La mia vita è un inferno senz...

By Jeanne_KB

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[Fa parte della serie "Paradiso e Inferno" 2/2] Questo è il seguito, contiene citazioni al primo, quindi è pr... More

La mia vita è una inferno senza te

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By Jeanne_KB

Questo è il seguito di "Angolo di Paradiso", contiene citazioni ad essa, quindi è preferibile leggerla per prima.
Grazie mille e buona lettura!

"Ti amo"
La sua voce rimbombava nella testa, come un eco, rimbalzava, non gli dava pace.
Marco abbandonò la piuma malamente sul tavolo, accanto ai fogli che stava compilando, scartoffie, lasciando sul legno una scia di inchiostro.
Non riusciva a concentrarsi, pensava al suo amore, lontano e sempre in pericolo, con quei mostri che desiderano solo distruggere.
L'ennesima partenza fu più dolorosa di quanto Marco stesso si aspettasse, soffrendo come la prima volta che si erano detti arrivederci, nonostante fosse chiaro a entrambi che prima o poi sarebbe diventato un addio.
Ma non voleva neanche lontanamente soffermarsi su questo, lo impauriva e cacciava via questo pensiero dalla sua mente, prepotente.
Poggiò una mano sulla fronte, coprendosi anche le palpebre, semichiuse; il gomito poggiato a bordo del tavolo, con le spalle chine su di esso.
Erano passati mesi dal loro ultimo incontro, dove, nella penombra del tramonto, si erano amati, con la stessa urgenza di chi vive l'ultimo giorno della propria vita. Come se ci fosse stata l'incertezza che il sole sarebbe sorto, l'indomani.
Ma con la stessa premura e dolcezza di chi vuole farlo durare in eterno, perché era il loro paradiso, senza fine.
Nei momenti più bui dell'attesa, Marco li rammentava, per darsi forza e andare avanti, perché sapeva che Jean gli aveva fatto una promessa.
Sarebbe tornato, nonostante tutto, da lui.
Ma quanto ancora doveva aspettare?
Giorni, settimane, mesi, anni?
Si sentiva logorato a ogni minuto che passava, sapendo di essere sempre più fragile. Un asse che scricchiola sotto un peso troppo grande.
Jean lontano e in pericolo era davvero un masso immenso per il suo cuore.
Un singhiozzo scappò involontario e la mano che sorreggeva la testa tremò.
Non si è mai vergognato di piangere, sapeva che solo così poteva sfogarsi dallo stress che quella situazione procurava.
Era così che Marco Bodt tirava avanti, tra le lacrime e la speranza di rivedere il suo amato tornare a casa, da lui, al sicuro.

Era giunta abbastanza rapidamente notizia che la squadra di Ricognizione sarebbe tornata.
Per la precisione, i soldati della Guarnigione che erano appostati sopra le mura, avevano avvistato la carovana di soldati avanzare lenta.
Erano passati 7 mesi e due settimane, da quando erano partiti.
Solo quattordici giorni dopo che Marco aveva sperato incessantemente in un loro ritorno.
Infatti quando la notizia giunse anche alla capitale, Marco non ci pensò due volte: chiese un permesso ai suoi superiori, prese il cavallo, lo sellò e partì verso il wall Rose.
Quel giorno però sembrava stranamente uggioso.
Non che fosse inusuale che si addensassero nubi, anzi, spesso pioveva; ma era come queste nuvole dessero un aspetto tetro, negativo.
Ma Marco non voleva badarci, guardava davanti a se, incoraggiando ulteriormente l'andatura del cavallo.
Si sentiva diviso, con una pesante sensazione sempre sul petto, che si sarebbe rimossa solo quando avrebbe abbracciato Jean.
Fino ad allora il cuore balzava ansioso, desideroso di rincontrarlo, ma con una paura inspiegabile che lo inseguiva ogni volta.
Corse più velocemente che poteva, mentre la distesa verde attorno a se era sfocata.
Scorreva, semplicemente.
Quando finalmente arrivò a Trost, la carovana era già entrata.
Lo capì dalle molte persone che si stavano eclissando, in lacrime.
Un groppo gli si formò in gola.
Il fatto di vederli tornare dava una certezza immediata, mentre ora, sentiva un brivido lungo la schiena.
Si diresse verso il quartier generale della legione, dove i soldati si aggregavano poco dopo le missioni.
Smontò da cavallo rapidamente, legandolo a una sbarra di legno, posta davanti all'entrata, per farlo riposare.
E entrò.
Mai come allora Marco si sentì male: le espressioni buie e tristi dei suoi ex commilitoni valevano più di mille parole.
Come quando, Eren, scorgendolo lo guardò incapace di agire, forse per la prima volta nella sua vita.
Il suo viso ormai maturo sembrava magro e gli occhi -ancora smeraldo come li ricordava- leggermente scavati.
Armin e Mikasa indicarono Marco con un cenno del viso, come a rammendargli la sua presenza.
Anche Sasha e Connie lo guardarono con occhi malinconici e vuoti.
《Ragazzi, cosa succede?》
E dentro di se ebbe la sensazione che non avrebbe dovuto chiederlo.
《Dov'è Jean...? cosa succede?》
Chiese nuovamente incalzante e non si accorse che stava già singhiozzando.
Armin abbassò lo sguardo e Sasha si appoggiò sulla spalla di Connie, al suo fianco.
《No...》 sussurrò, incredulo e a malapena si sentiva.
Non voleva crederci, non voleva neanche immaginare che il momento tanto inatteso e indesidrato fosse giunto.
Eren fece un paio di passi a testa china, con la morte nel cuore per essere messaggero di una tanto triste notizia.
In fondo era stato anche suo amico, nonostante tutto.
Si fece forza con un ultimo sguardo dei suoi compagni, Mikasa gli poggiò una mano sulla spalla destra, stringendola delicatamente.
《Marco...》
Prende un respiro, alzò lo sguardo e glielo disse.
Il suo cuore smise di battere. In quel momento vide le labbra muoversi, ma la voce arrivò fioca, soffocata dal suo dolore.
"...Jean è morto" rimbombò nella sua testa, in un eco sempre più assordante.
Iniziò a tremare, si portò una mano sulle labbra e vorrebbe solamente dare sfogo a tutta la sua rabbia, tristezza, dolore che aveva dentro.
Era incommensurabile, il vuoto che provò, non ci sono parole per descrivere lo sbigottimento di un uomo che si sente perduto.
Crollò a terra in ginocchio, chinato sul pavimento, cominciando a versare tutte le sue lacrime.
Eren rimase fermo, non sapendo cosa dire o fare. Avrebbe voluto dirgli una cosa importante, riguardo il defunto soldato, ma Armin lo fermò, poggiando la mano sulla spalla sinistra facendolo voltare, mentre si sentivano nel silenzio i singhiozzi prepotenti che mozzavano i respiri di Marco.
Il biondo fece un cenno di dissenso: non era il momento per parlargli e che comunque non l'avrebbe risollevato dal suo profondo dolore.
Tremava come un foglia, ai loro piedi, disperato.
Non importava quanto patetico potesse sembrare, aveva appena perso l'amore della sua vita.
Marco si sentì distrutto completamente, non trovando più la forza e motivazione a ogni giorno.
Fu straziante per i suoi amici quella scena, tanto che Armin lo aiutò ad alzarsi per portarlo in un luogo più solitario.
Era un peso morto, defunto come la gioia.
Trovò una stanza, al piano superiore, aprì con fatica la porta richiudendola alle loro spalle, conducendolo al letto, dove lo fece sedere.
Gli occhi erano gonfi e rossi, curvato su se stesso, intorno a loro un inusuale silenzio.
Armin si mise accanto a lui, il moro tirò su con il naso.
《Come...come è morto?》 Le lettere sbiascicate, la frase terminata a fatica.
Non aveva ancora la forza per realizzare tutto questo, avrebbe voluto tanto svegliarsi da questo incubo.
Ma la cosa che faceva più male era che non poteva farlo.
《Non credo che tu sei pronto per saperl-!》
Ma Marco lo interruppe all'improvviso《Io ho diritto di saperlo!》singhiozzò e il biondo sospirò. Continuava a essere convinto che non fosse una buona idea, ma davanti a quella supplica, con il viso stravolto dal dolore, non poteva fare altrimenti.
Marco lo riteneva importante, in fondo riguardava Jean, e il biondo stesso sapeva quanto si fossero amati.
《Durante la missione eravamo accampati nella foresta e sono apparsi dei giganti anomali, che ci hanno attaccato.
Jean ne aveva evitato uno usando la manovra, ma un'altro con una manata lo prese.
Si è difeso fino all'ultimo come un vero guerriero.
Abbiamo fatto tutto il possibile per salvarlo...Ma...》
Si fermò dalla narrazione rabbrividendo. Era stato un trauma vederlo morire davanti ai suoi occhi.
Ancora non si era liberato dell'alone che quell'esperienza gli aveva lasciato.
《Dimmelo, Armin》
《Marco io non-!》
《Armin, voglio saperlo.》ripeté.
Si fermò un attimo e respirò profondamente.
《Gli spezzò la schiena》
Armin aveva ancora nella testa il "crack" delle ossa mentre si frantumavano e forse non se lo sarebbe mai dimenticato.
《Eren si è trasformato e li ha fatti fuori tutti, facendo mollare la presa al gigante.
Jean è caduto a terra ed è morto dissanguato per via dei traumi interni gravi procuratogli》
Marco fissò il pavimento, chissà cosa avrà pensato, quanto dolore mentre sentiva la vita scivolargli via, inesorabilmente.
Altre lacrime scesero, silenziose.
Non chiese nulla di tutto questo, sapeva che Armin non avrebbe potuto rispondergli.
《È morto lentamente?》mugolò, quasi senza voce.
《Abbastanza, è stato terribile. È rimasto cosciente per un pò.
Ci siamo messi attorno a lui, cercando di capire se potevamo fare qualcosa, io ero al suo fianco. Mi ha guardato e ha sussurrando: "voglio tornare a casa, mi sta aspettando" e poi ha aggiunto "promessa" i suoi respiri erano sempre più distanziati e faticosi. Poi ha detto "Marco" prima di dare il suo ultimo alito di vita》
Il moro si sentì strappato dentro, come se gli avessero portato via un pezzo cuore.
Lo aveva pensato, magari in quei uttimi minuti gli era passata tutta la sua vita davanti, sia i momenti belli che quelli brutti, questo lo fece sentire anche peggio.
Egoisticamente non avrebbe dovuto farlo partire e poter rimanere insieme, felici.
Ma Jean non sarebbe stato lo stesso, non dopo quello che era diventato dopo la battaglia di Trost.
Risoluto, combattivo e un grande leader.
Era arrabbiato, accecato dal male che provava. Perché allora, se ci teneva non ha lottato per rimanere vivo? Perché ha deciso di abbandonarlo, sapendo quanto per lui fosse importante? Di quanto Marco aveva bisogno del suo lieve sorriso? O bacio tenero appena sveglio? Di tutte quelle cose piccole ma preziose, che rendono il mondo -per quanto grigio e sanguinoso- un pò più bello? Come avrebbe fatto ora, senza il suo paradiso?
Stringe i pugni, digrignando i denti《Mi manca...》trattenne malamente le lacrime, ispirando rumorosamente l'aria su, per le narici.《Come farò a vivere senza di lui? Era tutto per me》Adesso era così disperso, solo.
Per quanto gli amici potessero stargli vicino, non avrebbero mai capito il significato di perdere una persona così vicina e cara.
《È dura, ma la ferita si cicatrizzerà con il tempo》
《Niente e nessuno potrà chiudere questa 'ferita', Armin》si sentiva stanco e debilitato nel profondo, ogni cosa aveva perso colore.
Avrebbe voluto solo affogare nell'alcol o addormentarsi per secoli.
《Fatti Forza, Marco, posso immaginare come ci si sente, io ho perso la mia famiglia a cui ero legato, ma ho cercato di andare avanti, pensandoli nei momenti più bui》
《Grazie Armin...》sospirò 《Ma ora, vorrei restare solo.》
Armin si sentì in colpa, chiedendosi se aveva detto qualcosa che non andava, forse non aveva scelto le parole giuste per un momento così delicato 《So che vuoi aiutarmi ma ora...devo cercare di... elaborare tutto questo》
《Si ho capito. Ti lascio riposare》
Si alzò titubante e si diresse verso la porta. Stava per aprirla ma si fermò e si voltò appena dicendo: 《È stata una perdita per tutti noi. Jean era una persona meravigliosa, in fondo, e tu l'avevi capito per primo. Ci manca.》
Poi la chiuse dietro a sé.
Marco si sdraiò affondando il viso nel cuscino, desidoroso quasi di asfissiarsi, per soffcare l'immensa disperazione, come un rumore continuo che man mano si estendeva, eccheggiava.
Si raggomitolò come un bambino, in posizione fetale, chiuse gli occhi cercando di non pensare a niente, ritrovandosi a cadere, stremato, in un sonno profondo.
Almeno nei sogni, forse, avrebbe potuto rincontrarlo.

《Sono preoccupato...》 Il biondo fece avanti e indietro, mentre gli altri due lo seguirono con lo sguardo 《È da giorni che non mangia》
Marco era diventato praticamente uno zombie, subiva passivamente ogni cosa.
Dopo il doloroso annuncio, era rimasto in quel letto, inerme.
Stava piano piano spegnendosi come una lucciola in fin di vita.
Non riusciva a reagire, immobile, aveva perso ogni vivacità.
Il Marco sorridente e solare era morto insieme a Jean.
《È ancora scosso, è normale che non se la senta》intervienne seria Mikasa, che fino ad allora era rimasta in silenzio.
《Ma se continuerà di questo passo...》 Armin si bloccò di colpo. Non voleva realizzare che avrebbero potuto perdere anche lui.
《Persino i suoi superiori non avendo più sue notizie si erano preoccupati...》
《Non credo che riuscirà a tornare alle sue mansioni》 rispose Mikasa.
《Ma tenere la mente occupata è la cosa migliore per lui!》ribattè,
ansioso.《Almeno penso...》
Si fermò a riflettere, stoppando l'andatura di colpo, in mezzo alla stanza, tra Eren e Mikasa.
Forse lui era stata la persona meno adatta a stargli vicino, non potendo capire cosa volesse dire innamorarsi, portare avanti una storia negli anni nonostante tutto, vivendo nell'ansia.
La perdita era enorme, non quantificabile con i propri familiari, anche loro parte importante della vita, ma che rappresentano un tipo diverso d'amore.
《Potrei parlarci io》 esclamò Eren, guardando il ragazzo.

《Non credo cambierebbe qualcosa》infatti nonostante i diversi tentativi, Marco aveva sempre gentilmente rifiutato qualsiasi cosa, chiuso nella camera buia con finestre serrate, raggomitolato sulle lenzuola stropicciate, con la testa affossata sul cuscino.

Lo so, voglio provare. Lo so, forse non sono una persona delicata, ma devo dargli una cosa che Jean voleva gli dessi in caso... be...》
Non finì la frase perché era chiaro dove sarebbe andato a parare. Armin si incupì e anche Mikasa nonostante la sua proverbiale inespressività. Per lei non era stato qualcuno di particolarmente caro, per qualche anno manco sapeva che esistesse, ma con il tempo erano cambiate un pò di cose.
Aveva imparato a smettere di essere concentrata solo su Eren ma a fare squadra con gli altri componenti. Era suo amico e lo aveva perso, come i suoi genitori, come altri soldati. Chi sarebbe stato il prossimo? La morte non grazia nessuno.
《Cosa?》 Chiese, Armin stupito, incontrando le sue iridi verdi.
Non si sarebbe mai aspettato che Jean si fosse confidato con Eren dato che sembravano rivali: il tempo dell'adolescenza e questioni di amori non corrisposti erano lontane di qualche anno, la loro amicizia era migliorata ma certi modi di fare sembravano fossero rimasti invariati.
Il castano sospirò e tirò fuori da una tasca interna della giacchetta una lettera, sgualcita e riepigata numerose volte su sé stessa. La teneva tra il pollice e l'indice, poggiandoci lo sguardo con un espressione pensierosa.
《È una lettera di Jean, insieme a una promessa》
Armin scattò improvvisamente, ricordandosi gli ultimi attimi di vita dell'amico《Si riferiva a quella che aveva nomimato prima di morire?》
《Si》 sospirò pesantemente Eren, stringendo la carta.
《Solo io la conosco, mi ha detto di non farne parola, né leggere la lettera》
《Ma...Perchè? Insomma non siete mai stati molto amici》
《No infatti, ma era furbo, quella faccia da cavallo. Sapendo la mia abilità di trasformarmi, sarei riuscito a sopravvivere rispetto ad altre persone agli attacchi dei giganti, sicuro quindi, del mio ritorno tra le mura.》 Un piccolo sorriso sardonico si formò sulle sue labbra.
《Quindi mi chiese un favore.
In fondo credo si fidasse di me, per fare in modo che si rispettassero i suoi desideri se fosse morto. Tra cui la consegna di questo a Marco》mosse leggermente la lettera.
Allora Armin capì perchè Eren avesse insistito per non far bruciare il corpo o lasciarlo li, ma avvolgerlo in un panno enorme e fare ritorno con il cadavere; nonostante Levi gli avesse comandato il contrario -sia per una questione di igiene, sia perchè poteva essere un peso in caso di fuga durante un attacco- ma Eren non volle sentire ragioni e testardo fece di tutto per trovare un accordo.
"Voglio tornare a casa" la voce flebile di Jean gli tornò in mente.
Armin schiuse le labbra incredulo, i pezzi del puzzle tornarono al loro posto nella sua mente.
Si spiegavano molte cose.
《Marco deve saperlo. Non potremo ridargli Jean, ma almeno saprà che non l'ha voluto abbandonare...》 la voce di Eren era incrinata e sempre più sottile, parola dopo l'altra.
Non avrebbe mai creduto che tutto questo potesse scalfirlo. Combatteva, ogni giorno, pugno dopo pugno, tra ferite e cicatrici che lo rendevano un uomo, con dentro di sé ancora il bambino desideroso di vendetta.
E invece si trovava colpito nel profondo dal gesto di Jean, che nonostante non ci fosse più, voleva mantenere la sua promessa, restare accanto alla persona che aveva lasciato.
Si ritrovò a pensare che nonostante fosse convinto di non poter imparare nulla da lui, ora lo stava ammirando per la sua lealtà.
《Stupido idiota...》 mormorò ironico, incamminansosi verso l'entrata della stanza, sotto lo sguardo stupito degli altri due.

Sentì bussare contro la porta. Prima
timidamente, poi una pausa e due battiti consecutivi, più decisi.
Marco alzò appena il busto, facendo scivolare la coperta lungo il fianco, risvegliandosi dal tepore completo che l'aveva invaso. Non di sonno, ma dolore, che era diventato come blocchi di cemento ai piedi: non gli permetteva di fare passi avanti, affossandolo in quel dolorosissimo presente.

《Chi è?》 Mugugnò《Vi ringrazio, ma non ho fame》aggiunge, immaginando che gli avessero portato qualcosa.
Era completamente al buio, non aveva idea di quanto tempo fosse passato, isolato, né che ore fossero.

《Sono Eren, posso entrare?》
Ci pensò un attimo, sbattendo lentanente le palpebre. Non sapeva se volesse affrontare qualcuno, ora.
Aveva inspiegabilmente paura, ma di cosa?
Di affrontare la dura realtà, di dover andare avanti e chiudere la ferita. Tutto questo gli sembrava un muro insormontabile.
Ma se Eren voleva aiutarlo? Si stava facendo del male rimanendo solo? Che razza di persona era diventata, quando tempo prima era sempre stato disposto a mettere gli altri al primo posto?
Non lo sapeva nemmeno lui, ma si rese conto, in qualche parte remota, che stava solo cadendo in basso e avrebbe dovuto frenarsi prima di toccare il fondo.
《Si...》ma non si sentì, infatti fu costretto a dare nuovamente il permesso con voce più forte. Eren entrò e dovette strizzare gli occhi per cercare di trovare il commilitone nella stanza.
Dalla finestra si scorgeva uno spiraglio di luce che passava tra le due ante chiuse, illuminando leggermente il profilo di Marco, seduto sul letto, posizionato vicino al muro.
《Che cosa vuoi dirmi?》
《Non ti vedo, possiamo aprire la fimestra?》
Era tutto molto caustrofobico e soffocante, oltre al fatto che voleva guardarlo in faccia mentre gli parlava.
Marco guardò le ante e diamine, da quanto era rimasto rinchiuso in quella stanza che era diventata il suo guscio? Ore, giorni?
《Si, scusa》
Finalmente i raggi caldi illuminano tutta la stanza, mostrandola completamente.
Il castano si stupì di vedere la figura cupa, completamente diversa dal Marco sorridente che conosceva.
Sembrava invecchiato di colpo o che comunque gli fossero state risucchiate tutte le energie, rimanendoci solo l'involucro secco.
Gli occhi erano gonfi, nonostante avessero versato tutte le lacrime, di cui rimanevano i segni lungo le guancie.
Il viso magro e spento, accentuato dal bulbi scuri, incavati.
Era doloroso vederlo in quello stato, come quando lo vide piangere davanti a loro.
Avanzò e si sedette accanto a lui sul materasso soffice con un sospiro, si voltò verso Marco che aveva la sua completa attenzione.
《Perchè sei venuto, Eren?》
《Bè...non so da dove cominciare...》si grattò il capo, titubante《Perchè...devo dirti una cosa》
《So già tutto》non voleva ripercorrere il racconto su Jean, non intendeva sentire nulla al riguardo.
Perchè girare ancora il dito nella piaga? Allora aveva fatto male a farlo entrare?
Mille di queste domande si affolarono prepotenti nella sua mente, avendo la sensazione che potesse esplodere.
《No ...non riguardo la sua morte...cioè anche》
Marco fece qualcosa che Eren mai si sarebbe aspettato: cambiando l'espressione da pacata a truce, si era alzato, gridandogli contro.《Cosa vuoi eh? Jean è morto, si! Cosa volete da me? Si, non riesco farmene una ragione! Non ce la faccio! E non potete dirmi 'Passerà' perchè qualcosa che ha fatto parte in maniera importante della tua vita non può scivolare via!》
In un solo fiato si ritrovò a sputare fuori delle cose che teneva dentro, un groviglio di pesi e incertezze.
Eren spalancò gli occhi incredulo.
Marco aveva il fiatone. Pensava che questo lo avrebbe reso più leggero, ma rendendosi conto dell'espressione sconcertata dell'amico si sentì male e basta.
《Non ti ho detto nulla di tutto questo》risponde, dando forza alle sue parole con il contatto visivo.
Calò il silenzio per un minuto circa dove Marco stava realizzando che Eren non era un nemico da attaccare, ma qualcuno che voleva aiutarlo, come gli altri con le visite, nei giorni precedenti.
《Ti chiedo scusa, ero...ero fuori di me》
《Infatti, io non ti riconosco più...》sussurrò, temendo per un attimo un altra reazione esplosiva.
《La cosa che mi fa paura è che nemmeno io mi riconosco》sussurrò tornando alla quiete dopo la tempesta, risedendosi sul materasso.
Eren fu colpito dalla sua umiltà, e pensò che grazie alla maturità acquisita ora non avrebbe reagito allo stesso modo impulsivo, da ragazzino, ma sarebbe rimasto ad ascoltare.
《È la sua morte che ti ha ammazzato》
《Si, penso di si. È indescrivibile il senso di vuoto che si prova. Tipo...incompleti》abbassò lo sguardo al pavimento in legno, vergognandosi per un attimo di aver rivelato qualcosa di così personale.
《Si, non possiamo saperlo, hai ragione, nemmeno potremo mai resuscitarlo, ma ecco...c'è qualcosa che Jean mi ha detto alla partenza dell'ultima missione》
Il moro si voltò di scatto verso lo sguardo serio di Eren, come un meccanismo che si muove all'improvviso.
《Cosa?》
《Lui ti ha fatto una promessa, di tornare da te sempre e comunque》
Si sentì colpito sul suo nervo scoperto, riafforando momenti particolarmente belli e idilliaci, intimi.
Si sentì violato in qualcosa che all' interlocutore non apparteneva.
《C-come lo sai?》avvampa, con un tono leggermente secco.
《Me lo ha detto Jean...cioè non è andato nello specifico, ma voleva che rispettasero le sue volontà》
Marco chiuse gli occhi, li strizza un pò, stanco 《Tanto non l'ha mantenuta. Lui ...》 un singhiozzo lo bloccò.
《Ascolta...》 gli poggiò una mano sulla spalla 《Non so perchè lui me lo abbia detto alla partenza dell'ultima missione, forse aveva la sensazione che sarebbe morto e io, data la mia natura shifter potevo tornare qui in ogni caso. Per questo mi ha detto: "Se non verrò divorato o rimanesse di me una parte, portatela a Trost e sepellitela in cimitero. Mi basta una lapide con nome e cognome. Voglio che abbia un tomba dove possa piangere.
Se così non fosse devi portare una lettera a Marco. Ci sono scritte delle cose...importanti. Ti prego, sei l'unico che posso chiederlo, per via di quella specie di immortalità che hai e sono sicuro che non verrà persa.
Voglio mantenere una promessa, non so per quanto a lungo potrò vivere ancora"》
Marco si portò una mano sulla bocca incredulo, il cuore palpitò in petto. Questo voleva dire che aveva fatto tutto quello per dimostrargli che il suo giuramento sarebbe sopravvissuto alla morte.
Che non l'aveva dimenticato, era stato sempre nei suoi pensieri.
Questo non avrebbe aggiustato il suo animo a pezzi, ma si sentiva un pò più in pace, davvero, stavolta.
《Sono venuto a portarti la lettera, ho avuto rispetto per entrambi e non so cosa ci si scritto dentro. È solo tua》
《Un attimo》lo fermò con un cenno della mano《Ma Jean è morto dissanguato, ma intero, quindi lui è...》
《Al cimitero di Trost, Marco》
Le lacrime che pensò di aver esaurito dopo le giornate passate a maledirlo per averlo lasciato, ora ricadevano nuovamente, singhiozzando, chinandosi un pò in avanti.
Fu sconvolgente, disarmante.
Quando pensava che mai avrebbe potuto onorarlo se non ricordando l'ultima volta che l'aveva incontrato; ora sapeva che almeno poteva inginocchiarsi e avere la sensazione che non l'avesse mai lasciato.
Eren istintivamente gli diede qualche pacca di sostegno, anche un pò preoccupato.
Fino a quando, alzando lo sguardo, ne vide uno sereno. Nonostante bruciasse ancora, Marco stava facendo i primi passi per accettarlo. Sarebbe stata dura, lo sapeva, ma ora ne era certo: Jean lo aveva amato fino alla fine.
《Questa è tua》
Gli porse il foglio che titubante Marco prese, quasi incerto che potesse esistere.
Erano le sue ultime parole, impresse su carta, un ultimo contatto con il
suo amore, ormai perduto.
《È giusto che tu ora resti solo》
Si alzò, con un cigolio di sottofondo
《Quell'idiota sarà fiero di me ora, che può riposare in pace, a casa》
Continuò Eren, avanzando verso la porta, mentre Marco la portava al petto, sul cuore.
Il castanò arrivò alla porta e stava attraversarla, ma una voce lo fermò.
《Eren?》
Questo sì voltò verso la finestra.
Un uomo era tornato a sorridere, seppur malinconico.
《Grazie.》
Non rispose, non a parole almeno, semplicemente Eren fece un cenno e velocemente uscì dalla porta, quasi in lacrime per commozione, che vennero subito asciugate: era un uomo, non voleva piangere.
Ma l'amore tra Jean e Marco era stato così puro e eterno che avrebbe distrutto qualsiasi barriera. Impossibile non rimanerne colpiti.
《Non c'è di che, Marco》sussurrò prima di scendere le scale.

Con mani tremanti Marco aprì i lembi del foglio, stropicciato, dove vi era la calligrafia disordinata -molte frasi cancellate e riscritte, capendo quanto tempo ci aveva pensato su- in un corsivo frettoloso.
Non sapeva se avrebbe avuto la forza per leggerlo, di rendersi conto che dopo quelle parole avrebbe dovuto continuare a vivere con il suo ricordo e accettare che non l'avrebbe più abbracciato a ogni ritorno, non l'avrebbe più baciato, goduto di quella felicità.
Prese un grande respiro per raccogliere tutte le forze e iniziò a leggere.
"Marco,
Se leggerai questa lettera significa che non ci sono più"
Fu un colpo durissimo. Marco era consapevole che fosse la realtà e conosceva la schiettezza del compagno, ma scritto così, nero su bianco, lo faceva stare peggio.
"Lo so, sono stato troppo diretto, ma è il solo caso in cui tu la possa leggere.
Sperando di vivere altri cento anni per poter tornare da te, voglio dirti..."
E poi altre frasi che non si leggevano, probabilmente aveva pensato tre modi diversi per esternare i suoi sentimenti ma per lui non ne andava bene nessuno.
Si ritrovò a sorridere comunque, trovando tenera questa caratteristica
"...che farò di tutto per restare al tuo fianco e spero che questa lettera non ti arrivi mai"
《Oh Jean...》 mormorò, accarezzando i caratteri delicatamente.
"Ma la morte non si può evitare, solo rimandare e forse fino ad oggi sono stato fortunato.
Non è facile per me scrivere questa lettera, sai, parlare di queste cose tristi un ora prima di partire per la missione, mentre fino a due ore fa mi sono svegliato accanto a te. Dormivi, beato e non ho voluto svegliarti.
Già mi sento male al pensiero di ripartire"
Arrossì immaginando il biondo osservarlo nel sonno, contemplandolo, chissà quanti baci gli avrà dato e nemneno se ne era accorto.

Ne fu contemporaneamente intenerito e anche distrutto.
Ora che non potrà più riceverli si sente di aver sprecato un' occasione.
"

Là fuori è un inferno, non saprò cosa succederà, e nemmeno se riuscirò nel mio intento, spero di si, non voglio che pensi me ne sia andato senza aver dato fede al patto che ci lega.
Comunque...sto divagando.
C'e un motivo se ti scrivo: se io sarò morto tu starai male, perchè tra i due è quello che ha donato molto, (...non che io non l'abbia fatto, ma ecco...in maniera diversa) al nostro rapporto e ammetto che ho paura.
Temo che tu perda il sorriso, ti chiuda in te per il troppo dolore, senza forze."
Strinse la lettera tra le dita formando altre pieghe alla carta già vissuta, tremando. Jean aveva capito tutto di lui.
Ha paura di non riuscire a continuare a leggere, sapendo quando fosse stato capace con poco di scrutargli l'anima.
La distende di nuovo, titubante.
"Non voglio.
Eren farà in modo di rispettare le mie volontà con questa lettera e la sepoltura (se mai ne avrò una) del mio corpo, ma tu devi rispettare la volontà più importante: continua a vivere, essere il Marco che amo, a donare i sorrisi che tanto apprezzo.
Anche se è difficile, ti prego, toglierti la vita non ti darebbe dignità. Se devi morire, muori lottando.
Io non so se ci sia una vita dopo la morte, se ti vedrò mentre svolazzo chissà dove. In ogni caso, vivi anche per me. Voglio essere il motivo per cui tu riscirai ad andare avanti.
Ogni volta che penserai che ti ho lasciato, abbandonato e senza speranza, rileggi queste parole e ti renderai conto che non me ne sono mai andato.
Avrei voluto passare molto più tempo, ho rimpianti di tante cose importanti che avrei dovuto dirti, tanti 'ti amo' che per il mio stupido orgoglio non volevo ammettere. E ora che il tempo è scaduto non ne ho più la possibilità.
Io non credo che ci rincontreremo, quindi se la mia vita dovesse finire e basta, volevo dirti Grazie.
Grazie per essermi stato accanto nei nei momenti belli ma anche in quelli brutti;
Grazie di avermi dato la forza;
Grazie per aver trovato il meglio in me quando nemmeno io credevo di averne una briciola;
Ora tocca a me aiutare te.
So che con la mia morte e queste parole forse non sarà così, ma voglio sperare che ti sproni a dare del tuo meglio per gli altri, come hai fatto con me.

Tuo, Jean"

Rimase senza parole.
Si rese conto che fino ad allora era stato un' idiota, così preso a piangere un lutto che Jean non voleva.
Quello nei giorni appena trascorsi non era stato il Marco che Jean amava, si era arreso.
Doveva vivere per entrambi e continuare a portare nel cuore il suo immenso amore.

Poggiò un mazzo di rose rosse su un cumulo di terra.
Si fermò e chinò leggendo il nome scolpito, sottile.
《Jean, lo sai?
Ho provato a farmi forza e speravo che non fosse così difficile.
L'ultima volta che ci siamo visti mi hai detto di fare di te il tuo paradiso.
L'ho fatto, e ora senza di te la mia vita è un inferno》
Si alzò, guardando la lapide liscia

"Jean Kirschtein:
Soldato valoroso morto in battaglia"

《Ma lo faccio per te, me, noi.
La lettera è meravigliosa e avevi ragione, tu sei sempre con me. Ogni volta che penso di non potercela fare, la leggo.
E magari chissà, già lo sai...》
Sorrise malinconico, ripensando alle parole scritte. Forse, un piccolo Angelo biondo sorrideva fiero di lui.
《Grazie, Jean, per tutto.
E potrà sembrarti irreale ma voglio credere che eravamo in qualche modo legati dal destino, per sempre.
Voglio credere che ci rivedremo un giorno, Jean》

~~~~
Angolo autrice: questa ff è stata un parto! Oltre a essere super angst (ho pianto pure io!) L'ho finita alle 3:30 di mattina per quanto ero ispirata!
♡♡♡♡
Beh spero che vi piaccia!
Spero che i personaggi come li ho sviluppati vi soddosfino Non so se tutti siano IC spero di si, nonostante la trama sia diversa da quella canonica.
Ho corretto più volte, ho fatto varie revisioni ma qualche cosa potrebbe essermi sfuggita, siate clementi ^^
In ogni caso i consigli gentili sono ben accetti!

Alla prossima!

{Revisionata il 25/03/17}

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