Deep ~H.S.

Door BlackEyes_17

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La verità viene sempre a galla è una delle regole fondamentali del tempo. E quando viene a galla può renderti... Meer

PROLOGO
*FLASHBACK*
Chapter 1
Chapter 2
Chapter 3
Chapter 4
Chapter 5
Chapter 6
Chapter 7
Chapter 8
Chapter 9
Chapter 10
Chapter 11
Chapter 12
Chapter 13
Chapter 14
Chapter 15
Chapter 16
Chapter 17
Chapter 18
Chapter 19
Chapter 20
Chapter 21
Chapter 22
Chapter 23
Chapter 24
Chapter 25
Chapter 26
Chapter 27
Chapter 28
Chapter 29
Chapter 30
MASSIVE THANK YOU
Chapter 31
IMPORTANTE
Chapter 32
Chapter 33
Chapter 34
Chapter 35
Chapter 36
Chapter 37
Chapter 38
Chapter 39
Chapter 40
Chapter 41
Chapter 42
Chapter 43
Chapter 44
TRAILER
Chapter 45
Chapter 47
Chapter 48
Chapter 49
Chapter 50 [part one]
Chapter 50 [part two]
Chapter 51
Chapter 52
Chapter 53
HARRY NUDO
Chapter 54
Chapter 55
Chapter 56
Chapter 57
Chapter 58 [part one]
Chapter 58 [ part two]
Chapter 59 ~End

Chapter 46

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Door BlackEyes_17



I want to hide the truth

I want to shelter you

But with the beast inside

There's nowhere we can hide [...]

[...] When you feel my heat

Look into my eyes

It's where my demons hide

It's where my demons hide

Don't get too close

It's dark inside

It's where my demons hide

It's where my demons hide



HARRY'S POV

-"Devi proprio andare?" ripetei scocciato per quella che mi parve essere la millesima volta.

-" Penso che per un giorno potrai sopravvivere con una tazza di cereali" alzò gli occhi al cielo e recuperò la borsa dall'armadio.

Perché non poteva dargli buca?

-"Allora vengo a prenderti a scuola" scrollai le spalle come se fosse la cosa più normale del mondo.

Sbuffò divertita quando mi vide mettere il broncio e prima di uscire mi mandò scherzosamente un bacio volante.

Non capivo perché ma proprio non riuscivo a starle lontano.

Mi gettai a peso morto sul divano e fissai per un'infinità di minuti l'orologio. Il pensiero che quella sottospecie di bradipo evoluto ci provasse con lei mi faceva ribollire il sangue nelle vene. Che poi perché mi importava tanto? Poteva fare quello che voleva, non ero geloso, il mio era soltanto un istinto protettivo e forse possessivo. Chiusi gli occhi e provai a rilassarmi, che sarà mai una colazione?

'''In fondo al massimo usciranno di nuovo, magari la porterà al cinema a vedere un film horror, poggerà il suo braccio sulla sua spalla per farla sentire al sicuro, poi faranno una passeggiata al parco, lei riderà per qualche sua squallida battuta e per concludere la serata come da copione le darà un bacio.'''

Sì, non sarebbe successo nulla.

--

Un minuto e trenta secondi dopo ero già nella mia auto diretto a quella stupida caffetteria.

Borbottai qualcosa senza senso fra me e me e grugnii infastidito quasi a volermi rimproverare da solo per quello che stavo facendo. Ma l'ho detto, era solo insana possessività.

Parcheggiai l'auto a qualche metro di distanza e raggiunsi il locale; la intravidi seduta a un tavolino posto affianco alla vetrata intenta a sorseggiare un cappuccino. Il biondo per sua fortuna si trovava ad una distanza adeguata da lei.

-"Geloso?" una voce a me sconosciuta mi risvegliò dai miei pensieri.

Mi ero dimenticato di star seduto al bancone circondato da persone che vedendomi fissare così intensamente Summer potessero pensare fossi uno stalker. Distolsi lo sguardo e rivolsi la mia attenzione al ragazzo al bancone. I capelli neri erano tirati indietro col gel, aveva un piercing al labbro e i suoi occhi azzurri mi scrutavano in attesa di una risposta.

-"No" dissi incurante del suo sorrisino beffardo.

-"Devo ammettere che un pensierino lo farei" ammiccò dopo aver guardato nella sua direzione.

-"Non è poi tutto questo granché" mentii scrollando le spalle.

-"Stai scherzando?! E' perfetta! E poi la sua aria innocente è così..." sospirò immaginando qualcosa che per il suo bene era meglio tenere per sé.

-"Immagina le sue labbra intorno al mio-" lo bloccai sbattendo energicamente un pugno sul bancone.

-"Prova solo ad avvicinarti e ti farò rimpiangere di essere nato" scattai cercando di non alzare la voce, cosa alquanto difficile dato il mio scarso autocontrollo.

Possibile che tutti a me capitassero gli idioti?

E soprattutto possibile che lei dovesse sempre attirare l'attenzione di qualche mente perversa?

Mi alzai e raggiunsi velocemente la mia auto, era meglio per tutti, soprattutto per quel ragazzo.

Dopo alcuni minuti la vidi uscire accompagnata dal biondo, lo salutò con un sorriso e senza accorgermene aumentai la presa sul manubrio fino ad avere le nocche bianche. Non so cosa mi prendeva ma l'unica cosa che sapevo e che volevo era che nessuno doveva toccarla.

Avevo bisogno di calmarmi e non c'era cosa migliore che parlarle; ingranai la marcia e mi diressi verso la scuola.



SUMMER'S POV

Austin non era poi tanto male.

Si era dimostrato dolce e gentile, sicuramente ci saremmo rivisti qualche volta, magari un'uscita col gruppo.

A passi spediti raggiunsi la scuola che stranamente trovai deserta.

Eppure ero in orario.

Estrassi il telefono dalla tasca e notai un messaggio.

Da: Sconosciuto

Raggiungi il cortile

Era un indicazione; forse era stata convocata qualche assemblea straordinaria del corpo studentesco.

A passi veloci mi diressi al centro del grande edificio che presentava un bellissimo cortile dove ero solita recarmi per studiare quando non avevo voglia di restare chiusa in biblioteca.

Come previsto una folla di studenti era accalcata intorno a un tavolo dove supposi esserci il preside.

Non appena arrivai però sentii qualcuno chiamare il mio nome.

Gli studenti allargarono il cerchio in modo da creare un passaggio al fine del qualche intravidi Rachel affiancata da tutto il suo gruppo di oche in top e gonna.

-"Stavamo aspettando giusto te" sorrise malignamente avvicinandosi.

-"Cosa vuoi?" domandai infastidita di avere gli occhi di tutti gli studenti puntati addosso.

-"Sei stata davvero brava a mantenere i segreti" ridacchiò facendomi accigliare.

-"Chi non ti conosce per la tua apparente innocenza?" si rivolse ai ragazzi intorno a noi.

-"Vuoi raccontarci tu o lasci a me l'onore?" domandò fingendo dolcezza e comprensione.

Quando vide che non risposi rise di gusto facendomi seriamente venir voglia di saltarle addosso e tirarle tutti i capelli.

-"Ti dice niente il nome Red Fly?".

NO.

NO.

NO.NO.NO.

-"Ti ricorda qualcosa il nome Damon?" Strinsi i pugni e serrai la mascella.

Ecco che cosa aveva fatto, voleva umiliarmi davanti a tutti, sentiva la necessità di mettermi in ridicolo e di rovinarmi la vita.

Intono a noi regnava il silenzio, tutti troppo curiosi di sapere, di farsi gli affari miei.

-"Io me ne vado" sibilai voltandomi, ma una mano mi afferrò il poso impedendomi di allontanarmi dal centro di quel cerchio, che ormai avevo capito sarebbe diventato la distruzione dei miei muri, della mia barriera contro i miei demoni.

-"Non ho neanche iniziato piccola, dolce e innocente Summer Eva Styles".

FLASHBACK

-"Passami una banconota!" urlai al ragazzo seduto al mio fianco che continuava a ridere per il mio scarso autocontrollo.

La mia dose era già stata divisa in tre strisce sul tavolino di fronte a me, pronta solo all'uso e il coglione al mio fianco che non si rendeva utile ad accelerare i tempi.

-"Styles, Damon ti vuole nel suo ufficio" ordinò Carl affacciandosi alla porta dello sgabuzzino.

Mi alzai riluttante da quel lurido divano e a passi lenti mi diressi dal mio 'capo'.

Entrai nell'ufficio senza neanche bussare e mi ritrovai danti una di quelle scene che altre ragazze avrebbero ritenuto disgustose ma che a me erano ormai indifferenti, anzi, mi lasciai scappare una risata per lo squallore di Damon, pagare le puttane per un po' di piacere. Si staccarono dal loro scambio di saliva quando si accorsero della mia presenza, e dopo averle dato un'ultima palpatina le fece l'occhiolino e la mandò via.

Senza lasciarmelo dire mi sedetti comodamente sulla poltrona davanti la sua scrivania.

-"Tesoro" mi salutò con la sua voce profonda.

-"Perché mi hai chiamata?" arrivai subito al punto.

Odiavo girare intorno alle cose e lui lo intuì abbastanza in fretta.

-"Stasera devi sostituire Evelyn" ordinò armeggiando col suo portafogli per passarmi delle banconote.

-"Quanto?" domandai alzando un sopracciglio.

-"Duecento" propose cacciando i soldi.

-"Mi valuti davvero così poco?" mi finsi offesa con fare teatrale.

Ormai facevo parte del giro da sei mesi e conoscevo abbastanza bene il mio 'lavoro', se volevo potevo puntare a molto di più. Mi sembrava un'eternità di essere dipendente dall'alcol, dal fumo e dalla droga nonostante fossi l'ultima arrivata.

Damon restrinse gli occhi a due fessure e mi scrutò provando a capire cosa mi passasse per la testa, ma io stessa non capivo i miei pensieri.

-"Cinquecento".

Declinai la sua offerta quando i miei occhi si posarono alle sue spalle. Una scatola nera.

-"Allora cosa vuoi?" domandò dopo attimi di silenzio.

Dovevo chiederglielo?

Non avevo mai rischiato tanto, però in fin dei conti una sostanza in più o una in meno nel mio corpo già intossicato che differenza avrebbe fatto?

-"Duecento e una dose" propose quando captò la direzione del mio sguardo.

Si alzò e prelevò con cura una dose di quella che supposi essere eroina dalla scatola. Non ero ancora arrivata a tanto e una piccola parte ancora funzionante del mio cervello stava provando a farmi cambiare idea .

Accettare o non accettare?

-"Fanculo" sbottai afferrando i soldi e la dose.

Mi alzai dalla poltrona e uscii di fretta dall'ufficio di quel bastardo accompagnata dalla sua sadica risata.

Controllai l'orario, era quasi mezzanotte, dovevo sbrigarmi.

Raggiunsi il camerino e mi cambiai indossando un pantaloncino e un misero top e poi mi diressi all'entrata dello strip club. Odiavo ballare per gli occhi di quegli uomini, ma almeno ci guadagnavo qualcosa, l'importante era che non allungassero troppo le mani. Salii sul cubo e iniziai a muovermi a ritmo di musica. Accettai tutti i drink che continuavano a passarmi, avevo bisogno di non pensare a come mi stessi volutamente umiliando.

Dopo due intense ore passate a cercare di allontanare sudici mani dal mio corpo riuscii a ritornare sul divano del mio amato sgabuzzino.

Cacciai dalla borsa la siringa, ormai era fatta, io ero fatta, ma una dose in più non mi avrebbe cambiato la vita. Affondai con l'ago nella mia pelle facendo attenzione a prendere la vena e poi spinsi il tubicino in modo che il liquido di ecstasy entrasse in circolo nel mio corpo. Nell'ultima momento di coscienza che mi rimase sniffai la coca che avevo lasciato sul tavolino.

Uno strano tremolio prese possesso del mio corpo, ma non era piacere, qualcosa era andato storto.

Troppo alcol?

Forse ho esagerato prendendo anche la cocaina?

Cazzo non lo sapevo.

Chiusi gli occhi cercando di calmarmi ma era inutile poiché il mio cuore batteva già fin troppo lentamente.

Poi il buio.

FINE FLASHBACK



-"Ti ritrovarono fuori dallo strip club incosciente, a quanto pare avevi rischiato l'overdose. Finisti in carcere per aver inveito contro un ufficiale in stato confusionale. Poi passasti più di un anno dalla psicologa e infine eccoti qui in tutta la tua finta perfezione" sputò acida.

Ero immobile, paralizzata.

I miei demoni lasciati liberi di distruggermi.

-"Sai cosa sei? Mh?" attorcigliò una ciocca dei miei capelli fra le sue dita.

Non avevo la forza necessaria per allontanarla.

-"Sei solo una lurida puttana" sibilò a bassa voce le parole una per volta.

-"Meriti solo di essere usata, sei inutile Summer, sei una drogata malata puttanella!" ripeté alzando la voce e tirandomi i capelli facendomi cadere con le ginocchia sull'asfalto.

Mi sentivo impotente.

Mi sentivo inutile, incapace di reagire.

In altri casi le avrei urlato contro o risposto a tono, ma ora ero debole, priva di forze.

Aveva ragione, non meritavo nulla.

Lasciai che una lacrima sfuggisse dai miei occhi; no non potevo crollare ora, non qui.

Senza pronunciare una parola mia alzai da terra portando con me tutto il peso della vergogna e dell'umiliazione. Impedii al mio sguardo di incrociare gli occhi dei miei compagni e poi velocemente iniziai a correre fuori da quel cerchio infernale.

Sentii i bisbigli di tutti, perché non capivano che facevano male?

-"Rachel sei una stronza!" sentii urlare da quella che riconobbi essere la voce di Jess.

Mi voltai per vedere il mio gruppo di amici correre verso la vipera. Non c'era bisogno di litigare a causa mia, non volevo questo. Incrociai gli occhi di Niall che cercava di farsi spazio fra la folla di studenti ma lo pregai con lo sguardo di lasciarmi andare.

Avevo bisogno di rinchiudere di nuovo i miei demoni.

Ripresi a correre senza guardare dove andassi, continuai finché non fui fuori dalla scuola ma anche lì continuai a correre lasciando che le lacrime mi appannassero la vista. Poi fui bloccata da qualcosa, o meglio, da una mano che si avvolse con gentilezza intorno al mio polso interrompendo la mia fuga.

Gli occhi verdi di Harry cercarono un contatto con i miei che non gli concessi. Era come un continuo scambio di ruoli; una volta ero io a salvarlo e quella dopo toccava a lui salvare me.

-"Penso di odiarmi Harry" sbottai di punto in bianco continuando a mantenere lo sguardo altrove.

-"Forse mi odio davvero" cercò di ribattere ma lo precedetti.

-"Odio quando rido troppo forte e sembro ritardata, odio quando rispondo male e non ho il coraggio di chiedere scusa, odio quando sono possessiva verso qualcuno, odio quando piango per qualcuno che nemmeno sa che esisto. Odio quando mi faccio venire i mal di stomaco per un messaggio o quando non riesco a dire a parole quello che provo. Odio quando cerco di scrivere di me ma vengono fuori solo parole sparse. Odio quando faccio scappare chi amo. Odio quando non so aspettare. Odio quando non riesco ad essere amata. Odio quello che ero e quello che ho fatto. Odio quando vorrei piangere, ma non lo faccio e quando piango ma non smetto più. Odio tutto, odio tutti, odio me. E odio quando mi odio" cacciai fuori parole contro me stessa, contro la mia persona e il mio carattere di merda.

Lo sguardo di Harry era tutt'altro che attraversato da dispiacere o apprensione, ma da rabbia, rabbia verso me, per le mie parole, e verso chiunque mi aveva portata a dirle.

-"Davvero non capisci Summer? Davvero pensi questo di te?!" domandò incredulo ed irritato.

Era lui che si rifiutava di capire, perché se solo ci provasse gli farei ribrezzo.

-"Io sono insopportabile, sono un disastro. Sono talmente difficile da non capirmi, talmente forte che nemmeno io saprei come distruggermi. Sono diventata anche io un demone Harry. Le distruzioni sono state il mio rinnalzamento. Mi distruggo e mi rialzo. Chi amerebbe un disastro?" risi amaramente.

-"Vorrei tanto poterti donare i miei occhi cosicché tu possa vedere cosa vedo io" sussurrò a un palmo di distanza dal mio viso e questa volta non potei far a meno di incrociare i suoi occhi verdi che sembravano supplicarmi di tuffarmici dentro.

-"Cosa vedi Harry?" domandai sfinita chiudendo gli occhi e poggiando la fronte sulla sua.

-"Vedo una ragazza dolce, sensibile, che mette al primo posto la felicità degli altri. Che ha combattuto per uno squarcio di luce nella sua vita e ora sta combattendo per portarlo anche nella mia. Vedo una ragazza piena di cicatrici, ognuna fonte di dolore e smarrimento, ma anche ricordo e prova che sei sopravvissuta alla guerra e hai sconfitto il nemico. Vedo una ragazza che in fondo, anche se non lo ammetterà mai, crede ancora nel principe azzurro, capelli biondi e occhi azzurri. Una ragazza che nonostante i mille colpi ha sempre trovato il modo di tornare in piedi. Vedo una ragazza bellissima che sottovaluta sé stessa, che non comprende di essere forte abbastanza per piangere con la consapevolezza che non si sta arrendendo e non sta perdendo la battaglia, ma sta lasciando che il dolore la rafforzi e le insegni a difendersi. Vedo una ragazza speciale, molto irritante, ma speciale da ogni punto di vista. Una che segue le regole ma è un'anticonformista. Forse vediamo noi stessi in modi differenti, ma non esiste prospettiva senza due punti di vista" sorrisi istintivamente alle sue parole lasciai che un'ennesima lacrima bagnasse la mia e la sua guancia.

Aprì di scatto gli occhi e li puntò nei miei.

Che significa questo Harry?

Non puoi dirmi tutte queste belle parole e pensare di non smuovere nulla in me.

Nessuno di noi batteva le palpebre, sembravamo paralizzati sul posto, lui che mi curava le ferite e io che lo pregavo con gli occhi di darmi una spiegazione.

-"Vuoi essere la mia prospettiva Harry?" sussurrai incapace di tenere a freno la lingua e soprattutto i miei pensieri che da un momento all'altro avrebbe rischiato di uscire fuori e farlo scappare via.

-"E il tuo principe azzurro?".

-"Aggiornati Harry, ora vanno di moda i badboy" sbuffai ridacchiando provando ad alleggerire la tensione.

-"E poi chi ha mai detto che il principe azzurro non possa avere i capelli ricci e gli occhi verdi?" sussurrai sfiorandogli le labbra.

-"Sei sicura Sum? Potrei trascinarti all'inferno" provò ad avvertirmi, ma lui non lo sapeva che già mi trovavo fra le fiamme.

-"Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno lo farei. Così potrò vantarmi coi diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci" citai convinta più che mai.

-"Che inizi allora la nostra discesa negli inferi" sussurrò.

-"O la nostra ascesa in paradiso".





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