MIND OF GLASS: OPERATION Y

By DarkRafflesia

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Dave Morrison, Capitano del Navy SEAL, è un uomo determinato, autorevole, ma sconsiderato e fiscale. Noah Fin... More

⭐RICONOSCIMENTI
Presentazione
Cast
Dedica
Prologo
PARTE PRIMA
Capitolo 1: Bravo (Parte 1)
Capitolo 1: Bravo (Parte 2)
Capitolo 2: Coinquilini
Capitolo 3: Demoni del passato
Capitolo 4: Una semplice giornata di lavoro
Capitolo 5: Insieme
Capitolo 6: Prima Tappa
Capitolo 7: Presenza
Capitolo 8: Sconosciuto
Capitolo 9: Ricordi bruciati
Capitolo 10: Il prossimo
Capitolo 11: Vacanza (Parte 1)
Capitolo 11: Vacanza (Parte 2)
Capitolo 12: Dolore lontano
Capitolo 13: Turbolenze
Capitolo 14: Scontro
Capitolo 15: Notizia
Capitolo 16: Lettere reali
Capitolo 17: Firmato...
Capitolo 18: Sui tetti
Capitolo 19: In mezzo alla folla...
Capitolo 20: Rientro
PARTE SECONDA
Capitolo 21: Adunata
Capitolo 22: Sorpresa?
Capitolo 23: Toc-Toc
Capitolo 24: Legami scomodi
Capitolo 25: Nuovi ospiti
Capitolo 26: La spia
Capitolo 27: Tocca a me
Capitolo 28: Il mondo continua a girare
Capitolo 29: Prurito ed ematomi
Capitolo 30: Fede
Capitolo 31: Rimorsi
Capitolo 32: Torna a letto
Capitolo 33: Fiamme
Capitolo 34: Scuse e incertezze
Capitolo 35: Analista per caso
Capitolo 36: Non puoi dimenticare
Capitolo 37: Bersagli
Capitolo 38: Ostacoli
Capitolo 39: Ho trovato Jake e...
Capitolo 40: La bomba
Capitolo 41: Shakalaka
PARTE TERZA
Capitolo 42: Scampagnata
Capitolo 43: Pausa?
Capitolo 44: Nuove conoscenze
Capitolo 45: Mercato finanziario
Capitolo 46: Linea
Capitolo 47: Safe International Hawk
Capitolo 48: Fregati
Capitolo 49: In trappola
Capitolo 50: Dimitri Malokov
Capitolo 51: Rancore
Capitolo 52: Portare via tutto
Capitolo 53: Insofferenza
Capitolo 54: Colpe
Capitolo 55: Operazione Y
Capitolo 57: Risposta inaspettata
Capitolo 58: Rivelazione
Capitolo 59: Con onore
Capitolo 60: Rottura
Capitolo 61: Solitudine
PARTE QUARTA
Dimitri Malokov & Iari Staniv
Capitolo 62: Egoismo
Capitolo 63: Apnea
Capitolo 64: Il prezzo da pagare
Capitolo 65: Anonimato
Capitolo 66: Saluto
Capitolo 67: Benvenuto nella squadra
Capitolo 68: Giuramento
Capitolo 69: Decisione
Capitolo 70: L'impegno che non serve
Capitolo 71: Lontanamente vicini
Capitolo 72: Vecchie amicizie
Capitolo 73: Vigilia
Capitolo 74: L'inizio
Capitolo 75: Le squadre
Capitolo 76: Patente?
Capitolo 77: La tana del lupo
Capitolo 78: Boom...
Capitolo 79: Maledetta emotività
Capitolo 80: Svantaggio?
Capitolo 81: Iari Staniv
Capitolo 82: Luccichio
Capitolo 83: La pace
Capitolo 84: Caduti
Capitolo 85: Respirare
Capitolo 86: Un'ultima cosa da fare
Epilogo
💜Ringraziamenti & Playlist💜

Capitolo 56: Amicizia

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By DarkRafflesia


«Voleva vedermi, Signore?» domandò un Dave Morrison ventiseienne dopo aver bussato alla porta dell'ufficio e averla di poco aperta.

«Soldato Scelto Morrison. Prego, entri pure.» seduto davanti alla scrivania vi era il Capitano Jude Collins, con i primi capelli bianchi che si facevano strada sulla nuca castana chiara, quasi sul beige.

Dave annuì in silenzio, entrando e chiudendo la porta alle sue spalle per poi puntellarsi sull'attenti di fronte al suo superiore, il quale sorrise con austerità e orgoglio nel vedere di fronte a lui il miglior soldato che il Navy SEAL aveva da offrire negli ultimi vent'anni, il leader del Team Alpha che non aveva mai fallito un'operazione cui era andato incontro da quando era stato formato con gli attuali membri. Dave si era fatto valere in pochissimo tempo da ottenere un team tutto suo con i migliori soldati, i più giovani che avevano le carte in tavola per puntare al Team Bravo. Collins era convinto che il soldato ce l'avrebbe fatta. Se quello che gli avrebbe affidato da qui a poco fosse stato un successo, avrebbe già ottenuto il titolo di Sottoufficiale. E avere un titolo del genere a neanche trent'anni, era un record incredibile per il Navy SEAL.

«Riposo, Morrison. Vorrei che questa volta ti sedessi. La conversazione sarà più lunga del solito.» indicò la sedia con un cenno della mano, senza smettere di sorridere, seppur nella sua mente stavano componendosi le frasi adatte per costruire il problema stampato sui fogli che non stava facendo altro che leggere da quando gli era giunta la notizia dai piani alti.

Dave non si sbilanciò, bensì sollevò un sopracciglio con aria scettica, prendendo posto. «Ho combinato qualcosa che le ha colorato un altro capello di bianco, Signore?»

Jude sospirò una risata, scuotendo la testa. «Brutto figlio di... Avrei dovuto sbatterti fuori dal Navy SEAL dopo che hai manomesso le imbragature e hai rischiato di far esplodere la testa del povero Carter.»

«Era una scommessa. E poi anche io-»

«Sì, anche tu sei rimasto appeso a testa in giù perché, imbranato che non sei altro, hai indossato l'imbragatura che sarebbe spettata al piccolo Spencer, ma per fortuna lo hai lasciato lontano dai tuoi casini, e ciò non ha cambiato l'esito della tua punizione. – gli parlò di sopra, accavallando le gambe sulla sedia con saccenteria, mentre il giovane si grattò il retro del collo con imbarazzo. – Ad ogni modo, vorrei davvero stare qui a tirarti per le orecchie per come tu riesca a farmi essere orgoglioso e pentito allo stesso tempo della tua presenza, ma dopo una lunga riflessione ho pensato che tu e il tuo team possiate essere i più afferrati per l'incarico che sto per affidarvi.»

«Di che incarico si tratta? Medio Oriente? Qualche terrorista?» domandò Morrison, cancellando l'ironia per rimpiazzarla con contegno e rispetto, le orecchie rizzate per ascoltare con puntigliosità qualsiasi parola sarebbe nata dalle labbra secche del suo superiore.

«Nessuno dei due. Stiamo parlando di una missione di massima segretezza.»

E quando chiuse il fascicolo per trascinarlo verso di lui, il logo della Central Intelligence Agency gli fece percepire una scossa lungo la schiena.

«La CIA? Un momento.» Dave sollevò la mano con accortezza. «Il Team Alpha non si occupa delle missioni di intelligence. Non dovrebbero essere questioni del Team Bravo?»

«Non hai tutti i torti, ma il Team Bravo è attualmente occupato in un'operazione a Manila, dovresti saperlo meglio di me.» Jude vide il giovane fare una smorfia di assenso. «E nonostante tutto avrei comunque voluto darti una possibilità. Sappiamo bene entrambi che sei vicino alla nomina di Sottoufficiale.»

«Mi mette ansia in questo modo. Un singolo passo falso potrebbe buttarmi nel baratro.»

«Sai com'è, Morrison. Hai avuto il tuo momento in discesa, ma adesso sarà tutto in salita.»

«Non ho mai ambito a ruoli più alti, Capitano. A me basta essere sul campo ad aiutare il prossimo.»

«È questo il bello di te: sei talmente semplice e genuino, che non ti rendi conto del potenziale che hai da offrire agli Stati Uniti. Quando ho parlato con il Direttore Simmons, ho subito fatto il tuo nome, perché sapevo che questa operazione avrebbe fatto al caso tuo.»

Dave arrossì, prendendo il fascicolo dopo che Collins aveva levato la mano per dargli l'ordine di poterlo leggere. Odiava quando lo riempivano di complimenti; non era la tipica persona che negava l'evidenza per ricevere le lodi del prossimo e sentirsi al centro del mondo, ma l'impegno che lui metteva in tutto quello che faceva era sincero e vero. Non si aspettava nulla in cambio. Già il solo allenarsi anno dopo anno sin da quando era adolescente, gli aveva fatto comprendere quanto adorasse temprare il suo corpo. E poi aveva conosciuto un sacco di persone di cui adesso non poteva farne a meno; non solo c'era Gregory con lui, alias il secondo in comando del Team Alpha, ma aveva incontrato persone preziose che non considerava più colleghi, bensì amici – una famiglia; c'era Sully, quel tiratore scelto dalla dubbia serietà, l'idiota Kevin Carter che voleva passare il resto della sua vita a divertirsi e a viaggiare per il mondo, e quei due gemelli Spencer che non facevano altro che litigare per chi avesse ragione nelle discussioni più inutili e infantili che potessero esistere. Dave doveva essere onesto: con ragazzi del genere non ci si annoiava mai. Aprì la cartellina e lesse il suo contenuto. Operazione Y? Pensò non appena lesse il titolo. Poi proseguì con la descrizione; i suoi occhi color nocciola iniziarono a sgranarsi gradualmente non appena ogni singola parola venne registrata e metabolizzata dal suo cervello. Passò alla seconda pagina, poi alla terza, leggendo tutto nel minor tempo possibile per assimilare l'unica domanda che gli balenò in testa non appena finì l'intero contenuto. Innalzò lo sguardo, soffermandosi sugli occhi acquamarina decisi e irremovibili del Capitano.

«Ne è sicuro?» domandò, il tono tentennante e incredulo.

«Non deriva da me, Morrison. Ma i piani alti hanno avuto una lunga conversazione con il Cremlino per fare in modo che l'Operazione Y andasse in porto.»

«Sì, ma...Stiamo parlando di russi.» specificò Dave, chiudendo il fascicolo per riconsegnarglielo.

«Hai visto cosa c'è in gioco, Dave. – Jude eliminò le formalità, mettendosi in piedi per incominciare a camminare per l'ufficio. – La CIA ha spie ovunque nel Medio Oriente e si dia il caso che in Pakistan siano arrivate delle informazioni alle nostre orecchie sia a quelle dell'intelligence russa. La Corea del Nord, nostra nemica, ha fatto affari con la Cina, fedele alleata della Russia. Sta per crearsi un legame pericoloso che potrebbe mettere a repentaglio la pace nel mondo. Proprio dal Pakistan partirà una Classe Najin con a bordo materiali utili per la costruzione di trivelle. E sai cosa potranno farci con quelle, i nordcoreani?»

Dave intirizzì la mascella, serrando i pugni e chinando la testa. «Estrazione di uranio e armi nucleari.»

«Esattamente. La Corea del Nord è ricca di materiali, ma debole nell'estrazione di quest'ultimi. Se il rapporto con la Cina dovesse concludersi in positivo, Stati Uniti e Russia saranno costretti a scendere in trattative e se la Corea del Nord non dovesse essere d'accordo...»

«Potrebbe scoppiare una Terza Guerra Mondiale...» sospirò Dave con orrore.

«Arrivi al mio discorso, Soldato Scelto Morrison?» lo richiamò il Capitano, invogliandolo ad alzarsi. «Il nostro Presidente e il Presidente della Russia hanno avuto una lunga conferenza per parlare del piano e hanno deciso di attuare una temporanea tregua per cercare di eliminare un nemico comune: che ci piaccia o no, non possiamo permettere che Cina e Corea del Nord ci superino anche a livello militare.»

«Cristo Santo...»

La situazione era più piccante di quel che si era aspettato. Con le missioni della CIA non si scherzava affatto, ma era il Team Bravo ad occuparsi delle faccende top secret del Governo americano. Il Capitano Collins lo stava mettendo alla prova per capire se fosse stato all'altezza del futuro titolo di Sottoufficiale o se un giorno sarebbe arrivato ad indossare la patch del Team Bravo, lasciando il Team Alpha nelle mani di qualcun altro, o perché davvero credeva che loro avrebbero potuto risolvere la situazione agli stessi livelli di un team più esperto?

«La Russia ha scelto il Team Del'fin del GRU. Il suo leader, il Soldato Scelto Dimitri Malokov, ha la tua età e dirige una squadra agli stessi livelli del Navy SEAL.» quel nome Dave lo aveva letto dentro al fascicolo, osservando la foto di tutti i sei componenti che componevano la squadra, indelebili ormai dentro la sua testa. «Vi incontrerete in Pakistan, al porto. Verrete scortati da una spia locale in una zona abbandonata, dove partirete con una fregata un po' più piccola della Classe Najin per non essere individuati dai radar. – iniziò a spiegare, camminando verso la cartina mondiale che teneva appesa al muro. Indicò il punto preciso, invitando Dave ad avvicinarsi. – Stando alle informazioni, avete una settimana di tempo per preparare il piano d'attacco; l'obiettivo è fare in modo che quella fregata affondi e non faccia ritorno in Corea del Nord. Salperà per l'Oceano Indiano, ottimo punto per non essere rilevata dai satelliti americani e russi.»

«Ma perfetto anche per permetterle di affondare e di perdere tutti i materiali per la costruzione delle trivelle. Si può fare. – intervenne Dave, sbattendo le palpebre un paio di volte per tentare di realizzare quello cui sarebbero andati incontro lui e i suoi uomini. – Con un attacco furtivo, possiamo infiltrarci nella stiva e posizionare degli ordigni; facendo esplodere tutto, ci vorrà poco affinché la nave affondi. Possiamo fare toccata e fuga e non lasciare tracce del nostro passaggio, spacciando il tutto per un incidente dove Stati Uniti e Russia non sono colpevoli. Non sarà difficile, se i russi ci verranno incontro.»

«Così ti voglio, Morrison.» annuì Jude con soddisfazione. Posò una mano sulla sua spalla, dandogli una pacca energica e stringendola poi per infondergli tutto il suo supporto. «Confermi tutti i membri del tuo Team per partire?»

«Confermo l'esperto d'armi Reed, il tiratore scelto Sully, il medico Spencer e l'artigliere Carter. – mugugnò Dave, la mano davanti alla bocca, intenta a massaggiarsi la mascella liscia per l'assenza della barba. – Credo che anche il piccolo Spencer possa venire con noi.»

«Nicholas Spencer? Ma è solo una cintura.»

«Lo so. Ma ha già affrontato quattro spedizioni nel ruolo di cintura. Si è arruolato un po' più tardi rispetto a Trevor, ma è competente. Le comunicazioni funzionano fulminee con lui. Mi serve solo qualcuno che si occupi degli ordigni.» osservò il ragazzo, il cervello che ormai carburava come una macchina tattica da combattimento, la sveltezza che lo aveva fatto arrivare in alto in pochissimi anni.

«Posso fornirti un membro del Team One.»

Dave scosse la testa, guardando finalmente in faccia il suo superiore.

«So bene a chi affidarmi. Quel ragazzo è infallibile quando si tratta di esplosivi.»

«Charlie Tre? Non ti sembra una scelta ancora più azzardata del piccolo Spencer?»

«Affatto, Signore. Quel bombarolo ha solo una bassa autostima, ma sul campo è una furia.»

**

Quando l'aereo atterrò in Pakistan e il portellone si aprì, il Team Alpha, preceduto dal Capitano Collins, scese attirando l'attenzione dei soldati locali. Al centro vi era Dave, affiancato da un lato da Gregory Reed, dall'altro da Sully; accanto ad essi si disperdevano i gemelli Nicholas e Trevor Spencer, Kevin Carter e Charlie Tre, ovvero Jake Grant. Il Capitano Collins era davanti a loro, e stava camminando verso colui che si rivelò essere il Capitano Vlasov, il mandante del Team Del'fin, il dirigente, assieme al leader americano, dell'Operazione Y. Si presentava come un uomo sulla cinquantina, dai capelli già tutti bianchi, sicuramente in precedenza biondi, e gli occhi azzurri come il ghiaccio. Più alto del Capitano Collins, ma della stessa altezza di Dave, aveva le mani dietro la schiena ed indossava la mimetica militare, decorata dai titoli ricevuti negli anni in cui aveva prestato servizio.

«Ben arrivati.» disse, invitandoli a riposare dopo che i soldati si erano messi sull'attenti. «Capitano Collins, per me è un piacere conoscerla di presenza.» tese la mano, stretta immediatamente da Jude.

«Il piacere è tutto mio, Capitano Vlasov. Questo è il mio Team Alpha e lui è il Soldato Scelto Dave Morrison.» si spostò per indicare Dave al russo.

«Ho letto di te nei fascicoli. Sai il fatto tuo, ragazzo.»

Morrison, dal borsone sulla schiena, accettò volentieri la stretta di mano, abbozzando un sorriso serio e formale. «Sono onorato, Signore. Ho letto anche io dei suoi uomini e sono curioso di conoscerli.»

«Il Team Del'fin è arrivato ieri, sono alla palestra dell'accampamento ad allenarsi, li ho già avvisati del vostro atterraggio.»

«Qualche aggiornamento?» domandò Dave, mentre tutti si incamminarono.

«La Classa Najin è immobile. Nessuno sa della nostra presenza. Lo sceicco ci sta fornendo la sua discrezione.»

«Ottimo.»

«Hai forse dimenticato che qui il Capitano sono io, Morrison?»

Dave era andato più avanti nel momento in cui il Capitano Vlasov si era fermato all'incrocio dei corridoi dove le loro strade si sarebbero separate. Si voltò, incontrandosi con lo sguardo acquamarina, giudicante e autoritario, del suo superiore, al lato del Capitano Vlasov, il quale non fu in grado di contenere una risata severa, di come i suoi tratti fossero intirizziti dalla serietà di un vero e proprio Spetsnaz. Dave si grattò il retro del collo con nonchalance, guadagnandosi un'occhiataccia divertita da parte dell'amico Gregory, aggiuntesi a quelle furbe dei suoi compagni, pronti a prenderlo in giro non appena sarebbero rimasti da soli. Ma poteva mai il ragazzo farsi umiliare davanti a tutti in quel modo? Giammai.

«Ha paura che qualcuno possa spodestarla così presto, Capitano?» lo stuzzicò.

Aveva giurato di vedere Kevin aprire la bocca e creare un'enorme O, voltandosi verso i gemelli Spencer per non mostrare quello stupore palese davanti a due superiori. Sully aveva sorriso, scuotendo la testa dall'incredulità, mentre Jake si era portano una mano davanti alla bocca dal timore che sarebbe scoppiata una guerra ancor prima di cominciare. D'altronde Jude non lo diede a vedere; si limitò a far tremare il sopracciglio dall'indignazione, senza vacillare davanti al Capitano russo per non fare brutte figure e mostrare anche quanto gli americani sapessero essere stoici e ligi al dovere, perciò raddrizzò la schiena e si aggiustò la cravatta con una mano, per niente provocato da quella domanda.

«Adesso vai ad incontrare il Soldato Scelto Malokov. E vedi di andarci d'accordo, Morrison. Non voglio casini sul campo, altrimenti sarò costretto a lasciarti in panchina.» disse, il tono cupo e risoluto. «Allenatevi e trovate un piano d'attacco entro stasera. Dovete utilizzare questa settimana per impararlo a memoria. Non voglio vedervi sbagliare nemmeno una volta.»

«Agli ordini, Capitano.» dissero i soldati del Team Alpha.

Eccetto per Dave, il quale mise due dita sulla fronte e salutò in silenzio il Capitano con un ghigno scanzonato. Jude non volle dargli la soddisfazione di aver vinto quel dibattito, ma – senza che venisse notato da Vlasov –curvò l'angolo della bocca e sollevò le sopracciglia per dirgli di muovere il culo.
Imboccarono i corridoi della palestra, sorpassando i soldati pakistani che li scrutavano come se avessero visto dei fantasmi.

«Certo che deve aver fatto davvero scalpore la notizia di avere soldati russi e americani sotto lo stesso tetto senza distruggere tutto.» commentò Gregory, immune a quelle occhiate inquietanti.

«Solo perché sono russi non significa che siano alieni. Sono soldati come noi, giusto? Dobbiamo combattere per la stessa causa.» aggiunse Morrison, più serioso e con gli occhi puntati dritti davanti a sé.

«Quindi risolverai il tutto con una birra ed una pacca sulla spalla?» lo provocò l'amico.

«Nha...Magari con un po' di vodka.»

Gregory roteò gli occhi al cielo, non contenendo una risata sottovoce. «Ed io che pensavo che avessi preso la missione seriamente.»

«Ho già in mente il piano d'attacco. Basta parlarne cordialmente ed educatamente come se fossimo in una qualunque missione e-»

Avrebbe voluto continuare con quella disinvoltura e naturalezza, ma una volta varcata l'enorme porta della palestra, le parole gli morirono in gola, le sue e quelle dei suoi compagni, poiché ad accoglierli vi fu una scena che mozzò loro il fiato.

La palestra era solo occupata da sei persone, tante quante erano i componenti del Del'fin. Dave li riconobbe immediatamente, tanto che il suo sguardo passò dall'essere spensierato al farsi più serioso ed esaminatore. Alla sua destra vi erano Rem Petrov e Max Vasilyev; il primo stava facendo degli stacchi con dei pesi di almeno cinquanta chili per lato, mentre il secondo stava dando pugni contro il sacco da boxe, mani fasciate e l'espressione talmente concentrata come se davanti a lui vi fosse un vero nemico da freddare a suon di pugni. Il ruolo dei due soldati erano già impressi nella sua mente; medico e artificiere. Passò alla sua sinistra; Iari Staniv e Iuri Volkov si stavano allenando insieme; il più grande, nonché secondo in comando, stava aiutando l'altro a fare sollevamento pesi. Il più piccolo era la cintura, agli stessi livelli di Nicholas; si occupava delle comunicazioni ed era alle prime armi, tanto che il suo sguardo genuino e innocente poteva intravedersi a chilometri di distanza. Al loro arrivo, i quattro avevano cessato l'allenamento per volgere gli occhi verso di loro. Tutti, e con tutti Dave intendeva proprio tutti, avevano le iridi azzurre, folgoranti e fredde, di coloro che avrebbero potuto cogliere l'anima del proprio interlocutore per scoprirne i punti deboli ed ucciderlo senza fare il minimo rumore. Chi era seduto si alzò, abbandonando l'attrezzatura per avvicinarsi a loro. Tuttavia Dave non si fece intimorire da quelle camminate imperturbabili e impassibili, quelle schiene dritte e marmoree di chi voleva fare bella figura davanti a loro per sottolineare chi fosse al comando tra le due squadre, bensì andò al di là dei quattro, mentre i suoi compagni sostenevano senza esitazione quella prestanza, per adocchiare il tappetino oltre gli strumenti per gli esercizi fisici. Il leader del Del'fin era a piedi nudi su un piccolo campo di battaglia, ad affrontarsi con il sesto membro non ancora analizzato dai suoi occhi color nocciola. 

E fu proprio nell'esatto istante in cui l'artigliere Igor Novikov cadde al tappeto, immobilizzato da una presa a dir poco soffocante, che Dave lasciò andare il borsone per avanzare, sorpassando gli altri soldati con lo sguardo più torvo e autoritario che i suoi colleghi avessero mai potuto vedere tinto su quegli zigomi perfetti. Nel momento in cui Igor diede forfait, Dimitri Malokov sollevò la testa per incontrarsi con lui. Occhi azzurri e capelli di un castano scuro, si mise in piedi, portando all'indietro il ciuffetto più ribelle per mostrare il viso squadrato e sudato per il caldo afoso del Pakistan. Igor tornò in piedi non appena realizzò che erano arrivati gli ospiti con la quale avrebbero dovuto collaborare, abbandonando il tappeto da combattimento per aggregarsi agli altri suoi compagni. Si erano avvicinati tutti quanti, come a voler assistere all'incontro dei due energumeni del gruppo. Sembrava che Dimitri condividesse la stessa stazza e la stessa corporatura di Dave. Se non fosse stato per il diverso colore degli occhi e dei capelli, i due sarebbero stati scambiati per gemelli separati dalla nascita, i tipici sosia che ogni abitante aveva in giro per il mondo. 

Calò il silenzio tombale nella sala; se prima si potevano udire i sospiri di chi era affaticato e le urla previe del combattimento corpo a corpo, adesso c'era solo una tensione che poteva tagliarsi con un grissino. Gregory si fissava con Iari, Jake con Max, Kevin con Igor, Trevor con Rem e infine Nicholas con Iuri; dopodiché tutti e dieci si voltarono verso Dave e Dimitri come se attendessero un riscontro da parte dei loro superiori per capire come comportarsi e come agire. I due non si muovevano di un millimetro; vestiti in maniera opposta, l'americano era in mimetica, mentre il russo in pantaloncini e canotta, un po' unta di sudore. Due fazioni nemiche, che avevano sempre combattuto indirettamente con tutto ciò che avevano a disposizione, erano faccia a faccia, in un confronto diretto che non aveva nulla a che vedere con una riunione politica, fondata sulla diplomazia. In quel momento due sarebbero stati gli esiti; o avrebbero mantenuto l'aria ostile, gareggiando per chi fosse il più forte, o avrebbero deciso di mettere da parte gli attriti, muovendosi con sincerità verso il loro unico obiettivo.

«Benvenuti in Pakistan, americani.» Dimitri fece la prima mossa, allargando le braccia e avvicinandosi, il sorriso stampato in faccia e l'accento russo marcato.

Dave ghignò. «Hai un'ottima pronuncia, per essere russo.»

«Studiamo per fare pratica e confonderci con la gente quando siamo sul campo. L'inglese è una lingua mondiale.» ribatté l'altro, facendosi lanciare una bottiglietta d'acqua da Igor. «Spero che sappiate bene quello che ci tocca fare in questa settimana. Mi aspetto che tu e i tuoi uomini sappiate tenere il passo, Morrison.» bevve un sorso, senza cancellare quell'aria di superiorità e di distacco.

«Solo perché di nome non facciamo Bravo, non significa che la qualità sia scadente, Malokov. – Dave rispose tranquillo, continuando a sorridere. – La vostra rigidità potrebbe compromettere la fluidità del piano che avevo in mente.»

«Sei già sicuro che useremo il tuo piano?»

«Ne avete uno anche voi?»

«Il Capitano Vlasov e il Capitano Collins hanno voluto che fossimo noi a sbrigarcela. Si aspettano collaborazione.»

«Le parole sono troppo facili.»

«Concordo.» ammise Dimitri, sbuffando qualcosa simile ad una risatina fredda. «Per chi non deve sporcarsi le mani, sembra tutto troppo facile.»

«Mi auguro che il tuo piano sia migliore del mio. Se speri che venga seguito.»

«Lo è. I miei piani non falliscono mai.»

«Neanche i miei. Siamo due Soldati Scelti, Malokov.»

Malokov si morse il labbro inferiore, lanciando in aria la bottiglia per riprenderla al volo, successivamente fece qualche passo indietro, non contenendo una punta di divertimento. «Sei entrato nel mio perimetro, quindi cerca di guadagnarti il mio rispetto, Morrison.»

I soldati del Del'fin sorrisero compiaciuti, allontanandosi per mettersi dal lato di Dimitri, come a voler accerchiare il tappetino. Dave comprese bene a cosa si riferisse il russo, perciò non ci pensò due volte ad abbassare la cerniera della giacca mimetica. Voleva giocarsela con uno scontro ad armi pari per capire se potevano fidarsi l'uno dell'altro, se avessero agito con lealtà senza pugnalarli alle spalle con una facciata di finta bontà solo per seguire falsamente il patto di tregua. Se era questo quello che Dimitri voleva, Dave non si sarebbe tirato indietro a darglielo; se c'erano degli uomini di cui tutti potevano fare affidamento, erano loro del Navy SEAL. Tante volte si erano ritrovati a dover collaborare con forze armate estere per ottenere non solo supporto, ma il consenso governativo dello Stato cui dovevano attaccare, e nessuno di loro si era lamentato della loro presenza, rimanendo soddisfatto del successo portato a casa. Avrebbe mostrato quanto con lui non si scherzava.

«Sei sicuro che sia una buona idea? Ti stanno provocando.» Gregory aveva appoggiato una mano sulla sua spalla, come a voler impedire che si privasse dell'indumento.

«So quello che faccio, Gregory. – replicò in un sussurro, senza staccare gli occhi da Dimitri, il quale si era avvolto delle fasce pulite sulle nocche dopo essersi asciugato il sudore in eccesso. – Vuole vedere se siamo all'altezza, se davvero esiste qualcuno che possa equipararli. Gli darò un assaggio. Ci andrò leggero.»

Sapeva bene come tenere a bada l'adrenalina; qualunque provocazione gli sarebbe giunta, sarebbe scivolata dal suo corpo come polvere. Il loro era solo un modo per fare amicizia. Come i veri soldati si assicuravano di essere affiancati da gente esperta quanto loro. Dave conosceva la sensazione; se accanto a loro veniva scelta una squadra dalle dubbie capacità, era normale che decidevano di sondare il terreno.

Il loro sangue era il motivo per il quale stava succedendo tutto questo.

Stati Uniti e Russia sul campo insieme, dalla stessa parte.

Gregory annuì, liberandogli la spalla. Dave si privò della giacca, dandola all'amico; successivamente si tolse anche la maglietta a maniche corte per rimanere a petto nudo, le piastrine che penzolavano contro il suo petto senza alcun impedimento. Sully e Jake si scambiarono uno sguardo consapevole; quando il loro superiore si toglieva la maglietta, rimanendo spoglio da qualunque indumento protettivo, significava che avrebbe dato il meglio di sé. Dave passò a togliere gli anfibi e le calze per poi camminare a piedi nudi sopra il tappetino, mentre avvolgeva le nocche con le fasce. Attorno a lui e Dimitri, il ring provvisorio si era chiuso; i due iniziarono a camminare lateralmente, scrutandosi, studiandosi, seppur il sorriso sulle loro labbra non smetteva di tingere i volti tenaci e inflessibili. Stavano aspettando chi avrebbe fatto la prima mossa, come se avessero voluto dare la precedenza a chi reputavano più debole.

Nessuno faceva il tifo per loro; nel silenzio più totale, gli altri soldati avrebbero assistito allo scontro imparando, apprendendo quello che avrebbero messo in atto i loro comandanti, esaminando ogni loro minimo movimento ed espressione facciale. Anche queste erano importanti, poiché avrebbero mostrato al nemico la più impercettibile delle esitazioni per attaccare ed essere subito messi fuori gioco. Invece Dave e Dimitri non avevano aperture, nulla. Entrambi si fermarono, come se sincronizzati, e si misero in posizione di combattimento; due stili totalmente opposti, l'americano aveva assunto una posizione da Muay Thai, l'arte marziali più brutale che si insegnava al Navy SEAL, mentre il russo mostrò la più famigerata arte da combattimento che veniva insegnata nelle forze armate della sua patria: Systema. Morrison era conscio di quel tipo di stile; il fattore più importante con la quale facevano riferimento i combattenti era la risposta neurologica ad uno stimolo, che fosse attacco o minaccia. L'obiettivo era quello di aumentare la tempestività dell'azione, diminuendo il tempo di decisione della mente ed incrementando la scioltezza dei muscoli e delle articolazioni per difendersi anche in ambienti ristretti. Tutto, per i russi, partiva dalla mente, dopodiché si passava a temperare il corpo. Bramava di vedere dal vivo quello che gli era stato raccontato in accademia.

Fu Dave a partire per primo. Avanzò, caricando due destri e un sinistro; Dimitri li parò tutte e tre con una sveltezza disarmante. Morrison indietreggiò, colpito; i soldati del Del'fin sorrisero con aria appagata, come se il loro capo avesse fatto vedere già con tre semplici mosse chi comandava. Adesso toccava a lui, infatti; il russo rispose a quell'attacco con un calcio rotante che Dave schivò, andando all'indietro con il busto, grazie ai riflessi pronti; tuttavia Dimitri non aveva ancora finito. Roteando su sé stesso grazie al moto rotatorio del calcio, preparò una gomitata. Non appena il piede toccò il tappetino, si lanciò verso di lui per colpirlo. Ma l'americano si chinò con il corpo, evitando anche questo. Ritornarono entrambi in posizione di difesa, fissandosi intensamente. Proseguirono in quel modo per almeno altri quindici minuti; i soldati delle due fazioni rimasero col fiato sospeso, poiché i due non si colpivano nemmeno una volta. Se Dave schivava i colpi di Dimitri, quest'ultimo li parava tutti, cercando di trovare il momento adatto per porre fine a quell'incontro. Reazione agli stimoli; Dimitri non faceva altro che reagire a tutte le sue mosse, senza mai allontanarsi per evitare di essere colpito. Seppur parasse tutti i suoi colpi, Dave notò le braccia e i polsi del russo farsi sempre più rossi e ammaccati; non ci stava mettendo forza, lui, nel colpirlo, tuttavia quel principio di combattimento appreso dagli Spetsnaz non faceva altro che renderli immuni al dolore, come se si mettessero costantemente alla prova per capire fino a dove sarebbero arrivati, nel dimostrare al nemico che non importava quanto li avesse feriti: loro sarebbero rimasti sempre in piedi. Dave si distrasse. Aveva caricato un gancio destro verso il basso, ma Dimitri gli aveva afferrato il polso questa volta e gli aveva riservato una ginocchiata contro il fianco. Una seconda, ed una terza. Col braccio libero mirò una gomitata sullo zigomo, ma Morrison, nonostante i grugniti di dolore, parò quel colpo portando il braccio davanti al viso, girando simultaneamente quello bloccato per dimenarsi dalla presa e prendere le dovute distanze. Entrambi erano sudati fradici; un ematoma nerastro aveva già iniziato a farsi strada sulla pelle un po' abbronzata di Dave, ma questi annullò del tutto il dolore soffiando all'insù. 

Dimitri gli sorrise, come se avesse raggiunto il suo scopo; voleva spossarlo fino a quando non sarebbe stato più lui a fare la prima mossa, bensì l'altro. Come volevasi dimostrare, il russo caricò una serie di pugni che Dave fu costretto a parare in ogni modo; li scostava con tanti piccoli schiaffi per mezzo dei palmi della mano oppure indietreggiava, sfiorato per un pelo, eppure aveva compreso quale fosse l'intento di Malokov. Voleva farlo uscire dal ring, voleva chiuderlo in un angolo per impedirgli di poter contrattaccare; in questo modo non ci avrebbe messo nulla a spedirlo a terra al tappeto. Ottima tattica, portare il nemico a credere di essere in vantaggio per condurlo allo stremo delle sue forze. Dave arrivò ai piedi del tappetino; Iari e Igor, i più vicini a quel lato, furono costretti a fornire più spazio, prima che il soldato cadesse addosso a loro o venissero coinvolti. Dimitri fece la sua ultima mossa; quando il suo pugno venne di nuovo bloccato, mosse la gamba per agganciare la caviglia di Dave e sbilanciare il suo baricentro.

Nicholas si sporse con il busto, agitato, mentre Kevin si trattenne dall'urlare al suo superiore di fare attenzione. Al diretto interessato non servì; quando l'equilibrio venne meno, il pugno del russo, ancora nelle fauci della sua mano, rimase attaccato a lui, come a voler portare con sé il suo peso. In quel modo i loro corpi sarebbero stati invertiti e sicuramente Dave sarebbe caduto sopra Dimitri e lo avrebbe chiuso sul pavimento. Perciò quest'ultimo puntellò l'altro piede sul tappeto e mosse il torace con tutte le sue forze per spingere via il corpo dell'americano lontano da lui. Morrison recuperò l'equilibrio perso; di nuovo a faccia a faccia, erano lontani dai bordi del ring. 

Col fiatone ansante, era arrivato il momento di chiuderla: lo sapevano entrambi.

Avanzarono lesti; Dave caricò un calcio contro lo zigomo di Dimitri, ma questi lo fermò di netto con entrambe le mani; lo tirò a sé, cosicché da avvolgergli il collo con le braccia. Voleva eseguire la stessa mossa che aveva compiuto contro Igor. Dave lo aveva studiato troppo bene in pochi e immediati sguardi, infatti gli impedì di avvicinarsi al suo collo con un movimento che i presenti faticarono a registrare. La gamba rimase sulla spalla di Dimitri, mentre l'altra si staccò dal pavimento per dargli la spinta e attorcigliarsi sul collo di quest'ultimo. Dave girò attorno ad esso per far convergere tutto il suo peso verso la schiena; in questo modo il russo cadde a terra, mentre le gambe dell'americano iniziavano a soffocarlo. Con alcuni colpi contro il tappeto, Dimitri dichiarò la resa.

Dave gli liberò il collo e si mise in piedi, mentre lui sollevò il torace da terra in posizione di recupero. Innalzò lo sguardo, notando quegli occhi color nocciola guardarlo con un sentimento che faticò a tradurre, un autoritarismo che gli fece gelare il sangue nelle vene. Eppure durò poco, perché Dave si era chinato e aveva teso il braccio per porgergli la mano.

«Allora...Si farà come dico io?» domandò con sarcasmo, sorridendo con furbizia.

Dimitri, col fiatone, non poté fare a meno di scuotere la testa e sorridere di rimando.

«Mi piaci, Morrison.» ammise. «In azione sei una persona completamente diversa.»

«E tu sei una fottuta macchina dalle pile infinite, Malokov. Se non ti avessi steso adesso, avrei sicuramente perso.»

Dimitri rise. «Siete dei maledetti montanari.»

«Puoi dirlo forte. Vodka?»

«Su questo non puoi battermi.»

«Lo so.»

Il russo afferrò la mano di Dave, il quale lo tirò su. Rimasero in quel modo un bel po', soprattutto quando i rispettivi membri delle squadre si avvicinarono, come se avessero avuto il via libera di poter interagire con il prossimo. Scoppiarono a ridere, realizzando solo in quel momento come si erano ridotti fisicamente e come avrebbero dovuto spiegarlo ai loro Capitani. Avevano avuto un modo particolarmente bizzarro di fare amicizia. Ma ne era valsa la pena, decisamente.
Fu proprio dopo quello scontro che tra di loro si andò a creare un legame talmente forte che dimenticarono che, passata quella settimana, avrebbero dovuto fare finta di non essersi mai incontrati e di non aver mai partecipato a quella missione che avrebbe tinto di rosso l'Oceano Indiano.

**

«In seguito abbiamo passato quella settimana a divertirci. Il piano che abbiamo messo in atto si è rivelato una fusione delle nostre idee: paradossalmente erano simili. Alla fine Dimitri sa il fatto il suo, è un ottimo stratega, un capo incredibile: i suoi uomini erano messi tutti in riga e avevano delle capacità assurde. C'eravamo solo provocati in palestra; eravamo consci sin da quando c'era stato affidato il fascicolo che saremmo stati affiancati da persone competenti. Si trattava pur sempre di una missione di massima segretezza veicolata dalla CIA e dall'intelligence russa. Tuttavia abbiamo vissuto quelle giornate come se non fossimo di due fazioni opposte. La sera brindavamo, giocavamo, e ci ubriacavamo con la netta consapevolezza che quell'amicizia sarebbe nata e finita lì, in Pakistan.»

Dave ritornò in salotto con due tazze in mano; la prima era colma di una tisana depurativa con alloro e limone; la seconda, al contrario, conteneva della cioccolata calda. Mentre continuava a parlare, consegnò la bevanda più dolce e calorica a Noah, seduto ancora sul divanetto accanto al camino acceso per metabolizzare le parole che erano giunte a poco a poco alle sue orecchie. Era passata quasi un'ora da quando aveva iniziato a parlare, anche perché era capitato che il giovane gli avesse fatto delle domande per comprendere appieno come fosse nata l'Operazione Y e come due uomini di nazioni diverse fossero potuti diventare amici dall'oggi al domani. Ma in fin dei conti, per quante lotte di potere i grandi avessero mai potuto aizzare nel mondo, chi aveva un cuore ed era umano, non si faceva abbindolare dal potere politico e non vedeva chiunque non portasse la loro stessa divisa come un ipotetico nemico; se poi lui e Dimitri erano stati costretti a dover collaborare, era stato normale che senza alcun tipo di vincolo avessero visto l'altro come alleato.

«Dimitri ha detto che tu hai ucciso la sua squadra. – commentò Noah, dopo aver preso un sorso di cioccolata calda; la tv era stata spenta, e adesso c'erano solo a parlare, a colmare il vuoto della notte, di tutto il vicinato che per una volta non li stava sentendo litigare nelle ore notturne. Avrebbero dovuto dormire, ma erano stati così tanto impegnati in quelle settimane che l'unico momento libero che ritagliavano per poter discutere davvero sul da farsi era la sera, la notte. – E tu, fuori al parcheggio, hai detto che è stato lui a sparare per primo. A cosa vi riferivate?»

Dave si morse l'interno della guancia. Il suo sguardo cadde sul liquido giallognolo dentro la tazza fumante, poggiata sulla coscia. Aveva bisogno di qualcosa per domare il sapore della birra dentro la sua bocca; il sol pensiero gli faceva venire il voltastomaco. Non aveva neanche mangiato, perciò avrebbe bevuto qualcosa che avrebbe smorzato tutto.
Strinse la tazza, facendo attenzione a non romperla, ed evitò lo sguardo di Noah per fissare un punto nel vuoto.

«Il piano doveva essere semplice; irrompere nella stiva della Classe Najin, piazzare gli esplosivi e far venire giù tutto. C'eravamo prontati di andare al posto loro per mostrarci cordiali, una specie di prova che mettesse in evidenzia che noi non gli avremmo voltato le spalle, mandandoli in mezzo al pericolo da soli. Ma la mente degli Spetsnaz è ostinata quanto orgogliosa; così abbiamo invertito i ruoli. I Del'fin sono andati in scialuppa fino alla Classe Najin. Noi li avremmo coperti dopo aver innescato gli esplosivi.»

«Ma a quanto pare non è andata come previsto.» osservò Noah, picchiettando le dita contro la tazza quasi vuota dal nervosismo.

All'inizio aveva creduto che Dave e i suoi uomini avessero partecipato ad una missione pericolosa che aveva visto come loro avversari i russi, trasformando quel teatrino in una banale e scontata vendetta; invece era tutto fottutamente fottuto di testa. Una missione di tregua che non aveva cambiato l'esito con la quale Stati Uniti e Russia vivevano negli anni dalla fine del Secondo Conflitto Mondiale ad oggi, era quello che avrebbe preferito non sapere. Era stato chiamato in un caso di omicidio che si era rivelato un totale sfacelo di una missione di massima segretezza finanziata dalla stessa CIA!

«Eravamo in attesa del loro segnale. Avevamo noi i detonatori delle bombe di Jake, perciò siamo rimasti a controllare la Classe Najin, cosicché non notassero la nostra presenza. – proseguì Dave, prendendo finalmente un sorso dalla tisana. Aveva lanciato uno sguardo fugace a Noah; si era accorto di aver finito la cioccolata, iniziando a giocherellare con la tazza come antistress. Di certo non stava mai fermo. – Tuttavia è partito un colpo.»

Il ragazzo si fermò. «Come?»

Lo sguardo di Dave si fece più buio, il tono basso e amareggiato. «Un proiettile ha sfiorato di poco Sully, il quale stava facendo di vedetta sull'albero della nostra fregata.» spiegò, curvando la schiena in avanti. Non riusciva a trovare una posizione fissa per parlare. «Abbiamo usato i binocoli per accertarci da dove fosse venuto e lo abbiamo visto tutti quanti: i soldati della Classe Najin non avevano mosso un dito, perciò abbiamo abbassato lo sguardo e... – fece una pausa, l'immagine chiara e dettagliata nel suo cervello. Era come se sullo schermo della televisione, opaco dove a stento riusciva a vedere la sua sagoma, fosse in grado di osservare la visuale del binocolo tattico e il movimento che tutti i loro occhi avevano registrato all'unanimità. – Iari aveva mosso la levetta del suo fucile di precisione, il colpo era partito da lui.» notò Noah sollevare le sopracciglia e spalancare gli occhi dallo stupore. Morrison ci sorvolò, continuando a parlare. «Abbiamo provato a contattare Dimitri, chiunque della sua squadra, ma le comunicazioni erano sospettosamente saltate e quel colpo aveva attirato l'attenzione dei nordcoreani, perciò ho fatto rapporto al Capitano Collins e al Capitano Vlasov in attesa di ordini. Una volta ricevuto il consenso, la consapevolezza che nemmeno il loro superiore fosse a conoscenza di quell'atto improvviso, ho ordinato a Sully di fare fuoco contro la squadra di Dimitri: quello fu l'inizio della guerra. La fregata era diventata un campo di battaglia dove americani, russi e nordcoreani combattevano per la supremazia.» non fu in grado di bere quella maledetta tisana, posandola sul tavolinetto; il rischio che cadesse a terra era dietro l'angolo. «È stato lì che abbiamo ucciso tutta la squadra di Dimitri, convinti che anche lui e Iari fossero morti.»

«Com'è finita dopo?» chiese Noah, divorato dalla curiosità.

«Nel fascicolo ufficiale risulta solo che noi abbiamo fatto affondare la classe Najin senza l'aiuto dei russi. Non vengono neanche nominati per quello che è accaduto; è come se il Team Alpha fosse partito da solo.» rispose Dave, guardandolo in faccia. «Dopo una lunga tensione tra il nostro vecchio Presidente americano e l'attuale Presidente russo, si è arrivati alla conclusione di chiudere l'Operazione Y e di non farne più parola con nessuno. La Russia ha difeso i suoi valori, scettica che noi avessimo creato quella messa in scena per prendere due piccioni con una fava, ma non è stato così; ho testimoniato insistentemente sulla nostra innocenza, ma non mi hanno creduto. È stato grazie a Collins e Vlasov se la questione si è chiusa senza attriti. Sono stati entrambi testimoni delle comunicazioni interrotte. Da lì, si è arrivati alla conclusione che i Del'fin fossero disertori. I russi non hanno avuto più di nulla da obiettare e, per evitare che la Corea del Nord raccattasse con nonchalance tutto quello che le serviva, mentre tra noi si creava una diatriba, si è arrivati ad un accordo. Il nostro vecchio Presidente ha avuto delle doti di diplomazia incredibili; che fosse una messa in scena dei Russi, fallita miseramente a causa della nostra sveltezza, ci è importato ben poco: il mondo non era pronto per una guerra. La Russia ha ripagato i danni e abbiamo chiuso tutto. C'è stata una diplomazia tale, che ci siamo salvati all'ultimo minuto. Mancava davvero poco e sarebbe scoppiata una Terza Guerra Mondiale.»

Noah era rimasto esterrefatto, Dave riuscì a leggerglielo in faccia in quell'attimo di silenzio. Era venuto a conoscenza di quello che davvero girava al di sotto di tutta l'apparenza cui viveva il mondo, finalmente aveva appurato che ogni avvenimento attorno a lui fosse solo una maschera. Le persone poco rilevanti come lui, agenti della CIA che non avevano il permesso privilegiato di seguire i veri affari di Stato, vivevano con la consapevolezza che tutto fosse o bianco o nero, mentre i mezzi toni rimanevano nelle mani di gente del suo calibro, coloro che avevano la forza mentale e fisica di affrontare la verità che si celava dietro quella pace artefatta tanto decantata da Malokov.

«La Russia sa che Malokov e Staniv sono ancora vivi, adesso?» domandò il ragazzo con un groppo in gola.

«Probabile. Se stanno agendo da soli, vuol dire che avranno provato a spiegare il loro punto di vista, ma non sono stati ascoltati. Operano con mercenari, senza portare il distintivo del GRU; adesso sono dei criminali: vogliono completare quello che hanno lasciato in sospeso.»

«Porca troia...» sospirò Noah, passandosi una mano sui capelli.

«Questo era tutto quello che c'era da sapere. Ai tempi ero una testa di cazzo, ma ho imparato tanto negli anni. – Dave accennò un sorriso, iniziando a bere finalmente la sua tisana. – Non è proprio l'impresa migliore della mia carriera, ma ce ne sono state di peggiori...» si grattò il retro del collo, facendo svanire quel vano tentativo di rompere il ghiaccio.

Non c'erano mai state delle migliori. Era questa la verità. Quando si è soldati, non si può mai definire uno sterminio un successo. Non importava da quale parte avveniva, erano sempre delle vite quelle venivano spezzate. Dave ne era perfettamente conscio; l'Operazione Y era stata la netta rappresentazione che parlare, provare ad andare d'accordo, non serviva a nulla.

«Non ti sei ancora medicato le ferite.»

Dave tornò in sé, distogliendo lo sguardo dalla tisana per piegare il capo alla sua destra.
Noah lo stava analizzando, ignorando la stupida battuta che aveva fatto per continuare a ragionare per i fatti suoi. Gli occhi grigi, infatti, erano puntati sul corpo macchiato di sangue, specialmente la spalla sfiorata dal proiettile, il labbro spaccato e il prolabio sporco. Quell'uomo si era occupato di lui, spacciandosi per la sua cazzo di balia non voluta, ma non aveva avuto neanche il buon senso di medicare le sue ferite. Si era messo sul divano a bere e a guardare film spazzatura fino ad addormentarsi senza un senso logico? Certo. Con quello che si celava davvero dietro l'Operazione Y e il ritorno di Dimitri e Iari, non poteva essere da biasimare un simile atteggiamento, eppure aveva dimenticato di essere stato conciato per le feste dal russo, poiché quel semplice gesto di toccarsi lo zigomo violaceo e sfregiato per capire al tatto che fosse appiccicaticcio di sangue, gli fece intendere che lo aveva rimosso o non lo aveva reputato importante. La seconda opzione, tuttavia, sembrava la più allettante.

«Non ci ho minimamente pensato, Noah.» rispose con stanchezza Dave, sempre sorridendo. «Me ne occuperò adesso.»

Bugia. Invase la mente del ragazzo.

«Informerai il Direttore Simmons di quello che abbiamo scoperto?»

«Dovrò informare un bel po' di persone. Ci vorrebbe una riunione...» sbadigliò, finendo di bere la tisana che ormai era diventata disgustosamente fredda.

Dopo aver posato la tazza sul tavolinetto, Noah si alzò con uno sbuffo.

«Andrai tu. Non contare su di me nel partecipare ad una stupida e noiosissima riunione dove non farete altro che parlare di quello che già so.»

«Ovviamente. Figurati se un giorno farai bene il tuo lavoro.»

«Io mi metterò a decriptare i file all'interno della chiavetta, non posso perdere tempo inutile.»

«Puoi farlo anche alla CIA, lo sai?» ironizzò Dave, scoccandogli un'occhiata autoritaria.

«Sei un cazzo di rompipalle. Lasciami stare!»

«Se non impari come lavorare, non posso.» fece spallucce.

Noah rispose con un grugnito esasperato, salì le scale e si chiuse in camera sua.
Dave lo guardò sparire, non contenendo una risatina amara.
Fin dove li avrebbe portati tutto questo?

________________________________________________________________________________

Angolo autrice:

Ehilà bella gente!
Il capitolo di oggi mi ha fatto svenare. L'ho scritto intorno a maggio dell'anno scorso, ma tutt'ora è sempre soggetto a revisioni e riletture, anche perché si tratta di un punto cruciale per la trama e voglio che sia tutto perfetto e che possa avere un senso. Spero che in quelli successivi tutto possa tornare in maniera fluida e che il puzzle si completi. Stiamo giungendo alla fine della Parte Tre e stiamo per avere capitoli pieni di rivelazioni. 

Altro fatto importante!

Mi mancano solamente due capitoli + Epilogo da scrivere e Operazione Y è completo, perciò gli aggiornamenti a settimana diventeranno due, anziché uno! 
Perciò questa volta ci becchiamo il Martedì e il Venerdì! 
Alla prossima!

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