Undercover

By hajarstories_

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⚠️TW⚠️ In questo libro saranno presenti argomenti come: stress post traumat!co, maf!a, sostanz3 stupefacent... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Extra Kathrine
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Extra Alejandro
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Extra Weston
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Epilogo
Ringraziamenti

Capitolo 18

259 16 26
By hajarstories_

È uno strano dolore...
Morire di nostalgia
per qualcosa che
non vivrai mai.
Baricco

⋅⊰∘☽༓☾∘⊱⋅

Alejandro

"Los sentimientos son un problema."

Ero cresciuto sentendo quella frase pronunciata da mio padre. Ero così piccolo la prima volta che la sentii che non sapevo neanche cosa fossero i sentimenti. In quel momento, dopo tutto ciò che avevo vissuto, non potevo essere più d'accordo con Xavier.

Presi l'ennesimo secchio colmo di acqua ghiacciata e lo versai addosso all'uomo seduto sulla sedia davanti a me per poi accendere l'interruttore della corrente.

L'uomo, che in quel momento mi ricordava Nieves, iniziò a dimenarsi in preda alle convulsioni.

Mi aveva tradito.

«Parla!» esclamai a gran voce fermando l'interruttore.

Stavamo andando avanti in quel modo da ormai quasi tre ore.

Ero quasi sicuro che se avessi ripetuto quel procedimento anche solo un'altra volta, il soggetto sarebbe morto.

«Se non vuoi morire, parla!» esclamai nuovamente iniziando a perdere la pazienza.

Dovevo ammetterlo, torturare le persone aveva un certo retrogusto che non mi dispiaceva affatto.

Mio padre arrivava dritto al dunque io, invece, mi prendevo il mio tempo.

Miguel entrò nello stanzino, riservato esclusivamente a quel genere di trattamenti, a grandi falcate porgendomi quella che all'apparenza era una fotografia.

Sentimenti.

Sogghignai abbassandomi sulle ginocchia all'altezza della spia e mostrandogli la foto che tenevo tra le dita.

Aveva una famiglia e, dall'espressione spaventata che mi aveva rivolto, ci teneva abbastanza.

Una cosa improvvisa, però, accadde. L'uomo iniziò a muoversi nuovamente sulla sedia, come nuovamente in preda alle convulsioni, ma io non avevo schiacciato alcun pulsante.

Gli afferrai i capelli urlandogli in faccia l'ennesimo «Parla!».

Finalmente, oltre le urla con le quali aveva contaminato fino a quel momento la stanza, iniziò a biascicare qualcosa.

Riuscì a pronunciare tre lettere prima che perdesse i sensi, probabilmente morto: DEA.

Buttai via quella fotografia che ormai era diventata poltiglia tra le mie mani. Passai nervosamente una mano sulla testa tirando un calcio al secchio vuoto rischiando di colpire Miguel.

La DEA mi stava cercando.

Non potevo più aspettare.

Dovevo portare a termine il più grande colpo che il Messico e gli Stati Uniti d'America avessero mai visto.

⋅⊰∘☽༓☾∘⊱⋅

Kathrine

Aprii gli occhi svegliandomi da quel sonno senza sogni. Ogni volta che mi svegliavo la mattina, avrei potuto giurare di percepire un fastidio alla caviglia.

Un singolo salto e la mia vita era completamente cambiata. Quando ero in volo ero Kathrine White, la giovane promessa della pallavolo. Quando misi i piedi a terra, invece, ero solo Kathrine, una fallita e tossicodipendente.

Scostai le coperte di dosso posando i piedi per terra e dirigendomi verso il bagno per farmi una doccia.

Da quando stavo insieme ad Alejandro non mi ero mai svegliata accanto a lui, come anche quella mattina.

Giunsi nel maestoso bagno della stanza di Alejandro e osservai l'idromassaggio dorato con sguardo assente.

Quello non era il mio bagno, era il bagno di Alejandro.

Quella non era la mia stanza, era la stanza di Alejandro.

Quella non era casa mia, era la casa di Alejandro.

Tolsi i vestiti e mi concentrai sulla mia figura nuda riflessa nello specchio.

Il mio sguardo si focalizzò sul mio ventre gonfio e un flebile sorriso comparì sul mio viso.

La sentivo dentro di me. Percepivo la sua presenza e mi riscaldava il cuore di gioia.

La mia bambina.

Mancava ormai pochissimo prima di poterla tenere saldamente tra le mie braccia.

Le parole di Xavier, però, continuavano a ronzarmi in testa.

C'era un motivo per il quale avevo accettato di tradire Alejandro. Xavier mi aveva aperto gli occhi facendomi capire come Alejandro avrebbe rovinato non solo la mia vita, ma anche quella di mia figlia.

Avevo deciso di fidarmi del leone, sovrano della foresta, e tradire il lupo, il capo branco.

Sospirai rumorosamente per poi infilarmi sotto il getto caldo della doccia.

Ovviamente non mi era permesso accedere all'idromassaggio. Serrai la mascella per poi insaponarmi i corti capelli e il mio corpo.

Passai una mano sopra il mio pancione e una lacrima sfuggì al mio controllo mischiandosi all'acqua che mi bagnava il viso.

Sin da quando ero piccola, avevo sempre desiderato essere una madre. Avevo programmato tutto.

Mi sarei sposata con il mio fidanzato del liceo che sarebbe stato capitano della squadra di football e re del prom. Avrei frequentato l'università per poi sposarmi con lui e vivere in una villetta sul Pacifico dove avremmo cresciuto insieme i nostri figli.

Repressi una risata fragorosa e isterica.

Insomma, non potevo di certo negare che avevo una fervida immaginazione.

Alla fine, la villetta sul Pacifico l'avevo ottenuta, ma a quale prezzo.

Sapevo cosa Alejandro avesse intenzione di fare con mia figlia. Voleva crescerla come Xavier aveva cresciuto lui e io non glielo avrei permesso.

Era vero, parte della mia vita era stata costernata da pillole e vialetti dove compravo la droga, però avevo vissuto un'infanzia e un'adolescenza perfetta.

Ero cresciuta con l'amore di mamma e papà e avevo accudito la mia sorellina con tutto l'affetto che avevo in corpo.

Chiusi il rubinetto e mi infilai l'accappatoio ritornando in stanza incurante delle gocce d'acqua che stavo lasciando sul pavimento.

Feci per dirigermi verso l'armadio, ma un bussare alla porta distolse la mia attenzione.

Sorrisi all'istante capendo di chi si trattasse.

Alejandro era uscito come ogni mattina, Anthony non metteva piede qui, come tutti gli altri.

Mi avviai con passo celere verso la porta abbassando la maniglia e mostrando il mio miglior sorriso.

Dopo esser entrato e aver chiuso la porta dietro di sé, si fiondò velocemente sulle mie labbra.

Non avrei dovuto, forse, ma non riuscivo a trattenermi.

Mi aveva aiutata con Alejandro. Xavier mi aveva promesso di aiutare me e mia figlia una volta evaso di prigione, era vero, ma, in quel momento, potevo contare su un'altra persona mentre attendevo quel momento. E poi, nessuno mi assicurava che Xavier avrebbe effettivamente mantenuto la promessa.

Dei riccioli mi solleticarono la fronte e le mie mani accarezzavano il suo viso che ospitava un leggero strato di barba ben curato.

Ricambiai quel bacio mentre le sue mani mi accarezzavano il collo ancora umido.

Una volta senza fiato ci staccammo e fissai incantata quegli occhi che contenevano un miscuglio di marrone e verde.

«Mi sei mancata...» sussurrò lievemente sorridendomi e lasciandomi un bacio a fior di labbra.

«Anche tu...»

«Come state?» domandò con premura riferendosi a me e alla piccola.

Sorrisi leggermente per poi ritornare davanti all'armadio prendendo dei pantaloni larghi di lana e un maglione. Era vero, eravamo a San Diego e la temperatura non era così tanto drastica, anzi, ma percepivo un po' di freddo.

Mi voltai verso Miguel che sedeva sul letto ancora sfatto. Il suo sguardo, però, non era rivolto verso di me, ma verso il materasso dove un'ora prima stavo dormendo.

«Sai che non è successo niente, vero? A mala pena mi rivolge la parola...» ammisi avvicinandomi e sedendomi vicino a lui cercando di rassicurarlo.

«Lo ami, Kathy?» domandò quasi timoroso di sentire la mia risposta.

Poggiai la mia mano sulla sua e sorrisi scuotendo la testa.

«No, non più, lo sai. Non credo neanche di averlo mai amato. Sai che sto portando pazienza esclusivamente per la piccola...»

«Non mi hai risposto prima» continuò intrecciando le mie dita alle sue.

«Stiamo bene, Miguel. Stiamo bene...»

Ed in parte era vero.

Sapevo che tradire non mi faceva onore, ma era diverso in quel caso.

Sapevo, anzi, ero certa che se in grembo non portassi quella che lui vedeva esclusivamente come sua erede, Alejandro mi avrebbe già ucciso.

«Ma c'è ancora qualcosa che non va, non è così?»

«Mi manca la mia famiglia» ammisi con un velo di tristezza.

«Da quando non li senti?»

E quella domanda mi spezzò il cuore.

Sei anni, sei dannati e strazianti anni.

Ero incinta, dannazione! Avrei partorito e avrei cresciuto mia figlia senza i consigli e gli aiuti di mamma. Mia figlia non avrebbe mai conosciuto i suoi nonni e sua zia per colpa mia.

«Sei anni...» ammisi con voce flebile e piena di vergogna.

All'improvviso prese il suo telefono e me lo porse.

Lo guardai con un'espressione confusa afferrando il cellulare tra le mie mani.

«Chiamali. Senti almeno la loro voce, te lo meriti...»

A quelle parole abbassai lo sguardo sbloccando il telefono e, con le dita tremanti, composi il numero di casa per poi portarlo all'orecchio.

I bip furono innumerevoli e, quando ero certa che ormai non mi avrebbe risposto nessuno, una voce parlò.

«Pronto?» domandò la voce di mia sorella che ormai non era più una ragazzina, ma una donna.

Provai ad aprire bocca ma non ci riuscii.

«Chi è?» continuò insistente la mia sorellina.

Stava bene, o almeno, dalla sua voce sembrava così.

Un singhiozzo fuoriuscì dalle mie labbra e immediatamente posai la mia mano sulla mia bocca.

Non mi ero neanche accorta di star piangendo.

Stupidi ormoni.

L'unica cosa che percepii, fu la mano di Miguel sulla mia schiena.

«Kathrine, sei tu?» domandò ad un certo punto la voce di mia sorella.

«Mamma! Mamma!» aveva iniziato ad urlare dall'altro capo del telefono.

Chiusi la chiamata.

Non ci riuscivo.

Non ce la facevo.

Come potevo? Ero stata una delusione. Invece di farmi aiutare e chissà, magari impegnarmi e lavorare duro per riprendere ad allenarmi, avevo deciso di farmi di oppiacei. E, come se non bastasse, mi ero messa insieme a un boss mafioso facendomi mettere anche incinta.

Insomma, non seguivo di certo il prototipo di figlia prediletta.

Miguel mi strinse a sé passandomi la mano tra i capelli ancora bagnati dandomi la possibilità di sfogarmi con lui.

Sarei rimasta lì per ore se la piccola non mi avesse dato un calcio.

Mi asciugai le lacrime con le maniche dell'accappatoio e alzai lo sguardo verso Miguel.

«Ho voglia di formaggio con miele...» ammisi tirando su con il naso e aspettandomi una reazione schifata da parte del moro.

«Facciamo così, vestiti, così non ti prendi un raffreddore. Io vado a portarti una bella colazione, ti va?»

«Come farei senza di te?» domandai sorridendogli e ridandogli il telefono.

«Ti amo» ammise lasciandomi un bacio a fior di labbra e sorridendo.

«Anch'io.»

Ed era vero, lo amavo con tutta me stessa.

Era stato il primo a vedermi disperata e ad aiutarmi. Sì, era il mio spacciatore, ma più volte mi aveva non solo chiesto, ma pregato di fermarmi.

Mi aveva sostenuta, aiutata, amata...

Senza di lui, sarei caduta molto tempo prima nel baratro senza riuscire a fare ritorno.

⋅⊰∘☽༓☾∘⊱⋅

Nota dell'autrice

Ciao a tutti, bellissimi, come state? Spero bene.

Ecco a voi un nuovo capitolo dove possiamo vedere per bene quanto sia spietato Alejandro e la personalità di Kathrine.

Tranquilli, dal prossimo capitolo ritorniamo a focalizzarci sui nostri due protagonisti.

Comunque, volevo ricordarvi che domani sarà l'ultimo giorno per pre-ordinare il mio romanzo "Le profezie dello zodiaco" scontato. Come già detto, se lo pre-ordinerete lo potrete ritirare direttamente allo stand della Read&Love Publishing al Festival del Romance di Assago. Allo stand sarò presente anch'io nel caso vorreste farvelo autografare o semplicemente scambiare due chiacchiere. Potete pre-ordinarlo attraverso la compilazione di un modulo che potete trovare nel link nel profilo della casa editrice su ig. Se avete dei dubbi o delle domande non esitate a scrivermi<33

Volevo anche informarvi che ho iniziato a pubblicare la mia raccolta di poesie e potete trovarla sul profilo. Ogni giorno alle 15:00 esce una poesia diversa.

Alla prossimaaa<33

ig: hajarstories_
tik tok: hajarstories__

traduzione:

"Los sentimientos son un problema": i sentimenti sono un problema

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