The Runaway (Harry Styles AU)

Par inventedHead

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c o m p l e t a ; "Consideralo un punto a tuo favore, okay? Ho un debole per le persone che hanno paura, evid... Plus

The Runaway
Di un rifugio che non è luogo, ma tutto fuorché lì
1. Non ci credo; non me lo chiedere
2. A saperlo prima mica ci tornavo a casa
3. Delicata ma dura a morire
4. Siediti e osserva il cambiamento
5. Un casino della Madonna
6. A rimanerci, ma perché sei imbambolata
7. L'acciaio nella lingua
8. Scusami?
9. Fiammiferi per caso
10. L'odore di mare è famiglia, lo sconosciuto è foresta
11. Corri corri ma tanto l'attimo non lo acchiappi
12. Tempo che scorre, sorriso che rimane
13. Josie, soltanto
14. Adesso, Joss / Bitchy Moon
15. Bisogna che qualcuno te lo spieghi
16. Le mani fanno questo
17. Fumo negli occhi e almeno posso lacrimare
18. Due metà imbrattate col sangue
19. "Nessuno che vola sotto di me a salvarmi; ci si salva da soli"
20. Ci si rigenera per poi autodistruggersi
21. Piedini scalzi e calci in culo
23. Senza occhi, solo pelle
24. Fame del mattino
25. A passi lenti, ma poi ti prendono
26. Qui a consumare la scorta che abbiamo
27. A cosa fare a cosa dire e pensa a come pensare
28. Tortura auto inflitta del cazzo
29. Richiamo i ricordi peggiori
30. Dal diario di una scapestrata
31. Sfogliami l'anima
32. Amore che si chiede
33. Il punto in cui terra e prato collidono
34. In cui Harry s'incazza come una belva
35. Venuzze blu
36. Solo un'idiota
37. Disposizione scomoda
38. Fino alla pazzia
39. Buona azione del mese... o dell'anno
40. "Quando bevi sei più fragile"
41. Cose di casa
42. Ancora cose di casa
43. Siam tutti buoni a vivere senza segreti
44. "Peace is the real muscle"
45. Sangue che ribolle
46. Lelly-Kelly
47. Clic
48. E adesso che i muri son crollati
49. Insanguinato ma non si vede
50. Respira. Ragiona. Reagisci
51. "Mai innamorarsi di un fiocco di neve"
52. Un Lucifero qualunque che non ha raggiunto l'inferno
53. Un rifugio che non è luogo; tutto fuorché lì
54. Scava quanto cazzo vi pare. Scava duro. Scava sporco
55. Una miriade di stronzate
56. Foto ricordo nauseante
57. In mezzo al buono ma sempre tutto nero
58. Catastrofe come secondo nome
59. Fin quando non capita a te
60. Ghosts are real
E adesso parlo io
S O F T S O U N D

22. Onde a rincorrerne altre

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Par inventedHead

- Parlo della gelosia che svuota le vene all'idea che l'essere amato penetri un corpo altrui, la gelosia che piega le gambe, toglie il sonno, distrugge il fegato, arrovella i pensieri.
Oriana Fallaci, Un Uomo.

- Io non guardo dove guardi:
sto vedendo te che guardi.
Pedro Salinas, Ciò che tu sei.

Josephine

C'è stato uno strano gelo per un breve lasso di tempo durante questa serata, ma la tensione e l'elettricità sono andate scemando quando Niall e Louis hanno fatto una stupida sfida a chi finisse per primo un'intera pinta da mezzo litro.

Ha vinto Niall.

Per festeggiare, ha ordinato un altro panino; la verità è che ogni scusa è buona per mangiare, lì a Niall-land.

La tavola calda l'abbiamo lasciata da un pezzo, abbastanza da essere ormai davanti l'ascensore del nostro palazzo con Harry che non mi parla e Niall che inizia a ciarlare al telefono – "Liam?" Dice nell'apparecchio. Poi "Oh sei tu, dimmi Lou."

"Comincio a pensare che mio fratello abbia più estrogeni di me in corpo, porca paletta." Sto borbottando perché è entusiasta, al telefono con l'amichetto che ha appena incontrato, esaltato come una ragazzina pubescente. Sto borbottando, ma nessuno mi ascolta. Harry se ne sta per i fatti suoi – non mi guarda né risponde, accenna giusto un sorriso, ma si trattiene dal rivolgermi la parola. E' palese, perciò sbuffo e, contemporaneamente, il suono dell'ascensore avvisa del suo arrivo.

Niall si mette a sbracciarsi col telefono tra spalla e orecchio. "Oh! Oh, Hazzie fermalo! Aspetta."

Lui lo fa, si piazza col corpo a bloccare le porte in attesa di qualcosa da Niall, una spiegazione, qualsiasi cosa.

Arriva subito: "Era Liam – cioè Louis col telefono di Liam."

"Eh." Harry è piatto nel tono, asciutto, ma curioso e con le sopracciglia corrugate – quello sempre, ma comunque.

"Indovina chi si è seduto al tavolo accanto a quello di Louis e Liam?"

"Chi?"

"Che succede?" Dico.

Sh, fa mio fratello neanche guardandomi, poi: "Melanie!"

Harry lo asseconda. "Dài? Ma Melanie Melanie?"

"Melanie Melanie; la stampellina bionda."

"Woo woo, fermi un po'" m'intrometto. "Da quand'è che paragoni le ragazze a oggetti inanimati, Niall?"

Mio fratello mi guarda, ha un sorriso idiota sul viso. "Da quando la mia vecchia scopamica piomba in un pub esattamente dieci minuti dopo in cui me ne sono andato. Devo tornare – e ora."

Harry sta annuendo. "Ti serve di scopare, fra. Vai." Cristo! Lo sta incoraggiando esattamente come si farebbe come un cane nel periodo di calore che necessita l'accoppiamento. Emetto un verso di disgusto assicurando ai ragazzi che avrei dormito ugualmente bene anche senza conoscere i dettagli della vita intima di mio fratello.

Lui sbuffa. "E' frustrante essere single, Josie. Un uomo single, capisci?" Si giustifica. Allude alla necessità più urgente di avere rapporti sessuali rispetto a una donna. Vai a capire.

Sbuffo, entrando in ascensore. "Cristo. Mi rimangio tutto sugli estrogeni. Va' a portare la tua mente fallocentrica e tutto 'sto testosterone lontano da me."

Risatina che mi sfugge e che contagia pure Niall mentre si allontana; ormai è vicino al portone.

"Abituatici, Josie" mi dice ormai dal portone, puntando poi un dito su Harry. "Giusto lì, accanto a te, hai un esemplare affetto da satiriasi."

Aggrotto la fronte verso mio fratello che è ormai sull'uscio; Harry sta ancora tenendo l'ascensore aperto. Allora entro, fa lo stesso lui pigiando al piano; poi mi volto e azzardo. "Satiriasi?"

"E' un coglione, lascialo perdere."

"Ma che cazzo – perché il termine non mi è nuovo?"

Non mi guarda. Sospira prima di accennare una spiegazione. "Ninfomania nell'uomo, Joss."

L'ascensore nel frattempo è partito. Questo ascensore, che poi è un tugurio, perché i palazzi qui alla Jackson fanno un po' pena e io... io sto riflettendo su quanto le palazzine siano blande piuttosto che concentrarmi sull'informazione che ho appena ricevuto.

E non rifletto sulla realtà attuale; che sono chiusa in un vecchio ascensore con Harry. E che l'immaginazione dà i suoi frutti: perché starmene chiusa in una scatoletta mobile con lui ha un nonsoché di afrodisiaco?

"Ma davvero? Non hai – non hai..." Non posso immaginare come completare la frase. Non hai freni, forse? Non hai la cognizione di quando basta e quando no? Non hai mai il cazzo in fase di riposo? Cos'è che si domanda, in certi casi?

Lui ridacchia e dice no. "Tuo fratello ed io viviamo insieme. E lavoriamo in un nightclub. Siamo abbastanza in confidenza per raccontarci e per aver visto certe cose. Ma no. Sarebbe... assurdo." Scuote la testa col sorriso sul volto. "Cazzo. E poi – bleh no, non sono quel tipo. Ho una certa classe, sà."

Classe? Non ha la faccia di uno che non si diverte col sesso opposto, questo è certo.

E' sovrappensiero mentre la porta si apre. Una volta nel pianerottolo mi trattiene dal polso. "Joss?"

Harry tira il mio braccio a sé. Incontro il suo petto. Un solo sospiro intimo è ormai l'aria che produciamo entrambi dal naso e io dalla bocca. Sono affannata, perché anche se in quell'ascensore non è accaduto nulla, l'aria si è appesantita. E ora c'è lui che mi osserva con una tale intensità da spezzarmi il respiro. Abbandona il mio polso per arrivare alla mia mano rilassata. Pollice nel centro del mio palmo, indice e medio sul dorso. Dopo una leggerissima carezza quasi impercettibile su quest'ultimo, rigira delicatamente la mia mano; adesso posso percepire la presenza di un oggetto freddo e metallico nel centro del mio palmo. Devo interrompere i respiri smorzati e gli occhi ipnotici di lui nei miei per scoprire cosa c'è adesso nella mia mano e...

"Hai fatto fare una chiave dell'appartamento per me?" Dico, sorpresa.

Harry abbandona ogni parte del mio corpo, distoglie persino l'attenzione da me, tutto esattamente in quel momento. E' serio; sopracciglia aggrottate ad enfatizzare la profonda ruga nel centro. Quel suo piccolo dettaglio, quella ruga è persistente. Quel piccolo dettaglio rappresenta Harry. C'è proprio di natura. Il solco nella sua fronte non è preoccupazione, né rabbia, né concentrazione o risentimento. E' solo Harry che se è serio, è serio per davvero, e il solco è compreso nel pacchetto serietà. Ma se sorride - sorride per davvero (nessun giro di parole, solo la verità). Cambia un mondo intero, Cristo santo. Il mio di sicuro, se sorride. Se sorride non puoi staccargli gli occhi dall'espressione contagiosa. Se sorride, Harry, fa star meglio.

Comunque non lo sta facendo, ora. E' solo serio – io sto maledettamente desiderando che mi sorrida.

Invece mi dice che non è niente di che. "E non ti azzardare a rubare il mio mazzo, ora."

Con il tono duro che ha mi minaccia che altrimenti mi nasconde i suoi (e i miei) biscotti preferiti.

Mi metto a ridere mentre finalmente, con fierezza, utilizzo la chiave che mi ha procurato Harry. Entro prima di lui nell'appartamento senza osservare i suoi movimenti, sto cercando di tenere la mente impegnata su altro. Harry è tipo una tragedia per me e io dalle tragedie devo starvi lontana.

"Ti ringrazio Harry, non ti dovevi preoccupare. Avrei chiesto a mio fratello di farmi fare una copia."

"Nessun problema. A Niall ho detto di non preoccuparsene. C'è una ferramenta nella zona del Music Store, perciò nessun disturbo."

Lui ha questo tono di voce adesso. E' distaccato e serio; non mi guarda. Non è affatto difficile intuire che c'è qualcosa a preoccuparlo.

"Hm" emetto leggermente, mettendomi in piedi di scatto.

C'è un portachiavi inutilizzato proprio sul tavolo accanto alla finestra. E' un semplice portachiavi maschile, con una cordicella nera arrotolata su se stessa ma consumata. Lo prendo per me, senza badare a Harry che osserva i miei movimenti con un bicchiere d'acqua in mano e un invisibile macigno sul petto - avanti Harry. Avanti! Che c'è che non va?

"E... quindi... uhm." Tossisce un po', lo sguardo perlustra la stanza.

"Hm?"

"Bella serata, no? Adesso hai conosciuto ufficialmente pure Liam e Louis."

Louis, bingo.

Sorrido sinceramente, sperando di strappargliene uno. Ma non accade. "Già. Sono dei tipi a posto. Mio fratello sembra adorarli. Li ha conosciuti grazie a te?"

"Sì. Più o meno. Louis con Niall si sono conosciuti prima. E' stato Tomlinson a informami che cercavano personale al Black Owl, Niall già ci lavorava."

Annuisco. "Louis sembra fuori di testa."

Harry non risponde. Lecca le labbra per poi rimanere con un'espressione confusa in viso e la bocca socchiusa.

Poi dice: "Cos'è stato a darti quest'impressione? Stasera si è pure contenuto, pensa un po'..."

"Beh, è simpatico. Ma con quell'allusione al sesso orale ho capito che -"

"Lascia stare!" Non vuole sentire, si vede che non è interessato al resto della frase. "Potrebbe accadere di nuovo. Solo, se ti capita di non avere la risposta pronta o magari t'infastidisce puoi... contare su tuo fratello. O su di me. Lo sai, no?"

La naturalezza che cerca di ostentare durante quel soliloquio inutile e privo di senso apparente, mi stupisce. Ecco ciò che posso interpretare: a prescindere da tutto ciò c'è una parte di Harry (quella vagamente insicura) che proviene direttamente dalla gelosia, laddove il confine tra certezza di possedere ciò che pensa sia suo viene placcato dalla realtà: non c'è alcuna ragione perché lui debba essere geloso di me, il suo è solo ed esclusivamente un desiderio prettamente fisico, non c'è altro – io lo so per certo – ma c'è questo potere che Harry infligge a tutto ciò che sfiora. Vi pianta delle radici insormontabili attraverso. Ma niente radici per Josephine. Niente, non c'è verso che io divenga una proprietà di qualcuno così possessivo e senza alcuna ragione. Harry ancora non lo capisco, ma che è uno sciupa femmine orgoglioso questo è abbastanza chiaro.

Tutto ciò mi dà alla testa. Sì, io sono così. Io do di matto. Do i numeri. Non ascolto, do conclusioni e basta. E allora scatto perché nella mia testa nulla di tutto ciò pare avere un senso, non sembra essere giusto. Non nei miei confronti.

"Sei geloso, ecco cosa. Ed è gelosia stupida, inutile e infondata." Rido pure, tanto perché mi va di essere petulante, altrimenti non sarei io. Gli occhi di Harry s'imbruniscono di emozioni che non posso estrapolare una ad una – ma non c'è nulla di buono. "E stupida" aggiungo, tanto per chiarire il concetto, visto che tanto non lo avevo detto.

"Ti sto solo offrendo disponibilità nel caso ti servisse una mano. Sei davvero insopportabile e infantile."

Il suo sguardo verde oceano, se potesse, m'incenerirebbe esattamente in questo istante. "E stupida" scimmiotta il mio tono, poi mi dice di fottermi alzando il suo dito medio ed enfatizzando lo sforzo di un sorriso.

"Insopportabile è il mio secondo nome! Dico solo ciò che vedo. E poi neanche mi parlavi, fino a cinque minuti fa. In ogni caso calmati, non volevo innervosirti. " Forse è un po' tardi per questo?

"Allora smetti di farlo e installati un fottuto filtro tra il tuo cervello e quella boccaccia che non sai mai chiudere, Joss."

"Adesso stai gridando senza alcun motivo. Smettila." Impongo a me stessa di utilizzare il tatto che Harry sembra meritare stasera; è frustrato – non posso essere il solito casino.

"Non sto urlando, cazzo!" Nega l'ovvio, continuando ad urlare.

"Harry, stai facendo agitare anche me. Che cavolo ti prende?" Ti pareva, che m'agitavo.

"Oh, ma che novità, eh? Un esemplare di Josephine Horan fuori di sé. Sorpresa sorpresa." Continua a sfottermi, con del chiaro sarcasmo nella sua voce.

"Non c'è alcuna ragione per cui tu dovresti trattarmi così, quindi finiscila."

"Ti tratto come cazzo mi pare e come meriti."

Sguardo fisso e vuoto nel suo: non posso evitarlo. Mi pizzicano gli occhi, pure. Ma non posso né voglio liquefare le mie emozioni, e la brutalità della sua ultima frase mi fa stringere i denti perché la collera mi riserba soltanto tensione. Sbatto la porta della mia stanza subito dopo averlo abbandonato nel salotto.

Cambio di programma: riapro la porta, in cerca dei suoi occhi ancora inviperiti proprio di fronte ai miei.

"E vaffanculo!"

Rieccomi che sbatto ancora la porta. Trattengo il resto delle emozioni, mi libero dei jeans e cerco serenità nel riposo.

Che comunque non trovo.

*

Al mio sonno tormentato qualcuno vi regala una fine: è uno strano movimento, poi c'è un brivido causato dall'improvvisa aria fredda. Cerco di schiudere gli occhi ma non posso vedere molto, è tutto buio, ma scorgo la sua sagoma, la testa e i suoi capelli scompigliati. Sta togliendo la coperta dal mio corpo, agganciando un braccio sotto le mie ginocchia e mi sta sollevando dal materasso.

"Harry?" Sto sussurrando perché ho ancora il cervello intorpidito dal sonno.

"Sh." Non mi guarda. Ha solo preso a spostarsi e a portarmi con sé.

"Harry, che cavolo fai? Cos'è, una specie di rapimento?" Ridacchia a quelle parole, prima di stringermi vicino al suo petto.

"Potrebbe. Comunque non penso ti 'spiaccia dormire un po' più comoda, no?"

"Se sapessi quanto sono incazzata con te non faresti lo splendido con quella faccia compiaciuta che ti ritrovi, stupido capellone." Quando mi rendo conto di ciò che ho detto mi viene da ridere, perché il modo in cui l'ho fatto è davvero ridicolo: la mia voce fiacca sembrava quella di un'altra, una ragazza più lagnosa e impaziente di me: un'oca giuliva.

"La faccia del capellone l'hai baciata. E come ti piace."

"Vedi? Neanche mi ascolti. Ho detto che sono arrabbiata e neanche lo sai."

"Certo che lo so. Siamo due idioti. Io ero nervoso e tu – tu eri soltanto tu. Adesso vieni a dormire comoda e fai sh."

Harry, per essere certo che io lo stia ascoltando, si è fermato proprio al centro del corridoio, in piedi fra l'arcata della sua porta. E poi mi guarda. La connessione crea un piccolo oceano; il nostro piccolo oceano. La riva blu che fugge dalla renella smeraldina. La sta inseguendo.

Se il mare fosse più calmo, a riva l'acqua potrebbe smetterla di evitare le onde verdi che la vengono a cercare. Se solo la smettessi di creare turbini dove non è necessario.

Se solo la smettessi di andarmene alla disperata ricerca del bagnasciuga saldo e sicuro, della sabbia compatta e umida che puzza anche e fa schifo ma che è evidentemente essenziale per la mia stupida concezione di stabilità. E quello – è solo per quello.

Questa volta a me non importa se c'è la sabbia a regalarmi prontezza; terreno duro e permanente su cui poggiare i piedi.

Questa volta c'è la pelle che parla per me, la sua - che mi parla di emozioni che non avevo provato prima. E' tutto intenso e caldo e così asciutto da rendermi gli occhi più umidi. Ma il contatto del suo torace nudo sulle mie gambe rannicchiate nelle sue braccia, il bicipite a tenermi ben salda, la spalla che è un supporto essenziale per la mia testa.

Sono fottuta; sto ripetutamente sfregando il naso nel suo collo.

Sono fottuta e ridacchio un po' con questa droga a infiltrarsi nel mio senso olfattivo chiamata fragranza di Harry; inspiegabile a parole, come si racconta un odore così?

Il suo materasso mi accoglie sulla schiena perché nel frattempo lui mi ha portato qui nel suo posto.

"Non dire di fare sh a me." Sorrido mentre, stesa di schiena e con tono derisorio, lo avviso. Lui sorride e gli occhi li tiene fissi nella direzione delle mie labbra, poi porta le mani sotto la mia nuca e delicatamente solleva collo e capelli, per spostarli da sotto il mio peso. Sciamano sul suo cuscino, sono ciocche boccollose, scure e lunghe le mie, quindi se ha riposto l'attenzione intorno alla mia testa posso immaginarlo osservarli per un po', giusto qualche secondo. Poi arrotola le dita e ne solleva qualcuno sul mio viso.

"Capellone io, eh?"

Rido. "Perché mi fai dormire qui, adesso, Harry? Debiti di coscienza? Fai l buon samaritano preoccupato per la mia schiena?"

"La tua schiena è a posto. Se poi somigli a quel dormiglione di tuo fratello, ti ci vedo pure a ronfare su un ramo stile Mowgli." E sorride. E' bellissimo. "Era solo che mi andava. E anche a te, Joss."

"Ancora con questo nomignolo stupido."

"Non ti chiamerò mai come piace a te."

Non c'è un modo che mi piace. E non c'è verso che non mi piaccia Joss.

Il sorriso me lo mordo a denti stretti, perché l'aria calda che ho sul viso è il respiro di Harry e rischio di impazzirmi. Si è avvicinato tanto e io ho portato in automatico le braccia intorno al suo collo. Si stende accanto a me, con la fronte vicino alla mia e continuando a guardarmi dritto negli occhi.

"E perché pensi che io voglia stare qui a dormire nel tuo letto?"

"L'hai detto tu. Quando eri strafatta e tu hai fatto incazzare me."

"Touché."

Non dico nient'altro. Suonerebbe soltanto stupido. Tanto c'è Harry che mi tiene sul suo materasso racchiusa fra mani e braccia e il suo viso dritto davanti al mio naso. Non respiro quasi più. Non posso farlo altrimenti l'aria dei miei polmoni si mischierebbe alla sua e questo comporterebbe che la voglia di lasciare che le mie labbra si approprino delle sue diventi una necessità.

Così, quindi, non dico niente. Fin quando però negli occhi di Harry torna quel velo di preoccupazione e forse un po' d'amarezza.

"Sai che non devi essere geloso di Louis, vero?"

Lui sbuffa perché quello che gli ho detto forse infastidirebbe chiunque; chiunque sia consapevole della propria gelosia, soprattutto.

"Non lo sono, Joss" dice coi denti stretti. "Non ora – non ora, almeno."

Ancora il suo viso a pochi centimetri dal mio.

"Eh?" La verità è che l'apnea ancora non sono brava a tenerla a lungo, così ho dovuto respirare la sua stessa aria e adesso sono più frastornata di prima. "Che – che intendi?"

"Intendo" e mi guarda ancora, non smette mai di farlo, "che Louis" agguanta con una mano il mio bacino con poco preavviso che allora sussulto, "non può assolutamente" si sta insinuando con le unghie nella mia carne, "fare questo" e arriccia l'elastico delle mutande che porto, intorno al pollice.

Io il cuore quasi non riesco più a distinguerne e a percepire i battiti per quanto corre, eppure la mano di Harry distesa interamente sul mio fianco contro la pelle nuda posso sentirla così bene che potrei rischiare l'autocombustione e forse esplodere.

Sono immobile e zitta.

Sto zitta e con gli occhi talmente allerta e sbarrati che comincia a raggrupparsi l'umidità in essi. Forse stanno brillando e Harry può vederlo bene. Così bene da decidere di completare ciò che stava probabilmente per iniziare. Il mio petto nel frattempo fa su e già contro il suo, che è giusto accanto al mio (Harry ha fatto sì che io potessi sdraiarmi proprio di fianco a lui, credo che gli piaccia se sono qui, così vicina a lui e al suo petto). Poi le dita della mano oltrepassano il tessuto dell'intimo, sfiorando il punto più delicato del mio corpo. E' inappropriato ciò che sto pensando – non potrei ripeterglielo ad alta voce.

Il fatto è che adesso Harry è lì, mi sta sfiorando senza saziare la fame che lui stesso ha scatenato. Ha bloccato la sua mano e tieni gli occhi fissi nei miei, in una fase di esitazione costante. Glielo vedo nello sguardo.

Toccami, toccami, toccami.

Non lo dico e non lo provoco in alcun modo, neanche con movimenti bruschi pur di porre fine alla massacrante e minima distanza fra le sue grandi mani e il punto in cui vorrei nascondesse quelle dita affusolate.

Trattengo il respiro ancora e buco gli occhi suoi coi miei in uno sguardo deciso. Ho il fiatone, ma provo ugualmente a rompere il silenzio. "Hai talmente tante cose per la testa che quasi posso sentirti pensare."

Sorride un po'. "Penso solo a te. E a quanto vorrei farlo."

"Fa-llo" scandisco con estrema precisione la parola, tanto da portare la lingua sul cuore del mio labbro superiore. Mordo quest'ultima quando Harry decide che accarezzarmi e arricciare le dita fino a farmi gemere sia il modo migliore per dimostrarmi che non è geloso di Louis.

Che non può esserci nessun altro al suo posto – non adesso.

Mi basta poco per sapere che è di questo che si tratta. Di uno stupido comportamento infantile, una ripicca, un modo malato per arrogarsi qualche priorità sulla sorellina del suo amico – che a Harry non importa di me. Che lui voleva solo un nuovo giocattolino con cui consumarsi un po' fino a quando non ne vorrà uno nuovo, ma nel frattempo avercelo dall'altra parte del corridoio può solo che beneficargli.

Tutto questo... che è così e basta. Ma ora non posso starmene a pensare che sia solo il solito cazzone arrapato mentre è mezzo nudo a dimenare la sua pelle contro la mia, le dita che mi esplorano e la sua durezza su entrambe le cosce, perché non fa che muoversi e respirarmi addosso. Non potrei fermarlo. Non ci riuscirei!

Quando mi dice che sono bella, "Joss, piccola respira – sei bellissima", concepisco che mantenere lo stato di apnea non servirebbe a nulla, che non glielo dire comunque di starsi fermo. Ormai mescolare l'aria dei miei polmoni coi suoi non comporterebbe alcun errore, già ci sono le sue mani ovunque addosso a me.

Lui mi ha detto di respirare.

E "Solo se posso baciarti", gli rispondo io.

Non aspetta un altro istante per farlo lui stesso. Mica posso ricordami che tutto questo è una farsa - che mai saprebbe come affezionarsi a Josephine Horan. Che poi del giocattolino nuovo potrebbe stufarsi.

Mentre Harry mi bacia ed è quasi nudo e mi dice che devo ricordarmi di respirare, mica posso pensare che dovrei preoccuparmi di prevenire e avere un po' più rispetto per me stessa, piuttosto che curare le ferite che so per certo lui stesso mi lascerà.

E non posso neanche mentre trascina i miei sensi contro i suoi, le sue dita nella mia carne sono la chiave per il piacere più intenso che il corpo possa portarmi ad assaporare – un orgasmo che Harry osserva da sotto a sopra. Mi guarda mentre lancio un unico grido – "Non ti trattenere!" ordina.

Ma ormai mi sono un po' trattenuta. Non ho potuto fare altrimenti perché probabilmente domattina lui tornerà ad essere arrabbiato – troppo deluso da come sono effettivamente per poter continuare ad apprezzarmi in questo modo, con gli occhi che mi guardano come fossi preziosa – non lo sono, non sfioro neanche l'"abbastanza", ma l'idea di essere usata, anche se da Harry, m'inorridisce. Allora gli sorrido e gli do un bacio appena il mio petto smette di fare su e giù.

"Ti 'spiace se dormo di già?" Non ho sonno, ma non posso concedergli altro di me.

"Basta che ti stringi qui." Si dà una botta sul petto, avvolgendomi poi con queste braccia grandi che ha. Questa notte voglio farmi ancora una concessione e persuadere me stessa che tutto questo sia alla mia portata, che non lo distruggerò. Che io sia sufficiente e, forse, essenziale.

Voglio fingermi abbastanza, per una volta.

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