Undercover

By hajarstories_

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⚠️TW⚠️ In questo libro saranno presenti argomenti come: stress post traumat!co, maf!a, sostanz3 stupefacent... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Extra Kathrine
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Extra Alejandro
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Extra Weston
Capitolo 23
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 24

172 11 39
By hajarstories_

Nella solitudine il solitario
divora sé stesso, nella
moltitudine lo divorano
in molti. Ora scegli.
Nietzsche

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Lo guardammo confusi anche se dentro di noi sapevamo esattamente a che cosa si stesse riferendo.

L'adrenalina iniziò a vagare nelle mie vene mentre la mia mente cominciò a pensare alle prossime mosse. Certo, dipendeva tutto dal tempo, ma quello era un dettaglio insignificante.

«Che cosa stai dicendo?» domandai confusa utilizzando sempre un tono scontroso.

«Che tra un paio di giorni, un container contenente kilos de drogas y armas arriverà da Tijuana pronto a essere distribuito sull'intero suolo americano facendo di conseguenza alzare le cifre presenti sul mio conto, Chicago» spiegò con uno strano luccichio negli occhi che quasi mi fece venire i brividi.

Quasi.

Quella era la parte cruciale dell'intero piano. Era venuto da noi, aveva scelto noi per aiutarlo e pareva avere anche una certa fretta.

Anthony era il suo uomo di fiducia, dopo Miguel, e io, oltre ad aver dato prova della mia fiducia a Los Angeles, mi ero assicurata che mi vedesse mentre mi allenavo nella sua villa affinché rimanesse meravigliato dalle mie capacità. A quanto pareva aveva funzionato.

«E noi che cosa c'entriamo con tutto ciò? Hai bisogno di qualcuno che trasporti quel container qui? E poi, come diamine hai in mente di farlo entrare nel paese? È pieno di sbirri al confine!»

«Anthony starà al mio fianco. Tu, invece, dovrai piazzarti nel puerto con il fucile per eliminare tutti gli ostacoli» spiegò con tono di ovvietà finendo poi per definire i poliziotti come "ostacoli". Ed effettivamente aveva ragione. Insomma, dal suo punto di vista erano effettivamente degli ostacoli.

«E se dovessero mandare delle pattuglie in aiuto? Mi arresterebbero, se non peggio. Sentiamo un po', che cosa ci guadagno io? Perché dovrei mai accettare?»

Era ovvio che quello sarebbe stato il mio ruolo, sennò a che cosa mai doveva servirgli un sicario?

Il piano era quello di accettare l'incarico, ma Elizabeth non l'avrebbe mai fatto su due piedi. La donna che interpretavo era temeraria, testarda ed egoista. Ma, in fondo, aveva senso che si preoccupasse del suo guadagno dato che avrebbe messo la sua stessa vita in pericolo. O almeno, quello era ciò che avrebbe pensato il messicano.

«¡Porque es una orden!» esclamò alzando leggermente la voce mentre il suo volto iniziò a colorarsi di uno scuro rosso.

«Non mi frega un cazzo del tuo ordine! Cosa ci guadagno, Alejandro?» domandai fingendomi spazientita e non temendo la sua reazione.

Il mio corpo era già pronto a sbattere la porta in faccia ad Alejandro e a chiamare Mary per aggiornarla, ma la mia mente mi tratteneva con i piedi a terra.

Dovevo pazientare.

«Credi davvero che sia così disperato da dover fare affidamento su di te? Sai quante altre persone sarebbero pronte a prendere il tuo posto?»

«Non prendiamoci in giro. Ti serve un sicario e ce l'hai davanti a te. Hai testato la mia lealtà e hai visto svariate volte le mie abilità. Hai detto che manca poco al colpo e, di conseguenza, non hai tutto questo tempo per trovartene un altro. Quindi dimmi, boss, quanto ci guadagno?» continuai sogghignando divertita dal fatto di aver vinto io quella discussione.

Era quasi...divertente. Certo, solo un pazzo psicopatico avrebbe ignorato il fatto che molto probabilmente ad ogni singola parola con il messicano si rischiasse una pallottola in fronte, e quella decisamente non ero io. Tutto però cambiava quando si sapeva che quella pallottola non sarebbe mai stata sprecata, o almeno non in quel momento. Alejandro aveva bisogno di me e sicuramente non mi avrebbe uccisa.

La sua espressione divenne ancora più arrabbiata e vidi che mancava davvero pochissimo che avesse un esaurimento nervoso.

«Quanto vuoi?»

«Quaranta percento.»

A quelle parole, il messicano soffocò a causa della sua stessa saliva.

«Stai scherzando? Quince e non accetto altre proposte» affermò con sguardo ancora sconvolto.

«Trentadue.»

«Diecisiete

«Quarantacinque.»

«Stai scherzando? Si può sapere dove diamine hai imparato a contrattare?» chiese sull'orlo della pazzia. Lo vedevo, non ce la faceva più.

«Era meglio se accettavi quel trentadue. Allora, quaranta?» domandai porgendogli la mano con un sogghigno di vincita.

Si passò una mano sulla testa innervosito per poi fissare la mia mano in attesa di pensare alla sua risposta.

«Te odio, Chicago» rispose stringendomi la mano in segno di resa.

«Il sentimento è ricambiato, Alejandro» risposi aumentando la presa sulla stretta e allargando il mio sorriso.

«Adesso che vi siete accordati, possiamo ritornare a dormire?» domandò la voce di Anthony dietro di noi.

«Il piano avverrà la notte di Capodanno.»

«Stai scherzando? È domani!»

«Elizabeth, prendi il quaranta percento y sigues hablando? Se fossi in te me ne starei in silenzio e accetterei ogni singola cosa. Oppure preferisci che abbassiamo al diez porciento

«Domani è perfetto! Buona notte e sogni d'oro!»

«Se io fossi in te, Chicago, inizierei a pensare già da ora a che cosa fare con quei soldi. Vi aspetto en cinco horas alla villa» disse per poi dirigersi fuori casa chiudendo la porta dietro di sé. Attendemmo fin quando non vedemmo l'auto allontanarsi per poi prendere un telefono usa e getta e chiamare Mary per informarla del tutto.

Dopo un paio di secondi costernati da "bip" che parvero interminabili, il capo del nostro dipartimento rispose.

«Mary, abbiamo delle novità» affermai mentre Weston avvicinava l'orecchio al telefono in modo tale da sentire anche lui dato che, essendo un telefono usa e getta, non aveva la possibilità di mettere il vivavoce.

«Claire, Weston, ditemi tutto. C'è qualche problema?» chiese con voce ancora impastata dal sonno a causa dell'orario, seppur in Virginia fossero già le sette e mezza del mattino.

«Alejandro è venuto a casa nostra, questa mattina. Ci ha informato che tra un paio di giorni arriverà il container da Tijuana e vuole il nostro aiuto. Weston dovrà stargli accanto e aiutarlo, mentre si aspetta che io metta sotto tiro qualsiasi poliziotto si avvicini al porto.»

«Quindi tutto sta andando secondo il piano. Secondo voi quale sarà il giorno da lui stabilito?»

«Ci ha comunicato che avverrà la notte di Capodanno» disse accanto a me il moro riflettendo.

«Ha senso. Sicuramente i controlli saranno scarsi senza contare la certa corruzione di alcuni poliziotti della dogana. Seguiamo il piano e tra un paio di giorni potrete abbandonare la West Coast, agenti» constatò Mary per poi chiudere la telefonata.

Lanciai ripetutamente il telefono contro il muro spaccandolo affinché nessuno potesse risalire in qualche modo alla chiamata appena conclusa.

Mi voltai verso Weston trovandolo intento a fissarmi.

«Sei pronta?» Mi chiese con uno sguardo colmo di determinazione.

Feci un sospiro profondo e cercai un attimo di raccogliere tutti i pezzi in modo tale da avere il quadro completo davanti a me.

Mi sarei appostata dove Alejandro avrebbe voluto vedere Elizabeth, avrei atteso l'arrivo dell'FBI e della DEA e avrei sperato che tutto andasse per il verso giusto.

Sembrava tutto così semplice, così lineare, ma una sola mossa falsa e avrei potuto mandare all'aria tutto quanto. Non solo avrei perso la vita, ma avrei messo a rischio quella di Weston, di Kathrine, della bambina e, come se non bastasse, avrei permesso ad Alejandro di fuggire.

«Non vedo l'ora di vedere quel bastardo dietro ad una cella» affermai sorridendo non curante dei pensieri che mi stavano assillando.

Avere paura e avere ansia era del tutto normale, ma dovevo cercare di mantenere la calma e la tranquillità che il mio lavoro richiedeva.

Dovevo portare a termine quella missione.

Dovevo impedire ad Alejandro di causare altro male e altro dolore alle persone.

Dovevo prendere una pausa e sapevo che Weston mi avrebbe aiutato e sarebbe rimasto al mio fianco.

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Alejandro

Todo iba de acuerdo al plan.

Avevo da poco finito di parlare con mio cugino e avevo scoperto che tutto era pronto e che estaban esperando la víspera de año nuevo.

I poliziotti alla frontiera erano stati corrotti molto facilmente, Elizabeth e Tony erano venuti al corrente di tutto, così come anche Kathrine, che però non aveva preso bene la cosa.

Ancora non comprendevo come non capisse l'importancia di tutto ciò. Insomma, sarei diventato ancora più ricco e, di conseguenza, lei non avrebbe avuto problemi di alcun genere.

Había cambiado.

Quando era una tossicodipendente pendeva dalle mie labbra. Era come una marionetta di pezza tra le mie mani y me gustó come cosa.

Amavo avere il controllo su tutto.

L'avevo sempre avuto, infatti, tutti quanti, sin da quando ero piccolo, avevano sempre esaudito ogni mio ordine o desiderio.

Ma da quando Kathrine era rimasta embarazada, era cambiata. L'amore che provava verso quel grembo mi ricordava così tanto l'attenzione di mia madre verso di me. E quello mi rivoltava lo stomaco.

Amor.

Che sentimento inutile.

Perché mai qualcuno avrebbe dovuto perdere tempo provando amore verso altri quando poteva usufruire di quel tempo per accrescere su poder y su riqueza?

Fermai l'auto che stavo guidando in un luogo deserto lungo la strada verso Chula Vista, una città al confine con San Diego, e attesi fin quando non vidi una figura in lontananza avvicinarsi sempre di più a me.

Uscii dall'auto una volta che l'uomo vestito di naranja fu a un centinaio di metri da me.

Era invecchiato.

Delle rughe gli incorniciavano il viso magro come il suo corpo.

A mala pena riusciva a reggersi in piedi a causa della scarsa nutrizione che la prigione di San Francisco doveva avergli concesso.

«Alejandro» sussurrò con il respiro ancora irregolare mentre mi guardava con uno sguardo che non avevo mai ricevuto da piccolo: orgullo.

Forse era stata la prigione a cambiarlo, a rammollirlo, ma era diverso.

Non era più Xavier Garrido, il grande narcotrafficante di Tijuana. Quell'appellativo spettava a me e a me soltanto.

Yo era el jefe.

Xavier non avrebbe ripreso il suo ruolo.

L'avevo fatto evadere dal carcere, era vero. Avevo impiegato svariato tempo e ancora non mi capacitavo del fatto che il piano aveva davvero funzionato.

L'avevo fatto evadere non perché mi mancasse, ma perché volevo che assistesse in prima fila alla mia ascesa. Desideravo che vedesse il potere nelle mie mani e provasse envidia e rabbia per essersi fatto beccare dagli sbirri e perché tutto ciò stava accadendo a me e non a lui.

«Xavier» dissi, «andiamo! Ci sono gli ultimi ritocchi da portare a termine.»

Salii in auto e così fece anche mio padre e insieme ci dirigemmo verso casa mia.

Inizialmente il viaggio era stato silenzioso, fin quando non accesi la radio e non sentii le parole dell'edizione speciale del telegiornale che informava i cittadini dell'evasione di un conocido y peligroso narcotrafficante. Poi, però, Xavier aveva deciso di abbassare il volume e di aprire bocca.

«Allora, Kathrine come sta? Ho sentito che è incinta...»

A quelle parole strinsi le mani attorno al volante dell'auto e cercai di focalizzarmi sulla strada davanti a me.

«Come fai a sapere di lei?»

«Oh, andiamo. Pensi davvero che le notizie non mi giungano? So tutto, Alejandro, e so cose che persino tu stesso non sai...»

A quelle parole, se possibile, mi arrabbiai ancor di più.

Era come se volesse sbattermi in faccia che, in qualche modo, fosse ancora lui il capo e che io, in tutti quegli anni, avessi solamente fatto le sue veci.

Stava testando la mia pazienza, era evidente.

Peccato però che la curiosità iniziò a divorarmi a ogni metro che le ruote percorrevano.

«Cosa stai cercando di dire?» domandai cedendo e cadendo nella sua trappola. Ma, in realtà, poco mi importava.

«Ho sentito che hai un nuovo cecchino...»

«Sì. Da quando abbiamo scoperto che Kathrine è rimasta incinta comencé a buscar qualcuno che potesse rimpiazzarla almeno fino a quando non avesse partorito» affermai non capendo dove volesse arrivare.

Che sapesse qualcosa su Elizabeth che a me era sconosciuto? Insomma, avevo indagato a lungo su di lei e l'avevo anche testata non appena era arrivata.

Era stata addirittura arrestata ma non aveva aperto bocca. Raramente trovavo perso come lei. E poi, l'avevo osservata a lungo allenarsi e potevo tranquillamente affermare che sapeva il suo.

«Estúpido ingenuo...» sussurrò tra i denti facendo un sorriso amaro che scorsi con la coda dell'occhio.

Cercai di respirare e di mantenere il controllo affinché non fermassi l'auto per prenderlo a pugni.

«Azzardati nuovamente a parlarmi così e ti uccido, ti è chiaro?»

«Ah, il bambino è cresciuto! Guarda un po' cosa è arrivato a dire! Vuole davvero uccidere su padre!» affermò per poi scoppiare in una fragorosa risata.

«Che cosa sai?»

«Vedi, un mio compagno di cella mi raccontava ogni giorno di come fosse stato tradito. Ogni singolo giorno mi parlava di questa bellissima ragazza che pareva essere la donna perfetta per lui. Affascinante e spietata. Non si fermava davanti a niente e a nessuno, anche se a volte parlava un po' troppo.»

Più andava avanti e più l'unica persona che mi pareva rappresentasse questa fatidica ragazza mi pareva il mio sicario.

«Stavano insieme, lui era innamorato perso e credeva che anche lei ricambiasse i suoi stessi sentimenti» continuò guardando fuori dal finestrino.

«Oh, non dirmi che in prigione ti sei fatto sentimentale. Dove vuoi arrivare con tutta questa storia?»

«Tutto andava per il verso giusto fin quando un giorno non si ritrovò con le manette ai polsi e il ginocchio di uno sbirro sulla schiena.»

«E questo che cosa dovrebbe avere a che fare con Elizabeth?»

«Non lo vedi? Sei proprio un estúpido ingenuo e questo mi fa seriamente domandare dove io abbia sbagliato a crescerti. La ragazza ha fatto arrestare il mio compagno di cella. Si è fatta raccontare tutto quanto e quando lui si era recato per uccidere un debitore, la polizia era già lì pronta a scortarlo.»

«Mi stai dicendo che Elizabeth era questa ragazza e che ha fatto arrestare il tuo amico?» domandai alzando un sopracciglio cercando di capire dove volesse andare a parare.

«Non Elizabeth, Claire Wilson ha fatto arrestare il mio amico» rispose voltandosi verso di me.

Ormai temevo che il sole sotto il quale aveva precedentemente camminato gli avesse dato alla testa, anche se per la maggior parte del tragitto era stato scortato da alcuni dei miei uomini dato che San Francisco distava parecchio da San Diego.

«E adesso chi diamine sarebbe Claire Wilson?»

Cercai di pensare a chi si stesse riferendo mio padre in quel momento, ma non riuscivo a trovare una risposta.

«Sai, il mio compagno di cella aveva una sua foto come ricordo. Capelli biondi, occhi marroni, pelle ambrata...»

«Se non parli immediatamente giuro che detendré este maldito auto e ti faccio vagare in queste strade deserte fin quando non ti troveranno e finirai con il ritornare in quella cella.»

Ormai la mia pazienza era giunta al termine ed ero molto tentato di infilargli un pugnale nella gamba.

«Agente speciale sotto copertura della DEA Claire Wilson. Insomma, un po' strano che nell'esatto momento in cui tu hai bisogno di un cecchino, il tuo caro amico Anthony sbuchi fuori con una fidanzata della quale non ti aveva mai parlato che guarda caso è proprio un sicario. Elizabeth è Claire. Claire è Elizabeth. Sono la stessa persona, mi hijo. Ti stanno spiando e sono quas-» quel monologo venne interrotto dalla suoneria del mio cellulare.

Percepii il mondo crollarmi addosso.

Ero così tanto vicino al potere.

Tutto sfumato.

Afferrai con una mano il telefono e vidi il numero di mio cugino. Mi affrettai a rispondere ma dall'altro capo non udii mio cugino, ma bensì un altro uomo che urlava parole a raffica.

Quello che capii, però, mi bastò.

L'INTERPOL era a Tijuana.

Sapevano del mio piano e non ci avrebbero messo così tanto tempo a trovarmi.

Quello significava che le parole di mio padre erano veritiere.

Elizabeth era de hecho una agente.

Elizabeth non era Elizabeth, ma era Claire Wilson, un agente della DEA e certamente anche Tony non era colui che credevo fosse.

E in quell'esatto istante, quando sfrecciammo vicino al cartello "Benvenuti a San Diego", mi ricordai delle parole di quel soggetto che avevo torturato non molto tempo prima. Aveva detto che la DEA era vicina, molto vicina, e aveva ragione.

Ma non avrei perso.

Non sarei finito dietro a delle sbarre come l'uomo che sedeva accanto a me.

Io avrei vinto.

⋅•⋅⊰∙∘☽༓☾∘∙⊱⋅•⋅

Nota dell'autrice

Ciao a tutti, come state? Spero bene.

Lo so, ci ho messo parecchio tempo, ma sono sommersa da impegni e, come se non bastasse, ero entrata nel blocco.

Xavier è evaso e Alejandro ha scoperto la verità. Insomma, un capitolo leggero dove non succede assolutamente niente, no?

No, okay, a parte gli scherzi, non avete idea dei complessi che mi sono venuti durante la stesura di tutto questo capitolo.

Spero comunque che vi sia piaciuto.

Ormai siamo agli sgoccioli.
Pronti a scoprire cosa succederà dopo?
Mancano solo tre capitoli, se non consideriamo l'epilogo.

Il mio obiettivo era fare come avevo fatto per "Life goes on", ovvero finirlo prima del Salone del libro. Spero di riuscirci ma la vedo abbastanza dura.

Comunque, se mai dovessi effettivamente riuscire a scrivere praticamente quattro capitoli in tre giorni, ne pubblicherei uno al giorno e giovedì vi pubblicherei l'epilogo e i ringraziamenti.

Vi voglio bene.
Alla prossimaaa<333

Ig: Hajarstories_
Tik Tok: Hajarstories__

Traduzione:
kilos de drogas y armas: chili di droga e armi
puerto: porto
¡Porque es una orden!: Perché è un ordine!
Quince: quindici
Diecisiete: diciassette
Te odio, Chicago: ti odio, Chicago
y sigues hablando: e continui a parlare
diez porciento: dieci percento
en cinco horas: tra cinque ore
Todo iba de acuerdo al plan: tutto stava andando secondo il piano
estaban esperando la víspera de año nuevo: stavano aspettando la vigilia di Capodanno
l'importancia: l'importanza
y me gustó: e mi piaceva
embarazada: incinta
Había cambiado: era cambiata
Amor: amore
su poder y su riqueza?: il suo potere e la sua ricchezza?
naranja: arancione
orgullo: fierezza
Yo era el jefe: Io ero il boss
envidia: invidia
conocido y peligroso: noto e pericoloso
comencé a buscar: ho iniziato a cercare
Estúpido ingenuo: stupido ingenuo
su padre: suo padre
detendré este maldito auto: fermerò questa maledetta auto
mi hijo: figlio mio
Elizabeth era de hecho una agente: Elizabeth era davvero un agente

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