Scappata dall'Inferno [IN REV...

By Lagharta

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Si può scappare da un destino che non ci appartiene? More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 20
Capitolo 21
capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
ΨAvvertenze♰
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Venia
Capitolo 36
Capitolo 37
- Angolo scrittrice -
Capitolo 38
Capitolo 39
- Angolo libro -
Finale?
Sorpresa!

Capitolo 19

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By Lagharta


<< Lucifer. >>

Il Signore si ferma ad un soffio da me continuando a fissarmi stizzito, trattengo quasi il respiro e indurisco il mio sguardo dando prova della mia non più paura.

<< Torah. >> risponde però lui, aprendosi in un lieve sorriso e girandosi verso la donna che prima era in stanza con me.

<< C'è un problema coi piani inferiori. >> la vedo posare gli occhi su di me per qualche secondo, apparendomi preoccupata, e guardare poi di nuovo l'uomo.

<< Mhmm, da quando ti interessano tanto i miei problemi? >> chiede avvicinandosi a lei.

La donna deglutisce, ma decide di affrontarlo << Ripeto: c'è un problema ai piani inferiori. >> insiste; i tre esseri incappucciati si girano verso di me e dai versi che odo sembrano che mi stiano quasi odorando.

Li vedo voltarsi verso il Signore, come lo chiama Beliel, e bisbigliare qualcosa.

<< Beliel. >> improvvisamente l'uomo parla, facendomi fare un piccolo sobbalzo.

<< Mio Signore. >>

<< Portala nella sua stanza, voglio che Sheol sia ben sorvegliata. >>

<< Sarà fatto. >> annuisce il ragazzo, stringendomi forte il braccio tanto da farmi assottigliare gli occhi, e mi ritrascina via; l'ultima cosa che vedo prima che le porte possano chiudersi è l'uomo dal lungo abito nero che chiama a sè Torah.

<< Cammina. >> mi spinge Beliel con la solita delicatezza davanti a sè.

<< Che maniere! >> lo lincio con lo sguardo mentre rifacciamo la solita strada o almeno credo, al contrario.

<< Certo che ne hai di fegato ragazzina. >>

<< Di sicuro non sono una codarda come te. >>

Beliel se la ride da bravo ragazzo logorroico che è << Pensi seriamente che il mio atteggiamento sia frutto di codardia? >>.

Appena incrocio il suo sguardo scatto sugli attenti mettendo una mano al petto, ritrovandomelo vicino << Sei per caso fatto d'aria? >> sospiro e continuo a proseguire per i lugubri corridoi.

<< Non mi hai risposto. >> sbuffo.

<< Dovrei? >> chiedo inacidita mentre finalmente ce ne usciamo da questo labirinto oscuro.

<< Sì, visto che hai davanti un essere superiore a te. >> scoppio a ridere sentendolo e mi permetto di dargli qualche pacca sulla spalla.

<< Oltre che codardo sei pure ironico, fantastico, wao! Davvero! >>.

<< Sì. Davvero simpatico. >> sento una forte pressione alla mia spalla che mi obbliga a voltarmi e il mio corpo viene spinto verso una nera colonna di marmo, sbatto la testa contro essa e chiudo gli occhi dalla fitta.

<< Pensi veramente di essere nella posizione per poterti comportare così? >> e sul mio collo sento il fiato di Beliel bruciarmi la pelle, apro gli occhi e lo vedo vicino a me. Molto vicino.

<< In questo momento per te stare qui è come nuotare in acque profonde, senza via d'uscita, senza aiuto. Sola, completamente sola. Io sono quelle bollicine che ti circondono e che non puoi afferrare ma ci sono. Bolle d'acqua nera che ti avvolgono e ti sopprimono fino a soffocare, fino a vederti arrampare verso una superficie che non c'è. Qui non riemergi, qui affondi e indovina chi sa nuotare in questo mare? >> Riesce a farmi mancare l'aria, come se stessi veramente annegando in acqua.

Sì, ha ragione. Lui è molto più forte di me e potrebbe distruggermi quando vuole e preferisce. Devo smetterla di comportarmi così.

Cerco solo guai.

Mi parla strofinando le labbra sulla mandibola, assaggiandomi prima di inghiottirmi in un sol boccone e questo causa in me altri mille brividi che mi ricordano di dover respirare.

<< Codardia? Non so cosa sia. Rispetto? Sì. >> conclude il tutto staccandosi da me, guardandomi dall'alto con le mani nelle tasche dei suoi pantaloni.

Annuisco e mi massaggio la spalla abbassando il viso.

<< E magari inizia pure tu a fare come me. Porta rispetto al Sovrano degli Inferi. >> rialzo gli occhi e lo guardo stupita.

<< Non dirmi che non c'eri arrivata? >>

<< Io... >>

<< Per tutte le fiamme dell'Inferno... Il nome Lucifer non ti sapeva di niente? >>

<< Io conoscevo solo nomi comuni come: Diavolo, Satana.. >> ammeto intimorita e al tempo stesso ignorante in materia.

Beliel trattiene una delle sue grosse risate << Che razza di Chiave hanno scelto. >> sospira e va verso la porta che conduce ad una stanza.

Credo che questa frase mi abbia offesa in qualche modo.

Entro nella camera, che Beliel mi apre per poi udire la porta sbattere alle mie spalle.

Qui dentro è tutto così buio e freddo.

Reiyel, riportami in Paradiso, chiama di nuovo il mio nome e fammi trovare la via del ritorno. Voglio sentire ancora una volta il tuo caldo e dolce tocco ed annegare nei tuoi limpidi occhi blu per l'eternità.

Tra mille pensieri che posso solo sognare di raggiungere, mi getto sull'enorme letto affondandoci il viso e non aprendo più gli occhi; voglio immaginare di essere ancora traa quelle bianche nuvole cotonate, di giocare con i bambini, di passeggiare vicino al lago di petali con Azazel e di stare con Reiyel sulla scalinata.

Ma il mio desiderio non può essere realizzato, è come chiedere di lanciarmi una corda per arrampicarmi sulla Luna: impossibile.

"Solo tu hai le ali giuste per volare."

Perché Caliel continua a ripetere questa frase? Insomma non sono un angelo o un uccello.

Mi rigiro tra le coperte fino ad arrivare a mettermi a pancia in sù e fissare il soffito, il quale è molto particolare. Su esso c'è dipinto un cielo stellato con un sole. Mi siedo sul letto e continuo a fissarmi le figure.

<< Illuminerai l'oscurità. >>

Mi giro subito verso la provenienza della voce che ha parlato e noto con mia grande sorpresa Alef, mi sistemo meglio i veli del vestito e scendo giù dal letto << Non ti ho sentita entrare. >>.

Alef mi guarda con la sua solita aria di superiorità e si avvicina con passo elegante << In ognuna delle nostre camere c'è un disegno diverso, che da significato alla persona che occupa quella stanza. >> la donna si siede su un divanetto, continuando a spiegare.

Rimango immobile e ferma sul posto << Io però non so cosa significa. >> ammetto tornando a fissare il soffitto.

<< Te l'ho appena detto sciocca. Illuminerai l'oscurità. >> sentendola dire così mi giro nella sua direzione.

<< Come lo sai? >> a quella domanda la sua espressione cambia terribilmente da serena ad addolorata, come se avesse perso qualcosa a lei più caro.

<< S-scusami... Non volevo. >> dico mortificata, non sapendo cosa nella mia frase l'abbia fatta reagire in quel modo.

<< Figurati... Nemmeno io so spiegarmi come ci riesco, deve avere a che fare col mio passato. >> si stringe nelle spalle con aria malinconica.

<< Non ricordi? >> chiedo avvicinandomi, ma forse sono troppo invasiva. Non ha una bella cera.

<< Io, a differenza di voi altre, ricordo come sono morta ma non ho memoria della mia vita. >> rimango basita da questa rivelazione, tanto da non rendermi conto di essermi seduta accanto a lei.

<< Com'è possibile? >> domando ancor più curiosa ma al tempo stesso egoista.

Non sono cose che mi riguardando ed è un argomento delicato ma... Non riesco, voglio sapere.

Alef si passa una mano tra i suoi corti e morbidi capelli, voltandosi verso di me dopo aver preso un grande respiro << Stavo camminando in strada fino a quando un uomo mi ha chiesto aiuto. Voleva che lo aiutassi a scaricare dei bagagli dalla sua automobile, diceva che l'età si faceva sentire e aveva dolore alla schiena. Così ho accettato ma quando sono salita su quella macchina non ne sono più scesa. >> la vedo bloccarsi come se stesse rivivendo quell'attimo << Mi hanno copito alla testa con qualcosa e sono svenuta, dopo non so quanto tempo mi sono risvegliata trovandomi sopra ad una specie di altare con attorno delle persone che non riconoscevo. Continuavano a dire strane parole e quando una di loro mi ha visto sveglia mi ha ricolpito alla nuca, di nuovo. Dopo di che mi sono risvegliata su, in Paradiso. Molti angeli furono miei amici, in particolare uno: Mikael. Lui era sempre gentile e c'era per qualsiasi evenienza, passavo molto tempo con lui. Un giorno volette pure insegnarmi a suonare il suo strumento musicale preferito. >> sorride dolcemente ed io non posso fare altro che lo stesso.

Sta parlando dell'Arcangelo e questa storia mi sta piacendo, sono curiosa di sapere di più sul loro rapporto.

<< Quale strumento? >>

<< Il violino. Dovevi vedere com'era bello, completamente bianco e la sua musica era miele per le mie orecchie, delicata come il tocco di una piuma su di uno specchio d'acqua. Solo lui poteva creare melodie simili. >> sospira abbassando il viso verso il basso << Ovviamente non era tutto pace e fiori là o almeno per me. Col passare dei giorni mi accadevano cose al quanto bizzarre, che ad un anima pura non dovevano succedere. Fino al giorno del giudizio. Tutti i Grandi dei Cieli decidettero che il Paradiso non poteva essere il mio posto. >> .

<< E Mikael? >>

<< Lui, tra tutti gli Arcangeli, fu l'unico a ribellarsi di quella decisione. Non accettava il mio destino e fece di tutto pur di tenermi con sè. >>

<< Cosa successe? >>

<< Ahimè, il Paradiso stesso iniziò a rifiutarmi, fino a provocarmi del male. >>

Non posso crederci. Anche in Paradiso può infliggere dolore come l'Infero.

Queste due sponde si somigliano più di quanto immaginavo.

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