She's not afraid

By A_song_for_Kay

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Jess è costretta a lasciare il suo liceo per iscriversi in un istituto privato. I suoi voti bassi nelle mater... More

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By A_song_for_Kay

Elizabeth ha dato colore alla mia vita, facendomi vivere momenti stupendi ed intensi. Ancora oggi mi sembra di aver vissuto un sogno. Io sono sempre stata insignificante, sola, ma lei mi ha stretta tra le sue braccia delicate e mi ha donato tutto il suo amore.
L'amerò per sempre, perché lei mi ha resa migliore. Le sono e le sarò sempre profondamente grata.

I mesi trascorsero abbastanza in fretta da quella cena. Novembre e dicembre volarono, e mamma credette che io ed Elizabeth avessimo litigato e che non ci parlassimo più. Ma non era affatto così. A scuola eravamo sempre vicine, assieme, e nei sacri pomeriggi in cui mamma era a lavoro anche nel pomeriggio stavo da lei, a casa sua. Studiavamo poco, eravamo sempre sistemate con lo studio, lei era veloce ad appendere e mi aveva insegnato il suo metodo. Dopo aver ripassato facevamo l'amore, amandoci con tutta la passione che c'era tra noi. A scuola non potevamo certo toccarci, ma in segreto, quando nessuno era nei paraggi, Elizabeth mi sfiorava la guancia con le dita o mi toccava le gambe stando sempre accanto a me in classe.
Avvertivo gli sguardi degli altri, la loro rabbia nei miei confronti. Non sapevo più che cosa fare.
La tristezza mi immobilizzava. Mi sentivo inutile, e forse avevano ragione a disprezzarmi tanto. Soltanto Elizabeth vedeva il bello in me, soltanto lei mi amava davvero.
Una mattina, durante la ricreazione, mentre Elizabeth era in bagno, passando accanto alla stanza delle macchinette udii chiaramente le voci dei miei compagni. Fecero il mio nome. Mi fermai accanto alla porta, dando le spalle al muro, e sperai che non mi notassero. Loro non mi avevano vista passare davanti alla porta, erano troppo impegnati a parlare male delle persone. In più si erano sistemati all'angolo della stanza, accanto alla finestra.
<<Non la sopporto più. È sempre appiccicata ad Elizabeth. Non la reggo>>
Questa era Isabelle, una delle amichette di James. Lo sentii ridere e confermare quello che lei aveva detto. Aggiunse poi che pensava seriamente che io fossi lesbica e che avessi contaminato Elizabeth. Contaminato, come se avessi una malattia. Avrei voluto allontanarmi da quel maledetto muro ma restai al mio posto quando un'altra persona disse.
<< State esagerando>>.
Michael.
Ma certo, lui era in loro compagnia, dovevo aspettarmelo. Fece male comunque.
James rise di nuovo.
<< Proprio tu parli? Non ci hai detto che il suo ex l'ha lasciata perché si comportava in modo strano?>>
Aveva detto davvero questo? Aveva detto una cosa del genere a quella gente? Michael non rispose, ammettendo con il suo silenzio soltanto quello che James aveva detto. Certo, aveva detto quella cattiveria e chissà che altro.
<< Mi chiedo come un ragazzo così figo abbia fatto a stare assieme ad una così>> disse Isabelle, poi tutti gli altri risero e passarono ad un altro argomento.
Restai immobile su quel muro, ad occhi chiusi, per un po'. Poi, prima di farmi scoprire, presi coraggio e mi mossi, andando in classe e al mio zaino per cercare le sigarette. Questa volta avrei fumato e basta. Doverci aspettare di essere sola nel bagno di casa mia per ferirmi.
Uscii in cortile e mi sistemai sulla panchina, poi accesi la prima sigaretta, lasciando che il fumo mi annebbiasse la vista.
Volevo morire. Volevo morire davvero.
Ma non potevo.
Elizabeth era la mia vita adesso, dovevo vivere per lei. Così, aspirai di nuovo fino a sentire male al petto.

Andare a scuola era diventato un incubo. Non ce la facevo più. Era sempre più difficile. Non vedevo l'ora che finisse tutto e che sparissero dalla mia vita.

Raccontai l'ennesima bugia a mamma. Mi stavo stancando di tutta quella storia, delle menzogne. Ma lei doveva venire a conoscenza del fatto che io ed Elizabeth avevamo litigato. Doveva crederci.
Un pomeriggio mi trovò in camera molto seria, intenta a studiare. Venne verso di me e appoggiò sulla scrivania la tazza di caffè.
<< Grazie>> le dissi senza guardarla, continuando a leggere il libro, ma lei avvertì il mio disagio e mi chiese se andasse tutto bene.
<< Ti vedo strana. Stai bene?>>
<< No. Ho litigato con Elizabeth per un compito che io volevo spostare e adesso non ci parliamo da giorni>> risposi senza guardala. La sentii trattenere il respiro, poi dire
<< Oh, mi dispiace>>
Ma sentii nella sua voce il sollievo. Ci era cascata. Ero così stanca di mentirle, ma non avevo altra scelta.
<< Non fa niente>> risposi alzando le spalle.
<< Ti lascio tranquilla>> esclamò, poi mi accarezzò la spalla ed usci dalla camera. Mi lasciai andare ad un sospiro.
Ero esausta.

A scuola i miei compagni continuavano a comportarsi in modo assurdo con me. Parlavano di me quando io non potevo vederli, mi guardavano spesso. Iniziai a non farcela più. Durante educazione fisica, quando uscii dal bagno dopo essermi cambiata, vidi chiaramente due ragazze parlare sottovoce guardando nella mia direzione. Appena mi ero allontanata avevano colto la palla al balzo, ma non appena tornai a guardarle loro smisero di parlare e mi diedero le spalle.
Iniziai ad agitarmi molto, non mi concentrai neppure. Sbagliai tutti i passaggi tanto che il professore mi spedì in panchina quasi subito, poco dopo l'inizio della partita di pallavolo.
In classe le cose peggiorano quando mi sentii osservata di continuo.
Pensavano brutte cose sul mio conto, a loro occhi ero un mostro che aveva contagiato la loro compagna di classe. Mi detestano, potevo sentirlo chiaramente.
Fu davvero dura.

Le vacanze di Natale le trascorsi con la mia famiglia. Fui quasi costretta, anche se avrei voluto  restare in compagnia di Elizabeth, ma lei mi disse di aver passato il Natale con suo padre. Mi raccontò tutto quello che avevano fatto, poi mi disse di avermi fatto un regalo. Arrossii diventando rossa come un peperone. Io le avevo preso una collanina, con un ciondolo a forma di infinito. Forse un po' banale ma non appena l'avevo visto avevo pensato a lei e non avevo resistito.
Il 31 dicembre volevo stare con lei, così mentii di nuovo, l'ennesima volta, dicendo ai miei che sarei uscita con Michael e con i nostri compagni di classe, ma in realtà la sera del 31, la trascorsi a casa di Elizabeth.
Fu una serata meravigliosa.

Andai a casa sua e lei mi aspettò in cucina con una bottiglia di semplice vino bianco. Non bevevo mai, non mi piaceva il vino, ma non potevo dirle di no, così mi sfilai il cappotto e mi sedetti sulla sedia difronte a lei. Elizabeth indossava un vestito lungo e nero, un vestito che le arrivava alle cosce come gli altri che aveva già indossato. Mi porse il bicchiere di vino e bevvi un sorso. Era buono, frizzante.
<< È buono>> risposi sorridendo <<non me ne intendo molto di vini, ma questo è davvero buono>>
Lei sorrise, prendendo tra le mani il pacchetto di sigarette che c'era sul tavolo accanto a lei.
<< Grazie. L'ho comprato ieri con mio padre. Quando siamo tornati in città>> mi disse accendendosi la sigaretta. Annuii e posai il bicchiere sul tavolo. Non volevo essere troppo invadente, non volevo farle troppe domande sulla sua famiglia, così mi limitai a testare in silenzio. Bevemmo un altro po' di vino, poi lei si alzò dalla sedia e venne lentamente verso di me, appoggiando le mani sulle mie spalle. Non mi disse nulla, si limitò a chinarsi leggermente e a darmi un bacio sulle labbra, un bacio delicato. L'attirai piano a me e chiusi gli occhi, restando immobile. La sentii muoversi e si sedette sulle mie gambe, portando le mani al mio collo, senza smettere di baciarmi. Sollevai piano i suoi capelli morbidi e glieli accarezzai, facendoli poi scendere di nuovo sul collo. Ci baciammo e basta, sfiorando io le sue spalle e lei il mio collo.
<< Sono le 23. Vuoi uscire un po'?>> mi chiese sorridendo. Non ne avevo molta voglia, ma annuii ugualmente per renderla felice. Lei mi baciò sul naso poi rise, allegra.
Uscimmo da casa sua mano nella mano. Faceva davvero freddo, così mi strinsi nel cappotto e lei fece lo stesso. Ci rifugiammo in un locale. Fumammo qualche sigaretta prima di entrare, poi ordinammo qualcosa da bere e ci sedemmo nel primo tavolo libero che trovammo. Quando mancavano 5 minuti alla mezzanotte il barista ci allungò i bicchieri, e lui e i camerieri iniziarono a preparare le bottiglie di spumante. Elizabeth mi condusse al centro del locale, stinse la mia mano e mi sorrise.
10...9...8...
Mi strinse a se, portando le mani alla mia schiena, poi le fece scendere sul mio sedere. Sorrisi
7...6...5
Le accarezzai il collo e lei rise, mandando la testa all'indietro e lasciando che i capelli le scivolassero sulle spalle. I ragazzi intorno a noi iniziarono a ridere e a contare a voce sempre più alta.
4...3...2...
Mi baciò, una volta, lentamente, poi mi guardò negli occhi.
1...
<< Ti amo>> mi disse nell'esatto momento in cui le altre persone urlarono Buon anno. Le sorrisi e portai le mani alle sue guance.
<< Ti amo>> risposi, poi lei mi baciò e tutto l'amore che provavo per lei mi fece girare la testa.

Dopo aver brindato, Elizabeth mi condusse alla cassa per pagare le nostre consumazioni, poi uscimmo ed iniziammo dal locale correndo lungo la strada piena di persone allegre e in festa. Mi accompagnò al centro della città dove trovammo tanti ragazzi della nostra età che si stavano divertendo. Ballavano, bevevano spuntante dai bicchieri di carta, bicchieri che i baristi dei bar accanto stavano offrendo a tutti. Qualcuno aveva acceso uno stereo e la musica era così alta da farmi preoccupare. Sapevo che le persone che vivevano nei paraggi non sarebbero riuscite a dormire a causa di tutta quella confusione. Elizabeth mi spinse in mezzo alla folla ed iniziò a ballare, muovendo i fianchi contro i miei. Le sorrisi e la strinsi a me, portando le labbra alle sue e baciandola senza smettere mai. Sentii le sue dita tra i miei capelli, la sua bellissima risata, il suo profumo.
Per la prima volta nella mia vita ero davvero felice. Mi sentivo in pace con me stessa.
Ero innamorata, ed ora riuscivo a capire cosa provano tutti quando parlavano dell'amore.
Ti fa sentire bene, felice, protetta. Non riuscivo a capire perché le altre persone attorno a me non volessero che io amassi Elizabeth. Perché impedirmi di essere felice? Perché odiarmi?
Scacciai quel pensiero e baciai la mia bellissima ragazza sulle labbra. Le sue dita scesero sulla mia schiena, e la sentii ridere di cuore.
Niente e nessuno mi avrebbe separato da lei. Era la mia luce del sole in mezzo ai fulmini. Volevo soltanto essere felice, non chiedevo altro.
Secondo gli altri io non meritavo di essere amata, e non riuscivo a capire il perché.
🌸🌸

Capitolo nuovo :) Spero vi sia piaciuto ❤️ alla prossima 😍

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