Scappata dall'Inferno [IN REV...

By Lagharta

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Si può scappare da un destino che non ci appartiene? More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
capitolo 22
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
ΨAvvertenze♰
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Venia
Capitolo 36
Capitolo 37
- Angolo scrittrice -
Capitolo 38
Capitolo 39
- Angolo libro -
Finale?
Sorpresa!

Capitolo 23

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By Lagharta

Perché mi guarda così? Cos'ho io che gli altri non hanno?

<< E' meglio che tu vada Sheol. >> mi comunica, voltandosi nuovamente verso la finestra.

Rimango però in piedi dietro di lui, a fissare quei suoi riccioli corvini. Stringo i pugni e prendo un profondo respiro prima di uscire dalla stanza. Chiudo con delicatezza la porta e faccio la strada al contrario.

Scendo la scalinata a chiocciola, ma prima di toccare l'ultimo scalino il mio viso sbatte contro qualcosa.

<< Ma guarda chi si vede. >> una sensazione di sgomento mi assale.

<< Beliel. >> faccio un cenno col viso e lo supero il prima possibile, sento il suo sguardo graffiare la mia schiena.

<< Sheol! >> improvvisamente Lucifer mi chiama. Mi volto e lo vedo vicino a Beliel.

<< Hai dimenticato qualcosa. >> porta la mano vicino alla sua tasca e ne fa uscire la spazzola << E' un peccato rovinare dei così bei capelli. >> viene lancia a mezz'aria ed io la afferro al volo, stringendola al petto. Annuisco e torno sulla mia strada.

Mentre scendo le numerose scale, osservo la spazzola e faccio passare le dita tra le morbide setole. Qualcosa risplende tra le sottili fibre bianche.

Ripeto il gesto finchè un filo dorato non si posa sul mio palmo.

<< Sheol! >> mi blocco sentendomi chiamare in quel modo. Sto odiando questo nome.

Concentro la mia attenzione sulla voce e vedo Alef alla base degli scalini più in basso.

<< Che ci fai qui? >> mi domanda, affrettandosi a salire per raggiungermi. Stringo il pugno dove il biondo filo si è posato e lo porto dietro la schiena insieme alla spazzola.

Le sorrido e scrollo le spalle << Non volevo più rimanere in quella stanza e sono uscita, però credo di essermi persa. >> dico falsamente, ridacchiando.

Inizialmente la donna mi guarda dubbiosa e mi porge la mano << Vieni con me, non devi girare da sola qui. >> gliela afferro, lasciandomi riportare verso la mia camera.

<< Tu dove stavi andando? >> D'altronde da dove venivo io c'erano le camere di Lucifer.

<< Uhm.. essendo la prima delle Cinque mi danno sempre determinati incarichi, una noia mortale. >>

<< Di che tipo? >> chiedo, guardando i suoi lineamenti contratti.

<< Portare fogli, chiamare persone e fare addirittura da dama di compagnia. >> mi spiega velocemente.

<< Dama di compagnia? A chi? >> la vedo deglutire ed accelerare il passo verso la porta della mia stanza, come se volesse liberarsi al più presto di me e non parlarne.

Tira la mia mano in modo da superarla e piazzarmi davanti all'entrata.

<< Non importa a chi. Adesso entra e non uscire fino a domani, verrà qualcuno a prenderti. Straordinariamente ci permettono di uscire dal castello una volta al giorno per poche ore. >> sapere ciò mi riempie il cuore di gioia e il corpo di così tanta energia, che potrei saltarle al collo.

Uscire! Diamine potrei approfittarne per scappare o chissà cosa!

Mentre esulto mentalmente, Alef studia il mio viso che in questo momento è attraversato da tutte le espressioni esistenti al mondo.

<< Non pensarci neanche. >> Blocco ogni mio pensiero di speranza e corrugo la fronte.

<< Che cosa? >> Alef incrocia le braccia e piega leggermente una gamba.

<< Di scappare. Pensi che non ci abbia già provato? A quest'ora non sarei qui sennò. Conosco quell'espressione, tutte l'hanno avuta e tutte al ritorno non l'hanno fatta. >> rimango in silenzio e abbasso lo sguardo, sentendomi colpita moralmente.

Cavolo. Devo trovare una soluzione per comunicare con Reiyel, lui aveva detto che sarebbe tornato​ prendermi, ma se non sa nemmeno dove sono, come può farlo?

Devo trovare una soluzione. Da sola. Le altre per la mia incolumità mi ostacolerebbero.

Faccio cenno col viso di aver capito ed indietreggio verso la porta. Appena la mia schiena viene a contatto con essa, porto la mano, che stringe ancora la spazzola, verso la maniglia e la apro.

<< Ti ringrazio per avermi riportata in stanza Alef. E ascolterò il tuo consiglio. >> faccio un breve sorriso e rientro velocemente, senza neanche guardarla.

Mi dirigo verso la scrivania e apro il primo cassetto che trovo, trovandolo vuoto. Al suo interno ripongo la spazzola, per poi voltarmi ed andarmi a sdraiare sul letto.

Questa giornata non finisce più.

Chiudo gli occhi e rilascio con la bocca un lungo e tremante sospiro.

Rilasso ogni parte del mio corpo e roteo il busto verso la porta-finestra. La luna illumina il mio viso e i miei capelli, facendoli splendere.

Apro la mia mano ed il filo dorato ancora giace sul mio palmo.

Esso come i i miei capelli risplende, ma debolmente.

Chissà. Magari è un capello. Chiunque abbia avuto una chioma di questo genere dev'essere stata una persona molto speciale.

Passo minuti ad osservarlo e i miei occhi si abbandonano ad un sogno. Non mi addormento, perché essendo morta non ne ho opportunità, ma vivo un vero e proprio sogno, come una premonizione.

Mi ritrovo in un grande e vasto campo rosso. Sembra un mare di sangue e tutto intorno a me è sfocato.

Percepisco il vento ed i suoni che esso produce, anche gli odori.

Davanti a me una luce si avvicina volteggiando, per poi posarsi sul suolo scarlatto e prendere forma. La mia vista inizia a non essere più così appannata.
Ritrovo il candido viso di Caliel che mi osserva.

Spalanco la bocca e mi avvicino più del dovuto.

Emette un forte calore, riesco a percepirlo a pochi metri da lei.

<< Caliel. >>

<< Vaan, stai andando benissimo. Sei forte e devi continuare così. >> la sua dolce voce arriva alle mie orecchie e rilassa la mia mente, facendomi provare serenità dopo tanto tempo.

<< Come faccio ad uscire da qui? Reiyel mi starà cercando e non- >>

<< Sshh. Va tutto bene. >> mi sorride e posa la sua mano sulla mia guancia, che al contatto mi fa chiudere gli occhi e quasi mi sembra di volare.

Tutto si riabbuia.

<< Va tutto bene. >> Sento ancora mormorare in lontananza.

Riapro gli occhi e sono ancora sul letto. Guardo tutta la stanza, trovandola illuminata dal sole mattutino. Tiepido e splendente.

Mi alzo con facilità, come se mi fossi solamente sdraiata pochi secondi.

Quando andavo a scuola la mattina, tutto era molto più complicato.

Poggio i piedi a terra e mi sollevo per andare ad accomodarmi alla scrivania. Apro il cassetto dove ho riposto la spazzola.

La porto sulla mia testa ed inizio a farla scivolare lungo i capelli. E' delicata, sembra che una mano mi stia accarezzando. Ad ogni spazzolata alcune mie ciocche volteggiano nell'aria, ricadendo sul mio braccio.

Sento bussare alla porta e rimetto subito a posto la spazzola, sistemo i veli del vestito e vado verso essa. Apro leggermente, facendo scorgere solo il mio occhio.

<< Sei la lentezza in persona. >> chi mai poteva bussare?

< Che cosa vuoi? >> Il demone irrompe nella mia camera ed io cerco di stargli il più lontana possibile. Lo vedo andare verso la finestra e si ferma davanti ad essa, facendosi baciare letteralmente dal sole.

Mani sui fianchi e mento sollevato, i suoi scuri capelli sembrano quasi mutare a contatto con i raggi del sole, sulla sua nuca riposano alcuni riflessi ramati. Mai li avevo visti fino ad ora.

Torno subito in me.

<< E così Sheol non sei solo quella che tutti credono. >> lo guardo sollevando un sopracciglio.

<< Come? >>

<< Certo, è così che ti hanno insegnato a tergiversare gli angioletti? >> Di cosa sta parlando.

Inizia a farmi innervosire.

<< Cosa vuoi da me? >> mi guarda stupito ma subito dopo si apre in uno dei suoi soliti sorrisetti.

<< E cos'hai sempre da ridere? Sei insopportabile e- >>

<< Sicura di voler continuare? >> chiede con il suo solito tono di voce che mi fa rabbrividire costringendomi a chiudere la bocca, in più il suo sguardo mi intimorisce. Sembra che voglia mangiarmi.

Serro le labbra e guardo altrove.

Stupido essere immondo!

Un'ombra passa su di me e ritrovo Beliel praticamente ad un soffio dal mio viso.

<< Ti do un consiglio. >> con l'indice e il pollice mi afferra il mento, stringendolo << Non iniziare mai un dibattito contro di me, sapendo che finirai a tacere in ogni caso. Faresti bella figura stando direttamente in silenzio, sai? >> molla la presa e va verso la porta.

<< Muoviti, il Sovrano non aspetta. >> ed esce dalla camera.

Presa dal nervoso, afferro un cuscino e lo lancio verso il punto in cui se n'è andato, tirando un urlo di frustrazione.

Esco imbestialita dalla stanza e fuori trovo Marbas ad aspettarmi.

Vado da lui e non appena mi nota, vengo saluta con un brevissimo inchino, rimango colpita dalla galanteria << Marbas.. >> l'omone stupito dal mio modo di chiamarlo per nome, fa un sorriso sghembo ed inizia ad incamminarsi lungo i corridoi. Ma che succede?

<< Come stai? >> chiedo gentilmente ma il demone mi guarda di sottecchi, rimanendo in silenzio.

Poi infastidito dal mio continuo fissarlo, risponde << Bene. >>

Annuisco soddisfatta e lo affianco, lasciandomi scortare.

<< Dove mi porti? >>

<< Fuori. >>

Rallento il passo e i miei occhi si accendono. Riprendo subito a camminare e ad alta voce domando << Sul serio? >> egli annuisce ed io non mi trattengo dal fare un grosso salto.

<< Finalmente aria! E non più buio e caldo mortale! >> Marbas, demone dalla stazza di un gorilla, mi osserva indifferente mentre mi porta davanti alla grande porta da dove sono entrata la prima volta.

<< Sheol, ti ordino di starmi vicino d'ora in poi. >> mi annuncia mentre apre solo un'anta. Obbedisco e gli sto molto vicina, così tanto da potermi aggrappare al suo muscoloso braccio.

Finalmente usciamo e il sole ci colpisce in pieno viso, ma a Marbas non sembra dare più di tanto fastidio.

Ci incamminiamo verso il retro del castello e sulla nostra strada incontriamo varie guardie. Le riconosco come guardie perché portano pesanti armature di ferro e acciaio, prive però di elmo.

Hanno i volti segnati da profonde cicatrici e varie ferite. Il loro aspetto sarebbe incredibilmente angelico se non fosse per quei solchi sul loro viso.

Sulla schiena portano una spada, la cui elsa scorge fin sopra la testa. E' lunga quasi quanto tutto il mio corpo e sembra essere molto pesante.

Mi osservano come se fossi un pezzo di carne. Ad alcuni di loro lo sguardo viene attraversato da un bagliore al mio passaggio.

<< Perché mi fissano? >> sussurro a Marbas, che cammina tranquillo.

<< Perché non dovrebbero guardare una sconosciuta che è entrata nella loro casa? >>

<< Non hai tutti i torti. >> certo che però potrebbero anche guardarmi in altro modo.

Finalmente arriviamo dietro al castello, dove ci spetta un piccolo tempio privo di pareti ma di semplici colonne robuste ed un tetto ricoperto di fogliame e radici di piante, attorcigliate intorno ad esso. Assomiglia a quelli che si trovano in paradiso.

Al suo interno, intorno ad un tavolo, siedono le ragazze ed a capo di esso Lucifer.

Stanno mangiando tranquillamente un cibo che ancora non avevo mai visto. Dei frutti ad essere precisi.

Marbas si ferma e mi fa segno di proseguire.

<< Perché tu non vieni? >> chiedo ingenuamente, vedendolo fissare il banchetto.

<< Basta domande, chiacchierona. Vai. >>

Scrollo le spalle e raggiungo gli altri.

Salgo i pochi gradini, che si trovano prima di raggiungere il piccolo tempio e arrivo di fronte al tavolo.

<< Sheol. >> Lucifer mi nota per primo ed allarga le braccia, accogliendomi.

<< Prego, senza ringraziare. Accomodati. >> la servitù pone una sedia nella parte opposta del tavolo, così da ritrovarmi anche io come capotavola.

Le altre cinque non mi guardano nemmeno, continuando a cibarsi di quei frutti.

Studio bene ogni dettaglio e noto che il piatto di Lucifer è vuoto.

Tiene i gomiti appoggiati ai braccioli della sua sedia e le mani unite tra loro con la bocca su esse, nasconde un sorriso furbo e mi fissa con i suoi pozzi di petrolio.

Non dico nulla e non mi muovo, resto a guardarlo con espressione seria.

Non voglio cascare in nessun tranello.

<< Tranquilla, Sheol. Non ti avveleno mica. >> alcuni demoni dietro di lui si mettono a ridere.

Decido semplicemente​ di sedermi.

Dietro Lucifer vedo Beliel poggiato su un muro, lontano da tutti e all'ombra, a mangiucchiare qualcosa.

<< Non hai fame? >> il Signore si intromette dalla mia visuale e torno su di lui; Torah mi lancia una breve occhiata d'avvertimento mentre Alef, seduta vicino a Lucifer, non accenna a smettere di mangiare.

<< Ragazzina. >> guardo nuovamente l'uomo e questa volta il suo sguardo è più inquietante del solito << Mangia. >> il mio braccio si solleva da solo e va ad afferrare uno dei frutti che si trovano dentro ad uno dei cestini posti sul tavolo.

Ne afferro uno e lo avvicino lentamente alle mie labbra, senza staccare gli occhi dai suoi; vedendomi finalmente ascoltarlo, si rilassa, continuando ad osservarmi.

L'odore è invitante, molto invitante.

Apro la bocca e poco prima che i miei denti affondino la liscia superficie del frutto, un'esplosione alle mie spalle fa bloccare ogni attività che si stava svolgendo.

Tutti si allarmano, tranne Lucifer. Lui rimane immobile davanti a me, non accennando nessuna parola.

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