Marriage Avoided | CL16

By mybrightshadow

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«Mi ha aiutato a scappare dal mio matrimonio.» More

Dedica
Cast
Capitolo Uno
Capitolo Due
Capitolo Tre
Capitolo Quattro
Capitolo Cinque
Capitolo Sei

Capitolo Sette

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By mybrightshadow

«Che cosa ci fai tu qui?» La voce del ragazzo mi parlò in italiano, lasciando l'allenatore del pugile confuso per qualche istante a cercare il senso delle sue parole.

Hugo mi colse alla sprovvista, prendendomi in braccio da dietro e facendomi sedere sulla sua spalla: «Il mio portafortuna!» Urlò, facendo partire una serie di macchine fotografiche verso di noi. Mi guardai intorno, non trovando più Charles, ma Max, che mi aiutò a scendere dalla mia posizione.

Cercai di sorridere, ancora confusa per l'apparizione di lui. Camminammo tutti insieme verso lo spogliatoio del pugile, incontrando all'interno tutta la sua famiglia e i suoi amici. Hugo mi aveva parlato di loro, aveva detto che erano soprannominati i fantastici otto, ma non mi ero mai domandata chi fossero.

Ora, contando nella mia mente, Charles doveva far parte di loro.

«Direi di cambiarci e uscire a cena!» Mormorò il vincitore, ricevendo consensi da parte di tutti. Era stata una serata intensa e decidemmo che per festeggiare in un locale avremmo aspettato un altro giorno. Hugo tornò con la sua famiglia, io invece uscii dalla palestra al fianco di Max.

Osservai da lontano Charles guardarmi nel parcheggio privato, ma poi si voltò e salì sulla sua auto, io e l'olandese invece tornammo nella Ferrari rossa.

«Ho ancora il tuo telefono.» Mormorò il biondo, tirandolo fuori dalla tasca del suo giubbotto e lo scrutai sorpresa. Non mi era mai capitato di essere così presa da un evento da dimenticarlo completamente. Lo ringraziai, rimettendolo a posto e osservando Monaco al buio.

«È stato un bellissimo incontro. Era da tanto che non andavo a vederne uno.» Il pilota si passò una mano tra i capelli biondi, abbassando leggermente i finestrini e mettendo un dito fuori.

«Prima di Hugo, non avevo mai seguito nessun incontro, ma lui è davvero bravo.» Sorrisi al ricordo della felicità del pugile ogni volta che vinceva e, ultimamente, era successo parecchio.

«Se hai freddo dimmelo, io ho questo problema di dover sentire il rumore della strada...» Iniziò Max, confondendomi e forse per il mio sguardo su di lui riprese a parlare: «Abituato alla monoposto, al rumore del motore, delle frenate in curva, non riesco più a guidare senza i finestrini abbassati. Mi rende consapevole di dove sono.» I miei occhi rimasero su di lui.

Era una cosa particolare, ma il fatto che me l'avesse raccontata non riuscivo a capire come mi facesse sentire. Dai suoi occhi era come se fosse a disagio per la confessione.

Sembrava la mia fissazione di dover costantemente aprire le finestre di mattina, l'odore di chiuso mi dava così tanto alla testa da causarmi attacchi di ansia. Mi sentivo in una scatoletta così compressa da non riuscire a respirare.

Tutt'ora non riuscivo a capirne il motivo.

«Puoi abbassarlo tutto se vuoi.» Appoggiai le dita sul suo braccio, come per trasferire i miei pensieri. Lui si voltò, i suoi occhi blu erano così intensi che dovetti girarmi dal lato opposto. Lasciai che l'aria fresca di dicembre mi rinfrescasse il viso arrossato.

Era la parola giusta, intenso, fin dal primo incontro, Max Verstappen avrei potuto descriverlo solo così. Ogni volta che eravamo insieme riuscivo a percepirlo ovunque e non sapevo descrivere la sensazione.

«Se vuoi ti aspetto giù, io sono già pronto.» Sospirò una volta arrivati sotto al mio appartamento.

«Parcheggia meglio, vieni su anche tu.» Presi il mio borsone appoggiato sotto i piedi e aprii la portiera per scendere una volta sistemata la macchina. Lui mi seguì senza controbattere.

Dalla tasca più piccola recuperai le chiavi di casa e, intenta ad aprire, Max mi tolse lo zaino dalle braccia per aiutarmi, chiudendo la sacca aperta.

In silenzio ci ritrovammo nell'abitacolo dell'ascensore e quando le porte si spalancarono, aprii anche l'uscio di casa.

«Sono un po' lenta, quindi fai come se fossi a casa tua.» Sorrisi, osservandolo seguirmi in cucina e spostare una sedia del tavolo per appoggiare la mia roba.

«Sarò anche il più veloce del mondo, ma a prepararmi sono una lumaca anche io.» Ridacchiò in risposta, non riuscendo a farmi smettere di rimanere in palata in corridoio a guardarlo. Ma mi obbligai a scappare in camera, ancora con l'espressione felice dipinta sul volto.

E fu proprio quella che scrutai nello specchio dell'armadio. Mi sentivo contenta.

Non riuscivo a spiegare perché, ma con Max Verstappen avevo questa connessione di leggerezza che mi faceva respirare.

Decisi di togliermi il jeans e la maglietta, optando per un abito nero e lungo, tanto da coprirmi oltre le ginocchia. Infilai una cintura sui fianchi per bellezza e cercai il mio cappotto scuro nell'armadio.

Andai nel bagno della camera per ritoccare velocemente il trucco, che se non per qualche macchia di mascara sciolto sotto gli occhi, era ancora buono. Stesi sulle labbra un rossetto nude e infilai degli stivali che mi resero più alta.

Poteva andare per cena tra amici.

Misi la giacca uscendo dalla stanza e nello specchio del corridoio sistemai la frangetta. Tornata in soggiorno trovai Max seduto sul divano con una mano davanti agli occhi e la testa appoggiata sul cuscino.

«Max?» Lo chiamai una volta davanti a lui e spostando le dita dal volto mi guardò. Sembrava stanco.

«Scusami, ma hai un divano comodissimo.» Ancora una volta, come se fosse di routine, sorrisi. Osservai i suoi occhi percorrere il mio corpo e decisi di camminare verso il tavolo per riprendere il mio zaino con la macchina fotografica. Magari Hugo voleva qualche foto con i suoi familiari per ricordare la giornata.

«Potevi dormire un po', con il tempo che ci ho messo non me la sarei presa.» Mormorai, vedendolo alzarsi e avvicinarsi per togliermi ancora una volta ogni cosa avessi nelle mani.

«Guarda che non pesa tanto.» Mormorai chiudendomi la porta di casa alle spalle e appoggiandoci la schiena per guardarlo.

«Non è in tinta con i vestiti.» Giustificò così la sua continua gentilezza e non dissi niente, trattenendo tra le labbra la solita espressione che quel ragazzo continuava a causare.

Al contrario dell'andata verso la palestra, salì lui nel posto del conducente ma fui io ad abbassare i finestrini per lui.

Questa mia azione gli causò un ritardo nella partenza, si voltò a osservarmi, ancora intensamente, questa volta però come se mi stesse guardando per la prima volta davvero.

«Max?» Lo chiamai passando lo sguardo sul piccolo tablet di bordo per cercare l'ora. Saremmo arrivati per ultimi.

«Sì, Holland?» Passò tra i denti le parole, ma sorrise in un modo quasi malizioso. Fu in quel momento che notai la casualità del mio nome e del suo Stato di nascita.
Non mi aveva mai chiamata per intero e forse, fino a quella mattina, non sapeva neanche che Hollie fosse il diminutivo di Holland.

«Facciamo tardi, Verstappen.» Mi presi gioco di lui, chiamandolo per il cognome e continuò a mostrarmi i suoi denti perfetti mentre accese la vettura.

«Ironico. Forse era destino incontrarci.» Rise, ma non mi passò inosservato il dito che era corso ad appoggiarsi al finestrino, come se in quel momento avesse avuto qualche problema a capire dove fosse.

Max Verstappen era illeggibile. Non riuscivo a capirlo.

Era come una partita di scacchi che continuavo a perdere, ma mi ritrovavo a non comprendere quali mosse avessero permesso la sua vittoria.

Ogni mossa del ragazzo, mi spingeva a voler sapere di più, a volerlo conoscere così bene da capire il perché di alcuni suoi comportamenti o movimenti.

Arrivammo al ristorante, situato proprio davanti al Giardino Giapponese e una volta superati i fotografi davanti all'entrata, arrivammo al tavolo, accorgendoci di essere gli ultimi.

«Vi siete persi?» Si alzò Hugo, abbracciandomi e diede una pacca sulla spalla di Max.

«Sono un po' lenta, scusatemi.» Ridacchiai salutando i genitori del pugile e sua sorella.

Gli unici posti non occupati erano tra un amico di Hugo e Charles, ma l'olandese scelse per me, mettendosi vicino al ragazzo con gli occhiali, che doveva chiamarsi Joris, e non mi lasciò alcuna scelta, se non sedermi accanto al moro.

Mi tolsi il cappotto, appendendolo alla sedia e Max appoggiò lo zaino in mezzo tra le nostre due. Imbarazzata e in ansia, osservai la persona che conoscevo da più tempo al tavolo, il suo sguardo era già su di me.

Si perse tempo a parlare dell'incontro, ordinammo i piatti e quando Charles si accorse che l'attenzione di Verstappen era su Joris, appoggiò una mano sul mio braccio.

«Cosa ci fai qui, Hollie?» Mi parlò in quella lingua che sembravamo comprendere solo noi e mi voltai verso di lui. Era cambiato dalla prima volta che l'avevo incontrato.

«Ciao Charles.» Mi presi gioco di lui, nascondendo il sorrisetto tra i denti, come se volessi ritardare la verità. D'un tratto sembrava un gioco e l'attesa lo stava innervosendo.

Al Gran Premio di Las Vegas non avevo avuto troppo tempo per guardarlo nuovamente da così vicino, ma era cresciuto tanto.

I lineamenti di quel ragazzino erano spariti, non era più Charles che mi guardava confuso osservare il suo trofeo sul mobile, ma era più grande e a tutti gli effetti un uomo.

«Lavoro per Hugo.» Iniziai ma fu proprio il protagonista della mia frase a chiamarmi e chiudere ancora una volta quella conversazione non completa.

Tirai fuori la mia macchina fotografica; come avevo previsto al mio cliente faceva piacere avere qualche foto e feci mettere in posa i suoi amici, perfino Charles, per ricordare quel momento.

Toccò anche ai familiari, poi a Max e fu allora che il pugile mi fece segno di avvicinarmi: «Ne voglio una insieme a te.» Mi chiese, o forse mi ordinò e basta.

Perciò mi girai, trovando l'olandese al mio fianco e con uno sguardo pieno di fiducia, preghiere e suppliche di non rovinare mia figlia, diedi la macchina in mano al biondo.

Camminai dall'altro lato del tavolo, abbracciando il platinato e vedendo Max smanettare con l'apparecchio in confusione, poi finalmente l'appoggiò davanti al viso e scattò qualche foto.

Una volta tornata nelle mie mani e rimessa al sicuro nello zaino, guardai l'orario sul telefono che avevo lasciato sul tavolo. Erano già le dieci passate e i volti stanchi dei ragazzi concordarono di finire lì quella serata.

A dire il vero ero molto stanca anche io, nell'ultima settimana tra l'editing del manifesto, la gestione dei social e le richieste della mia azienda di prendere altri clienti sotto alla mia ala, mi avevano lasciato esausta. Occuparmi dell'immagine di una sola persona era già faticoso, prenderne altre sarebbe stato impossibile, ma ciò non fermava il mio capo dal propormelo più volte al mese.

Ripresi il cappotto, infilandomelo su per le braccia e recuperai lo zaino, scuotendo la testa alla mano tesa di Verstappen che voleva già rubarmelo.

Mi girava un po' la testa, il vino rosso era stato riempito nel mio bicchiere continuamente e anche solo il poco tacco degli stivali mi dava fastidio.

«Vuoi un passaggio?» Mi chiese Max vedendomi intenta a osservare Charles che stava venendo verso di me, come se stessi perdendo tempo per ascoltare finalmente cosa avesse da dirmi. Gli occhi del monegasco, e non francese come avevo pensato all'inizio, mi domandarono qualcosa che non capii.

«La accompagno io.» Il castano si mise al mio fianco, facendomi voltare per osservare gli occhi di Verstappen che stavano cercando i miei per il consenso. Ma erano anche confusi, perché sarei dovuta andare con una persona che non conoscevo? Lui non aveva idea di me e Charles.

«Perché dovresti?» Infatti domandò schietto, come se fino a quel momento fossero stati grandi amici e ora avesse deciso di non riservargli più quel titolo.

«Ci conosciamo da quattro anni, purtroppo.» Commentai seguendo la traiettoria delle iridi azzurre di Max, per incontrare quelle di lui.

Non dimenticatevi di lasciare una stellina e seguirmi👀

PERDONATEMI DAVVERO

Lo so che dovevo aggiornare lunedì e oggi è giovedì, ma sto uscendo un po' di testa ultimamente con il lavoro.
Ho deciso di andare a tre Gran Premi quest'anno e sicuramente i soldi non piovono dal cielo😃

Vi chiedo davvero di perdonarmi, ho anche revisionato abbastanza di fretta perché ho ancora delle cose da fare, spero di non aver tralasciato errori o ORRORI 🥲

Vi voglio bene e vi anticipo che aggiornare lunedì sarà complicato, non so se riuscirò... In più farò la notte per seguire la F1 perciò vedremo se lunedì sarò ancora viva💀

Scrivere su wattpad sta diventando un po' pesantuccio, non so se effettivamente sto scrivendo ancora per qualcuno o solo per me stessa :(

Cosa ne pensate? Spero di non avervi deluso. Nel prossimo capitolo avremo finalmente i nostri due ragazzuoli belli che faranno IL discorso🤭

Se avete qualche dubbio, scrivetemi❤️Ho lasciato un box per le domande su Instagram per il capitolo, vi aspetto per parlarne insieme ✨

Instagram: mybrightshadow.wattpad
Tik Tok: ire.stories

Grazie per leggermi sempre❤️

A presto,

ire

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