MIND OF GLASS: OPERATION Y [I...

By DarkRafflesia

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Dave Morrison, Capitano del Navy SEAL, è un uomo determinato, autorevole, ma sconsiderato e fiscale. Noah Fin... More

⭐RICONOSCIMENTI
Presentazione
Cast
Dedica
Prologo - ✓
PARTE PRIMA
Capitolo 1: Bravo (Parte 1) - ✓
Capitolo 1: Bravo (Parte 2) - ✓
Capitolo 2: Coinquilini - ✓
Capitolo 3: Demoni del passato - ✓
Capitolo 4: Una semplice giornata di lavoro - ✓
Capitolo 5: Insieme - ✓
Capitolo 6: Prima Tappa - ✓
Capitolo 7: Presenza - ✓
Capitolo 8: Sconosciuto - ✓
Capitolo 9: Ricordi bruciati - ✓
Capitolo 10: Il prossimo - ✓
Capitolo 11: Vacanza (Parte 1) - ✓
Capitolo 11: Vacanza (Parte 2) - ✓
Capitolo 12: Dolore lontano - ✓
Capitolo 13: Turbolenze - ✓
Capitolo 14: Scontro - ✓
Capitolo 15: Notizia - ✓
Capitolo 16: Lettere reali - ✓
Capitolo 17: Firmato... - ✓
Capitolo 18: Sui tetti - ✓
Capitolo 19: In mezzo alla folla... - ✓
Capitolo 20: Rientro - ✓
PARTE SECONDA
Capitolo 21: Adunata - ✓
Capitolo 22: Sorpresa? - ✓
Capitolo 23: Toc-Toc - ✓
Capitolo 24: Legami scomodi - ✓
Capitolo 25: Nuovi ospiti - ✓
Capitolo 26: La spia - ✓
Capitolo 27: Tocca a me - ✓
Capitolo 28: Il mondo continua a girare - ✓
Capitolo 29: Prurito ed ematomi - ✓
Capitolo 30: Fede - ✓
Capitolo 31: Rimorsi - ✓
Capitolo 32: Torna a letto - ✓
Capitolo 33: Fiamme - ✓
Capitolo 34: Scuse e incertezze - ✓
Capitolo 35: Analista per caso - ✓
Capitolo 36: Non puoi dimenticare - ✓
Capitolo 37: Bersagli - ✓
Capitolo 38: Ostacoli - ✓
Capitolo 39: Ho trovato Jake e... - ✓
Capitolo 40: La bomba - ✓
Capitolo 41: Shakalaka - ✓
PARTE TERZA
Capitolo 42: Scampagnata - ✓
Capitolo 43: Pausa? - ✓
Capitolo 44: Nuove conoscenze - ✓
Capitolo 45: Mercato finanziario - ✓
Capitolo 46: Linea - ✓
Capitolo 47: Safe International Hawk - ✓
Capitolo 48: Fregati - ✓
Capitolo 49: In trappola - ✓
Capitolo 50: Dimitri Malokov - ✓
Capitolo 51: Rancore - ✓
Capitolo 52: Portare via tutto - ✓
Capitolo 53: Insofferenza - ✓
Capitolo 54: Colpe - ✓
Capitolo 55: Operazione Y - ✓
Capitolo 56: Amicizia - ✓
Capitolo 57: Risposta inaspettata - ✓
Capitolo 58: Rivelazione - ✓
Capitolo 59: Con onore - ✓
Capitolo 60: Rottura - ✓
Capitolo 61: Solitudine - ✓
PARTE QUARTA
Dimitri Malokov & Iari Staniv
Capitolo 62: Egoismo
Capitolo 63: Apnea
Capitolo 64: Il prezzo da pagare
Capitolo 65: Anonimato
Capitolo 66: Saluto
Capitolo 67: Benvenuto nella squadra
Capitolo 69: Decisione
Capitolo 70: L'impegno che non serve
Capitolo 71: Lontanamente vicini
Capitolo 72: Vecchie amicizie
Capitolo 73: Vigilia
Capitolo 74: L'inizio
Capitolo 75: Le squadre
Capitolo 76: Patente?
Capitolo 77: La tana del lupo
Capitolo 78: Boom...
Capitolo 79: Maledetta emotività
Capitolo 80: Svantaggio?
Capitolo 81: Iari Staniv
Capitolo 82: Luccichio
Capitolo 83: La pace
Capitolo 84: Caduti
Capitolo 85: Respirare
Capitolo 86: Un'ultima cosa da fare
Epilogo
💜Ringraziamenti & Playlist💜

Capitolo 68: Giuramento

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By DarkRafflesia


Aveva voluto che il giuramento venisse pronunciato lo stesso giorno dei funerali di Jude Collins.
Non voleva che un solo minuto in più passasse a quella nomina, perciò aveva convinto i piani alti a togliersi questo dente lo stesso giorno in cui aveva detto addio alla spia nordcoreana, affinché dimenticasse completamente quella giornata e facesse in modo che non se ne accostasse una seconda. Avevano accettato, perciò una volta finita quella cerimonia funebre, non aveva dovuto sottostare ulteriormente a quella tortura e osservare la disperazione dei cari dei defunti che, dopo essere stati lasciati soli dal sacerdote e dai soldati, erano rimasti a piangere davanti alle lapidi con la speranza che il terreno venisse fertilizzato dalle loro lacrime e che queste avessero potuto raggiungere quei cuori immobili un'ultima volta. Lui era rimasto pietrificato, sull'attenti fino a quando il riposo non era giunto e tutti quanti gli avevano dato quella dannata pacca di cortesia sulla spalla che gli facesse intendere che adesso si doveva passare alla fase successiva.

Perché Dave era fatto così; preferiva che tutta la pressione convergesse sulle sue spalle un'unica volta, anziché doverla sopportare gradualmente. In questo modo avrebbe dovuto patire contemporaneamente due fardelli, ma quantomeno li avrebbe affrontati nello stesso periodo, nello stesso giorno, per poter guardare al domani con la consapevolezza che fosse tutto finito.
Non si era mai definito superiore a qualcuno; era solo un soldato che aveva voglia di impegnarsi per forgiare sé stesso, non per farsi piacere. Se le persone avevano riconosciuto le sue doti, le sue capacità e la sua voglia di lavorare, quello era stato solo un caso. Non aveva mai voluto primeggiare sul prossimo, non aveva mai fatto a gara con chi voleva essergli superiore; c'erano stati tanti soldati che non avevano accettato che lui, così giovane, potesse ritrovarsi lì a comandare su di loro.

Ma che colpe aveva? Era solamente portato per fare il soldato; era una vita a cui lui si era appassionato a tal punto da non poterne fare più a meno.
Il ruolo di Capitano gli era stato conferito per gli impegni che aveva mostrato sul campo e per la sua determinazione; un'ostinata tenacia, quella forza che aveva respinto assiduamente e con grande volontà la parola arrendersi, confermando al Navy SEAL che non si sarebbe fatto scoraggiare da nulla, che avrebbe continuato ad andare avanti senza che nessuno glielo impedisse.

Ma quel ruolo? Il diventare Generale? Per cosa lo aveva guadagnato?
Per quale motivo stava aspettando dietro le quinte di quel maledetto altare all'aperto?

Alla base del Navy SEAL, nel cortile allestito a mo' di giardino, era stato realizzato un palchetto dove l'Ammiraglio stava pronunciando un discorso in onore del vecchio Generale, seppur conscio del tradimento che vi era stato, per inculcare nelle menti di quei poveri ingenui soldati in divisa l'impegno mostrato, non ancora pronti per affrontare la verità che il mondo tentava di tenere nascosta per mantenere il quieto vivere delle persone in ordine. Il suo Team era seduto in prima fila. Gregory aveva già pronunciato il giuramento per essere il nuovo Capitano del Navy SEAL ed era rimasto in piedi sul palco, sull'attenti, in attesa che lui facesse il suo ingresso e pronunciasse quelle parole per accettare un titolo che gli era stato affidato senza alcun senso logico. 

Per diventare Generale ci volevano una certa età, un certo numero di riconoscimenti ed un'analisi meticolosa psicologica e fisica. Dave non era stato sottoposto a nessuna di queste, perché le parole di Jude erano ormai segnate da quei filmati; una nomina che non poteva essere revocata e respinta, un ultimo desiderio che doveva essere obbedito. E lui non poteva di certo rifiutare quel ruolo e lasciare che qualcun altro lo prendesse ingiustamente, caricandosi di responsabilità che non gli appartenevano. Se Collins lo aveva lasciato a lui, allora lo avrebbe accettato e si sarebbe fatto carico di tutto ancora una volta. Essere Generale significava avere capacità di leadership, abilità di comunicazione eccellenti, conoscenze tattiche e militari al di sopra dell'eccellenza. Doveva essere veloce nel prendere decisioni sotto pressione e adattarsi alle circostanze quando queste cambiavano all'improvviso e potevano stravolgere i piani di partenza. Gli Ammiragli non poterono negare l'evidenza.

Dave era provvisto di tutte quelle caratteristiche.

Una leggera brezza muoveva i capelli lunghi delle donne presenti, ciuffi sfuggiti alle crocchie, alle trecce, mentre i fazzoletti da marinai delle divise ondeggiavano leggiadri ad ogni colpo di vento. Dave si era cambiato; mentre gli altri erano rimasti con il completo nero, lui aveva dovuto sfoggiare una nuova uniforme che gli era stata donata quello stesso giorno; una divisa bianca con riporti in oro che rappresentassero il suo aumento di grado, la superiorità che avrebbe dovuto mettere in mostra davanti a tutti; aveva solo un striscia in meno rispetto all'Ammiraglio, me ormai non era più un povero Capitano che avrebbe dovuto guidare i soldati in qualche impresa che gli sarebbe stata affidata da un suo superiore. Davanti a quei tre scalini insignificanti che lo separavano dal palco, strinse i pugni e deglutì, in attesa che il suo nome venisse pronunciato. Non stava nemmeno ascoltando tutta quella tiritera che l'Ammiraglio stava annunciando con un tono autoritario e solenne, il tipico protocollo ufficiale da seguire.
Quel giorno era totalmente spento con la testa. Con le frasi era tutto troppo facile; sarebbero state le azioni a garantire il suo ruolo da quel momento in poi.

«Ed è per questo che chiamo su questo palco il nuovo Generale del Navy SEAL Dave Morrison.»

Quella fu la frase che tirò la molla del suo corpo. Come un buon soldato che si rispettava, iniziò a camminare a passo pesante e deciso sul palco, accolto dai soldati che si misero subito in piedi per accoglierlo con obbedienza. Anche se il suo titolo era ormai scritto, doveva essere proclamato, un giuramento che avrebbe scritto sul suo sangue ciò che era diventato. Lanciò una rapida occhiata allo sguardo apprensivo che Gregory gli stava rivolgendo al di là della postura da soldato, quegli occhi verdi che valevano più di mille parole, che potevano essere letti con un semplice sguardo per capire quanto dolore si celasse in quella maschera di stoicismo. Dave percepì la preoccupazione del suo amico e l'emozione che ricambiò fu di rassicurazione; entrambi sapevano che quella situazione era una forzatura che avevano accettato per tenere alta l'immagine del Navy SEAL ed impedire che le forze speciali più corrette degli Stati Uniti, del mondo intero, cadessero vittime del tradimento e della corruzione, perciò gli infuse forza d'animo e sicurezza, cosicché potesse trovare conforto nella sua compagnia sul palco.

Quello di Jude Collins doveva essere il primo e l'ultimo.

Dave si fermò davanti all'Ammiraglio, il quale prese la cartella con il discorso e si pose davanti a lui, affinché i loro profili fossero rivolti al pubblico. Accanto a loro svolazzava la bandiera degli Stati Uniti d'America, aperta per dichiarare la devozione dei loro cuori per la patria.

«Soldati e soldatesse mettono un grande impegno per ottemperare al dovere della divisa che indossano, al rischio che corrono per combattere sul campo. Noi ci facciamo carico di questo fardello, mettendo a repentaglio le nostre vite, senza esserne costretti. Ogni giorno combattiamo per difendere gli innocenti e per dare giustizia a chi con crudeltà ci priva di ciò che è nostro. – parlò l'Ammiraglio, guardando dritto negli occhi Dave per riferirsi a tutto il carico che gli era stato affidato; alle morti dei membri del Team Alpha, alla manomissione dell'Operazione Y. Tuttavia dalle sue parole traspariva una speranza, una consapevolezza di chi aveva davanti qualcuno di cui potersi fidare. Una nomina di cui non si sarebbe pentito. – E non c'è nulla di più importante del giuramento che noi SEAL pronunciamo per prestare servizio agli Stati Uniti, senza secondi fini e senza il proprio tornaconto.» sottolineò quelle parole con durezza e rigidità. «Sull'attenti.» i presenti, compresi Dave, si misero sull'attenti, il silenzio colmato solo dal fruscio delle foglie degli alberi che decoravano quel giardino verde. «Generale Dave Morrison, sollevi la mano destra e ripeta il giuramento.»

Dave alzò la mano destra, vicino alla testa. Deglutì, prendendo un respiro profondo per riordinare quelle parole che aveva ripetuto dentro la sua testa così tante volte da evitare di esitare, di sbagliare, di tradire qualche emozione di troppo che avrebbe indotto tutti quegli occhi puntati addosso a dubitare di lui.

«Io Dave Morrison, soldato ufficiale delle forze armate degli Stati Uniti, con il seguente grado di Generale, giuro solennemente di sostenere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti contro tutti i suoi nemici, esterni e interni. – iniziò, il tono perfetto, piatto, una linea di dovere e autorevolezza che metteva in mostra una personalità che non aveva nulla a che vedere con i suoi trentasei anni, una caratteristica che tutti avevano ammirato di lui. – Giuro di serbarle vera lealtà e fedeltà; giuro di obbedire agli ordini del Presidente degli Stati Uniti, agli ordini degli ufficiali miei superiori, secondo i regolamenti del codice uniforme della giustizia militare. – si umettò le labbra, registrando il cenno del capo che l'Ammiraglio gli riservò per la solennità con la quale aveva parlato. – Che Dio mi aiuti.» concluse.

Non si accorse che, mentre ogni parola sbocciava dalle sue labbra, proprio dietro un albero, celato in bella vista agli occhi di chi aveva l'attenzione tutta posata su di lui, vi era una sagoma.
Alta almeno un metro e ottantasette centimetri, vestita con un paio di jeans blu, delle sneakers sporche ed una felpa dal cappuccio alzato, teneva le braccia incrociate davanti al petto, la schiena appoggiata contro il tronco per dare le spalle al palco, ma le orecchie erano tese abbastanza da registrare ogni singola parola e il tono con la quale esse venivano dette.

Con gli occhi grigi puntati sull'erba e gli occhiali sul naso, i quali coprivano una parte delle lentiggini, Noah Finley era comunque un agente della CIA, e aveva il distintivo e il titolo per poter entrare lì e fare parte della nomina, anche perché si trattava di una cerimonia a cui potevano partecipare anche i civili, a patto che questi fossero provvisti di un invito ufficiale consegnato da chi quel giorno fosse stato protagonista; non vi erano né i parenti di Gregory né quelli di Dave, anche perché tutto era stato improvvisato sul momento. 

Il ragazzo poté scommettere sopra la qualunque cosa che era meglio che nessuno all'infuori del Navy SEAL fosse stato presente per osservare quell'evento che di positivo, esuberante e gioioso non aveva un'accidenti di niente. Si era rifiutato di essere presente al funerale di quel bastardo di Jude Collins; non lo conosceva, aveva avuto modo di incontrarlo due volte, e solo quelle gli erano bastate per non volerci avere nulla a che fare. L'odio che nutriva per quel cadavere era talmente incalcolabile, specialmente dopo quello che aveva fatto alla fabbrica, che non si meritava nemmeno un briciolo della sua pietà e compassione. Tuttavia non sapeva nemmeno lui dire con esattezza per quale motivo si trovava lì. Dopo la conversazione che aveva avuto con Iari aveva fatto qualche ricerca e aveva scoperto che sarebbe stata proprio in quel giorno, la cerimonia in cui Dave avrebbe preso ufficialmente il posto di Collins come Generale del Navy SEAL. Non aveva voglia di parlare con Dave, non aveva voglia di avere a che fare con lui, eppure le parole che aveva pronunciato Jude alla fabbrica erano ancora dentro la sua testa. Era come se dentro di lui avesse dovuto essere presente alla nomina e ascoltare bene quelle fesserie che i soldati ripetevano per diventare dei manichini dello Stato, convinti di proteggere tutti e di essere i salvatori della patria. Uno sciovinismo che lui non aveva ancora compreso, a cui non riusciva a dare un senso.

Ne era totalmente indifferente.

Quella guerra cui lui e Dave avevano preso parte, i presenti che erano lì a commuoversi per la perdita e la novità non avrebbero mai potuto capirla; tutto quello che loro avevano fatto era nato a causa di Jude Collins. Lui e Dave si erano caricati inconsapevolmente dei suoi errori e avevano tentato di ripararli, ignari della verità. Inspirò dalle narici, innalzando il capo per poggiarlo sulla corteccia e osservare i raggi solari penetrare oltre le foglie giallognole in un caleidoscopio di luci e riflessi. Ogni parola di Dave, stranamente, stava entrando nel suo cervello senza il suo consenso.

La reazione che ha avuto davanti a quel pezzo di merda di Collins non vi è bastata? Aveva detto a Staniv con rabbia. 

C'erano troppe cose che si erano ammassate dentro la coscienza di Dave e che a poco a poco questi stava dovendo affrontare. Dalla morte di suoi ex-commilitoni a quelle di innocenti, sino a scoprire che chi gli era sempre stato vicino era stato un traditore che lo aveva solo usato. Dave stava accettando un ruolo che solo lui avrebbe potuto adempiere, forse l'unico gesto sano che aveva compiuto Jude nella sua misera vita, seppur fosse avvenuto al momento sbagliato e al luogo sbagliato. Inclinò il capo per scoccare un'occhiata di sbieco al palco alle sue spalle. Vedeva Dave, il suo profilo contratto e teso. Per tutti poteva essere la figura del soldato perfetto, ma Noah stava vedendo qualcosa che nessun soldato avrebbe potuto comprendere, un elemento che solo un estraneo a quel mondo avrebbe potuto cogliere.

Le parole che stava pronunciando al giuramento erano cariche di dolore, di risentimento.
Lui le sentiva tutte, le stava assorbendo.


Quando l'Ammiraglio decretò ufficialmente la fine della cerimonia, Dave fu libero di togliersi il capello da Alto Ufficiale e allentarsi la cravatta. Tutti avevano iniziato congratularsi con lui e Gregory per il traguardo raggiunto, affiancati dalle condoglianze che avevano accettato in silenzio. Ma per il resto, Dave non era riuscito a stare in mezzo a tutta quella confusione. Per quanto avesse gioito con determinazione quando era stato nominato Capitano, quel giorno si era limitato ad annuire, a ricambiare con cordialità ogni frase, senza mai smettere di sorridere, per essere un buon esempio per tutti i soldati che volevano avere l'onore di stringergli la mano. Dopodiché aveva preso un bicchiere di spumante e si era allontanato per rimanere per i fatti suoi, a pensare e riflettere, un'azione che non aveva smesso di fare da quando quella mattina era sceso dal letto dopo che aveva fallito miseramente a chiudere occhio. 

Rimase con gli occhi rivolti verso il cielo, in quelle nuvole in lontananza che stavano mettendo a rischio la purezza dell'azzurro schiarito dal sole; c'era effettivamente caldo quel giorno, tanto che aprì la giacca e slacciò del tutto la cravatta, lasciandola attorno al collo. Non era mai stato un tipo dalle alte formalità; gli bastava fare la sua parte. Poi preferiva di gran lunga respirare. Il Direttore Simmons si era presentato alla nomina; c'era stata tensione tra loro, ma alla fine si era congratulato con lui e non aveva uscito il discorso di quello che era accaduto quella sera nel suo ufficio. Forse la sua pausa dalla CIA era stata revocata, visto che in quei giorni non aveva messo piede a Langley. Ma poco importava: adesso aveva così tante pratiche da sbrigare, così tanti uomini di cui occuparsi, che non erano adesso solo gli agenti operativi della CIA, quelli da dover mandare ovunque per missioni. Adesso che aveva quel titolo sulle spalle, avrebbe dovuto impegnarsi di più, perché quel dovere si era altamente ampliato da non potersi più concedere alcun tipo di margine di errore.

«Per quanto io ami le feste, questa non è per niente soddisfacente.»

Una voce lo riportò sulla Terra.
Dave inclinò il capo alla sua sinistra, notando che effettivamente qualcuno si era messo accanto a lui.
Il Sottoufficiale Capo Sully era più o meno nelle sue stesse condizioni – cravatta sciolta e giacca aperta, senza cappello per lasciare cadere un ciuffo ondulato sul lato destro del viso – bicchiere in mano e occhi azzurri rivolti di fronte a sé. Quando capì di aver attirato la sua attenzione, ricambiò il suo sguardo con un ghigno leggero. Senza la barba, la cicatrice era molto più visibile; non era un uomo che la lasciava crescere tanto, ma quantomeno una parte del marchio si nascondeva, in evidenza solo la sezione che iniziava dall'angolo dell'occhio sino a metà guancia.
Se doveva essere onesto, sembrava molto più giovane di lui, sebbene avessero la stessa età.
Anche perché Sully era conscio dei mille pensieri che vagavano per la mente del suo superiore.

Era assurdo come riuscisse ad organizzare tutto da solo, tra compromessi e testardaggine. 

Lui non avrebbe mai potuto fare lo stesso. Gli bastavano già i suoi problemi; un carico di lavoro in più lo avrebbe sotterrato dalla stanchezza. Era un lavoro arduo fare ogni giorno la stessa identica cosa per fare in modo che l'aria che si respirasse in sua compagnia fosse più leggera e spensierata. Competere con Dave era pressoché impossibile, lo sapeva; non potevano fare altro che rispettarlo e stimarlo per questo. Ma rimanere a guardare se il suo umore non era dei migliori era inammissibile. Dave tentava sempre di mostrarsi sorridente a loro per non abbatterli, per rialzare il morale e trasmettere positività, ma quel giorno non avrebbero abboccato. Sully scoccò un'occhiata alle sue spalle; adocchiò Jake, intento a strappare un sorriso a Gregory con la sua genuinità. Si erano dati dei bei ruoli.

«Dovresti essere con gli altri.» mormorò Dave, prendendo un sorso di spumante.

«Anche tu.» replicò di rimando Sully senza smettere di sorridere.

«Volevo solo...un momento per pensare. Non sono il tipo che si mette a celebrare.» ricambiò il sorriso. «Ma verrò, almeno non ho più nessuno a cui stringere la mano. Lo sai come sono.»

«Lo sappiamo tutti, Dave.» l'altro sospirò dalle narici.

Dave ritornò a guardare il cielo. «È davvero una bella giornata, oggi. Spero non piova.»

Sully annuì, facendo lo stesso. Rimasero entrambi a guardare le nuvole, lasciando che il fruscio delle foglie colmasse quel silenzio, quel tenue brusio lontano dei soldati che parlavano nei pressi del rinfresco. Da quella prospettiva, non sembrava nemmeno che fossero morte delle persone e due criminali fossero in giro per la città a programmare la prossima mossa. Era tutto così placido e mite, che per un attimo Dave volle chiudere gli occhi e assaporarsi il vento che colpiva la sua mascella.
Un'effimera ed illusoria sensazione di libertà.

«Non c'è paragone in quello che avete fatto tu e Noè.»

Dave riaprì gli occhi, inclinando il capo; Sully aveva bevuto lo spumante in un unico sorso, seguito da un'abbassata di spalle.

«Tu conosci Dimitri e Iari più di chiunque altro, e ho visto quel ragazzo sulla testiera. Siete stati formidabili.»

«Ehi, capisco l'ingiustizia di quello che è successo, ma è andata così.» Dave fece spallucce, impassibile. «È andata così e non si può fare altro.»

«È questa la realtà?»

Dave aumentò la presa nel bicchiere, rischiando di romperlo.

«La realtà è proprio davanti a te, Sully. – continuò a sorridere, incerto. – Noah è sparito chissà dove, ho perso il caso e Simmons non detiene più il comando delle indagini.» posò il bicchiere sul tavolo accanto e si massaggiò la parte alta del naso con due dita. «Ci penserà l'FBI.»

«Hai ottenuto il titolo di Generale, Dave.» specificò Sully, divertito. «È avvenuto in maniera improvvisa, forse più presto del previsto, ma sapevamo tutti che questo giorno sarebbe arrivato, anche se tu hai sempre negato l'evidenza.» la sua aria scanzonata e per niente meravigliata era evidente nei tratti del viso furbi.

Dave aggrottò le sopracciglia. «Non avrei mai immaginato che Jude avesse potuto farlo. Avrebbe potuto spararsi senza dire nulla e invece... Un po' eccessivo come addio, eh?» provò a scherzarci su, ma era impossibile, stava risultando quasi ridicolo.

Eppure Sully rise, scuotendo la testa.

«Avrebbe potuto pronunciare qualunque nome; se avesse voluto metterci in mezzo ai casini, avrebbe scelto qualche soldatino a caso, ma non l'ha fatto. Ha scelto te.» lo indicò con la mano con la quale stava tenendo il bicchiere, visto che l'altra era ferma dentro la tasca del pantalone. Non ottenendo una risposta da parte di Dave, si staccò dal muretto. «Torno dagli altri. Dovresti farlo anche tu. Hai finito lo spumante.» concluse.

Dopodiché lo sorpassò dandogli una pacca sulla spalla per incentivarlo a camminare.
Dave lo osservò ricongiungersi con gli altri, circondando soprattutto con il braccio la schiena di Gavin per invogliarlo a stare insieme a loro, visto che il piccoletto si era isolato peggio di lui dal resto del team per la brutta tensione che ancora aleggiava con Kyle; Liam e Stella si stavano occupando personalmente di quest'ultimo, accanto al tavolo del rinfresco per tenerlo nei limiti del tranquillo. Dopotutto erano i più calmi della squadra. Avrebbe voluto essere vicino a Gregory, stargli accanto per tutto il bene che faceva ogni giorno per lui, per essersi preso a carico il suo vecchio titolo.

Claire era venuta poco dopo il giuramento; purtroppo aveva dovuto affrontare un'operazione chirurgica d'emergenza che l'aveva trattenuta più del dovuto, perciò aveva perso il momento più importante di suo marito. L'aveva vista piangere per il dispiacere, ma Gregory l'aveva abbracciata per dirle di non preoccuparsi. Era incredibile come lei fosse stata la prima a dirgli di prendere il titolo di Capitano per accompagnarlo nell'impresa. Era una moglie formidabile che teneva al loro rapporto d'amicizia più di qualunque altra cosa. Dave mosse spontaneamente la mano sul petto, infilando le dita al di sotto del colletto sbottonato per accarezzare la fede accanto alle piastrine.

Sully aveva cercato di dirgli in altri modi che tutto il team stava patendo quanto il sudore che avevano versato per contribuire al caso contro Dimitri e Iari fosse stato ignorato. Era un po' il suo modo di fare, girare attorno al discorso per far capire l'antifona al suo interlocutore; dopotutto l'aria da imprenditore non gli mancava certo: doveva essere un'abilità innata.
Strinse le labbra in una linea sottile, dopodiché prese un respiro a pieni polmoni prima di incamminarsi verso il gruppo.
Eppure qualcosa gli smorzò l'intenzione non appena si accinse a prendere il bicchiere.
Avendo gli occhi puntati sul gruppo, il suo sguardo andò oltre ognuno di loro per posarsi su un movimento che aveva catturato la sua attenzione. In mezzo a tutti quei soldati e soldatesse vestiti con la divisa, ci fu qualcosa che stonò con quel panorama di formalità.
C'era una figura dietro il tronco di quell'albero che gli fece saltare un battito.
Quegli occhiali neri, quel naso lievemente all'insù, il cappuccio che copriva parte del volto. Quello era...

«Noah...?» farfugliò con occhi spalancati.

La folla gli impediva di vederlo bene. Ma era lui, non poteva aver sbagliato. Era un'illusione della luce? C'era solo un modo per appurarlo.
Si morse l'interno della guancia, e le gambe che si mossero da sole. Iniziò a camminare velocemente verso di lui, spingendo chiunque gli si ponesse davanti, persino i suoi compagni, confusi da quell'atteggiamento improvviso che aveva travolto di energia il loro superiore. Ma Dave era pervaso da così tante domande che si era dimenticato per un momento tutto quanto. Cosa ci faceva lì? Come aveva fatto ad entrare nella base? Aveva usato di nuovo il distintivo? E come faceva a sapere che quel giorno ci sarebbe stata la sua nomina? Aveva sbirciato da qualche parte? Incrementò la velocità, essendo troppo lontano da quel dannato albero, comandato dalla voglia di parlargli.
Dov'eri?
Perché non torni a casa?
Perché non rispondi alle mie chiamate?
Perché sei qui?
Dimitri e Iari oramai lo conoscevano bene, non poteva starsene a vagare per Washington senza protezione; anche se non era più parte del caso, era comunque un membro delle persone che gli stavano accanto, i famosi colleghi che il russo aveva citato nella sua vendetta; avrebbero potuto rapirlo o ucciderlo per mandargli un segnale alla quale lui non avrebbe potuto rispondere. Perché non lo capiva?
O per essere lì l'aveva fatto?
Spinse l'ultimo soldato in mezzo al suo campo visivo, arrivando all'albero.

«Noah...!» chiamò con respiro affannoso, sorpassando la corteccia.

Eppure non trovò nulla.
I suoi occhi marroni speranzosi si incontrarono con uno spazio vuoto.
Non era possibile.
Noah non c'era.
Riprese fiato, guardandosi intorno per assicurarsi che fosse ancora nei paraggi. Tuttavia non c'era nulla che potesse fargli presumere che avesse realmente visto il ragazzo aggirarsi in mezzo a loro.
Forse non c'era mai stato e se l'era solo immaginato: era stato troppo ottimista. Abbassò le spalle, chinando lo sguardo, pronto per tornare indietro. Ma fu proprio quel gesto a cancellargli la rassegnazione.
A terra c'era qualcosa. Piegò le ginocchia e tese la mano per prendere ciò che le sue iridi riconobbero dalla forma, dal colore e dalla scritta dell'azienda.
Finalmente le sue labbra si incurvarono in un sorriso sincero.
Quella era la carta di un lecca-lecca.

________________________________________________________________________________

Angolo autrice:

Sembra essere passata un'eternità dal capitolo precedente, non so perché. In verità mi sono un po' allontanata dai social in questi giorni; forse perché si stanno avvicinando le feste o forse perché ho ripreso a studiare e ho alcuni progetti di cui occuparmi. Ma non vedevo l'ora di farvi leggere questo capitolo perché significa molto per me.

Non solo si presenta come un taglio netto delle vicende, ma è una sorta di spiraglio, un momento dove Dave e Noah sono vicini, eppure lontani, una circostanza che li terrà legati finché non si riuniranno insieme per chiudere le danze. 

Da un lato abbiamo un Dave rassegnato che si prende carico del ruolo di Generale per incominciare una nuova vita al Navy SEAL, dall'altro abbiamo un hacker che si è ritrovato ad ascoltarlo e a comprendere tutta la merda che hanno vissuto in quei mesi, a rimediare soprattutto agli errori di qualcun altro prima che il mondo cada vittima del rancore.

Il prossimo capitolo sarà davvero importante per Dave e Noah. Faranno una scelta che decreterà le sorti di questa avventura. Ci vediamo venerdì con il Capitolo 69: Decisione.

A presto!

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