Un'apparente calma avvolgeva la dimora dei Guerra, ma Filippo percepiva chiaramente l'ombra della minaccia nell'aria. Mentre avanzava tra i corridoi della villa, il volto di Giulia gli tornava alla mente, fragile e determinata, e si sorprese a desiderare di tenerla lontana dai giochi di potere del padre, dai piani sporchi dei Guerra.
La delusione nei suoi confronti di suo padre cresceva dopo ogni incontro, per ogni parola non detta, ogni silenzio carico di tensione.
Aveva sempre creduto, in fondo, che Don Aldo Guerra fosse disposto a guidarlo, a proteggerlo nel pericoloso mondo che li circondava.
Ora, però, temeva che potesse diventare un avversario, più spietato di chiunque altro.
Ricordi dell'infanzia riaffioravano, con le immagini di un giovane Filippo che osservava suo padre con ammirazione. Lo considerava un uomo forte, capace di imporre rispetto senza mai piegarsi.
Ma ormai, gli anni dell' innocenza sembravano appartenere a un'altra vita. La visione di Don Aldo come una figura paterna protettiva e quasi invincibile, si stava lentamente sgretolando, lasciandogli addosso una sensazione di solitudine.
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Intanto, altrove, Giulia proseguiva la sua giornata in oreficeria, ignara dei complotti che gravitavano intorno a lei. Mentre rifiniva un gioiello, un uomo ben vestito entrò, con l'aria di un comune acquirente.
Alto e imponente, il suo volto le era quasi familiare ma non riusciva a collocarlo nella sua mente.
L'uomo con un sorriso sottile, si avvicinò al bancone, gli occhi attenti che si soffermavano sui gioielli esposti, e soprattutto su di lei.
Lei lo guardó.
Aveva un aspetto raffinato.
I capelli lisci e biondi, pettinati con cura, incorniciavano un viso dai lineamenti netti e decisi.
"Buongiorno. Ho sentito dire che qui avete pezzi unici," disse, con una voce profonda e controllata, lo sguardo che indugiava su di lei più a lungo di quanto fosse normale.
Quell'uomo non era nient'altro che Rocco Marini, ma si era presentato con una naturalezza quasi studiata, fingendosi un cliente come tanti.
La ragazza serrò la presa sullo strumento di lavoro. Sentiva a pelle che qualcosa non andava.
"Certo, signore. C'è qualcosa in particolare che sta cercando?"
Lui sorrise, un sorriso che sembrava nascondere più di quanto rivelasse.
"Qualcosa di prezioso... e difficile da reperire," rispose, le parole che lasciavano intendere ben altro.
Il tono ambiguo e tagliente sembrava voler insinuare una minaccia celata, che non sfuggì alla ragazza.
Trattenne il respiro, ma prima che la situazione potesse degenerare, Filippo apparve sulla soglia del negozio.
Il volto teso, gli occhi puntati sull'uomo davanti a lei.
In pochi secondi aveva capito tutto.
Si avvicinò senza distogliere lo sguardo da Rocco, la tensione tra i due era palpabile.
"Credo che lei abbia trovato già ciò che cercava, signor Marini," disse con voce dura, facendogli capire che il gioco era finito.
L'uomo lo guardò quasi divertito.
"Filippo Guerra... sempre al momento giusto. Ma sai, a volte i gioielli più preziosi vanno tenuti sotto chiave, al sicuro."
Fece una pausa, gettando un'occhiata lasciva verso di lei, lasciando nell'aria un brivido di minaccia e perversione.
"A presto, signorina Fini."
Quando il biondo uscì dal negozio, la tensione sembrava restare sospesa nell'aria. Giulia, con il cuore ancora in tumulto, si voltò verso Filippo, sollevata per la sua prontezza.
"Grazie..." mormorò, la voce appena un soffio, ma sufficiente a rivelarne la gratitudine.
Il giovane le prese la mano con delicatezza, stringendola tra le sue, quasi a rassicurarla.
"Non lascerò che ti facciano del male. Qualunque cosa accada."