LA FENICE E IL GATTO SORIANO

By AnnaOnishchuk

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la storia d'amore fra Albus Silente e Minerva McGranitt More

INTRODUZIONE
PENSATOIO, MENTA PIPERITA E BISCOTTI ALLO ZENZERO
FIAMME E OSCURITÀ
ADDIO,MA A PRESTO
THE E CIOCCOLATO SVIZZERO
IL BANCHETTO DI INIZIO ANNO
LA CAMERA DEI SEGRETI
UN UFFICIO TROPPO INGOMBRANTE
CROLLO EMOTIVO
MI AMI? SI..MA...
ESTATE
EQUILIBRIO
7 ANNI DOPO

UN SAN VALENTINO INASPETTATO

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By AnnaOnishchuk

L'umore generale al castello non era dei migliori. A dicembre c'era stata una doppia aggressione: un ragazzo di nome Justin era stato pietrificato e con lui anche Nik-Quasi-Senza-Testa, uno dei fantasmi della scuola. Con questa il numero delle vittime era salito a quattro, anche se Nik-Quasi-Senza-Testa non si poteva considerare una vera e propria vittima, essendo già morto.
In questo clima difficile l'unica nota positiva era la consapevolezza che i danni finora non erano stati irreparabili, nessuno studente era morto, né aveva subito danni permanenti. Prima dell'estate le Mandragole sarebbero state pronte per essere utilizzate e le vittime sarebbero tornate alla normalità.
Poi era arrivato il Natale a rallegrare gli animi di studenti e professori. Ben presto gennaio era passato e il fatto che nell'anno nuovo non ci fossero più state aggressioni aveva fatto ben sperare.

Per sollevare ulteriormente il morale di tutti, il 14 febbraio il professor Allock aveva organizzato una festa di San Valentino. Per tutto il giorno degli orribili nani, che Allock aveva chiamato "Messaggeri dell'Amore", avevano interrotto le lezioni cantando a qualche malcapitato gli auguri di San Valentino. Il risultato fu esilarante: tutti evitavano con cura la Sala Grande, decorata interamente in rosa, e per i corridoi si vedevano scene indescrivibili.
Ragazzi che fuggivano appena un nano puntava verso di loro, ragazze che diventavano color peperone maturo nell'ascoltare il messaggio di qualche ammiratore sconosciuto, insegnanti con facce da funerale. Compiti doppi, per recuperare le lezioni.

Alcune scene erano destinate a rimanere negli annali della storia di Hogwarts.
Harry Potter aveva ripetutamente tentato di fuggire da un nano per non ascoltare il suo messaggio, ma quest'ultimo lo aveva placcato e inchiodato al suolo, per poi mettersi a cantare la sua orrenda poesia.

Qualche eroe nazionale, si presume Fred o George Weasley, aveva avuto l'idea di dedicare un messaggio d'amore a Severus Piton.
Il professore di Pozioni stava scivolando silenziosamente fuori dai sotterranei, dopo aver fatto una lezione ai ragazzi del quarto anno, diretto verso la Sala Insegnanti. Un nano si era piazzato di fronte a lui con aria arcigna e le gambette storte ben piantate per terra. "Severus Piton" aveva annunciato con voce nasale, "buon San Valentino". Si era poi preparato a cantare la sua poesia.
Piton, con la faccia che era una maschera inorridita, lo aveva scansato con un calcio. Il nano comunque non era intenzionato a demordere. Aveva afferrato il mantello nero del professore, il quale tuttavia non aveva smesso di camminare a passo spedito: il nano era stato trascinato per un bel po' di metri, pulendo col sedere il pavimento dei sotterranei. Piton poi si era fermato di scatto agitando il mantello con un gesto irritato, e il nano era volato fin sul soffitto, sbattendo la testa. Anche in questo caso non aveva desistito, deciso a portare a termine il suo compito. Con uno schiocco delle dita aveva richiamato altri quattro nani, i quali si erano prodigati a tenere fermo Piton.
Ormai si era formato un bel drappello di studenti, desiderosi di godersi la scena.

"Occhi da pipistrello e naso lungo da formichere,
capelli oleosi come estratto di uovo di rana lunare,
anche se sfuggi come un lombrico silenzioso
ti amo lo stesso, Pitone amoroso".

Piton era diventato rosso, poi viola, blu, giallo... Dopo aver finito di cambiare colorazione, aveva tranquillamente fatto levitare i nani e uno per uno li aveva ripetutamente sbattuti contro il muro.
Per qualche ora tutta la scuola aveva tirato un sospiro di sollievo, ma evidentemente i nani erano esseri resistenti e dopo un po' erano tornati a svolgere con diligenza il loro compito.

Minerva McGranitt, una volta saputo della faccenda di Piton, aveva seriamente considerato di chiudersi nel suo studio. L'unica cosa che l'aveva trattenuta dal farlo era stato il suo fortissimo senso del dovere: non poteva saltare le lezioni. Nel caso, aveva già pensato di trasfigurare il nano in tappeto o in gargoyle, in modo che si aggiungesse alle altre decorazioni del castello. Fortunatamente, godeva di grande stima e rispetto tra gli studenti, dunque non ci furono scherzi imbarazzanti nei suoi confronti.
Verso sera si diresse nella sua stanza, sfinita come poche altre volte: per tutto il giorno aveva temuto di vedersi arrivare un nano. Senza contare che, anche se le aggressioni sembravano essersi fermate, non era ancora riuscita a dimenticare la riapertura della Camera dei Segreti e le quattro vittime.

Tutto il corpo insegnanti era perennemente in allerta, essi erano attenti a qualsiasi attività pericolosa o sospetta e la professoressa McGranitt metteva corpo e anima in questo compito, decisa a evitare che gli eventi di anni prima si ripetessero.
Aprì la porta con un sospiro, finalmente avrebbe riposato. Il suo sollievo per la fine della giornata durò poco. Entrando, si accorse che qualcuno aveva già acceso il fuoco nel camino e le sue stanze erano illuminate dalla luce di molte candele. Preoccupata e con i sensi nuovamente all'erta, passò a controllare tutto il perimetro dei suoi appartamenti, mormorando qualche incantesimo per rivelare eventuali presenze. Dopo molte verifiche, la strega appurò di essere completamente sola: se anche in precedenza era entrato qualcuno, ora non c'era traccia di alcunché di minaccioso.

La cosa la tranquillizzò notevolmente. Grazie al fuoco già ardente tutte le camere erano avvolte da un piacevole tepore, cosa assai gradita considerato il freddo invernale.
La McGranitt era solita accendere il camino non appena rientrava, ma l'ambiente ci metteva un po' a riscaldarsi. Per questo motivo fu felice di trovare già tutto predisposto, tuttavia non potè fare a meno di chiedersi chi avesse messo piede nelle sue stanze. Ancora perplessa, tornò nel suo studio, dove trovò la risposta ai suoi interrogativi.
Sulla scrivania era appoggiato un grosso sacchetto di stoffa scozzese che non le apparteneva. Lo aprì cautamente, cercando di indovinarne il contenuto. Sul volto severo le si dipinse un'espressione stupita, il sacchetto conteneva un biglietto color oro e una gran quantità di caramelle di tutti i tipi.

So che i nani avrebbero fatto una brutta fine, ma volevo comunque approfittare

dell'eccellente atmosfera di oggi per fare la mia sorpresa di San Valentino.

Con l'augurio di riuscire a rilassarti un po',

Un ammiratore segreto

La McGranitt restò ferma per qualche secondo, soppesando il bigliettino senza nessuna reazione.

Poi le labbra sottili le si aprirono in un piccolo sorriso. C'era solo una persona che avrebbe potuto fare un simile scherzo, e le sue intenzioni erano sicuramente buone.
In ogni caso c'era ben poco di segreto: conosceva quella scrittura elegante e curata. In più, la battutina ironica sull' "eccellente atmosfera" era tipica del suo cosiddetto "ammiratore segreto".
Non si era impegnato molto per nascondere la sua identità. Probabilmente ora stava ridacchiando nel suo ufficio al pensiero della faccia sbigottita della collega, la quale non era affatto incline alle sorprese, tanto meno il giorno di San Valentino.

Decise di godersi quell'ennesima burla infantile di Silente: a modo suo stava cercando di risollevarle l'umore. Addentò una caramella, rassicurata dal fatto che non la vedesse nessuno in quel momento. Forse l'indomani avrebbe fatto finta di essere indignata per un po', ma in fondo non riusciva ad arrabbiarsi con Silente. Anzi, avrebbe dovuto ringraziarlo per il piacevole tepore della sua stanza.
La sua sicurezza sul fatto che fosse uno scherzo, vacillò non appena mise piede nel bagno per darsi una rinfrescata. In realtà non le sembrò nemmeno il suobagno. Un buonissimo profumo di vaniglia riempiva la stanza e non appena la McGranitt fece luce, si diffuse una lieve musica di sottofondo. Lo specchio era ricoperto da leggere nuvolette bianche di vapore e su una sedia lì accanto erano accuratamente appoggiati dei morbidi asciugamani. Il cambiamento più strabiliante era che al posto della sua piccola vasca ne era comparsa una enorme, con almeno quattro rubinetti da cui scendeva acqua colorata. Delle bolle scoppiettanti e profumate arrivavano quasi fino al bordo della vasca, ma per magia l'acqua non usciva mai.

La McGranitt restò completamente sbigottita. Per essere uno scherzo, Silente aveva fatto le cose per bene. D'impulsò pensò di andare nell'ufficio del Preside e schiantarlo, per il solo fatto di aver messo piede nel suo bagno. Si fermò un momento ad osservare la vasca, riflettendo sul da farsi. No, non poteva essere entrato. Probabilmente, anzi sicuramente, si era divertito un sacco ad architettare tutta la faccenda, ma poi erano stati gli elfi domestici ad accedere alle sue stanze e predisporre ogni cosa. Erano sempre loro ad occuparsi delle camere, come anche dei pasti in Sala Grande e di tutte le incombenze domestiche.
Superato quel momento di indecisione, la McGranitt decise di rimandare lo Schiantesimo al giorno seguente, in fondo si sentiva stravolta dopo la giornata trascorsa e quella vasca era tremendamente invitante. Per una volta poteva anche farsi tentare e abbandonare il suo solito rigore.

Si tolse il capello e sciolse i capelli, poi slacciò il mantello, lo stretto corpetto nero e infine lasciò cadere su una sedia il suo vestito.
Si immerse lentamente nella vasca, constatando felicemente che l'acqua era calda al punto giusto. "Ottimo" sospirò abbandonando la sua aria sempre severa. L'espressione rilassata e i capelli sciolti, così inusuali per lei, la facevano sembrare una ragazzina. Piano piano Minerva sentì che la tensione si scioglieva.
L'indomani, dopo aver fatto un po' penare Silente per essersi preso gioco di lei in modo così puerile, lo avrebbe ringraziato.
Sicuramente non aveva architettato tutto questo solo per il suo infantile divertimento: Silente era un buon amico e la conosceva meglio di chiunque altro. Di certo aveva immaginato quanto fosse stata pesante quella giornata per lei, tra nani, ragazzi con imbarazzanti crisi e interruzioni continue alle lezioni.
La grande stanchezza, unita all'acqua calda, la fecero piombare in un sonno leggero e tranquillo senza che se ne rendesse conto.

Dal suo ritratto posizionato vicino allo specchio, Eoessa Sakndenberg osservò la professoressa McGranitt ad occhi spalancati, incredula alla vista dell'inflessibile professoressa addormentata nella vasca. Poi, ripresasi dallo sgomento, Eoessa sparì oltre la cornice, lasciando la tela vuota.

***

Nella sua stanza Albus Silente camminava avanti e indietro con un sorriso compiaciuto, ma allo stesso tempo si sentiva vagamente in ansia: forse questa volta aveva esagerato. Non era affatto sicuro della reazione di Minerva. Magari tra qualche istante sarebbe venuta a schiantarlo. Forse aveva semplicemente fatto sparire tutto con un semplice gesto della bacchetta, e domani avrebbe fatto sparire anche lui. O magari no. In ogni caso, immaginare la sua faccia allibita davanti alle caramelle e alla vasca da bagno, allietava enormemente Silente. Ultimamente si era reso conto di quanto lo rassicurasse averla vicina. Avrebbe fatto di tutto per renderla felice. Erano passati molti anni prima che si rendesse conto dei suoi sentimenti per lei, troppi anni.

Era arrivato tardi, Elphinstone lo aveva bruciato sul tempo.
Silente non potè fare a meno di sentirsi ridicolo: era -modestamente- il mago più potente della sua epoca, e si era fatto fregare da un compassato uomo del Ministero -senza offesa per Elphinstone, che comunque era un brav'uomo-. Ed ora, il mago più potente del suo tempo girava in tondo per la stanza struggendosi come un ragazzino. Sorrise con autocommiserazione al pensiero.
Tuttavia, la sua barba bianca testimoniava che era ormai vecchio, e quegli anni di sbagli gli avevano insegnato qualcosa. Per di più, la ricomparsa di Voldemort gli aveva messo una certa fretta: questa volta ci avrebbe per lo meno tentato, anche se alcune reazioni neutre di Minerva gli facevano temere che ormai fosse tardi.

Comunque c'era da andarci cauti con Minerva McGranitt e oggi forse aveva esagerato. Silente si ripromise di limitarsi solo a piccole cose da quel momento, almeno fino a quando si fosse presentata un'occasione particolarmente propizia.
"Se non la smette mi verrà il mal di mare!" sbottò una voce sulla parete. "Calmati, Phineas... Evidentemente qualcosa lo tormenta. Ho conosciuto Silente e..." rispose un'altra voce. "No, è lui che tormenta me!".
Tra i ritratti dei Presidi di Hogwarts nell'ufficio di Silente era nato un vero e proprio dibattito. "Sta girando in tondo da tre ore con quel sorrisetto, ti pare tormentato?"
La voce di Silente pose fine al borbottio insistente: "Caro Phineas... Le cose stanno così: domani potrei rischiare di essere ammazzato oppure di essere ringraziato. Non so davvero quale delle due mi aspetta".
Il ritratto lo guardò perplesso scuotendo la testa a destra e sinistra con evidente disapprovazione.

Proprio in quel momento un'altra figura bionda attraversò i quadri di corsa, sbattendo contro il dipinto di Phineas Nigellus e finendo quasi in braccio ad Armando Dippet. Ricomponendosi, la donna riprese posto nella sua cornice vuota. "Tutto bene, Eoessa?" domandò il ritratto di Dilys Derwent, osservando il volto sconvolto dell'altra ex Preside. Avendo lavorato come guaritrice al San Mungo, aveva un innato istinto di protezione.
"Una cosa straordinaria!" rispose la donna bionda in tono concitato, "Minerva McGranitt si è addormentata nella vasca da bagno. È il dono di un ammiratore segreto."

Lo sguardo di Phineas si spostò immediatamente su Silente, guardandolo dall'alto della sua cornice dorata.
La punta delle orecchie del Preside si tinse di rosso. "Credo che me ne andrò a dormire anche io" disse troppo velocemente e con finta indifferenza, ma aveva l'espressione di un fanciullo che è appena stato beccato con le mani nel sacchetto dei dolci.

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