Invisible

By Toki_Doki_Q

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[COMPLETA] Angie Moran è una ragazza di vent'anni che sogna di diventare un'attrice. Per seguire il suo sogno... More

Prologo
Strana gente
Palestra
L'attrice
Frisbee
Ciak, si gira!
Biscotti
Il pazzo, strambo, spericolato, James
Big Time Reunion Party
Il mondo dentro e fuori
Vivi
Paura
Ignorare
Grazie
Il resto non conta
Desideri
Balbettii
Il suo cuore
Partenza
Gelosia
Home, sweet home
Concerto
Twitter
Fuori controllo
Perfetti
Epilogo

Ragazzino viziato

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By Toki_Doki_Q

Le riprese procedevano alla grande, anche se ero stanca morta a causa delle scene notturne in esterna che aumentavano sempre di più. Vivevo ormai come un vampiro e ne stavo assumendo anche il pallore. Era il quinto giorno consecutivo che mi ero messa a letto alle sette del mattino e svegliata alle cinque del pomeriggio. Il sole ormai lo vedevo solo attraverso la finestra del bagno, mentre mi rilassavo nella vasca prima di cenare e andare sul set. Ero quasi sfinita, eppure quella vita mi piaceva da morire; in più avevo chiesto al signor Whright - il regista - se mio fratello avesse potuto partecipare alle riprese e aveva acconsentito entusiasta di avere un pubblico.

Zack sarebbe arrivato l'indomani e non stavo più nella pelle! Da quando aveva iniziato il college, ci vedevamo poco e ora ancor meno per il mio trasferimento, quindi ero felicissima di passare quei giorni con lui.

Controllai che ore fossero e, visto che erano le cinque e trenta, decisi di rispettare l'impegno che avevo preso con me stessa il giorno precedente: andare in palestra. Mi conoscevo bene ed ero consapevole che se non avessi ripreso subito, la palestra non l'avrei più rivista neanche nelle foto dell'opuscolo parcheggiato ancora sul tavolo del salone.

Dopo aver indossato la solita tenuta, mi recai in palestra e iniziai il solito allenamento con più voglia di quanto mi aspettassi. Correre mi faceva sentire bene e teneva anche la testa occupata. Non lasciava spazio a quei pensieri che circolavano lì dentro e che non mi piacevano per niente. In pratica il mio cervello era incasinato quanto il mio appartamento, e la palestra era la donna delle pulizie.

Sbuffai infastidita da me stessa e accelerai il ritmo finché non mi mancò del tutto il fiato e dovetti rallentare progressivamente per recuperare.

Impostai la funzione salita a cinque gradi, mentre tornavo a respirare regolarmente.

«Buongiorno» cantilenò una voce fin troppo familiare.

Alzai gli occhi dallo schermo e li puntai in quelli di James. «'giorno.»

«Ti manca molto? Avrei bisogno del tapis roulant.»

Guardai gli altri e constatai che erano tutti occupati. «Ho appena iniziato. Ne ho per un'altra mezz'ora.»

«A me serve ora.»

Roteai gli occhi al cielo. «Chiedi a qualcun altro.»

S'imbronciò. «Voglio questo.»

«Perché?»

«Da qui riesco a vedere le ragazze che fanno pilates» spiegò.

Già, lui era così: guardava tutte le ragazze; era interessato a tutte. Chissà se io... no, non dovevo pensarci. Accantonai l'idea con una scrollata di testa.

«Avrai il tapis roulant tra ventotto minuti.»

Mi guardò storto, come se tutto ciò che voleva gli fosse dovuto. «Non posso aspettare!»

«Sei un ragazzino viziato» mi sfuggì e mi sentii in imbarazzo per la confidenza che mi ero presa.

La donna accanto a me scoppiò a ridere, poi guardò James con sguardo complice. «Lascia in pace questa ragazza e prendi il mio posto» gli suggerì in tono minaccioso mentre frenava il suo passo e scendeva dall'attrezzo. Diede una pacca sulla spalla del cantante e si avviò verso l'uscita.

Quella bella signora era stata importunata da James? Avevano avuto una storia? Oddio! James era stato il suo toy-boy? Lo era ancora?

«Angie, cosa ti sta passando per la testa?»

Quella domanda mi riportò con i piedi per terra. Voltai il viso alla mia sinistra per poter guardare il mio interlocutore. «Chi è quella donna?»

«La madre di Kendall.» Ora si spiegava tutto. Mi vergognai della mia ipotesi scandalosa.

«Vive qui con voi?»

Sospirò e arricciò il naso in segno di disapprovazione. «Già! Dice che anche se abbiamo ventuno anni, non siamo abbastanza maturi da vivere tutti e quattro insieme senza un supervisore. Secondo lei, da soli siamo uomini, insieme siamo un gruppo di scimmie.» Quell'immagine calzava a pennello.

«Potrebbe aver ragione» buttai lì pregando non se la prendesse.

Ci penso un po' su. «Ha perfettamente ragione» ammise poi, con il fiato che iniziava a mancargli.

Entrambi ci concentrammo sui nostri esercizi, ma dopo qualche minuto interruppe il silenzio: «Cosa fai dopo l'allenamento?»

Rallentai il passo per respirare meglio e non andare in mancanza di ossigeno. «Sistemo l'appartamento.»

«Eccitante» disse col fiatone. Eccitante era lui, con il fiato corto, la voce roca per lo sforzo, le braccia coperte da un velo di sudore... Porca miseria se lo era!

«T-tu cosa farai?» chiesi poi.

«Al tramonto gireremo l'ultima scena del video del primo singolo.»

«Ah, è vero! Logan me ne aveva parlato.»

«Perché parli con lui?»

«Che...Cosa? Ma che domanda è?» Era scemo per caso?

«Ti piace Logan?»

Voltai appena il viso e mi ritrovai quello di James a un palmo dal naso. Balzai all'indietro rischiando di mettere un piede fuori dal tapis roulant. Per fortuna la sua mano mi afferrò giusto in tempo per non perdere l'equilibrio. Grazie al tapis roulant eravamo alla stessa altezza e la cosa mi metteva una strana agitazione perché eravamo troppo vicini. Il suo naso era così accostato al mio che quasi potevo sfiorarglielo.

Restò a fissarmi con quei suoi bellissimi occhi e notai che aveva le ciglia lunghe.

«Allora? Ti piace Logan?» Inarcò le sopracciglia e continuò a fissarmi con occhi spalancati.

«Non lo conosco nemmeno!» balbettai impacciata.

«Non conosci neanche me, eppure sei pazza di me.» Ammiccò e un sorriso sbarazzino fece capolino sul suo viso.

«I-io, non...» Cosa potevo dire?

«Sei tutta rossa.» Il sorriso furbetto lasciò il posto ad uno dolce, che mi sorprese.

«È per la fatica dell'esercizio.»

«Sei ferma già da un po'.»

Gli posai una mano sul petto e lo spinsi via per recuperare lucidità. «Tu sei troppo sicuro di te stesso.»

«Posso permettermelo, non credi?»

Lo credevo eccome, ma non potevo dargliela vinta. Quello non era un comportamento giusto da tenere. «Per niente!»

Inarcò un sopracciglio. «Bugiarda» affermò semplicemente e tornò sul suo tapis roulant.

Concentrai l'attenzione sul vetro di fronte a me e ricominciai a muovere un passo dopo l'altro finché non raggiunsi di nuovo un ritmo sostenuto.

Cercai di ignorare la voglia e l'istinto di guardare, anche solo per un attimo, il ragazzo alla mia sinistra perché non volevo fomentare le sue teorie. Confermare, più che altro.

«Facciamo un accordo?» chiese James all'improvviso, piazzandosi tra la parete e il tapis roulant.

«Sentiamo.»

«Ti faccio partecipare alle riprese del nostro video se tu mi porterai sul set della tua serie.»

«Chi ti dice che io voglia assistere?»

«Ti sto proponendo di esserne parte, non di guardare.»

«Sul serio?» Ero scettica al riguardo.

Fece sì con la testa, tutto sorridente e pimpante. «Accetti?»

«Mhm...» Finsi di pensarci un po' su. «No!»

Sgranò gli occhi e corrugò la fronte. «Fai sul serio?»

«Non ti porterò sul set, quindi smettila di chiederlo.»

«Mi sembrava una proposta più che equa.»

Sospirai quasi rassegnata dal suo comportamento. Quasi, però. Mi bloccai, spensi il tapis roulant e, dopo aver preso l'asciugamano, raggiunsi l'uscita per avviarmi agli ascensori.

James mi seguì. «Perché te ne vai?»

«La mezz'ora era finita.» Chiamai l'ascensore e attesi pazientemente che arrivasse al mio piano. Ne mancavano solo due: potevo farcela.

«Voglio vederti recitare ancora!»

«Non accadrà mai, quindi... Aspetta un attimo: che vuol dire ancora

«Io non l'ho detto. Tu l'hai detto? Ah, chissà! Uh, è arrivato l'ascensore» blaterò tutto d'un fiato e ci s'infilò dentro. Pigiò uno dei pulsanti numerici, sorrise come un cretino e mi salutò muovendo le dita.

Prima che le porte si chiudessero, balzai dentro anch'io.

«Voglio una spiegazione. Ora.» Incrociai le braccia al petto per dare più spessore al mio ordine.

«Oh, e va bene!» Sospirò alzando le braccia al cielo. «Mi sono intrufolato sul set un paio di giorni fa.»

«Non ti ho visto.»

«Mi hai visto eccome!» Sorrise compiaciuto. «L'orso» s'indicò il viso «ero io!»

Quasi mi cadde la mascella sul pavimento. «Perché l'hai fatto?»

«Tu non volevi che ti accompagnassi, quindi ho adottato questo metodo consolidato. Non puoi biasimarmi per averlo fatto!»

«Devi imparare ad accettare i rifiuti. I no fanno parte della vita!»

«Non della mia.» Gonfiò il petto come un tacchino.

«Non hai mai ricevuto una porta in faccia?»

«Con questo bel corpo e la voce fantastica, chi mai mi chiuderebbe la porta?»

«Sei impossibile.» E, stranamente, mi piaceva. «Dovresti essere insopportabile» farfugliai irritata.

«Invece come sono?» Fece un passo avanti comprendo la distanza che ci separava. Il suo corpo che sfiorava il mio era diventato una calamita.

«N-non mi piace quando ti avvicini c-così.»

«Sei adorabile quando balbetti.»

Sentii le guance prendere fuoco. Mi ritrassi finché la schiena non si poggiò alla parete fredda in metallo.

Il campanello suonò e le porte si aprirono salvandomi. Uscii da quella gabbia infernale e mi sembrò di tornare a respirare dopo ore di apnea.

«Non è il tuo piano» mi fece notare James indicando il 2 sul muro.

«Vado a trovare un amico» improvvisai.

«Quale amico?»

Già: quale? Come un lampo, mi tornò in mente il suggerimento di Daphne: bussare al 2J.

«Vedrai» affermai restando sul vago. Non potevo inventare un nome perché, se lui avesse conosciuto i ragazzi che vivevano lì, avrei fatto una pessima figura!

M'incamminai verso il corridoio, affiancata da James. Aveva intenzione di bussare anche lui ai miei "amici"? Se fosse stato così, sarei stata nei guai. Arrivai fino all'appartamento 2J, presi un bel respiro e sperai che chi avesse aperto la porta sarebbe stato al gioco. Il piano era semplice: avrei abbracciato l'"amico" spingendolo in casa e avrei chiuso letteralmente la porta in faccia a James.

Sollevai la mano per bussare, ma il Signorino Facciatosta mi bloccò per il polso. «Mi prendi in giro?»

«N-no.» Strattonai il braccio e lui lasciò la presa.

«Questo è l'appartamento dei Big Time Rush» spiegò alzando la voce. Era arrabbiato sul serio.

Oh-oh! «I-infatti sono venuta a trovare Logan.» Come scusa reggeva. Vero?

«Ma certo!»

«Certo!»

«Come no!» insistette lui.

«Già!»

«Sembrate due idioti» ci fece presente Carlos, sbucato da chissà dove.

«È venuta a trovare Logan» spiegò in tono acido Bambino Viziato al moro.

La porta dell'appartamento si aprì e apparve Kendall. «Logan ti sta aspettando.»

«Bene» affermai mettendo da parte lo stupore.

«Bene!» ripeté James alterato. Entrò con un passo che sembrava più una dichiarazione di guerra che una camminata. Guardò in tralice Logan, chino sui libri, poi sparì dietro una porta. Pochi istanti dopo, si udì lo scroscio dell'acqua di una doccia.

Restai ferma vicino alla porta, sudata e in completo imbarazzo. Non sapendo che fare, mi guardai intorno per studiare l'appartamento e restai stupita dello scivolo a chiocciola in fondo alla parete: non poteva non attirare l'attenzione!

«È una figata!» esclamai indicandolo.

«L'ho voluto a tutti i costi quando ci siamo trasferiti qui la prima volta» mi spiegò Carlos.

«Ottima scelta.»

Sorrise facendosi cadere dei pezzetti di corn dog dalla bocca. Non mangiava altro quel ragazzo?

«Io vado a prendere Alexa. A dopo» urlò rivolto a Logan, che fece solo un cenno con la testa.

A quel punto, eravamo rimasti soltanto lui ed io nel salone, ma non volevo disturbarlo dato che stava studiando e era totalmente concentrato. Non potevo neanche andarmene facendo capire a James che avevo inventato tutto.

Alla fine decisi di scambiarci due chiacchiere veloci. Lo raggiunsi al tavolo e mi sedetti di fronte a lui. Sbirciai sul libro e, da quel poco che lessi, capii che era anatomia.

Logan girò pagina un paio di volte, poi si stropicciò gli occhi e alzò lo sguardo incrociando il mio. Quando mi vide, lanciò un gridolino molto poco virile. «Non mi ero accorto di te.»

Lo so: sono invisibile, pensai ma non lo dissi per non fare la figura della ragazza patetica.

«Non volevo disturbarti, quindi sono rimasta in silenzio a guardarti.»

«Non avresti disturbato.» Sorrise cordialmente.

«Kendall ha detto che mi aspettavi.»

Si posò l'indice sulle labbra e si guardò intorno. «Abbiamo sentito il vostro battibecco e ti abbiamo voluto aiutare» spiegò a voce bassa.

Arrossii in completo imbarazzo. «Scusa se ti ho tirato in ballo.»

«Figurati. Mi piace ballare.» Mi fece l'occhiolino.

Mi scappò un sorriso. «Però ho fatto una pessima figura.»

«Che succede tra te e James?»

«Si è fissato. Vuole a tutti i costi venire con me sul set della serie a cui sto prendendo parte.»

«Quando si mette in testa una cosa, fermarlo è impossibile.»

«Davvero ottiene sempre ciò che vuole?»

«Sì. Preparati ad averlo alle costole per molto tempo.» Sembrava divertirlo quella situazione.

«Non può trovarsi un altro passatempo?» chiesi disperata.

«Sei la sua sfida. Non ti mollerà finché non cederai.»

«Se cedessi e lo portassi sul set, mi lascerebbe in pace?»

Annuì con un cenno del capo, poi la sua attenzione si focalizzò sulla porta del bagno. In un attimo, James mi si affiancò sedendosi. Lo guardai per capire in che stato d'animo fosse e quasi caddi dalla sedia: indossava solo un asciugamano in vita.

«Sei nudo!» quasi gridai. Che disagio!

«Non del tutto!» Indicò il panno di cotone bianco.

«Grazie al Cielo!»

«Vai a vestirti. Non voglio avere gli incubi stanotte» intervenne Logan.

James balzò in piedi e temetti - o sperai? - che l'asciugamano cadesse a terra. Per fortuna - o sfortuna? - rimase ben fermo al suo posto.

«A che ora dobbiamo stare in piscina?» s'informò.

«Alle otto in punto.»

«Perfetto. Ciao Angie» salutò e andò in camera sua, regalandomi una visuale della sua schiena muscolosa. Mi ci sarei aggrappata volentieri...

«Ti andrebbe di venire?» La domanda di Logan mi strappò dai pensieri poco casti che si stavano alternando nella mia testa.

«Il tuo amico ci ucciderebbe.»

«Perché?»

«Mi ha proposto di fare la comparsa nel video in cambio di un giorno sul set. Ho rifiutato, ovviamente. Se ora io ottenessi comunque l'accesso alle vostre riprese, James ne farebbe una tragedia.»

«Come minimo.»

Ridacchiai divertita. «Avresti dovuto vedere che faccia ha fatto quando ho detto di no!»

Poggiò il mento sulla mano e mi scrutò attentamente. «Chissà perché si è fissato così...»

«N-non lo so.» Abbassai lo sguardo e iniziai a giocherellare con un evidenziatore.

«Non sembri il suo tipo. Senza offesa, eh!»

«Nessun'offesa.» Abbozzai un sorriso e nascosi il dispiacere provocato da quelle parole.

Una porta sbatté provocando un gran baccano e ci fece sobbalzare. Scoppiammo a ridere contemporaneamente, poi notammo James comparire in salone. La risata mi morì in gola: sembrava un modello. Indossava jeans neri stretti, una camicia bianca, un gilet nero e la giacca di pelle posata su una spalla.

«Non fare tardi» disse al suo amico, poi guardò me ma non proferì parola.

«Con lo studio ho finito e a cambiarmi ci metto due minuti» lo tranquillizzò iniziando a sistemare i libri sul tavolo. «Tu non stai andando un po' troppo presto?»

«Non mi va di restare qua a sentirvi ridere.»

«Unisciti a noi» gli proposi.

«Non c'è niente che m'interessi qui.» Alzò le spalle e lasciò l'appartamento. Cos'era quel groppo che avevo alla gola?

«È solo un cretino» mi consolò Logan.

«Già: solo un cretino» ripetei sperando di iniziare a crederci sul serio.

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