Wicked Game

By _shadowhunters_96

28.8K 3.2K 1.5K

Quattro fratelli. Due coppie di gemelli. Quattro ladri e portatori di guai. Una piccola cittadina, al confin... More

Cast
00. Regole
Prologo
01. Sei una divinità
02. Sono allergico ai gatti
03. Sfidarmi ti costerà caro
04. Sei il mio incubo
05. Sei completamente matta
06. Un fantastico partner in crime
07. Raven Parker è sempre stata un problema
08. Soltanto per cinque secondi
10. Sei nuda, Raven
11. Azriel cosa ne pensa?
12. Mi hai davvero scattato una foto?

09. Guess who's back?

1.3K 202 122
By _shadowhunters_96

Saweetie – My type
00:20 ━❍──────── - 02:44
↻     ⊲  Ⅱ  ⊳     ↺
VOLUME: ▁▂▃▄▅▆▇ 100%

 

Troppo tardi.

Adesso è troppo tardi per fargliela pagare. È rimasta rintanata in quel buco che chiama casa per tutto il tempo.

In città non si è più vista. È semplicemente sparita nel nulla.

Ho persino controllato i suoi cazzo di social, ma non ho trovato alcuna attività recente.

L'unico segnale che ho ricevuto da parte sua è stato quando per sbaglio il mio pollice ha fatto doppio tap su una sua vecchia foto mentre stavo cercando di ingrandirla. Lei in seguito mi ha aggiunto nella lista dei suoi amici stretti su Instagram – temo di essere l’unico - e ha postato la foto del dito medio.

Messaggio ricevuto.

Ma da allora è sparita esattamente come ha fatto negli ultimi anni.

 E io, esattamente come il peggiore degli stalker, ho controllato assiduamente il suo profilo. Ammetto di aver guardato in modo ossessivo anche la chat sul mio cellulare. Ho il suo numero stampato in grassetto in ogni maledetto angolo della mia mente.

Ho persino scritto una dozzina di messaggi, che ovviamente non ho inviato. Se Lucy lo scoprisse, mi taglierebbe le palle. E Ryan pure. E sicuramente la mia ragazza non farebbe alcuna eccezione. Sono un uomo morto.

In mia difesa... Un cazzo. Non ho scuse. Non posso giustificarmi. Gli altri non capirebbero. Le cose tra me e Raven sono delicate.

Ho provato a tenere nascosto questo deleterio e smodato interesse nei suoi confronti, ma Ryan non è stupido né cieco. Lui ha capito. Per questo ho chiesto al mio amico di ficcare il naso negli affari di suo padre, di contattare il cugino poliziotto che gli sta tanto sul cazzo, di scavare a fondo e scoprire se il suo nome risulta tra gli ultimi arresti o se è indagata per qualche crimine commesso.

Mossa da stupido, lo so. Anzi, rettifico: sembro un fottuto stronzo disperato.

Se l’avessero arrestata, sarebbe finita sul giornale. È impossibile che una come lei non occupi l’intera prima pagina con il suo sorrisetto impertinente in bella vista. O forse soltanto io la immagino in questo modo.

Non sono preoccupato.

No. Nein. Niet. Per niente.

Ma l’ultima volta che l’ho vista non era davvero Raven. So quando è triste e quando è davvero furiosa. So quando è ferita e so quando è felice. Le sue espressioni non mentono. È diventato un dannato libro aperto per me.

Sono ossessionato da lei. Sono ossessionato dall’idea di fargliela pagare. Mi dà il tormento da quando ho smesso di usare il pannolino, santo cielo!

Sbuffo e abbasso il finestrino. Lascio che l’aria fresca mi riporti al presente, perché sto attraversando Hawthorne, la cittadina pittoresca con la quale ho un rapporto di odio e amore.

Detesto questi vicoli acciottolati del cazzo. Per fortuna questo posto non dista molto da Chicago e ho la fortuna di poter viaggiare con la mia macchina. Sono soltanto altri venti minuti da Rockford.

 Questo non è esattamente il mio ambiente ideale e mia madre lo sa. Fa troppo freddo e non c’è un cazzo da fare. Anche a Chicago si gela, ma almeno ci sono i locali, posso uscire quando mi pare, fare baldoria insieme ai miei amici. Nei limiti, ovviamente.

 Io amo i posti soleggiati. Non a caso intendo trasferirmi da qualche parte sulla costa californiana e marcire lì per il resto dei miei giorni.

E per fare ciò devo soltanto seguire alla lettera le regole e compiacere la mia ragazza.

Non amo mettermi nei guai. Non prendo quasi mai parte alle risse e di solito evito di finire al centro dell’attenzione per delle stronzate. Io devo eccellere in tutto.

Mia madre mi ha insegnato a sopravvivere in un luogo simile e per questo gliene sarò sempre grato.

Questo posto pullula di fighetti presuntuosi e io ho imparato a integrarmi talmente bene da diventare intoccabile. Mia madre è la preside di questa scuola e mentirei se dicessi che il suo titolo non abbia mai giocato a mio favore. Sono privilegiato, me ne rendo conto, e intendo sfruttarlo fino all’ultimo minuto.

Ho davanti un futuro abbastanza brillante, o almeno dalla mia ottica così sembra, e so che mia madre non mi permetterà di gettare tutto all’aria per delle bravate.

Inoltre, sono fidanzato con Adeline. È la figlia del procuratore Mitchell. La sua famiglia conta più successi che fallimenti e non c’è un solo membro che non abbia conseguito un titolo importante.

Adeline è intelligente e pedante, ma anche pretenziosa e traboccante di boria. Ha preso da sua madre, senza dubbio. Ma mia madre la adora talmente tanto che ha già iniziato a immaginare una nidiata di nipotini correre per la casa.

L’hai voluto anche tu, mi ripeto. Non posso deludere la mia famiglia. Sono figlio unico, devo rendere orgogliosi i miei genitori.

Una figura un po’ bassa e ricurva attira la mia attenzione. Indossa il solito grembiule, quello con la scritta I love Ireland con la stampa di un paio di tette sul davanti. Non il modo migliore per attirare la clientela, devo dire.

«Ehi, Weston», grido e sollevo una mano per salutarlo.

«Elias, sei tornato!», esclama contento mentre si pulisce le mani sul grembiule.

«Sissignore e devo correre, perché sono già in ritardo», gli dico e lui scuote il capo divertito. Si avvicina e mi fa cenno di allungare la mano verso di lui. Posa qualcosa sul mio palmo. «Appena sfornati», mi fa l’occhiolino. «Così il tuo rientro sarà più dolce.»

Sento il delizioso profumino degli scones all’interno del sacchetto di carta e lo afferro con un brontolio d’approvazione da parte del mio stomaco.

«Ti voglio bene, Wes! Sei il migliore», grido mentre proseguo lentamente.

Per quanto le casette colorate a schiera mi mettano di buonumore, o per quanto i vasi di fiori agganciati davanti alle finestre mi strappino sempre un sorriso, io preferisco di gran lunga la città.

Adeline ha definito questo posto per vecchi, un luogo dove ritirarsi dopo la pensione. E non ha tutti i torti, cazzo! Questo posto è di una tristezza unica. È per questo che alcuni hanno cercato di renderlo un po’ più mondano e giovanile. In ogni caso, la gente locale non ne è felice.

È un maledetto buco colorato accerchiato da una dannata foresta. Una macchia variopinta gettata a caso su una tela verde.

Guido finché non arrivo davanti alla scuola. Parcheggio nel mio posto privato, nel grande spiazzo a destra proprio accanto alla macchina di mia madre, e i miei occhi abbracciano immediatamente una mandria di studenti. Si raggruppano, come ogni anno, davanti al cancello. Il brusio insopportabile delle loro conversazioni pervade l’aria e gli strilli festosi delle ragazze mi graffiano i timpani.

Devono sgombrare questo cazzo di viale.

Infilo le chiavi nella tasca dei pantaloni e faccio vagare lo sguardo tra i diversi studenti, alla ricerca dei miei amici.

Intravedo Ryan mentre parla animatamente con alcuni ragazzi.

Amo questa dannata scuola, un po’ meno le persone.

Sfoggio un sorriso sfacciato ogni volta che qualcuno incrocia il mio sguardo. Cammino a passo deciso e le spalle dritte.

Ryan muove energicamente una mano per salutarmi, poi corre verso di me.

«Giusto in tempo», mi informa. «Tra esattamente», guarda l’ora sul cellulare «venti minuti, tua madre darà il benvenuto a tutti». Come se non lo sapessi.

«C’era un sacco di traffico», rispondo e gli occhi perlustrano impazienti l’ampio cortile alla ricerca di Adeline.

«Te lo dico, amico», appoggia il braccio sulle mie spalle. «Le matricole quest’anno sono magnifiche, cazzo!»

«Tienilo nei pantaloni o prima o poi uscirai da qui con un figlio e prossimo al matrimonio», gli dico con tono paternalistico.

«Sto attento», mi fulmina con lo sguardo. «Però guardale! Hanno tutte delle tette così piene, tonde e perfette. Dio, sembrano così innocenti. Tipo, guarda questa qui», mi indica la brunetta bassa che ci sorpassa. Ha le labbra gonfie e luccicanti, gli occhi grandi e azzurri e un seno generoso che fuoriesce in modo indecente dalla profonda scollatura della sua maglietta. A mia madre verrà un colpo al cuore.

Qualcuno mi salta sulle spalle, strillando: «Ciao, tesoro», Lucy si piazza davanti a me e mi stampa un bacio sonoro sulla guancia.

«Mi hai lasciato di nuovo il rossetto?», le chiedo pulendomi con il dorso della mano.

«Lo so che ami quando lo faccio», cinguetta e poi ne dà uno anche a Ryan.

«Vuoi scopare, Lucy?», le chiede senza preamboli.

Le guance di Lucy si colorano di una sfumatura rosea e gli colpisce il bicipite. «Sono fidanzata, ricordi? Idiota!»

«Ma tanto il tuo bel golden retriever non è qui», ribatte con un sorriso lascivo.

«Non ho intenzione di farmi usare da te. Adesso piantala!»

Decido di cambiare argomento prima che uno dei due perda la pazienza. «Hai visto Adie?», le chiedo.

«No, ma dev’essere qui da qualche parte.»

Un ragazzo scavalca come un animale selvatico la lunga siepe verde che costeggia il viale. Ha il cellulare premuto tra l’orecchio e la spalla e sta urlando, rosso dalla rabbia, in un’altra lingua. Dio, non vedo l’ora che vengano impartite le dannate regole.

Camminiamo verso l’ampia scalinata. Ai lati ci sono le due statue che raffigurano i gorgoyle.

«Quei cosi mi mettono ansia», borbotta Ryan.

Sollevo il capo verso la struttura imponente della scuola. Al centro vi è la torretta affiancata da un cornicione dentellato. Le guglie si protendono verso il cielo terso e dalle finestre enormi alcuni studenti si affacciano e ridacchiano, consapevoli di essere nei guai fino al collo.

Non hanno ancora il permesso di sistemarsi. C’è un orario per ogni cosa.

Nel cortile regna il caos. Riconosco subito le matricole. Hanno gli occhi pieni di stupore e non indossano ancora la divisa.

Inizio a salire le scale, le mani nelle tasche dei pantaloni.

Impongo alla mia faccia di non rivelare ciò che provo quando i miei occhi incontrano quelli di Asher Cohn.

È insieme alla sua cricca dal lato opposto della scalinata. Asher ama dare spettacolo. Ritiene questo posto noioso come un funerale e l’aria è sempre pesante, come le mie palle ogni volta che lo guardo e mi sforzo di sorridergli.

L’ultima volta ho trovato Ryan svenuto in bagno, perché il coglione gli ha messo non so cosa nel bicchiere.

Solleva due dita per salutarmi e ricambio con un’alzata del mento.

Mi segue attentamente e sorride, facendomi l’occhiolino.

Ama provocarmi. Ma nessuno riesce a farmi perdere la ragione come fa Raven.

Dio, quella ragazza.

Mi fermo non appena intravedo le gambe lunghe di Adeline e la gonna dell’uniforme che le fascia meravigliosamente il culo.

Tutte le ragazze indossano la gonna a campana in tweed, l’orlo di solito sfiora quasi le ginocchia. I colori dell’uniforme sono nero e verde scuro, ma la sua gonna è completamente nera, attillata e indossa sempre un cinturino verde in vita. Cazzo, è bellissima.

La sua camicetta è stretta e abbraccia elegantemente il suo seno. Non indossa mocassini, ma tacchi a spillo neri e i suoi capelli sono sciolti, la piega perfetta.

«Ciao, piccola», la saluto, dandole un bacio sulla guancia. Odia baciarmi sulle labbra quando mette il rossetto. E io rispetto la sua scelta.

«Lucy ti ha baciato di nuovo?», sbuffa e con il pollice cerca di cancellare la piccola traccia rossa che Lucy mi ha generosamente lasciato sulla guancia.

«Già», rispondo.

«Sono emozionata!», mi dice, cingendomi il collo con le braccia.

Le accarezzo la testa, lei sfrega piano il naso contro il mio collo come un gatto. La sento sospirare e poi la sua mano si posa sul mio petto.

«Voglio mangiarti», mi dice, mostrandomi i suoi occhioni da cerbiatta. «Assaggiarti per bene, magari», guarda in basso e io cerco di trattenermi dal prenderla in braccio e portarla dritto in camera mia.

Ryan si schiarisce la gola dietro di me.

«Non ora», ringhio.

«Amico, problema a ore dodici», borbotta alle mie spalle. «Il mio litigiometro rileva un’atmosfera carica di tensione. Tanta tensione. In quantità abnorme, giuro», continua brontolare. «Sono serio, il mio litigiometro sta impazzendo

No, non è possibile. Non c’è alcun problema qui. Sono letteralmente nel mio regno.

Pace.

Calma.

E…

Fisso Adeline negli occhi e mentre penso a quanti modi potrei prenderla più tardi, il mio corpo si blocca. Divento paralizzato.

L’aria intorno a noi sta cambiando.

Ora, lungi da me elogiarmi in questo modo, ma sono convinto di essere estremamente bravo in due cose: a leccarla come Dio comanda e a percepire la presenza di Raven.

Ma non è possibile.

Inizio a ridere nervosamente. Mi sta incasinando la testa.

Non le permetterò di farmi uscire fuori dai gangheri da lontano.

Ryan mi dà uno strattone. «Amico, girati. Ora», ordina.

E lo faccio.

Mi giro lentamente, cercando di seguire la direzione del suo indice.

Il silenzio intorno a noi viene spezzato dallo squillo del suo cellulare.

Le note di Without me di Eminem si liberano intorno a noi.

All’improvviso divento un maledetto blocco di ghiaccio.

Una fottuta statua.

Un dannato gorgoyle di pietra.

E mentre Eminem canta allegramente Guess who’s back, nello stesso momento spalanco gli occhi e mormoro, sconvolto: «Raven

Ryan imposta rapidamente la modalità silenziosa e continua a guardare i fratelli Parker mentre procedono verso la scalinata.

«Sto avendo le allucinazioni, non è vero?», chiedo sottovoce.

Tutti e quattro i fratelli sono qui.

Deve essere una specie di scherzo. Non è possibile. Non può essere vero.

Adeline grida: «Cosa diavolo ci fa qui?»

Non ho le visioni.

La scruto attentamente dalla testa ai piedi.

Per la prima volta mi sembra spaesata da morire. Sembra una bambina che si è persa al Luna-park.

Le sue labbra formano una O perfetta, manifestando silenziosamente tutto il suo stupore.

Lei e Azriel sono vestiti di nero. La morte e la sua falce.

Peter e Mallory indossano colori e indumenti decisamente più sobri e appropriati.

Raven inizia a salire i gradini per prima, trascinandosi dietro il trolley, lo zaino e una tracolla. Come diamine fa a non ruzzolare giù? È minuta, cazzo.

Non riesco a smettere.

Non riesco a smettere di guardarla.

E so di non essere l’unico.

 È impossibile non notare gli sguardi interdetti degli altri studenti.

Raven curva le labbra tinte di nero in un sorrisetto eccessivamente sfacciato. Dura pochi secondi, ma io lo noto.

I suoi occhi vagano irrequieti da una parte all’altra e sono attraversati da un lampo di pura gioia. Nonostante siano circondati da una lunga e spessa linea nera, il bagliore intrappolato in quelle due iridi fredde rendono il suo viso luminoso, ha i tratti più armoniosi, rilassati.

Ma non mi lascerò ingannare da questo suo bel faccino confuso e sorpreso.

La realtà è questa.

Il peggior diavolo ha lasciato l’inferno per venire qui.

La mano destra di Satana e i suoi scagnozzi.

La mia rovina.

Il mio incubo.

La mia inconfondibile maledizione.

Il mio persistente, enorme e irrisolvibile problema è qui, proprio davanti a me.

E io sono spacciato. La mia pazienza è andata a puttane e presto il mio autocontrollo la raggiungerà.

Non so cosa diavolo mi spinge a girarmi verso Asher, ma becco il suo sguardo famelico puntato su di lei. Lo sapevo.

Questo coglione ha un debole soltanto per quelle che sembrano portare guai ovunque vadano. Pensa di addomesticarle, di tenerle a bada. Ha una mente malata. Perversa. O almeno è ciò che le sue ex ragazze hanno detto. Magicamente tutte cambiano direzione quando lo vedono e ora hanno le labbra cucite.

Sto per scendere i gradini, ma Asher, rapido come un ghepardo, si materializza davanti a lei.

E io, per non so quale motivo, sento la folle necessità di sapere cosa cazzo le sta dicendo.

«Elias!», grida Adeline alle mie spalle con tono di avvertimento.

«Amico, lascia perdere. Non metterti nei guai», Ryan cerca di dissuadermi dall’andare da lei e inondarla di domande.

«Restate qui», ordino ai miei amici e mi avvicino furtivamente, restando nascosto dietro a un gruppetto di ragazze.

«Ciao, Elias», dice una di loro con tono mellifluo.

«Non ora», le intimo. «E fate silenzio!»

Apro bene le orecchie e cerco di captare le loro parole, ma il chiacchiericcio degli altri sovrasta le loro voci. Mi avvicino un altro po’.

«Ciao, tu devi essere nuova! Conosco tutte le belle ragazze che si aggirano in questo posto e il tuo bel visino è la prima volta che lo vedo», le dice con tono sensuale.

Alzo gli occhi al cielo. Una parte di me è tranquilla, l’altra invece vorrebbe scendere le scale e tirargli un pugno in faccia.

Azriel si gratta con l’indice la punta del naso e abbassa il capo per celare il fastidio.

Peter ce la sta mettendo tutta per non scoppiare a ridere e Mallory alza gli occhi al cielo, palesando una smorfia di disgusto.

Esattamente come pensavo. Ai Parker non frega un cazzo di lui.

Sto aspettando che Raven faccia la sua mossa. Che lo mandi a fanculo o che gli sputi in faccia.

Sicuramente finirebbe nei guai, ma forse potrei darle una mano. Tutto pur di vedere quel coglione andare via con la coda tra le gambe.

La guardo come uno stalker.

Avanti, tappagli quella bocca di merda, volpina.

Ma, con mia sorpresa, non lo fa.

Raven si porta una mano davanti alla bocca e ridacchia.

No. Cosa cazzo sta facendo?

Dove sono le minacce? Dov’è finita la sua insolenza? Dov’è la sua audacia?

Dov’è finita la Raven che conosco io?

«Grazie, credo?», risponde lei con un sorriso imbarazzato.

Sto per esplodere.

No, non è possibile. Raven non si imbarazza mai. Lei sarebbe capace di renderlo sterile con un calcio ben assestato nelle palle e di staccare il manico del suo trolley e ficcarglielo su per il culo.

«Io sono Asher, piacere», allunga la mano verso la sua e lei gliela stringe senza esitazione.

Sono frastornato.

«Ti sembra a disagio?», chiedo alla ragazza accanto a me. «La nuova arrivata», gliela indico.

Mi guarda come se le avessi chiesto di farsi di crack insieme a me.

«Sì, così pare», risponde.

Riporto lo sguardo su di loro. Azriel inclina il capo e mi guarda dritto in faccia. Mi elargisce uno strano sorrisetto.

Merda!

Sbottono leggermente la camicia, allento la cravatta verde e faccio un respiro profondo. Sto soffocando. Potrei fare una pazzia in questo momento.

Faccio appello a tutto il mio autocontrollo e conto fino a dieci prima di scendere i gradini e raggiungere Asher.

«Che sorpresa, Raven», dico a denti stretti. «Posso sapere cosa cazzo-porca-puttana ci fai qui?», le chiedo cercando di mantenere la calma.

«Elias», mi rimprovera Asher con tono sinceramente divertito. «Le stavo parlando, quindi fatti da parte. Non è così che si trattano le donne e tu sembri un gorilla fuori controllo.»

Lo sguardo di Raven è un pugno nello stomaco. Ogni volta che la guardo negli occhi mi sento fisicamente male.

«Bailey», mi saluta con un cenno del mento. «Su una scala da uno a dieci, quanto ti sono mancata?», mi chiede. Il mio autocontrollo è appeso ad un filo e lei quel filo sta cercando di strapparlo in tutti i modi.

«Da morire. Sto facendo i salti di gioia», replico, contraendo le mascelle. «Ciao, ragazzi», saluto il resto dei fratelli.

Qualcuno si schiarisce la gola dietro di me. Non so se gongolare come un bastardo perché lei sta guardando soltanto me e ha di nuovo quella scintilla pericolosa negli occhi oppure tornare con i piedi per terra e affrontare l’idiota alle mie spalle.

Nel frattempo sul viso di Raven si apre un ampio sorriso perfido. Quel sorriso vuol dire soltanto una cosa: Non vedo l’ora di darti il tormento pure qui.

Asher inizia a tossire in modo convulso, probabilmente sta cercando di attirare la nostra attenzione.

«Raven, conosci questo tizio?», le chiede, indicandomi con il pollice.

«Sì», risponde, il sorriso si spegne.

«Vuoi che lo mandi via?»

Raven inarca il sopracciglio nero. «No.»

Asher infila una mano in tasca e la guarda spavaldo. «Bailey a volte si diverte a incutere timore ai nuovi arrivati», la mette in guardia.

«Chiudi il becco», lo fulmino con lo sguardo.

«Bailey? Incutere timore a me?», scoppia a ridere.

Come cazzo potrei darle torto? È lei che spaventa a morte me.

È pazza. Le servirebbe una camicia di forza. Dovrebbero rinchiuderla ad Arkham Asylum.

Asher avanza, ignorando le occhiate omicide che gli sto lanciando, e le posa un braccio sulle spalle, attirandola a sé. «Sembri proprio il mio tipo, sai?», la sua mano scende sul suo braccio in una carezza lenta e dolorosa.

Dolorosa per me.

Prima che io dia ufficialmente di matto, Azriel decide di intervenire.

«Hai tre secondi», dice criptico.

Asher si acciglia. «Tre secondi per cosa?», guarda i suoi amici in cima alla scalinata, pronti a intervenire.

Azriel solleva la mano tatuata e abbassa un dito e inizia a contare: «Uno-»

«Senti, pidocchietto, ti consiglio di fare un passo indietro», minaccia Asher. «Come ho già detto a Bailey, l’ho vista per primo.»

Azriel abbassa un altro dito. Sta sorridendo. «Due-»

Decido di intervenire. «Ti sta dicendo di levarle le mani di dosso, imbecille. Fallo

Asher gonfia il petto e guarda male Azriel. «E tu chi diavolo saresti? Non puoi comportarti in questo modo, matricola. Ci sono delle regole da rispettare. È il tuo primo giorno in questo posto, fossi in te starei attento.»

«Per te potrebbe essere l’ultimo se non levi quella mano schifosa dal suo corpo», ribatte Azriel freddo e pungente.

So di cosa è capace il suo gemello. Dicono che al quarto anno abbia legato ad una sedia un tizio che dava fastidio a Raven. Lo ha lasciato chiuso nel ripostiglio della scuola fino al giorno dopo. Se l’è cavata senza neanche una sospensione. Non si sa come.

Un’altra volta ha gonfiato la faccia ad un tizio perché aveva preso per il culo Peter.

Non posso permettere che accada qualcosa di simile anche qui. Sto assistendo al loro alterco e so che finirei nei guai anche io. Mia madre mi farebbe fuori. Ne sarebbe delusa.

«Asher, allontanati, andiamo», gli do una spinta all’indietro, provando a farlo allontanare da Raven. «Non vogliamo guai.»

«Peccato. Noi di solito portiamo un sacco di guai. Non è vero, Elias?», cinguetta Raven.

Che Dio mi aiuti!

«Vero, Raven. Ma qui non sei nel tuo habitat naturale, quindi comportati bene.»

«E quale sarebbe il mio habitat?», chiede.

«Il carcere?», suggerisco.

«Ma sei fissato», ribatte e arriccia il naso.

Ci guardiamo negli occhi e io vorrei semplicemente sfogarmi in qualche modo. Prima prenderei a pugni un sacco da boxe e poi la porterei lontano da Asher Cohn.

Mi faccio da parte e i Parker continuano a salire le scale.

Azriel si ferma, lo guarda dritto negli occhi e dice: «Questo pidocchietto trova la tua testa molto invitante, Asher. Non costringermi a staccartela dal collo.»

«Adesso che ne dici di andartene fuori dai coglioni?», dice Mallory con tono cantilenante e un sorriso allegro.

Asher si zittisce. Mi guarda confuso mentre i Parker si allontanano da noi.

 «Sta’ lontano da lei.»

Asher ghigna. «Non credo proprio. Ha decisamente catturato la mia attenzione. Il tizio tatuato farà una brutta fine e tu pure, se deciderai di intrometterti di nuovo nei miei affari.»

Adesso siamo faccia a faccia. Gli occhi incendiati dalla rabbia. «Te lo dico una sola volta, Asher. Prova a toccarla, a guardarla per più di due secondi, a respirare intorno a lei e ti prometto che il tizio tatuato sarà l’ultimo dei tuoi problemi in questo posto.»

Lui in tutta risposta ride. «Te la fai con entrambe, ora? Adeline lo sa?»

Mi prudono le mani. Sento il bisogno fisico di spaccargli la faccia.

Autocontrollo. Serve una buona dose di autocontrollo.

Asher mi guarda con un ghigno e gli occhi pieni di silenziose minacce.

«Tu non ti sporcheresti le mani per una così, Elias, quindi fai il bravo», mi dà un colpetto sulla spalla.

«Io forse no», rispondo, guardandolo di traverso. «Ma sono disposto a pagare qualcuno per sporcarsele al posto mio, Asher.»

La sua faccia è una maschera d’odio in questo momento. «Lo faresti per lei?»

«Ci puoi giurare.»

«Io la voglio», si avvicina nuovamente, cercando di intimidirmi. «O vuoi che mi prenda Adeline?»

«Non ci provare.»

Asher indietreggia. «Non puoi averle entrambe, Bailey. Soprattutto, non puoi avere una come lei», indica Raven e indietreggia, raggiungendo di nuovo i suoi amici.

Fanculo. Fanculo. Fanculo.

Cosa diavolo mi prende?

«Cari studenti-», sento la voce di mia madre al microfono e tiro un sospiro di sollievo.

Maledizione, Raven, finirò per annegare nella tua follia prima o poi.

Ecco il nuovo capitolo 💕 spero vi sia piaciuto 💅🏻 povero Elias, non ha un attimo di pace. 🥁 Cosa succederà ora? Eheh

Continue Reading

You'll Also Like

4.4M 95.1K 81
"L'incontro tra due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche: se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati." Brianna...
21.6K 1.8K 12
Se c'era una cosa che avevo capito era che il destino giocava con le nostre vite senza alcun ritegno. Sogghignava alle spalle di chi sognava ad occhi...
Because Of Her By

Teen Fiction

27.9K 2.2K 40
Elizabeth West ha passato tre anni a cercare di essere invisibile alla Weston High. Mentre le sue amiche si affannavano per conquistarsi un posto d'é...
13M 598K 56
Per un errore di smistamento Jennifer viene collocata nel dormitorio maschile del Campus, troppo tardi per cambiare stanza è costretta a stare li. Am...