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By LilithAmethyst_

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π‘π¨πšπ«π’π§π  π₯𝐨𝐯𝐞 𝐕𝐨π₯. 𝟏 Dopo aver scoperto il tradimento del suo fidanzato, Faith si avvicina a qu... More

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β€· π’Šπ’Šπ’Š. π‘·π’‚π’ˆπ’Šπ’π’‚ π’ˆπ’π’”π’”π’Šπ’‘ 𝒆 𝑴𝒂𝒙 𝑽𝒆𝒓𝒔𝒕𝒂𝒑𝒑𝒆𝒏
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β€· π’—π’Šπ’Šπ’Š. 𝑻𝒖?!

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By LilithAmethyst_

Avete presente quella sensazione che all'improvviso vi pervade e vi fa capire che qualcosa di brutto accadrà? Bene, perché è proprio la stessa sensazione che stamani ho cercato di reprimere e ora mi trovo con una ruota a terra.

Ma se si trattasse solo della ruota non mi importerebbe, d'altronde può capitare a chiunque; il vero problema è che tra tutte le persone di Monaco che sarebbero potute venire in mio soccorso, viene proprio lui: Max Verstappen.

Ma prima di arrivare a questo spiacevole evento, che non è passato inosservato a occhi indiscreti, lasciate che vi descriva quella che apparentemente era una bella giornata.

Sono ancora le 7:00, io sono al centro del letto e perlustro la mia camera che sembra un campo da guerra. Alcuni vestiti sono sul letto, come se fossero la cornice di un quadro, la sedia è ricca di altrettanti vestiti e i miei bozzetti sono sulla scrivania con non so quante altre cose.

Sul pavimento ci sono solo alcuni dei fazzoletti che ho utilizzato a causa del pianto liberatorio in cui sono scoppiata quando mi sono resa conto di non avere idee per il progetto a cui sto lavorando.

Sbuffo, già stanca di questa giornata e con la sola voglia che essa si concluda il più in fretta possibile.

Nonostante ciò, un sorriso è presente sul mio viso perché oggi è il solstizio di primavera. La stagione migliore. La stagione del mio compleanno e l'unica che sappia portarmi tranquillità in un anno sempre pieno di sorprese (più spiacevoli che piacevoli).

E proprio per godermi questa giornata di sole e l'aria primaverile, ho chiesto il permesso per andare via prima da lavoro che mi è stato, fortunatamente, concesso dal mio capo.

Mi sono alzata, lavata e vestita prima di andare in cucina a preparare la colazione. Qualche minuto più tardi una tazza di caffè e un piatto di pancake fumanti mi aspettano a tavola e da sola mi godo quel momento.

Mia mamma mi diceva sempre che fare colazione è il pasto più importante e proprio per questo dovrebbe essere consumato in compagnia per goderselo al meglio.

Non ho mai ritenuto che ciò fosse del tutto vero. Certo, fare colazione insieme a chi si vuole bene è bello, ma la mattina non sono particolarmente socievole e preferisco stare in silenzio, comoda nel mio pigiama, a mangiare.

Livia non ho idea di dove si trovi.
Prima ho bussato alla porta della sua camera ma non mi ha risposto e quando sono entrata non l'ho trovata. Sinceramente non mi interessa, se la nostra convivenza sarà così che ben venga.
Non ho voglia di litigare di prima mattina.

Quando termino di mangiare mi decido che è arrivata finalmente l'ora di andare a lavarmi e prepararmi come si deve per andare a lavoro.

Sin dall'età di dieci anni sapevo che avrai voluto essere un architetto d'interni. I miei genitori, come forse chiunque altro genitore, mi spingevano a compiere un percorso di studi più importante - a detta loro, anche se non sono d'accordo con questa affermazione - come medicina o giurisprudenza.

Alle volte mia mamma ha anche espresso il pensiero che avrebbe preferito avermi con sé nel suo negozio di fiori, che sapermi lontana. L'idea di andare via da Monaco è balenata più volte nella mia testa e non nego di essermi ritrovata, più volte di quante io voglia davvero ammettere, a cercare un appartamento in Italia.

Poi, però, ho sempre cambiato idea perché allontanarmi da Monaco equivale ad allontanarmi da casa e non sono ancora pronta per fare ciò. Forse non sarò mai davvero pronta per affrontare questo distacco.

Arredare casa è un arte e bisogna saperlo fare come si deve. Non si tratta solo di accostare colori o posizionare mobili, noi architetti d'interni stabiliamo un legame con il cliente per cercare di apprendere a pieno le loro sensazioni e bisogni; usufruiamo dello spazio a nostra disposizione come un pittore fa con una tela bianca; rispettiamo le idee che ci vengono condivise e facciamo sì che i nostri clienti possano sentirsi sin da subito a loro agio; siamo tenuti a rispettare due parametri fondamentali quali l'ergonomia e l'antropometria.

Diamo semplicemente vita ai sogni di chi non ha paura di osare e di comunicare i suoi pensieri.

All'inizio i miei genitori non capirono ciò, mi sentivo incompresa o forse incapace di far capire loro quanto io davvero ci tenessi a diventare ciò che sono oggi. Non so cosa gli fece cambiare idea, non l'ho mai scoperto, ma se oggi sono felice è anche grazie a loro che hanno accettato la realtà dei fatti senza più obbiettare o spingendomi a fare altro.

Ed è proprio mentre penso al mio lavoro, motivo per cui sono nella mia macchina, che con la ruota dell'auto finisco su una chiave che si trovava proprio nel bel mezzo della strada.

La mia prima mossa dopo essere scesa dall'auto non è stata molto intelligente. Lo ammetto.

«È possibile che debba succedere tutto a me? Tra tutte le auto che dalle prime ore dell'alba hanno percorso questa strada, proprio la mia ruota doveva bucarsi. Ovviamente» una risata isterica esce dalle mie labbra e prima do un calcio alla ruota poi, senza indugiarci troppo e leggermente - forse non è proprio il termine giusto da utilizzare -, rimuovo la chiave buttando definitivamente a terra la gomma.

«Saresti potuta arrivare, seppur lentamente, a un officina qui vicino» una voce maschile, non nuova, arriva alle mie orecchie e mi volto verso il mio interlocutore.

«Tu?» dico scocciata.
«Io!» risponde allargando le braccia.

«Non c'era bisogno che me lo dicessi» appena i miei occhi incontrano la sua figura, la sensazione negativa che da stamani mi faceva compagnia va via proprio così com'è arrivata.

Sapevo che qualcosa sarebbe accaduto. Cazzo.

«Eppure pensavo che te ne intendessi?» sta per caso insinuando... «Non fraintendermi» interrompe il mio pensiero. «La mia auto l'hai rigata in modo brillante e ho pensato che fossi esperta di auto»
«Che nesso dovrebbe esserci tra l'essere esperta di auto e rigare la tua con una chiave?»

«Lo ammetto, era solo per dire qualcosa e non restare in silenzio» peccato che avrei davvero preferito il silenzio e lamentarmi da sola con la mia auto. «Però il destino è davvero un gran bastardo»
«Perché?» gli domando anche curiosa della risposta che mi darà.

«È la seconda volta che ci incontriamo e puntualmente ci sono un'auto e una chiave che l'ha danneggiata»

«Non preoccuparti, non ci saranno ulteriori incontri tra di noi» sopratutto se a ogni incontro o la mia auto o la sua si danneggiano. È una situazione poco piacevole che mette a dura prova i miei nervi non molto saldi.
«Hai una gomma di riserva?» l'avrei avuta se questa non fosse stata la mia prima volta con una gomma da cambiare.

Gli rivolgo un sorriso di circostanza mentre lui mi risponde con un'occhiataccia.

«Cosa?» sbotto stanca del suo sguardo su di me.
«Perché non hai una gomma di riserva?» come se averne una nell'auto fosse obbligatorio. Certo, è sicuramente necessaria in casi come questo ma non è colpa mia se non sono fortunata.

«Se credi che questa sia la prima volta che mi trovo in questa situazione ti sbagli» capita più volte di quante lui adesso ne possa pensare.
«Donne» sussurra a voce bassa per non farsi sentire eppure lo sento eccome.
«Maschilista» gli dico di rimando e la sua attenzione è subito rivolta a me.
«Io?»

«Assolutamente sì, sono del tutto capace di badare a me stessa e di chiamare qualcuno che sappia davvero aiutarmi»
«Non posso aiutarti io? Sono già qui ed eviti di dar disturbo» perché secondo lui io sono una persona che da fastidio. Giuro che lancio qualcosa su quel bel faccino che si trova e vediamo come avrà ancora voglia di dedurre cose negative su di me.

«Perché mi guardi così?»
«Così come?»
«Come se avessi voglia di uccidermi»
«Chi ti dice di usare un tempo ipotetico? Se volessi davvero ucciderti?» mi sarei aspettata una battutina acida, una squallida, una insensata solo per sprecare fiato, ma lui ride quasi di gusto e la sua risata arriva in pieno. Mi travolge come farebbe un treno ad alta velocità e sono costretta a concentrarmi su altro nella speranza che lui non abbia capito questo mio momento di trance.

«Posso aiutarti prima che tu mi uccida?»
«Solo perché non voglio recare disturbo a nessuno» non che io rechi disturbo a qualcuno quelle poche volte che chiamo perché ho bisogno di una mano.

Quasi ogni santo giorno quando si tratta della mia auto.



CE L'ABBIAMO FATTA!!!

Finalmente Max e Faith si incontrano di nuovo e, guarda caso, ci sono sempre di mezzo un'auto (questa volta quella di Faith) e una chiave.

Ormai anche per me l'attesa era diventata estenuante e non vedevo l'ora di scrivere su loro, quindi ecco qui l'ottavo capitolo.

So che non c'entra, ma avete visto Leo Leclerc? Vi prego me ne sono innamorata.
Ho una voglia matta di assaggiare il gelato "Lec" ma qui al sud ci toccherà aspettare un po'.

Non vi rubo altro tempo, spero sia stato di vostro gradimento.
Un abbraccio virtuale e ci vediamo domenica prossima♡.

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