Stronger than I was - I sopra...

By AuroraScrive

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Il mio nome è Jane. Sono una fuggitiva, purtroppo o per fortuna lo deciderete voi. E questa è la mia storia... More

1. Casa dolce casa
2. Incontri
3. In cammino
4. Ragazzi
5. Alleati?
6. Nuovo piano
7. Sotto attacco
8. Tentato salvataggio
9. I Mercenari
10. Raz'Kum
11. Soldati per famiglia
Avviso
12. Dolore
13. Un salto nel passato
14. Alla luce dei fatti
16. La Base Centrale
17. Vicina alla realtà
18. Si comincia

15. Finalmente a destinazione

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By AuroraScrive

Lentamente mi avvicino al gruppetto appostato sotto l'enorme ponte levatoio della fortezza.

E' strano vedere Raz'Kum senza il solito panno bianco di seta che gli avvolge i fianchi, infatti si è cambiato per il viaggio e indossa la classica tenuta da Mercenario: pantaloni neri, maglietta attillata nera e giubbotto antiproiettile. Ai piedi porta un paio di anfibi e non sembra per nulla contento mentre discute con un uomo.

«Assolutamente inaccettabile. Io sono il capo di un'armata, non posso confondermi con dei soldati qualsiasi.» esclama strattonandosi la maglietta.

«Mio signore, è fondamentale che si confonda con il resto del gruppo.. non possiamo far intendere agli uomini del Sistema Anti-Sorveglianza che lei è il capo dei Mercenari.» risponde l'uomo cercando di persuadere il suo capo.

Non appena si volta verso di me mi irrigidisco. Sono passate poche ore da quando ha scoperto chi sono in realtà e mi ha minacciata. E' meglio fare come se nulla fosse ma non mi viene molto facile, cosa che invece a lui sembra venire naturale.

I suoi occhi verdi ipnotizzanti si posano su di me, e come se il suo sguardo fosse un artiglio che mi afferra vengo automaticamente scossa da dei brividi e la pelle d'oca appare sulle mie braccia. Le sue palpebre si stringono come se non si fidasse del mio silenzio e quello sguardo basta e avanza dal levarmi dalla mente di parlare della sua minaccia a John.

A quanto pare è dotato del sesto senso di fiutare la paura, perché il suo viso si rilassa e le labbra si inarcano nel suo solito sorrisetto malizioso.

Facendo appello a tutta la mia forza interiore abbasso lo sguardo nonostante tutti i miei sensi mi urlino di fissarlo ancora. E' come vedere una creatura estremamente esotica e rara dal vivo. Sai che forse sarebbe meglio non fissarla per non provocarla, ma i tuoi occhi sono completamente calamitati da quell'enorme forza letale che hai davanti.

«Jane, eccoti.» mi  salva John avvicinandosi a me. «Stai meglio ora? Vedo che riesci a camminare per fortuna.»

«Oh si, mi sono ripresa abbastanza bene.» gli rispondo forzando un sorriso. Sento due laser verdi smeraldo puntati sulla schiena. Raz'Kum è davvero insopportabile. «Non sarò un peso nel viaggio, promesso.» aggiungo scherzosamente. Ma John non ride, anzi sembra commosso e preso da uno strano slancio di tenerezza che non è nella sua solita indole di uomo che cerca di nascondere i propri sentimenti mi abbraccia.

In effetti dopo la conversazione minacciosa con Raz'Kum, l'incontro con Chuck e Drake e la scoperta su Matt non avevo più pensato a quanto doveva essere in pena John per me. Chissà cosa avrà pensato quando mi ha vista piena di sangue, pelle scorticata e svenuta.

Così anche se inizialmente mi sono irrigidita mi lascio andare e ricambio l'abbraccio. Mi fa strano, dopotutto anche se il contatto con altre persone non mi è più così estraneo un abbraccio è cosa nuova per me. Ma è una bella sensazione. John è più alto di me, posso nascondere il viso nel suo petto e fingere di essere al sicuro per qualche secondo.

Quando John mi lascia andare fa un passo indietro con un'aria sorpresa e imbarazzata. E' dolce vederlo arrossire leggermente e portandosi una mano alla testa borbotta un «Vado a vedere come stanno gli altri soldati.» E si allontana.

Sto ancora ridendo tra me quando vedo che in lontananza ci stanno raggiungendo Vika, Matt e una figura piccola ed esile sorretta dal ragazzo.

Il sorriso svanisce dal mio volto, mentre li fisso avvicinarsi. Certo, nella mia mente io avevo perdonato Matt, ma vederlo davanti a me è tutt'altra cosa. Per non parlare di Vika.

Quando me li ritrovo davanti la ragazza piega leggermente la testa di lato «Stupefacente.» mormora, fissando il marchio sul mio collo che nell'arco di una giornata si è già cicatrizzato.

Distolgo lo sguardo, fingendo di non udirla. E' ovvio che lo fa per provocarmi.

Piuttosto poso gli occhi sulla ragazza sorretta da Matt. E' quella che mi ha urlato ripetutamente di uccidere Vasil'ko. I lineamenti assomigliano vagamente a quelli di Matt e per essere una ragazza è abbastanza alta, ma le somiglianze si fermano qui. Difatti ha i capelli sul marrone scuro da quel che riesco a capire, dato che sono rasati e tenuti corti. Quando l'hanno liberata devono averle fatto fare un bagno e le hanno tagliato quelle due o tre ciocche di capelli che le erano cresciuti.

Gli occhi. Sono quelli che fanno impressione, sono enormi e di un colore ambra che non ho mai visto prima d'ora. Trasmettono diverse emozioni, soprattutto sollievo, ma sotto sotto si può scorgere un dolore profondo che nessuno le potrà togliere.

Quando i nostri occhi si incrociano lei si stacca da suo fratello, cercando di camminare da sola verso di me. Ovviamente è ancora troppo debole così faccio velocemente un paio di passi avanti prendendola tra le mie braccia prima che cada. E' così dannatamente magra che sembra essere ridotta a un mucchietto di ossa e mi pare di abbracciarmi da sola.

A quanto pare oggi è il giorno degli abbracci.

«Grazie» sussurra in modo che solo io possa sentirla con voce flebile.

Sto per dirle che non deve nemmeno sognarsi di dovermi ringraziare, ma la mia voce viene inghiottita dal rumore di sei jeep nere che si avvicinano a noi. I sei autisti delle macchine parcheggiano uno affianco all'altro alzando la polvere del terreno e poi scendono dalle rispettive auto raggiungendo Raz'Kum.

Si scambiano quattro parole e poi ognuno di loro porge le chiavi al loro capo, per poi allontanarsi e addentrarsi di nuovo nella struttura della fortezza.

Raz'Kum ci fa cenno di raggiungerlo, così camminiamo fino ad arrivare a suo cospetto. Siamo io, la mia quindicina di compagni dell'Anti-Sorveglianza e una decina di mercenari senza contare Matt e Vika.. considerando che sono cinque posti per auto dovremmo starci.

«Bene signori.» esordisce Raz'Kum schiarendosi la gola rumorosamente per attirare l'attenzione, cosa di cui non aveva assolutamente bisogno «per arrivare alla base centrale Anti-Sorveglianza sono dieci ore di viaggio in auto continuate. Non ho tempo da perdere, quindi non faremo pause per degli idioti che vogliono sgranchirsi le gambe e grattarsi le palle. Farete a turni.»

Quando finisce di parlare tutti rimaniamo lì a fissarlo, aspettando che ci dia altre indicazioni. Lui alza gli occhi al cielo. «Muovetevi».

Ci riscuotiamo tutti dalla nostra immobilità e come un esercito che rompe le righe ci dirigiamo verso le auto. Cercando con lo sguardo Chuck incrocio Grayson che sembra fumare di rabbia per aver perso il comando della comitiva e averlo dovuto cedere a Raz'Kum. Difatti mentre gli passo di fianco lo sento borbottare «Stupido playboy vestito di stracci.» Inutile informarlo che ora il capo dei mercenari indossa una tenuta normalissima è che la sera non sia affatto uno straccio, ma penso che per Grayson l'importante sia offendere Raz'Kum tra sé, così fingo di non aver sentito nulla e procedo nel cercare Chuck.

Lo vedo in lontananza che si accinge nel salire su una jeep già piena di altri soldati, tra i quali i due gemelli Carson. Il mio cuore ha una fitta di felicità nel rivedere i loro capelli rosso acceso e le facce sorridenti. Fino a ieri avrei giurato che non li avrei mai più rivisti.

Vorrei andare da loro per salutarli, ma quasi tutti hanno già preso il loro posto sulle jeep. Anzi, tutti. Sono l'unica deficiente a piedi. Così mi affretto a cercare un posto, ma a quanto pare tutte le jeep si sono riempite, tranne una.

Fantastico. E' l'auto di Raz' Kum, che si siede in parte all'autista, un mercenario dei suoi. Nei posti dietro ci sono Matt e sua sorella Jessika, mentre il terzo è vuoto.

Quando Matt mi vede deglutisce distogliendo lo sguardo, e fa cambio di posto con la sorella, mettendola nel sedile centrale in modo che io stia in parte a lei. Mi aggrappo con le mani alla struttura dell'auto e salgo tirandomi su. In effetti ora che mi concedo di guardarla quest'auto è mostruosamente spaventosa ma affascinante.

Non ha né il tetto ne le portiere, al loro posto vi è una rete che sicuramente non contempla le norme di sicurezza.

Notando il mio viso stupito nello specchietto Kaz'Kum dal suo posto si volta. «Jeep Wrangler.» afferma sorridendo orgoglioso. Dato che non me ne intendo più di tanto di auto lui prosegue, intanto che la macchina parte. «Carrozzeria in kevlar, sospensioni speciali e ammortizzatori adattati assieme ad assi rinforzati.»

«Kevlar?» domando curiosa. Non ho mai sentito parlare di un materiale del genere.

Lui alza gli occhi al cielo. «E' una fibra sintetica. A parità di peso è cinque volte più resistente dell'acciaio. Grande resistenza al calore, alla fiamma e ai proiettili.» conclude.

Devo ammetterlo, sono ammirata. Quello che affascina è che la forma dell'auto è, come dire, scarna. Sembra di guardare lo scheletro di un'auto per la mancanza di portiere e del tettuccio.

Gongolante Raz'Kum aggiunge «Questo ragno nero ha un valore di ottantamila euro cara». Ecco il nome perfetto, 'ragno nero' la rappresenta alla perfezione. Certo che però tutti quei soldi...

Al che io mi blocco, portando i miei occhi nei suoi. «E quindi quanti schiavi venduti?»

La conversazione è conclusa.

Rimaniamo tutti in silenzio, fissando il paesaggio che scorre sotto i nostri occhi. Ogni tanto mi aggrappo alla struttura metallica dell'auto perché con quegli scossoni e la mancanza di una portiera mi viene l'ansia di essere sbattuta fuori dalla macchina anche se non penso che possa accadere.

Ogni tre ore si fa il cambio, il mercenario lascia il posto a Matt. Sono convinta che Raz'Kum con le sue manie di grandezza non voglia abbassarsi a guidare, ma Jessika è ancora debole e io non so guidare. Quando è scoppiata la guerra avevo quattordici anni, quindi addio patente e tutto il resto.

Il mercenario che ha guidato  per tre ore sta dormendo, e Matt ora deve riposarsi. Come mi aspettavo una volta che ha accostato insieme a tutte le altre jeep per fare il cambio Raz'Kum non accenna a muoversi.

Io e Jessika ci guardiamo. Non ho idea se lei sappia guidare, ma non riesce a fare due passi da sola figuriamoci guidare per tre ore. Anzi, l'ultimo turno è quello più lungo che dura quattro ore anziché tre.

Vedendo che nessuno si alza per prendere il posto del guidatore e che tutte le altre auto sono ripartite il capo dei mercenari si volta spazientito. «Non so guidare e lei è troppo debole.» dico immediatamente.

Lui sgrana gli occhi, vedendo andati in fumo i suoi piani di cazzeggio per altre quattro ore. Noto che posa lo sguardo sul mercenario addormentato che ha fatto il turno per primo e capisco dove vanno a parare i suoi pensieri. «Non ci pensare nemmeno. Alza il culo e guida, onnipotente dei miei stivali.» gli ordino presa da un istinto aggressivo naturale che di solito tengo a freno. Mi mordo la lingua.

«Da quando sono nato, nessuno. E ripeto, nessuno. Mi aveva mai parlato in questo modo.» ribatte seccamente con uno sguardo serio. Poi inaspettatamente il grande e potente Raz'Kum scoppia a ridere e scende dall'auto cedendo il posto a Matt. Con una corsetta fa il giro dell'auto e prende il posto dell'autista. Incrocio i suoi occhi nello specchietto retrovisore, sembrano diversi dal solito, spensierati. Ecco, per la prima volta da quando l'ho incontrato non sono minacciosi. Ma perché? Questo Raz'Kum è davvero un mistero.

Sorridendo in modo malizioso ma innocente mi fa l'occhiolino e poi si concentra sulla strada. «Donne, tenetevi forte.» ci dice girando le chiavi con uno scatto del polso. Io e Jessika ci guardiamo di nuovo con uno sguardo confuso. «Avete dato in mano a un uomo pericoloso un'auto da trecento cavalli.»

In questo momento non me ne può fregare di meno del valore del 'ragno nero', darei qualsiasi cosa per una qualsiasi auto dotata soprattutto di cinture di sicurezza. Raz'Kum schiaccia il piede sull'acceleratore a tavoletta ed emette un grido entusiasta quando vede che stiamo per raggiungere gli altri.

Intanto il mio stomaco inizia a borbottare così prendo lo zaino e tiro fuori un sacchetto contenente dei panini imbottiti che ci è stato consegnato alla partenza per non fare soste. Noto che Jessika mi fissa così le sorrido e le porgo un panino. Lei subito lo spinge via arrossendo. «No, no. Grazie lo stesso.»

Credo che il mio sguardo assassino sia stato abbastanza convincente, perché riprende il panino da dove lo aveva spinto e se lo porta alle labbra. Soddisfatta addento il mio terzo sandwich senza vergogna, sperando che gli scossoni della pessima guida di Raz'Kum non mi facciano vomitare tutto.

A proposito di vomito mi sa che lo stomaco di Jessika non si è ancora abituato a ricevere cibo perché la sua faccia prende uno strano colore verdastro e faccio appena in tempo a porgerle il sacchetto dei sandwich che lei tira su tutto il panino che ha appena finito di mangiare.  Ora i miei ultimi due sandwich che dovevo mangiare sono coperti di vomito, per non parlare dell'odore che si è sprigionato in tutta l'auto. Che fantastica giornata.

Comunque lei mi sta guardando con i suoi grandi occhi ambra in modo colpevole e dispiaciuto, così mi costringo a farle uno smagliante sorriso e cerco di fare conversazione per distrarla. E' una situazione strana, perché mi sembra di avere a che fare con una bambina quando in realtà non può essere più giovane di me.

Non che io mi possa lamentare, dopo tutto quello che le è capitato credo che il suo cervello può reagire come più vuole. «Allora Jessika, così sei la sorella di Matt?» le chiedo.

Lei appena sente il nome di suo fratello si anima e risponde al mio sorriso, poi però si immobilizza. «Come fai a saperlo?»

Oh cavolo. Anche se non mi volto percepisco gli occhi nocciola di suo fratello che mi scrutano in attesa di una risposta. Ovviamente Matt non sa che io l'ho sentito discutere con Vika. «Beh, me lo ha detto Raz'Kum.»

La ragazza è soddisfatta della mia risposta infatti riprende il solito sorriso e si perde via nel paesaggio che le scorre davanti. Quando mi volto guardando dritta davanti a me incrocio gli occhi di Matt nello specchietto retrovisore. Stringe le palpebre, sospettoso. In effetti ho trovato una scusa pessima, avrei potuto dire che ho notato la loro somiglianza.. Invece no, ho usato la scusa di Raz'Kum che, ora se ci penso mi rendo conto della stupidaggine che ho detto. Raz'Kum è il capo di centinaia, se non migliaia di soldati. E' praticamente impossibile che sappia i legami di parentela di Matt, un soldato semplice come chiunque altro.

Faccio finta di niente e imito Jessika fissando il paesaggio esterno.

Fortunatamente dopo un'oretta ci fermiamo, siamo in un boschetto abbastanza fitto e la strada è sterrata. Raz'Kum si porta due dita all'orecchio in cui ha infilato un auricolare e dopo qualche secondo si volta verso di noi. «John e Grayson hanno detto che da qui in poi proseguiremo a piedi. Questo è un posto sicuro per nascondere le auto e usarle come mezzo per scappare quando ce ne andremo dalla Base Centrale.»

Io e Matt scendiamo dall'auto, mentre Jessika picchetta dentro al mercenario che sta russando rumorosamente. «Cos..?» mormora lui prima di aprire gli occhi e allontanarsi da lei imbarazzato.

Lei sghignazza voltandosi verso di me e anche io non riesco a reprimere un sorriso sincero. Quando è il suo turno di scendere dalla macchina le dò una mano, dato che Matt sta discutendo con un mercenario sulla posizione esatta in cui mettere tutte le auto.

Vedendo che Raz'Kum è ancora nella sua fase di 'ragazzo-non-totalmente-stronzo' gli lancio il mio zaino dato che il suo è portato da uno dei suoi soldati, così posso portarmi in groppa Jessika. Lui sbuffa, si guarda attorno come per assicurarsi che nessuno vede che acconsente a prendere ordini da me e raccoglie lo zaino mettendoselo in spalla. «Ma guarda te cosa mi tocca fare..» borbotta tra sé prima di allontanarsi a impartire ordini a destra e a manca.

Quando mi abbasso per far salire Jessika ci metto un bel po' a convincerla che no, non mi sarei stancata, e no, non era pesante. Avrei potuto dirle che praticamente è un peso piuma e che è ridotta a un mucchietto di ossa, ma non c'era bisogno di essere così brutalmente sinceri.

Ormai i miei piedi non sono più sanguinolenti, si sono fatti i calli praticamente su tutto il piede. Dato che già sono molto femminile il destino ha anche voluto aggiungere i calli, penso tra me sarcasticamente.

Scorgo John e Grayson che cercano di mantenere l'ordine ma siamo una trentina di persone e la cosa non è semplice.

Finalmente dopo un quarto d'ora di discussione e caos per decidere dove posizionare le auto e nasconderle per bene, ci mettiamo in marcia.

Mentre sto camminando fissando gli occhi sempre a terra come un'ossessa dato che già Jessika è malridotta e non posso permettermi di inciampare e cadere con lei sopra, Drake mi affianca. Inizialmente pensavo fosse Chuck dato che era lui il mio solito compagno di viaggio, ma in questi due giorni oltre alla discussione di stamattina non mi ha più parlato. Sembra che mi sta evitando, ma non capisco perché.

«Jane.» mi saluta Drake vedendo che non gli parlo.

«Ciao Drake.» rispondo con un sospiro esasperato. Non so perché, ma non ho esattamente voglia di parlare con lui. Beh, lo considero un passo avanti dato che fino a poco tempo fa avrei detto 'non so perché ho voglia di parlare con qualcuno'.

«Allora, come va.. ehm..» inizia a dire distrattamente «la schiena ed, ecco, tutto il resto?»

Mi volto verso di lui spostando lo sguardo dal terreno al suo viso. «Qualcuno si sente in colpa?» chiedo aprendo le labbra in un sorrisetto.

Lui scoppia in una risata falsissima. «Pff, figurati. E poi il marchio ti dona.» Spero che lui stia scherzando. Sicuramente mi sta prendendo in giro, così sfodero uno dei miei sguardi minacciosi da 'sta zitto'.

Lui alza le mani in segno di resa. «Parlo seriamente! Giuro. Ti da quel non so che di misterioso e affascinante..»

«Drake, ti va di culo che non ho in mano nessuno scarpone questa volta, perché te ne avrei tirate dietro mille paia.» lo minaccio raddoppiando la pericolosità laser del mio sguardo.

Il ragazzo deglutisce e si allontana dopo aver fatto una riverenza elegante a Jessika. Non appena è fuori dalla mia portata sento il respiro della ragazza che mi sfiora l'orecchio. «E' carino.» sussurra ridendo.

Io sinceramente direi molto più che carino, ma mi astengo dal commentare. Vedendo che non rispondo lei si agita sulla schiena facendomi gemere leggermente. Per fortuna sono guarita quasi completamente, sennò sarei piegata in due dal dolore. «Ammettilo.» insiste cocciuta.

«Ma smettila.»dico guardando ancora a terra per non inciampare, così lei mi infila il mignolo bagnato di saliva nell'orecchio.

«Jessika!» lancio un piccolo urlo piegando la testa di lato sfregandola sulla spalla nella speranza di asciugare l'orecchio e fare cessare il prurito che mi ha fatto venire. Però stranamente non mi irrita, anzi mi unisco alla sua risata. A questo punto incrocio lo sguardo preoccupato  Matt. Perché ha quell'espressione addosso?

Scontroso si avvicina a noi. «Jess, vieni. Ora ti porto io.» le ordina lui.

«No.» ribatte lei, e la sento muoversi in modo da mettersi a braccia incrociate. Dallo sguardo sorpreso di Matt capisco che è abbastanza raro che lei disubbidisca ai suoi ordini «Voglio rimanere con Jane.»

«Ma sarà stanca» ribatte lui insistente. C'è qualcosa che non va, non vuole che io stia con sua sorella. Perché?

Quando vedo che Matt  mi sta fissando in silenzio capisco che stanno aspettando un mio commento. «Nessun problema, è leggera. Pesa di più il mio zaino, se me la lasci mi fai un favore così ho una scusa per non portarlo.»

Dallo sguardo scocciato di Matt capisco che sua sorella si è lasciata andare in un sorriso vittorioso.

«Ehm, Jessika..» inizio a dire sospettosa quando vedo che suo fratello si volta guardando davanti a sé e camminando lasciandoci sole  «Che dici invece di Matt? Anche lui è un bel ragazzo.-

«Uno, non osare mai più chiamarmi Jessika. E' così formale. Chiamami Jess. E poi due, non puoi chiedermi pareri su mio fratello.. E' troppo strana come cosa. Anche se c'è da dire che è un fratello fantastico. Quando Raz'Kum è venuto a liberarmi dalle catene e mi ha portata in una delle stanze della fortezza per curarmi mi ha detto che Matt lo ha aiutato a liberarmi..» Cosa? Lei non sa cosa ha fatto Matt? Ma se era anche lei nella stanza delle torture, com'è possibile? Che sia svenuta prima della rivelazione dell'incappucciato?

«Jane?» mi chiama lei passandomi una mano da dietro davanti agli occhi.

«Oh, si. Scusa, ero distratta.» rispondo con qualche secondo di ritardo. Ecco perché Matt non voleva che io parlassi con lei, non vuole che Jessika scopra cosa mi ha fatto per convincere Vika a liberarla.

Tra una chiacchera e l'altra con la ragazza senza rendercene conto abbiamo percorso davvero molta strada.

Ora ci troviamo in un campo d'erba rigogliosa davvero enorme, non si riesce a vedere la fine della distesa verde. Sono confusa, che ci facciamo qua? Non c'è nemmeno una struttura. Dov'è la Base Centrale?

Sia io che i mercenari siamo abbastanza confusi, mentre i miei compagni dell'Anti-Sorveglianza si scambiano occhiate miste tra il divertito e il soddisfatto.

John sotto lo sguardo di tutti cammina verso un albero particolarmente singolare, dato che le radici si intrecciano in modo abbastanza elaborato alla sua base. Una volta raggiunta la grande pianta poggia la testa sul tronco, in modo da avere lo sguardo parallelo a uno dei rami.

Seguendo la traiettoria del ramo John inizia a camminare facendo alcuni passi in avanti, non so quanti perché capisco che sono numerati quando lui ne aveva già fatti diversi.

A quel punto si ferma improvvisamente chinandosi sul terreno, estrae una collanina da sotto il giubbetto antiproiettile e sotto la maglietta, tenendo in mano il ciondolo. Non riesco a capire cosa è da qui, vedo solo un piccolo oggetto che scintilla prima che lui lo metta a terra facendoci pressione sul terreno con la mano.

A quel punto non credo ai miei occhi. Intorno a John si distingue un cerchio di terra che si alza di qualche centimetro con un tonfo. Il capitano si alza e fa un passo indietro, uscendo da quel cerchio di terra rialzata.

Si china di nuovo, infilando la mano nell'erba e tira su quel cerchio di terra ed erba, che si rivela una specie di porta segreta che funziona come coperchio sul passaggio segreto.

Un 'Oooh' si diffonde nell'aria. Sono davvero sorpresa, un posto del genere è impossibile da scovare. Quando ci avviciniamo per vedere all'interno del grande buco vediamo nient'altro che una scaletta che porta a un normalissimo e direi anche un po' troppo elegante per essere sotto terra, corridoio.

«Signori,» afferma Grayson attirando l'attenzione di tutti «e signore» aggiunge quando vede l'occhiataccia mia e di Jess «ecco a voi l'entrata della Base Centrale del Sistema Anti-Sorveglianza».

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