The Dream Catcher

By onlyyyvibes_

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๐ท๐‘Ž๐‘Ÿ๐‘˜ ๐‘…๐‘œ๐‘š๐‘Ž๐‘›๐‘๐‘’ Chicago. Una cittร  senza rimorso, dove le strade sono illuminate dal sangue di chi ha... More

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Capitolo 1

Capitolo 2

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By onlyyyvibes_

"Chicago"

T H E
D R E A M E R


Tempero la matita con il piccolo temperino che ho sempre usato da quando frequentavo la scuola primaria e butto i trucioli nel cestino accanto alla mia scrivania.

Con il dito, invece, alzo il volume al massimo della piccola cassa rossa di mio fratello, facendo risuonare Chicago di Michael Jackson nella mia camera dalle pareti rosa e leggermente ammuffite.

Canticchio la canzone e armoniosamente continuo a lavorare al mio disegno.

Disegnare mi è sempre piaciuto fin da quando ero una bambina.

Partivo da dei semplici fiori o paesaggi - quest'ultimi rigorosamente disegnati con il sole in alto all'angolo sinistro del foglio -, fino ad arrivare a dei veri ritratti di persone o qualcosa che, a detta dei miei fratelli e amici, era impossibile da disegnare.

Loro non sono mai stati portati per il disegno, ogni volta che la maestra ci chiedeva di disegnare qualcosa restavo sveglia fino alle ventitré di sera solo per completare non solo il mio disegno, ma anche quello di ciascuno dei miei fratelli. Non mi sono mai lamentata, perché disegnare è l'azione che mi ha sempre fatto estraniare dalla realtà.

È dove mi rifugio quando questa merda di mondo diventa troppo oppressante e stancante.

La canzone viene coperta dal rumore della metro che passa, facendo tremare impercettibilmente le quattro mura e la mia scrivania. La linea retta che stavo tracciando diventa leggermente curva e ciò mi porta a imprecare qualche parolaccia di troppo mentre cancello quel tratto che ha rovinato il disegno.

Abito nel South Side di Chicago, dove i residenti di questo quartiere vengono trattati come scarto dell'umanità, definite persone inutili e spregevoli nonostante siamo le persone più oneste e fiduciose.

In altre parole, veniamo chiamati anche Dreamy, coloro che dentro di loro sognano sempre qualcosa; coloro che vengono anche presi in giro per le cose che sognano.

I nostri sogni, però, non vengono mai considerati seri o importanti per la società, proprio a causa di questa etichetta a noi data.

Siamo a gennaio, in pieno inverno e amo tantissimo questa stagione. Amo la neve, le festività presenti come il Natale o Capodanno perché ciò oltre a mettermi di buon umore, mi dà anche tantissima ispirazione per i miei futuri disegni.

La porta che viene aperta dolcemente mi fa girare, «stai ancora disegnando?» Una chioma piena di riccioli d'oro si affaccia dalla porta, borbottando esausto queste parole.
Alzo gli occhi al cielo, cliccando il pulsante per fermare la canzone.

Detesto quando i miei fratelli entrano in camera mia senza bussare per poi lamentarsi se sto disegnando.

Lo sanno benissimo cosa faccio in camera!

«La prossima volta bussa, Justin.» Lo rimprovero.

Geme frustato, spalancando del tutto la porta che cigola e si appoggia contro lo stipite.

Incrocia le braccia al petto e mi guarda ovvio, «sono le sedici, non credi che sia arrivato il momento di uscire un po' all'aria aperta?» Chiede premuroso.

Faccio per rispondere con la mia solita ironia, ma al nostro battibecco si intromette una terza voce.
«Hope, ho fame. Mi cucini le crêpes?»

Il volto di Dean sbuca da sopra la spalla di Justin.
Sorride speranzoso e fa gli occhi dolci.

Lo guardo esasperata, penso che a breve il mio occhio sinistro prenderà a tremare per un tic nervoso che i miei fratelli mi faranno avere.
«Dai Hope, il mio stomaco non riceve cibo da almeno tre ore. Sta patendo le pene dell'inferno!», continua battendo dei sonori schiaffi sul suo addome.

Ringhio e borbotto un «Va bene.»

Lascio la matita sulla scrivania e mi alzo dalla sedia girevole controvoglia. Perché devono sempre rompere le palle?

Justin scuote la testa ridendo, e si sposta avviandosi per le scale, seguito a ruota da Dean che fischietta una melodia senza nome.
Io invece scendo lentamente le scale, con una voglia di vivere pari a zero.
Volevo solo continuare il mio disegno.

Una chioma bionda che ride a squarciagola inizia a salire le scale correndo. Appena siamo allo stesso livello si ferma, «Finalmente sei uscita da quella topaia!» Esclama Meredith lasciandomi un bacio sulla guancia, prima di continuare a correre per le scale inseguita da mio fratello Leonard leggermente arrabbiato.

Guardo la scena con le sopracciglia corrugate e seguo con la testa Leonard che mi supera facendomi l'occhiolino.

Ma che stanno facendo?

«Meredith! Lascia il mio fottuto telefono!» Esclama Leonard fermandosi sul pianerottolo delle scale, cercando di capire in quale direzione è andata nostra sorella.

Scuoto la testa desolata.
Questa è la mia famiglia.
Una gabbia di pazzi ad essere sincera.

Il maggiore è Justin, ragazzo di ventiquattro anni, ha i capelli biondi, ricci e morbidi che gli incorniciano il viso, mentre i suoi occhi marroni e intensi brillano come due stelle. È alto, più di un palo della luce e ha un fisico davvero allenato pieno di tatuaggi. Ha anche un sorriso piacevole, che mi riscalda il cuore ogni volta che me ne porge uno. Anche se non sembra, è il più affettuoso della famiglia ed è sempre pronto ad ascoltarti per qualsiasi evenienza. D'altronde è il maggiore e come dice sempre: È compito suo proteggerci.

Il secondogenito è Leonard, chiamato da noi "Don Giovanni".
Non riesce mai ad avere una relazione per più di un giorno.
I suoi capelli castani e gli occhi azzurri, che ricordano due laghi in una giornata estiva, lo rendono un figo da paura. È un tipo molto presuntuoso, ma padroneggia anche un fantastico senso dell'umorismo. Ed è permaloso, molto permaloso.

A seguito c'è Meredith, sorella gemella di Leonard. Ragazza molto ambiziosa e determinata. È la più solare ed estroversa della famiglia, è capace di socializzare anche con le pietre.
Infondo insieme siamo un bel duo, sapete perché? Perché io disegno gli abiti sotto sua richiesta e lei li realizza.
Come io ho sempre amato disegnare, lei fin da bambina ha sempre amato la moda.
Ogni tanto si recava sempre a North Chicago solo per andare a vedere spezzoni delle sfilate di moda sui grandi schermi al centro della metropoli.
Non nego che Justin impazziva quando veniva a saperlo.

Infine c'è Dean.
Che devo dire di lui?
Capelli ricci e gli occhi marroni.
Cambia colore di capelli come cambia le mutande e io per questo gli ripeto sempre che qualche giorno diventerà pelato. Il mio sesto senso non sbaglia mai, me lo sento che arrivato a trent'anni si ritroverà con una testa liscia e luminosa.
Ha vent'anni ma mentalmente ne dimostra dodici.
Come Leonard è innamorato pazzo del basket e detto sinceramente è anche un rompicoglioni.

«Hope! Ho bisogno delle crêpes!» Esclama dal piano di sotto allungando la lettera 'e'.
Ecco, l'ho già detto che è un rompicoglioni?

Roteo gli occhi al cielo e continuo a scendere le scale, andando nella nostra piccola cucina.
«Hai vent'anni Dean. Quando imparerai a cucinare?» Chiedo borbottando.

Il diretto interessato alla mia domanda è seduto sullo sgabello della penisola, gustandosi una birra nella lattina.
Per rispondermi decide di alzare il dito medio.

Justin invece si trova seduto a capotavola vicino al tavolo ad aggiustare una piccola videocamera.

Mi avvicino alla credenza iniziando a prendere tutti gli ingredienti, li verso nella bacinella e li mescolo tutti con il cucchiaio.

«Sai, stavo pensando,» inizia il suo discorso Dean, «di farmi il buzz cut e decolorarmi i capelli. Che ne dite?»

Mi fermo e il cucchiaio scivola dentro la bacinella affondando nell'impasto giallino. Lo guardo con una faccia che esprime tutto il mio stupore.

Justin invece scoppia in una fragorosa risata e appoggia il cacciavite sul tavolo, «Sei proprio sicuro di quello che dici, Dean?»

Quest'ultimo si gira verso nostro fratello maggiore facendo una faccia confusa, «che male c'è? Infondo il buzz cut è l'unico taglio di capelli che ancora non ho fatto!»

Questa frase mi riporta all'estate di due anni fa, quando ha avuto la brillante idea di farsi i capelli rasta. Questo taglio è durato poco perché se lo è tolto dopo una settimana, stanco delle nostre prese in giro. Non mento quando dico che si è fatto tutti i tagli di capelli presenti sulla faccia della terra perché dopo quel taglio di capelli si è fatto la rasata ai lati della testa e i capelli che sono rimasti lunghi ha deciso di racchiuderli in uno chignon.

Justin alza le spalle e fa un sorriso al contrario, prendendo di nuovo il suo cacciavite e continuando a fare il suo lavoro.
Io con tutta la precisione del mondo, cerco di riafferrare il cucchiaio ormai sepolto sotto l'impasto.

«Chi vuole farsi il taglio alla Eminem?» Domanda Leonard entrando in cucina con il suo telefono tra le mani e un'espressione soddisfatta sul volto.
Deve aver trovato Meredith e il telefono alla fine.

Dean alza la mano e sghignazza, «Sono l'unico qui dentro che si colora i capelli, Leonard.»

Leonard lo ripete con una vocina stridula e si sistema il cappello con la visiera al contrario.

Si avvicina a me e senza che io gli chieda nulla prende una padella appoggiandola sul piano cottura.

Toglie la ciotola dalle mie mani e si mette all'opera cucinando le crêpes.

Sorrido e gli lascio un bacio sulla guancia, prima di andarmi a sciacquare le mani. Con il fondoschiena mi appoggio al bancone della cucina, incrociando le braccia al petto.

Non so come ma improvvisamente Leonard e Dean iniziano a litigare.
Ecco, questa è un'altra cosa che rende insopportabile Dean.
È un po' peperino, deve mettere zizzania ovunque sennò non è contento.

«Cucinatele da solo queste stupide crepes!» Esclama ringhiando Leonard puntando verso il volto di Dean con il cucchiaio.

Lui spinge indietro la testa guardando spaventato il cucchiaio e Leonard che lo minaccia; tutto ciò lo fa trattenendo una risata per prenderlo in giro ancora di più.

Alza le mani in segno di resa e mormora: «Scusami Don Giovanni, non lo farò più!»

La cucina viene sommersa dalle nostre risate mentre il volto di Leo è rosso per la rabbia. Posso vedere persino il fumo uscire dalle sue orecchie.

Mi avvicino a lui ancora ridendo e gli sporco il naso con l'impasto.

Okay, ho appena firmato il mio contratto con la morte.
Ade mi aspetta.

♪♪♪

Dopo aver pulito tutta la cucina, calmato Leo e aver sfamato quel pozzo senza fondo di Dean finalmente posso tornare nel mio posto sicuro a completare il mio disegno.

Può sembrare una cosa banale ma sono quattro settimane che ci sto lavorando.
Sto disegnando gli inferi di Ade e diamine è il primo disegno dove ci sto mettendo molto impegno e passione.
Spero di finirlo in settimana.

Faccio per afferrare la matita ma la suoneria del mio telefono si propaga all'interno della mia stanza. Sobbalzo spaventata, forse è stata una cattiva idea mettere come suoneria il suono della tromba da stadio.

Mi avvicino al telefono e leggo il nome di Victoria quindi mi affretto a rispondere prima che inizi a bombardarmi di messaggi per non aver risposto alla prima chiamata.
«Vic?»

«Ehi stronzetta, come mai ci hai impiegato tanto tempo a rispondermi?» Chiede mentre mastica una gomma. Posso immaginare lei con un sopracciglio alzato e che si guarda le unghie.

Mi schiarisco la gola e roteo gli occhi, «A dir la verità ho risposto subito.» Ribatto mentre appoggio la testa sul mio braccio.

Sono stanca.
Ho sonno e ho bisogno di dormire.

«Questa sera dobbiamo andare in discoteca.» Non è una proposta la sua, è un ordine.

Corrugo le sopracciglia, stranita da questo suo ordine «No. Sono stanca.»

Sento lei che sbuffa dall'altro lato del telefono.

Il cielo sta diventando nuvoloso e controllando il meteo stamattina ho visto che questa sera probabilmente viene a nevicare.

Ciò significa che non è proprio il caso di andare in discoteca con la neve.

«Verrà a nevicare, che ne dici di venire a casa mia a guardare qualche film?» Propongo alzandomi dalla sedia per allungarmi sul letto per fare il mio riposino rigenerante.

Lei fa per pensarci, «C'è Dean?» Chiede ridacchiando.

Roteo gli occhi, «Sì, quello scapestrato non lo muove nessuno dalla sua camera.» Ridacchio anche io e affondo la testa nel cuscino.

Lei esulta, «Allora verrò, ci vediamo dopo stronzetta. Baci.» Chiude la chiamata senza aspettare una mia risposta.

Ah, la sua cotta per Dean non è mai passata.

Lancio il telefono da qualche parte sul mio letto e quando sto per chiudere gli occhi Wow. di Post Malone si propaga all'interno della causa.

Ringhio esaspera, maledicendo mentalmente Dean che ha messo ad alto volume le canzoni del suo cantante preferito.
Affondo la faccia nel cuscino e mi copro le orecchie.
«Dean! Abbassa il volume, stronzo!»

♪♪♪

T H E
M O N S T E R


«Ti rendi conto che ci devono ancora dare più di mille dollari?» Chiedo a Neil mentre sono sdraiato sul divano e lancio in aria una pallina da baseball. La pallina si innalza, gira su sé stessa e atterra nel mio palmo perfettamente con un rumore secco.

In sottofondo si può sentire il telecronista che commenta la partita di rugby a cui Ivan sta prestando tantissima attenzione.

Mi fulmina con lo sguardo, prima di portarsi un indice sulle labbra intimandomi di zittirmi.
Annotato nella mia mente: mai parlare quando in TV c'è una partita di rugby e sei in compagnia di Ivan.

«Non posso farci niente, è Ivan che si occupa di questi affari.» Alza le spalle e continua a smanettare con il suo telefono. Il suo braccio finisce dietro lo schienale del divano e allunga le gambe sul tavolinetto dove è presente un vaso di Iris.

Roteo gli occhi al cielo quando vedo Ivan che fissa costantemente la televisione, ignorando il nostro discorso in cui lui è il personaggio principale.

Si sistema gli occhiali da vista sul naso e alza al massimo la televisione; questo è un chiaro avvertimento per dirci di stare in silenzio.

Scusa nonnetto.

Porto lo sguardo verso la finestra sghignazzando, dopo che nella mia mente è apparsa l'immagine di Ivan nelle vesti di un nonnetto con la pipa tra le labbra, un cappello e un bastone tra le mani.
Spalanco gli occhi quando vedo la neve scendere e attaccarsi contro l'enorme vetrata che circonda il salotto.

«Cazzo!» Esclamo scattando in piedi come una molla e lancio la palla da basket alla cieca che alla fine colpisce la libreria facendo cadere un quadro lì presente.

Ho lasciato la moto fuori.
La mia piccolina.

Neil mi guarda confuso e si guarda intorno in cerca del soggetto che ha causato questa mia reazione mentre Ivan mi incenerisce di nuovo con lo sguardo per aver urlato.

Scusa Ivan, ma la moto è più importante della partita di rugby.
Scendo velocemente dalle scale, appoggiando una mano sul corrimano per darmi una spinta e saltare qualche gradino.

Appena apro la porta vengo accolto da un vento ghiacciato che mi fa venire la pelle d'oca.
Ottima idea scendere con una canotta Brian.

Mi avvicino alla moto stringendomi tra le braccia per cercare un po' di calore e una volta arrivato vicino alla moto mi pietrifico.

Due biglietti celesti spiccano sulla sella della mia Yamaha MT-10 nera, anche se sono leggermente bagnati dalla neve che sta cadendo e si sta sciogliendo sul suolo.

Di nuovo, cazzo.

" 𝑆 𝑜 𝑛 𝑜  𝑞 𝑢 𝑎 𝑠 𝑖  𝑣 𝑖 𝑐 𝑖 𝑛 𝑜  𝑎  𝑣 𝑜 𝑖.
𝐶𝑒  𝑛 𝑒  𝑑 𝑖 𝑡 𝑒  𝑑 𝑖  𝑢 𝑛  𝑖 𝑛 𝑑 𝑜 𝑣 𝑖 𝑛 𝑒 𝑙 𝑙 𝑜 ? "

"𝑆𝑜𝑛𝑜 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑖𝑒𝑟𝑜 𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑖̂ 𝑏𝑟𝑒𝑣𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑣𝑜𝑙𝑎𝑛𝑜 𝑣𝑖𝑎 𝑖𝑛 𝑢𝑛𝑎 𝑛𝑜𝑡𝑡𝑒 𝑠𝑖𝑙𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑠𝑎. 𝐶𝑜𝑠𝑎 𝑠𝑜𝑛𝑜?"

Strappo con violenza quei biglietti sulla moto e li accartoccio nel palmo delle mie mani.
Qualcuno si sta divertendo a prendermi in giro e ciò non mi piace per nulla.

Il sangue inizia a bollirmi nelle vene e una fiamma di rabbia si accende dentro di me.

«Cazzo, ma siamo seri?» Chiedo a voce alta in mezzo alla neve che diventa più fitta.
Si sono messi contro la persona sbagliata. Uno stupido indovinello per capire chi cazzo è che scrive.

Mi affretto a togliere la moto dal cavalletto e mi avvicino al mio garage per inserirla lì dentro.

♪♪♪

«Fratelli, la partita è finita quindi possiamo continuare il discorso sulla famiglia che non vuole dare i soldi.» Ivan fa il suo ingresso nel mio studio spalancando di colpo la porta e con un sorriso stampato sul volto.

Il tono con cui pronuncia queste parole è molto altezzoso e ciò mi fa innervosire un po'.

Fa una faccia confusa quando trova me ansioso che però lo fulmina con lo sguardo e Neil con l'espressione corrugata che sta osservando le telecamere di sorveglianza davanti l'ingresso grazie al suo portatile di livello avanzato.

Si avvicina lentamente vicino alla nostra scrivania e collega da solo che quella famiglia alla fine non è poi così tanto importante in questo momento, «Cosa è successo?»

Mi mordo il labbro inferiore frustato e gli indico i biglietti tutti accartocciati all'angolo della mia scrivania. Lui si affretta a raccoglierli e a leggerli.

Corruga le sopracciglia e si sistema gli occhiali sul volto, «Ma che cazzo di indovinello è?» Chiede esterrefatto.

«Vorrei saperlo anche io, sai?» Domando con un largo sorriso sul volto che esprime tutto tranne che gioia e mi alzo dalla sedia.

Ho la testa piena di domande.
Cristo, abbiamo altro a cui pensare.

Neil si schiarisce la gola e si sistema meglio sul divanetto, «Non c'è traccia di nessuno, Brian.» Mi guarda preoccupato e si gratta la nuca. «È come se il video fosse stato tagliato, venite a vedere.» Ci incita ad andare vicino a lui.

Ivan lancia il bigliettino sul tavolo e si avvicina a passo spedito verso il nostro migliore amico, io rilascio un sospiro dal naso prima di avvicinarmi a loro.

Neil manda in riproduzione il video: è tutto buio, si vede solo la mia moto illuminata dal piccolo lampione accanto alla porta del garage e un secondo dopo si vedono entrambi i biglietti appoggiati sulla sella.

Spalanco gli occhi e guardo confuso il monitor, «Ma che cazzo?»

«È stato tagliato! Guardate!» Esclama stupito Ivan, piazzando il suo indice contro la moto sullo schermo. «Ma come cazzo hanno fatto?»

Lo guardo ovvio, chi glielo dice che abbiamo ancora entrambi due occhi che funzionano alla perfezione a differenza dei suoi?

Il moro scoppia a ridere per prenderlo per il culo, «Sì Ivan, abbiamo visto. Penso che ci abbiano hackerati.»

Io scuoto la testa rassegnato. Sono esausto, oltre ad avere quella famiglia che non riesce a dare mille dollari per pagarci le droghe si è dovuto inserire anche quest'altro problema.

Non si riesce mai a stare tranquilli quando si è a capo di una città. Gli avversari sono sempre dietro l'angolo e puoi essere attaccato da un momento all'altro, inaspettatamente.

«Sentite io devo riuscire a capire chi cazzo sia questa persona che si diverte a prenderci per il culo.» Sbotto incazzato. «Risolviamo questo stupido indovinello e aspettiamo il prossimo bigliettino.» Mi allontano da loro e mi siedo di nuovo sulla sedia girevole.

I due ragazzi annuiscono alle mie parole.

Indico Neil con l'indice, «E tu cerca di capire come cazzo hanno fatto ad entrare nelle registrazioni delle videocamere di sorveglianza e migliora il livello di sicurezza.»

Il diretto interessato ai miei ordini mi fulmina con lo sguardo.

«Si tratta di qualcuno che è decisamente più bravo di me, Brian. Ho messo il livello massimo di sicurezza.» Borbotta.

Alzo un sopracciglio, «Non m'importa, aumenta il livello.»

Non ho mai capito un cazzo di informatica, infatti non so nemmeno se esiste un altro livello dopo quello massimo.

Ivan si sistema meglio gli occhiali sul naso e alza le spalle.
«Io vi lascio soli, sta iniziando il mio film preferito e non posso perdermelo.»

La mia attenzione e quella del mio amico si posa tutta su Ivan, «Che film?» Chiedo curioso.

Alza e abbassa ripetutamente le sopracciglia, «The Purge

Neil chiude il suo computer e si alza velocemente dal divanetto. Mi alzo anche io e con la testa indico la porta, «L'ultimo che arriva cucina i popcorn!»

♪♪♪

Eccoci qui alla fine del secondo capitolo!
Finalmente abbiamo conosciuto la disastrosa famiglia Rivera! Cosa ne pensate?

Io vi avverto già.
Dean e Mike sono uguali, quindi in questa storia con il fantastico Dean Rivera ne vedremo delle belle🤭🤭.

È stato un parto gemellare scrivere questo capitolo ma alla fine ci sono riuscita, non trovavo mai tempo e nemmeno ispirazione.🦸‍♂️🦸‍♂️

Il personaggio misterioso si fa sempre vedere, questa volta è tornato con un indovinello. Siete riuscit* a indovinare la risposta?👀

L'ho fatto creare dall'intelligenza artificiale perché sono impedita a creare questi indovinelli HAHAHA.

Ah, la foto iniziale è il disegno che Hope sta facendo✨✨.

Scusatemi per gli eventuali errori, quando revisiono il capitolo possono sempre sfuggire!

Eh nulla, per qualsiasi evenienza mi trovate su tutti i sociali con il nome @/Daphnecolee 💗

XOXO.
Daphne✨

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Tu mi piaci molto, e io non sono brava con le parole, quindi questo รจ per te.