Wilderness | A Shadow In The...

By SpinadiRosa25

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[Saga Wilderness | Volume 1] Milioni di secoli fa, i Dodici Spiriti della Natura, noti anche come Dodici For... More

𝔏𝔢 𝔇𝔦𝔪𝔢𝔫𝔰𝔦𝔬𝔫𝔦 - 𝔊𝔩𝔦 𝔘𝔫𝔦𝔳𝔢𝔯𝔰𝔦
𝔦𝔫𝔱𝔯𝔬𝔡𝔲𝔷𝔦𝔬𝔫𝔢
𝔗𝔯𝔦𝔟𝔲' 𝔡𝔢𝔦 𝔏𝔲𝔭𝔦
𝔗𝔯𝔦𝔟𝔲' 𝔡𝔢𝔩𝔩𝔢 𝔗𝔦𝔤𝔯𝔦
𝔗𝔯𝔦𝔟𝔲' 𝔡𝔢𝔩𝔩𝔢 𝔄𝔮𝔲𝔦𝔩𝔢
𝔗𝔯𝔦𝔟𝔲' 𝔡𝔢𝔤𝔩𝔦 𝔖𝔮𝔲𝔞𝔩𝔦
𝔓𝔯𝔬𝔩𝔬𝔤𝔬
Parte Prima ~ Il Viaggio
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Parte Seconda ~ Il Racconto di Naomi
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By SpinadiRosa25

Con un colpo di briglie, Malvern spronò il suo cavallo ad accelerare l'andatura. Il destriero dal lucente manto bianco si lanciò in avanti con un nitrito.
Oltrepassò i suoi compagni di Tribù, anch'essi in sella a possenti stalloni, che lo seguivano a distanza, poiché i loro cavalli non raggiungevano la velocità di quello del Capotribù.

Malvern raggiunse la bacheca degli annunci funebri, al centro della piazza centrale di Shon-Wei, e leggendo le parole degli Squali, si fermò.
«Andate pure avanti», disse rivolto ai guerrieri che lo accompagnavano. «Aspettatemi all'uscita della città».
Gli uomini eseguirono l'ordine del loro capo, lasciandolo da solo nella piazza, in mezzo al viavai di mercanti e paesani.

«Khela degli Squali». Era il nome riportato sull'annuncio funebre. «È stata giustiziata dall'Ambiziosa Capotribù degli Squali Rasha» Malvern non poté che sorridere pensando all'epiteto di Rasha, Ambiziosa, e sapeva bene che lo era anche in amore. Proseguì la lettura: «...per aver commesso un errore nella consegna di alcune lettere. "Quel suo errore", racconta la Capotribù, "mi è costata la fiducia della persona che amo. Non posso dire chi è, ma posso dire che farmi perdere la fiducia di questa persona è la peggior colpa di cui poteva macchiarsi. Consideravo Khela mia amica e riponevo la mia fiducia in lei, ma questo non mi permette di riconquistare il cuore del mio amato. Amor mio, sai quanto tengo a te, se mai leggerai questo messaggio ti prego di ignorare l'errore della defunta Khela e concentrarti sulla consapevolezza che sei per me come ossigeno, senza di te non posso vivere, come non posso vivere senza respirare"».

Il cuore del Capotribù fu a mala pena sfiorato dal proiettile che le parole di Rasha avevano scagliato.
«Ci penserò», borbottò. «Sai che il perdono non può essere strappato di forza dal cuore di una persona... e certo io non faccio eccezione».

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Quando qualcuno bussò alla porta della capanna di Ramin e Safir, il ragazzo non si aspettava che il postino avesse una lettera per lui ed una per sua madre.
Nessuno gli scriveva mai una lettera.
Portò a Safir la lettera indirizzata a lei, ed ascoltò attentamente la lettura del messaggio.

«Cara Safir, i Prescelti hanno scoperto il loro destino. Ne manca solo uno, ma penso di sapere chi sia. Alla prossima Riunione annuncerò la partenza dei Prescelti per la Prima Dimensione... sempre che il quarto Prescelto decida di partire. Il tuo caro amico Jadaar».
Safir guardò il figlio. «Adesso leggi tu la tua lettera».

Ramin obbedì: «Buonasera, Ramin... o forse dovrei dire Prescelto? Sono Kayra, la ragazza che qualche giorno fa si era persa nel tuo territorio. Ti ricordi di me? Quando ci siamo salutati, ho sentito che ci saremmo rivisti molte altre volte... ed ora so perché. Ho la risposta a tutte le domande che sono sorte dopo il nostro incontro. So che anche tu hai provato lo stesso, e che vorresti una risposta. Bene, io te la posso dare. Stasera alla Rocca degli Squali, insieme a Rasha degli Squali e Kira delle Aquile. Conto sulla tua presenza, Prescelto».

Il Perlustratore alzò gli occhi dal foglio per incrociare lo sguardo della madre. Stava per chiederle se poteva andare, ma Safir lo precedette: «Vai. Stasera alla Rocca degli Squali».

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Kayra scrutava la terra oltre il Lago degli Squali, spazientita.
«Tranquilla, sono sicura che verrà».
L

a guerriera delle Tigri si voltò. Kira le aveva posto una mano sulla spalla.
«E se invece non venisse?», domandò ansiosa. «Se sua madre non gli avesse permesso di venire all'appuntamento con tre perfetti sconosciuti?»

Kira sbuffò. «Intendi la Capotribù degli Squali e due perfetti sconosciuti?», sorrise. «Kayra, sua madre è la sciamana della Tribù dei Lupi, come può ignorare un messaggio che dice che suo figlio è uno dei Prescelti?»
Rasha si avvicinò ridacchiando. «Ansiosa per l'arrivo del tuo fidanzatino?», la provocò.
L'altra rispose con uno spintone che fece arretrare solo di pochi passi la Capotribù. «Ramin non è affatto il mio fidanzato!», urlò.
«Certo», replicò Rasha. «Ma se quando Jadaar ha detto che probabilmente era lui il quarto Prescelto ti sono venuti gli occhi a cuoricino?»
«Non è affatto vero», borbottò Kayra. «Lui... non mi piace».

Una voce maschile la fece voltare di scatto.

Un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi chiari era davanti a lei, che salutava debolmente con la mano.
«Ehm... eccomi», disse. «Voi sareste gli altri Prescelti?»

«Ramin...». Kayra impallidì. Pregò che il ragazzo non avesse sentito ciò che aveva detto a Rasha.
Il Perlustratore dei Lupi si avvicinò a Kira, passando davanti a Kayra. Le rivolse uno sguardo fiammeggiante, che fece rabbrividire la ragazza.
Kayra allungò una mano verso di lui, sfiorandogli il braccio.
Lui si voltò, aspettando che la ragazza dicesse qualcosa.
La guerriera però non trovò il coraggio di parlargli. Scosse la testa. «Niente... niente», ripeté.
Ramin fece spallucce e disse qualcosa a Kira, ma Kayra non lo sentì. La sua mente era affollata da mille preoccupazioni.
Perché non sono riuscita a parlargli? Si chiese.

Il gruppo entrò nella Rocca, raggiungendo la biblioteca, dove trovarono Jadaar ad aspettarli.
Senza dire una parola, lo sciamano aprì un grosso volume ed iniziò a leggere.

«Se la guerra volete fermare,
I Dodici Amuleti dovrete trovare.
Per le Cinque Dimensioni dovrete viaggiare,
Finché tutti gli Amuleti saranno riuniti
E gli scontri a Wilderness finiti».

I Prescelti si scambiarono uno sguardo.
«E... quando dovremmo partire?», domandò Kira, dando voce al pensiero di tutti.
L'aria era carica di tensione.
T

utti e quattro i Prescelti desideravano ardentemente di agire in concreto per fermare la guerra, ma al contempo temevano di abbandonare le loro case, le loro famiglie per lanciarsi in un viaggio da cui sarebbero potuti non tornare indietro.

Lo sciamano rivolse loro uno sguardo cupo.
«Domani».

❦ ════ •⊰❂⊱• ════ ❦

Questa mattina, prima che il sole sorgerà, i Quattro Prescelti lasceranno Wilderness e raggiungeranno la Terra. Come da tradizione, i Capotribù dovranno cedere un dono ad uno dei Prescelti.

La notizia si sparse ovunque, suscitando grande interesse.
La Tribù delle Tigri, ridotta alla povertà dopo le disastrose conseguenze dell'attacco degli Squali, furono immensamente sollevati dall'annuncio, così come la Tribù delle Aquile, che temeva per il destino delle vicine Tigri.
Anche alla Tribù dei Lupi giunse come una lieta notizia, ma quando il Capotribù venne a sapere chi fosse il Prescelto degli Squali, si rabbuiò.
Le voleva parlare, ma come avrebbe fatto se da lì a pochi minuti sarebbe andata via?

Le quattro Tribù si incontrarono alla Pozza di Cristallo alle prime luci dell'alba.
Rasha, Kira, Kayra e Ramin erano in piedi sul ciglio del Burrone dell'Infinito che costeggiava il grande lago. Le quattro Tribù al completo erano radunate dietro di loro, gridando il loro nome carichi di speranza.

Jadaar, al fianco di Rasha, gridò: «È giunto il momento che i nostri eroi ci lascino! Ma prima, i Capotribù dovranno dare ad uno di loro un dono».

Per primo si avvicinò Zakhar. Diede a Kira un lungo coltello dalla lama acuminata. «Ti servirà per difenderti da... alcuni nemici», spiegò.
Fu poi il turno di Arik, che porse a Kayra una collana con dodici perle d'argento. «Ogni volta che desidererai vedere qualcuno», disse, «ti basterà sfregare una delle perle e pensare ardentemente a quella persona. Ma attenta: ognuna delle perle può essere usata una sola volta, quindi usale con saggezza».
Kayra annuì, riponendo il prezioso gioiello in tasca.
Rasha si avvicinò allora a Ramin. «Anche se sono una Prescelta», iniziò, «sono pur sempre una Capotribù, quindi devo dare anch'io un dono». Gli porse un grosso rubino scintillante e proseguì: «Questo è un Laax. È l'unico strumento che permette di viaggiare tra le Dimensioni».

La giovane Capotribù guardò in direzione di Malvern. Lei era l'unica Prescelta a non aver ricevuto un regalo, e lui l'unico Capotribù a non aver ancora offerto il suo dono.
Malvern le prese le mani. «Non ho nulla da darti», ammise. «Ma desidero parlarti. In privato».

Lei annuì ed insieme si allontanarono.
«Ho letto l'annuncio funebre di Khela», disse il ragazzo. «Allora è vero? L'hai fatta giustiziare per avermi consegnato la lettera sbagliata?»
Rasha annuì nuovamente. «Tu... eri così arrabbiato con me... e tutto per colpa sua... io...». Sospirò. «Ho creduto che non mi amassi più. Mi sbagliavo... vero?»
Malvern esitò.
«Vero?», ripeté Rasha, sentendo improvvisamente che forse le sue supposizioni non erano del tutto sbagliate.
«Certo che ti amo», disse allora Malvern, ma nella sua voce Rasha close una punta di incertezza.

La Capotribù si ritrasse ad un bacio da parte di Malvern, dubbiosa che non fosse solo per convincerla in caso avesse percepito l'incertezza che appesantiva la sua voce.
Ho sbagliato a fidarmi di lui?
«Sai che per moltissimi giorni, forse anni, non ci vedremo, vero?», gli ricordò Rasha.
«Certo», replicò Malvern. «Proprio per questo voglio godermi appieno questi ultimi minuti che mi restano con te».
La Capotribù si arrese alla volontà di Malvern e lasciò che la baciasse, ma perfino nel tocco delle sue labbra sulle proprie percepì la solita incertezza, che la fece rabbrividire.

Tornarono insieme dalle Tribù e Rasha affiancò gli altri Prescelti. «Sono pronta», disse, ma guardando Malvern un ultima volta si accorse che quello che sarebbe dovuto essere un dono da parte del ragazzo le era arrivato solo come un peso in più da sopportare.
La paura che il Capotribù non le fosse fedele, o anche solo che non la amasse davvero, sembrava sempre più reale.

I Prescelti si presero per mano, poi Ramin scagliò il Laax nel Burrone dell'Infinito. Dalla gemma si aprì in un portale opaco che quando Ramin pronunciò la parola Terra assunse il colore del cielo.
Kira, Rasha, Ramin e Kayra si scambiarono uno sguardo, poi saltarono coordinatamente nel portale, scomparendovi all'istante.

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Rasha si alzò dolorante e si guardò intorno alla ricerca dei suoi compagni di viaggio.
Kira, poco distante da lei, stava aiutando Kayra ad alzarsi. Entrambe, come Rasha, avevano i movimenti rallentati dal dolore causato dal rovinoso atterraggio.
Kayra rivolse un'occhiata attorno a lei. «Dov'è Ramin?», domandò preoccupata.
«Sono qua!», gridò il ragazzo, emergendo da un grosso cespuglio. Borbottò qualcosa in merito alle foglie che gli erano rimaste attaccate ai vestiti, aggiungendo che «Almeno ho avuto un atterraggio più morbido dei vostri».
Poi improvvisamente esclamò: «Piuttosto, che fine ha fatto il Laax?»

Le ragazze si strinsero nelle spalle, interrogandosi tra loro con lo sguardo.
«Non chiedete a me», disse Kayra immediatamente. «Il Laax è di Rasha, forse sa qualcosa lei».
La Capotribù scosse la testa. «Assolutamente no! Le mie conoscenze in merito si fermano a "il Laax è l'unico strumento che permette di viaggiare tra le Dimensioni».
«Oh, perfetto», commentò Kayra, sarcastica. «Questo non lo sapeva nessuno».

Kira trovò la pietra appena in tempo per impedire che si scatenasse una lite tra le due.
«Ragazzi, guardate!», esclamò indicando un bagliore rosso poco distante. Su una striscia grigio scuro, percorsa da giganteschi mostri di metallo, si trovava il rubino.
«Vado a prenderlo», annunciò Kayra. Attese che i mostri se ne andassero per poi sfrecciare sulla striscia scura.
Raggiunse il Laax e si chinò per prenderlo, ma un forte rumore, simile allo squillo di una tromba ma più grave, la fece voltare. Restò abbagliata da una forte luce calda che puntava verso di lei. Serrò le dita sul Laax senza distogliere lo sguardo dalla luce.
Percepì la presa di qualcuno sul suo braccio, ma non reagì quando venne strattonata.
«Kayra, presto!», gridò Rasha, ma la ragazza, ancora una volta, rimase immobile. A quel punto la ragazza fu costretta a trascinarla via.

Solo allora Kayra sembrò rendersi conto di quello che stava accadendo ed incespicò nel tentativo di correre alla stessa velocità della ragazza, senza riuscirci. Inciampando e provando a rialzarsi costantemente, appena Rasga la lasciò, lei cadde.
«Sei impazzita?!», urlò la Capotribù. «Potevi farti uccidere!»
Kayra abbassò lo sguardo. «Io...»
«La Terra è un posto nuovo per tutti», si intromise Ramin. «E non conosciamo ancora i suoi pericoli. Quindi non essere così dura con lei, Rasha».
La ragazza delle Tigri gli rivolse uno sguardo riconoscente. «Non abituartici, Kayra», sibilò rivolto a Kayra. «Scordati che io ti difenda un'altra volta. E non illuderti», aggiunse immediatamente. «A me non piaci».
Dal tono con cui lo disse Kayra comprese che il ragazzo aveva sentito ciò che aveva detto a Rasha la Sera prima.

«Ragazzi», s'intromise Kira. «Guardatevi intorno...»
Kayra fece come aveva detto lei.
I quattro si trovavano all'interno di un grande prato interrotto ogni tanto da stradine sterrate e circondato da una recinzione scintillante alla luce del sole.
Oltre la recinzione, affacciati su lunghe strade grigie, si stagliavano costruzioni simili a case ma molto più alte.
Sulle strade correvano cose simili a carri, ma senza cavalli e dotati di grandi luci alle estremità posteriori e anteriori, ad una velocità impressionante.

«Be', benvenuti nella Terra», commentò Rasha.
Ramin rabbrividì. «Come possono gli Spiriti abitare questo posto?»
«Come può ogni essere vivente abitare questo posto, è la vera domanda», replicò Kayra. «Carri che si muovono senza cavalli... case della dimensione di un'abitazione di giganti...»
«E ancora non abbiamo visto un Umano», osservò Kira.

Proprio in quel momento una voce la fece voltare: «Ciao!»
Alla vista di un ragazzo alto, dai capelli e gli occhi scuri, Kira rimase immobile, congelata dal fascino del ragazzo.
«Ciao...»
Kira spostò lo sguardo sull'abbigliamento del nuovo arrivato: una maglia nera larga con un cappuccio che gli oscurava. Un paio di pantaloni laceri sulle ginocchia. Scarpe nere con rifiniture bianche.
Le venne spontaneo osservare i propri abiti e confrontarli con quelli del ragazzo: gonna bianca che le copriva appena metà coscia, maglia - se così si poteva definire - marrone che arrivava poco sotto al seno e stivali neri lunghi quasi fino al ginocchio.

Si accorse improvvisamente che il loro abbigliamento, agli occhi dei Terrestri, risultava inusuale e bizzarro.
«Come state? Spero nessun problema causato da attacchi nemici...», disse Kira, sapendo che, nel suo mondo, era una frase che rappresentava il modo più cortese per rivolgersi agli sconosciuti.
Il ragazzo la guardò perplesso. «Io... e chi altro?». Scrollò le spalle. «Ma piuttosto, attacchi nemici? Sai bene anche tu che in America non ci sono guerre da un po'...». Scrutò l'abbigliamento della ragazza, poi aggiunse: «O forse vieni da un altro... posto?»
«Parla la Lingua Comune!», esclamò Rasha, guardando sorpresa il ragazzo. «Non sapevo che sulla Terra...»
«Io e i miei amici veniamo da lontano», tagliò corto Kira, fulminando con lo sguardo la Capotribù degli Squali.

«Comunque, io mi chiamo Kira, e tu?»
«Bellissimo nome... ah, io mi chiamo Evan», rispose lui.
Cinque cose simili ai carri di metallo che avevano visto prima, solo che con due ruote, si avvicinarono con un rombo che fece tremare Kira e i suoi compagni di viaggio.
Da ogni carro scese un Umano. Indossavano elmi chiusi e tute dai colori scuri.
Uno di loro, sceso da un carro rosso si tolse l'elmo e lo mise sotto il braccio.

Kira lo osservò. Era una ragazza, con la pelle scura come i guerrieri degli Squali, ed i capelli bruni e vaporosi.
«Ehi, Ev», la nuova arrivata salutò Evan con calore, abbracciandolo.
«Lei chi è?», domandò Kira, ma la sua voce era ridotta ad un ringhio sommesso, quasi animalesco.
Evan sorrise. «Lei? È Pam, la mia ragazza».
«La tua ragazza», ripeté Kira, provando una fitta di delusione. «Tu hai una ragazza».

Li osservò baciarsi, poi Evan salì sul carro rosso. «Andiamo, Pam!».
Lei fece segno di aspettare, poi si avvicinò a Kira. «Hai sentito cos'ha detto Evan», sibilò. «Io sono la sua ragazza. E tu non devi nemmeno avvicinarti a lui!».

Anche lei osservò il suo abbigliamento. «Vai in giro vestita così... stavi mostrando il tuo fisico al mio Ev pensando che ti notasse? Ah! Povera illusa». Fece per allontanarsi, poi si voltò nuovamente verso Kira. «Ah, e... chiamami Pamela, non Pam».

Kira rimase in silenzio mentre Pamela si allontanava per salire sul carro rosso, dietro ad Evan. Il ragazzo agitò una mano in segno di saluto. «Ci vediamo in giro, Kira!», urlò mentre lui e Pam indossavano i propri elmi. I carri partirono e si allontanarono a gran velocità, lasciando i quattro Wildernessiani da soli.

«Qualcuno è innamorato...!», la canzonò Rasha, avvicinandosi alla ragazza delle Aquile.
Kira la scostò bruscamente. «Non è vero... ed anche se fosse...». Osservò il carro di Evan e Pamela allontanarsi. «Lui ha già una ragazza».

«Cavolo, Kira, quel ragazzo è cotto di te!», si intromise Kayra. «Come fai a non vederlo?»
La guerriera delle Aquile la ignorò.
«Non ci è stata data alcuna indicazione per trovare gli Spiriti», disse invece. «Forse potremmo chiedere a qualcuno...», propose Ramin. Vide una signora passare e la raggiunse di corsa. «Mi scusi signora», iniziò. «Sapete dirmi come raggiungere gli Spiriti della Natura?»
La donna lo guardò divertita e se ne andò senza dire una parola.
«Che figura che hai fatto, Ramin», commentò Kayra ridacchiando. Il ragazzo le rispose con un'occhiata furente. «Hai un'idea migliore?»
«No», rispose lei. «Ma lo sanno tutti che nella Prima Dimensione non conoscono gli Spiriti».
Kira si mise tra i due. «Smettetela di litigare», esclamò. «Forse io e Rasha abbiamo trovato qualcosa».
Indicò un percorso di impronte umane che partiva dove era caduto il Laax e si estendeva tra le alte case degli Umani.

«Io non vedo niente...», protestò Ramin. «Siete sicure di vederlo?»
«Noi no», rispose Rasha. «Ma due Umani che sono passati di qui hanno indicato la strada, proprio nel punto in cui avete trovato il Laax, dicendo qualcosa in merito ad una scia di impronte luminose».
Uscirono dal prato in cui si trovavano e si avvicinarono alla strada.
Kayra controllò che non stesse passando nessun carro e corse nel mezzo alla strada, accovacciandosi nel luogo in cui lei e Ramin avevano recuperato il Laax. «Io lo vedo...», mormorò. «Com'è possibile?».
«Propongo di seguire le impronte», disse Rasha. La proposta fu accolta da tutti.

Seguendo Kayra, che era l'unica oltre agli Umani che riusciva a vedere la scia, i quattro raggiunsero un grande edificio grigio. La porta era aperta e le orme continuavano dentro, così Kayra decise di entrare. Le ragazze la seguirono, mentre Ramin preferì rimanere fuori.

All'interno, le pareti della casa erano tappezzate di quadri.
Kayra si avvicinò ad un dipinto che ritraeva un giovane uomo a cavallo. Era convinta di averlo già visto... Ma dove?
Kira la chiamò, quindi lei si allontanò dal dipinto per raggiungere l'amica, che stava osservando un grande quadro che rappresentava una coppia di sposi. L'uomo era lo stesso del dipinto, ma Kira era incuriosita dalla donna.
Aveva occhi grandi e leggermente allungati, valorizzati dalla pallida pelle e dai capelli che le incorniciavano il volto: erano ramati, lunghi e ondulati alle estremità inferiori.

«È identica a te!», esclamò Kira.
La ragazza aveva ragione: quel quadro, per Kayra, era come guardarsi allo specchio.
In braccio alla donna c'era una neonata, che inizialmente non ebbe effetto sulle ragazze.
Ma poi Rasha si unì a loro e notò un dettaglio: una voglia sul fianco destro, a forma di stella. «È uguale alla mia», osservò la guerriera delle Tigri, lanciando un'occhiata alla piccola macchia marrone che aveva sul fianco.
Alle pareti c'erano molte altre foto della bambina, perfino una pagina di giornale che parlava di lei.

«Thea Wilson», lesse Kira. «La bambina scomparsa nel bosco di SpiritWood».
«Va' avanti», la spronò Kayra, curiosa di sapere di più su quella bambina. Kira annuì. «Nell'agosto del 2001 la famiglia Wilson, composta da due freschi sposi e una bambina di tre mesi, si è addentrata nel bosco di SpiritWood, che prende questo nome dalla leggenda che sia popolato da spiriti. Sono stati rinvenuti solo i corpi dei genitori, ma la bambina è scomparsa. "Mio figlio Robert mi diceva sempre che in quel bosco aveva visto più volte delle persone", racconta la madre del signor Wilson, "vestite con pelli di tigre ed armate di archi e lance"». Kira si interruppe.

«La Tribù delle Tigri!», esclamò Kayra.

L'altra proseguì: «A distanza di sedici anni, la piccola Thea non è ancora stata trovata. Quell'agosto del 2001 è stato un mese triste per la famiglia Wilson, ed ancora la nonna di Thea, ogni anno ad agosto, si reca nel bosco di SpiritWood per ricordare i defunti figlio e nipote». Smise di leggere e guardò Kayra negli occhi. «Una donna identica a te, sua figlia che ha la tua stessa voglia a stella, una bambina scomparsa sedici anni fa ed il padre che afferma di aver visto persone che ricordano i guerrieri della Tribù delle Tigri», elencò. «Non possono essere conseguenze!»
«A giugno compio gli anni, e agosto è proprio tre mesi dopo giugno. E non somiglio affatto a mia madre e a mia sorella», aggiunse Kayra. «Tutto lascia pensare che io sia Thea, vero? Ma è impossibile. I Wilson erano Umani, ed io non lo sono».

«E se ci stessimo sbagliando?», esclamò improvvisamente Rasha. «Se i Wilson non fossero Umani?»
«Vuoi dire Wildernessiani che vivono sulla Terra?», domandò Kayra, scettica.
«L'unico modo per scoprirlo, è andare al bosco di SpiritWood», rifletté Kira. «È agosto, giusto? Forse la signora Wilson è lì, e se c'è sarà sicuramente entusiasta di aiutare la nipote scomparsa e finalmente tornata a far luce sul proprio passato».

❦ ════ •⊰❂⊱• ════ ❦

Seguendo le indicazioni di un passante, i Prescelti raggiunsero il bosco di SpiritWood.
«Allora?», domandò Kira. «Hai qualche ricordo legato a questo posto?»
Kayra si guardò intorno. I grandi alberi che la circondavano sembravano uguali ad ogni altro albero.
Scosse la testa.
Addentrandosi tra gli alberi, però, un'immagine nella mente di Kayra la fece vacillare: un orso bruno, grande ed imponente, che veniva verso di lei.
Batté le palpebre e l'immagine se ne andò.

Raggiunsero un'ampia radura, tagliata a metà da un profondo crepaccio.
«Il Burrone dell'Infinito!», gridò Ramin. «Lo riconoscerei tra un milione!»
Un'anziana donna era seduta con le gambe penzoloni nel burrone. Dev'essere la signora Wilson.
«Scusate», la chiamò Kayra. «Siete la madre di Robert Wilson?».
La donna si voltò. «No, è lei». Indicò una lapide poco distante, che riportava il nome Betty Wilson. «Io sono la sorella della moglie di Robert».
«Vorremmo alcune informazioni Thea, la bambina scomparsa», spiegò Kira. «È possibile che sia ancora viva? Pensiamo che possa essere la mia amica».

La signora scrutò Kayra. «In effetti sei identica a Catherine, mia sorella. Ed hai anche la stessa voglia di Thea», disse. «Ma... no, è impossibile. È passato troppo tempo. Ed anche se fosse, dove saresti stata tutto questo tempo?», aggiunse.
Kayra sostenne il suo sguardo.

«Con gli spiriti che vedeva Robert».

La donna non disse niente. Si alzò e fece segno ai ragazzi di seguirla.
Tornarono ad addentrarsi nel bosco, fino a raggiungere una piccola casa.
«Se sei davvero chi dici di essere», disse la signora a Kayra, «qui troverai le risposte che stai cercando».

All'interno la casetta era accogliente, con un camino in un angolo e le pareti piene di quadri raffiguranti Robert e Catherine Wilson.
La signora si avvicinò ad una scrivania e prese un piccolo quaderno dalla copertina di pelle.
«Questo era il diario di Robert», spiegò porgendolo a Kayra.
La giovane sperò di poterci trovare informazioni sugli spiriti che Robert diceva di vedere e sul perché avesse voluto portare la moglie e la figlia a SpiritWood. Subito la raggiunse Kira: la ragazza degli Squali non sapeva leggere, perciò lo avrebbe fatto lei.

La signora Wilson le si avvicinò per darle quelle che le sembrarono almeno una dozzina di lettere.
«Me le ha inviate una donna di nome Yasmine», spiegò.
Kayra non poté fare a meno di pensare a sua madre, Yas, o almeno a quella che fino ad allora aveva creduto sua madre.
«Quando scomparve Thea», continuò la donna, «trovai una lettera vicino al burrone. In quella lettera Yasmine raccontava di aver preso una bambina trovata qui, in quella che chiama "Prima Dimensione", e portata in un luogo chiamato Wilderness».

«È la Dimensione in cui sono cresciuta!», esclamò Kayra.
«Non c'è dubbio, quella "Yasmine" è una Wildernessiana... E quindi lo sono anche gli spiriti che vedeva Robert».
«C'è dell'altro», aggiunse Kayra. «Mia madre - o comunque la donna che mi ha cresciuta - si chiama Yasmine».
«Allora... Se tu sei Wildernessiana ma vieni dalla Prima Dimensione...». Kira sorrise. «Anche i Wilson sono Wildernessiani?»
O anch'io sono Umana, disse tra sé Kayra, ma non osò ripeterlo a voce alta.

Incuriositi, Rasha e Ramin si unirono alle loro compagne di viaggio. «Qualche novità?», domandò quest'ultimo.
«I Wilson sono Wildernessiani», rispose Kira, eccitata.
«Interessante», commentò Ramin, ma Kayra capì dal suo tono di voce che non diceva sul serio. «Certo che sulla Terra fa molto più caldo che a Wilderness», borbottò poi. La signora Wilson lo sentì. «Se vuoi puoi fare un bagno. Nell'altra stanza c'è la doccia».
Ramin seguì le indicazioni della donna e scomparve oltre la porta di una stanza.
«Siano lodati gli Spiriti!», lo sentirono gridare le ragazze, un attimo dopo. «L'acqua scorre da sola! Come avete detto che si chiama...?»
«Doccia», ripeté la signora, piuttosto divertita. «E non darmi del voi, chiamami semplicemente Cameron».

Nel frattempo, Kira iniziò a scorrere le pagine del diario di Robert. «Non c'è niente che parli degli spiriti», riferì. «Ma poco importa: ormai siamo quasi sicuri che Thea e Kayra siano la stessa persona e che i Wilson vengano da Wilderness».
«E le lettere?», domandò Kayra, non ancora convinta dalla teoria dell'amica.
Kira diede una rapida scorsa ad un paio di lettere. «Niente di che», rispose la ragazza delle Aquile, mentre leggeva una terza lettera. «Raccontano che la bambina - che molto probabilmente sei tu - sta crescendo felice ed in salute...» Continuò la lettura delle altre lettere, fin quando si interruppe, esclamando: «Ho trovato qualcosa! Oggi purtroppo Caleb, mio marito, è venuto a mancare, per cui Kayra - è questo il nome che ho dato alla bambina - e sua sorella Alyta cresceranno senza un padre».

«Caleb... era il nome di mio padre», mormorò Kayra. «Ed Alyta è mia sorella. Come hai detto che ha chiamato la bambina...?»
«Kayra», ripeté Kira. «Come te. Adesso non puoi più negare di essere la figlia dei Wilson».
In quel momento Ramin uscì dal bagno, nudo. Kayra notò un grande tatuaggio di un lupo che gli ricopriva il torace.
«Quello cos'è?», gli chiese.
Il ragazzo sembrava sorpreso dalla domanda. «Il Marchio», rispose. «Tutti gli Wildernessiani nascono con il Marchio. Le ragazze nella schiena ed i ragazzi nel torace. Dovresti avercelo anche tu», aggiunse.
Kayra si tolse la maglia. «Non c'è», disse Kira. «Questo significa che...»
«Sono un'Umana», concluse Kayra, sconcertata. «Non può essere. No, no, no!»

Immaginò il suo ritorno a Wilderness. Come avrebbe potuto sentirsi a casa sapendo di non appartenere a quel posto?
«Perché mia madre non me lo ha mai detto?», sibilò, rabbiosa. «Tutto quello in cui credevo, improvvisamente mi sembra debole e incerto. Se non sono Wildernessiana, significa che gli Spiriti non vegliano su di me? Come posso essere la Prescelta, se sono un'Umana?»
«Non lo so», ammise Kira. «Ma se gli Spiriti hanno deciso così, devi avere fede».

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