lance. Ma rovinò il momento cacciando un grosso rutto. «Bleah! Fai proprio schifo» si lamentò la ragazza. Scoppiai a ridere. «Ci vediamo lunedì» li salutai sbattendo la portiera della macchina.

Angolo autrice
Scusate se non ho aggiornato ma anche se ho finito la maturità ho un sacco di cose da fare! Com'è possibile? Spero di riuscire ad aggiornare presto! Ciao ciao!

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