Guardian - il fascino del pro...

By Selhene

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Aurora è troppo impegnata a proteggere l'umano che le è stato assegnato per accorgersi che il nuovo arrivato... More

Prologo
1 Simon
2 - Aurora
3 - Simon
4 - Aurora
5 - Simon
6 - Aurora
7 - Simon
8 - Aurora
9 - Simon
10 - Aurora
11 - Simon
12 - Aurora
13 - Simon
14 - Aurora
15 - Simon
16 - Aurora
17- Simon
18 - Aurora
19 - Simon
20 - Aurora
21 - Simon
22 - Aurora
23 - Simon
Intermezzo
24 - Aurora
25 - Simon
26 - Aurora
27 - Simon
28 - Aurora
29 - Simon
30 - Aurora
31 - Andrea
32 - Aurora
33 - Simon
34 - Aurora
35 - Andrea
36 - Aurora
37 - Andrea
38 - Aurora
39 - Andrea
40 - Simon
41 - Aurora
42 - Andrea
43 - Aurora
44 - Simon
45 - Aurora
46 - Simon
47 - Andrea
49 - Aurora
50 - Simon
51 - Aurora
Epilogo
Speciale: Guardian II - Gli angeli non muoiono mai
Speciale: Guardian II
Speciale: Guardian II
Speciale: Guardian II
Aggiornamento
DLIN DLON
Info: Scheda linkS
#151 in fantasia
Absinthe

48 - Aurora

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By Selhene


Dopo esserci accordati per bene e dopo aver preso le nostre decisioni grazie all'aiuto di Simon, raggiungemmo le nostre auto diretti verso la sua vecchia abitazione.

Io, Agàte e Simon salimmo sulla mia Netty. Antonello, Arabella e Alejandro presero l'auto di Agàte, quanto ad Adriano, era rimasto, controvoglia, a tenere la situazione sotto controllo in casa, per fare compagnia a Cristina e proteggerla da eventuali visite spiacevoli.

La povera ragazza dal canto suo sembrava essere piuttosto spaesata. Da ignara e povera umana non capiva per quale motivo tutti quanti avessimo lasciato la casa di gran fretta, compreso anche il suo ragazzo. Sperai almeno che non nutrisse gelosia nei miei confronti.

"Gabriele, devi prendere l'auto e far finta di andare da solo", lo istruì Simon.

Il mio protetto annuì, era bianco in viso e i suoi occhi erano cerchiati da ombre scure. Sembrava a dir poco sconvolto.

"Tranquillo Gabry ci siamo qui noi!", lo incoraggiai stringendolo in un abbraccio prima che salissi in auto.

Partimmo e lasciatoci il cancello di casa mia alle spalle iniziai ad essere presa da un inspiegabile angoscia.

Chissà cosa faceva in quel momento Andrea, non l'avevo più visto né sentito da quel pomeriggio, eppure ero tanto dispiaciuta per il modo in cui l'avevo trattato.

Proseguimmo in silenzio senza che nessuno in auto dicesse una parola. Agàte era al posto di guida, io in quello del passeggero e Simon dietro di noi. Lo sentivo giocherellare con un ciuffo dei miei capelli e sembrava essere un po' nervoso anche lui.

Ripensai alla proposta che aveva appena fatto ad Agàte e che lei poco prima aveva accettato. Poteva essere veramente possibile che io diventassi umana? Una normale, ignara, comune mortale?

Non riuscivo nemmeno a immaginare una vita con Simon al mio fianco, magari con dei bambini, avere una famiglia normale...

I miei pensieri furono interrotti dalla voce di Simon.

"Siamo arrivati", annunciò. "Accostiamo qui, è meglio se rimaniamo lontani".

Agàte ubbidì, stranamente senza lamentarsi.

"E adesso che si fa?", chiesi.

"Qualcuno dovrà andare a sorvegliare da vicino la situazione", asserì Agàte concentrata fissando Simon.

"Non è il caso che vada lui...", intervenni, "potrebbero riconoscerlo. Vado io".

La mia insegnante mi fissò con incredulità. Parve voler obbiettare ma poi accettò la mia proposta.

All'istante mi tramutai in una colomba sotto lo sguardo carezzevole di Simon.

Lo guardai per un attimo storcendo la mia piccola testa, poi Agàte abbassò il finestrino per permettermi di volare e così mi fermai sul cofano dell'auto di Gabriele per dargli il via libera.

Lui comprese. Capì che era arrivato il suo momento e mentre scendeva per suonare il campanello io andai a poggiarmi sul davanzale della finestra illuminata e guardai all'interno indisturbata. In quello stesso momento uno scoiattolo bianco mi affiancò.

Ero sicura che fosse Arabella, quell'esile scoiattolino aveva molto di somigliante alla precedente ragazza magra e snella con i suoi lunghissimi capelli biondi.

Appena dietro di noi, nascosti tra i cespugli del giardino scorsi le fauci di una tigre bianca e la lunga coda sbatacchiante di un grosso e imponente gatto del medesimo colore. Capii che doveva trattarsi di Antonello e Alejandro.

Rivolsi poi la mia attenzione all'interno della casa là dove tutto si stava svolgendo.

Vidi Gabriele fare ingresso e salutare gli altri Kelsea, poi Logan lo invitò cortesemente a sedergli accanto e detto questo lo vidi scambiarsi alcune occhiate con gli amici.

Il frastuono dello stereo acceso copriva il suono delle parole ma poi ad un tratto uno dei Kelsea dai capelli corti neri e gli occhi verdi abbassò il volume.

"No, Denis, perché? Lascia stare quella canzone!", protestò Logan.

"Basta mi sono stufato", lo apostrofò quello che doveva essere Denis spegnendo lo stereo di tutto punto.

Logan sbuffò, "Fa come ti pare, amico".

Gabriele a quel punto fece la sua domanda a Logan. "Come mai mi hai chiesto di venire con urgenza?".

Lui lanciò un'occhiata all'altro Kelsea seduto con le gambe poggiate al tavolino, non sapevo ancora come si chiamasse.

"Io e i miei amici volevamo festeggiare un po', così ho pensato che ti avrebbe fatto piacere partecipare", sghignazzò.

"Un po' di vino, un po' di musica...", completò Denis per Logan.

"Già...", proseguì l'altro accanto a quello che aveva parlato, "perché non portavi la tua ragazza? Ci scommetto che si sarebbe divertita anche lei!".

"Lei... lei aveva da fare con la sua famiglia per oggi, non è potuta venire".

Logan storse la bocca in un sorriso maligno. "Non fare caso a Bill, lui pensa sempre alle ragazze!", indicò quello al fianco di Denis. Era un Kelsea moro, i suoi capelli erano pettinati in una cresta terminante con un ciuffo sulla fronte. I suoi occhi erano neri e il viso minaccioso era lineato da un ghigno divertito. Portava un piercing al naso, un piccolo brillante scuro. Indossava dei pantaloni neri stretti e una canotta nera e rossa con dei polsini sulle braccia scoperte. Tra l'indice e il medio teneva una sigaretta alla quale ogni tanto si concedeva di dare un tiro.

L'altro invece era seduto di spalle alla finestra. Non lo vedevo, vedevo solo spuntare dal sotto il cappellino che indossava dei dreadlocks castano chiaro.

"Beh, in effetti...", cominciò Logan, "se ti ho chiamato un motivo c'è. Volevo...farti una proposta". concluse con un sorriso sghembo e furbesco.

Gabriele sembrava visibilmente agitato. Fissava spaesato Denis e Bill che si prendevano a pugni per gioco.

"Ehi, ehi, calma amico, ti danno fastidio loro?", gli chiese Logan indicando i suoi amici che sembravano aver voglia di scherzare tra loro alla grande. "E voi finitela di fare i cretini!", li apostrofò torvo. Tornò in seguito a concentrare l'attenzione su Gabriele.

"Sai, l'altro giorno mi chiedevo se... ti piacerebbe essere immortale". Sorrise.

Gabriele, al quale avevamo raccomandato di recitare e fingere di non sapere nulla assunse una vaga espressione stranita.

Bravissimo... così! Pensai soddisfatta.

"Okay, forse starai pensando che io farnetichi, ma in realtà... io avrei davvero molto da offrirti, sai? Guarda loro... sono così giovani da... duecento anni, trecento? Taylor ha quella faccia da circa novant'anni", concluse divertito.

Gabriele continuò a fingere di non capire.

"Ti starai chiedendo perché ti stia dicendo queste idiozie, in realtà è la pura verità Gabriele. Ho sempre pensato che tu potessi diventare uno di noi, uno della nostra cerchia. Ti ho sempre guardato da lontano... sei bello, ricco, le ragazze ti adorano, hai la faccia da bravo ragazzo, ma sotto la superficie so bene che desideri di più, e io, in questo momento ti sto offrendo l'immortalità, non è magnifico?".

Gabriele lo fissò con finta sufficienza. "Sei ubriaco, stai farneticando". Provò ad alzarsi ma Logan lo prese per un braccio e lo fece risedere.

"No, certo che non farnetico. Io, sono qualcosa contro cui tu non puoi metterti, Gabriele, sono un demone, e potresti esserlo pure tu, se solo lo volessi".

Certo come no, Gabriele, potresti essere dannato per sempre... pensai con disprezzo.

Gabriele rimase vagamente stupito. Forse ancora non lo credeva possibile sebbene lo avesse avuto ripetuto più volte, udirlo con le proprie orecchie gli fece un certo effetto.

"E come lo dimostri?", chiese falsamente scettico.

Logan sorrise, poi si alzò in piedi e in quel momento mi chiesi se non fosse simile a Simon quando si trasformava, e infatti lo era.

I suoi occhi parvero diventare più scuri e abissali, il blu delle iridi era scomparso, al suo posto era comparso un grosso puma color sabbia. Era enorme, quasi più grosso di Simon. Mi fece paura quando i suoi occhi da predatore si puntarono alla finestra. Io e Arabella corremmo al riparo per nasconderci. Poi Logan tornò l'umano di sempre.

Gabriele manifestò un certo stupore.

"Allora?", chiese quello che si chiamava Denis, "Che te ne pare?".

Il mio protetto boccheggiò. "Anche voi lo siete?", chiese, sembrava più impaurito che entusiasta.

"Sì...", rispose Logan, aveva percepito la sua paura, "ma non devi temerci, ti stiamo solo chiedendo se vuoi essere come noi, se vuoi stare dalla nostra parte".

"Perché, se scegliessi di non stare con voi con chi dovrei stare?", chiese con finta curiosità.

Parlò Bill, fumava ancora la sua sigaretta e dondolava un piede nervosamente.

"Saresti dalla parte delle pappemolli. Gli Angioletti tutti perfetti e santerellini. Essere Angeli è una noia mortale, una tale schifezza. E poi cosa c'è di più bello di trascorre la propria vita nello sballo più totale? Trasgredisci regole, osa, sempre, e se qualcuno ti ostacola, toglilo dai piedi", sorrise.

"Dalle nostre parti potresti essere un divo. Prendi le demoniette...", sorrise, "A Kelsan ce n'è qualcuna che vale la pena conoscere. Sulla terra non esistono ragazze così disinibite!".

Gabriele continuò ad ascoltare perplesso. "Chi sono gli Angeli?", chiese.

Logan fece una smorfia di stizza. "Quella specie di sfigata, Aurora, hai presente?", chiese.

Dentro di me una vocina protestò. Se in quel momento avessi potuto strangolarlo l'avrei fatto volentieri. Sfigata a me?

Gabriele annuì.

"Allora che dici amico? Sei con noi?".

Il mio protetto rimase in silenzio.

"Guarda che non si torna indietro", sentenziò quello con i dreadlocks.

"Già", intervenne Denis, "Taylor, ha ragione, se scegli noi avrai il nostro favore...".

"Diversamente...", intervenne Bill, "Chissà che ti potrebbe succedere...", il suo sguardo tenebroso si fece minaccioso.

"Mi spiace ma non posso accettare!", concluse Gabriele spaventato.

Io dentro di me esultai e mi preparai ad intervenire. Appena l'avrebbe confermato altre due volte Logan avrebbe perso i suoi poteri. Un Kelsea in meno da combattere.

Logan saltò sull'attenti come se avesse ricevuto una scarica elettrica. "Cosa?". Gli si fermò davanti e lo gelò con lo sguardo.

"Ho detto... NO!", infierì Gabriele. Le narici aperte, sembrava determinato a dare la sua risposta.

Logan iniziò a tremare visibilmente mentre gli altri si preparavano a intimorire Gabriele per proibirgli di pronunciare un'altra volta la frase che avrebbe portato il loro amico alla rovina.

"Sai che se non starai dalla nostra parte ti uccideremo, vero?", disse Denis con una maschera d'odio al posto del viso. "Così forse sono stato più chiaro...".

Gabriele rispose di sì con la testa. "A me non interessa. Io non sto con voi e non ci starò mai. Non voglio essere come voi".

E fu quella la frase che fece scoppiare il finimondo. Mentre sentivo Logan perdere i suoi poteri il mio corpo cominciò a mutare forma, quasi come se rispondesse a una muta chiamata.

Fui presa dalle convulsioni. E presto mi tramutai in Alessi destando l'attenzione di tutti i demoni che stavano all'interno della casa.

Potei sentire il potere di Logan confluire tutto nel mio corpo. Mi sentii invincibile,ma allo stesso tempo qualcosa non andava, perché la mia trasformazione non era stata completa. Inorridii. Le mie ali non erano bianche come erano sempre state, le piume erano diventate nere. I miei occhi rimasero grigi, e sentii un dolore acuto alle labbra, segno che i miei canini superiori avevano aumentato la loro lunghezza.

Non ero pronta a questo tipo di equivoco. Rimasi ferma, imbambolata, senza che sapessi come comportarmi. Ma poi fu un attimo, vidi Taylor prendere Gabriele per la colletta e sollevarlo da terra, perché un prescelto che ha rifiutato di stare dalla tua parte o muore, o rovina tutto quello che in cento anni hai costruito.

"Nooo!", urlai. Mi slanciai contro la finestra e la sfondai. Le mie ferite si rimarginarono all'istante, come se dentro di me non ci fosse solo il mio potere, ma quello di Logan, e soprattutto, quello di Simon.

I miei amici mi furono dietro e in quel momento la battaglia iniziò a essere cruenta.

Mentre Arabella si scontrava con Bill e Antonello era impegnato con Denis io pensai solo al mio protetto.

Lo raccolsi piano tra le braccia, era sconvolto e aveva preso una bella botta visto che era stato scaraventato con forza contro la parete da Taylor.

"Gabriele, tutto bene?", gli chiesi. La mia voce era un'eco. Rimasi sorpresa anche di quello.

"Aurora?", chiese lui. Sanguinava dalla fronte.

"Sì, Gabry, sono io... ti porto subito via. La tua parte ormai è finita, ora tocca a me".

Gabriele sorrise dolcemente. "So che potrai farcela Aurora, ne sono sicuro".

Gli sorrisi e lo presi di peso tra le braccia. Mi fiondai alla finestra.

"Dove credi di andare?" udii una voce alle mie spalle. Poi la mia ala bruciò sulla punta. Urlai e lasciai cadere Gabriele per terra.

"Fuggi!", dissi al mio protetto.

Il Kelsea di nome Bill mi fissava divertito. "Davvero credevi che fosse stato così semplice?".

Gemetti dal dolore.

Una tigre bianca si scagliò su Bill ma lui fu più svelto nel mancarla, Arabella intanto era intenta a mettere fuorigioco Logan.

Perché Agàte non veniva? Dannazione! E Simon? Che fine aveva fatto lui?

Mi divincolai dalla presa salda di Bill che era stato distratto dall'insistenza della tigre bianca. Mentalmente ringraziai Antonello e provai a raggiungere di nuovo Gabriele.

Le ali mi dolevano, mi sentivo debole ma mi sforzai. Poi udì l'infrangersi di un'altra finestra e un'enorme pantera nera ringhiò contro chi mi minacciava.

"Simon", mormorai.

Logan che era ridotto a uno straccio rimase inibito. "Tu?", esclamò deluso.

"Sì io!", gli rispose lui tornando in forma umana. "Mi hai chiesto di fare una scelta Logan, io l'ho fatta".

Il viso di Logan si rasserenò appena. Mentre la lotta infuriava nella stanza mandando in frantumi tutto quello che ci finiva in mezzo.

"Allora se c'è qualcuno che deve finirmi, quello devi essere tu!", rise sguaiatamente, mentre i suoi occhi azzurri e lucidi ne dimostravano la debolezza. "Tu mi hai addestrato e tu hai il diritto di insegnarmi come si muore, maestro!".

Vidi Simon vacillare, e capii il trucchetto di Logan.

"Simon, è una trappola!", urlai, "Vai via! Porta via Gabriele e scappa, appena arriveranno gli altri sarai spacciato!".

Simon si voltò a guardarmi per la prima volta e vidi dipinto nei suoi occhi lo sconcerto. Capii che era dovuto alla mia strana forma incorporea. "Vai!", piansi. Se fosse rimasto là fermo ancora un po' sarebbe stata la fine.

Vidi Arabella urlare sotto un colpo mirato di Taylor, poi la sua figura si accasciò a terra inerte. "Oh, no!", urlai alzandomi da terra.

Raggiunsi Simon. "Dov'è Agàte?".

"A chiamare Albian, ma finché non verranno dovremo temporeggiare".

"TU NON PUOI RESTARE!", urlai, "Il tuo capo ti farà a pezzi".

"Non mi importa di me, mi importa di te! Porta tu via Gabriele, io mio occuperò di Taylor!".

"NO!", protestai. "È compito mio, non puoi andarci di mezzo tu!".

Simon mi accarezzò una guancia. "Il tuo compito è quello di volere il bene del tuo protetto, vai!".

Quella frase mi convinse. Raccolsi Gabriele da terra, era stordito e non stava per niente bene. L'avrei portato a casa e dopo sarei tornata a combattere. Non mi importava di morire, ma non avrei sopportato di lasciare Simon da solo.

Mi fiondai alla finestra e stavolta nessuno me lo impedii. Con l'ala dolorante decisi di proseguire in volo, anche se ci fosse stato il rischio di essere intercettata da qualche Kelsea almeno sarei stata localizzabile anche dai miei compagni.

Raggiunsi casa mia ma mi accorsi che tutte le luci erano spente. Allora bussai per vedere chi vi fosse in casa la porta si aprì quasi all'istante.

Se avessi avuto un cuore in quel momento, credo che sarebbe esploso. Il terrore mi paralizzò e non riuscii più a muovermi. Che ne era stato di Adriano? E di Cristina?

Adesso sì che ero veramente spacciata, nessuno sarebbe potuto correre in mio aiuto.



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