You'd have to stop the world...

By kurt_hummel_approva

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Long-Fic su Will Byers di Stranger Things (S1-S4 & S5 inventata da me) Missing moments della serie e momenti... More

Prologo
1. Mike ~PARTE PRIMA~
2. Pijama Party
3. White Christmas (Prima parte)
4. White Christmas (Seconda parte)
5. Magic in the air
6. Happy New Year Darling
7. Happy Birthday sweetie
8. Primo giorno
9. Dustin
10. Should I stay or should I go...
11. The Demogorgon...it got me ~PARTE SECONDA~
12. Darkness
14. And the shame...was on the other side (Prima parte)
15. The shame was on the other side (Seconda parte)
16. Il portale
18. Hope
19. Nascondino

13. Screams

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By kurt_hummel_approva

Giorno 2

Venni svegliato da una sensazione. Quanto avevo dormito? Non c'era modo di saperlo. Avevo ancora il fucile in braccio, avevo dormito in quella posizione e adesso il mio corpo ne sentiva le conseguenze. Mi sentivo rigido come un palo della luce.

Misi la sicura al fucile e afferrai la torcia, accendendola.

Iniziai a sentire delle voci. A quel punto qualcosa nel mio cervello fece 'click'.

Spensi la torcia. Le voci scomparvero. Provai a riaccenderla e ricominciai a sentire le voci.

«Via libera»

Ma quella non era la voce di Jonathan. Ne della mamma. Era uno sconosciuto. Volevo avvertirli, ma avevo problemi più grossi in quel momento. Avevo appena capito una cosa importante.

Andai vicino alla lampada nel soggiorno e provai ad accenderla. Ovviamente non funzionò. Tuttavia, portai la mano alla torcia e illuminai la zona.

Una povere dorata era sospesa a mezz'aria. Come incantato mi protesi per toccarla e semplicemente sapevo che stava accadendo qualcosa. Non poteva essere una coincidenza. Sentivo un formicolio piacevole sulla mano. La polvere sembrava muoversi come leggendomi nel pensiero.

Che assurdità.

Forse questo poteva essere a mio vantaggio. Però dovevo provare a capire quali erano le conseguenze nel...dall'altra parte.

Lo stomaco mi brontolava. Avevo la gola secca. Ma non potevo permettermi di sprecare risorse vitali.

Forse potevo...si, potevo andare in città! La mia bici era rimasta abbandonata accanto alla strada. Potevo vedere se c'era qualcosa che mi potesse aiutare.

Tolsi la sicura al fucile e uscii di casa.

Mi incamminai con molta discrezione al limitare del bosco.

Lì abbandonata per terra, c'era la mia bici. Montai in sella e iniziai a pedalare silenziosamente. Un nugolo di creature stava volando in un turbine nel cielo lontano da lì. Annotai mentalmente di tenermi lontano da quella zona tempestosa.

In pochi minuti riuscii a raggiungere il paese. Entrai in casa di Mike alla ricerca di qualcosa, qualunque cosa. Poi sentii delle voci.

«Conosci...Will?»

Mike era con qualcuno, immagino. Non con i nostri amici, poco ma sicuro. Passai oltre, sapendo che non mi avrebbe potuto aiutare in ogni caso.

Girai per tutta la città. Era inquietante quanto questa fosse uguale alla mia Hawkins. Era proprio come me la ricordavo. Ogni dettaglio.

Con tutto quel buio non riuscivo mai a capire che ore fossero. Ma sperai che fosse passato abbastanza tempo e mia madre fosse arrivata a casa.

Io continuai a camminare con il fucile in mano, la bici trascinata nell'altra.

Sentii uno sciame di versi terrificanti, volare proprio sopra la mia testa.

Mi nascosi, in men che non si dica, in un negozio. Abbandonai la bici sul marciapiede e restai muto.

Sembravano la versione mutante di pipistrelli diabolici.

«Quante diavolerie nasconde questo posto?» Pensai, reprimendo un brivido.

Quando lo sciame passò, uscii dal mio nascondiglio-

Per poi tornarci immediatamente, perché c'era un mostro proprio dall'altra parte della strada.

Aveva lo stesso aspetto di quello che mi aveva preso, ma era più piccolo.

Mi spostai dietro il bancone. Il piede mi scivolò sulla melma e colpì uno scaffale. Non so quanti barattoli, di non so cosa, caddero. Ma furono abbastanza, perché il mostro entrò nel negozio, in agguato.

Tolsi la sicura dal fucile, questo udendo il rumore si appollaiò sul bancone. Ora o mai più.

Mi alzai in piedi e gli sparai dritto in mezzo alle fauci spalancate. Aveva la testa a forma di fiore, con infinite file di denti.

Il mostro rantolò e soffocò nel suo stesso sangue nero.

Un proiettile andato.

Respirai rumorosamente. 

Calmati. Va tutto bene. È morto adesso.

La creatura ebbe uno spasmo alla gamba, così decisi di andarmene il più in fretta possibile.

Ho fatto abbastanza esplorazione per una giornata...o anche una vita intera, direi.

Saltai sulla sella della bici. Tirai fuori un proiettile dalla tasca e ricaricai il fucile. Misi la sicura e partii, veloce come il vento.

Quando finalmente riuscii a raggiungere casa, dovevano essere passate parecchie ore dalla mia dipartita.

Mamma era sicuramente tornata a casa.

Dopo tutto quello che avevo visto era decisamente il momento di ritentare a contattarla.

Sperai che avesse un telefono funzionante...

L'ultima volta l'attività energetica aveva attirato il mostro, ma ero così disperato, volevo così tanto tornare a casa, che valeva la pena riprovare.

Alzai la cornetta e feci di nuovo il nostro numero.

Risposero subito.

«Pronto?» Si! Era mamma!

«Mamma!»

«Pronto?» Non mi poteva sentire. Ma io dovevo fare in modo che mi sentisse. Iniziai a concentrarmi respirando.

«Chi è?» Continuai a respirare.

Stavolta mi sentirà.

«Will? Will, sono io...parlami. Sono qui. Dimmi solo dove sei tesoro. Ti posso sentire. Per favore.»

Quello fu il segnale che stavo aspettando.

«Mamma?» E questa volta sapevo che mi aveva sentito. Tutte le particelle dorate tremarono.

«Will! Si, sono io. Sono io.» Sembrava disperata «Dove sei? Dove sei? Parlami-»

Ma la linea cadde di nuovo. Però stavolta non mi sarei arreso così facilmente.

Corsi dalle luci in soggiorno e sfiorai la polvere dorata.

Lo so che lo puoi vedere. So che sta succedendo qualcosa.

«Jonathan?»

La sentii camminare. Si! Si! Lo aveva visto!

Creai un percorso per fare in modo che vedesse che io c'ero. Ero proprio lì! Mamma per favore...

«Cosa...?»

Stava funzionando!

Se funzionasse...Toccai il pulviscolo dorato della lampada davanti camera mia. Poi aspettai. Entrai in camera ed accesi lo stereo. Toccai la cosa dorata...se non mi ricordavo male il mix tape di Jonathan era rimasto dentro lo stereo...

Should I stay or should I go now?

In lontananza riuscii a sentire la mia canzone preferita. Ce l'avevo fatta.

Iniziai a toccare tutte le luci nella mia stanza nel tentativo di farmi sentire, o almeno vedere.

«Will...» sentii mia madre sussurrare.

«Si mamma, sono io, Will!»

Tornai a toccare la lampada, nella speranza di attirarla lì.

«Will...sei tu?»

Mi vennero le lacrime.

Toccai la polvere dorata, mantenendo il contatto.

«Si...»

Sapevo che aveva capito. Era una donna formidabile. Ma il mostro era stato attirato qui. Non so come accadde, ma con un solo pensiero, spensi tutto. 

Ora era tutto silenzioso.

Should I stay or should I go?

Il mostro entrò nella stanza e io mi nascosi sotto il letto.

Questo si affacciò sul muro.

Non so come spiegarvelo. Era come se il muro si piegasse contro quel mostro e lo...lasciasse passare.

Era per caso una via di uscita?

Sentii mia madre urlare.

NO! Lasciala stare!

Volevo proteggerla. Invece mi stavo nascondendo come un ratto.

Dovevo fare qualcosa.

Uscii fuori dal letto, tolsi la sicura al fucile. Tremavo terribilmente, ma volevo salvarla. Così sparai al mostro. Questo si girò. Spalancò le fauci maledette e io ebbi a malapena il tempo di ricaricare che questo si avvicinò. Prima che saltasse, sparai il proiettile proprio nella sua gola, come avevo fatto prima.

Altri due proiettili andati.

Questo non cadde. Chiusi gli occhi, credendo che fosse davvero finita quella volta.

Ancora una volta fui smentito. Il mostro non c'era.

Mi affrettai a riaccendere tutto quanto. La musica, le luci...

Adesso ci sono solo io mamma. Sei al sicuro. L'ho mandato via.

Tornai a toccare le lampadine, sperando che non fosse scappata con la macchina.

Andiamo.

This indecision's bugging me

Udii qualcosa. Mamma era tornata in casa. Lei mi aveva creduto.

Aspettai la fine della canzone. Poi spensi tutto. Lei aveva capito, questo era tutto ciò che importava.

Mi erano rimasti solo 10 proiettili. Ed era solo il mio secondo giorno. Dovevo andarci piano.

Una sensazione che non mi so ben spiegare, mi portò ad uscire dalla casa.

Sentii un urlo terrificante.

Andai nel bosco, dove avevo sentito provenire quell'urlo, e lì capii perché sentivo che c'era qualcuno che aveva bisogno di me. C'era una persona viva. Era ferita gravemente, ma era viva.

«A-aiutami.» Un uomo (credo fosse vestito da cacciatore) si sporse verso di me.

«C-ciao. Cosa posso fare per aiutarti?» Mi chinai su di lui.

«M-mia moglie...l-lei d-deve s-s-sapere che non l'ho a-abbandonata...»

«Come...come si chiama signore?»

«P-Pittsburg...Harry...»

«Ok.»

«Ragazzino...c-come sei finito q-qua dentro? C-chi sei?»

«Mi chiamo Will. Will Byers...Mi ha preso.»

L'uomo ebbe uno spasmo e spalancò gli occhi.

«T-tu sei quello che s-stiamo c-cercando t-t-tutti.»

«Mi state cercando?»

«S-si. È più di due giorni che ti cercano. I-io mi s-sono a-a-allontanato troppo d-dal gruppo di r-ricerca...»

«Mi dispiace tanto.»

«Non importa b-bambino. Tu d-devi uscire d-da qui. Hai c-capito?»

Un rumore ci fece sobbalzare.

«S-scappa. S-sta tornando p-per me.»

«Non la posso lasciare!»

«Sei s-solo un b-bambino. Tu ti puoi a-ancora s-salvare. Adesso s-scappa!»

Vedendo sfocato dalle lacrime mi allontanai di lì, inciampando sulle tralci e i rami, arrancai sul tappeto melmoso del sottobosco e corsi tra gli alberi morti. Fra tutti gli orrori di quel mondo orribile, la morte di una persona era, per me, un nuovo tipo di dolore, fino ad allora sconosciuto. Avrei preferito che rimanesse una sensazione straniera.

Quando fui abbastanza lontano sentii delle urla. "Peccato" che non fossero del signore. Erano di una ragazza.


«Nancy!»


Oh no.

Oh no no no.

Quella era la voce di Barb.

Iniziai a correre.

Forse c'era ancora una speranza. Ma mentre mi veniva il fiatone per la corsa, sentii delle urla. Urla su urla, ognuna più agghiacciante dell'altra.

E poi più niente.

Smisi di correre.

Ormai era tutto inutile, il mostro aveva preso anche lei. Ed io non ero ancora riuscito a trovare una via di uscita.

Iniziai a camminare verso il posto da cui provenivano i lamenti disperati di Barb.

Era forse la casa degli Harrington quella?

Controllai la zona, cercando la ragazza, che si era come dileguata. Tutto ciò che riuscii a trovare furono degli occhiali da vista sul fondo vuoto della piscina.

Cosa che mi ricordò terribilmente il mio stomaco vuoto e la sete.

Tirai fuori dallo zaino la borraccia e bevvi un piccolo sorso. Lo stomaco mi si contorceva dalla fame.

Misi gli occhiali nella tasca esterna dello zaino e tirai fuori la barretta. Diedi un morso un po' più grande di quello del giorno prima e me ne pentii quasi subito.

Sebbene sentii un minimo di sollievo, sapevo che l'indomani, la fame, non sarebbe che stata ancora più grande.

Tornai a casa, scoraggiato e triste come non mai.

Chi sa se Barbara la stava cercando qualcuno. Nancy si era accorta di nulla? Se erano a casa di Steve ci doveva essere anche lei...

Dove un miglio e mezzo raggiunsi casa mia.

Ormai abituato alla paura e al terrore, mi nascosi nel mobile a muro. Lo zaino fra le mi gambe e il fucile tra le mie braccia.

Sperai che il mostro non mi trovasse.

Mi sentivo spossato e stanco, gli occhi scavati e la sete e la fame.

La speranza di uscire finalmente da quel posto diminuiva ogni giorno di più.

Certo, mia madre aveva capito qualcosa. Ma se nemmeno io sapevo dome mi trovavo, come facevo a spiegarlo a lei?

Sembrava di stare in un labirinto senza via d'uscita, dove ad ogni angolo c'è un nuovo mostro, una nuova paura, in agguato...

Ero solo un bambino che voleva indietro la sua vita.

Eppure sapevo che se anche fossi, in qualche modo, riuscito ad uscire di lì, niente sarebbe più stato lo stesso.

Barb era morta. Quell'uomo, Harry, era morto.

Io, però, ero ancora vivo. E avrei lottato fino all'ultimo per tornare indietro. Per rivedere mia madre, mio fratello, i miei amici...persino Chester!

Ma per ora dovevo solo nascondermi.

Dovevo fare in modo di sopravvivere. Dovevo solamente restare vivo.

Una volta accettato questo, riuscii ad addormentarmi, teso come una corda di violino.

Se feci degli incubi, l'indomani fui piuttosto felice di essermeli dimenticati.

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