Non dirmi un'altra bugia] Lar...

By larryelarry_

48.6K 1.5K 229

Harry Styles è un ragazzo ricco, affascinante, la stella della squadra di football del college. Le persone lo... More

Prologo.
Capitolo uno.
Capitolo due.
Capitolo tre.
Capitolo quattro.
Capitolo cinque.
Capitolo sei.
Capitolo otto.
Capitolo nove.
Capitolo dieci.
Capitolo undici.
Capitolo dodici.
Capitolo tredici.
Capitolo quattordici.
Capitolo quindici.
Capitolo sedici.
Me.
Importante.
Sequel.

Capitolo sette.

2.2K 88 5
By larryelarry_

Giorno tre, ore 19:02.

Louis.

Mi ha ignorato tutto il giorno, il che mi sta bene, davvero. Non mi importa di essere lasciato da solo nella casa degli ospiti perché santo cielo, l'ultima cosa che voglio è passare del tempo con i suoi folli genitori. Harry è uscito presto stamattina per giocare a golf con suo padre e non è ancora rientrato. Non ho idea se sia mai passato da casa; per quanto ne so, possono giocare anche alla famiglia felice dell'edificio principale mentre io sono qui da solo. E poi so che non è passato da casa, perché io sono sempre stato qui e non l'ho visto.
Stare da solo mi ha riportato alla realtà. Di nuovo, ed è una buona cosa. Rimango troppo coinvolto quando sono con Harry e non va per niente bene. Così, standomene qui da solo in questa fantastica casa con una vista fantastica, so che è tutta una fantasia. Prima ho beccato Adele che curiosava, sbirciava tra le finestre e faceva il giro della casa. Sono rimasto a guardarla per un pò, nascosto in un angolo, ma poi ha iniziato a stancarmi. Cosa stava facendo? Voleva spiarmi? O cercava Harry?
Alla fine non ho resistito e ho aperto la porta di colpo quando l'ho vista appostata sul davanti. "Sta cercando qualcosa?" le ho chiesto con il tono più spocchioso possibile. Ha incrociato le braccia al petto, elegante come sempre nel suo maglione bianco e leggings neri.
"Pensavo fossi fuori."
"Sperava che lo fossi, questo è certo." Non so dove ho trovato le palle per parlarle in quel modo, ma l'ho fato. La corsa a casa ieri sera è stata una tortura, nessuno parlava e la tensione era insopportabile. Una completa inversione di marcia rispetto al tragitto precedente, quando io e Harry ci siamo baciati e lui mi metteva le mani dappertutto.

Adele ha fatto un sorrisino. "Non ti piaccio molto, vero?"
"Credo che il sentimento sia reciproco" ho cercato di sembra indifferente, ma avevo lo stomaco a pezzi per il nervoso.
"Non durerai, lo sai? Non sei il suo tipo." Certo che non sono il suo tipo. È abbastanza evidente, ma non credevo che quella strega della sua matrigna me lo avrebbe detto in faccia così brutalmente.
"E qual é il tipo di Harry?"
"Qualcuno che somigli a me" poi ha fatto un sorrisone, consapevole che le sue parole mi avevano colpito dritto in pancia. Senza aggiungere altro, si é voltata e se n'è andata.
La risposta di Adele mi ha tormentato per tutto il giorno: che diavolo intendeva dire? Non mi è mai piaciuta. Parla di Harry e lo guarda come se lui le appartenesse, quasi come se fossero loro quelli che hanno una relazione. È disgustoso, e mi chiedo se per caso non abbiano combinato qualcosa in passato.
Spaventoso. Harry apparentemente la odia, e questo mi fa sorgere un'altra serie di pensieri. Un sacco di e se a cui non mi piace pensare perché sono troppo tremendi da affrontare. Non è affar mio, mi ripeto più volte mentre me ne sto seduto da solo a meditare. Ma lui mi ha trascinato in questo caos, quindi ora è un po' affar mio, giusto?

Sbagliato. Alcune cose è meglio non saperle. Non se qualcuno soffre a causa loro.

Questo dibattito interno va avanti per il resto della giornata finché non sono un fascio di nervi e aspetto con ansia il suo ritorno. Dov'è finito? So che le partite di golf possono durare secoli, ma ora di tempo ne è passato troppo. E sono certo che sia con suo padre, perché sono ore che tengo d'occhio il dannato garage e non è ancora tornato nessuno. Anche se Adele è uscita circa trenta minuti fa e questo mi spaventa. E se fosse andata da qualche parte per incontrarli? Non so che fare.
Quando la porta finalmente si apre, intorno alle sette e mezza, mi sento all'improvviso sollevato. Sento l'eco dei passi di Harry sulle piastrelle del corridoio e poi lo vedo passare, diretto in fondo al salone mentre io sono lì seduto. Non si accorge di me quindi non dice una parola. Mi mordicchio un'unghia, e dato che non ho cenato mi brontola lo stomaco. Poi si dirige verso la sua stanza da letto e sbatte la porta e io lascio andare un sospiro tremante; stavo trattenendo il respiro e non me n'ero neanche reso conto.
Due minuti dopo esce già dalla stanza e quando mi vede si ferma di colpo. "Hey."
"Ciao" stringo le labbra e mi sforzo di respirare.
"Non ti ho visto quando sono entrato" sta benissimo con la felpa scura e i pantaloncini con le tasche color cachi, i capelli castani arruffati dal vento che da queste parti sembra non dare tregua. Scommetto un milione di dollari che sotto porta una polo, tipica tenuta da golf, anche se dovrebbe avere i pantaloncini scozzesi color pastello e senza tasche. Non che io ne sappia di golf.
"Sono stato tutto il tempo qui seduto." Si passa una mano tra i capelli e le dita mi prudono per il desiderio di fare la stessa cosa. Ricordo quando i suoi capelli siano soffici come la seta e quanto gli piaceva che glieli toccassi. Permette mai a qualcuno di farlo? Sembra così solitario. La cosa mi riempie di tristezza. Io invece permetto a un fiume infinito di ragazzi senza volto di toccarmi. Lo desidero, perché per un breve momento mi sembra che a qualcuno importi di me. Spesso è una sensazione fugace, e poi finisco di sentirmi vuoto quanto prima. "Non sapevo dove fossi, oggi" dico per riempire il silenzio.
"Mi dispiace essere stato via tanto" mi chiedo se scusarsi con me gli costi molto. Scommetto che di solito non deve spiegazioni a nessuno. Minimizzo con un gesto delle spalle: non voglio dare l'impressione che quello che ha fatto mi abbia infastidito.
"Non sono il tuo baby-setter."
"Si, però sei mio ospite. Sono sicuro che ti sei annoiato" si avvicina al divano, ed è in quel momento che l'odore mi colpisce. Dev'essere ubriaco. Mi ritiro in un angolo del divano quando si siede vicino a me; odio l'odore di birra -strano, dato che lavoro in un bar.

Ma quando lo sento al La Salle's è diverso, lì sono occupato, mi muovo, servo i clienti e mi faccio in quattro. In una situazione faccia a faccia, il tanfo di birra mi ricorda mia madre e i suoi merdosi fidanzati, che bevono senza sosta. Quasi tutti quelli con cui è stata erano alcolizzati con problemi di eccesso di rabbia. Gli ubriaconi furiosi mi spaventano a morte, e Harry è un ragazzo con un sacco di problemi repressi. Se mostra anche solo un barlume di aggressività nei miei confronti, me ne vado.
"Sono stato bene" gli dico. "Sono rimasto in spiaggia un bel po'."
"Non hai avuto freddo? Il tempo non era dei migliori, oggi."
"Ho pensato di approfittarne finché sono qui. Dubito che tornerò mai in un posto così bello."
"Mi dispiace non averti fatto compagnia, Louis" la sua voce è dolce, l'espressione mi spezza il cuore. È così cupo, sconvolto. Vorrei potergli dire qualcosa, fare qualcosa per alleviare il suo dolore. Mi studia, gli occhi di un verde scuro e profondo, la testa china di lato. Mi chiedo cosa veda. Io so cosa vedo: un ragazzo solo e confuso che non permette a nessuno di conoscerlo davvero. Per qualche ragione, voglio essere io il primo ad abbattere il muro. Forse potrei aiutarlo, o forse no, ma lui ha bisogno di conforto, è evidente.

Anime simili si capiscono subito. Per quanto suoni sdolcinato, inizio a credere che siamo qui insieme per una ragione precisa.

Harry.

Come al solito, mi guarda come se riuscisse a leggermi dentro, e questo mi rende nervoso. Sono stato lontano da lui tutto il giorno di proposito. Quello che è successo ieri sera mi ha portato al limite, e se non rimetto insieme i pezzi potrei perdere il controllo in fretta. È da tempo che non mi sentivo così, ecco perché non torno mai a casa. E dopo stavolta non tornerò di sicuro mai più. Non mi importa se mio padre rimarrà ferito; non ce la faccio più. Non posso fingere che questo posto, queste persone, non abbiano un effetto negativo su di me. Non è così. Quando sono qui mi ricordo della persona che ero e che non voglio essere mai più. Non c'è altra scelta, devo rimanere lontano.

Ora che guardo Louis e vedo la compassione nei suoi occhi, capisco che devo stare lontano anche da lui. Se dovesse conoscermi davvero rimarrebbe ferito, ne sono certo. Temo che gli manchi poco per capire quale sia il mio problema, e se lo farà, so che gli confesserò tutto. E poi sarà impossibile tornare sui miei passi. Il segreto rimarrà sospeso fra noi, a metterci entrambi a disagio. Rovinerà qualunque tipo di relazione o amicizia -o come la si voglia chiamare- abbiamo.

Non sopportavo l'idea, quindi stamattina sono uscito presto accettando al volo una partita con mio padre. Non solo abbiamo giocato diciotto intensi giri di golf con una coppia di suoi amici; poi siamo anche finiti al bar del circolo. Non sono un gran bevitore, però mi sono ingollato una birra dopo l'altra godendomi lo stordimento. Il mio cervello si è rintanato in un luogo torbido e confuso dove mi era facile dimenticare. Abbiamo scherzato, parlato. Papà si è vantato del fantastico giocatore di calcio che sono, facendomi sentire bene. Lui e io non trascorriamo molto tempo insieme da soli -Adele è sempre lì a minacciare di guastare ogni cosa-, oppure ci dedichiamo ad attività che non ci consentono di parlare molto. Il pranzo ieri è stato spiacevole, e sono contento l'abbiamo superato.

La giornata di oggi ci voleva proprio, ma il pensiero di aver scaricato Louis e di averlo fatto di proposito mi ha tormentato e sento ancora il senso di colpa. Ecco perché mi sono scusato.
"Ho beccato la tua matrigna che sbirciava dalle finestre, oggi pomeriggio" lo dice disinvolto, ma le sue parole sono come undici piccole bimbe che mi cadono in testa. La tensione si irradia lungo la spina dorsale e le spalle e mi irrigidisco. "Si?"
Louis annuisce. "L'ho affrontata."
"Cosa?" sono sconvolto, terrorizzato. E se Adele le avesse spifferato qualcosa?
"Già. Neanche lei ha apprezzato. Mi ha detto che non saremmo durati, che io non sono il tuo tipo." Resto in silenzio, tenendo che potrebbe aver aggiunto dopo. "E quando le ho chiesto qual era il tuo tipo, mi ha risposto che era lei."
Il sangue mi affluisce alle orecchie, e qualunque altra cosa dica Louis, non la sento. Le sue labbra si muovono, ma io non percepisco nessun suono. Senza pensarci, mi alzo e vado a chiudermi in camera. Louis mi chiama, la voce lontana, e io penso che mi stia seguendo, anche se non ne sono sicuro. Non vedo -ho gli occhi annebbiati- e sto ribollendo di vergogna, paura, rabbia. Adele ha passato il limite, di nuovo. Lo fa sempre. Vorrei raccontare tutto a Louis ma non posso, ho paura che poi mi odierà, che mi giudicherà. Che sarà così disgustato da andarsene. Siamo appena a metà di questo viaggio e tutto sta andando in malora. Non so più come tenere in piedi la situazione.

Louis.

Lo inseguo chiamato il suo nome, eppure è come se Harry non mi sentisse. Il modo in cui la sua faccia si è svuotata di tutte le emozioni quando gli ho riferito le parole di Adele è stato spaventoso. Si è spento di fronte a me, ed è stata una cosa stranissima. Una specie di meccanismo di reazione.
Mi sbatte la porta della camera in faccia e io la riapro, precipitando nella stanza come un uomo in missione. È in piedi, al centro, girato di spalle, la testa alzata a fissare il soffitto. Vorrei leggergli nei pensieri, offrirgli conforto, qualcosa. Qualunque cosa. E invece me ne sto lì, spostando il peso da un piedi all'altro, confuso.
"Vai via" dice con voce cupa, ma tranquilla.
"Va bene, ti lascio solo" capisco quando qualcuno non ha voglia di compagnia, lo capisco benissimo.
"No" si volta verso di me, l'espressione dura e irremovibile. "Intendo dire che dovresti andare a casa. Non c'è bisogno che tu rimanga qui, non ho più bisogno del tuo aiuto."
Mi si stringe lo stomaco e sento che sto per vomitare. "Non mi dispiace restare.."
"Non ti voglio" mi interrompe e io serro le labbra. "Non devi subire questa merda, Louis. Hai già abbastanza problemi." Ho le lacrime agli occhi. Non mi vuole qui, non mi vuole da nessuna parte. A mia madre non interessa se sono vivo o morto; mia sorella preferisce stare con le amiche; non ho nessun amico a parte i colleghi, e quelli sono più che altro conoscenti. Ai ragazzi non piaccio perché pensano che sia uno specie di prostituto che vuole rubare i fidanzati. Ora sono solo.

A testa alta, tiro su col naso cercando di scacciare via le lacrime. "Vado a preparare la borsa." Mi volto, lascio la stanza e lui non mi ferma. Non mi sorprende. Cosa mi aspettavo? Che mi seguisse e mi scongiurasse di non andare? Certo che no. La mia non è una vita da film, per lui non conto niente, non devo dimenticarlo.
La mia stanza è immersa nell'oscurità, accendo la luce e raggiungo l'armadio dove tengo il mio borsone stracciato e polveroso. È ancora mezzo pieno: non ho mai tolto tutta la mia roba per timore che qualcosa andasse storto. E a quanto pare le mie previsioni erano esatte. Inizio a infilare i vestiti nella borsa senza preoccuparmi di piegarli. Non so come fare ad andarmene, ma forse potrei chiamare un taxi e chiedergli di portarmi alla stazione dei pullman. Ho abbastanza soldi nel conto e ho con me il bancomat, quindi posso tranquillamente pagarmi il biglietto per casa. Spero solo di non dover aspettare troppo alla fermata. Tiro fuori il cellulare dalla tasca e vedo che Lottie mi ha mandato un messaggio. Dice che passerà di nuovo la notte da Wade. Io le rispondo che mi va bene e che torno a casa in serata. Mi scrive all'istante.
"Che succede? Ti hanno licenziato? Il padre ci ha provato con te?"
Rispondo: "Storia lunga. Ti spiego quando torno" poi mi infilo il cellulare nella tasca dei jeans. Mi sento un fallito. Non riesco neanche a sembrare un fidanzato, e tutto quello che dovevo fare era starmene lì tranquillo e carino. Sorridere, dire si e nient'altro. Non era così difficile. Arrabbiato con me stesso, vado in bagno a raccogliere le mie cose, gettando tutto nella borsa. Afferro dalla doccia lo shampoo da viaggio e il bagnoschiuma e li butto dentro chiudendo la cerniera, soddisfatto del rumore che produce. Tutto fa eco in questa casa, con i soffitti alti e il pavimento di piastrelle. L'edificio principale è anche peggio, mi dà sui nervi. Forse non mi dispiacerà così tanto andarmene, forse quando sarò salito sul pullman ricomincerò a respirare.

Mi volto per uscire dal bagno e vedo Harry in piedi sulla porta nella stessa posizione di ieri sera: le mani appese al telaio, il corpo dentro a metà. La felpa si è sollevata, portandosi dietro la maglietta, e i pantaloncini a vita bassa mettono in mostra la pancia. Intravedo un sentiero di peli scuri che parte dal suo ombelico e alzò gli occhi di colpo, mortificato perché anziché squadrarlo, dovrei essere furioso con lui.
"Non andare."
Mi irrigidisco. È semplicemente ridicolo, questo tira e molla mi sta davvero facendo impazzire. "Non sono dell'umore per i giochetti, Harry." Lascia la presa ed entra nel bagno. Faccio un passo indietro, con il sedere urto il bordo del lavello e mi fermo. Sto tremando, ma non di paura. Tremo perché è così vicino che sento il suo odore. In qualche modo la puzza di birra è scomparsa, rimpiazzata dal profumo caldo e familiare di Harry. Sento il calore del suo corpo, la tensione che emana vibrazioni potenti.
"Mi dispiace tanto, Louis. È che..questo posto fa schifo, non ti biasimo se vuoi andartene, quindi stavo dandoti la possibilità di farlo. Volevo convincermi che fosse la cosa migliore, ma non posso farcela da solo. Non voglio. Preferirei che restassi."
"Fare cosa da solo, Harry? Cosa c'è che non va con i tuoi genitori? Non mi racconti niente e la mia mente vaga" rimango senza fiato quando si ferma di fronte a me, così vicino che i nostri petti si sfiorano. All'improvviso mi mette le mani intorno al bacino e mi solleva, facendomi sedere sul bordo del lavandino. Emetto un gemito stridulo e lui mi si piazza in mezzo alle gambe. È sempre più vicino e tiro indietro la testa, incrociando il suo sguardo agitato.
"Non voglio parlarne" sussurra. "Vorrei dirtelo, ma non posso." Gli accarezzo il viso e lui si appoggia al mio palmo, chiudendo gli occhi. Osservo i suoi lineamenti e sono divorato dal desiderio di baciarlo.
"Tenerti tutto dentro non fa bene" gli do un colpetto con la mano e apre gli occhi. "Dovresti davvero parlare con qualcuno" cerco di fargli capire che vorrei essere io il prescelto.
"Non posso."
"Va bene. Quando sarai pronto, sono qui" tolgo la mano e mi raddrizzo sul lavandino per dargli un bacio sulla guancia. Io sarò sempre qui ad aspettarlo, deve saperlo. Non mi interessa quali segreti nasconde -ho la sensazione che siano piuttosto orribili- perché io voglio stargli vicino e aiutarlo. Potrebbe non valerne la pena, ma non credo. Questa persona è entrata nella mia vita per una ragione, come io sono entrato nella sua. Forse dobbiamo darci una mano a vicenda.
O darci speranza.

Continue Reading

You'll Also Like

48.5K 1.9K 27
Due ragazzi all'ultimo anno di liceo; entrambi hanno un passato orribile alle spalle che ancora oggi li perseguita. Droga e autolesionismo si incontr...
41.9K 828 63
William, Lima, Ethan e Luke sono 4 attraenti fratelli da poco usciti di galera che cercano vendetta: a causa di una donna sconosciuta, non solo hanno...
10.7K 533 13
SEQUEL di "My phantom//Juke❤️" (Se non l'hai ancora letto vai subitooo) Julie e Luke stanno finalmente assieme, Senza fantasmi cattivi o Club mortali...
471K 18.3K 28
@loulou ha aggiunto ai preferiti la tua foto