Magnetic

By sjalexza

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รˆ possibile non sentirsi in grado di provare nulla? รˆ possibile vivere di costante competizione? รˆ possibile... More

โœจCASTโœจ
DEDICA..๐Ÿฉทโœจ
CAPITOLO 1.
CAPITOLO 2.
CAPITOLO 3.
CAPITOLO 4.
CAPITOLO 5.
CAPITOLO 6.
CAPITOLO 7.
CAPITOLO 8.
CAPITOLO 9.
CAPITOLO 11.
CAPITOLO 12.
CAPITOLO 13.
CAPITOLO 14.
CAPITOLO 15.
CAPITOLO 16.
CAPITOLO 17.
CAPITOLO 18.
CAPITOLO 19.
CAPITOLO 20.
CAPITOLO 21.
CAPITOLO 22.
CAPITOLO 23.
CAPITOLO 24.

CAPITOLO 10.

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By sjalexza

Prima che iniziate a leggere, vi devo informare su alcune cose.

Questo capitolo è il continuo dello scorso, quindi, è la stessa giornata che hanno vissuto Hazel e Travis nel capitolo 9 ma dal punto di vista di Megan, quando era in gita.

Ho fatto questo collegamento per delle cose che capirete solo leggendolo...

Detto questo, buona lettura🩷

L'ultimo discorso con Hazel mi è rimasto particolarmente impresso, forse proprio per il motivo che non parliamo molto spesso.
Siamo due ragazze entrambe molto chiuse, chi per un motivo e chi per un altro.
Siamo molto diverse: lei testarda, determinata e audace.
Io, tutto l'opposto.
Hazel, si fa mettere all'angolo e rinuncia alle cose che le potrebbero far ritornare il sorriso, per scappare in un'altra dimensione tutta sua.
Vorrei dire che mi manca la vecchia Hazel, ma sarebbe esagerato perché lei è sempre lì.
Ha solamente bisogno di riaccendere la sua luce, un po' quello che dovrei fare anche io, ma non ho il coraggio.
Per questo amo e ammiro, mia sorella.
Ha un carattere così forte ma allo stesso tempo un animo così buono che solo poche persone imparano a conoscere.
Mia sorella è speciale e spero un giorno di somigliarle, di diventare come lei.
<<Ma che cazzo!>> Clara si alza in piedi sul treno, appena questo accosta.
<<Cosa succede?>> Le chiedo, togliendomi una cuffietta dall'orecchio.
<<Cosa stracazzo deve succedere, eh? Sempre tutte a me, porca puttana!>>
<<Non sto capendo, ti senti male?>> Tutti i miei compagni scendono in fretta e furia dal treno perché siamo appena arrivati alla fermata.
Ci troviamo a Oxford, per una gita scolastica e staremo qui un'intera settimana.
<<No, Megan. Non mi sento male, mi si sono incollati gli occhi!>> Urla, irritata.
<<Cos->>
<<La colla delle ciglia finte! Come fai a non arrivarci?>> Sbatte i piedi come una bambina ed io non so cosa fare.
Non apre gli occhi perché suppongo che per il caldo che c'è in questo treno le si sia sciolta la colla delle ciglia finte, sulle palpebre.
Ma non è colpa mia, non capisco perché se la prende con me.
<<Oh ma vuoi darti una calmata o continuerai ad urlare come una gallina per tutto il tragitto?>> Un ragazzo moro, uno dei pochi rimasti sul treno, insieme a noi, si volta verso Clara.
<<Come scusa? A chi hai dato della gallina?>>
<<A te, vedi di non cacare il cazzo che la tua amica ti voleva solo aiutare. Se sei schizzata sono problemi tuoi, ed ora lascia che gli altri scendano dal treno senza aver prima subìto un inquinamento acustico.>> Clara, rimane fissa sulla sua posizione a guardarlo.
Sembra pietrificata ma, ad un tratto, prende la sua valigia con forza e fa come dice, dandogli prima una spallata per passare.
Lui si sposta leggermente indietro e in tutto ciò io sono ancora seduta sul sedile a guardarlo.
<<Tutto bene?>> Annuisco, velocemente.
<<Vieni, ti aiuto.>> Si avvicina a me e prende la valigia, posizionata ai miei piedi.
<<Non serve posso fare da sola.>>
<<Sicura?>> Mi fermo per un secondo a guardarlo.
Ha degli occhi molto particolari, sono verdi ma non della solita sfumatura noiosa che si vede negli altri.
No, lui ha gli occhi del colore della Giada.
Ha il volto cosparso di lentiggini e i capelli castani gli ricadono in modo disordinato sulla fronte.
<<Grazie.>> Sussurro, prima di voltarmi per andare fuori.
Scendo piano le scale cercando di ricordarmi e imprimermi nella mente il colore degli occhi di quel ragazzo.
L'ho già visto da qualche parte?
Viene nella mia stessa scuola?
Ma certo, altrimenti non sarebbe venuto anche lui in gita scolastica.
Ma in quale classe?
<<Megan!>> Clara mi risveglia dai miei pensieri.
<<Dobbiamo farcela a piedi fino all'hotel, non ti sembra surreale? In più, hai visto quel coglione lì dentro? Chi si credeva di essere per giudicarmi e darmi della gallina, eh?! Perché tu non hai detto nulla?>> La cosa che fa più ridere? Ha un occhio socchiuso per via della colla per ciglia finte.
Megan, non ridere.
Sembrerai cattiva.
<<Hai visto com'era vestito?>>
<<Con una semplice felpa grigia?>> Che gli stava divinamente, aggiungerei.
<<Una felpa grigia orribile.>> Scuoto la testa, ormai rassegnata, e continuo a camminare con la borsa in una mano e il trolley nell'altra, continuando a sentire le lamentele della ragazza che dovrebbe essere la mia migliore amica.
<<Mi stai ascoltando?>> Annuisco anche se sto pensando a tutt'altro.
Sto pensando a lui.
Non gli ho neanche chiesto il nome, mi sono voltata e ho proseguito per la mia strada.
Che stupida!
Faccio vagare un po' lo sguardo per cercare di inquadrare la sua figura ma non noto nessuno che gli somigli, neanche lontanamente.
Spero solamente di rivederlo, anche se non so il motivo preciso, ma spero di farlo.
Magari sono stati i suoi occhi.

💞

<<Eccoci arrivati, ragazzi. Iniziamo a dividerci, nelle stanze.>> Siamo appena arrivati all'hotel dopo circa venti minuti di camminata e la professoressa ha appena iniziato a distribuire le chiavi delle camere.
<<Turner, Davis e Carillo?>> Io, Clara e un'altra ragazza della mia classe di nome Heidi ci facciamo avanti.
<<Scegliete un rappresentante che dovrà tenere le chiavi, senza perderle.>> Dopo aver discusso, scegliamo che le dovrò tenere io.
<<Perfetto, noi possiamo iniziare ad andare.>> Clara squadra la ragazza che è capitata in stanza insieme a noi, dall'alto al basso.
<<Carina, come ti chiami?>>
<<Heidi.>>
<<E la capretta? Dove l'hai lasciata?>> Si mette a ridere, lanciandomi un'occhiata.
Sbuffo, rassegnata.
<<Clara, tieni.>> Le porgo le chiavi e le avvicino le nostre valigie.
<<Vai per prima e scegli il tuo letto.>>
<<E come faccio a portare tutto da sola? Mi serve un aiuto.>>
<<Ci sono i ragazzi del quinto anno, chiedi a loro.>> Annuisce contenta e finalmente se ne va.
<<Devi scusarla, non lo fa con cattiveria ma->>
<<No, lo fa per scherzare.>> Volta gli occhi al cielo, irritata.
<<Mi dispiace tanto, per me hai un nome veramente bello.>> Sono seria, il suo nome mi piace particolarmente.
<<Grazie ma non mi sono offesa per il nome, non me ne fotte un cazzo di quella. Mi sono offesa perché fa così con tutti, come fai ad essere sua amica?>> Alzo le spalle.
<<Non lascio nessuno solo e lei non è così male.>> Cerco di minimizzare il fatto che Clara dia fastidio anche ad una ragazza che, come Heidi, non parla mai.
<<Sarà... ti va se andiamo a prendere un gelato? Non voglio andare in camera, chissà che sta succedendo là dentro.>> Allude a qualcosa che so benissimo e mi lascio scappare una risata.
<<Va bene.>>

💞

<<Dovrebbe essere questa la gelateria, no?>>
<<Dovrebbe.>> Heidi ed io, abbiamo ottenuto il permesso dalla professoressa per visitare la città solamente perché anche altri nostri compagni di classe gliel'hanno chiesto, altrimenti potevamo continuare a pregare.
Non sarebbe servito comunque a nulla.
Hazel veniva nel mio stesso liceo e ha sempre detto che la professoressa Cullen, di chimica, è più cattiva di Satana in persona.
Prima mi ripetevo che erano le sue solite lamentele, ma poi ho capito che aveva ragione.
Dico solo che ha messo in ridicolo un ragazzino, di fronte a tutta la scuola, perché gli aveva portato il caffè sbagliato.
<<Che gusto vuoi?>> Guardo i milioni di gelati e il mio sguardo ricade subito su uno: pistacchio e fragola.
Il mio preferito da sempre.
<<Quello.>> Lo indico, con il dito.
<<Uno al cioccolato fondente e un altro al pistacchio e fragola, grazie.>> Dice Heidi al gelataio, che annuisce iniziando a comporre i nostri coni.
<<Quindi, come sei diventata sua amica?>>
<<Intendi Clara?>> Le domando, mentre andiamo a sederci in una delle panchine libere.
<<Esattamente, penso ti debbano fare Santa.>> Mi lascio scappare una risata, riflettendo alla sua domanda.
<<In realtà, non lo so.>>
<<Ricordo che, un giorno, è venuta a parlarmi e a chiedermi di poter studiare insieme così le risposi che andava bene e iniziammo a parlare.>> Continuo.
Lei annuisce.
<<E stamattina? Tutti erano scesi dal treno, ma i pochi rimasti hanno sentito il caos che c'era.>> Subito mi ritorna in mente quel ragazzo.
<<Sì, a proposito... conosci il ragazzo che era sul treno?>> Mi guarda leggermente confusa.
<<Beh, c'erano tanti ragazzi su quel treno... spiegati meglio.>> Divento tutta rossa perchè ha ragione, che stupida.
<<Aveva i capelli mori e gli occhi verdi, il volto cosparso di lentiggini ed era alto, molto alto.>> Nega con il capo.
<<Mi dispiace ma non so proprio di chi tu stia parlando.>> Sospiro, rassegnata.
Non l'ho neanche più visto in giro e non so che classe faccia.
<<Non importa.>>
<<Perché lo volevi sapere, comunque?>>
<<Pura curiosità.>> Annuisce guardandomi e passiamo il resto del tempo a mangiare il nostro gelato -buonissimo, aggiungerei- e andando in giro per i negozi, cercando di trovare qualche souvenir carino da comprare oppure andando nei camerini ad indossare vestiti che non avremmo mai comprato.
<<Però, quello rosso ti stava da Dio.>> Mi volto verso di lei e le sorrido, grata.
<<A te, invece, quello blu... chissà, magari prima di ripartire possiamo fermarci e comprarli.>>
<<D'accordo.>> Entrambe, camminiamo fino a ritornare all'albergo che ci dovrà ospitare per un'intera settimana.
I professori hanno proposto tantissime attività da fare ed io, anche se ero un po' scettica di venire, non vedo l'ora.
La mia paura all'inizio era quella di lasciare sola Hazel, ma non glielo avrei mai detto.
Per tutti questi giorni era lei il mio pensiero fisso, lei e la mia famiglia.
Io ed Hazel ci passiamo otto anni, quindi lei è riuscita a passare molto più tempo di me con la zia.
È riuscita a consolidare questo enorme legame che le lega, entrambe.
Io di meno perché, quando sono nata, zia Odette aveva già iniziato ad avere i primi sintomi ed io sono riuscita a godermi la sua compagnia per pochi anni, come avrei voluto, perché successivamente è andata solo a peggiorare.
Tutti erano a pezzi ma quella che ne ha risentito di più è stata Hazel ed io non so veramente cosa fare.
<<Io sinceramente non ho fame, il gelato mi ha saziato.>>
<<Stessa cosa.>> Le dico, prima di entrare in ascensore insieme e dirigerci verso la camera.
<<Domani ci aspettano lunghe camminate da fare con quella vipera di Chimica, per cui ci conviene darci una mossa e andare in stanza.>> Sono le 20:00 di sera e ci siamo riuniti tutti per cena, dopo essere tornati, ma a dire la verità nessuno ha mangiato perché quasi tutti abbiamo fatto merenda fuori.
Io e Heidi, per esempio, abbiamo ancora nello stomaco quel gelato.
<<Tu dici che Clara è in camera?>> Faccio di no con la testa.
<<Meglio non sapere.>> La fermo prima che possa dire altro e lei si mette a ridere.
Entriamo nella stanza e, come previsto, Clara ha messo a posto solamente le sue cose, prendendosi tutto lo spazio nell'unico armadio che abbiamo a disposizione.
<<Egoista.>> Sussurra, la ragazza al mio fianco ma non le rispondo.
<<Sono troppo stanca per parlare, quindi vado in bagno a cambiarmi e poi a letto.>> Annuisce e così facciamo.
Dieci minuti io, dieci minuti lei, e siamo pronte per dormire.
Certo, sempre un po' una vecchietta andando a dormire a quest'ora ma la giornata di oggi mi ha veramente sfinita.
Prima di addormentarmi, però, prendo il telefono che per tutto il tempo ho lasciato in camera e controllo le notifiche.
Sono tutte per lo più dei miei genitori, mio zio e di Hazel.
Della mia migliore amica non c'é alcuna traccia.
Mi chiedo se dovessi iniziare a preoccuparmi, visto che non la vedo da tutto il giorno e che non è nemmeno in camera.
Prima di partire mi aveva avvisato, però.
Aveva detto che, se ci avessero messe in camera con Heidi, lei non ci sarebbe stata, ma non la capisco sinceramente.
Non voglio dubitare di lei ma perfino un ragazzo che non conosco mi ha avvertito sui suoi comportamenti.
Sospiro, girandomi sul fianco sinistro.
Mason.
Ha detto di chiamarsi Mason.
Però, che bel nome.
E così finisco per addormentarmi, dopo tutte le cose successe oggi.

💞

Un languore alla pancia mi fa svegliare.
Sto morendo di fame.
Evidentemente il gelato è bastato solo per qualche ora.
Allungo il braccio per prendere il cellulare e controllare l'ora, constatando che sono le 21:30 e ho dormito solamente un'ora.
Seriamente?
Devo aspettare ancora tante ore, prima di mangiare e poter fare colazione?
Non ci penso proprio ma come faccio?
O meglio, cosa faccio?
Un'idea ce l'avrei... ma è troppo rischiosa quindi devo pensarci bene.
Devo pensare bene alle conseguenze.
A) potrei venire espulsa da scuola.
B) qualcuno potrebbe vedermi.
C) i miei genitori lo verrebbero a sapere e mi caccerebbero di casa dopo essere stata sospesa o, peggio ancora, espulsa.
Ma sempre meglio di morire di fame, no?
Sospiro e prendo il telefono, ripetendomi che lo sto facendo per il mio bene.
Prima che ve lo chiediate, sì, sto scendendo con l'ascensore al piano di sotto per andare nelle cucine dell'albergo e sperare di trovare almeno del pane.
Constato che è tutto buio e che, molto probabilmente, se accendo la luce qualcuno la vedrà e verrà a controllare, quindi apro la torcia del telefono e la punto semplicemente a terra per vedere dove metto i piedi.
Faccio due passi e una figura mi porta a puntare la torcia di fronte a me.
Faccio un urlo.
<<Shhh, puoi togliermi la luce dal volto per favore?>> La punto nuovamente a terra.
<<Che ci fai tu qui?>> Chiedo.
<<Potrei farti la stessa domanda, che ci fai tu qui?>>
<<Te le ho chiesto prima io.>>
<<Ed ora io.>> Faccio per parlare, ma no.
Perché dovrei dire ad un estraneo quello che devo o non devo fare?
<<Va bene, provo ad indovinare... ti sei appena svegliata dal sonno, per un motivo a me ignoto.>>
<<Non potrei semplicemente non essermi mai addormentata, vista l'ora?>> Si morde l'angolo della bocca per non ridere.
<<Potresti, ma sei in pigiama, con le pantofole.>> Avete presente quella situazione imbarazzante in cui vorreste solamente sprofondare sotto terra e far dimenticare agli altri tutto di voi?
Ecco questa è una di quelle.
Fortuna che è buio e non può vedere il rossore sul mio volto, che scommetto di avere in fiamme.
Diciamo che il mio pigiama rosa con gli orsetti gli è bastata come visione.
<<Scommetto quello che vuoi che ci ho azzeccato.>> Ride, sommessamente.
Sbuffo, decidendo di sorpassarlo e andare verso le cucine.
Proprio quando spero che mi lasci stare e non mi segua più, eccolo dietro di me.
<<Mettermi in ridicolo non ti è bastato?>> Gli chiedo, guardandolo storto.
<<Non ti ho messo in ridicolo, occhi blu, ho semplicemente constatato qualcosa.>> Mi volto di scatto verso di lui.
<<Non mi chiedi come mi chiamo ma mi dai un soprannome?>> Irritante, oltretutto.
<<Vuoi che io sappia il tuo nome?>> Scommetto di essere diventata ancora più rossa.
<<Non ho detto questo.>> Balbetto.
Maledetta me.
<<Allora cosa hai detto?>> Si avvicina a me e anche al buio posso notare i suoi occhi verdi luccicare.
Non rispondo e mi allontano fino ad arrivare al frigorifero della cucina.
<<Quindi sei scesa a mangiare.>> Lo apro e noto delle scatolette di yogurt.
Invece di prenderne una, ne prendo due.
Non leggo neanche il gusto perché non mi interessa.
Basta mangiare.
Mi avvicino nuovamente a lui e gliene tendo uno.
<<Tieni, ma per favore trova due cucchiai con cui mangiarli.>> Guarda per un attimo la mia mano, tesa verso di lui, per poi accettare.
Mentre lo guardo aprire cassetti per trovare le posate, mi siedo sul bancone della cucina.
Dopo alcuni secondi, mi raggiunge porgendomi il cucchiaino.
<<Grazie.>> Non risponde ma si mette seduto vicino a me.
Quando entrambi apriamo gli yogurt, lui è il primo a provare il suo.
<<Yogurt greco.>> Si volta verso di me, così apro anche il mio.
<<Yogurt greco.>> Fa un ghigno divertito, prima di continuare a mangiare.
<<Quindi, sai per cosa sono scesa io ma non so il motivo per cui tu sei sceso qui.>> Continua a mangiare e passano alcuni secondi prima di ottenere risposta.
<<Volevo pensare.>>
<<Pensare?>>
Annuisce, continuando a mangiare.
<<A cosa, se posso chiedere?>> Di solito non sono così istintiva e non faccio tante domande, di solito non parlo e basta, ma non so. Forse voglio sapere qualcosa in più sul famoso ragazzo con la Giada al posto degli occhi.
<<Al perché delle cose.>>
Al perché delle cose.
Non vado oltre perché credo di aver capito com'è fatto.
Non parla e se lo fa dà solo risposte su cui devi girarci intorno.
<<Alcune volte lo faccio anche io.>> Il suo sguardo indagatore incontra il mio.
<<Pensi al perché delle cose?>> Annuisco.
<<Per esempio?>> Sorrido.
<<Per esempio perché sto parlando e sorridendo con una persona che non conosco ma non riesco a parlare con mia sorella.>> L'ho detto ad alta voce e mi piacerebbe anche aggiungere che non mi interessa, in questo momento.
<<Forse proprio perché non mi conosci quindi non hai paura di essere giudicata, occhi blu.>>
<<Ha senso.>> Continua a guardarmi.
<<Quindi, ho appena scoperto che non sei figlia unica ma hai una sorella.>> Scende dal bancone, andando a mettere il cucchiaino nel lavandino e buttando il contenitore vuoto del suo yogurt, in un cestino.
Come ha fatto a finirlo così velocemente?
<<Una sorella e un fratello.>>
<<Una sorella e un fratello.>> Ripete.
<<E tu? Tu sei figlio unico?>>
<<Ho un fratello.>>
<<Più grande o più piccolo?>>
<<Più grande.>> Risponde, mettendosi davanti a me e aspettando che finisca anche io il mio yogurt.
<<Anche io.>> Non so perché io voglia continuare questa assurda conversazione con un ragazzo che ho conosciuto solamente oggi ma, stranamente, non mi dispiace.
<<Ci vai d'accordo?>> Domanda, ad un tratto.
<<Sì, con mia sorella di più perché viviamo insieme mentre con mio fratello è più complicato perché lui sta fuori quasi tutto il tempo, quindi non ho possibilità di parlarci granché.>>
<<Stessa cosa.>>
<<Tuo fratello lavora fuori?>>
<<No ma non lo vedo mai, passa di rado a trovarci.>>
<<A trovarci?>>
<<Me e mia madre, vivo con lei.>> Dalla sua espressione, che si è appena rabbuiata, capisco che non ne vuole parlare quindi non chiedo oltre.
Scendo anche io dal bancone e lo sorpasso, imitando i suoi stessi movimenti.
Metto il cucchiaio nel lavandino e butto il contenitore vuoto.
<<Grazie, ancora una volta.>> Alza un sopracciglio.
<<Per cosa? Mi hai già ringraziato sul treno.>>
<<Grazie per avermi ascoltato senza avertelo neanche chiesto.>> Rimane così, senza dire prego o niente del genere, ma a me va bene così.
Lo guardo un'ultima volta prima di fare un passo in avanti e venire bloccata dalla sua voce.
<<Non mi hai detto il tuo nome.>> Lo guardo, trattenendo un sorriso.
<<Perché? Vuoi sapere il mio nome?>>
<<Se anche fosse?>>
<<Se te lo dico la smetterai di rispondermi con altre domande?>>
<<Magari sì o magari no.>>
<<Megan.>>
<<Megan.>> Ripete, scandendo bene il mio nome.
<<È stato un piacere, Megan.>>
<<Ci sarà possibilità di rivederci ? Cioè, vieni nella mia stessa scuola, vero?>>
<<Se vuoi rivedermi basta chiederlo e non girarci intorno.>> Faccio per rispondere ma un'allarme ci blocca entrambi.
<<Cos'è?>> Lui spalanca gli occhi, prendendomi per mano e iniziando a correre.
<<Un allarme e dalla puzza di bruciato suppongo che stia andando a fuoco qualcosa, qualcosa qui dentro.>> Corriamo, per raggiungere l'uscita e notiamo tantissime persone che come noi stanno correndo fuori.
<<Vieni.>> Ci infiliamo nella grande folla.
Mason mi stringe a se, senza lasciarmi la mano.
Una volta fuori, cerco di scorgere i miei compagni o la professoressa.
Una chioma nera in lontananza mi fa sospirare.
Grazie a Dio.
Corro verso di lei, abbracciandola.
<<Non ti trovavo, mi sono spaventata.>> Heidi, parla con la voce rotta.
<<Lo so, scusami.>> La stringo ancora più forte.
Quando ci stacchiamo, entrambe abbiamo gli occhi lucidi.
Mi volto verso Mason, che si è avvicinato a noi, mentre un brivido di freddo mi riscuote tutta la schiena.
Mi guarda e, intuendo i miei pensieri, si toglie la felpa blu rimanendo con una maglietta a maniche corte bianca.
<<Mettila.>>
<<Non serve, fa freddo, tienila tu.>> Non mi ascolta e rimane con il braccio allungato verso la mia direzione.
Non sembra voler desistere quindi accetto e la infilo.
Subito il suo profumo mi avvolge.
<<Devo tornare, la mia classe è più in là.>> Mi dice, come se dovessi dargli il via per andare.
<<Non preoccuparti, sono con Heidi e gli altri.>> Annuisce, lanciando uno sguardo alla ragazza alla mia sinistra e dandoci le spalle.
<<Porca puttana.>>
<<Che c'è?>>
<<So che dovremmo pensare ad altro ma hai visto? Cioè quel tipo ti ha appena dato la sua felpa, assicurandosi che tu stia bene.>> Ora che ci rifletto ha ragione.
<<E i tuoi occhi brillano.>>
<<Cosa? Andiamo, smettila di dire cavolate.>> Prendo dalla tasca il mio telefono e inizio a cercare sulla rubrica il numero.
<<Ma è vero!>> Scuoto la testa, cliccando sopra il contatto.
Metto il telefono all'orecchio e in nemmeno due squilli, risponde.
<<Pronto? Megan?>>
<<Ciao Hazel, scusa se ti interrompo ma credo che qualcuno debba venire a prendermi. L'albergo è andato a fuoco e non so neanche io come. Ora siamo tutti fuori ma suppongo che la gita non continuerà.>>
Il silenzio dall'altra parte mi fa supporre che abbia capito.
Chiude la chiamata e faccio un respiro di sollievo.
<<Stanno venendo a prenderti?>> Annuisco.
<<Allora chiamo anche io.>>
Un'ora dopo siamo ancora tutto fuori ma la situazione si è consolidata.
Le classi presenti in questo albergo si sono riunite e ora siamo tutte qui ad aspettare che qualcuno ci venga a prendere.
Il personale si è scusato più volte con noi, dicendo di non sapere come fosse successo.
A quanto pare, una candela ha toccato un foglio di carta al piano di sopra.
Una di quelle candele che ho notato quando ci abbiamo messo piede la prima volta.
Ho mandato la posizione a mia sorella e per messaggio l'ho tranquillizzata, dicendole che stavo bene e nessuno si era ferito.
Per fortuna, aggiungerei.
Delle macchine iniziano a posteggiare davanti a noi e alcune persone a scendere.
Sono genitori oppure parenti, venuti a riprendere i figli.
<<È arrivata mia mamma.>> Siamo seduti tutti quanti a terra, quando ad un tratto Heidi si alza andando incontro a sua madre.
<<Vuoi che rimaniamo finché noi n arrivano i tuoi?>> Domanda, lei.
Mi alzo in piedi e l'abbraccio.
<<Mia sorella sta venendo a prendermi, non preoccuparti, va a casa e riposati.>>
Sembra un po' scettica, quindi le stringo la mano.
<<Sono seria, sto bene, torna a casa. Ti scrivo dopo.>> Sembra essersi convinta, quindi lei e sua mamma indietreggiano, andando a parlare con la professoressa.
Clara l'ho incrociata prima e, vedendomi con Heidi, non mi ha nemmeno chiesto se stessi bene.
Non mi ha calcolata di striscio, anzi, è stata con alcuni ragazzi di altre classi.
Ma non c'era da stupirsene.
Dovevo aprire gli occhi molto prima.
Sospiro, mettendo la testa sulle ginocchia.
Perché sono sempre l'ultima a non accorgermi delle cose?
Sono veramente così stupida?
Sento qualcuno sedersi di fianco a me, ma non alzo lo sguardo perché dal profumo inebriante ho già capito di chi si tratta.
Non dice nulla ma so che è qui, con me.
Basta e avanza.
Alzo il volto perché una strana necessità di incrociare i suoi occhi, si fa strada nel mio stomaco.
Nessuno dice nulla, finché una luce abbagliante, ci fa distrarre e voltare nella stessa direzione.
Un auto posteggia proprio davanti a noi e la prima a scendere è... mia sorella.
Mi alzo e la raggiungo.
<<Dimmi che stai bene.>> Stretta a lei, posso sentire il suo cuore rimbombare nella cassa toracica ad un ritmo fuori dal normale.
<<Sto bene, Hazel. Non preoccuparti.>>
<<Non dirmi che non devo preoccuparmi perché sei mia sorella e se ti fosse successo qualcosa io- io non avrei saputo co->>
La fermo sul tempo perché so quanto odi piangere davanti ai famigliari, figuriamoci davanti a persone che non conosce o che non conoscono lei.
<<Va tutto bene, io sto bene e non devi preoccuparti di nulla. Ora, ti prego, torniamo a casa.>> Ci stacchiamo dall'abbraccio e, dietro di lei, scorgo Travis Lewis, lo psicologo che veniva a casa nostra, per la zia.
Non domando perché fossero insieme, ma mi concentro su Mason che è in piedi alla mia destra.
Hazel lo guarda, come se sapesse chi sia.
Travis si avvicina e si scambiano uno sguardo d'intesa.
<<Cosa sta succedendo?>> Domando, a mia sorella.
<<Nulla di importante. Travis, accompagna prima loro io devo rimanere qui e raccogliere le mie cose.>> Mason fa per allontanarsi ma Travis si avvicina.
<<Sai che non lo farò per cui, sali in auto.>>
<<Non darmi ordini, non sei nella posizione per farlo. Devo prendere le mie cose, se vuoi torna tra un'ora sennò chiamo mamma.>> Dopo aver detto questo, Mason si volta verso di me come per salutarmi oppure per assicurarsi che io stia bene.
Sono sicura che abbia notato la mia confusione, ma non dice nulla e non spiega niente.
Si allontana da noi e una strana sensazione si fa strada in me.
Una sensazione che non ho mai sentito, prima d'ora.

Travis ci ha accompagnate a casa e, per tutto il resto del tempo, nessuno ha fiatato.
Nessuno ha proferito parola e non c'è stata alcuna conversazione.
Ma le parole alcune volte non servono a nulla, se non a farti più male.
Appena ho raccontato a Travis quello che era successo a mia sorella, ha insistito per accompagnarmi con la sua macchina fino a qui. Ha cercato di calmare la mia evidente agitazione e mi ha rassicurata.
Quando siamo scesi e ho visto Mason, il fratello di Travis, insieme a Megan ho capito che vanno nella stessa scuola.
Non la stessa classe perché altrimenti l'avrei saputo, ma frequentano lo stesso istituto.
Travis non ha detto nulla quando Mason si è rivolto a lui in quel modo, ma ha assecondato la sua scelta e ora mi fa male il cuore a pensare che dovrà fare di nuovo avanti e indietro per andar a riprendere suo fratello, dopo aver accompagnato noi.
Appena accosta, Megan scende dall'auto e noi facciamo la stessa cosa.
<<Faccio da sola, non preoccuparti.>> Prende i suoi bagagli e inizia ad incamminarsi per andare dentro casa.
Io sono ancora qui, con lui al mio fianco.
«Mi dispiace un sacco.» Sussurro.
«Per cosa?»
«Non eri costretto ad accompagnarmi ma l'hai fatto comunque, quindi grazie.»
<<Devo segnarmi questo giorno perché Hazel Turner che ringrazia qualcuno non si vede ogni giorno.>> Il suo sguardo è divertito ma nei suoi occhi vedo anche qualcos'altro.
<<Comunque non preoccuparti... per la storia di Erika, se vuoi, ti terrò aggiornata, altrimenti farò tutto io.>> Scuoto la testa.
<<Tienimi aggiornata.>> Non so più cos'altro dire.
Dovrei rientrare dentro casa e dimenticarmi di tutto quello che è successo oggi?
Dovrei lasciarmi tutto alle spalle, tutti i suoi atti di gentilezza nei miei confronti li dovrei dimenticare?
Forse sì.
Ma in questo momento non voglio farlo.
«Oggi hai detto qualcosa che mi ha fatto capire che non hai potuto spiegarmi come sono andate realmente le cose quindi, se ti va, potrei essere pronta ad ascoltarti un giorno di questi, Lewis.» Sembra essere sorpreso.
Evidentemente non si aspettava queste parole da parte mia.
«Lo terrò a mente.» Annuisco e inizio ad incamminarmi verso casa.
«Però, non Lewis, Travis. Almeno tu.» Non mi volto perché non ce n'è bisogno.
«Non Turner, Hazel. Almeno tu.» Sussurro ma so benissimo che mi ha sentito.
Cammino e, una volta dentro, mi maledico perché so già che domattina me ne pentirò profondamente.
Mi pentirò di essermi aperta con lui, ancora una volta, ma questa sera no.
Questa sera va bene così.
<<Mi spiegherai questa cosa di te e lo psicologo, vero?>>
Sbuffo.
<<E tra te e Mason? Quella felpa non è tua.>> Abbassa lo sguardo.
<<Non cambiare discorso.>>
<<Neanche tu.>> In questo preciso istante entrambe scoppiamo a ridere.
<<Tranquilla, Hazy, puoi andare... io sono piuttosto stanca.>> Sono quasi le 22:00, la capisco, dopotutto ha fatto un viaggio lunghissimo e non ha potuto godersi neanche la gita scolastica.
<<Non vado finché non mi assicuro che stai bene.>> Mi regala un debole sorriso.
<<Sto bene e forse oggi, anche dopo tutto quello che è successo, particolarmente bene.>>
<<Lo so, il luccichio nei tuoi occhi si nota, ma volevo comunque chiedertelo.>> Non so cosa sia successo o come si siano conosciuti lei e Mason ma una cosa è certa: questa ragazza non me la racconta giusta.
<<Anche i tuoi occhi brillano e non perché hai visto me.>> Urla, prima di chiudersi la porta della sua stanza alle spalle.

Spazio autrice:

Holaa‼️
Come state?

Sono passati solo tre giorni dall'ultimo aggiornamento.
Mi sento una big boss😎

Come vi è sembrato il capitolo?

Spero con tutto il cuore non vi abbia annoiati ma ci tenevo tanto a mostrarvi il personaggio di Megan e quello di Mason, perché credo che siano molto speciali ma lo vedrete più avanti...🌝

Ci tenevo anche a ringraziarvi per tutto l'affetto che date a me e a questa storia.
Non è cosa da poco, quindi grazie🫶🏻

Come sempre, Instagram e Tiktok: sjalexza

Alla prossima!🩷✨

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