Mad Max | Max Verstappen | Vo...

By mybrightshadow

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𝗛𝗢𝗴𝗡 𝗦𝗽𝗲𝗲𝗱 π—¦π—²π—Ώπ—Άπ—²π˜€ 𝗩𝗼𝗹. 𝟱 🏎️ Completa 🏎️ Kyla Knight ha sempre avuto la sua intera vita s... More

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By mybrightshadow

Kyla

🏎️

Dove andiamo?

Spielberg, Austria,
Luglio 2023

🏎️

In un mondo di indecisioni, avevo scelto di metterle da parte. Sì, no, non lo so, forse; l'alba era passata e il giorno era arrivato.

Non ricordavo quand’era stata l'ultima volta in cui avevo riflettuto così poco. Avevo finto di non avere più problemi e il risultato era stato trovarmi nel paddock con un cordino al collo.

Il mio pass ricordava la mia scelta, con la solita foto che avevo deciso di farci mettere ai tempi di Sport NoW, ma che ora recitava Red Bull Racing.

Ero ospite del team, ma come aveva scelto di dire Max Verstappen, ero l'unica ospite che avrebbe mai voluto con sé.

Non era stato semplice, era passato quasi un mese senza nessuna mia apparizione nei circuiti, cosa che aveva fatto storcere il naso ai giornali.
La famosa Kyla Knight licenziata e sparita dai radar.

Ma per poco, perché dopo aver saltato una gara ed essermi presa le mie settimane di pausa, ora ero nuovamente lì, guardata dagli altri con occhi confusi.

Essendo il più uno di Verstappen, aveva espresso l'obbligo di dover stare nella stessa stanza, ma ormai eravamo abituati, dormendo insieme senza neanche chiedere più nei giorni pre partenza.

Max era partito prima di me, già il martedì, dovendo svolgere alcune interviste per il team e io ero tornata a casa mia, perché finalmente Abigail era atterrata e io potevo cambiare i vestiti nella valigia.

L'olandese mi aveva lasciato una busta, chiedendomi di aprirla solo ed esclusivamente quando non ci sarebbe stato, e all'interno, una volta tornata nel mio appartamento, avevo trovato delle indicazioni sulla partenza per il venerdì, solo io e il suo jet privato.

Non avevo avuto il coraggio di chiamarlo per disdire, l'idea che l'avesse fatto per non farmi comprare un biglietto aereo mi riscaldava la pancia e mi aveva fatto rimanere con un sorriso stupido sul volto per ore.

Adesso ero a Spielberg, con un vestito nero e comodo per il viaggio ma confortante per entrare nel paddock con il mio miglior sorriso.

Max si era anche premurato di farmi avere il passaggio per arrivare direttamente nel circuito, mentre le mie valigie sarebbero state portate nella sua stanza in hotel.

Un'altra busta, questa volta più grande, mi era stata consegnata in macchina, all'interno c'era il pass e un cappellino. Sospirai tirandolo fuori, osservando come fosse quello ufficiale con il numero uno sulla visiera. Trattenni le labbra tra i denti per evitare di sorridere troppo, ma guardando nello specchietto, osservai gli occhi felici dell'autista. 

L'arrivo davanti all'entrata del paddock era stato veloce, gli hotel venivano sempre scelti per non essere lontani e una volta arrivata, scesi in fretta, ritrovandomi in quel corridoio enorme e stracolmo di gente senza che potessi più farmi prendere dall'ansia. 

Camminai verso l’hospitality della Red Bull, volendo almeno far colazione, mancava ancora qualche ora alle prime prove libere ed essendo un weekend sprint sarebbero anche state le uniche. 
Non persi tempo, non permisi che le occhiate confuse dei dipendenti mi spaventassero. 

Recuperai la mia sicurezza a ogni passo, anche se ormai non ero più la ragazza di Netflix, ma solo Kyla. Per la prima volta ero in quell'ambiente senza avere uno scopo, se non quello di supportare il campione del mondo in carica.

Uscendo dall’hospitality con la pancia piena di caffè e ansia, mi avvicinai al retro dei box dei team, scrutando Lando Norris firmare qualche autografo fuori da quello della McLaren. Indossava già la sua tuta, ma era aperta facendo penzolare le maniche sui fianchi. Si accorse della mia presenza per gli occhi dei ragazzi, perché l'attenzione non era più su di lui, ma su di me. 

«Ky!» Si spostò, passando tra i tifosi veloce per avvicinarsi e da lontano notai Adalia fare lo stesso. Lando mi abbracciò e quando arrivò la bionda, che entrambi non vedevamo dal matrimonio, sorrisi tranquillizzandomi. 

«Com'è andata la luna di miele?» Domandai, vedendo Lando annuire, anche lui curioso di sapere i dettagli. 

«Bene, ma ora non è il momento di parlarne. Tu piuttosto, sono felice di vederti.» Mormorò stringendomi tra le sue braccia, trattenendo un sorriso per quella felicità che solo Daniel Ricciardo riusciva a darle. Poi lo vidi arrivare, correndo con le cuffie alle orecchie per raggiungerci. Le abbassò sul collo, avanzando per abbracciarmi anche lui. 

«Da quanto tempo.» Respirai il suo odore confortante e riuscii a recuperare la mia calma. Staccandomi notai gli occhi dei tre sul mio pass, la scritta Red Bull Racing era così ovvia che per rispondere alla loro domanda silenziosa, mi infilai il cappellino con il numero uno del campione del mondo. 

«Ufficiale?» Domandò Lando, con un tono strano, riferendosi a me e Max Verstappen. Io cercai di trattenere la felicità, annuendo solamente, per evitare gli sguardi dei fan intorno a noi. 

«Incredibile, non avrei mai pensato che il nostro Mad Max potesse…» Iniziò Daniel, ma Adalia appoggiò senza gentilezza una mano sulle sue labbra, facendogli capire che non era né il caso né il momento opportuno per discuterne. 

«Magari domenica sera dopo la gara usciamo e ne parliamo.» Suggerii, cercando di sussurrare con un tono basso e rendendoci conto dell'orario, ognuno corse verso il box del proprio team. Era strano che l'olandese non mi avesse scritto nessun messaggio, anche se solitamente non ce ne scambiavamo a centinaia. 

Entrai nel box della Red Bull a passo svelto, trovando subito Max dal lato della sua monoposto intento a parlare con Christian Horner, e fu proprio il secondo a notarmi per primo, attirando l'attenzione del pilota. 

«Hey!» Salutai l'olandese sorridente. Erano passati pochi giorni ma con uno slancio lo abbracciai e per la prima volta non c'era imbarazzo, non ci trovavo niente di strano. Era solo familiare e giusto. 

Mi allontanai, ancora con le sue braccia intorno alla vita e stupendomi, si sporse per lasciarmi un bacio casto sulle labbra. 

«Max!» Un urletto uscì dalle mie labbra, facendomi ridere e contagiando lui. 

«Kyla, è un piacere conoscerti.» Horner mi fece tornare alla realtà, allungando il palmo verso il mio. Lo strinsi leggermente, ancora vicino al mio ragazzo

«Dopo le qualifiche, se hai tempo, avrei da proporti una cosa.» Mi sorrise. Io annuii incerta riguardo alle sue parole, ma non ebbi il tempo per rifletterci, perché il momento per Max di andare in macchina arrivò, dando il via alle prove libere. 

Non successe nulla di così eclatante, il campione del mondo in carica alla fine delle Fp1 aveva segnato il giro più veloce su gomme medie, davanti alle Ferrari con gomme soft. Il resto della griglia sembrava impossibilitato ad avvicinarsi.

Il pranzo lo passai veloce nell’hospitality, Max aveva alcune faccende da portare avanti e alcuni allenamenti prima delle qualifiche, e non riuscimmo a incontrarci quasi per niente, se non qualche minuto prima del Q1.

Le macchine scesero in pista, bloccate subito da una bandiera rossa causata da Valtteri Bottas, ma si riprese in fretta. Nonostante le prove libere non fantastiche per la Ferrari, Charles Leclerc e Max battagliarono fino all'ultimo giro disponibile per il Q3. Mad Max alla fine strappò la pole dalle mani del monegasco, anche se questa volta davvero per poco.
Corsi alle transenne per osservare le monoposto fermarsi in pit lane, le due Ferrari ai lati e la macchina del campione del mondo al centro. I fan urlavano dalla pista, l'atmosfera di un weekend di Formula Uno mi era mancata da morire. 

Osservai le interviste e la premiazione con la consegna del ruotino al poleman, poi tornai nel corridoio del paddock, essendomi accordata con Abigail e Adalia per incontrarci. 
Un giornalista di Sky si avvicinò incerto, con il microfono in mano che puntava proprio verso di me. 

«Kyla Knight possiamo farti qualche domanda sulle qualifiche?» Mi venne domandato dall'uomo e imbarazzata di potergli negare due parole, annuii. 
Mi passò un altro microfono e sentii le mani tremarmi. 

«Cosa ne pensi della pole di Max? Ti aspettavi che la Ferrari si risvegliasse così?» Chiese spostando lo sguardo sulla telecamera in attesa di una mia risposta. Presi un lungo sospiro, tirando fuori un sorriso enorme. 

«Diciamo che con questo formato della Sprint e una sola prova libera a disposizione, è quasi impossibile prevedere correttamente l’ordine delle forze in pista e avere delle certezze. Che in Austria la Red Bull e Max Verstappen siano forti è come al solito un dato di fatto, ma dall'altro lato c'è un Leclerc che solo l'anno scorso qui ha vinto, ma non solo, sempre l'anno scorso ha fatto più pole di tutti nel campionato.» Iniziai gesticolando e trovandomi finalmente a mio agio.

«Non direi esattamente che si è svegliata la Ferrari, ma piuttosto che Leclerc nel giro secco è uno dei migliori. Non c'è tanto da stupirsi, non mi sarei stupita nemmeno se avesse fatto una pole.» Sorrisi, sapendo che Max me l'avrebbe fatta pagare per le mie parole. Ad un tratto i miei piedi smisero di toccare terra, mi trovai a testa in giù e guardando le scarpe della persona che mi aveva caricato sulle spalle, notai come fossero dorate e con il numero uno stampato sopra. 

«Kyla deve andare!» Scoppiò a ridere, tenendo saldo il mio vestito in modo che non mostrassi il mio sedere a chiunque. 

«Non avevamo finito…» Sentii pronunciare dal giornalista e forse per non fare una brutta figura in diretta, iniziò a parlare con Max: «Hai qualcosa da dire?» Vidi i piedi dell'uomo avvicinarsi a quelli dorati, probabilmente tendendo anche il microfono verso l'olandese. 

«Ze is mooi!» Urlò iniziando a correre dal lato opposto a quello del giornalista, lasciandomi confusa su quella frase che avevo già sentito pronunciare da Luka. 

«Dove andiamo?» Cercai di chiedere ma continuò a ignorarmi, risalendo il paddock ed entrando nel box della Red Bull. Stavamo dando spettacolo e sicuramente il giorno dopo le mie natiche sarebbero state su ogni sito. 
Risalì alcune scale, entrando in una porta e finalmente mettendomi giù. Dovetti chiudere gli occhi e riaprirli qualche volta, prima di trovare stabilità e riprendermi. 

«Tutto questo per…?» Lo osservai confusa ma anche sorridente, vedere quella gioia negli occhi di Max non era da tutti i giorni, me ne aveva dedicati così pochi che facevo ancora fatica ad abituarmi. 

«Devo confessarti una cosa.» Mormorò prendendo le dita delle mie mani nelle sue. Io lo osservai in silenzio, vedendo come lentamente tornò serio, anche se i suoi occhi continuavano a illuminare il mio umore. 

«Prima voglio sapere io, una cosa.» Lo avvisai, volendo togliermi quel piccolo dubbio. 

«Mi dica, Signorina Knight.» Sorrise colpevole, ricordandomi ormai l'anno prima, quando a casa di Daniel Ricciardo eravamo stati sul punto di baciarci per la prima volta. 

«Cosa vuoi fare?» Domandai smarrita per un momento, abbassando lo sguardo e guardando la sua pelle che sfiorava la stoffa del vestito. Il suo sguardo scese, incontrando la scollatura che si schiacciava contro di lui, prese un respiro lungo.

«Forse non lo saprai mai.» Commentò liberando lo spazio, perciò girandomi di lato, passai sfiorandolo ancora una volta ed entrai spedita nella stanza di fronte, chiudendo la porta alle mie spalle.

«Max! Puoi... Puoi venire un secondo?» Udii solo silenzio per qualche momento, ma poi esso venne sostituito da dei passi e feci retromarcia all'interno della camera.

«Si può sapere cosa c'è, ancora?» Entrò di controvoglia e mi pentii di averlo chiamato.

«Puoi solo abbassare la cerniera del vestito? Poi puoi sparire o anche andartene.» Acquistai sicurezza e quasi non gli sbraitai contro. Senza aspettare una risposta mi voltai e attesi.

Vidi il suo riflesso nello specchio muoversi, fino ad arrivare alle mie spalle.

«Basta che dopo la smetti di fare richieste!» Affermò con tono seccato, come faceva a essere così sobrio? Io mi sentivo ubriaca e accaldata, ma forse era la sua vicinanza a farmi avvertire quelle sensazioni.

Spostò i capelli, stringendoli in una mano e li appoggiò da un lato, lasciando il punto scoperto, afferrò metodicamente la cerniera sulla mia schiena e la trascinò in basso con una lentezza estenuante, facendo scivolare il suo dito a contatto con la mia pelle.

«Signorina Knight, se intendeva arrivare ad avermi senza maglietta a slacciarle il vestito, poteva farmelo sapere senza un'umiliazione pubblica.» Si piegò sul mio collo, per arrivare a sussurrare all'orecchio in modo rude. Sentii il suo fiato sulla pelle e non potei fare a meno di spostare lo sguardo verso lo specchio e osservarci. Stavo firmando la mia condanna per l'inferno.

«Cosa vuol dire ze is mooi?» Provai a pronunciare con il mio inglese, sapendo di non aver azzeccato nessun accento, ma ancora con la mente al passato e alle sensazioni innegabili che avevo sempre provato per lui. 

«Lei è bella, tu sei bella.» Sussurrò sincero sulle mie labbra, ma con un tono di voce rauco che mi fece salire la pressione. 
Mi avvicinai lentamente, facendo unire le nostre labbra in quel bacio che rallentai il più possibile, non volendo assolutamente che finisse. 

«Rimani qui con me.» Mi disse, mi pregò, ma non pareva riguardare il nostro momento nella sua stanza, era più una promessa, una richiesta. Rimani qui con me sempre. Non solo adesso, non tra qualche ora, minuto, giorno, mese, anno, rimani qui per tutta la vita. 
Lo guardai in silenzio, pensando a quanto fossimo cambiati negli ultimi tempi. 

Un corpo. Colpii un corpo che stava correndo come se fosse in ritardo e quasi persi l'equilibrio. 
Ma poi una mano recuperò il mio polso, cercando di far tornare stabilità per entrambi. 

Tolse scottato la mano dal mio polso. 
I brividi volarono sulla mia pelle, che dopo tempo aveva toccato la sua. 

Un mezzo silenzio, un mezzo sospiro, un mezzo secondo, che però cambiò la rotta dei miei sentimenti. Essi balzarono sul mio viso, mostrandomi più sconvolta di quello che fossi davvero. 

«Non toccarmi.» Sussurrò duro, come una minaccia. 

Max Verstappen se ne stava lì impalato ed era sicuramente arrabbiato, perché i suoi respiri erano veloci e pesanti. Come se avesse corso una maratona e non qualche passo veloce per il ritardo che entrambi stavamo facendo. 

Alzò un braccio verso di me, che diventò un dito puntato al mio petto. Nessun contatto. 

«Non toccarmi.» Ripeté come se avessi potuto scordare le sue parole di qualche istante prima e non finalmente, si decise, voltandosi e sparendo nel corridoio per il palco. 

Avevo parlato con me stessa sinceramente negli anni, giurando che fossimo stati tutto, ma mai stabili. Mi ero guardata allo specchio e nella mia sincerità avevo deciso di non aver bisogno di lui, che tante cose fossero importanti nella mia vita più di lui. 

Era una grande bugia, ero vigliacca, ero una stupida. Tutto ciò che avevo sempre negato era l'unica cosa di cui davvero necessitavo.

«Ti amo, Kyla.» Bisbigliò con un pizzico di insicurezza stringendo i miei palmi, allontanandosi solo qualche millimetro dalla mia bocca. Trattenni il fiato, sentendo i miei occhi increduli bagnarsi di lacrime. Eravamo sempre Max e Kyla, ma persone diverse.

Avevamo percorso insieme tutte le scale disponibili nel palazzo e non potevamo aver fatto altro che ritrovarci sul terrazzo. Insieme. A goderci quella vista della nostra storia sudata, ma meravigliosa come un'alba vista dal grattacielo più alto del mondo.

«Ti amo, Max.» Plagiai la sua affermazione, ma con parole mie, questa volta con parole vere e dopo tempo, gli aprii il mio cuore.

Come avresti descritto l'amore prima di incontrarlo davvero?
Uno stupido gioco del destino che avrebbe voluto renderti debole, no?

Una strada buia che ti voleva far camminare da solo, con la consapevolezza di aver fallito e sempre con quella consapevolezza, che ti faceva capire che niente di quello che raccontavano i libri esisteva veramente.
La realizzazione del falso opprimeva i polmoni, l'aria nel mondo era irrespirabile.
Così pesante come il pensiero di essere stata fregata.

Ma poi era arrivato lui, aveva riacceso quel sogno di ogni persona. Aveva riposto la domanda in me stessa, la solita: esisteva davvero?

Forse per la prima volta in flagrante ero stata colta io, a cercare di autosabotare l'alba che arrivava in punta di piedi il mattino.

Il ciclo della vita però rimaneva più potente di te. Decideva per te.

E quella melodia di speranza continuava a risuonare, perché forse non aveva mai davvero smesso e quando finalmente avevo capito di non poter fermare l'amore, era in quel momento che era arrivato.

Forse più potente, con il volume delle note più forti, quasi da mandarti a puttane il cervello.

Perché avevo compreso che l'amore era consapevolezza, ma era anche confusione, anche certezza, anche malinconia, anche mancanza.

L'amore era ogni sentimento che negli anni avevo odiato ma che con gli stessi occhi, quelli che avevano realizzato, non faceva neanche più male subire quei dolori.

Mi sembrava di essere arrivata in orario per una volta, non mi ero persa il sole che sbucava dal mare, non mi ero persa nemmeno il momento in cui arrivava in alto in quel cielo blu. Avevo trascorso ogni momento della giornata, della vita, gustandolo al modo giusto.

Sembrava tutto allineato, perfetto, preciso, ma era anche confusionario, imperfetto e impreciso ma questa volta amavo ogni sfumatura di quell'amore.

Sempre e solo indirizzato a Max Verstappen.

🏎️

Non dimenticatevi di lasciare una stellina e seguirmi❤️

Buon pomeriggio, come state?

So di essere sparita per un po', ma avevo bisogno di tempo per assimilare tutto e cercare di scrivere al meglio che potevo (spero di esserci riuscita)👀

Manca poco, un solo capitolo, che sarà più un epilogo 😩 sono già malinconica.

La parte finale del capitolo l'ho scritta con Focus di Charles Leclerc🥺

Spero che il capitolo vi sia piaciuto 🥺❤️

Se avete qualche dubbio, scrivetemi❤️Ho lasciato un box per le domande su Instagram per il capitolo, vi aspetto per parlarne insieme ✨ 👀

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Twitter: maadmaaxie

Grazie per leggermi sempre❤️

A presto,

ire

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