Insicura (COMPLETA)

By WinterSBlack

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(Vincitrice Wattys2018 Categoria I Contemporanei) "Questa è la storia di una ragazza dal passato difficile c... More

1. La mia vita
2. Il nuovo compagno di scuola
3. Uscire con Jason Forster
4. La ragazza di Arn
5. Tempo
7. Party
8. Sfuriata
9. Uscita tra amici
10. In casa
11. Casa sua
12. La Band
13. La scuola è un campo di battaglia
14. Amica?
15. Scivoloso
16. Nuove compagnie
17. Stomaco
18. Vacanza
19. Giochi
Angolo Autrice
20. Racconti notturni
21. La Casa Stregata
22. Anno nuovo
23. Recita
24. Sfuggire di mano
25. Hakuna Matata
26. Realizzazione
27. Confessioni
28. Avere un ragazzo
28. Dichiarazione
29. Operazione salvataggio cuori infranti
30. Iris Reagan
31. Alla ricerca di un bel regalo
32. San Valentino
33. Errore
34. Segreti svelati e situazioni risolte
35. Lasciare
36. Sul palco per gioco
37. Ansia da palcoscenico
38. Concerto di beneficenza
39. Problemi di comunicazione
40. Boccino d'oro
Special p. 1
Special p. 2
41. Troppo passato per vivere il presente
42. È andata peggio
43. La forza di parlare
44. Stop
Sorpresa

6. Hebe Daniels

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By WinterSBlack

Che schifo. Che schifo. Che schifo. Me ne tornai a casa che stavo peggio di prima. Jason si poteva scordare di farlo nuovamente con me dopo aver infilato quel coso ovunque. Bleh.
Andai a trovare il mio fratellino ammalato perché volevo assolutamente della compagnia. «Ace? Posso entrare» chiesi con vocina premurosa. Nessuno rispose ma entrai lo stesso, notando una specie di bozzolo di coperte sul letto di mio fratello «Ace come stai?» chiesi avvicinandomi al bozzolo «Zhur, una persona malata ha bisogno di dormire» lo sentii brontolare. Divertita gli saltai addosso «Ti amo fratellone» dissi. Ace di liberò dalle coperte «Che ti succede Zhur?» senza accorgermene iniziai a piangere «Se non ti fa schifo abbracciare un malato vieni pure» mi invitò mio fratello premuroso. Non me lo feci ripetere due volte ed entrai sotto le coperte insieme a lui, abbracciandolo forte. Era caldo. «Poi mi cambi le lenzuola.» mi sussurrò facendomi ridere «Lo prometto» «Ora mi dici che ti è successo?» mi chiese dolcemente «Ace... Secondo te sono una troia?» chiesi titubante «Che ti salta in mente Zhur? Sei la sorellina più pestifera e dolce che ci sia» mi sussurrò anche se non aveva espressamente risposto alla mia domanda «Mi comporto da troia però» continuai «Comportati come credi sia giusto. Non credo che io sia la persona più indicata a dirti come fare» disse «Intendi per la storia di Carley?» chiesi. Lui sospirò «Se te lo racconto non dirlo a nessuno, capito? Nemmeno ad Arn» disse serio «Promesso» dissi. Poi iniziò a raccontare.
«Ho conosciuto Carley ad una festa. Era la sua prima festa e si vedeva che era spesata. Come un idiota ci provai con lei ma ricevetti un calcio nelle palle» rise al ricordo «Mi diceva che non era interessata a imbecilli della squadra di football. Ma quella sera ero euforico e stranamente coraggioso, così continuai ad assillarla ed anche i giorni a seguire» ammise «In realtà non mi interessava, volevo solo dimostrare a me stesso che ero capace di ottenere qualsiasi cosa volessi» scosse la testa «Però più tempo passavo con lei, più mi rendevo conto che stavo sbagliando, mentre lei si affezionava a me e viceversa. Una sera successe. Era la sua prima volta e io non lo sapevo. Mi sentivo in colpa e decisi di lasciarla, lei se la prese un casino e non mi parlò più» spiegò in breve «Oh... Però ti piace ancora» lui annuì «Sta ancora con Arn?» «No. Ha dichiarato che sarebbe stata lontano da noi fino alla fine dell'anno, poi si sarebbe definitivamente liberata di noi appena si sarebbe trasferita in America per il college» rispose sospirando «E che ci fai ancora qui?! Vai a conquistarla! Ora!» «Piace anche ad Arn... Non voglio litigare ancora con lui, è vero, sono geloso di lui, ma è anche la persona più importante nella mia vita, è il mio gemello» rispose incrociando le braccia dietro la testa «Ma lei ha occhi solo per te. L'ho notato a cena» ripresi «Con lui non sarebbe felice come lo sarebbe con te. E poi Arn capirebbe, lo so» «No Zhur, ho già ferito Arn abbastanza solamente per il mio orgoglio, non voglio togliergli l'unica ragazza di cui si è innamorato» affermò «Ma non gli togli niente! Carley non lo vorrebbe comunque dopo quello che le ha fatto» Ace strinse la mascella e si voltò dall'altra parte «Se non ti dispiace Zhur, ho sonno e sono malato» mi congedò. Sospirai e uscii da camera sua, sorprendendo Arn ad origliare «Hai sentito tutto?» gli chiesi imbarazzata. «Sì Zhur... Hai perfettamente ragione» mormorò «Sono io quello di troppo tra loro due» disse appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi. Poi si staccò ed andò a chiudersi nella sua stanza. Quella ragazza è finita in mezzo ad un triangolo amoroso tra i miei due fratelli. Visto esternamente doveva sembrare la ragazza più fortunata sulla faccio della terra e invece... Per me era solo qualcuno che stava facendo soffrire i miei fratelli... Oltre che a dividerli. Ma poteva essere la cura solo di uno di loro due. Sospirai e tornai nella mia camera.

Il giorno seguente non riuscivo nemmeno a guardare in faccia Daia, provavo un senso di disgusto incredibile. Probabilmente erano scopa amici da molto tempo. «Che hai oggi?» chiese Daia con il suo solito tono altezzoso e di sufficienza «Ho solo realizzato una cosa» replicai senza guardarla. E dire che mi aveva incoraggiata a conquistare Jason! «Scusate, devo andare.» affermai alzandomi dalla sedia e correndo in bagno. Non potevo continuare così, passare il tempo con Daia mi avrebbe fatto diventare pazza. Era meglio accettare la cosa al più presto. In fondo Daia era più bella e attraente di me. Qualunque ragazzo dotato di occhi avrebbe scelto lei al posto di me. Jason compreso. Probabilmente avevano fatto un accordo in modo da non rovinarsi la reputazione a vicenda e senza legarsi sentimentalmente in modo da poter divertirsi anche con altri. In quel momento uscì da una delle cabine del cesso Hebe Daniels distogliendomi dai miei deprimenti pensieri legati al mio senso di inferiorità. Si portò davanti al lavandino e si lavò le mani. Iniziò a ritoccare il suo trucco pesante ignorandomi del tutto. Poi si voltò improvvisamente verso di me, sorprendendomi mentre la fissavo «Hai bisogno?» chiese con un sopracciglio alzato, con l'aria di essere seccata dalla mia presenza «No!» esclamai troppo in fretta. Lei rimise a posto il mascara nella borsetta. «Hai ragione» mi lasciai sfuggire prima che uscisse dal bagno «Come scusa?» chiese lei mentre si voltava «Hai ragione. Su Daia, su Jason, su di me» dissi spinta da un coraggio che non sapevo nemmeno di avere. Si vedeva che mi tenevo questi dubbi dentro da troppo tempo e li volevo confidare a qualcuno. Il fatto che fosse Hebe quel qualcuno, era solo un caso. «Lo so di avere ragione. Ma dove vuoi arrivare?» chiese lei «Voglio solo... Non lo so. Voglio non essere io. Voglio essere me stessa senza essere giudicata, ma comunque non voglio essere considerata una sfigata soltanto perché sono me stessa e...» «Frena!» mi interruppe lei avvicinandosi «Si può sapere cosa dovrebbe fregarne a me?» chiese lei. Un senso di delusione si impossessò di me. Solitudine, abbandono, rifiuto. Aveva ragione, lei non mi doveva niente. «È che... Lance ha detto che sei una persona molto altruista» mormorai intimidita «Lance dice anche che Harry Potter è Bibbia, che gli asini volerebbero se bevessero la Red Bull, che le sue orecchie a sventola sono simbolo di evoluzione umana, destinata ad imparare a volare» sorrisi immaginandomi il ragazzo a dire quelle cose «Non ascoltare tutto quello che dice Lance» concluse «Quindi tu non sei altruista?» «Non sono una che si lascia approfittare solamente perché è capace di provare pietà» replicò «Stai dicendo che provi pietà per me?» «Ti sto aiutando? Non si direbbe. Ora vorrei tornare in classe ad ascoltare Miss Cardigan in una delle sue teorie filosofiche sul mondo dei sogni» disse voltandosi per andarsene. Abbassai lo sguardo quando sentii il tonfo della porta richiudersi. Poi si riaprì «Miss Cardigan può aspettare. Vieni con me.» disse improvvisamente Hebe ricomparsa «Abbiamo ancora tre ore di scuola» «Siamo a inizio anno, perdere trigonometria, letteratura e biologia non mi rovinerà la carriera» affermò la ragazza. «Spicciati» disse richiudendosi la porta alle spalle. Sorrisi e la seguii in macchina.

«Tu Azura Clayton hai bisogno di sfogarti, e con sfogarti, non intendo col sesso o facendo comparire tanti brufoli/vulcano.» disse la ragazza avviando il motore «Intendo raccontare qualcosa a qualcuno. Cercare qualcuno che sappia ascoltare» «Saresti tu quel qualcuno?» chiesi «Per l'amor del cielo no!» esclamò ridendo «Ti porto da Lance» «Come? Non racconto ad un ragazzo quello che provo!» strillai mentre lei scoppiò a ridere «Ci sei cascata.» sorrise gentilmente «Bisognava alleggerire la situazione no? Azura. Devi sapere che mi stai antipatica, così come mi stanno antipatiche le tue amiche. Non sopporto le persone frivole come voi, persone che mettono in primo piano popolarità e sesso. Non che io sia astemia ma c'è di meglio nella vita.» «Quindi?» chiesi confusa «Non so nemmeno io perché sono qui a parlarne e nemmeno so perché ti trovi sulla mia auto sai? Forse perché sono alla disperata ricerca di un'amica in questa scuola...» rimase per due secondi a guardare il soffitto con aria pensierosa «Mmm no. Non direi» riprese facendomi sorridere «Non lo so. Però penso che tu possa avere qualche speranza e voglio aiutarti.» disse guardandomi per una frazione di secondo «Lo prendo come un complimento» dissi. Hebe parcheggiò la sua auto e mi invitò a scendere «Dove siamo?» chiesi «Quello è il bar dell'Accademia dell'arte. Non è propriamente appartenente all'Accademia ma molti studenti amano fare qui colazione» spiegò «E quella è l'Accademia» indicò un grande edificio recintato posto dietro al piccolo bar. Ricordava vagamente ad una reggia nella sua eleganza. Era un bel posto in cui studiare, peccato che solamente i figli di papà si possano permettere di frequentare quella scuola. «Perché hai lasciato la scuola?» Hebe arrossì «Non sono affari tuoi» replicò piuttosto freddamente «Oh, scusa» borbottai offesa. Entrammo nel locale colorato. Era tremendamente accogliente e il profumo di brioche e pasticcini mi riempì le narici, estasiandomi al punto da farmi chiudere gli occhi e ispirare profondamente. I colori vivaci delle pareti e l'arredamento delicato mi fecero spuntare un sorriso di approvazione. Hebe si accomodò in un angolo del locale, sulle carinissime sedie imbottite rosse e mi invitò con un cenno della testa a fare lo stesso. La sua scelta non era delle migliori, perché a mio parere era meglio scegliere le postazioni più al centro e vicine alle entrate, siccome era il luogo più visibile del locale, dove tutti ti potevano vedere. E io volevo essere vista dato che per la maggior parte delle persone ero invisibile. Invece Hebe era del parere contrario. «Dai conosciamoci meglio.» disse la ragazza «Cosa ti affligge» mi incitò a parlare con finta aria professionale. Le sorrisi «Io... Voglio essere me stessa» dichiarai «Fallo allora» replicò semplicemente lei «Ma non è facile» mi lamentai. La ragazza inarcò un sopracciglio «È perché mai? È così facile essere se stessi invece di qualcun altro» scossi la testa «No... Non è così... Io... Se fossi me stessa non riuscirei ad avere quello che vorrei e che ho» spiegai. Hebe sbuffò «Ti prego. Traduci perché non so di cosa tu stia parlando» affermò appoggiando la guancia sul palmo della mano. In quel momento arrivò un cameriere a prendere ordinazioni «Ehi ciao Hebe» la salutò il ragazzo, perché era un ragazzo piuttosto giovane, non più di vent'anni con i capelli rossi scarmigliati e la divisa da lavoro del medesimo colore. Ad un occhio più attento si notavano i lati attraenti del ragazzo, quali il sorriso che possedeva una leggera punta di malizia o quelle grandi mani che chissà cosa potevano fare oltre che scrivere sul blocchetto bianco le ordinazioni. «E tu che prendi?» mi sorrise il ragazzo. Mi ero persa L'ordinazione di Hebe «Caffè» replicai «Sicura di non volere qualche dolcetto? Qui abbiamo i pasticcini migliori della zona.» mi propose. Ammetto che al sol pensiero mi veniva l'acquolina in bocca ma avevo una dieta da seguire... Anche se non la rispettavo, anzi non l'avevo nemmeno iniziata, data la mia indole di rimandarla sempre al lunedì successivo. «Ma sì, una ciambella al cioccolato» affermai allegra lasciandomi convincere. Il cameriere se ne andò soddisfatto, dopo aver annunciato che saremmo state servite in pochi minuti. «Certo che ti lasci convincere facilmente...» commentò la ragazza seduta davanti a me. Feci spallucce «Sono fatta così, debole di carattere» ammisi «Il fatto che tu l'abbia ammesso ti rende già migliore» replicò la ragazza. Il suo telefono squillò e lei recuperò il telefono per poi sorridere allo schermo. Lo sbloccò e risponse ad un messaggio per poi riportare l'attenzione su di me «Chi è?» chiesi curiosa «Qualcuno» replicò lei evasiva sempre con uno strano sorriso sul volto. Evidentemente non aveva voglia di confidarsi con me, in fondo chi ero io? Nessuno di importante. «Inizia col parlarmi di Diamond Tromp, perché è chiaro che è uno dei tuoi tanti problemi. Come l'hai conosciuta?» mi chiese lei. Tutto il mio corpo aspettava questa domanda. Non avevo mai potuto esporre a qualcuno il senso opprimente di fastidio che mi ricopriva quando stavo con quella ragazza. Non potevo parlarne con gli altri del gruppo di cui lei era la regina, non potevo parlarne con i familiari che mi avrebbero suggerito o addirittura imposto di non passare più il tempo con lei se mi faceva sentire così male ed inadeguata. Ma il problema è che io non potevo lasciarla, perché mi sarebbe crollato tutto e mi sarei sentita inutile ed insignificante. «Daia è una di quelle persona magnetiche che attirano. Non puoi far a meno di desiderare di essere una sua pari perché lei ti aprirebbe le porta al vero mondo.» spiegai «Quindi al mio primo anno qui, mi sono fatta subito notare da lei, cercando di diventarle amica» mantenni un tono di noncuranza anche se sentivo una strana paura. Hebe mi osservò attentamente e sorrise al cameriere quando portò le nostre ordinazioni «Grazie Dom» disse «Non ringraziarmi, basta che porti Wren qui più spesso» disse il ragazzo «Non sa nemmeno della tua esistenza» le fece notare lei «Non importa. Posso ammirarla da lontano» replicò lui «È patetico Dom» continuò la ragazza. Il ragazzo fece spallucce e si allontanò. «Di che stavamo parlando? Ah sì. Di quanto fai pena... Ti prego continua con la tua storia. È sempre interessante sapere come ragionano gli adolescenti di oggi» disse teatralmente «Lo dici come se tu fossi più matura» dissi irritata per l'insulto «In effetti» replicò lei sfacciatamente «Però è vero quello che ho detto. Mi laureerò in psicologia. Forse è anche per questo che voglio aiutarti» disse la ragazza impassibile. Quella ragazza non aveva molto tatto, era piuttosto fredda, ma in un certo senso mi rincuorava, la sua pietà mi avrebbe fatto sentire decisamente peggio. «Stavamo dicendo che nonostante tu sappia quanto è stronza e altezzosa Diamond, tra l'altro è un nome così stupido, tu senti il bisogno di farti mettere i piedi in testa da lei» a questo punto iniziai ad irritarmi «Scommetto che anche te te li fai mettere da quella tua amica. Wren? Una ragazza così esteticamente bella è nata per avere tutto quello che vuole, deve essere difficile starle dietro no?» sbottai col chiaro tentativo di offenderla. Mi sarei aspettata una sfuriata da parte sua, invece sorrise e scosse la testa mentre addentava la sua ciambella, come per dire che mi trova molto patetica per le cose che avevo appena detto. «Non conosci Wren e ti prego di non giudicarla solo dall'apparenza. Al contrario di quello che credi lei è estremamente ingenua e non vede minimamente le cose che la circondano, troppo concentrata sul futuro da non riuscire a godere del presente. Hai ragione, Wren è circondata da pretendenti che a volte chiedono a me di presentarla, se ne hanno il coraggio, ma lei non se ne accorge nemmeno, crede sempre di essere inadeguata» mi spiegò. Mi sarebbe tanto piaciuto anche a me avere qualcuno che mi difendesse così in mia assenza. È così che si dovrebbe comportare un'amica. Davanti a te scherza e ti prende in giro, ma con gli altri ti fa complimenti e ti difende con le unghie. E non viceversa. «Che hai da guardare fesso!» ringhiò Hebe all'improvviso acida contro un ragazzo che la stava fissando dal tavolo accanto. Era un ragazzo dall'aria stranamente familiare, l'avevo già visto da qualche parte. Era anche piuttosto carino. Aveva i capelli corti castani un po' spettinati e portava un paio di occhiali squadrati. Quel povero giovane abbassò immediatamente lo sguardo e tornò sul suo computer. «Ma povero!» esclamai «non sopporto le persone che mi fissano considerandomi una psicopatica» dichiarò «perché? Non lo sei?» chiesi innocentemente prendendola in giro «ma che simpatica!» replicò alzando gli occhi al cielo «lo sono, ma positivamente.» «Sì, certo» dissi per nulla convinta alzando le sopracciglia, ricevendo un pugno sul braccio da parte sua. Poi scoppiammo entrambe a ridere.

Hebe mi riaccompagnò a scuola. «Senti...» iniziai «Ehi so che non vuoi farti vedere in giro con me. Conosco le persone come te che danno troppa importanza ai giudizi altrui.» mi precedette «Ma capisci vero che non ti posso esserti amica in questo modo?» mi disse seria «Ora scendi da questa auto» mi salutò prima che potessi replicare. Eseguii e appena chiusi la portiera la ragazza partì immediatamente facendo rombare il motore.

Angolo autrice

Devo decisamente dedicare più tempo a questa storia... Non l'aggiorno quasi mai... Per ora qual'è la vostra copertina preferita? A me piace molto la quarta .

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