MIND OF GLASS: OPERATION Y

DarkRafflesia tarafından

7.1K 956 2.9K

Dave Morrison, Capitano del Navy SEAL, è un uomo determinato, autorevole, ma sconsiderato e fiscale. Noah Fin... Daha Fazla

⭐RICONOSCIMENTI
Presentazione
Cast
Dedica
Prologo
PARTE PRIMA
Capitolo 1: Bravo (Parte 1)
Capitolo 1: Bravo (Parte 2)
Capitolo 2: Coinquilini
Capitolo 3: Demoni del passato
Capitolo 4: Una semplice giornata di lavoro
Capitolo 5: Insieme
Capitolo 6: Prima Tappa
Capitolo 7: Presenza
Capitolo 8: Sconosciuto
Capitolo 9: Ricordi bruciati
Capitolo 10: Il prossimo
Capitolo 11: Vacanza (Parte 1)
Capitolo 11: Vacanza (Parte 2)
Capitolo 12: Dolore lontano
Capitolo 13: Turbolenze
Capitolo 14: Scontro
Capitolo 15: Notizia
Capitolo 16: Lettere reali
Capitolo 17: Firmato...
Capitolo 18: Sui tetti
Capitolo 19: In mezzo alla folla...
Capitolo 20: Rientro
PARTE SECONDA
Capitolo 21: Adunata
Capitolo 22: Sorpresa?
Capitolo 23: Toc-Toc
Capitolo 24: Legami scomodi
Capitolo 25: Nuovi ospiti
Capitolo 26: La spia
Capitolo 27: Tocca a me
Capitolo 28: Il mondo continua a girare
Capitolo 29: Prurito ed ematomi
Capitolo 30: Fede
Capitolo 31: Rimorsi
Capitolo 32: Torna a letto
Capitolo 33: Fiamme
Capitolo 34: Scuse e incertezze
Capitolo 35: Analista per caso
Capitolo 36: Non puoi dimenticare
Capitolo 37: Bersagli
Capitolo 38: Ostacoli
Capitolo 39: Ho trovato Jake e...
Capitolo 40: La bomba
Capitolo 41: Shakalaka
PARTE TERZA
Capitolo 42: Scampagnata
Capitolo 43: Pausa?
Capitolo 44: Nuove conoscenze
Capitolo 45: Mercato finanziario
Capitolo 46: Linea
Capitolo 47: Safe International Hawk
Capitolo 48: Fregati
Capitolo 49: In trappola
Capitolo 50: Dimitri Malokov
Capitolo 51: Rancore
Capitolo 52: Portare via tutto
Capitolo 53: Insofferenza
Capitolo 54: Colpe
Capitolo 55: Operazione Y
Capitolo 56: Amicizia
Capitolo 57: Risposta inaspettata
Capitolo 58: Rivelazione
Capitolo 59: Con onore
Capitolo 60: Rottura
Capitolo 61: Solitudine
PARTE QUARTA
Dimitri Malokov & Iari Staniv
Capitolo 62: Egoismo
Capitolo 63: Apnea
Capitolo 64: Il prezzo da pagare
Capitolo 65: Anonimato
Capitolo 66: Saluto
Capitolo 67: Benvenuto nella squadra
Capitolo 68: Giuramento
Capitolo 69: Decisione
Capitolo 70: L'impegno che non serve
Capitolo 71: Lontanamente vicini
Capitolo 72: Vecchie amicizie
Capitolo 73: Vigilia
Capitolo 74: L'inizio
Capitolo 75: Le squadre
Capitolo 76: Patente?
Capitolo 78: Boom...
Capitolo 79: Maledetta emotività
Capitolo 80: Svantaggio?
Capitolo 81: Iari Staniv
Capitolo 82: Luccichio
Capitolo 83: La pace
Capitolo 84: Caduti
Capitolo 85: Respirare
Capitolo 86: Un'ultima cosa da fare
Epilogo
💜Ringraziamenti & Playlist💜

Capitolo 77: La tana del lupo

29 4 35
DarkRafflesia tarafından


«Ho perso il collegamento con la squadra sul fiume. È molto probabile che sia stata eliminata.»

«Chi c'era?»

«Reed e Adams. Bravo Due e Bravo Sette.»

Non si smosse, rimanendo seduto sulla sedia in vera pelle nera con gambe accavallate e mani giunte sul ginocchio, crogiolandosi saccentemente su di essa e ondeggiando a destra e sinistra di poco per far passare il tempo. Le mura dell'ufficio erano insonorizzate – un vero peccato – perciò non poteva assaporarsi la disperazione esterna, le esplosioni dei piani che avevano ideato prima che il gran finale venisse messo in scena nel palcoscenico che avevano allestito da anni, programmato su piantine, progetti, tutto ciò che una buona troupe avrebbe compiuto per creare lo spettacolo perfetto, con cambi di luci al momento giusto, la scenografia impeccabile, gli attori con capacità interpretative eccellenti ed un copione che era stato studiato nei minimi dettagli da non poter essere sbagliato al momento decisivo dell'esibizione. 

Era tutto così perfetto, e lui un ottimo drammaturgo che non doveva suggerire a nessuno quello che dovevano fare, che quell'attesa non era una sofferenza, bensì un appagamento migliore di qualunque notte di fuoco con una donna. Le sue pulsioni battevano per qualcos'altro, per un odio ed una rabbia che niente e nessuno era stato in grado di colmare. Entrare nell'esercito non era servito a svuotare quel contenitore di sofferenza per rimpiazzare il negativo con il positivo, bensì si era riempito così tanto che era arrivato a strabordare e a fargli perdere il lume della ragione. 

Ma era tutto così fottutamente bello e liberatorio che trattenersi era stata una tortura inutile che avrebbe preferito non eseguire negli anni precedenti; tuttavia a causa della sua ingenuità nei confronti di ciò che gli altri avevano ritenuto giusto, a cui lui aveva ciecamente creduto, l'esplosione sensoriale era stata inevitabile finché aveva raggiunto il suo apice quel giorno. Il momento dove tutto sarebbe giunto al termine e il mondo avrebbe conosciuto finalmente il rancore. Tutti avrebbero provato odio per l'affronto ricevuto; tutti avrebbero iniziato ad odiare gente che non centrava niente con tutto questo; tutti avrebbero odiato chiunque avesse negato i loro ideali. 

E tutto il mondo sarebbe caduto vittima di un sentimento che solo la morte avrebbe potuto estirparlo del tutto per porre fine all'agonia.

Gli esseri umani avevano una volontà così fragile, soprattutto chi era ghiotto di potere, che tutto ciò che sarebbe venuto a galla dopo questa giornata non avrebbe abbandonato le menti delle persone per un bel po'.

Dimitri Malokov stava solo aspettando il gran finale.

Si girò per mezzo della sedia, fronteggiando la grande vetrata che gli permetteva di vedere il panorama di fumo e panico sulle strade, persino le ambulanze in lontananza che non potevano farsi strada nei due ponti chiusi a causa delle sue squadre che stavano isolando l'edificio da chiunque avesse osato rovinargli la scena che tutti stavano aspettando dall'inizio di quel film.

«Prevedibile. Dopotutto Reed è il secondo in comando; non potrà essere agli stessi livelli di Morrison, ma il grado di pericolosità di quell'uomo non è da sottovalutare.» commentò.

«I due ponti?»

«Hanno individuato Bravo Tre e Bravo Quattro ad est: per il momento non si sono mossi. L'autobus li ha messi in difficoltà, non avranno scampo. – spiegò chi era con lui, il tono autoritario, di chi non aveva mai smesso di essere un soldato. – Ad ovest invece abbiamo Bravo Cinque e Bravo Sei. Hanno ucciso per ora uno dei nostri, ma sono circondati dalle bombe: l'innesco è quasi pronto.»

«Quindi Morrison se l'è vista da solo sul retro. – Dimitri si leccò le labbra con malizia e trepidazione. – È molto probabile che ne usciranno sconfitti. Senza il loro superiore sono in netto svantaggio.»

L'altro assottigliò lo sguardo. «Cosa ne facciamo di Reed e Adams?»

«Anche se molto probabilmente arriveranno all'ingresso, non potranno entrare.»

«Come fai ad esserne così sicuro?»

«Perché Morrison è andato da solo, senza nessuno; sa bene che, se vediamo non lui ma i suoi uomini provare a varcare il perimetro, le persone in ostaggio non torneranno più a casa. – Malokov mosse la nuca per posare gli occhi azzurri sul cadavere del CEO ancora a terra, ormai in una pozza di sangue. – È bello giocare con la volontà di un soldato. Vorrei tanto vedere la faccia che farà non appena finirà nella tana del lupo.»

Iari Staniv aveva le mani dietro la schiena, dritta e marmorea come quella di un perfetto subordinato che non avrebbe mai e poi mai violato gli ordini di chi stava più in alto, di quanto fosse devoto e perfettamente conforme con la sua psicologia e i suoi ideali. Eppure quelle stesse mani che dovevano essere irremovibili e stoiche si strinsero con veemenza, tanto che quasi vibrarono e tirarono il tessuto dei guanti che le rivestiva.

«Quindi cosa facciamo?» ritentò, spronandolo.

«Manda chi si è ritirato dal retro all'ingresso. Dopo che le squadre dei due ponti finiranno il lavoro, li chiuderanno e non avranno scampo.» replicò, questa volta cupo e torvo, il suo superiore.

Staniv sorrise. Quella sì che era musica per le sue orecchie. «Lasci il dessert per me.»

«Assolutamente no. Per quanto io abbia dato oramai l'ordine di ucciderlo, Morrison è mio.» Dimitri si alzò dalla sedia e si voltò per fronteggiare il suo compagno che lo stava squadrando con note di delusione e di rabbia. «Non fare quella faccia, carissimo. Per te ho un dolce migliore.»

«Cosa potrebbe esserci di migliore di colui che ci ha portato via tutto?» domandò di rimando Iari con stizza, rimanendo comunque quanto più composto possibile per non disobbedire al suo amico, nonché capo.

Bramava di voler uccidere Dave Morrison con le sue mani, di essere colui che avrebbe reso orgoglioso Dimitri da consegnargli la vendetta che aveva sempre desiderato su un palmo della mano. Bramava di vedere la faccia di chi gli stava più in alto essere soddisfatta del suo operato da dargli il potere e la grazia che aveva sempre perseguito nel corso della sua vita. Voleva che i suoi sforzi in quei lunghissimi dieci anni venissero finalmente ripagati da una morte che avrebbe assaporato con ogni fibra del suo corpo. Sarebbe stato così bello vedere Dave morire a causa sua, proiettile dopo proiettile, ferita dopo ferita. Una morte lenta e dolorosa che lo avrebbe fatto soffrire alla stessa maniera con la quale aveva sofferto lui, avevano sofferto loro. Invece doveva ancora aspettare. Perché era stato tutto programmato. Sapevano che Dave avrebbe suddiviso le squadre per liberare la zona, mentre lui sarebbe andato alla NASA da solo per occuparsi di loro, convinto che avrebbe potuto preservare le vite di chi gli stava attorno in questo modo. Peccato per lui che i loro piani non avrebbero risparmiato nessuno.

«Ho qualcosa che potrebbe interessarti, Iari. Qualcosa che non mi sarei mai aspettato di vedere, visti i precedenti.» Dimitri sorrise, sebbene non fosse felice né contento, e si avvicinò alla scrivania, provocando solo impazienza e curiosità nell'altro. «Pare che il nostro invitato speciale non sia venuto da solo.»

Iari non ebbe neanche il tempo di collegare i punti e pronunciare il primissimo nome di chi era balenato in testa che Malokov gli mostrò ciò che la sua mente avrebbe immaginato di non vedere. Ci aveva pensato. Ci aveva sperato con tutto sé stesso, perché effettivamente quello che aveva compiuto con Dea-Ho Kang era una provocazione a tutti gli effetti che, purtuttavia, chi aveva avuto come avversario non avrebbe potuto scoprire, perché in teoria non avrebbe dovuto più avere i file che avevano rubato alla SIH e non avrebbe dovuto più immischiarsi nei loro affari, dato che Morrison era intervenuto solamente al momento in cui il loro attacco era scoppiato per prontarsi di sua spontanea volontà contro l'FBI che aveva fallito nel troncare le loro intenzioni in quella settimana di vera e propria libertà. 

Eppure avrebbe dovuto prevedere che quella serata al fast-food era stata una sfida a tutti gli effetti che aveva aperto nuovamente le danze con chi non aveva neanche un briciolo di forza, ma stava facendo di tutto per far vacillare la sua compostezza. Perché era bastato solamente che Dimitri prendesse lo schermo del computer collegato alle videocamere per indurre Iari a scattare verso la scrivania, rompendo la posizione contratta per chinarsi sulla superficie, le mani piantate su di essa e guardare in tutto il suo splendore l'immagine che stava proiettando la videocamera della sala sul retro che stava riprendendo perfettamente, anche se in bianco e nero, l'arrivo di Dave e di...Noah.

I suoi occhi azzurri si aprirono più del dovuto, mentre le labbra si schiusero per far scappare un sospiro di stupore che gli fece fremere gli arti e battere il cuore con una botta di adrenalina che lo travolse con un'impazienza tale che Dimitri sollevò il mento in risposta, eccitato da quella reazione di pura violenza che stava attraversando i lineamenti di Iari da fargli capire anche con un singolo sguardo le sue intenzioni.

«Cosa ci fa lui qui?» domandò, le iridi che esaminavano il corpo di quel ragazzino che camminava accanto a Dave, vestito con la solita felpa blu e un tattico addosso.

Malokov mise una mano dentro la tasca, accarezzando lo schermo del computer con freddezza e delusione. «Secondo te?»

Staniv sentì il sangue ribollirgli nelle vene. «Sa del satellite e della violazione.» si diede la spinta per tornare dritto, furioso. «Come cazzo ha fatto a scoprirlo, come lo ha capito?» si mosse per la stanza, alimentando solamente l'animo di Dimitri. «Fottuto hacker. Fottuto hacker bastardo.»

«Non si porta dietro i suoi uomini, il suo secondo in comando, ma quel ragazzino gli sta sempre attorno. – osservò l'altro, abbassando lo sguardo sullo schermo per vedere Noah e Dave parlare, scambiarsi qualche informazione che le videocamere senza registrazione del suono non potevano dargli. – Questo perché è l'unico che può riportare il satellite in orbita e far fallire i nostri piani.»

«Giuro che lo ammazzo. Giuro che questa volta lo ammazzo con le mie mani.» Iari era adirato. Si rivolse a Dimitri, camminando verso la sua direzione. «Dammi l'ordine.» lo supplicò. «Dammi l'ordine e ti prometto che Morrison non sarà toccato.»

Malokov gli diede nuovamente le spalle, avvicinandosi alla vetrata per fare quello che più lo aiutava a mantenere il controllo; guardare il mondo dall'alto verso il basso per non sentirsi impotente.

«Nessuno può competere con Morrison, è vero. – esordì, il tono vacillante che stava per essere travolto nuovamente dall'isteria se non si fosse ricomposto al più presto. Il problema era l'idea che quel marmocchio avrebbe potuto annullare la parte più importante del loro piano, ciò per il quale si erano organizzati per anni. – Ma questo non significa che sia inscalfibile e invincibile.» scoccò un'occhiata alle sue spalle per incrociarsi con la determinazione di Iari. «Permesso accordato.»

Staniv si mise sull'attenti ed annuì deferente.

«Avrai modo di assaporarti un dessert ferito, Dimitri. Sarà tutto tuo.»

**

«Quindi hai capito che Malokov e Staniv avrebbero attaccato oggi grazie ad un ex-narcotrafficante del Cartello messicano che hai fatto cacare sotto con poche semplici parole?» ricapitolò Noah con un sopracciglio alzato.

«Esattamente, jalapeño. Non è stato difficile. Fernando mi vuole tanto bene.» ribatté Dave, senza guardarlo poiché troppo impegnato a non distrarsi in quell'ambiente che avrebbe potuto coglierli alla sprovvista da un momento all'altro.

Il ragazzo schioccò la lingua contro il palato, seccato. «Fernando tiene alla sua pellaccia, che è diverso.»

«È sempre sinonimo di volermi bene.»

«Nella tua testa bacata, per forza.»

«Non posso violare come fai tu con i tuoi codici, ma avere tante conoscenze non guasta mai. Come dice il detto: tieni gli amici stretti, e i nemici ancora più stretti.» spiegò saccente e altezzoso il soldato, fiero di aver fatto tremare dalla paura il suo amichetto messicano.

Noah scosse la testa, portandosi una mano sulla fronte con fare esasperato. Ora aveva compreso bene il motivo per il quale Jude Collins aveva bofonchiato contro Dave sul suo seguire regole inesistenti e sul fare di testa sua. Di certo un soldato non agiva in tale maniera, ma non era da ignorare il fatto che l'energumeno accanto a lui fosse anche un agente della CIA, ovvero poteva fare in pratica tutto ciò che l'intelligence insegnava ai suoi uomini operativi.
Per quanto avessero litigato e si fossero separati, i loro sforzi erano rimasti tali, precisi e minuziosi, e non li avrebbero mai consegnati senza rimanere con una copia di riserva per le emergenze che, tutto sommato, erano state calcolate involontariamente con parsimonia. Dave era avvezzo a colmare gli scenari più disastrosi del suo lavoro. Ma se doveva andare tutto bene, allora tutto sarebbe andato bene.

«Secondo la piantina sul retro, la sala comandi si trova al quindicesimo piano, nello stesso piano dell'ufficio del CEO. Serve al Direttore per tenere sotto controllo i suoi addetti, perché c'è un secondo ascensore in vetro che conduce direttamente all'interno dell'ufficio. Poco raffinato.» osservò sarcastico Dave, camminando per i corridoi. «Però dobbiamo prima trovare gli ostaggi e liberarli.»

«Neanche la CIA ha corridoi così labirintici e saloni ad ogni fottuto piano.» Noah grugnì con aria annoiata.

«Mi è mancata tua volgarità.»

«E a me non è mancata la tua fottuta natura nel puntualizzare ogni mia cazzo di azione.» precisò Noah, scoccandogli un'occhiata gelante.

Dave sospirò una risata, imboccando la strada per il corridoio principale. «Con tutti gli uomini che Malokov e Staniv hanno mandato verso me e il team, saranno pochi quelli all'interno dell'edificio. Potrebbero uccidermi, ma non ci riusciranno. Sono come un boss finale di uno di quei tuoi giochini.»

«Jesus, smettila di chiamarli giochini. Sono videogiochi, non roba per bambini.»

«Ai miei tempi ci si divertiva con altro.»

«Non fare il vecchio, cazzo.»

«Non sono vecchio, sono retrò.»

«Allora sono cazzi tuoi!» Noah si spazientì. «E poi non saresti il boss finale, ma il solito personaggio imbattile e immortale che va avanti fino a scontrarsi con l'antagonista: sarebbe Malokov, il vero boss finale.»

Dave si fermò, mentre il ragazzo continuò ad andare avanti con nonchalance, senza degnarlo di uno sguardo, solita schiena curva e passo veloce.

«Ma tu guarda che fottuto nerd.» borbottò, riprendendo a camminare. «Tieni la schiena dritta, idiota!»

«Neanche se mi paghi.»

Morrison lo superò e si mise davanti a lui, posando un braccio davanti al suo busto per dirgli di non avanzare. «Un consiglio: hai gli occhiali e ci vedi questa volta, ma devi comunque rimanere dietro di me. Io sono armato e posso uccidere, ma davanti a te farebbero festa.»

Noah scostò il braccio sul suo torace per non essere toccato, dopodiché fece qualche passo indietro.

«Lo so bene. Non sono un idiota.»

«Allora agli incroci non camminare così spedito. Lascia fare a me.»

Dopo quelle parole, vide il giovane appollaiarsi sulla parete ed incrociare le braccia davanti al petto con finto disinteresse. La pazienza non era propriamente la virtù di Noah quando doveva compiere una violazione; anche lui sarebbe voluto correre da Dimitri per dargli una bella lezione, ma doveva procedere per priorità: ostaggi, satellite, russi. In meno di un'ora avrebbero potuto fare le prime due; per l'ultima non c'era fretta, non avrebbe dovuto più gareggiare contro il tempo. Notò il piede del ragazzo battere stizzito contro il pavimento, i denti che iniziarono a mangiucchiare il labbro inferiore; questo voleva dire che era nervoso. Dave glielo aveva visto fare così tante volte che almeno in questo poteva evitare di chiedergli esplicitamente il suo stato emotivo per cercare di entrare in quella testa, in quella selva oscura dove vagavano pensieri di cui avrebbe dovuto seriamente preoccuparsi, di quanto sarebbero stati inquietanti. Si appoggiò sullo spazio che Noah aveva lasciato libero, tra lui e l'angolo che li avrebbe condotti nella hall dell'edificio, e si sporse di poco con la nuca, il fucile comunque in posizione contro il suo petto per muoverlo con riflessi pronti. Le iridi color nocciola esaminarono l'intera sala con meticolosità.

«Tre nemici dispersi per la hall, bloccano l'ascensore in fondo.» bisbigliò.

«Vuoi prendere l'ascensore?» domandò Noah, sconvolto.

«Ho dovuto fare ventiquattro piani a piedi, alla SIH. Qua non devo nascondermi da nessuna videocamera. – quando lanciò un'occhiata lesta al giovane, si incontrò con uno sguardo che gli fece contrarre la mascella. – Non fare quella faccia. Col cazzo che mi metto a fare le scale.»

«Non ho detto nulla, Signor Viva la palestra, fare esercizio fisico è importante.»

«Parla ancora e giuro che salgo senza di te e le scale te le fai tu.»

«E se mi uccidono potrai dire addio al satellite e al tuo record di vite salvate sul campo.»

«Non scherzare su queste cose, Noah!» urlò sotto forma di sussurro Dave.

«Rispondo ai tuoi scenari senza senso.» sottolineò Noah, schietto.

«Ah, vero. Devo ricordarmi che vuoi sempre l'ultima parola, perciò per non sentirti preferisco buttarmi nella mischia. – gli diede un colpettino con il fucile, prendendo il silenziatore che venne avvitato sulla canna. – Se non ti dispiace, ho del lavoro da fare.»

Non attese una risposta da parte di Noah, perché si accovacciò ed uscì dalla copertura del muro per scivolare in silenzio contro il bancone della hall per accorciare le distanze con il nemico. Il ragazzo non resistette alla tentazione di spostarsi nei pressi dell'angolo per curiosare; i suoi occhi grigi, sempre freddi e stoici, si posarono sulla figura di Dave, intenta a calcolare i movimenti del nemico per capire quando sarebbe stato il momento adatto per agire. 

Doveva essere onesto? Da quella visuale sembrava davvero una situazione di un videogioco single player che era solito concludere in meno di due giorni quando ci si immergeva così tanto da dimenticarsi persino il suo nome e che doveva alzarsi per andare in bagno e mangiare. La modalità stealth era sempre la sua favorita; odiava fare casino e ritrovarsi milioni di nemici da uccidere, sprecando munizioni. Con la furtività invece si risparmiavano molte, ma molte risorse. Cosa che Dave conosceva perfettamente a quanto pareva, perché – anche se aveva inserito il silenziatore sull'arma – aveva tirato fuori il pugnale dalla cintura sulla coscia, impugnandolo in posizione d'attacco. 

Sbagliava Noah a pensare che la sua espressione mutava completamente quando entrava nella sua modalità da Terminator? Perché se durante il cammino fino a lì aveva stampato in volto il suo solito sguardo accorto, adesso il taglio degli occhi era mutato in qualcosa che gli aveva spento completamente qualunque altro tipo di emozione per mantenere attiva solo la sua parte da soldato. Da nuovo Generale. Quando capì che uno dei tre uomini era abbastanza vicino da non distrarre gli altri per l'ampiezza della hall, Dave si sollevò e attaccò. Con la mano libera gli tappò la bocca, mentre con l'altra circondò il collo del nemico; non usufruì della lama, osservò Noah, bensì strinse contro il collo per spedire fulmineo l'uomo nel mondo dei sogni, senza ucciderlo. Quando il corpo si fece pesante fra le sue braccia, lo trascinò dietro il bancone per nasconderlo. Poi proseguì in avanti verso il secondo, il quale fece praticamente la stessa fine. Eppure Dave ci andò poco leggero con lui. Essendo lo spazio privo di coperture per creare un agguato, si mise in piedi per scagliarsi contro il nemico che, accorgendosi di lui, aveva già ghermito il fucile e aperto la bocca per urlare; il soldato fu talmente veloce che si buttò addosso a lui, facendogli sbattere nuca e corpo contro il pavimento. Non partì nessun colpo, e la lama del pugnale di Dave si conficcò contro il collo del nemico. Questa volta non poté preferire uno scontro meno sanguinoso. 

Solo che alle orecchie del terzo arrivò il tonfo che i due avevano compiuto contro il pavimento e si mosse per superare dei vasi abbastanza grandi da nascondere la figura di Dave; spiccò il suo compagno morto a terra. Il fucile puntò verso il soldato e fece fuoco. Noah tornò dietro il muro quando proiettili vaganti giunsero fino alla sua direzione e non poté godersi la scena in tutto il suo splendore. Dave corse con uno scatto celere nel momento stesso in cui i proiettili sognarono di colpirlo e fece una scivolata da calciatore contro le gambe del nemico, evitando le scie incandescenti e urtando malamente con le suole degli anfibi gli stinchi. 

Questi cadde a terra sopra il corpo di Dave, il quale riuscì ad afferrargli il fucile e ad invertire la posizioni esercitando una forza tale da impedirgli di opporre resistenza e premere il grilletto. Quando i colpi si arrestarono, Noah si sporse di nuovo, guardando la scena. Dave giaceva sopra il nemico; un ginocchio sul suo torace e la canna del fucile puntata sulla sua faccia. Aveva un fiatone inesistente, accennato, come se quelle azioni non gli fossero costate nemmeno la stessa fatica che aveva provato in strada. Dopotutto muoversi negli spazi chiusi, furtivamente e con il corpo a corpo, era più semplice di uno scontro a fuoco, dalla quale non ti saresti più potuto muovere fino a quando la volontà e la concentrazione di una delle due fazioni non sarebbe venuta meno.

«Parla e dimmi dove tenete gli ostaggi.» Dave lo minacciò, duro nella voce.

«Sparami e facciamola finita.» raschiò gutturale il nemico.

«Non fino a quando non mi avrai detto ciò che voglio sapere.»

L'altro sorrise, abbassando le spalle in segno di arresa. «Morirei comunque, anche se parlassi.»

«Preferisci una morte immediata o una morte lenta e dolorosa? Fai tu.» Dave non si mosse. «Il tuo superiore ti ha parlato della mia crudeltà, no? Quindi rifletti bene sulla tua prossima scelta. Sei venuto qui per morire in ogni caso. Per mano mia o dei miei uomini.»

«Hanno ragione sul tuo conto: sei un bastardo.» ribatté il nemico, il volto contratto, ma attraversato da note lampanti di paura. «Sono al decimo piano. Dentro il deposito.»

«Tutti e venti?»

«Tutti e venti.» rispose veloce l'uomo, chiudendo gli occhi – per non dire stringendoli – in attesa audace che il colpo arrivasse e la morte lo accogliesse. «Solo venti.»

Tuttavia Dave tolse il ginocchio dal suo torace e girò il fucile.
Il calcio dell'arma sbatte contro la sua tempia, facendogli perdere conoscenza.
Nello stesso momento in cui si mise in piedi, arrivò Noah, uscito dalla copertura solo quando fu sicuro che non avrebbero ricevuto brutte sorprese da parte di altri nemici che di sicuro avevano sentito il frastuono degli spari. Ma se appunto gli ostaggi erano al decimo piano, significava che molti di loro erano lì, in preparazione per accoglierli con calorosità.

«Non mi metto ad uccidere a sangue freddo.» sputò Dave, togliendo il caricatore e lanciando le due parti dell'arma in punti diversi. «Se non ho motivo di premere il grilletto, non lo faccio.» Pulì la lama insanguinata sul pantalone e la rinfoderò sulla gamba per recuperare la presa sul fucile dietro la schiena. Si voltò verso Noah. «Dirigiamoci all'ascensore e raggiungiamo il decimo piano.»

Camminò in avanti e schiacciò il pulsante per chiamare l'ascensore; durante l'attesa iniziò a riflettere sul da farsi, sul numero ipotetico di uomini che avrebbero potuto incontrare una volta che le porte si sarebbero aperte. Se ormai tramite le videocamere erano consci che sia lui che Noah erano lì alla NASA, potevano aver già preparato le armi per sparare non appena le porte dell'ascensore si sarebbero aperte. Entrambi sarebbero stati crivellati nel giro di una singola raffica. Non sarebbe andata per niente bene. Noah doveva rimanere illeso fino all'arrivo alla sala comandi. Lo avrebbe difeso fino a quando non avrebbe riportato il satellite in orbita, dopodiché gli avrebbe detto di uscire e di ricongiungersi con gli altri, con la speranza che i loro stalli fossero stati ridotti in polvere. Per il momento non aveva ricevuto notizie, il che era positivo. I suoi uomini non si sarebbero fatti uccidere così facilmente.
Quando arrivò l'ascensore, entrarono, dopodiché schiacciò due pulsanti, richiamando l'attenzione di Noah.

«Ho già capito.»

«Ovviamente.» Dave accennò un ghigno serio quanto ironico.

Quando l'ascensore giunse al decimo piano, i tre mercenari che stavano presiedendo la sala – una grossissima sala libera, un enorme hall dalla quale si articolavano poi altri corridoi per gli uffici, le sale stampa e i laboratori, caratterizzati persino da due pilastri finti agli estremi delle pareti frontali, che non avevano nulla a che vedere con le colonne portanti dell'edificio, ma fungevano come decorazione estetica di quel piano su cui erano incise delle coordinate spaziali, anni di storia astronautica, caratterizzato da un'incredibile vetrata che occupava la parete di fronte all'ascensore – si voltarono verso quella direzione, pronti per fare fuoco non appena i loro due ospiti avrebbero provato a varcare le porte per salvare gli ostaggi. Eppure, non appena queste si aprirono e rivelarono l'interno dell'ascensore, gli uomini trasalirono interdetti.

Era vuoto.

L'ascensore era totalmente vuoto.

Alcuni di loro, i più vicini, accorciarono le distanze per capire se magari i loro bersagli fossero nascosti nei punti ciechi di quei due metri quadri di spazio, ma si incontrarono solo con il nulla, un ascensore che non aveva trasportato nessuno. Com'era possibile una cosa del genere?

Ci pensò Dave a colmare i loro punti interrogativi.

Dalla porta che conduceva alle scale antiincendio, uscì proprio la figura del soldato che, con il fucile rivolto verso i tre uomini di spalle che stavano attendendo una risposta da parte dei loro colleghi, sparò raffiche di tre colpi a ciascuno di loro, mentre camminava in avanti per usare quelle postazioni in marmo, decorazioni al centro della sala simili a delle panchine da usare nei momenti di pausa durante un caffè, come migliore copertura per i proiettili. I tre morirono in fretta, colpiti al retro della nuca senza avere il tempo di reagire, di comunicare che Morrison li aveva aggirati per prenderli alle spalle. Secondo loro poteva essere così stupido da gettarsi a braccia aperte davanti al pericolo? Lui e Noah erano scesi al nono piano, dopodiché l'ascensore era partito vuoto verso il decimo perché aveva premuto entrambi i pulsanti, affinché loro compissero una sola rampa di scale a piedi. Mentre il ragazzo aspettava dietro la porta, al sicuro, lui si sarebbe occupato di loro in un batter d'occhi. Raddrizzò la schiena, analizzando la zona mentre si massaggiava la spalla per il rinculo del fucile.

«Puoi uscire.» chiamò poi.

Noah spinse la porta antiincendio ed entrò nella hall.

«Questa storia sta iniziando a stancarmi.» commentò imbronciato.

«Che storia?» chiese Dave, confuso.

Solo la storia di essere in un fottuto videogioco a fare il tipico personaggio che deve rimanere nascosto, perché se morisse dichiarerebbe il game over. Nulla di che. Pensò con stizza.

«Nulla che ti importi.»

«Ti sto aprendo la via come un pascià. Goditi il lusso.»

Noah grugnì. «Stai zitto!»

Dave non ebbe nulla da ridire. Tuttavia storse il naso, poiché – sebbene avesse sgomberato il piano e ucciso i nemici, smorzando la loro voglia matta di ucciderli, come se avessero davvero usato l'ascensore con tanta ingenuità e inettitudine da gettarsi tra le braccia della morte ad occhi chiusi – l'atmosfera che si respirava in quel piano non gli stava andando giù.

«Sembra strano.» disse.

«Uh?»

«Solo tre uomini a sorvegliare un piano pieno di ostaggi?» gli fece notare, studiando l'area per evitare brutte sorprese.

«Uccidere venti civili per chi è armato non è difficile.»

«Non lo è, lo so. – annuì Dave. – È probabile che non abbiano così tanti uomini a disposizione.»

«Se mettiamo in considerazione la voglia matta di Malokov di uccidere la tua squadra per poi sbarazzarsi di te, può aver mandato l'artiglieria pesante contro i tuoi uomini, così da avere uno scontro con te e te soltanto.» ipotizzò Noah.

«Bhe, quel pazzo ci ha messo dieci anni per giungere fin qui.»

«Bisogna essere davvero fottuti di testa per passare circa tremila seicentocinquanta giorni a pensarti.»

«Non renderlo più inquietante di quanto non lo sia già. Il deposito è dietro quella porta. Sbrighiamoci, così possiamo salire.» cambiò discorso Dave, camminando verso la porta alla loro destra, accanto al corridoio degli uffici.

Nel mentre controllò il numero di caricatori, dopo che in quello scontro ne aveva svuotato un altro. Si stava mettendo male. Gliene mancava uno. Gli serviva quantomeno per raggiungere la sala comandi, dopodiché avrebbe potuto uccidere Dimitri e Iari anche con la pistola e il pugnale. Per il momento non doveva più sprecarne, ne valeva per la salvaguardia di Noah. Giunsero alla porta; Dave fece cenno al ragazzo di rimanere sul lato cieco, affinché lui la aprisse e potesse mirare all'interno per uccidere qualche presunto nemico che avrebbe potuto attentare alla vita degli ostaggi. Pressò lentamente la maniglia per non fare rumore e spinse di poco; immaginava già la paura di quelle povere persone innocenti, lo schifo che avevano dovuto vivere a causa di quei due uomini senza anima e senza un briciolo di raziocinio. 

Non osava solo pensare quanto fossero traumatizzati, quante morti avevano dovuto sopportare da rimanere pietrificati sul posto, soggiogati da un terrore imparagonabile al rancore; avevano assistito a coloro che avevano tentato di sopravvivere, di uscire da quell'edificio e dimenticare quella brutta esperienza, facendo solo finta di aver vissuto un incubo che sarebbe terminato quanto prima. E non solo; come oppositori si era ritrovato donne e uomini feriti da eventi del passato che si erano arrese, corrotte da un lavaggio del cervello che le aveva condotte alla morte; perché oltre ai mercenari, gente che quantomeno sceglieva di sua spontanea volontà di scendere in campo per una misera paga e nient'altro, vi erano state persone come Sanders che avevano rinunciato al loro buon cuore per vendersi ad uno psicopatico isterico fuori di testa.

Spinse totalmente la porta.

Se non fosse che all'interno non trovò venti corpi terrorizzati e in preda al panico, forse per non dire sicuramente con la bocca chiusa per la paura di essere sparati se solo avessero osato fiatare, bensì un solo corpo. Solo uno. Al centro di quel deposito pieno di robaccia e scartoffie. Dave spalancò la porta con irruenza, portando Noah a saltare dallo spavento e ad inclinare il capo, incuriosito da quella reazione che non aveva nulla a che vedere con il sollievo ipotizzato.

«Che cazzo-?»

Non appena i suoi occhi chiari si posarono sullo stesso corpo che quelli scuri del suo coinquilino non avevano smesso di fissare, sbiancò, avanzando per spingere via Dave e guardare interamente quello che si rivelò essere un cadavere. Ma non un cadavere qualunque.
Il cadavere di...

«Cristo Santo... – sospirò Noah, arricciando il naso in una smorfia di disgusto. – Questo è quel nordcoreano: Dea-Ho Kang.»

Dave trasalì. «Che cosa?»

Il ragazzo indietreggiò, continuando a fissare il foro di proiettile che aveva attraversato la nuca dell'orientale, da una tempia all'altra, la posizione distesa e la pistola accanto alla testa, a pochi centimetri dalle dita ormai spalmate sul pavimento. Era vestito con un completo grigio elegante, il badge della NASA al collo, molto probabile falsificato, dichiarava la sua copertura e il suo successo nell'aver raggiunto la sala comandi per dirottare il satellite senza che nessuno se ne fosse accorto. Tuttavia c'erano così tanti particolari fuori posto, che non passarono inosservati ad una mente logica e sveglia come quella di Noah.

«Hanno inscenato il suo suicidio.» disse col fiato mozzo, controllando bene la posizione della pistola e del corpo. «Se si fosse suicidato di sua spontanea volontà, avrebbe dovuto esserci più sangue. Invece lo hanno ucciso e lo hanno buttato qua dentro per farcelo trovare.»

Dave controllò meglio il cadavere, seguendo il ragionamento di Noah che, con tutta onestà, non faceva una piega. Aveva ragione; a giudicare dalla poca quantità di sangue sul pavimento, quella aveva tutta l'aria di essere una messa in scena, anche perché la pistola era abbandonata a terra in una posizione troppo precisa per essere caduta dopo un ipotetico sparo da parte della vittima.
Tuttavia, se i mercenari erano consci della presenza degli ostaggi, se avevano detto platealmente che vi erano venti persone là dentro, e loro avevano trovato solamente la causa maggiore del satellite che stava rischiando di schiantarsi, significava che...
Una scossa saltellò lungo la schiena di entrambi.

«È una trappola.» farfugliò Noah, gli occhi ancora sul corpo. «Hanno voluto condurci qui di proposito per rallentarci.»

«Oppure per chiuderci.» lo corresse Dave, la rabbia che aumentava a dismisura.

Non c'erano mai stati degli ostaggi. Dimitri aveva giocato con lui.
Di nuovo.

«Andiamo via. – ordinò al ragazzo, uscendo in fretta dalla stanza per raggiungere il centro della hall. Noah lo seguì a ruota libera, nervoso quanto teso. – Andiamo immediatamente via, prima che-»

Il secondo ascensore tintinnò.
Dave e Noah si fermarono ad almeno un dieci metri da esso, annichiliti.
Ciò che uscì dall'ascensore li fece smettere di respirare.
Davanti a loro si palesò Iari Staniv.
Non avrebbero dovuto mostrare stupore e shock, non essendo una faccia nuova, eppure i loro volti non poterono manifestare altro, specialmente per come il russo si era presentato.
In divisa, stava indossando un elmetto immune ai proiettili, una corazza e dei guanti ben solidi che gli facessero trasportare una vera e propria mitragliatrice rotativa a quattro canne, simile ad una Gatling progettata per gli elicotteri, ma usata per poter essere impugnata con entrambe le mani, di quanto fosse pesante. Lentamente camminò verso di loro, senza smettere di sorridere.

«Saltiamo i convenevoli e andiamo subito al dunque.» ringhiò, l'accento forte e marcato. «Vediamo quanti proiettili mi occorrono per farti sparire – andò oltre la figura di Dave, inchiodandosi su quegli occhi protetti dagli occhiali che non avevano più quell'aria di sfida con la quale erano soliti guardarlo. Ghignò in maniera raccapricciante, ma fiera, accarezzando il grilletto. – Noah...» pronunciò il suo nome con schifio.

Le canne iniziarono a ruotare, il mitragliatore a caricare, emettendo un sibilo che fece venire la pelle d'oca ai due agenti. Avevano fatto incazzare così tanto un russo psicopatico da dover essere eliminati in quella maniera così esageratamente esagerata? Si poteva arrivare fino a questo punto? Cosa cazzo potevano fare per fermare quel carro armato?

«Cazzo...!» sussurrò Noah, gli occhi spalancati, non in grado di muovere il suo corpo; gli arti non rispondevano ai suoi comandi, neanche per fare un passo indietro.

Vide le canne incendiarsi incandescenti.
Sbatté le palpebre e tutto durò un attimo.
Un peso lo spinse via da quella traiettoria ed un urlo gli stonò il timpano.

«Porca troia, giù!» tuonò Dave con una voce diversa da tutte le volte che l'aveva sentita.

Caddero contro le panchine in marmo.
La schiena fece un male cane.
Dopodiché le perpetue esplosioni del mitragliatore invasero la hall e non gli fecero capire più nulla.

________________________________________________________________________________

Angolo autrice:

Bene bene bene. MALE.

Siamo arrivati in una situazione un po' piccantina. Dimitri e Iari sembrano non essere per niente colpiti dall'efficienza del Team Bravo, ma sono riusciti a bloccare le squadre invertendo tutti i loro punti di forza. Dei bambini per Jake e Sully, e delle bombe per Gavin e Kyle, quando avrebbero dovuto occuparsene al contrario. 

Non sono stupidi ehehe.

Ma ahimè...Iari ha visto Noah e sembra essere uscito totalmente dalle righe dell'uomo composto e d'affari con la quale lo abbiamo sempre etichettato ed ecco che supplica Dimitri di scendere sul campo. 

Dall'altro vediamo Dave e Noah soliti a punzecchiarsi come ci piace, arrivando però a scoprire di essere finiti in una trappola: nella tana del lupo, appunto.

E sorpresa delle sorprese...Come ne usciranno adesso? 

Ci vediamo martedì con il Capitolo 78: Boom...

Buon week-end!

Okumaya devam et

Bunları da Beğeneceksin

5.4K 259 20
è il sesto anno ad Hogwarts, tutto sembra essere completamente normale per il famoso Harry Potter, se non fosse per un ragazzo biondo che si comporta...
36.3K 1.5K 48
«Mi serve un favore» dice all'improvviso e io inarco un sopracciglio «Mi hai detto che se avessi avuto bisogno di qualcosa avrei potuto chiedertelo» ...
28K 1.5K 45
▪︎𝑨𝒕𝒕𝒂𝒄𝒌 𝒐𝒏 𝑻𝒊𝒕𝒂𝒏▪︎ - 𝕀𝕟 𝕣𝕖𝕧𝕚𝕤𝕚𝕠𝕟𝕖 - L'omicidio della sua migliore amica trasporta in Mikasa Ackermann l'incontrollabile rice...
10.5K 489 25
Vol I ✓sono presenti: linguaggio scurrile, scene di sesso e violenza. ✓non adatto ai più sensibili. ✓ i personaggi non sono i miei ma sono frutto de...