L'ultimo sospiro

By Young_Apprentice

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Una vita normale desiderata da due occhi azzurri penetranti. Il sottile, ma cadenzato, suono tipico di un cuo... More

Prologo
Capitolo 1 - Paradiso perduto

Capitolo 2 - l'ombra del fallimento

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By Young_Apprentice


Appena varcata la soglia della stanza che divideva con Alina, una nube zuccherata la accolse dandole il benvenuto.
Quell'aroma inconfondibile di dolcetti appena sformati impregnava l'aria.

"Cos'è successo?" esclamò Alina, seduta sul letto; il cuscino utilizzato come vassoio per la sua merenda.

"Attacco di panico" rispose sbrigativa, con voce gracchiante."

"Non ti è mai successo ed eri tanto preparata"

"È capitato e basta. Mi presenterò alla prossima sessione" rispose seccata, cercando di troncare là il discorso.

Avvertendo la resistenza dell'amica su quella questione, Alina sospirò e lasciò perdere. Non sapeva bene perché, ma l'istinto le diceva che doveva essere successo qualcosa di più per mettere la coinquilina in quello stato.

Il cellulare di Elisa iniziò suonare con insistenza. Indecisa sul da farsi, lo lasciò squillare a vuoto le prime volte ma alla decima chiamata decise di rispondere.

"Ciao, volevo solo ricordarti l'incontro di questa sera!" disse la voce squillante ed allegra di Daa.

"Grazie ma non so se..." tentennò prima di essere interrotta.

"Niente scuse! Non tardare" rispose la sua amica chiudendo al telefonata senza attendere risposta.

Elisa si strinse nel maglione come se volesse nascondersi, già normalmente sapeva di essere strana, un po' asociale e distaccata e quello che era successo in quella giornata l'aveva fatta chiudere di più nel suo guscio.

Andare al compleanno dell'amica non l'entusiasmava, ma non andarci le avrebbe portato decine di telefonate.

Uscì di casa senza cambiarsi, si sarebbero accontentate della sua presenza e del suo abbigliamento universitario; cominciò muovendosi affannosamente come se stesse riemergendo dall'acqua e potesse finalmente prendere una boccata di aria.

Si strinse nella sua sciarpona bianca e sistemò meglio il berrettino. I capelli si agitavano leggermente per via del vento e il suo viso era coperto dalla massa di lana. La sera aveva portato con se un po' di fresco autunnale. Camminare per strada, sola, nell'unica compagnia della sua persona non era così male.

In una decina di minuti raggiunse il locale, all'esterno erano già presenti le invitate e la festeggiata.

Daa per il suo compleanno aveva scelto quel luogo appena aperto ma molto in voga, che da fuori sembrava un piccolo boudoir in pieno stile Secessione Viennese.

Le salutò baciandole sulle guance come era consuetudine, mantenendo un sorriso abbastanza tirato. Entrarono nel Cafè accomodandosi in una sala appartata.

Un cameriere portò il loro il menù elencando anche i cocktail che non erano presenti sulla carta.

Presero il primo, ma non ultimo, drink della serata e brindarono per la al compleanno di Daa.

Federica sollevò il bicchiere da shottino verso la festeggiata urlando " Auguri spugnaaaaa!"

Daa rispose al brindisi senza neanche guardare l'amica, la vergogna attraversava i suoi occhi, con un movimento sincrono tutte alzarono il bicchiere buttando giù il liquido conservato all'interno, che scendeva lasciando un leggero bruciore nella gola.

La serata procedeva in modo piacevole, nessuno le aveva domandato nulla di quello che aveva visto e ciò l'aveva predisposta a chiacchiere in tranquillità quindi si poteva dire che mi stava divertendo.

"Sul serio Elisa, ti vedo diversa ...-" disse improvvisamente la sua amica Federica, cogliendola di sorpresa.
"Perché dici questo?" domandò sorseggiando nervosamente il cocktail.
"Stai bevendo alcool senza che nessuno ti abbia costretto" rise dolcemente

Dopo un'oretta le sue amiche erano ben carburate mentre Elisa manteneva intatta la sua sobrietà. Non esagerava mai con il bere inoltre le piaceva vedere cosa combinavo le sue comari quando erano dignitosamente brille, solitamente facevano ridere mentre si apprestavano a fare cose buffe.

Una volta Federica si era messa a camminare sue mani per dimostrare che era perfettamente in grado di intendere, ma era finita per cadere su Daa ed entrambe erano ammarate nella fontana.

Le ragazze ridevano non le aveva mai viste così euforiche, si muovevano a tempo di musica stando sedute sulla sedia.

In quel momento la porta del locale si aprì facendo entrare nel locale un soffio di aria gelida.

Elisa alzò lo sguardo automaticamente lo sguardo verso la fonte di quel freddo, i suoi occhi videro una figura entrare.

Riuscii intravvedere solo dei capelli castani che uscivano dal cappuccio tirato sulla testa, ma qualche secondo dopo lo sconosciuto incrociò lo sguardo della giovane.

Una scossa accompagnata da un brivido percorse la schiena della ragazza, per una manciata di secondi si fissarono prima che Elisa spezzasse quel contatto.

La strana sensazione non accennava a diminuire ed abbandonarla, era come se quel freddo le penetrasse nelle ossa.

Non era riuscita a vedere distintamente il colore degli occhi dello sconosciuto, ma le sembrava di aver visto quella figura da qualche parte.

Sentii sussurrare qualcosa nella testa, quella voce era la sua e probabilmente era uno scherzo dell'alcool che aveva bevuto; magari non era così sobria come credeva.
Non sapeva dire quanto tempo aveva passato immobile finché Angela, che le era seduta accanto, le picchiettò il braccio facendole riprendere il contattato con la realtà.

"Tutto bene?"- le chiese.

"Hai visto quella persona che era entrata poco fa?"

"Guarda che quella porta è chiusa da almeno un'ora " disse Angela spalancando gli occhi.

"Hem, ecco...- cominciò facendo la vaga stringendo il bicchiere che aveva in mano – Si vede che il tempo scorre diversamente per me ora che ho bevuto!- esclamò proponendo un cin cin con le altre.

Fortunatamente le ragazze la assecondarono senza farsi troppe domande.

Dopo altri bicchieri l'allegro gruppo decise di uscire dal locale per tornare nelle proprie abitazioni visto che il giorno dopo era lavorativo.
Elisa si avviava con passo tranquillo verso casa, le vie erano pressoché deserte, ad eccezione qualche persona sparsa qua e là.
Ad un tratto avvertì delle voci in lontananza, sembravano della grida di terrore.

"Che qualcuno si fosse sentito male?" si trovò a pensare la ragazza mentre si diresse verso quel suono.

Le voci sempre più vicine erano sicuramente di due uomini.

Elisa svoltò ed entrò in una piccola strada dopodiché si fermò dietro un angolo esponendo leggermente la testa.

Un ragazzo piangeva e gridava.

Dinnanzi a lui qualcosa di incorporeo di color nero, dalle fattezze maschili ed umanoidi, aveva una mano di lui stretta intorno al suo collo, l'altra gli accarezzava una guancia.

Il giovane si dimenava impaurito, mentre quella cosa continuava a spaventarla, sembrava che stesse guardando il terrore più puro dritto negli occhi.

Elisa, nascosta, avrebbe voluto intervenire, ma sentiva come se una forza sconosciuta la stesse trattenendo. Deglutì rumorosamente torturandosi le labbra.

La strana ombra portò la mano dalla guancia alla fronte della vittima e questa, a poco a poco, smise di dibattersi. Il ragazzo sentiva la vita scivolargli via dalle dita, tentava di aggrapparla con forza, con la stessa energia con cui il suo aguzzino lo stava tenendo ma senza successo.

Il corpo venne come prosciugato dall'essenza vitale, sino a quando la sua pelle assomigliò a quella di una mummia rinsecchita. Gli occhi scapparono dalle orbite e i capelli  caddero al suolo, alla fine ciò che rimase di lui si tramutò in polvere e volò via. La sua intera esistenza divenne cenere al vento, come quella di tante persone dipartite prima di lui.

L'ombra sparì in un silenzioso poof.

Elisa tirò un sospiro di sollievo ma all'improvviso qualcuno l'afferrò per le spalle facendola gridare. Due occhi chiari la fissavano maligni; quella cosa era più incorporea era diventata solida  come se il brinamento fosse avvenuto in battito di ciglia.

"Sei arrivata tardi, ho già banchettato senza risparmiarmi" disse "ho il famoso secondo stomaco del dolce libero"

Elisa aveva smesso di credere in Dio dalla morte dei suoi fratelli, ma se fosse stata devota quello sarebbe stato il momento più indicato per pregare per la salvezza.

"Svegliati!"

La bruna sentì qualcuno scuoterla per la spalla, mentre le sue si dibattevano convulsamente per liberarsi dalle coperte.

Era nel suo letto.




Grazie di essere passati! Ricambierò voleteri! Mi rendo conto che il capitolo è un po' noioso ma serviva per far proseguire la storia nel verso giusto

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