Still A Lie

Por MyMangaWorld

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Quando la droga diventa la tua unica dipendenza, non hai vie di scampo, sei consapevole di vivere la tua vita... Más

01- Ancora una bugia
03- Di te, di me, dimmi che cosa resterà?
04- Quante volte nei sogni mi hai chiamata Amore
05- Per tornare insieme a te in un'altra realtà, sono tornato alla droga
06- Ogni giorno della mia vita, mi manchi
07- Dove sei? Riesci a sentirmi?
08- Resta qui con me, non andare via

02- Ho paura e ti amo

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Por MyMangaWorld

«La droga è la speranza di chi speranza non ne ha più.»

Paul stava già aspettando da un paio di minuti Ian e Elena.
Era un po' irrequieto ma ancor di più preoccupato. Il rapporto fra i due non era esemplare e questo lo turbava, pensava che entrambi stessero già litigando.

«Ian, avanti. Ma quanto ci mette a tornare?» disse Paul, mentre con gli occhi si guardava assiduamente intorno. «Spero solo che non hanno ripreso a litigare» sospirò, immaginando l'ennesimo litigio.

Ma eccoli lì, insieme.
Ian camminava più veloce della ragazza che al contrario suo era ancora indietro. Lui era sempre indifferente con quel pizzico di charme e mistero.

Si, perché nessuno sapeva bene di lui, del suo passato e della sua droga.

«Elena» urlò Paul, andando subito verso di lei guardandola dritta negli occhi. «Ti ha detto qualcosa di inopportuno? Lo faccio fuori» chiese, girandosi verso Ian.

«Non farmi passare per ciò che non sono!» disse Ian, irritato. «Non dovevo mica ucciderla. La volevi restituita, l'ho fatto. È tutta tua» precisò sbuffando, mentre si addentrò all'interno della caffetteria.

Quel ragazzo ogni giorno sorrideva anche se non né aveva i motivi, anche se non né aveva voglia.
Una maschera di impassibilità e durezza era la maschera che lo stava guidando da un po' di anni.
Ma in realtà quello non era il vero Ian.

Lui era un uomo amabile. Questo Ian invece, stava solo portando un'armatura per oscurare le sue debolezze.

«Ehi Paul, guarda che non è  successo proprio niente» rassicurò Elena vedendo la preoccupazione dell'amico.

«Sì, lo so. Ma...» tentò di dire Paul, ma alla fine si arrese. «Lasciamo perdere. Tu piuttosto, stai bene?» interpellò.

«Io sto benissimo» cercò di rasserenarlo come suo solito e sorrise teneramente.

Paul impugnò la mano di Elena e la trascinò con se all'interno della Caffetteria. Ian stava già seduto all'ultimo tavolo, appartato. Per quale ragione? Perché tendeva sempre a escludersi? Perché le sue inquietudini e le sue afflizioni non le rivelava al suo migliore amico?

No, non lo avrebbe fatto in nessun momento. Il suo peggior peccato era quello di continuare a farlo all'oscuro di tutti.
Invece Elena si stava già dirigendo da Ian, ma Paul subito la frenò.

«Paul...?» lo richiamò, cercando di capire per quale motivo l'avesse obbligata a fermarsi.

«Elena» rispose lui. «So che hai una cotta per quell'uomo, ma ti scongiuro fattela passare. È sposato ed ha un figlio e questo lo sai bene» ricordò per non farle commettere dei gravi errori.

«Non riesco a capirti» Mentì.

«Non illuderti di una cosa che non potrà esistere mai» la avvisò, per poi avvicinarsi da Ian come se nulla fosse.

Presero posto nel suo stesso tavolo. Paul e Ian cominciarono a parlare delle loro cose non facendo caso alle condizioni di Elena.
Infatti quest'ultima aveva lo sguardo perso nel vuoto, sprofondava nei suoi miliardi di pensieri. Non stava prestando attenzione a nessuno.

«Dico bene Elena?» chiese Paul. Ma si accorse che la ragazza non stava seguendo nessuno. Aveva il viso sbiancato e gli occhi che man mano si stavano indebolendo.

Catturò l'attenzione di Ian che spostò la frangia della ragazza dietro l'orecchio, ma lei in modi bruschi spostò la sua mano rialzandosi in piedi.

«No!» strillò lei con gli occhi stracolmi di lacrime. Perché era diventata nervosa così all'improvviso?

Ian si meravigliò, c'era qualcosa in lei che non andava. Ma cosa?
Perché si era ribellata in quel modo a lui? Eppure voleva aiutarla, si era preoccupato.

«Professore» le scese una lacrima «Mi scusi, non volevo trattarla in quel modo. Non so cosa mia sia preso» giustificò lei che in preda alle lacrime corse nuovamente via.

Ma stavolta Paul non la frenò e chiese a Ian di lasciarla andare. Conosceva bene Elena, lasciarla libera era la scelta migliore. Forse non voleva ammetterlo a se stessa, ma lei era innamorata di Ian. Da un anno cercava di celare queste emozioni, ma adesso non ce la faceva proprio più.

«Lasciala andare via, ha bisogno dei suoi spazi» sospirò Paul. «Forse esagero a dirle le cose come stanno veramente. Ma devo dirle perché è una giovane ragazza e non voglio compia simili errori» proferì mentre stava picchiettando le dita sul tavolo in maniera nervosa.

«Amico, non ti seguo» confessò Ian, sollevando le mani in segno di resa. Era ancora più confuso di prima. «Le è successo qualcosa? Perché era in quello stato?» domandò, cercando di capirci qualcosa.

«Hai presente quella voglia di malessere che ti divora quando hai vicino la persona che ami? E sai che per quanto tu ti possa sforzare non cambierà mai niente?» chiese, cercando di sembrare il più chiaro possibile. «Ecco. Ecco cosa le è preso» spiegò per poi guardarsi negli occhi con Ian. E lo riteneva troppo stupido e troppo ceco da non capirlo.

«Ah, proprio qui dentro c'è l'amore eterno di una mia alunna» si divertì Ian mentre Paul annuì. «Secondo me è quel tipo laggiù» provò ad indovinare.

«Già» sussurrò, come se non volesse farsi sentire. Era dispiaciuto per Elena. Non poteva aiutarla, non questa volta. «È già sposato ed ha un figlio. Elena né è innamorata, ma lui, lui ama la madre di suo figlio» sospirò Paul coprendosi il volto con le mani. Era turbato. Non poteva risolverle un problema così grande e non un problema di cuore oltretutto.

«Vuoi un consiglio?» chiese Ian. «Dì a quella ragazza di lasciar perdere. Che quello che prova per lui in qualche modo lo lasci andare via. Sarà difficile ma deve. Se di mezzo ci sono i figli è ancor più difficile. Insomma, chi lascerebbe la propria moglie per una ragazzina? È ancora piccolina, troverà chi gli farà battere nuovamente il cuore» disse in maniera fredda e  distaccata per poi sollevarsi e dirigersi fuori. Paul lo seguì ma senza proferire parola.

«Ian, tu lo faresti mai?» Domandò quasi ingenuamente Paul, cercando di capire come vivrebbe la cosa in prima persona.

«Avanti, perché chiedermi queste cose quando sai già la risposta?» rise Ian, credendolo stupido. «Ad ogni modo è inutile risponderti. Non mi sono mai trovato in una situazione del genere e dubito che accadrà. E' tutto ciò che posso dirti adesso» spiegò sorridendo, notando la sua alunna tutta sola.

Elena era a pochi metri da loro ma non la seguirono. La ragazza infatti stava passeggiando tutta sola sotto un cielo che si andava oscurando. Si fermò e col dito indice asciugò una lacrima sotto ai suoi occhi. Per poi mettere entrambe le mani nelle tasche e avviarsi tutta sola verso casa.

Paul non sapeva cosa fare, lei stava andando di nuovo via.
Ma doveva parlarle, doveva farle capire che questa storia non ci sarebbe stata mai. Lui in cuor suo sperava sempre in bene, ma dopo le parole di Ian aveva capito che Elena doveva solo rinunciare.

«Il cielo si è già oscurato. Non la farai andare tutta sola, no?»  chiese l'uomo dagli occhi glaciali.

«Mi dispiace per lei» ammise girandosi verso Ian .«La lascio andare via, la conosco e ha bisogno solo di questo, dei suoi spazi» sospirò estraendo dalla tasca le chiavi della sua moto e poi salì su di essa.

«Ci vediamo domani Paul» salutò con un gesto della mano mentre fece strada verso la sua auto.

Dopo pochi minuti Elena raggiunse casa sua. Non aveva più i genitori, ma aveva un fratello più grande di lei ed una sorellina più piccola. Loro avevano finito di cenare da un po' ed il piatto di Elena si era freddato, la solita routine.

Ma lei non mangiò nulla, non aveva voglia di fare niente.

«Non mangerai niente nemmeno oggi?» chiese il fratello Jeremy preoccupato dello stato in cui era la sorella. «Elena, non mi piace vederti così giù di morale. Sei anche dimagrita» notò, aspettando una risposta che non tardò ad arrivare.

«Ho perso me stessa, ho perso ogni cosa. Sono un totale fallimento» Ammise, stringendo i pugni e poi corse verso di lui piangendo. «Sento che il mio mondo sia stato appena distrutto, Jeremy. Distrutto da qualcosa ancora più grande di me, qualcosa che non riesco più a gestire» pianse a più non posso. Jeremy non sapeva cosa avesse la sorella, ma non poteva far altro che consolarla. Avrebbe fatto di tutto per lei e vederla piangere era una sofferenza anche per lui.

«Ti prego lasciati capire. Lasciami viaggiare un attimo dentro di te. Elena, non parli mai con me. Vorrei che provassi a fidarti. Io posso solo aiutarti» spiegò facendola sedere in un divano di fronte a lui. Voleva tanto rassicurarla, ma se non sapeva del suo problema come poteva?

«Sono innamorata Jeremy» confessò coprendosi il viso che in quel momento era impresentabile a causa delle lacrime che fecero sciogliere il trucco. «Innamorata di un uomo sposato ed ha pure un figlio» finì la frase tutto d'un fiato. Aveva paura della reazione di suo fratello, semmai l'avesse giudicata.

Jeremy restò immobile per un attimo, non sapeva cosa dirle. Certo, era un bel pasticcio e questo lo sapeva anche lui.

«Che cosa mi combini Elena?» chiese, ma dispiaciuto. «Non può essere vero. Ti sei innamorata dell'impossibile» avvisò.

«Lo so, non ricordarmelo» sospirò pesantemente chiudendo gli occhi. «Jeremy, ascoltami bene. Io non voglio frequentare più l'università» annunciò seriamente e sicura di sé. Era stanca di tutta quella situazione.

«Che cosa? Sei impazzita?» si sollevò dalla poltrona. «Elena, non puoi dire sul serio. È sempre stato il tuo sogno. So che non lo pensi veramente. Devi toglierti questo lui dalla testa, non puoi smettere di vivere per un amore impossibile» la rimproverò, fermare gli studi non era la cosa giusta secondo lui.

«Jeremy tu non capisci, è il mio professore. È di Ian che sono innamorata» rivelò piangendo e poi corse via verso la stanza chiudendo la porta a chiave. Non voleva sentire altro.

Jeremy si sedette di nuovo, massaggiandosi la fronte.

«Che cosa fai?» disse senza che lei potesse sentirlo, ma poi cercò di non pensarci e andò a dormire nella stanza che condivideva con la sorella più piccola, che in quel momento stava già dormendo.

Si fece notte, giusto le tre. Elena si roteava di continuo nel suo letto, aveva l'insonnia. Un po' i pensieri un po' l'amore fanno assaporare alla notte il dolore.

«Vorrei tanto conoscere qualcuno» disse lievemente, parlando con se stessa. «Solo così, in qualche modo, posso dimenticarmi di tutto questo casino» iniziò a rammaricarsi mentre si coprì  il viso col cuscino.

Si mise a dormire con l'amaro nel cuore.

Si fece presto giorno. Ian era già in aula, ma non si accorse dell'assenza di Elena. Quella giornata stava alquanto bene, non era per niente irrequieto e sembrava colmo di vita.

«Elena Gilbert» pronunciò il suo nome intento a scrivere sulla lavagna. «Per piacere, potresti scendere al piano di sotto e portarmi una cioccolata?» ma non ricevette nessuna replica da parte della ragazza. Fu proprio lì che si accorse della sua assenza.

«Professore, mi spiace interromperla. Ma Elena non risponde al cellulare da Ieri sera, quindi non ho proprio idea di dove sia» Spiegò Caroline molto turbata per l'amica.

«Oggi avrebbe dovuto portare le materie» disse adagiando i libri nella sua cattedra. «Ad ogni modo non vedo perché tutta questa apprensione, magari avrà la febbre o è uno dei suoi soliti ritardi. Proseguiamo» disse con distacco, mentre proseguì con quiete la sua lezione. Non aveva motivi per essere preoccupato, un'assenza non equivaleva ad una scomparsa.

Terminata la lezione Ian prese le sue cose e si incamminò nel cortile della scuola prendendosi una pausa per una sigaretta. Quando dopo poco, vide arrivare Paul in moto, ma con lui non c'era Elena.

«Cosa ci fai qui, Paul?» chiese tranquillamente Ian, mentre continuava ad aspirare il fumo della sua sigaretta.

«Perché lo chiedi, se lo sai?» chiese sorridendogli. «Sono qui per Elena» ricordò.

«La mia alunna Elena Gilbert oggi non è qui» informò stranamente nervoso. «Quando la vedrò dovrò fargli un bel discorso. Non voglio che in qualche modo dopo l'episodio di ieri l'amore si metta in contrasto con lo studio. Non so se è chiaro, è ancora una ragazzina e non può per un amore non corrisposto reagire così» precisò chiaramente Ian, mentre fu stretto da una lieve ansia. Indubbiamente il desiderio di guastarsi si stava facendo di nuovo intenso.

«Sono qui» si fece notare Elena che aveva appena oltrepassato il cancello. «Quale predica deve farmi? Sono qui per ascoltarla» chiese, fingendo di non aver ascoltato le parole dette da Ian. In quell'attimo, ma solo per un rapido istante, i loro occhi si incrociarono e quel contatto visivo a Elena faceva male, molto più che male. Solo lei sapeva quanto soffriva per lui.

E lui...Lui non lo avrebbe saputo mai di tutte le lacrime gettate. Non avrebbe saputo mai che quando lei parlava d'amore, parlava di lui. Lei ormai si era arresa, non aveva più le forze necessarie per andare avanti. Non doveva più vederlo. Questo oramai aveva deciso.

«Elena, per quale motivo non sei andata a lezione? È strano da parte tua» disse Paul, chiedendo spiegazioni. «Non hai mai saltato un giorno, sei sempre stata entusiasta di svegliarti al mattino solo per venire qui. Che ti prende?» si avvicinò a lei sfiorandole il viso. Elena Distolse lo sguardo da Ian per rivolgersi al suo migliore amico.

«Paul, lo sai. Io non posso più vivere così, non posso più fingere di stare bene. Questa situazione mi ha fatto perdere il sonno, mi sta facendo diventare matta. Non c'è modo di risolvere questo problema. Per la prima volta mi mostrerò codarda e lo affronterò scappando via, almeno così evito la sua stupidità nel non capire» disse trattenendo le lacrime, cercando di non fare notare le sue labbra tremanti. Ian sospirò non capendo che quelle parole erano riferite a lui e si avvicinò a passo deciso verso di lei. Ma non era questo che voleva lei, non voleva averlo mai più vicino.

«Se hai dei problemi, prenditi il tempo necessario per riprenderti. Poi torna, sei bravissima e non puoi perderti così. Hai degli ottimi voti» sorrise Ian cercando un foglio fra le sue cose per mostrarglielo. Ma lei gli frenò la mano, quel tocco le congelò l'anima. Non sapeva più cosa dire. Ma poi si riprese e si allontanò accarezzandosi la mano che lo aveva appena sfiorato.

«Non verrò mai più, Professore. Abbandonerò quest'università, preferisco così se voglio stare bene» disse, mentre una lacrima scese fino alle sua guance rosee, sapeva che quella decisione era più che sbagliata. «Da adesso si libererà completamente di me. Dei suoi voti me ne faccio ben poco perché se ancora non lo hai capito, non sono quelli che voglio» Si guardarono ancora negli occhi, ma lei si voltò per non tornare più e lui prese una direzione opposta lasciando Paul lì.

Si sentì strano, continuava a massaggiarsi la parte del cuore, quel saluto, quel lieve addio pronunciato, lo aveva realmente ferito.

Si chiedeva il perché di quel gesto, si chiedeva se in qualche modo il problema in quella situazione, era solamente lui. 




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